lunedì 30 maggio 2022

La memetica delle armi biologiche – e perché sono importanti




Da "The Unconditional Blog"
Marzo 17, 2022

Armi Biologiche: quanto c’è di vero in quello che si racconta?

La presenza di laboratori di ricerca biologici in Ukraina è stata recentemente ammessa pubblicamente da Victoria Nuland, ex assistant secretary of state degli Stati Uniti. Non è stato detto che questi laboratori erano dedicati alla fabbricazione di armi biologiche, ma questa storia ha rinfocolato la discussione sulle armi biologiche e, di riflesso, sull’origine del virus SARS-Cov2.

Nell’articolo che vi traduco, qui di seguito, ne parla il prof. Chuck Pezeshki dell’Università di Washington. Chuck (lo conosco bene) è un ingegnere con una vasta esperienza in molti campi, incluso la politica internazionale, con in più una grande capacità (del resto tipica degli ingegneri) di analizzare le cose senza farsi fuorviare dalla politica o dai ragionamenti “di pancia.”

Anche per persone competenti, comunque, l’analisi della situazione con i virus e i vaccini non è cosa facile. Siamo a parlare di cose “top secret” per le quali abbiamo soltanto brandelli di dati che emergono in qualche modo dal silenzio ufficiale. Vi ricordate come, all’inizio, dire che il virus era un’arma biologica era considerata un’ovvia scemenza di complottisti/terrapiattisti. Col tempo, tuttavia, sono venuti fuori molti dettagli quantomeno sospetti. Più che altro, ci siamo resi conto che la “guerra biologica” è qualcosa che i governi delle potenze mondiali considerano molto seriamente.

Ora, ovviamente, se il SARS-Cov2 era un’arma biologica, è stato un flop colossale. Con tutta la buona volontà, che razza di arma è una che uccide lo 0.1% dei bersagli, come è successo in Italia? (e questi sono quelli contati come deceduti “con Covid”, quelli veramente uccisi “dal Covid” sono sicuramente di meno). Eppure, non è impossibile che questo virus fosse stato concepito come un arma – semplicemente potrebbe non aver funzionato come i suoi creatori pensavano che funzionasse.

Se provate a pensare la storia in questi termini, si trovano mille intrecci che si sovrappongono. Il principale (che Chuck non cita nel suo articolo, ma è un punto fermo della storia) è tale Rajeev Venkayya (https://brownstone.org/articles/the-vindication-of-d-h-henderson/) che già nel 2005 aveva proposto la strategia dei lockdown come una difesa contro possibili attacchi terroristici basati su armi biologiche. È possibile che i governi abbiano reagito applicando il piano di Venkayya di fronte a quello che pensavano fosse un attacco biologico capace di fare enormi danni?

Per ora sono solo illazioni, ma chissà? Di certo, come nota giustamente Chuck, i governi credono veramente alle armi biologiche. C’è in questo momento una specie di “escalation” globale nella ricerca di nuove patogeni con i pesci piccoli che cercano di inventarsi qualcosa che li può mettere alla pari con i pesci grossi.

Ma che cosa possono fare veramente le armi biologiche? Fino a ora, non c’è mai stato un caso in cui sono state effettivamente utilizzate e non è detto che sia facile crearle. Potrebbe essere addirittura impossibile. Un altro punto interessante che fa Chuck è quello delle nostre difese biologiche innate. Quelle che hanno avuto “eoni” di tempo per evolversi in modo tale da proteggerci dai germi in modo ottimale. Per quelli che cercano di mettere a punto un’arma biologica efficace, il sistema immunitario è un grosso ostacolo, forse un ostacolo insormontabile (e meno male!!).

In più, c’è il problema che i virus mutano rapidamente. Immaginiamoci un virus modificato geneticamente per colpire, per esempio, gli Europei (sembrerebbe impossibile data la grande varietà genetica degli europei, ma prendiamolo come ipotesi). Questo potrebbe mutare e trasformarsi in una variante che colpisce altrettanto bene, e forse meglio, gli Asiatici. La recente ondata di contagi in Asia potrebbe dirci qualcosa sulla validità di questa ipotesi? Chi lo sa? Come sempre, queste sono soltanto illazioni. Comunque, leggetevi Chuck e meditate.

(Prof. Ugo Bardi)


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La memetica delle armi biologiche – e perché sono importanti


di Chuck Pezeshki, 15 Marzo 2022 (articolo originale)

Traduzione a cura del Prof. Ugo Bardi per The Unconditional Blog


La svolta improvvisa


Era da un po’ che volevo scrivere sulle armi biologiche – in parte perché conosco un po’ tutto il processo di disarmo, avendo lavorato con la comunità della non proliferazione per tutto questo tempo, e in parte perché è così (patologicamente) interessante. Per quanto riguarda la non proliferazione, ho lavorato con gli scienziati del PNNL (Pacific Northwest National Laboratory) su molti progetti che coinvolgono i miei studenti, e sulle necessità che potrebbero avere quando si recano all’estero in qualche posto come il Kazakistan per assicurare la conformità con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, e il loro monitoraggio del trattato di non proliferazione nucleare. Il trattato è stato, a mio parere, uno dei più riusciti di tutti i trattati globali, con solo un paio di fallimenti degni di nota – Pakistan e Corea del Nord sono tra questi. Non è questo il punto di questo pezzo – potete leggere tutta la storia sulla pagina di Wikipedia.

La domanda che molte persone probabilmente si stanno ponendo è “perché le armi biologiche?” E se ne sanno qualcosa, allora deve essere accoppiata alla domanda “perché ora?” Infatti. Ma il problema nel discutere qualsiasi cosa che sia rilevante sulle armi biologiche è che nel momento in cui qualcuno come me lo tira fuori, allora ci imbattiamo in quelli che io chiamo problemi di “Narrativa Squalificante”. Certamente l’idea di un super-germe tira fuori le solite accuse varie di pensiero complottista, perché così poco di tutta la storia sembra avere senso, in superficie. Se a questo si aggiunge il fatto che la maggior parte delle persone non riesce nemmeno a concepire come si potrebbe rilasciare un super-germe nel mondo – non è come un missile con un pulsante che si preme e poi il missile vola verso il suo obiettivo (un potenziale, ma non probabile meccanismo di distribuzione per le armi biologiche) – si viene messi nella categoria dei pazzi abbastanza velocemente.

E si suppone che in realtà abbiamo un trattato internazionale che fondamentalmente vieta le armi biologiche, chiamato “convenzione sulle armi biologiche”, (BWC) creato nel 1975, e nessuno vuole discutere la questione. Ma la BWC non è davvero nella stessa classificazione di sicurezza dei vari trattati dedicati al disarmo nucleare. Non c’è la stessa struttura istituzionale per l’ispezione. Le armi nucleari sono, ad un certo livello, relativamente facili da ispezionare – le radiazioni lasciano tracce ovunque e l’attrezzatura è relativamente standardizzata se si vuole arricchire l’uranio fino al punto in cui se ne può fare una bomba.

Ma le armi biologiche sono diverse. Certo – per maneggiarle in modo sicuro, bisogna conformarsi alle varie protezioni del livello di biosicurezza. Questa è una bella pagina di Wikipedia perché mostra dove sono apparentemente tutti i laboratori – e posso dirvi che più di qualche struttura importante è stata lasciata fuori dalla lista. Il vero problema è che qualsiasi laboratorio di sperimentazione biologica che potrebbe essere utilizzato per la ricerca sui germi può essere facilmente convertito in un laboratorio di armi biologiche in tempi relativamente brevi. E naturalmente, il vero problema dell’ispezione, è che è vero il contrario. Basta buttare un paio di contenitori di vaiolo nell’autoclave e addio campioni incriminati.

Il problema è che quei laboratori sono ovunque. La Cina sostiene, per esempio, che l’Ucraina ha più di 25 stazioni di ricerca biologica che potrebbero essere laboratori di armi biologiche. Chissà quante strutture nascoste ci sono in Cina – parliamo del bue che dà del cornuto all’asino. E gli scienziati fanno scienza – semplicemente non c’è una coscienza morale prevalente nella comunità scientifica contro qualsiasi tipo di ricerca sulle armi. Se ci sono soldi, si farà. 

