Di Jacopo Simonetta
“Il vecchio mondo muore e il nuovo non può nascere; in questo chiaro-scuro sorgono i mostri” scriveva Gramsci nei suoi quaderni. Sia il “vecchio” che il “nuovo” mondo cui pensava lui sono stati archiviati dalla storia, ma di mostri se ne incontrano più che mai.
Zombi e chimere, come creature fantastiche, nascono da tradizioni lontanissime, ma come mostri politici sono invece strettamente affini. Come definire, ad esempio, un soggetto come il partito Nazi-Bolscevico se non una chimera formata da due zombi? Per citare un solo esempio, particolarmente spettacolare e inquietante.
Fra tanti mostri, quelli probabilmente più pericolosi sono quelli genericamente riconducibili ad un revival di nazionalismo e ad un ricorrente desiderio di “un governo forte”. Entrambi fenomeni cui tutti i popoli europei (e non solo) hanno già versato un ingente tributo di lacrime e sangue, ma che ostinatamente tornano ad emergere. Quasi che, quando le cose si mettono male, sorga una specie di irrefrenabile desiderio di farle andare ancora peggio. Forse non aveva tutti i torti Freud con la sua “Pulsione di morte”.
Ma esiste un altro zombi, particolarmente insidioso perché seduce anche molte persone impermeabili alla retorica nazionalista e/o razzista. Si tratta del “complotto”. Non sembra tanto pauroso, anzi molte delle sue varianti, dalle scie chimiche al dominio dei rettiliani, sono particolarmente stravaganti, perfino buffe. Eppure…
“L’evocazione di fronte a fenomeni nuovi e non interamente ancora conosciuti della vita sociale e politica di un simile passepartout (il complotto), capace di fornire una spiegazione onnicomprensiva di fenomeni (…) ben più complessi, funse come fattore di rassicurazione nei confronti di ceti soprattutto della piccola e media borghesia insidiati da insicurezza economica, ma anche da problemi di status”
Queste parole furono scritte nel 1995 dallo storico Enzo Collotti a proposito del “Complotto giudaico” che tanto contribuì all'ascesa di Hitler. Si tratta di fenomeni diversi, eppure fra i “Saggi di Sion” e gli “Illuminati” o simili ci sono delle analogie. In entrambi i casi si tratta infatti di immaginari gruppi di persone dotate di un potere oscuro e sfuggente, forse perfino sovrannaturale. In segreto tessono trame secolari ed esiziali. Per salvarsi e riportare in auge i gloriosi e/o prosperi tempi passati è necessario sconfiggerli una volta per tutte.
Ovviamente, ciò non basata a dimostrare che siamo in pericolo; tantomeno che un piccolo “Adolf” sia in agguato da qualche parte. Ma zombi e chimere non sono gli unici sintomi di malattia dei sistemi democratici. Secondo l’Eurobarometro, oggi solo il 33% dei cittadini europei dichiara di avere fiducia nelle istituzioni comunitarie, mentre per i governi nazionali la percentuale scende ad uno scarso 27%. Percentuali analoghe od ancora inferiori bollano anche partiti, sindacati, amministrazioni locali e tutte le altre istituzioni. Perfino le associazioni di ogni genere sono quasi ovunque screditate e, spesso, in via di estinzione.
Se ne potrebbe concludere che la gente ne abbia abbastanza della democrazia, sennonché il 90% degli intervistati afferma che questo è invece il metodo di governo migliore. Anzi, la maggior parte di loro si lamenta del fatto che non ci sia abbastanza democrazia e ciò malgrado gli stati democratici siano passati da una dozzina, nel 1946, ad un centinaio oggidì. Si direbbe che, mentre gli ordinamenti di tipo democratico si sono moltiplicati, la credibilità dei medesimi sia diminuita. Un fenomeno certamente molto complesso sulle cui cause si discute molto più che sulle possibili conseguenze; quasi che lo status di “democrazia matura” sia un traguardo evolutivo irreversibile. Non ne sarei troppo sicuro.
Hannah Arendt ed i suoi continuatori hanno analizzato a fondo gli elementi che concorrono a creare un governo totalitario. Vorrei ricordarne alcuni.
Il primo è la trasformazione della popolazione in “massa”, intesa come insieme sovrabbondante di individui sradicati da ogni tradizione e fedeltà sociale, isolati e frustrati, impoveriti e spaventati, privi di prospettive e di riferimenti. Insomma proprio il tipo di umanità che sta proliferando.
Questo fattore storico si integra perfettamente con quello che Byung-Chul Han, definisce lo “sciame digitale”. Vale a dire la massa di cui sopra, ma travolta da un susseguirsi isterico di ondate di indignazione, entusiasmo, ira, eccetera costruite e diffuse tramite la rete. Un fenomeno spontaneo che potrebbe però essere facilmente manipolato da chi controlla la rete.
