lunedì 13 agosto 2018

Cosa c'è in fondo alla tana del bianconiglio?

Un post di Michele Migliorino (pubblicato anche su Appello per la Resilienza)


Chi ha il coraggio di guardare "cosa c'è in fondo alla tana del bianconiglio" (cit. da Matrix)?



Chi afferma che "la società potrebbe collassare" si spinge molto in là rispetto a quanto può essere accettato dal senso comune (che è dominato dalla paura); chi afferma che "la società collasserà" senza aver dubbi, si spinge ancora oltre e ha ancora meno speranze di essere ascoltato, perchè viene scambiato o per un cialtrone o per un esaltato, un "millenarista" o altro ancora.

La mia impressione è che nella seconda categoria di collassologi vi siano però molti che, consciamente o meno, tendono a spostare avanti l'asticella. "Si, crollerà tutto (fra 20 anni)" per esempio. In effetti, non è rassicurante sapere di avere ancora degli anni davanti per poter sistemare le cose? 

Non intendo dire che io sono sicuro che sarà presto - come potrei? - ma osservo una diffusa convinzione, umana troppo umana, secondo la quale Demain (come recita un film recente...) saremo in pericolo, mai "oggi".

L'atteggiamento dominante non mira a operare dei cambiamenti concreti nell'esistenza quotidiana, non mette in opera strategie nel presente di adattamento creativo e aumento della resilienza qui e ora. Generalmente si punta sull'informare gli altri; sono in pochi quelli che "fanno" qualcosa, anche perchè non si sa bene cosa fare. Del resto cosa si dovrebbe fare? Costruirsi un bunker? Cominciare ad accumulare riserve di cibo?

In breve il nostro alibi è questo: poichè non si sa quando sarà, come avverrà e che conseguenze avrà - nel frattempo continuo con la mia vita attuale.

Bisogna ammettere che la nostra mente e tutta la nostra essenza - in particolare per noi che siamo occidentali e dunque temiamo la morte più di ogni altra cosa - non può accettare l'idea di un cambiamento troppo grosso. Figuriamoci dell'estinzione della vita umana. In molti lo affermano, ma lo rimandano alla fine del secolo. E' quasi impossibile accettare che il collasso dell'economia potrebbe anche accadere nei prossimi anni o addirittura mesi.

In realtà è proprio questo il tema di cui volevo parlare: collasso economico. Parlare di collasso senza parlare di come l'economia in ultima istanza ne sarà affetta, è parlare di nulla. E' come dire che una casa sta crollando senza sapere dove sono le crepe (il che significa che non si può neanche essere davvero certi che stia crollando, se ne ha solo un sentore).

Come crollerà l'economia? Per Effetto domino - ecco qual è la risposta che otteniamo se vogliamo guardare in fondo alla tana. Fino adesso il dibattito si è focalizzato sul picco del petrolio e sulle dinamiche ad esso inerenti: come varierà la domanda e l'offerta con l'aumentare dei costi di estrazione?

La nostra mente è portata a pensare che vi sarà un lento declino o magari una stagnazione secolare... sebbene "qualcuno" da un pò di tempo ci inviti a pensare che non sarà così. Sto parlando ovviamente dell'Effetto Seneca: il declino sarà molto più rapido della crescita. Ma, ancora, come sarà questo declino?

Si parlava del Grande Rollover che dovrà accadere quando "l'offerta non sarà più in grado di sostenere la domanda" perchè avremo raggiunto il picco massimo della produzione. Bene, ma cosa accadrà esattamente? Qualcuno è in grado di dirlo?

Vorrei parlare di David Korowicz - ancora sconosciuto in Italia - come dell'unico (che io conosca) che è entrato da scienziato nei meccanismi economici specifici che porteranno la società contemporanea alla rovina.

Immagine correlata

Ritengo che Trade-Off: Financial system supply-chain cross contagion - a study in global systemic collapse sia uno dei lavori più illuminanti e importanti che ci siano su questo tema.

 Vi sarà un punto, un Tipping Point (altro testo di Korowicz) superato il quale cominceranno degli effetti a catena? Qui sotto ho riprodotto lo schema di Korowicz traducendo in italiano i riquadri.

Risultati immagini per david korowicz trade off


Korowicz considera il "declino nella produzione di petrolio a buon mercato" come l'innesco di una reazione a catena che porta al crollo dell'economia - un'economia, la nostra totalmente irresiliente vale a dire completamente integrata e interdipendente nelle sue parti. Il grande problema infatti è la mancanza assoluta di Resilienza del sistema economico, concepito com'è allo scopo di centralizzare il potere invece che modulandolo e decentralizzandolo.

