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lunedì 22 maggio 2023

Firenze: la "non-città". La trasformazione da cittadini in abitanti

 


Aurora Suleimanovich, nuova cittadina del quartiere di Oltrarno di Firenze e, in quanto tale, appartenente di diritto della compagnia dei "Bianchi."  


Ieri, a Firenze, abbiamo visto la cerimonia della benedizione delle bandiere dei Bianchi nella chiesa di Santo Spirito, una delle quattro compagnie di "calcianti" di Firenze. Bello, coinvolgente, addirittura travolgente. Non ancora, miracolosamente, solo un attrazione turistica, ma una cosa sentita e creduta da molti fiorentini. Le "compagnie", organizzazioni di quartiere spesso in competizione fra loro, sono una tradizione che va indietro al Medio Evo, e che continua tuttora. Sono parte di quello che rende una città un'entità vivente, qualcosa che ha una sua esistenza organica e che crea i cittadini, opposti a quelli che sono semplicemente "abitanti." Purtroppo, Firenze si sta trasformando da una città in un insieme di appartamenti, e i cittadini in abitanti. Forse è inevitabile, o forse le cose cambieranno di nuovo nel futuro. Per il momento, questa è la situazione. I dettagli ve li potete leggere in questo bel post di Miguel Martinez sul suo blog "Kelebek" (La farfalla). 


I Bianchi di Santo Spirito e la Saligia

Oggi ho partecipato al corteo che da Santa Maria del Carmine andava a Santo Spirito, per ottenere la benedizione delle bandiere dei Bianchi: tra poco, i nostri scenderanno nella sabbia di Santa Croce, e se vinceranno (e se sopravviveranno), disputeranno il finale a San Giovanni, il 24 giugno (dove qualche anno fa spaccarono la clavicola al nostro grande Vàllero, e lo mandarono in coma).

Ho scritto Santa/Santo/San quattro volte, e dà un quadro del nostro mondo

E’ gente da moccoli, che non va spesso in chiesa, e il Priore degli Agostiniani, nella sua predica, li smaschera subito, dicendo che cercano la benedizione per vincere, solo che anche i Rossi, i Verdi e gli Azzurri, da furbi, si sono fatti benedire le bandiere anche loro, e quindi si neutralizzano tutti a vicenda.

E’ una piccola umanità di Sioux o di hobbit o semplicemente di beceri, come preferite.

Questa antica umanità (nella foto, da sinistra, ape, antilope e luna) è sull’orlo dell’estinzione, esattamente come tutte le altre umanità, e magari anche la umanità stessa, o la vita stessa, a causa di quella forza impersonale e demoniaca, che si chiama capitalismo.

Nella navata di Santo Spirito, una signora americana dallo splendido sorriso, mi chiede cosa stanno celebrando. E provo in circa centosedici secondi, a spiegarle cos’è il Calcio in Costume; e lei mi sorride, alza il pugno e dice, “I hope the Whites win!”

Ecco, questa è la turista.

Che è l’umanità colta nel suo momento migliore: il momento in cui partiamo con grandi occhi spalancati, cercando di amare e scoprire il mondo.

Ma ecco invece cos’è il turismo.

Dal sito Inside AirBnB, la mappa di puntini rossi dei luoghi su cui la multinazionale AirBnB, proprietà dei signori Brian Chesky, Nathan Blecharczyk e Joe Gebbia, ha creato un impero miliardario, senza magari aver mai messo piede a Firenze.

Innanzitutto ecco tutta Firenze:

Che poi colpisce ancora di più quando vedi cosa è successo strada per strada nel nostro Rione:

Per ogni puntino rosso, immaginatevi una storia.

Che va da

  • ho seri problemi economici, affitto la stanza dei figlioli ormai grandi che se ne sono andati di casa, e faccio pure amicizia con l’americana dallo splendido sorriso che vuole sapere tutto del nostro rione
  • ho una seconda casa, e me ne vado a vivere a Soffiano, e affitto quella in centro, e sulla porta ci metto un lucchetto a codice così non devo nemmeno guardare in faccia l’ospite, che sarà solo una transazione sul mio conto corrente
  • ho una casa che ho affittato anni fa per un prezzo ragionevole alla Nonna Nietta che è pensionata, e l’ho venduta a una finanziaria delle Isole Cayman che in realtà appartiene a una finanziaria londinese che campa di soldi sauditi, e la finanziaria di Nonsisadove sta mandando minacce per sfrattare la Nonna Nietta, per affittare casa sua a dieci volte il prezzo

Non immaginatevi mai mostri (nemmeno la Nonna Nietta è perfetta, anche se ci si avvicina).

Smettetela di odiare i padroni.

Pensate al capitalismo, che entra dentro ciascuno di noi e ci corrode, e non ha nome né volto né corpo, ma ci tenta sempre per SaligiaSuperbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira, Accidie. Ciò che gli economisti chiamano, mercato.

Eppure alla fine del capitalismo e della Saligia, dopo le mille scuse che ciascuno di noi avanza, c’è solo la morte.

La morte del rione, la morte della diversità delle culture, la morte delle famiglie, la morte della terra, delle radici, dei funghi, delle identità, degli alberi, dei tassi, delle lingue, delle stagioni, delle donne e degli uomini, l’avvelenamento di terra, acqua, aria.

