Ora osserviamo come il modello descriverebbe un’economia lontana dal fatale “Punto b”, sul
genere di quella che abbiamo avuto nei “gloriosi 30” e di cui oggi ci sentiamo tanto orfani. Per analogia con i sistemi viventi, la ho definita “
Fase anabolica”.
In un’economia in fase di crescita reale (tratto di curva alla sinistra del punto “b”), le risorse sono sovrabbondanti rispetto alla domanda, cosicché l’impiego di capitale per procurarle è modesto. Una gran parte della produzione va in nuovo capitale la cui crescita consente un aumento di produzione e così via, innescando un processo di crescita esponenziale. La quota di produzione dedicata al mantenimento del capitale è limitata per la relativa modestia del medesimo e per la relativa giovinezza di gran parte di esso.
Anche la popolazione cresce ed è quindi prevalentemente giovane, il che significa che è molto produttiva e poco bisognosa di cure ed assistenza, mentre è avida di incrementare il proprio capitale (case, automobili, ecc.). La crescita crea continuamente opportunità di lavoro e la disoccupazione è bassa.
L’indebitamento è molto minore del capitale prodotto ed i rendimenti sono superiori ai costi complessivi, cosicché la finanza alimenta la crescita del capitale reale che alimenta la crescita della finanza con andamento parimenti esponenziale.
La concorrenza è moderata perché il mercato è in espansione.
La produzione di rifiuti è relativamente modesta per l’alta qualità delle risorse utilizzate e per le dimensioni relativamente contenute di popolazione, capitale e processi produttivi, mentre le capacità rigenerative degli ecosistemi sono sostanzialmente integre. Di conseguenza l’inquinamento può provocare anche danni ingenti, ma di portata locale. Il riciclaggio è assente o quasi perché il costo delle materie prime è basso.
In sintesi, il sistema si espande creando nuove opportunità e quella sensazione di ottimismo caratteristica dei popoli in questa fase della loro storia.
Il flusso di entropia aumenta con il crescere dei flussi di materia ed energia. E’ un po’ come se, dal punto di vista termodinamico, man mano che l’economia cresce ed i flussi aumentano, il tempo accelerasse ed il sistema invecchiasse.
Fase Catabolica.
Vediamo ora come il modello descrive un’economia in prossimità del “punto b”, tipo quella che abbiamo oggi e dalla quale siamo tanto impazienti di uscire. Ho battezzato questa fa se “Fase catabolica”, sempre per analogia con i sistemi viventi.
Alcune risorse chiave sono scarse rispetto alla domanda, cosicché l’impiego di capitale per procurarle, o sostituirle, cresce esponenzialmente (ad es. maggiori costi per ricerca, estrazione, ecc.) e viene così distolto dalla produzione di nuovo capitale e prodotti di consumo.
Il flusso di risorse verso la produzione è maggiore perché più grande è l’economia che deve alimentare, ma la loro qualità diminuisce ed il costo finale sale
(N.B. costo e prezzo hanno fra loro rapporti complessi). Il capitale reale è molto maggiore, ma più vetusto e gran parte di esso viene dirottato al rimpiazzo delle risorse ed al pagamento del debito.
L’ammontare del debito cresce più rapidamente del capitale, cosicché parte crescente dei redditi è destinata al pagamento di interessi passivi e tasse. Il ricorso a nuovo debito diviene necessario per i nuovi investimenti, il cui rendimento netto si riduce però progressivamente (“Ritorni decrescenti”). In pratica, si copre il debito in scadenza mediante nuovo debito che darà un rendimento reale progressivamente inferiore a quello precedente. La finanza sviluppa delle retroazioni interne che cortocircuitano il sistema reale. Ciò provoca un aumento esponenziale della massa monetaria con conseguente sviluppo di bolle speculative e crescenti rischi di iper-inflazione. In sintesi, da simbionte le finanza diviene parassita dell’economia reale.