Con il declino del petrolio comincia una spirale deflattiva (frecce rosse) di "declino delle attività economiche" fino a che quelli che chiama "keyston-hub", i pilastri-chiave che reggono il super-sistema, escono dal loro equilibrio. Ne elenca 7, di cui il principale è il sistema bancario e monetario che agisce nella nostra società come una infrastruttura invisibile ma che governa tutte le cose.

Tale spirale deflattiva (diminuzione generale dei prezzi) porta a ciò che si chiama feedback positivo o circolo vizioso in cui il primo mutamento genera delle strutture che lo alimentano sempre di più.

Parlando più semplicemente, ciò che ci possiamo aspettare innanzitutto, è che l'effetto del picco della produzione globale di petrolio sarà il fallimento di quelle aziende e corporations che incorporano il prezzo al barile nelle loro merci (per esempio quelle che dipendono dal trasporto su gomma).

Una volta generato il contagio, questo si espanderà sino ad infettare una serie di altri settori che dipendevano dai primi e così via fino alla destabilizzazione di tutti i pilastri su cui si regge la nostra economia (basta pensare alle catene di produzione e distribuzione del cibo). Questa infatti, nella forma che conosciamo, si regge su di un flusso continuo sempre crescente di energia che può essere fornito solo estraendo e raffinando ogni anno una quantità di fossili maggiori del precedente. Questo è ciò che vuole la crescita economica.

graph of world energy consumption by energy source, as explained in the article text

E' fondamentale comprendere che la "fiducia" nella nostra organizzazione sociale basata sul denaro, si basa sulla disponibilità (illimitata) di energia. Quando questa comincia a declinare (e gli economisti non riescono a capirlo) comincia ad influenzare le attività economiche, che entrano in fase di recessione, fino a che, più gravemente, comincia anche a diminuire la domanda di energia e di beni, ed è proprio questo a far precipitare la situazione.

E poi? quando i fallimenti cominciano ad espandersi? E' probabile che ci potremo aspettare fenomeni di bank-run, corsa agli sportelli, ognuno a ritirare in fretta i propri risparmi, così aggravando ancora di più la crisi e accelerando il circolo vizioso. Se questo processo si spingerà fino alle ultime conseguenze - e non sembrano affatto esserci vie di mezzo dato che non vi è resilienza del sistema, non c'è una sorta di generatore ausiliario che si possa accendere per fare andare ancora il sistema - dobbiamo aspettarci l'annullamento del valore del denaro. Il denaro non avrà più valore: ecco il grande problema. Da qui le immani conseguenze del collasso. 




venerdì 10 agosto 2018

Le Regole del Blog di Cassandra




Allora, mi sa che i commenti a questo blog abbiano preso una certa china che non va per niente bene. Capisco che siamo tutti stressati, che abbiamo bisogno di sfogarci ogni tanto, che le cose sono difficili. Bene, però mi sembra il caso di non peggiorare, quantomeno.

Fino ad oggi, mi sono limitato a eliminare lo spam e anche i commenti esplicitamente offensivi. Ora, mi sembra il caso di intervenire in modo un tantino più - diciamo - "pro-attivo." Ovvero, da ora in poi, non saranno passati i seguenti commenti (se non nel caso siano selezionati come cattivi esempi da additare al generale ludibrio).

1. Commenti gratuitamente offensivi nei riguardi di altri commentatori o persone comunque identificate o identificabili.

2. Commenti ripetitivi, insistenti, rognosi, polemici e batti e ribatti, e ho ragione io, ed è perchè ho ragione io, e com'è che non ve ne accorgete?

5. Commenti razzisti, biologicamente, culturalmente, o ideologicamente che siano.

4. Commenti complottisti vari, in particolare saranno eliminati con una certa soddisfazione tutti quelli che parlano di complotti catto-comunisti per sostituire la popolazione europea con più controllabili masse islamiche, come pure quelli che parlano di un complotto delle elite o della chiesa cattolica e del papa per nascondere il problema della sovrappopolazione.

5. In compenso, si accettano volentieri i commenti dei Troll Russi, casomai arrivassero. Si accettano anche poemi in endecasillabi e rime baciate, haiku in stile giapponese, e messaggi da pianeti alieni.
 

Ah.... non saranno passate nemmeno lamentele a proposito delle regole di cui sopra. 


sabato 4 agosto 2018

Perché, in pochi anni, nessuno parlerà più di cambiamento climatico

Nota: questo testo è tradotto usando "google-translate" per cui risulta un po' legnoso, anche se comprensibile.