Il secondo elemento è un’ideologia che spiega in modo banale come i mali che affliggono la massa, dalla crisi economica fino agli attentati, le alluvioni, le carestie e quant'altro, facciano parte di una trama occulta tessuta da un nemico implacabile. Il nemico deve essere immaginato come capace di infiltrarsi e diffondersi come un’infezione. La paura ed il sospetto devono essere i sentimenti dominanti fra i membri della massa. Una qualunque variante del “Complotto” può quindi divenire un elemento importante di una simile ideologia.
Il terzo è molto pratico: il monopolio o, perlomeno, lo stretto controllo delle armi da fuoco. Un fatto che è già stato realizzato da decenni per ragioni di sicurezza pubblica in tutti i paesi occidentali, tranne che negli USA che per questo pagano un altissimo tributo di vittime
Il quarto è la persecuzione di una minoranza arbitrariamente scelta come capro espiatorio. La crescente mobilità di masse umane sta creando in ogni paese un’ampia gamma di minoranze potenzialmente utili a questo scopo. Oltre agli “evergreen” sempre disponibili: ebrei e zingari in primis.
Il quinto è la presenza di un apparato di spionaggio capillare e pervasivo. Un campo in cui dal 2001 ad oggi sono stati fatti passi da gigante, specialmente grazie alle moderne tecnologie. Attualmente, in occidente, queste vengono usate essenzialmente per dare la caccia ad evasori fiscali e islamisti pericolosi. Ma l’esperienza dimostra che quando una classe dirigente si sente seriamente minacciata non esita ad usare gli strumenti che ha.
Inoltre, la mole dei dati spontaneamente messi a disposizione dagli utenti oramai mette i gestori della rete, o chi per loro, in condizione di poter modellizzare i comportamenti della massa, acquisendo un vantaggio politico immenso su chi non ha accesso a questi dati ed a queste tecnologie (Han “Nello sciame” - ed. Nottetempo 2015)
Un altro pezzo fondamentale del puzzle è una situazione di grave stress sociale, accompagnato da un massiccia perdita di credibilità da parte delle istituzioni democratiche e della classe dirigente in generale. La massa deve provare un desiderio spasmodico di “cambiamento”, costi quel che costi.
L’ultimo elemento necessario per instaurare un regime totalitario è un capo carismatico. Magari proprio quell’ “uomo forte” che tanta gente spera sorga dal nulla per risolvere tutti i problemi, punire “loro” che sono i colpevoli e vendicare “noi” che siamo le vittime. E non è neppure necessario che vengano abolite le elezioni. E’ sufficiente vincerle per poi adeguare le costituzioni e le norme elettorali, oltre che privare gli oppositori dei mezzi economici e della visibilità necessari per essere efficaci. Quello che sta accadendo in vari paesi europei (Francia, Ungheria Polonia, Italia fra gli altri) è estremamente preoccupante da questo punto di vista.
Ognuno di questi argomenti è stato approfondito da filosofi e politologi, ma raramente questi si preoccupano della situazione ambientale del nostro pianeta. E delle prospettive che ne derivano.
Riassumendo all'estremo, la principale conseguenza dell’impatto contro i "Limiti dello Sviluppo" è un brusco incremento degli effetti dei “ritorni decrescenti”. Fra le conseguenze principali ricordiamo l’erosione del potere d’acquisto dei lavoratori, l’incremento del debito e della pressione fiscale, il peggioramento delle condizioni di lavoro, l’aumento della disoccupazione ed altri simili. Vi si associano un clima inclemente, masse di gente allo sbando, classi dirigenti ampiamente screditate ed istituzioni delegittimate, problemi di salute e qualità di vita in peggioramento, guerre locali e movimenti integralisti di ogni colore.
Che sarebbe successo si sapeva con buona approssimazione circa 40 anni fa e gli stati (democratici e non) si sono dimostrati incapaci di prevenire questa situazione. E ora che la resa dei conti è cominciata, si stanno dimostrando incapaci di fronteggiarla. Tuttavia, prima di invocare il “cambiamento” ad ogni costo, ricordiamoci che questo potrebbe anche essere in peggio.
Ci sono calamità cui non abbiamo più modo di sfuggire, ma fortunatamente nessuna legge termodinamica o biologica rende necessario un governo totalitario. Possiamo quindi evitarlo, ma occorre fare molta attenzione.
Si fa presto a passare dalla padella nella brace, mentre tornare indietro è difficile.
“La democrazia non può sopravvivere alla sovrappopolazione. La dignità umana non può sopravviverle. La convenienza e la decenza non possono sopravviverle. Man mano che si mette sempre più gente nel mondo, il valore della vita non solo declina, scompare."