Ma perché qualcuno dovrebbe volerle in primo luogo? Quando questi trattati sono stati firmati e sviluppati a metà degli anni ’70, tutta una serie di tecnologie genetiche esisteva solo nei romanzi di fantascienza. Non pretendo di essere un esperto di strumenti come CRISPR, che permette l’editing genetico diretto. Maggiori informazioni alla pagina di Wikipedia. La cosa bella di CRISPR è che non richiede tonnellate di denaro, né grandi infrastrutture, come quelle che si devono avere per arricchire l’uranio o creare il plutonio. Direi che è un po’ più di quello che può stare dentro un lavandino in cucina, ma sicuramente possibile per l’uso su piccola scala.

Quindi sono studi a basso costo. E mentre continuiamo a capire di più come funziona la codifica biologica che ci crea tutti, possiamo aspettarci più atti di miracolo e meraviglia, così come più atti atroci che hanno il potenziale per minacciare la nostra sopravvivenza.

Più o meno. Il vero problema con qualsiasi processo di editing genico probabilmente non è nei nostri vari tentativi di creazione. Il vero problema è con le conseguenze non volute a valle – l’intera questione metacognitiva. Probabilmente siamo ancora lontani dal creare intenzionalmente un SuperGerme che potrebbe spazzare via l’umanità. Perché? Perché abbiamo circa 500 milioni di anni di editing genetico evolutivo (comprese un paio di estinzioni di massa) che hanno dimostrato in modo decisivo che gli organismi multicellulari hanno vantaggi estremi rispetto alle loro controparti unicellulari (n.d.t. non è proprio così: gli organismi multicellulari non potrebbero sopravvivere senza la collaborazione con organismi unicellulari, come la nostra flora intestinale). I nostri stessi sistemi immunitari sono pile multistrato di tecnologia incredibile, raffinata nel corso degli eoni. Questo è stato per me uno degli aspetti più incredibili dell’intero incubo della paranoia COVID – credere che un pezzo di stoffa ed eliminare un’intera funzione umana (respirare) possa essere salutare. Richiede un certo livello di estrema arroganza a cui abbiamo assistito dalle comunità epidemiologiche e mediche che è letteralmente strabiliante. È lì che troviamo il Cigno Nero. (n.d.t. termine che indica eventi rari, ma di portata gigantesca)

Tornando alla domanda centrale – perché un paese dovrebbe volere armi biologiche in primo luogo? La risposta è nella memetica, incorporata nelle dinamiche di potere delle nazioni. Una delle vere epifanie che ho avuto è stata quando sono stato invitato a un gioco di ruolo sul disarmo nucleare al PNNL. Gestito dall’ambasciatore Tom Graham, uno dei negoziatori anziani in tutti i nostri trattati di disarmo. All’inizio dell’esercizio, l’ambasciatore disse qualcosa del tipo “Non dimenticare mai che tutte le nazioni sono egemoni. Rimangono supremamente interessate solo a se stesse, e supporre il contrario porterà a una pratica negoziale scorretta”. Niente piacioni. Perché non ce ne sono mai stati.

Ciò significa che tutte le rivalità di potere sono sempre dominate da dinamiche autoritarie – chi è più forte, chi può sopportare più danni, prevarrà. Tutto questo sembra relativamente ovvio, naturalmente. Ma ciò che significa veramente in un mondo unipolare, dove gli Stati Uniti, con un po’ di aiuto da parte dei suoi vari partner dell’alleanza, sono stati il boss del quartiere per almeno gli ultimi 30 anni, è che ci sono un sacco di attori frustrati.

Ed ecco il problema. Non è probabile che questo cambi presto. Senza una qualche tecnologia che inverta la più incredibile tecnologia militare del nostro tempo – la moderna portaerei – tutti quelli che non hanno portaerei sono letteralmente andicappati. Le armi nucleari sono un cambiamento delle regole del gioco solo in senso generale, il loro uso spingerà qualsiasi stato-nazione verso il v-Meme della sopravvivenza, dove la massima neuroplasticità aggregata fa sì che tutti evitino il confronto nucleare.

E lo fanno anche con piccoli stati paria come la Corea del Nord. Procurandosi un’atomica è praticamente garantito che se vuoi rimanere una nazione fuorilegge, anche gli Stati Uniti te lo permetteranno. Anche se questo implica lasciare che il tuo popolo muoia di fame.

Ma solo perché le armi nucleari sono state (più o meno) tolte dal tavolo dei negoziati non significa che i desideri egocentrici delle nazioni siano stati banditi. La memetica degli stati-nazione semplicemente non lo permette. Quello che significa è che le nazioni, anche se possiedono armi nucleari, si muoveranno per l’acquisizione di altre armi che permettono di manovrare nei negoziati con avversari più potenti. E dato che gli Stati Uniti hanno praticamente tolto le armi convenzionali dal tavolo, questo lascia nazioni come la Cina alla ricerca di alternative reali alla pressione del pulsante nucleare. Entrano in scena le armi biologiche.

Tutto quello che ho letto mi ha portato a credere, e ne ho fiducia, che il COVID fosse un’arma biologica, oltre che un rilascio accidentale in laboratorio. Ci sono semplicemente troppe informazioni incorporate in proposte come la richiesta della Ecohealth Alliance alla DARPA (l’originale, che è una lettura difficile, è qui). Quello che per me è pazzesco è che anche gli organi investigativi come The Intercept non hanno la cognizione istituzionale che il rifiuto della proposta da parte di DARPA e il successivo finanziamento da parte dell’organizzazione NIAID di Tony Fauci era probabilmente un diversivo – non un rifiuto – e gli Stati Uniti avrebbero probabilmente avuto molte ragioni per avere degli osservatori all’interno del Wuhan Institute of Virology a Wuhan, Cina. Se sei un lettore di questo blog, le statistiche dicono che sei una persona intelligente. PENSACI. Ci basiamo di solito su persone che devono avere difficoltà ad accarezzare la testa e a strofinarsi la pancia allo stesso tempo per indagare su una delle storie più importanti del nostro tempo.

Che tipo di arma biologica era? Potreste guardare questo video e decidere da soli.


Ho parlato di questo giovane reporter per diversi anni. La sua risorsa principale? È acuto, ovviamente. Ma soprattutto, è assolutamente fluente nel leggere e scrivere in mandarino. Ho chiesto a mia moglie (è nativa di Taiwan) di controllare le dichiarazioni del video, dove fondamentalmente i membri dell’esercito della Repubblica Popolare hanno ammesso di aver condotto ricerche con l’intento di infettare gruppi di individui con profili razziali ed etnici diversi dai cinesi Han.

Il problema con tutto questo non è la veridicità del contenuto. In realtà mi fido del reportage nel pezzo, e i vari collegamenti (come l’acquisto di aziende di genotipizzazione, che è abbastanza facile da rintracciare). Il problema è che è fuori dalla Finestra di Overton dell’accettabilità per quanto riguarda la colpevolezza del Partito Comunista Cinese (PCC) nel fare questo tipo di lavoro. Negli Stati Uniti, anche se sosteniamo costantemente che il nostro governo non è rappresentativo degli intenti e degli interessi americani, non siamo disposti a capire né ad applicare la stessa indulgenza verso la nostra interpretazione del popolo cinese. Non facciamo differenza tra il popolo cinese e il PCC, il che è triste.

Ma il PCC, anche essendo caritatevoli, è, come ho detto sopra, un egemone, guidato da un autocrate estremamente autoritario, con un’attiva macchina di propaganda molto interessata a “sfruttare” la predilezione degli americani nel trasformare ogni conversazione controversa in una riguardante la razza e l’etnia. Così, mentre i cinesi stanno certamente conducendo ricerche sulle armi biologiche all’Istituto Wuhan, il PCC può giocare la carta della razza se un individuo come me tenta di chiamarli fuori – anche se i loro stessi membri del PRA ne parlano. Ecco quanto siamo ignoranti e facilmente manipolabili. Siamo letteralmente istupiditi dall’ideologia “woke”.

Per capire perché il PCC sarebbe interessato alle armi biologiche, però, dobbiamo capire le intenzioni egemoniche del PCC stesso. Con l’esercito statunitense che fondamentalmente gode di una posizione dominante di armi convenzionali in tutto il mondo, le ambizioni imperiali della Cina sono state incanalate in altre angolazioni pubbliche di “soft power” – come l’iniziativa “Belt and Road”.

E queste non sono un’idea così cattiva dal punto di vista cinese. Ma ancora non fornisce, almeno per quanto riguarda il trattare con il loro principale avversario – gli Stati Uniti. Ed è più complicato di così. Gli Stati Uniti, come principale partner commerciale della Cina, sono vitali per il PCC per mantenere la sua fiorente classe media nei posti di lavoro. Se ci incasinano troppo, c’è un collasso economico IN CINA in arrivo.