Nel libro " I volenterosi carnefici di Hitler " (1996) di Daniel Goldhagen sostiene che i tedeschi non potevano non sapere che il loro governo stava sterminando gli ebrei e altri gruppi etnici. Ma è anche possibile che la maggior parte dei tedeschi siano stati tratti in inganno dalla tecnica di "inganno per omissione" giocato su di loro. Si tratta di una potente tecnologia di gestione della percezione che il governo Trump ha iniziato a utilizzare in settori quali il cambiamento climatico. E sembra funzionare.

di Ugo Bardi (da "Cassandra's Legacy")

Immaginatevi di essere un cittadino tedesco che vive nei primi anni 1940. Potevate sapere che il governo tedesco era impegnato nello sterminio di milioni di ebrei e di altri gruppi etnici? La questione è controversa: un'interpretazione è che i tedeschi non potevano non essere a conoscenza di quello che stava succedendo. Ma, è anche vero che lo sterminio è stato mai menzionato dai media tedeschi. I cittadini tedeschi comuni avrebbero potuto essere consapevoli del fatto che gli ebrei venivano maltrattati, ma non avevano modo di sapere l' entità di quello che stava succedendo. Nella cacofonia di notizie sulla guerra in corso, la questione degli ebrei non è mai diventata qualcosa di veramente importante. Qualcosa di simile è accaduto in Italia con la sconfitta dell'esercito italiano in Russia nel 1943. Il disastro non è stato mai menzionato nei media e non ha giocato un ruolo nella percezione pubblica di quello che stava succedendo.

Le tecniche di propaganda usate in Germania e in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale erano ancora primitive, ma erano comunque efficaci nel campo che chiamiamo oggi "gestione della percezione". La tecnica di negare informazioni si chiama "inganno per omissione". Una buona descrizione è riportata da Carlo Kopp .
Un prerequisito per Deception per omissione è che la vittima abbia scarsa conoscenza a priori o nessuna conoscenza a priori o di comprensione di ciò che l'attaccante sta presentando come un'immagine della realtà. Un'errata percezione della realtà favorevole per l'attaccante può essere impiantata se la vittima può essere indotta a formare un quadro della realtà basata solo su ciò che l'attaccante presenta. ..  L'inganno per  omissione è una tecnica molto popolare nel marketing di un prodotto commerciale e marketing politico in quanto permette attacchi senza ricorrere a rendere dichiarazioni mendaci dimostrabilmente. .. L'inganno per omissione ha spesso successo a causa di pigrizia o incompetenza da parte di una popolazione vittima.
Kopp rileva inoltre come l'inganno per omissione è spesso accoppiato con altri due tecniche note come "inganno per saturazione" (saturano il bersaglio con informazioni irrilevanti) e "inganno da Spin" (presentazione di informazioni corrette, ma favorevoli ad un'interpretazione specifica) .

Ora vediamo come la tecnica funziona nel nostro tempo. Iniziamo con un esempio: sicuramente saprete che il governo americano è impegnato in un programma di "omicidi mirati" Le operazioni vengono eseguite principalmente utilizzando droni assassini. Quante persone vengono uccise? I dati parlano di centinaia - al massimo migliaia - di vittime all'anno, ma sono dati accurati? Provengono da fonti che già ci hanno palesemente truffati e non abbiamo fonti indipendenti. Attenzione, non sto dicendo che le vittime potrebbero essere milioni di persone, come lo erano in Germania durante la seconda guerra mondiale. E' solo che non abbiamo idea. Sappiamo che un certo numero di persone vengono uccise, ma non sappiamo quanti e, a causa dello tsunami delle notizie che riceviamo ogni giorno, tendiamo a pensare che questo è solo un problema marginale.

La cosa interessante, qui, è come il pubblico percepisce le guerre dei droni. qui ci sono alcuni risultati di Google Trends.

Vedete come l'interesse del pubblico, misurato in termini di ricerche sul Web, ha raggiunto il picco intorno al 2013, per declinare dopo. Non ci sono prove che il numero di attacchi di droni sia diminuito, al contrario, ci sono suggerimenti che sono aumentati sotto l'amministrazione Trump. Così, un'interpretazione ragionevole è che l'interesse è in declino perché i media menzionano gli omicidi mirati meno frequentemente.

Non v'è alcun modo semplice per misurare la copertura stampa di un evento o di una serie di eventi specifici, ma possiamo usare le tendenze di Google per una misurazione indiretta. Ecco lo stesso termine, "Drone kills" in termini di click nella sezione "News" del motore di ricerca Google.