La competizione è accanita perché gli spazi di mercato si riducono ed i margini di utile si assottigliano, questo porta a strategie di mercato particolarmente nefaste come l’obsolescenza programmata, la pubblicità ingannevole, la corruzione, lo sfruttamento del personale, ecc. Quote crescenti di produzione vanno in rifiuti per la minore qualità delle risorse (aumento del
fardello o zaino ecologico), mentre parte crescente della produzione va in mantenimento di un capitale molto più grande, ma meno produttivo. Ciò nondimeno, la manutenzione non è generalmente sufficiente ed il capitale si degrada (ad es. parte dell’industria mineraria cinese o la rete stradale italiana). La produzione di rifiuti da capitale cresce più rapidamente del capitale perché non tutto il capitale reale è destinato alla produzione, mentre tutto il capitale invecchia e si degrada. Si sviluppa il riciclo dei rifiuti con effetti positivi, ma insufficienti perché i flussi di risorse richiesti sono troppo elevati e perché anche le filiere dei rifiuti producono nuovi rifiuti ed entropia, sia pure in misura minore.
In alcuni casi (ad es in Europa ed in Cina), la natalità diminuisce, ma la popolazione continua ad aumentare per il prolungarsi della vita madia e/o dell’immigrazione.
Aumentano la disoccupazione cronica e la povertà, mentre i sistemi di “welfare” entrano in crisi e la classe dirigente perde di credibilità. Si diffondono e radicalizzano quindi sentimenti quali la rabbia, la paura e la disperazione che sfociano generalmente in
violenza che, normalmente, porta a distruzione sia di persone che di capitale, ma il secondo in misura molto maggiore. Se, come solitamente accade, almeno parte del capitale distrutto era produttivo, alla fine la società si trova ad essere più povera ed a dover devolvere una quota ancora maggiore di produzione alla ricostruzione di parte del capitale perduto; una cosa possibile solo nella misura in cui sono ancora disponibili le risorse necessarie.
Come sintetizzato nello schema di Daly, in fase catabolica l’economia diviene “un gioco a somma negativa” in cui ogni incremento dell’attività economica provoca danni indiretti superiori ai vantaggi diretti che procura (crescita anti-economica). Ciò non impedisce che determinati soggetti possano continuare a crescere, solo che lo fanno a spese di altri. Ne sono esempi i paesi in crescita malgrado la crisi globale, o le aziende altamente redditizie nei paesi in crisi, i professionisti di successo nei settori che licenziano. Il simbolo sullo sfondo indica che il flusso di entropia continua ad accelerare poiché il flusso di materia/energia è aumentato, mentre la qualità della vita è mediamente diminuita, un po' come se il sistema invecchiasse più rapidamente.
In questa fase, il controllo politico del sistema diviene progressivamente più difficile, perché la situazione degenera ad un ritmo progressivamente accelerato, obnubilando le capacità di reazione di governi ed imprese, perlopiù concentrati sui problemi finanziari e sociali immediati, mentre i fattori più critici sono altri. In particolare:
- La quota di capitale dedicato alla sostituzione delle risorse cresce in misura superiore al reperimento delle medesime. Si ha quindi un aumento dei costi ed una diminuzione del tenore di vita.
- Gli impatti negativi dell’inquinamento sulle risorse, il capitale e la popolazione aumentano anche se l’economia decresce, sia per la longevità dei fattori inquinanti principali, sia per l’allentamento dei vincoli di legge, sia per l’incapacità degli ecosistemi fortemente degradati ad assorbire rifiuti (ad. esempio, la ridotta capacità di foreste e suoli degradati nell'assorbire CO2);
- Crescono esponenzialmente la massa monetaria e gli interessi passivi da pagare alla finanza: due fattori che, combinati e sinergici, con facilmente scatenano un inflazione che distrugge stipendi, pensioni e risparmi.
- Contemporaneamente, la diminuita capacità di consumo della popolazione può provocare deflazione: un fenomeno capace di far collassare molto rapidamente il sistema economico.
- Si moltiplicano le azioni violente e/o illegali: dalla corruzione, alla criminalità, dalle sommosse alle guerre. Tutti fenomeni che aumentano rapidamente l’entropia del sistema.
Collasso.
Man mano che la fase catabolica procede erodendo le riserve (risorse disponibili e capacità di assorbimento dei rifiuti), il sistema diviene sempre più instabile, finché un incidente qualsiasi non ne provoca l’arresto. A quel punto, tutti i sistemi di retroazione che hanno alimentato la crescita alimentano la decrescita e si ha una progressiva distruzione di popolazione, oltre che di capitale sia reale che finanziario. Un processo che può avere esiti molto diversi poiché ogni giorno che il carico complessivo (popolazione x consumi pro-capite) rimane al di sopra della capacità del sistema, questa si riduce.