Questo è ciò che rende le armi biologiche così attraenti. Il PCC sviluppa le armi biologiche e possiede allo stesso tempo l’antidoto. (Per coloro che si stanno chiedendo come potrebbe funzionare, guardate il ritardo tra il rilascio del genoma del COVID e i primi progetti per il vaccino). Immaginate che gli Stati Uniti facciano qualcosa per prevenire un’occupazione cinese di Taiwan. Quindi il PCC, attraverso qualche tecnologia per la dispersione virale come il cloud seeding, diffonde un virus su un’area che limita il coinvolgimento proprio da quella forza militare convenzionale schiacciante che potrebbe impedire loro di realizzare le loro ambizioni. E se noi ci tiriamo indietro, loro ci danno l’antidoto (o vaccino). Raggiungono i loro obiettivi.

E non sono coinvolte armi nucleari. La Cina semplicemente non potrebbe permettersi alcuna detonazione di armi nucleari sulla loro patria – una città cinese di modeste dimensioni conta circa 5 milioni di persone, e ce ne sono molte. Cosa succederebbe anche con una sola città, o con 5 milioni di cinesi in movimento dopo una detonazione nucleare? Ma con le armi biologiche? Occupano l’esatta nicchia necessaria ad un egemone minore per esercitare pressione su uno maggiore. Rischieremmo una guerra nucleare se tutte le nostre truppe si ammalassero durante un’acquisizione territoriale cinese? Non credo.

E ora forse possiamo dare un’occhiata al perché l’Ucraina ospiterebbe così tanti potenziali laboratori di armi biologiche sul suo territorio. Ho letto i vari documenti sulla costruzione di queste strutture, tutte finanziate dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Sono documenti banali, tranne che per chi ha pagato il conto. Se si voleva nascondere l’intento, il minimo che si poteva fare era chiedere all’USDA o qualcosa del genere di finanziare le strutture. Ecco Victoria Nuland che sostanzialmente ammette l’intero affare, mentre cerca di dare la colpa ai russi.

È stupefacente quanto siano stupidi nel supporre che non esistano persone che possano vedere attraverso le loro assolute stronzate. Il problema è che gente come Victoria Nuland è quella che gestisce la politica, mentre io sono solo un professore che scrive su un blog di modesta lettura.

La cosa principale è che ora possiamo mettere insieme in modo significativo le strategie “v-Meme autoritarie” che sosterrebbero le armi biologiche. Hai uno stato-nazione, minacciato non tanto dalle armi nucleari, ma da un esercito convenzionale enormemente superiore, che cerca di scoraggiare un’invasione o di eseguire un’azione che potrebbe comportare un conflitto armato per raggiungere qualche obiettivo locale. Le armi nucleari non saranno davvero utili se non in una situazione di sopravvivenza estrema – le armi nucleari sono davvero meno che inutili a causa del loro potenziale di fine gioco.

Ma armi biologiche su misura? Forse non è una cattiva idea. Puoi avere un vantaggio nella gerarchia del potere sul cattivo in cima.

Il problema con tutto questo, anche da un punto di vista strategico, è che un’arma biologica evocata con prestazioni utili è ben lontana dall’essere progettata. Qualsiasi programma di armi comporta decine di iterazioni, con test, e quei test inevitabilmente falliscono. I missili vengono lanciati centinaia di volte, esplodendo sulla piattaforma o a metà strada verso il loro obiettivo, prima di ottenere il tipo di affidabilità che genera la fotocopia della pubblicità per l’International Defence Exhibition & Conference, o IDEX, che si tiene ad Abu Dhabi, o Defence & Security Equipment International (DSEI) a Londra.

Ma le armi biologiche sono ancora più problematiche. Puoi sparare un missile e renderti conto che ha funzionato, o non ha funzionato, e non devi preoccuparti molto di cosa succede dopo. Come esattamente questo possa funzionare con le armi biologiche non rientra nella mia immaginazione – beh, senza l’introduzione di crimini intenzionali contro l’umanità. Ci sono solo tanti criceti dorati siriani (il modello animale COVID attualmente preferito) da infettare. (n.d.t. il criceto dorato siriano esiste veramente come un diffuso animale da laboratorio, ma può anche darsi che i “siriani” in questo contesto non siano soltanto criceti)

E poi ci sono altri “problemi” (detto intenzionalmente in modo eufemistico). Qualsiasi gruppo di scienziati che cerca un ambiente di rilascio più realistico, come hanno fatto Peter Daszak e Ecohealth Alliance quando hanno proposto (e probabilmente parzialmente fatto) di spruzzare i pipistrelli con la SARS-Cov-2 nelle grotte dello Yunnan, corre intrinsecamente il rischio di un rilascio più ampio. I pipistrelli volano – anche se i ricercatori erano “sicuri” che non ci potesse essere un trasferimento zoonotico. Chi sa cosa potrebbe succedere? O piuttosto, nel caso di COVID, cosa è successo. E poi dare la colpa ai poveracci che gestiscono il mercato umido adiacente.

C’è di peggio. Confrontando con qualsiasi problema che potremmo avere con gli ordigni inesplosi (UXO) o gli avanzi di uranio impoverito, i virus sono incomprensibilmente più pericolosi. I virus mutano, in modi strani e imprevedibili. Quindi un virus progettato (ed è la parola giusta) solo per uccidere i bianchi e risparmiare le persone di origine asiatica, potrebbe mutare e avere un ritorno di fiamma e creare una pandemia generalizzata. Potrebbe essere quello che stiamo vedendo ora, con le ondate di COVID che spazzano le nazioni asiatiche. Alla fine, la mutazione è arrivata al punto in cui qualsiasi comportamento infettivo preferenziale verso il pubblico target è stato finalmente mutato. Non possiamo saperlo veramente – ma ancora una volta, è lontano da una cospirazione. Sono solo le leggi della fisica a livello dei genomi virali che giocano.

Tutto questo, come ho detto sopra, ha enormi rischi metacognitivi. Non possiamo sapere quello che non sappiamo. E nelle società v-Meme inferiori, sfortunatamente, come la maggior parte degli egemoni di cui il buon Ambasciatore ha parlato sopra, il nostro senso delle conseguenze non intenzionali non esiste nemmeno realisticamente. Ecco cosa può fare la mancanza di sviluppo emozionale – farci progettare la nostra stessa distruzione, e non ce ne accorgeremo nemmeno. E in qualsiasi storia in cui ci riflettiamo sopra (se c’è qualcuno in giro per fare la riflessione) probabilmente diremo che è stato qualcosa che “è semplicemente successo”. È pazzesco.

Quindi, siamo davanti a una cospirazione irrealistica, o forse a una sorta di scappatoia per Putin (sono assolutamente sicuro che i russi stanno gestendo un grande programma di armi biologiche, quindi non iniziare con queste sciocchezze da ‘apologeta di Putin’) per dire che stavano invadendo l’Ucraina a causa delle armi biologiche? Difficilmente. E gli Stati Uniti avrebbero un motivo per sponsorizzare quel tipo di lavoro? Cosa c’è di meglio per scoraggiare la Russia? Far entrare l’Ucraina nella NATO? Stai scherzando? Gli egemoni amano far fare agli altri il loro lavoro sporco. Questo è il bello del tipo di personalità egocentrica dopo un crollo nervoso. Per poi piangere e fare la “vittima”, ovviamente. Torna indietro e guarda di nuovo il video di Victoria Nuland.

Ed ecco un altro sottotesto memetico. Noi, come società, non possiamo nemmeno AVERE una conversazione significativa sulle armi biologiche. Il COVID ce lo ha dimostrato. Se qualcuno ci prova I media gli salteranno addosso e lo butteranno fuori dalla Finestra di Overton. È OVVIAMENTE una teoria del complotto! Tranne, ovviamente, che non lo è affatto. E considerando quante applicazioni civili/militari ci hanno detto che possono esistere fianco a fianco, anche scrivere queste cose è una narrazione squalificante. Soprattutto perché non possiamo seguire le tracce di questa storia come Hansel e Gretel facevano con le briciole di pane.

Mi sconvolge quanto sia grande la follia della stampa mainstream. Esattamente COSA pensano che succeda in laboratori come questo? E cosa succederà allo status della scienza in una società che continua a permettere questo tipo di comportamento?

Qual è il lungo gioco per una società che conta su questo livello di imbroglio da fine del mondo per condurre la sua politica?