Possiamo ragionevolmente supporre che ogni picco nel grafico è causato da notizie apparse sui media che, a loro volta, hanno fatto si che la gente ne cercasse ancora. Così, sembra che i media siano diventati molto silenziosi, ultimamente, sugli omicidi mirati. Ancora, notate che non sto dicendo che il governo degli Stati Uniti controlla i mezzi di comunicazione nello stesso modo come il governo nazista lo faceva durante la seconda guerra mondiale. Ma il governo degli Stati Uniti può controllare la fonte della notizia. Se il governo non fornisce notizie su qualcosa (o fornisce solo notizie scarse) poi i giornalisti hanno poco da mostrare al pubblico. Se il soggetto non appare spesso sui media, il pubblico perde interesse in essa. E se il pubblico perde interesse in qualcosa, i giornalisti sono ancora meno motivati ​​a scrivere su di esso. Si tratta di un ciclo di feedback:

Vediamo ora come lo stesso meccanismo potrebbe essere al lavoro nel caso del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. Prima di tutto, ecco alcuni risultati di Google Trends.

Qui, non vediamo lo stesso evidente calo di interesse che abbiamo visto per il caso di "drone kills," ma sembra ragionevole dire che c'è stato un calo rilevabile durante lo scorso anno o giù di lì (si noti che il picco del 2017 corrisponde all'annuncio di Trump che gli Stati Uniti si sarebbero ritirati dal trattato di Parigi del clima). Questa interpretazione può essere confermata dal più recente sondaggio Gallup. Anche in questo caso, la tendenza al calo è ancora incerta, ma sembra di esserci. Nel mese di marzo 2018, gli americani erano meno convinti che il cambiamento climatico è una minaccia di quanto non fossero nel 2017.


Altri dati del sondaggio stesso indicare che il cambiamento è principalmente causato da una diminuzione del numero di persone "interessate", mentre la frazione di scettici e disinteressati rimane circa la stessa.

Allora, che cosa sta succedendo? La spiegazione più probabile è che è il risultato della gestione Trump di tecniche di inganno per omissione. Non v'è dubbio che Trump sta imbavagliando gli scienziati e le agenzie scientifiche sono forzate a tacere: Trump stesso ha taciuto sui cambiamenti climatici, nonostante i suoi molti tweets. Da nessuna parte, la strategia dell'amministrazione è più chiara che con la storia della "squadra blu/squadra rossa," il dibattito sul clima proposto dal ex amministratore dell'EPA, Scott Pruitt. L'idea è stata subito bocciata dall'amministrazione, correttamente se vista nel quadro di una strategia di inganno da omissione. Se ci fosse stato un tale dibattito, non importa quale parte avrebbe potuto dare l'impressione di essere nel giusto, il pubblico avrebbe percepito il cambiamento climatico come una questione importante.

Ora, naturalmente, quando si parla di queste cose uno rischia sempre di essere bollato come un cospirazionista e ignorato. Ma non dobbiamo pensare che alcune persone si siano riunite in una stanza segreta per pianificare cose oscure e terribili contro di noi. E' solo che ignorare i cambiamenti climatici è nell'interesse di diversi settori della società. Le élite attuali o non credono che il cambiamento climatico sia un problema serio o, se lo credono, hanno deciso che la loro migliore strategia è di lavorare per salvare se stessi, lasciando che il resto di noi muoia di fame, affoghi, o bruci (io lo chiamo l' effetto di Kiribati). Poi, per molte lobby industriali, agire contro i cambiamenti climatici significa perdere denaro. In tutti i casi, la strategia logica per loro è quella di ignorare il problema - almeno in pubblico. E il governo americano sta semplicemente utilizzando tecniche che sa usare e che ha usato in passato.

Non è nemmeno così difficile da ingannare il pubblico sui cambiamenti climatici. Siamo tutti sottoposti alla  "fatica da catastrofe" e la maggior parte delle persone non sono in grado di mantenere la loro attenzione su qualcosa che cambia lentamente nel corso degli anni. E siamo tutti sensibili all'inganno per omissione. Il risultato dell'azione combinata del governo e di questo atteggiamento comune è un "feedback killer palpabile" per tutte le novità per quanto riguarda il cambiamento climatico. Odio citare il blog abominevole di Anthony Watts, ma ha correttamente osservato la tendenza. E anche il blog anti-scienza di Watts è stato colpito dagli effetti dell'inganno per omissione! Si tratta di un rullo compressore di propaganda che spreme via dal dibattito tutto ciò che si occupa di cambiamenti climatici.