Isaac Asimov
“Il vecchio mondo muore e il nuovo non può nascere; in questo chiaro-scuro sorgono i mostri” scriveva Gramsci nei suoi quaderni. Sia il “vecchio” che il “nuovo” mondo cui pensava lui sono stati archiviati dalla storia, ma di mostri se ne incontrano più che mai.
Zombi e chimere, come creature fantastiche, nascono da tradizioni lontanissime, ma come mostri politici sono invece strettamente affini. Come definire, ad esempio, un soggetto come il partito Nazi-Bolscevico se non una chimera formata da due zombi? Per citare un solo esempio, particolarmente spettacolare e inquietante.
Fra tanti mostri, quelli probabilmente più pericolosi sono quelli genericamente riconducibili ad un revival di nazionalismo e ad un ricorrente desiderio di “un governo forte”. Entrambi fenomeni cui tutti i popoli europei (e non solo) hanno già versato un ingente tributo di lacrime e sangue, ma che ostinatamente tornano ad emergere. Quasi che, quando le cose si mettono male, sorga una specie di irrefrenabile desiderio di farle andare ancora peggio. Forse non aveva tutti i torti Freud con la sua “Pulsione di morte”.
Ma esiste un altro zombi, particolarmente insidioso perché seduce anche molte persone impermeabili alla retorica nazionalista e/o razzista. Si tratta del “complotto”. Non sembra tanto pauroso, anzi molte delle sue varianti, dalle scie chimiche al dominio dei rettiliani, sono particolarmente stravaganti, perfino buffe. Eppure…
“L’evocazione di fronte a fenomeni nuovi e non interamente ancora conosciuti della vita sociale e politica di un simile passepartout (il complotto), capace di fornire una spiegazione onnicomprensiva di fenomeni (…) ben più complessi, funse come fattore di rassicurazione nei confronti di ceti soprattutto della piccola e media borghesia insidiati da insicurezza economica, ma anche da problemi di status”
Queste parole furono scritte nel 1995 dallo storico Enzo Collotti a proposito del “Complotto giudaico” che tanto contribuì all'ascesa di Hitler. Si tratta di fenomeni diversi, eppure fra i “Saggi di Sion” e gli “Illuminati” o simili ci sono delle analogie. In entrambi i casi si tratta infatti di immaginari gruppi di persone dotate di un potere oscuro e sfuggente, forse perfino sovrannaturale. In segreto tessono trame secolari ed esiziali. Per salvarsi e riportare in auge i gloriosi e/o prosperi tempi passati è necessario sconfiggerli una volta per tutte.
Ovviamente, ciò non basata a dimostrare che siamo in pericolo; tantomeno che un piccolo “Adolf” sia in agguato da qualche parte. Ma zombi e chimere non sono gli unici sintomi di malattia dei sistemi democratici. Secondo l’Eurobarometro, oggi solo il 33% dei cittadini europei dichiara di avere fiducia nelle istituzioni comunitarie, mentre per i governi nazionali la percentuale scende ad uno scarso 27%. Percentuali analoghe od ancora inferiori bollano anche partiti, sindacati, amministrazioni locali e tutte le altre istituzioni. Perfino le associazioni di ogni genere sono quasi ovunque screditate e, spesso, in via di estinzione.
Se ne potrebbe concludere che la gente ne abbia abbastanza della democrazia, sennonché il 90% degli intervistati afferma che questo è invece il metodo di governo migliore. Anzi, la maggior parte di loro si lamenta del fatto che non ci sia abbastanza democrazia e ciò malgrado gli stati democratici siano passati da una dozzina, nel 1946, ad un centinaio oggidì. Si direbbe che, mentre gli ordinamenti di tipo democratico si sono moltiplicati, la credibilità dei medesimi sia diminuita. Un fenomeno certamente molto complesso sulle cui cause si discute molto più che sulle possibili conseguenze; quasi che lo status di “democrazia matura” sia un traguardo evolutivo irreversibile. Non ne sarei troppo sicuro.
Hannah Arendt ed i suoi continuatori hanno analizzato a fondo gli elementi che concorrono a creare un governo totalitario. Vorrei ricordarne alcuni.
Il primo è la trasformazione della popolazione in “massa”, intesa come insieme sovrabbondante di individui sradicati da ogni tradizione e fedeltà sociale, isolati e frustrati, impoveriti e spaventati, privi di prospettive e di riferimenti. Insomma proprio il tipo di umanità che sta proliferando.
Questo fattore storico si integra perfettamente con quello che Byung-Chul Han, definisce lo “sciame digitale”. Vale a dire la massa di cui sopra, ma travolta da un susseguirsi isterico di ondate di indignazione, entusiasmo, ira, eccetera costruite e diffuse tramite la rete. Un fenomeno spontaneo che potrebbe però essere facilmente manipolato da chi controlla la rete.