Come al solito, concludo questo pezzo con il mio solito appello per una maggiore empatia e la sua sorella accompagnatrice, la complessità del pensiero. E di solito sono un ottimista. Ma qui, la scommessa intelligente è sui nostri milioni di anni di adattamento evolutivo per proteggerci dalla nostra stessa mendacia e stupidità. Potrebbe essere il modo di scommettere. Ma è imbarazzante.


martedì 24 maggio 2022

La trappola di Saddam: vincere per scacco matto

 

Lunedì 2 maggio 2022

di Ugo Bardi

Il gioco degli scacchi non è una simulazione realistica di una battaglia. Ma, su un punto, può fornire un indizio fondamentale: le guerre sono soprattutto una questione di comando e controllo. Uccidere o neutralizzare il leader (il re) può causare il collasso delle forze militari del paese. Nei tempi moderni, i leader vengono raramente uccisi dai loro nemici, anzi, sono controllati, a volte in modi subdoli che li coinvolgono in azioni sciocche o controproducenti. 

 

Se il mondo è una scacchiera gigante, i capi delle maggiori potenze equivalgono al "re" degli scacchi. È opinione comune che qualunque cosa venga fatta nella gigantesca lotta, sia fatta per ordini specifici del grande leader, che sia Putin, Biden, Xi Jinping, o chiunque controlli – o si dice che controlli – un paese.  

Questa percezione apre una strategia simile agli scacchi che consiste nell'eliminare il leader nemico. Ma raramente è una buona idea. A differenza di quanto accade negli scacchi, il leader ucciso può essere trasformato in una figura eroica dalla propaganda, e poi sostituito da un altro che potrebbe essere ancora più bellicoso. Quindi, una strategia migliore potrebbe consistere nel controllare i leader nemici, cosa che non puoi fare negli scacchi. Se riesci a convincere il tuo nemico a fare scelte strategiche sbagliate, sei a metà strada verso la vittoria (Sun Tzu non ha mai detto niente del genere nel suo "L'arte della guerra ", ma avrebbe potuto farlo). 

Quindi, vediamo se possiamo trovare esempi storici di questa strategia applicata con successo nel recente passato. Posso proporne almeno tre. 

1. Luigi Napoleone (Napoleone III), 1808 – 1873Il nipote di Napoleone Bonaparte, divenuto imperatore dei francesi, è una figura così affascinante che gli ho dedicato almeno tre post (vedi sotto). Il suo fascino deriva dal fatto che era completamente, totalmente e irrimediabilmente incompetente. Tutte le sue decisioni sembravano mirare a rovinare le restanti possibilità per la Francia di diventare una potenza mondiale. Uno fu particolarmente disastroso: quando Luigi Napoleone aiutò il re piemontese, Vittorio Emanuele II, a sconfiggere gli austriaci e poi a unificare l'Italia in un unico regno. Il risultato fu la creazione di uno stato antagonista che bloccò per sempre tutti i tentativi della Francia di espandersi in Nord Africa. Luigi Napoleone era controllato dai piemontesi? Sembra che lo fosse: il controllo prese la forma dell'opera della contessa di Castiglione, Virginia Oldoini, una delle donne più belle dell'epoca. Fu mandata in Francia dal cugino, Camillo Benso conte di Cavour, il Primo Ministro del governo piemontese, con l'esplicito scopo di diventare l'amante di Luigi Napoleone e influenzarne le decisioni. È difficile dire quanto sia stata efficace la signora Oldoini, considerando che Luigi Napoleone ha preso molte decisioni sbagliate anche prima di conoscerla. Ma possiamo almeno sospettare che abbia avuto un ruolo nel plasmare il mondo come è oggi. 

2. Benito Mussolini, 1883 – 1945Si può dire che i suoi primi anni di leadership siano andati abbastanza bene. La svolta per lui sembra essere stata l'invasione dell'Etiopia nel 1935. Ancora oggi ci si può chiedere come sia stato possibile che il governo italiano abbia impegnato il paese nella conquista di un territorio che non aveva alcun interesse per l'economia italiana e che, molto peggio, era un fardello gigantesco per le casse dello Stato. Doveva essere ovvio che le forze militari di stanza in Etiopia non potevano essere rifornite in caso di un conflitto su vasta scala ed erano destinate a essere sconfitte. Che è esattamente quello che è successo. L'idea di invadere l'Etiopia era stata "piantata" nella mente di Mussolini dai servizi segreti britannici? Se così fosse, sarebbe stato un trucco geniale per assicurarsi che il potere militare italiano fosse diviso e indebolito. Difficile pensare che Mussolini potesse essere controllato usando le donne: era un famoso donnaiolo e ne aveva in abbondanza. Ma sappiamo che i servizi segreti britannici lo avevano pagato per spingere il governo italiano a unirsi agli Alleati durante la prima guerra mondiale. Poi, nel 1925, la Gran Bretagna aveva accettato di firmare uno "scambio di note" con l'Italia per quanto riguarda l'Etiopia. Conosciuto come "Accordo anglo-italiano", in sostanza, diceva: "se vuoi invadere l'Etiopia, vai avanti, non muoveremo un dito per fermarti". Ciò aprì a Mussolini la strada per mettere in pratica una sua idea folle: quella di ricostruire l'antico impero romano, magari con lui stesso incoronato imperatore. Invece, è finito impiccato per i piedi, ma è così che funziona la storia. Per inciso, la rimozione di Mussolini dal potere nel 1943 è un notevole esempio di una strategia di decapitazione simile a quella degli scacchi nei tempi moderni. Senza un leader, le forze armate italiane si sono sbandate e hanno cessato di combattere. 

3.  Saddam Hussein, 1937-2006Hussein è stato un altro leader notevolmente incompetente che ha impegnato il suo paese in una guerra disastrosa contro il vicino Iran, probabilmente pensando a se stesso come l'erede dei leader arabi che avevano conquistato l'Iran durante il VII secolo d.C. Il suo destino arrivò quando prese un'altra decisione disastrosa, quella di invadere il Kuwait nel 1990. È risaputo che, prima di invadere, Hussein incontrò l'ambasciatore americano in Iraq, April Glaspie. Abbiamo le trascrizioni della loro discussione: sebbene la signor Glaspie non abbia mai scoraggiato esplicitamente Hussein dall'idea di invadere il Kuwait, non ha nemmeno menzionato che gli Stati Uniti sarebbero stati contrari. Poi, sicuramente, non è stato trascritto anche tutto ciò che è stato detto, e possiamo immaginare che Hussein non avrebbe invaso il Kuwait se avesse immaginato la reazione degli Stati Uniti. Al contrario, potrebbe aver preso quello che l'ambasciatore ha detto come un via libera. Dopotutto, gli Stati Uniti avevano sostenuto l'Iraq nella guerra contro l'Iran, quindi Hussein poteva facilmente immaginare che lo avrebbero comunque sostenuto. Non lo sapremo mai, ma potremmo almeno sospettare che Hussein sia stato incastrato e spinto a fare l'errore che alla fine avrebbe portato alla sua morte e alla distruzione dell'Iraq. 

Ci sono sicuramente altri esempi di decisioni assurde da parte di leader di alto rango. Ad esempio, e alcune persone sostengono che l'attacco giapponese a Pearl Harbor nel 1941 sia stato, almeno in parte, una trappola creata dalla diplomazia americana per mettere i giapponesi in una posizione da cui non potevano più tirarsi indietro. O la decisione di Stalin di invadere la Finlandia nel 1939. Ma questi tre, credo, siano sufficienti per indicare che un leader forte può essere spinto a prendere decisioni sbagliate, sebbene i metodi per farlo non siano semplici. 

Né i soldi né le intimidazioni possono fare molto per controllare i leader di alto livello: stanno cavalcando la tigre, lo sanno bene. Quindi non si possono permettere di apparire deboli o, peggio, come traditori dei loro paesi. Il sesso può essere uno strumento più efficace e la recente storia di Jeffrey Epstein ci dice che molti politici potrebbero avere scheletri nei loro armadi. Ma i leader veramente potenti possono intimidire i loro critici e permettersi di essere donnaioli o pervertiti sessuali. Silvio Berlusconi in Italia è un esempio calzante. 