Così, è possible che stiamo vedendo un cambiamento epocale nella percezione pubblica dei cambiamenti climatici. La fine del mondo diventerà una notizia vecchia, come osservato da David Wallace-West. Qualche speranza di evitarlo? Non è facile: è una battaglia quasi impossibile da combattere contro le forze combinate del governo, le lobby industriali, e di apatia del pubblico. Per lo meno, dobbiamo renderci conto che c'è il rischio serio di perderla. Ovvro, potremmo essere di fronte un futuro in cui il concetto stesso di "scienza del clima" diventerà lo zimbello di tutti (vi ricordate quello che è successo a " I limiti dello sviluppo "?). Sarà un epocale sconfitta per la scienza .

Certo, la negazione del cambiamento climatico sta avvenendo in un contesto di aumento delle temperature e dei disastri climatici associati - eventi che sembrano essere difficili da ignorare. Ma, in pratica, vengono ignorati. Di cosa avremmo bisogno per spingere le persone fuori dalla loro apatia? Incendi giganti? Li stiamo avendo. Ondate di caldo cocente? Eccoli qua. La siccità? Certo  Nessuno di questi eventi sta avendo un impatto significativo sulle opinioni del pubblico sul clima. Immaginiamo che, in pochi anni, potessimo vedere l'Oceano Artico privo di ghiaccio in estate. Potete immaginare la reazione? Ho-hum, sì, l'Oceano Artico era libero da milioni di ghiaccio di anni fa. Il clima cambia sempre, non lo sapevi?

Stiamo giocando, a quanto pare, con una versione stile giorno del giudizio della storia di Riccioli d'oro e dei tre orsi. Una catastrofe climatica che è troppo piccola non avrà alcun effetto sulle opinioni della gente, ma se è troppo grande sarà tardi per evitare un disastroso Dirupo di Seneca per l'intera civiltà umana. Avremmo bisogno di una catastrofe di dimensioni "giuste"- ma è quantomeno improbabile che il clima della Terra ce la fornirà gentilmente.

Per lo meno, dovremmo riconoscere che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato in termini di gestione della percezione pubblica dei cambiamenti climatici. E a questo punto, abbiamo bisogno di una sorta di "piano B".  Suggerimenti?




Nota aggiunta dopo la pubblicazione: chiaramente, io non sono l'unico a notare questa tendenza al ribasso (le uniche persone totalmente che sembrano totalmente mancare il punto sono i pomposi scienziati del clima). Due esempi "Il cambiamento climatico è il suo corso" di Tyler Durden, citando Steven Hayward (h / t Peter Speight)   " il cambiamento climatico non è la principael preoccupazione"- Ancora una volta il solito blog abominevole, ma non sono stupidi.

martedì 31 luglio 2018

Sempre Meglio Topolino del Tavor! Specismo e antispecismo in un commento di Elena Corna



Conosciamo Elena Corna per i suoi dissacranti e divertenti racconti che trattano di ambiente e futurologia. Sappiamo anche che è una grande esperta di fumetti, in particolare di quelli della serie dei "paperi" di Walt Disney. Qui, commenta su un recente post di Bruno Sebastiani che ha ricevuto pesanti critiche nei commenti da alcuni lettori che non hanno digerito la comparazione che fa Sebastiani fra l'umanità e un ammasso tumorale. Elena conclude con le immortali parole: "chi ha sempre letto i fumetti Disney difficilmente diventa specista!!" (meglio ancora:
"sempre meglio Topolino del Tavor!"
)


Il testo di Sebastiani è interessante anche se contiene qualche imprecisione. Allora, perchè tanto accanimento nei commenti al post? Non è da decine di migliaia di anni che l’uomo si ritiene superiore agli altri. Nella cultura pagana era OVVIO che non c’era nessuna alterità ontologica fra l’uomo e gli altri animali. Sembra strano a guardarlo dalla prospettiva di oggi, permeata di cultura cristiana che ha molto insistito su questa alterità, per cui l’uomo è qualcosa di radicalmente diverso dagli altri animali, essendo l’unico essere morale.

La cosa è ribadita nell’ultima enciclica del papa Laudato si’, al punto 81. La frattura, come da anni dimostra il prof. Gino Ditadi, è avvenuta con la Bibbia. Vedi Genesi I,28: "siate fecondi e moltiplicatevi e abbiate dominio su tutti i pesci e sui volativi e su ogni altra fiera che strisci sulla terra.” Genesi 9: Dio benedisse Noè e gli disse: Moltiplicatevi e riempite la terra. Il timore di voi e il terrore di voi sia in tutte le fiere e in tutto il bestiame e in tutti i volatili del cielo. I pesci del mare e tutto ciò che striscia sulla terra è messo in vostro potere.