Il secondo elemento è un’ideologia che spiega in modo banale come i mali che affliggono la massa, dalla crisi economica fino agli attentati, le alluvioni, le carestie e quant'altro, facciano parte di una trama occulta tessuta da un nemico implacabile. Il nemico deve essere immaginato come capace di infiltrarsi e diffondersi come un’infezione. La paura ed il sospetto devono essere i sentimenti dominanti fra i membri della massa. Una qualunque variante del “Complotto” può quindi divenire un elemento importante di una simile ideologia.
Il terzo è molto pratico: il monopolio o, perlomeno, lo stretto controllo delle armi da fuoco. Un fatto che è già stato realizzato da decenni per ragioni di sicurezza pubblica in tutti i paesi occidentali, tranne che negli USA che per questo pagano un altissimo tributo di vittime
Il quarto è la persecuzione di una minoranza arbitrariamente scelta come capro espiatorio. La crescente mobilità di masse umane sta creando in ogni paese un’ampia gamma di minoranze potenzialmente utili a questo scopo. Oltre agli “evergreen” sempre disponibili: ebrei e zingari in primis.
Il quinto è la presenza di un apparato di spionaggio capillare e pervasivo. Un campo in cui dal 2001 ad oggi sono stati fatti passi da gigante, specialmente grazie alle moderne tecnologie. Attualmente, in occidente, queste vengono usate essenzialmente per dare la caccia ad evasori fiscali e islamisti pericolosi. Ma l’esperienza dimostra che quando una classe dirigente si sente seriamente minacciata non esita ad usare gli strumenti che ha.
Inoltre, la mole dei dati spontaneamente messi a disposizione dagli utenti oramai mette i gestori della rete, o chi per loro, in condizione di poter modellizzare i comportamenti della massa, acquisendo un vantaggio politico immenso su chi non ha accesso a questi dati ed a queste tecnologie (Han “Nello sciame” - ed. Nottetempo 2015)
Un altro pezzo fondamentale del puzzle è una situazione di grave stress sociale, accompagnato da un massiccia perdita di credibilità da parte delle istituzioni democratiche e della classe dirigente in generale. La massa deve provare un desiderio spasmodico di “cambiamento”, costi quel che costi.
L’ultimo elemento necessario per instaurare un regime totalitario è un capo carismatico. Magari proprio quell’ “uomo forte” che tanta gente spera sorga dal nulla per risolvere tutti i problemi, punire “loro” che sono i colpevoli e vendicare “noi” che siamo le vittime. E non è neppure necessario che vengano abolite le elezioni. E’ sufficiente vincerle per poi adeguare le costituzioni e le norme elettorali, oltre che privare gli oppositori dei mezzi economici e della visibilità necessari per essere efficaci. Quello che sta accadendo in vari paesi europei (Francia, Ungheria Polonia, Italia fra gli altri) è estremamente preoccupante da questo punto di vista.
Ognuno di questi argomenti è stato approfondito da filosofi e politologi, ma raramente questi si preoccupano della situazione ambientale del nostro pianeta. E delle prospettive che ne derivano.
Riassumendo all'estremo, la principale conseguenza dell’impatto contro i "Limiti dello Sviluppo" è un brusco incremento degli effetti dei “ritorni decrescenti”. Fra le conseguenze principali ricordiamo l’erosione del potere d’acquisto dei lavoratori, l’incremento del debito e della pressione fiscale, il peggioramento delle condizioni di lavoro, l’aumento della disoccupazione ed altri simili. Vi si associano un clima inclemente, masse di gente allo sbando, classi dirigenti ampiamente screditate ed istituzioni delegittimate, problemi di salute e qualità di vita in peggioramento, guerre locali e movimenti integralisti di ogni colore.
Che sarebbe successo si sapeva con buona approssimazione circa 40 anni fa e gli stati (democratici e non) si sono dimostrati incapaci di prevenire questa situazione. E ora che la resa dei conti è cominciata, si stanno dimostrando incapaci di fronteggiarla. Tuttavia, prima di invocare il “cambiamento” ad ogni costo, ricordiamoci che questo potrebbe anche essere in peggio.
Ci sono calamità cui non abbiamo più modo di sfuggire, ma fortunatamente nessuna legge termodinamica o biologica rende necessario un governo totalitario. Possiamo quindi evitarlo, ma occorre fare molta attenzione.
Si fa presto a passare dalla padella nella brace, mentre tornare indietro è difficile.
“La democrazia non può sopravvivere alla sovrappopolazione. La dignità umana non può sopravviverle. La convenienza e la decenza non possono sopravviverle. Man mano che si mette sempre più gente nel mondo, il valore della vita non solo declina, scompare."
Isaac Asimov