Quindi, accarezzare un ego esagerato può essere la migliore strategia per influenzare un leader. Tutti i leader dei paesi sono normalmente uomini solitari (molto raramente donne) circondati da persone che non hanno alcun interesse e nessuna convenienza a contraddirli. I leader più anziani possono essere particolarmente sensibili a questo approccio e, sicuramente, invecchiando, le loro capacità mentali non migliorano. Lev Tolstoj ci ha fornito una descrizione notevole di come Napoleone (il primo) abbia commesso errori incredibili semplicemente facendo le cose che aveva sempre fatto e poi scoprendo con orrore che queste cose non funzionavano più (vedi sotto). 

In quest'ottica, la migliore tecnica di controllo per sconfiggere un leader straniero può essere chiamata "La Trappola di Saddam" (potremmo anche chiamarla "Saddamizzazione". Suona male, lo so, ma, proprio per questo motivo, potrebbe essere una definizione adeguata). La trappola di Saddam consiste nell'invogliare il leader a impegnare il Paese in un'avventura militare che, all'inizio, sembra un gioco da ragazzi (cosa potrebbe andare storto con l'invasione del Kuwait?) Poi, si scopre che è una trappola da cui il grande il leader non può districarsi senza perdere la faccia, il che per lui equivale ad ammettere la sconfitta. I leader non possono ammettere la sconfitta, possono solo rilanciare e sperare che fare un errore ancora più grande lo trasformi in un successo. Solo che non sempre funziona. E poi la storia va avanti, spietata come al solito. 

Lo studio della storia può dirci molto sul nostro presente, ma dobbiamo essere cauti nell'interpretare l'attualità secondo somiglianze con i fatti precedenti. E non dimentichiamo che i “grandi leader” sono pochi: la maggior parte dei nostri politici si compra a buon mercato, non abbiamo bisogno di cercare strategie sofisticate per spiegare quello che succede. La corruzione di poche persone nei posti chiave è sufficiente per spingere uno stato a intraprendere azioni che hanno effetti negativi sui cittadini. 

Quindi, non possiamo dire con certezza come esattamente alcuni eventi recenti possano essere interpretati in termini di uno o più leader intrappolati in stile Saddam o, semplicemente, pagati per vendere il loro paese a una potenza straniera. Con il tempo, però, lo sapremo. 

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Post su Luigi Napoleone

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Carbone, guerre e belle donne: perché in Italia si parla italiano e non francese

Crimea: dalla guerra mondiale zero alla terza guerra mondiale


Lev Tolstoj: Guerra e pace.



Napoleone provava una sensazione di depressione come quella di un giocatore sempre fortunato che, dopo aver sbattuto denaro incautamente e aver vinto sempre, all'improvviso, proprio quando ha calcolato tutte le possibilità del gioco, scopre che più considera il suo gioco più sicuramente lui ha perso.

Le sue truppe erano le stesse, i suoi generali gli stessi, gli stessi preparativi erano stati fatti, le stesse disposizioni e lo stesso proclama courte et energique , lui stesso era sempre lo stesso: questo lo sapeva e sapeva di essere ora ancora più esperto e abile di prima. Anche il nemico era lo stesso di Austerlitz e Friedland, eppure il terribile colpo del suo braccio era diventato soprannaturalmente impotente.

Tutti i vecchi metodi che erano stati immancabilmente coronati da successo: la concentrazione delle batterie su un punto, un attacco di riserve per spezzare la linea nemica e un attacco di cavalleria degli "uomini di ferro", tutti questi metodi erano già stati utilizzati, eppure non solo non vi fu vittoria, ma da tutte le parti giunse la stessa notizia di generali uccisi e feriti, di rinforzi necessari, dell'impossibilità di respingere i Russi, e di disorganizzazione tra le sue stesse truppe.

Un tempo, dopo aver impartito due o tre ordini e pronunciato alcune frasi, marescialli e aiutanti erano venuti al galoppo con congratulazioni e facce felici, annunciando i trofei presi, i prigionieri, fasci di aquile e stendardi nemici, cannoni e provviste, e Murat aveva solo chiesto il permesso di liberare la cavalleria per radunarsi nei carri dei bagagli. Così era stato a Lodi, Marengo, Arcola, Jena, Austerlitz, Wagram e così via. Ma ora qualcosa di strano stava accadendo alle sue truppe.

Nonostante la notizia della cattura delle fleches, Napoleone vide che questa non era la stessa cosa, per niente la stessa cosa, di quanto era accaduto nelle sue precedenti battaglie. Vide che quello che stava provando lo sentivano tutti gli uomini intorno a lui esperti nell'arte della guerra. Tutti i loro volti sembravano abbattuti, e tutti evitavano gli occhi l'uno dell'altro solo un de Beausset poteva non cogliere il significato di ciò che stava accadendo.

Ma Napoleone, con la sua lunga esperienza di guerra, conosceva bene il significato di una battaglia non vinta dalla parte attaccante in otto ore, dopo che tutti gli sforzi erano stati spesi. Sapeva che era una battaglia persa e che il minimo incidente ora, con la battaglia in equilibrio su un centro così teso, avrebbe potuto distruggere lui e il suo esercito.

Quando ripercorse con la mente tutta questa strana campagna russa in cui non era stata vinta una battaglia e in cui non era stata catturata una bandiera, né un cannone, né un corpo d'armata in due mesi, quando guardò la depressione nascosta su i volti intorno a lui e le notizie sui russi che ancora reggevano la loro posizione, una terribile sensazione come se un incubo si fosse impossessato di lui, e tutti gli sfortunati incidenti che avrebbero potuto distruggerlo gli vennero in mente. I russi potrebbero attaccare la sua ala sinistra, potrebbero sfondare il suo centro, lui stesso potrebbe essere ucciso da una palla di cannone vagante. Tutto questo era possibile. Nelle precedenti battaglie aveva considerato solo le possibilità di successo, ma ora si presentavano innumerevoli sfortunate occasioni e le aspettava tutte. Sì, era come un sogno in cui un uomo immagina che un mascalzone venga ad attaccarlo,

La notizia che i russi stavano attaccando il fianco sinistro dell'esercito francese suscitò quell'orrore in Napoleone. Si sedette in silenzio su uno sgabello da campo sotto la collinetta, con la testa china e i gomiti sulle ginocchia.

venerdì 20 maggio 2022

Costruttori di nicchie e di mondi


Un post di Fabio Vomiero

Non occorre chiamare in causa degli astrusi discorsi filosofici e nemmeno le diverse interpretazioni più o meno realistiche della meccanica quantistica per poter affermare con una certa ragionevolezza che, al di fuori della nostra singolarità di esseri soggettivi, esiste certamente una qualche realtà, o meglio, un mondo fisico che possiamo in qualche modo percepire, conoscere e rappresentare.

Un mondo che peraltro, quando viene inteso semplicemente come ambiente fisico che ci circonda, costituisce notoriamente anche il principale driver del cambiamento evolutivo delle specie, le quali reagiscono ai suoi continui mutamenti mettendo in atto quel noto processo biologico universale chiamato "adattamento".

La cosa interessante, però, è che gli organismi non soltanto si adattano all'ambiente, ma possono essi stessi contribuire a modificarlo e a ri-costruirlo in modi diversi a seconda delle loro necessità strutturali e funzionali, formando in alcuni casi delle relazioni dinamiche così strette tra organismo e ambiente tali da poter essere considerate nello stesso modello descrittivo di cambiamento evolutivo.

Questa possibilità di formazione di una nuova unità sistemica evolutiva organismo-ambiente è contemplata oggi in quella rivisitazione dell'attuale teoria dell'evoluzione che dovrebbe essere la "Sintesi Estesa" ed è descritta in particolare dalla "Teoria della costruzione di nicchia" ¹. Di solito questo processo viene formalizzato da un sistema di due equazioni differenziali in cui il cambiamento dell'ambiente rilevante per l'organismo dipende ora sia dallo stato dell'ambiente, sia dall'azione modificante operata dall'organismo stesso (nicchia ecologica).

Ci sono moltissimi esempi in natura che rappresentano bene la costruzione della nicchia, i nidi, le tane, le strutture protettive di vario genere, le dighe dei castori, oppure i vari casi di piante e di altre forme vegetali o batteriche, in grado di modificare anche il regime idrico e trofico dei suoli e persino le concentrazioni dei gas atmosferici.

A questo punto diventa del tutto ovvia e banale la logica implicazione, sulla quale è pertanto inutile soffermarsi, che richiama inevitabilmente le disastrose conseguenze ecologiche tipiche di una costruzione di nicchia umana evidentemente autopoietica e fuori controllo.