Circa la cultura pagana non ci sono dubbi, ho tante di quelle fonti da riempire un furgone, ma insomma queste sono imprecisioni di poco conto. E nemmeno mi pare in tema tutta la dissertazione su cosa sia la coscienza, questione tutt’altro che risolta e su cui il lettore che commenta non appare nemmeno aggiornato (almeno sembra, cita Damasio e non Gazzaniga…né la dichiarazione di Cambridge). Comunque. Il succo è la metafora dell’uomo come cancro. Evidentemente Sebastiani ha ferito l’orgoglio di qualcuno…che quindi lo taccia di antiumanesimo, invocando la Storia e “i fatti”. Quali fatti?

Lasciando perdere la superficialità della considerazione „Chi predica la decrescita o l'anti-umanesimo non si butta dalla finestra un secondo dopo avere espresso il concetto, come dovrebbe fare. Sta li e aspetta che siano gli altri a buttarsi oppure, idealmente, che siano buttati da qualche "polizia" istituita ad hoc.“

La decrescita non richiede il suicidio!!

Il punto è solo se si accetta la visione della Terra come organismo e dell’uomo come cellula di esso. Se non la si accetta è inutile ogni considerazione. Se la si accetta, allora non c’è niente di strampalato.

Che l’impatto dell’agire umano sia pesantissimo per il pianeta è sotto gli occhi di tutti. Che sia in atto la sesta estinzione di massa è un fatto. Che di questa estinzione siamo responsabili noi umani è indiscutibile. Si sta seriamente discutendo di chiamare quest’era “antropocene” come dicitura ufficiale!

Non si tratta di concludere, come dice il lettore irritato, “che l’uomo è una schifezza”, ma semplicemente che si sta comportando come una cellula impazzita, che sta tagliando il ramo su cui sta seduta.

Oltretutto non è un’idea nuova, diciamo che viene spontaneo vederla così, basta guardarsi attorno… infatti a me è venuto da scrivere un racconto intitolato “La guarigione”, proprio perché mi veniva da pensare che noi siamo la malattia ergo sarebbe una guarigione per la Terra liberarsi di noi.

Dicevo, non è affatto un’idea nuova. Cito una frase di Guido Dalla Casa, da L’errore antropocentrico:

"Se non usciamo dall’errore antropocentrico, se continuiamo a pensare che tutto sia in funzione dell’uomo, ogni tentativo di salvare la Terra è destinato a fallire. Va perseguito il benessere dell’ecosistema, perché se si continua a perseguire il benessere dell’uomo senza tenere conto della Totalità., ci comportiamo come cellule patologiche di un organismo. La visione ideologica che ci fa credere UNICI fra tutti gli altri viventi del pianeta è solo un delirio di grandezza” (Guido Dalla Casa, ingegnere, filosofo e docente di ecologia interculturale).

L’idea delle cellule patologiche quindi è piuttosto immediata. In Gli otto peccati capitali della nostra civiltà (1972) lo diceva già Konrad Lorenz!

La cellula neoplastica si distingue da quella normale principalmente per aver perduto l’informazione genetica necessaria a fare di essa un membro utile alla comunità di interessi rappresentata dal corpo. Essa si comporta perciò come una giovane cellula embrionale: è priva di strutture specifiche e si riproduce senza ritegno, infiltrandosi nei tessuti ancora sani e distruggendoli. Tra l’immagine della periferia urbana e quella del tumore esistono evidenti analigie, in entrambi i casi vi era uno spazio sano in cui erano state realizzate una molteplicità si strutture diverse anche se sottilmente differenziate fra loro e complementari, in cui l’equilibrio poggiava su un bagaglio di informazioni raccolte nel corso di un lungo sviluppo storico, laddove nelle zone devastate dal tumore o dalla tecnologia moderna il quadro è dominato da un esiguo numero di strutture estremamente semplificate. Il panorama istologico delle cellule cancerogene, uniformi e poco strutturate, presenta una somiglianza disperante con la veduta aerea di un sobborgo moderno…” (pp. 38-39 dell’edizione Adelphi).