E da non cristiano, resto fulminato dalle parole che San Paolo (ancora un San!) rivolse agli efesini:

“La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti”

sabato 18 dicembre 2021

Scienza, boschi, orsi e nuvole

Miguel Martinez racconta l'incontro di qualche giorno fa a Firenze con la scienziata Russa Anastasiya Makarieva. Dal blog "Kelebek".

di Miguel Martinez


Ieri sera al tramonto, un gran freddo, le nuvole rosse scure a ovest. E la luna mezza, sopra i cipressi neri a destra, che si stagliano contro il fuoco del sole morente.

Sotto Bellosguardo, quel muretto silenzioso dove a volte cammina un gatto nero, e a sinistra puoi vedere la neve sui monti, e sotto la città con sopra la vecchia nemica, Fiesole…

Saliamo verso Martignolle, e Marco mi recita i versi del poeta folle, Dino Campana:

Al giardino spettrale al lauro muto

De le verdi ghirlande

A la terra autunnale

Un ultimo saluto!

Camminando tra i muri silenziosi che nascondono i segreti di una città occulta, arriviamo alla villa dell’antica famiglia.

Da un capo della grande sala, ci guarda Abramo in un quadro settecentesco, mentre si appresta a sacrificare Isacco; dall’altro capo, ci guarda in ritratto l’avo della famiglia, e ha la stessa barba e lo stesso sguardo (e fede) di Abramo. E tra i due, la menoràsulla credenza di legno che porta incisa la data MDCXXXVII.

Ci siamo riuniti per ascoltare Anastasija Makarieva, capelli neri, occhi azzurri a mandorla e zigomi alti, dell’Istituto di Fisica Nucleare di San Pietroburgo. Un ente erede di quell’altra metà del mondo, che non solo riusciva a costruire dal nulla bombe atomiche sovietiche, ma esplorava mondi sconosciuti agli occidentali.

Anastasija (con l’accento sulla “i”) non si occupa affatto di bombe atomiche, ma di boschi.

Tutti abbiamo sentito parlare dei boschi dell’Amazzonia, ma non si parla mai di quelli forse ancora più grandi che vanno dal Baltico al Pacifico.

Ora, da laureato in lingue orientali che fa fatica a distinguere un frassino da un olmo, che non ha preso appunti, e va a memoria, provo a raccontarvi, eventuali scemenze sono solo mie…

Si dice che stiamo vivendo un’immensa crisi ambientale, legata alle emissioni di CO2 con relativo riscaldamento globale; e che bisogna ridurre quindi tali emissioni.

Che ha però un sottinteso enorme: se il problema è troppo CO2, riduciamo il CO2 anche al costo di una strage, fine del problema. La guerra contro il cambiamento climatico è tutto lì.

Gli scienziati di San Pietroburgo non negano affatto la questione delle emissioni, ma dicono che c’è un altro fattore, che forse è anche più importante, che ci sta portando verso la catastrofe climatica.

Se esiste la vita, esiste perché esiste la biosfera; e la biosfera è intimamente legata a qualcosa che i russi chiamano la pompa biotica.

Gli alberi sono macchine in apparenza straordinariamente incompetenti: disperdono il 90% (cito a memoria) dell’acqua che assorbono nell’atmosfera.

Ma gli alberi della costa colgono la poca acqua che il mare manda sulla terra; solo loro, grazie all’evapotraspirazione, riescono a far salire ciò che per sua natura scende. Emettendo non solo acqua, ma anche altre sostanze che permettono all’acqua di condensarsi, formano le nuvole, e attraverso vari meccanismi molto complessi – che si affiancano a quelli noti alla meteorologia – creano i venti, che portano l’umidità all’interno.

E permettono quindi la vita nei continenti, e generano i fiumi.

Quindi, la vita sulla terra dipende dal mondo dei boschi.

Ma non basta piantare milioni di alberi a caso, come vorrebbero fare i tecnoverdi.

Anastasija ci racconta degli abeti, piantati in massa all’inizio del Novecento, in Boemia, che oggi sono stati infestati e distrutti in poco tempo dai parassiti, perché non esiste alcuna varietà; del problema degli alberi coevi – la pompa biotica funziona davvero solo quando c’è l’insieme di alberi di tante generazioni, con tutto l’ecosistema circostante.

E un artista americano che ci ascolta racconta di un suo amico, che per ricreare un bosco, prese con grande lentezza l’humus di un bosco ancora intatto, con tutta la sua varietà.

Siberia e Amazzonia sono i due poli forestali del mondo, nella loro immensa diversità.

Ma per qualche motivo, la Siberia che stanno svendendo alle multinazionali dell’industria del legname, non sembra interessare a nessuno.

“Sono stata solo due volte in Siberia”,

ammette Anastasija.

“Ma ogni anno io e il mio compagno ci accampiamo in una tenda, sulla costa del Mare Bianco.

Una volta abbiamo visto un orso. Da molto lontano… allora ci siamo avvicinati.

Ce lo siamo trovati davanti, e allora ho sentito dentro di me, quello che l’orso pensava dentro la sua testa: era arrivata la fine!

Ha guardato un’ultima volta il mare, poi si è girato, cercando di far vedere il meno che potesse del suo profilo. E poi improvvisamente, ha raccolto tutte le sue forze, ed è scappato nel bosco!”

E ci regala la foto del gufo, visto su un albero molto, molto a nord, con cui apriamo questa storia.