Ma questo interessante schema teorico, che riesce a legare insieme in uno stesso modello evolutivo un organismo o una specie con il suo ambiente, può tornarci però utile anche quando vogliamo provare a estendere il discorso e spostarci dalle scienze biologiche alle scienze sociali e persino alla fisica teorica. Per esempio, non si può non notare che la specie umana essendo la specie in assoluto più plasmata dall'evoluzione culturale, che si è prepotentemente sovrapposta a quella biologica, non costruisce soltanto delle nicchie ecologiche e fisiche, ma, analogamente, crea continuamente anche delle nicchie intellettuali, concettuali, comportamentali e sociali.

Ciò significa che se anche siamo tutti d'accordo nel riconoscere che esiste certamente un mondo fisico al di fuori di noi, il problema è che questo mondo non può essere percepito, conosciuto e descritto senza un sistema cognitivo che sia in grado di farlo ². Pertanto, in generale, il mondo come struttura univoca, oggettiva e onnicomprensiva pensata lì, senza una scelta osservazionale, non è oggetto di conoscenza. In un certo senso il mondo, dove tutto è interconnesso e niente si colloca al di fuori di una logica processuale ed evolutiva in cui anche noi stessi siamo "processi che osservano processi", deve essere "costruito"³ prima di essere conosciuto, e questa "costruzione" non può che dipendere dalle scelte possibili e plurali dell'osservatore ⁴.

Ma perchè dicevamo anche la fisica teorica... perchè per esempio la Meccanica Quantistica è abbastanza emblematica in questo senso. Esistono infatti almeno tre forme della teoria che sono equivalenti sotto il profilo formale (Heisemberg, Schrödinger e Dirac), ma che in realtà nascondono approcci, stili e mondi concettuali in realtà molto diversi tra di loro ⁵.

Ciò mostra quindi che in generale anche una teoria fisica, così come un'opera d'arte, non è soltanto un semplice formalismo granitico, asettico e astorico, ma è piuttosto rappresentata dal formalismo insieme alla sua interpretazione, la quale generalmente ne stabilisce anche le potenzialità descrittive e le modalità d'uso.

Lo stesso discorso vale per il dato (dal latino datum, dono, cosa data)... Non esistono dati che parlino da soli, perchè il dato è semplicemente un segnale con cui il mondo in qualche modo ci stimola, ma è spesso di poca utilità se non viene interpretato e rielaborato all'interno di un costrutto teorico o di una strategia conoscitiva che ne faccia acquisire forma e significato.

Quando noi studiamo un sistema complesso siamo costretti necessariamente a semplificarlo, a ridurlo e a isolarlo dal resto di una serie di processi interconnessi, se vogliamo riuscire a costruire dei modelli che possano essere in qualche modo utili a capire il sistema in generale e a cercare di predirne l'evoluzione di massima. Come studiosi e sperimentatori facciamo sempre, quindi, delle scelte più o meno arbitrarie, anche se consapevoli, su quali osservabili prendere in considerazione per costruire poi i nostri modelli e le nostre rappresentazioni ⁶.

Ebbene, da questi semplici ragionamenti possiamo allora dedurre logicamente che il nostro rapporto con il mondo, un po' come accade in un certo senso per le specie costruttrici di nicchia, non è mai neutro, ma piuttosto, in particolare nel nostro caso di specie culturale e intelligente per eccellenza, è sempre carico di teoria, di aspettativa, di background, di pregiudizio, di anticipazione concettuale, tutte manifestazioni espressive di quella ricchezza cognitiva che ci rende unici e così profondamente diversi da una semplice macchina di Turing (computer).

Ma se tutto questo è vero persino per la pratica scientifica, e attenzione perchè ciò non significa allora sposare delle forme ingenue di relativismo o di costruttivismo ⁷, che cosa dire invece del mondo, tipicamente soggettivo per definizione, delle arti e delle scienze sociali?

Perchè è proprio qui, in fondo, che si sviluppa principalmente il gioco complesso delle diverse narrazioni e rappresentazioni del mondo, nel bene e nel male, ed è sempre qui, ancora, che purtroppo prendono forma con estrema facilità, vista la particolare predisposizione sociobiologica umana, anche tutte le ideologie, le illusioni, le credenze, le fantasie, le filosofie, grazie alle quali può essere vero tutto e il contrario di tutto.

Una costellazione di nicchie culturali diversificate e cangianti in cui le soggettive e parziali scelte osservazionali conducono a descrizioni del mondo che, come possiamo facilmente rilevare e sperimentare quotidianamente, possono essere tra di loro anche incommensurabili.

Tutto lascia allora pensare che, a parte il mondo della scienza (quella vera e non la sua caricatura) in cui, per una questione di formazione e di metodo, è almeno diffusa una certa consapevolezza di queste problematiche epistemologiche, e infatti esistono delle procedure operative rigorose che mirano a gestirle, per il resto non è che si potrà fare poi molto.

Anche perchè, probabilmente, l'unica possibilità per tentare di fare avvicinare queste variegate "prospettive culturali", anzichè allontanarle, sarebbe proprio quella di rendere più scientifica l'immagine stessa del mondo e soprattutto la mente dei suoi osservatori, cosa che molti, per varie ragioni a loro volta non prive di venature ideologiche, non sarebbero comunque disposti a fare.



BIBLIOGRAFIA:

1 M. Ferraguti e C. Castellacci, Evoluzione. Modelli e processi, Pearson 2011

2 G.Vitiello, Dissipazione e coscienza, Atque,16, 1997

3 N.Goodman, Vedere e costruire il mondo, Laterza 2008

4 H.Maturana e F.Varela, Autocoscienza e realtà, Cortina 1993

5 L.Krauss, L'uomo dei quanti, Codice 2011

6 I.Licata, Complessità. Un'introduzione semplice, Di Renzo editore 2018

7 M.Galavotti e R.Campaner, Filosofia della scienza, Egea 2018




giovedì 12 maggio 2022

Amo la Chimica -- Non amo le rinnovabili. La campagna contro l'energia pulita continua


Un sito molto artigianale a favore delle rinnovabili -- non è finanziato da nessuno. Ma se vogliamo veramente che l'energia rinnovabile si diffonda, dobbiamo fare molto meglio di così


Ho scoperto recentemente un Web sito intitolato "io amo la chimica" del quale non sto a darvi il link, per non portargli ulteriore traffico.  Sembra un sito informativo "pro bono" e ci sono anche degli articoli interessanti. Ma è anche un sito pro-nucleare e anti-rinnovabili. Ci trovate un articolo che critica pesantemente Armaroli e Balzani, i massimi esperti italiani di energia rinnovabile, dicendo che le rinnovabili, in sostanza, non servono a nulla. C'è anche un articolo pro-inceneritori (anzi, i "termovalorizzatori"), ci sono articoli favorevoli all'energia nucleare e cosette del genere.

Non è che ci sia niente da criticare se una persona che la pensa in un certo modo esprime le sue idee sul Web. Ma non posso fare a meno di notare che questo sito è un lavoro evidentemente professionale. Esiste in almeno quattro versioni: sito Web, Facebook, Instagram, e Twitter (e mi sembra che ci sia anche su YouTube). Su Facebook ha 12.000 followers, su Instagram ne ha 4000. Allora, è facile fare un sito Web artigianale come "Effetto Seneca," che state leggendo, ma tirar su oltre 10000 followers su FB richiede una gestione professionale. Lo stesso per un sito Web professionale che abbia un impatto. Non sono costi trascurabili e qualcuno li deve aver pagati. 

Nulla vieta di pensare che il gestore di "Amo la Chimica" abbia tirato fuori di tasca propria i soldi per questa impresa, o per mezzo di una colletta fra i suoi amici che "amano la chimica." Ma mi sembra più probabile che qualcuno abbia finanziato il sito e la sua gestione per ragioni commerciali. Intendiamoci, anche questa è cosa perfettamente lecita. Se l'industria dei fossili e quella dell'energia nucleare vogliono fare una campagna pubblicitaria per affossare i loro concorrenti principali, le rinnovabili, nulla glie lo impedisce.

Questo tipo di campagna pubblicitaria sta avendo successo, anche perché è fatto in modo intelligente e prende ispirazione da certi concetti cari al movimento ecologista, cercando di presentare le rinnovabili come il vero nemico dell'ambiente. Allora, non ci stupiamo se ci sono rallentamenti e ostilità di ogni sorta contro le rinnovabili. Finché l'industria delle rinnovabili non reagisce con gli stessi metodi, continueremo a dipendere dai combustibili fossili. 