E per finire, sostengo che chi ha sempre letto i fumetti Disney difficilmente diventa specista!! E comunque, sempre meglio Topolino del Tavor!

giovedì 26 luglio 2018

Tecnosfera e Biosfera





Tecnosfera e Biosfera (da "Apocalottimismo")
by Jacopo Simonetta | Apr 20, 2018 |


L’impatto della nostra specie sul Pianeta non è certo un argomento nuovo, ma raramente viene trattato in maniera quantitativa per l’ottima ragione che disponiamo solo di stime e non di misure; spesso anche di stime molto approssimative. Un fatto inevitabile, vista la materia in argomento. Tuttavia, se confrontiamo valutazioni fatte con metodi diversi e con dati di base diversi, spesso arriviamo a cifre dello stesso ordine di grandezza. E per l’appunto l’ordine di grandezza è quello che qui interessa.

Prima di andare avanti, precisiamo che userò alcuni termini in modo discorsivo e non rigorosamente scientifico, allo scopo di essere più comprensibile da chi non ha pratica con il gergo ecologico. I puristi, spero, mi perdoneranno.

Biosfera selvatica.

Definizione scientificamente discutibile. Qui la uso per indicare l’insieme di tutte le forme di vita non direttamente dipendenti dall’uomo, più i suoli terrestri di ambienti non drasticamente modificati dall’agricoltura o da altre attività umane. Sostanzialmente quindi, i suoli dei boschi spontanei (anche se sfruttati) e delle praterie naturali.

Dunque uno strato a cavallo fra atmosfera, litosfera e idrosfera in cui si trovano gli organismi viventi in ecosistemi semi-naturali (ecosistemi “naturali” in senso stretto non esistono praticamente più). II suo spessore varia molto a seconda delle zone, ma considerando che almeno dei batteri sono presenti su tutta la superficie terrestre, in tutte le acque e nella troposfera, possiamo considerare che il suo spessore oscilli fa i 10 ed i 20 Km.

Tuttavia, in terra ferma, la quasi totalità della massa vivente è spalmata su uno stato variabile da alcuni metri a pochi centimetri o anche meno, mentre nei mari è concentrata nei primi 2-300 m di profondità. Sopra e sotto, la densità di organismi viventi cala precipitosamente. Considerando che il raggio medio terrestre è di circa 6.370 chilometri, possiamo ben dire che la Biosfera è una sorta di “pelle” vivente della Terra: quella che rende il nostro pianeta completamente diverso da tutti gli altri conosciuti e che ci consente di esistere.

Se qualcuno vuole avere un’idea di come sarebbe il nostro Pianeta senza questa pelle, dia un’occhiata ai paesaggi di Marte, pensando di abitarci e di doverne cavare di che vivere.

Quanto pesa la parte selvatica della biosfera? Nessuno lo sa, ci sono molti studi, ma nessuno veramente soddisfacente, tanto che la NASA ha in programma di mettere in orbita un satellite apposta per rispondere a questa domanda.

Confrontando le diverse ipotesi, si arriva a stimare l’insieme di tutte le forme di vita presenti sulla Terra, compresi i batteri, in circa 4 teratonnellate (4×10^12 tonnellate, ossia quattromila miliardi di tonnellate) di carbonio organico che possiamo valutare, molto, molto approssimativamente in 12-15 teratonnellate (12-15x 10^12 t) di organismi viventi (al carbonio è necessario aggiungere il peso degli altri gli altri elementi e dell’acqua). Nota bene, si tratta della stima massima, quella minima è circa 1/4 di questo.

La quasi totalità di questa massa è composta dagli alberi, seguiti dai funghi e, a distanza, dai lombrichi e dagli insetti. Mammiferi, uccelli e tutto ciò che di solito osserviamo con grande interesse sono fondamentali per gli equilibri interni degli ecosistemi, ma sono quantitativamente insignificanti.

In mare, la quantità di vita è molto minore che sulla terra, meno del 5% del totale. Si stima che tutti i pesci insieme siano meno di 2 miliardi di tonnellate, i cianobatteri un miliardo ed il krill un altro miliardo. Al contrario che sulla terra, in acqua le piante costituiscono una massa molto minore di quella degli animali e l’equilibrio è mantenuto dall’elevatissimo tasso di accrescimento e riproduzione delle alghe. Un fatto questo che rende gli ambienti acquatici complessivamente molto meno resilienti di quelli terrestri.

Sia in acqua che sulla terra, i batteri sono la classe più importante in assoluto come numero di organismi, ma non in peso a causa delle loro minime dimensioni.