Ne consegue che più rapidamente avviene il declino, prima le curve si re-incroceranno e migliori saranno le condizioni di chi rimane. Viceversa, se la capacità di sfruttare le riserve residue rimane sufficiente a rallentare il declino, la capacità di carico può anche giungere a zero, provocando l’estinzione della popolazione.
Naturalmente, in un sistema della vastità e complessità come quelle della Terra, ciò potrebbe verificarsi in alcune zone, ma non dovunque.
In sintesi, il modello è coerente con gli scenari disegnati da Word3 e con la “crescita anti-economica” di Daly, ma aggiunge che, una volta giunti in prossimità del punto di equilibrio, il fatale passaggio diviene pressoché inevitabile per l’inerzia del sistema (qualcuno, genialmente, la ha chiamata la “sindrome di wile coyote”). Inerzia che dipende da numerosi fattori sinergici:
• Resistenza della popolazione e della classe dirigente ad accettare sacrifici sempre più grandi man mano che la situazione peggiora.
• Triplice retroazione positiva fra popolazione e capitale: ognuna ha una tendenza innata alla crescita esponenziale; più sono ognuna forzante della crescita dell’altra.
• Capitale e popolazione possono continuare a crescere anche dopo che il punto di equilibrio sia stato superato erodendo le riserve di risorse e la stabilità degli ecosistemi. Una possibilità tanto maggiore quanto più le riserve sono consistenti ed il progresso tecnologico ne consente uno sfruttamento via via più aggressivo ed efficiente (ad es. l’uso dei satelliti per guidare le flotte pescherecce o di bulldozer giganti per cavare carbone).
Ogni aumento del flusso dalle risorse verso la produzione si risolve però in un aumento del capitale, della popolazione e dei rifiuti, posticipando quindi il collasso, ma rendendolo più grave. Una conclusione analoga a quella raggiunta già nel 1970 dal gruppo di lavoro che elaborò Word3.
Conclusioni.
Tornando a Spengler versus Toynbee, il modello suggerisce che, sostanzialmente, avessero entrambi ragione, ma in fasi diverse del processo. Risulta infatti probabile che una dinamica intrinseca effettivamente esista e che, tendenzialmente, favorisca lo sviluppo e la decadenza delle civiltà, ma con regole in parte diverse a seconda della fase. Durante la fase anabolica, infatti, sono possibili molte scelte alternative, fra cui quella di limitare volontariamente il proprio sviluppo. Dipende quindi dalla lungimiranza, sensibilità e capacità politica della classe dirigente di rallentare, modificare od accelerare il processo. Viceversa, una volta iniziata la fase catabolica, i gradi di libertà della società si riducono rapidamente e, molto presto, una qualche forma di collasso diviene inevitabile.
Siamo già a questo punto? A livello globale con ogni probabilità si, ma la diversificazione delle situazioni locali lascerebbe, ritengo, dei margini di manovra; se non per evitare il collasso, perlomeno per mitigarlo. Purtroppo, questo richiederebbe di ridurre contemporaneamente sia l’accumulo di capitale, sia la popolazione, pur mantenendo una struttura demografica relativamente giovane.
In pratica, questo significherebbe falcidiare le posizioni di privilegio, aumentare le tasse e tagliare drasticamente tanto le pensioni quanto i fondi alla sanità. Cioè proprio il tipo di cose massimamente impopolari fra tutte le classi sociali (sia pure per motivi diversi) ed a buon diritto, poiché sono quelle che maggiormente e direttamente riducono la qualità materiale e la durata della vita dei cittadini.
In definitiva, il problema è quindi che i pochi provvedimenti che sarebbero efficaci nel mitigare le condizioni nei decenni a venire avrebbero dei forti impatti negativi nell'immediato. Viceversa, provvedimenti efficaci nel mitigare la situazione presente avrebbero ricadute negative in futuro.
Alla fine, quello che sta accadendo è forse l’unica via di uscita davvero possibile. Quanto prima la violenza inutile, la malavita e le crisi finanziarie riusciranno a grippare la mega-macchia economica globale, tanto più facilmente i discendenti dei sopravvissuti potranno ricostruirsi una vita decente e, fra qualche secolo, anche delle civiltà. Civiltà certamente prive dei gioielli tecnologici (ed energivori) di cui siamo tanto orgogliosi, ma magari ricche di arte e di spiritualità. Magari si canteranno poemi che narreranno la grandezza di un popolo antico e scomparso, capace di costruire oggetti fantastici e misteriosi le cui rovine disegneranno i paesaggi del futuro ancora molto a lungo.