Nel seguito, Luca Pardi (ricercatore CNR) esamina il sito in questione facendo alcune interessanti osservazioni, tipo quella dei "conformisti dell'anticonformismo" che "disegnano un conformismo inesistente, in questo caso l'ecologismo pro-rinnovabili, e si schierano con la conformità esistente: fossili + nucleare, per difendere lo status-quo".  

Ecco qua il pezzo di Luca Pardi


Amo la Chimica -- Non amo le Rinnovabili
di Luca Pardi


(Quelle del sito "Amo la Chimica") sono cose già dette in molte occasioni. In parte sono determinate anche da una presa di coscienza, non negativa, della limitatezza delle geo-risorse, oltre ai combustibili fossili, che è un tema che hai trattato anche tu nei tui libri: "La terra svuotata" (2011) ed "Extracted" (2014). Senza risalire a LTG, il primo specifico allarme sul ciclo di feedback energia- minerali- energia che io ricordo è quello del testo "Quel futur pour le metaux?" (2010) di Bihouix e de Guillebon.

Quello che è venuto dopo è una presa d'atto dell'allarme, a volte usata per dimostrare che le rinnovabili non sono più sostenibili delle altre fonti energetiche e, soprattutto, del nucleare. Il che è evidentemente una forzatura con una base di verità, i limiti delle geo-risorse appunto.

Quello che questa visione non tiene in debito conto sono due aspetti:

1) molti materiali sono riciclabili in modo efficace quasi ad libitum, basta volerlo. Le terre rare utilizzate in una turbina eolica possono essere recuperate facilmente, un po' meno il litio degli accumulatori, ma sicuramente le cose miglioreranno (anche se credo che la Scienza in quanto investigazione del mondo sia ad un punto di stallo, penso che ci sia largo margine per lo sviluppo tecnologico). Se non si fa è per un transiente storico- economico che farà presto a passare. Il vecchio slogan, riparazione- riuso -riciclo non è retorica ecologista, è quanto fanno tutte lo società umane (e non?) quando si trovano a toccare i limiti della propria espansione.

2) Molti materiali sono sostituibili. Non è detto che un motore elettrico debba contenere terre rare, i magneti permanenti esistevano anche prima del neodimio. Non è detto che si debba usare solo rame, anche l'alluminio è un buon conduttore (anche se farci dei fili non è semplice) e così via. Silicio? Non avremo mica il problema del silicio vero?

Il tipo di messaggio di "Io amo la chimica" è tipico di un genere di conformisti dell'anticonformismo. Disegnano un conformismo inesistente, in questo caso l'ecologismo pro-rinnovabili, e si schierano con la conformità esistente: fossili + nucleare, per difendere lo status-quo, facendo la figura dei guerrieri solitari della razionalità scientifica. Di persone di questo tipo nel nostro ambiente accademico ne ho incontrate a centinaia ormai. E hanno sempre dei nuovi allievi.

Un altro discorso del genere si verifica sui temi economici: l'anticonformista-conformista stabilisce che tutto ciò che è pubblico (Lo Stato) è male, poi cerca di convincere che i problemi dipendono dal troppo Stato (dopo oltre tre decenni di smantellamento) per perorare la superiorità del mercato e, soprattutto, la necessità di abbassare le tasse (ai ricchi). Il fondo di verità dipende dal fatto che gli stati tendono ad essere inefficienti e corrotti, burocratici ecc.

Far funzionare bene la cosa pubblica è come far funzionare un sistema energetico sostenibile, ci vuole la volontà politica, e per arrivare a questo esito si devono sconfiggere i nemici, quelli che remano contro. Non credo ci sia una via diversa.

A questo tipo di messaggio non c'è altra via che contrapporre un messaggio razionale e scientifico:

1) I materiali che estraiamo dalla crosta terrestre, al contrario dei fossili, sono riciclabili e il riciclo può, e dovrebbe, essere spinto al limite termodinamico (II principio)

2) I materiali possono essere sostituiti (un argomento che va rubato ai cornucopiani)

3) Le tecnologie hanno ampio margine di miglioramento. Quelle relative alle rinnovabili possono solo migliorare la situazione, quelle legate alle fossili no. Secondo me su questa strada si possono fare concessioni verbali anche al nucleare che secondo me si affossa da solo (ma posso sbagliare).

4) "Amo la vita", più della chimica, perché noi ne siamo parte, l'unica sostenibilità è un rientro all'interno della capacità di carico (che abbiamo ampiamente superato). La transizione energetica deve traghettare l'umanità a questo approdo, quindi le rinnovabili sono sostenibili, come qualsiasi cosa, solo nel quadro di un rientro di popolazione e consumi nell'alveo della sostenibilità. Il resto sono discorsi da accademici.


Luca Pardi



sabato 7 maggio 2022

Il Ritorno di Madonna Povertà: con la storia della "decrescita felice" ci hanno pesantemente imbrogliato.

 


Vi ricordate la storia di Pinocchio? Negli anni, ci è rimasto in mente il naso lungo, la fatina buona, il grillo parlante, e robe del genere. Ma non ci ricordiamo spesso di come il libro di Collodi sia crudele e violento e, soprattutto, della desolazione della povertà estrema del tardo '800. Per esempio, quando si descrive la casa di Geppetto, leggiamo che: 

La casa di Geppetto era una stanzina terrena, che pigliava luce da un sottoscala. La mobilia non poteva essere più semplice: una seggiola cattiva, un letto poco buono e un tavolino tutto rovinato. Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso; ma il fuoco era dipinto, e accanto al fuoco c’era dipinta una pentola che bolliva allegramente e mandava fuori una nuvola di fumo, che pareva fumo davvero.

Insomma, povertà abbietta. Da notare come nell'immagine all'inizio di questo post, dalla versione di Comencini di Pinocchio del 1972, il regista non ha interpretato correttamente la descrizione di Collodi. Nell'immagine, si vede un caminetto, ma non è che Geppetto aveva un caminetto che accendeva di rado, non ce l'aveva proprio! E, d'altra parte, non avrebbe avuto senso dipingere qualunque cosa sulla parete interna di un caminetto, l'immagine si sarebbe subito annerita. Il regista del film di Walt Disney, poi, se ne è proprio fregato. Fin dalla prima scena ci fa vedere un caminetto acceso, pieno di tizzoni ardenti e con una bella scorta di legna. E della povertà di Geppetto, nel film non è rimasto assolutamente niente. 


A parte i dettagli, mi sa che ci stiamo muovendo esattamente verso questo tipo di cose: povertà abbietta. In sostanza, con la storia della "decrescita felice" ci hanno imbrogliato in modo molto pesante. Ci vogliono far fare la fine di Geppetto -- anzi, peggio, perché bene o male Geppetto nel romanzo era riuscito a sopravvivere alle varie peripezie che gli arrivavano addosso. Noi, non è detto che ci riusciremo. 

Vi segnalo il mio recente post sul "Fatto Quotidiano" col suo titolo originale, che poi i titolisti del Fatto mi hanno cassato perché era un po' troppo sovversivo, ma comunque il post è questo


Il Ritorno di Madonna Povertà – Saremo veramente felici quando saremo poveri?




Di Ugo Bardi

Vi ricordate sicuramente di aver studiato, al liceo, la descrizione di Dante nel canto XI del Paradiso delle nozze di Francesco di Assisi con Madonna Povertà. Un matrimonio felice, secondo Dante, ma anche una libera scelta di Francesco e dei suoi seguaci. Per la maggior parte di noi, tuttavia, la “povertà,” nel senso di mancanza dei beni essenziali, non è che sia proprio una scelta che vorremmo fare. Si può certamente ragionare in termini della necessità di una vita più sobria, ovvero senza gli eccessi della società dei consumi, ma mi sa che quello che ci sta arrivando addosso non è una questione di sobrietà. E’ proprio un matrimonio obbligato con la signora Povertà. Un matrimonio che potrebbe non essere per niente felice, anche se è così che molti ce l’hanno presentato.

La situazione è difficile: la crisi in cui ci troviamo non è molto pubblicizzata sui giornali, ma ci siamo dentro fino al collo. Dopo la grande legnata del 2020, quando l’Italia ha perso quasi il 10% del prodotto interno lordo, stiamo faticosamente riguadagnando un po’ di terreno. Ma non siamo ancora tornati ai livelli “pre-Covid” e il bello deve ancora venire. L’aumento – in questo momento è praticamente il raddoppio – dei costi dell’energia, riverbera su tutte le attività economiche. Non è una cosa temporanea che finirà quando finisce la guerra in Ucraina (sperando che finisca presto). E’ una tendenza strutturale che è cominciata prima della guerra e durerà ancora per molto tempo. E non te la cavi semplicemente abbassando il termostato del riscaldamento di casa, come il governo ci ha raccontato. Nemmeno per idea: un privato cittadino può anche decidere di starsene al freddo indossando due paia di calzini di lana, ma non puoi far funzionare dei macchinari industriali usando dei calzini di lana.

La produzione industriale richiede energia e molte attività che potevano dare dei profitti con un certo costo dell’energia non hanno più senso con i costi attuali, molto più alti. Se le industrie italiane non riescono più a produrre a costi competitivi, sono costrette a chiudere. I dipendenti se ne vanno a casa senza stipendio e questo va a impattare su altri settori: trasporti, turismo, commercio, eccetera. Questo succede anche per l’agricoltura, che ha enormi costi energetici per i fertilizzanti, trattori, pesticidi, refrigerazione, imballaggio, trasporti, eccetera. E non diciamo niente di cosa potrebbe succedere se si arrivasse alla disgrazia dell’arresto delle forniture di gas dalla Russia. A quel punto, non è nemmeno più una questione di costi: l’energia manca proprio. Potremmo arrivare ai blackout periodici, alle code davanti ai distributori di benzina, al razionamento dei beni di prima necessità, questo tipo di cose. Sarebbe una decrescita molto, molto rapida e per niente felice.

Senza voler dir male di Madonna Povertà, sicuramente persona di grandi virtù, forse per la maggior parte di noi come fidanzata andrebbe meglio Madonna Energia Rinnovabile. Una donna assai più “elettrizzante” e che ci risolverebbe tanti problemi se mettiamo su casa insieme a lei.


martedì 3 maggio 2022

La società del girasole: un nuovo paradigma per la transizione energetica

 


Non abbiamo molto tempo. Limitare il riscaldamento globale a 1,5°C sembra quasi irraggiungibile poiché il bilancio di carbonio rimanente si sta rapidamente esaurendo. Al contrario, emettiamo sempre più gas serra nell'atmosfera; ogni minuto che passa ci avvicina alla catastrofe climatica.


Di Harald Desing ( riprodotto da Medium )

La finestra d'azione si sta rapidamente riducendo, quindi mi chiedevo: possiamo accelerare la transizione energetica e quindi ridurre i rischi climatici?

Considerando l'energia disponibile come unico fattore limitante, la transizione può essere sorprendentemente veloce, nell'ordine di anni e non di decenni. Tuttavia, l'accumulo di energia è decisivo: più ne vogliamo, più lenta diventa la transizione, perché le attuali tecnologie di accumulo sono energeticamente costose da costruire, come le batterie, o da far funzionare, come i combustibili sintetici. Possiamo affrontare questo dilemma in due modi: o investendo nello sviluppo di nuove tecnologie di accumulo sia a bassa energia incorporata che ad alta efficienza. Ma lo sviluppo tecnologico richiede tempo, che non abbiamo più. Oppure, allineiamo la nostra domanda di energia alla fornitura rinnovabile nel miglior modo possibile, riducendo al minimo la domanda di stoccaggio.

Negli ultimi decenni, ci siamo abituati a usare l'energia ogni volta che lo desideriamo. Ciò mette a repentaglio una rapida transizione, poiché l'abbinamento dei nostri attuali modelli di consumo alla fornitura rinnovabile richiederebbe un'enorme quantità di stoccaggio. Nel dibattito sulla transizione, questo è spesso considerato l'ostacolo chiave per raggiungere un sistema energetico privo di fossili.

In contrasto con le limitazioni biofisiche per salvare un clima ospitale, i nostri modelli di consumo non sono scontati. Possiamo e dobbiamo ripensare fondamentalmente al modo in cui utilizziamo l'energia. Seguendo il corso del sole, proprio come fanno i girasoli, possiamo programmare le nostre attività più energivore intorno a mezzogiorno e in estate, riducendo al minimo la domanda di notte e in inverno.

Un tale cambio di paradigma richiede principalmente una visione diversa; una visione che spezza le catene del sempre più veloce, più alto, più grande, migliore; tenendoci in una spirale futile di distruzione ambientale, angoscia mentale, avidità e competizione. Con più tecnologia, più produzione e lavorando di più, non salveremo il pianeta né creeremo un futuro desiderabile.

Invece, abbiamo bisogno di meno di tutto ciò che è fisico e più di tutto ciò che è umano. Introdurrò qui la visione di una società del girasole, che mira al raggiungimento della stabilità climatica attraverso i seguenti principi:

  • Evita la domanda di energia, evita anche di immagazzinarla: sufficienza negli stili di vita; migliorare l'efficienza energetica per una domanda difficile da spostare, come l'illuminazione notturna.
  • Fornisci tutta l'energia solare fotovoltaico sulla superficie già sigillata di edifici, parcheggi e altre infrastrutture: questo evita la conversione del suolo e non danneggia la fauna; la costruzione di una capacità fotovoltaica di grandi dimensioni comporta costi molto inferiori per l'energia e i materiali e può aiutare a evitare lo stoccaggio attraverso la riduzione.
  • Concentra la domanda di energia intorno alle ore di punta del sole: stimolata da tariffe energetiche orarie che riflettono i reali costi di stoccaggio; passaggio da operazioni continue a batch dei processi industriali; cambiare i modelli di comportamento e concentrare le attività fisiche nelle ore di sole.
  • Utilizza tecnologie che non richiedono stoccaggio: ad esempio, modalità di trasporto connesse alla rete, come treni e filobus, anziché veicoli elettrici a batteria.
  • Sposta la domanda di energia attiva in energia passiva incorporata nei materiali: trasformare le case in case passive; leggere libri, condivisi attraverso le biblioteche, invece di contenuti online la sera.

Poiché tendiamo a percepire il “meno” come sacrificio, sono convinto che qualsiasi visione per un futuro sostenibile debba essere percepita come un vero passo avanti. In contrasto con la narrativa tecno-ottimista prevalente, la visione di una società del girasole può portare a un aumento sostanziale di tutto ciò che conta veramente nella vita: tempo di qualità, cooperazione, comunità, riconoscimento, supporto, amicizia, amore,...

Meno è meglio: ad esempio, vivere in uno spazio piccolo riduce fondamentalmente la domanda di energia per persona. E si ha meno spazio per accumulare cose inutili, riducendo i consumi e tutte le preoccupazioni associate in cambio. Riduce il tempo speso a lavorare per permettersi la propria casa e per mantenerla in buono stato. Semplicemente, c'è più tempo di qualità e capacità mentali disponibili per se stessi, la propria famiglia e la comunità.

La riduzione e lo spostamento della mobilità ha un effetto simile. Viaggiare e muoversi sono essenziali per aprire e arricchire la propria mente, nonché per costruire e interagire nelle comunità. Tuttavia, questo può essere ottenuto molto meglio con i mezzi di trasporto lenti e pubblici: il viaggio è la ricompensa. Incontrare persone che altrimenti non avresti incontrato, vivere la distanza e la natura che altrimenti saresti semplicemente precipitato lascia sicuramente un'esperienza più ricca e diversa del previsto. E inutile dire che non possedere un'auto ti fa risparmiare un sacco di tempo perso per guidare, lavorare per permetterselo, prendersene cura, stare negli ingorghi, cercare parcheggio,... Inoltre, il trasporto pubblico ha un rischi mille volte inferiori che guidare la propria auto. E cosa abbiamo contro il noleggio o la condivisione di un'auto per quelle occasioni in cui ne hai davvero bisogno?

Immagina le città senza auto: che miglioramento della qualità della vita potrebbe essere! Immagina lo spazio pubblico che possiamo recuperare per le nostre comunità: giardinaggio urbano, parchi, parchi giochi, aree sportive, feste all'aperto, mercatini delle pulci, tutto davanti alla nostra porta. Nessun inquinamento atmosferico, nessun inquinamento acustico, nessun incidente stradale: chi può davvero dire che questo sarebbe un passo indietro piuttosto che un enorme balzo in avanti?

Costruire una società del girasole ci consentirà di sbarazzarci dei combustibili fossili nel giro di pochi anni, riducendo le emissioni cumulative di carbonio e di conseguenza i rischi climatici. Libererà ulteriormente la capacità per il prossimo gigantesco compito dopo l'urgente transizione energetica: rimuovere la CO2 in eccesso dall'atmosfera e ripristinare gli ecosistemi.