Tornando ai numeri, abbiamo detto che la Biosfera comprende anche i suoli: dunque quanto pesano i suoli selvatici?. Non conosco stime in proposito, ma un’idea ce la possiamo fare per differenza. (Zalasiewicz e altri 2017) stimano la parte totalmente antropizzata della superficie terrestre in circa 82 milioni di Kmq, pari a poco più della metà della superficie delle terre emerse (vale a dire praticamente tutte le pianure e le colline); per una massa di circa 10 teratonnellate (v seguito). Se il loro calcolo è approssimativamente corretto, direi che possiamo prudenzialmente stimare la massa globale dei suoli naturali e semi-naturali superstiti in circa 12-15 teratonnellate. Tenuto conto del fatto che i suoli naturali sono solitamente più profondi e ricchi di vita di quelli antropizzati, ma anche del fatto che quelli superstiti sono quasi esclusivamente in montagna, dove l’erosione è comunque forte. Quindi, approssimando per eccesso per comprendere anche le poche vestigia di ambienti di acqua dolce, che contengono altissime concentrazioni di biomassa e di biodiversità, possiamo stimare la biosfera selvatica in circa 25-30 teratonnellate. (25-30 mila miliardi di tonnellate).

Un dato che non sappiamo quanto sia affidabile, ma che sappiamo per certo essere in rapido calo, specialmente a causa del disboscamento e dell’erosione; ma anche per la pesca industriale. Nel 2013, Vaclav Smil (Harvesting Biosphere 2013) , confrontando vari autori, concluse che la biomassa terrestre sia diminuita del 30% circa durante gli ultimi 250 anni di forsennata crescita economica e demografica umana.

Noi + i nostri simbionti.

Qui considereremo la massa totale di umani viventi, più l’insieme delle specie domestiche, animali e vegetali. A rigore, bisognerebbe considerare anche lieviti e batteri nostri simbionti, ma non ho trovato dati in proposito.

Considerare noi stessi insieme alle altre specie che popolano le campagne è giustificato dal fatto che, senza queste piante e questi animali, non esisterebbero civiltà e l’uomo sarebbe rimasto un raro e strano scimmione. D’altra parte, senza di noi, le razze domestiche non sarebbero mai esistite; tanto che si estinguono nonappena smettiamo di servircene.

Dunque, se la massa di materia vivente sta complessivamente diminuendo, non tutte le specie stanno facendo altrettanto. In particolare, Homo sapiens è tuttora in una fase di crescita estremamente rapida. Per essere chiari, nel 2000 Smil valutava la massa umana in 300 milioni di tonnellate; lo stesso calcolo fatto sui dati demografici del 2017 ci da poco meno di 400 milioni di tonnellate (4×10^8). Dunque, se consideriamo solo i mammiferi, troviamo che noi umani da soli siamo circa il decuplo di tutti i mammiferi terrestri selvatici messi insieme, topi ed elefanti compresi. Significa che circolano 10kg di carne umana ogni singolo chilo di carne mammaliana selvatica.

Ma, come abbiamo detto, alla massa di noi stessi dobbiamo aggiungere quella delle specie nostre simbionti: dunque vacche, pecore, cavalli, maiali, eccetera. Una stima del 2015 valutava l’insieme del nostro bestiame in circa 1500 milioni di tonnellate (cioè altri 15×10^8 t). Se confrontiamo questa cifra con la biomassa totale, troviamo che ne rappresenta solamente lo 0,0005 %, ma se consideriamo solo i mammiferi (sia noi che la quasi totalità del nostro bestiame siamo mammiferi) troviamo che, invece, rappresentiamo il 98% del totale (v. immagine di apertura). Mille anni fa probabilmente le proporzioni erano inverse, con gli animali selvatici che erano l’80-90% dei mammiferi terrestri, mentre solo cinquanta anni fa erano ancora il 20% circa (Smil 2013).

Ma andiamo avanti: abbiamo detto che dobbiamo considerare anche i suoli e le piante agricole, senza i quali né noi, né il nostro bestiame esisteremmo. Secondo i già citati autori (Zalasiewicz e altri 2017) questi assommano a circa 17,5 teratonnellate (17,5x 10^12 t), cui dobbiamo aggiungere i 400 milioni di tonnellate di carne umana ed i 1500 milioni di tonnellate di bestiame per arrivare, come ordine di grandezza, intorno alle 18 teratollellate.

Ossia circa i 2/3 della biosfera selvatica!

Significa che per ogni 3 chili di vita selvatica ce ne sono 2 di vita domestica.
Non è facile capire le implicazioni di questa situazione, ma ancora non è tutto.

Tecnosfera.

Da un punto di vista ecologico, considerare l’uomo separatamente dai suoi manufatti non ha senso alcuno. Sarebbe come considerare i gatti facendo astrazione dalle loro unghie e denti. La tecnologia fa parte integrante di noi, fin dalla scoperta del fuoco, quando ancora la nostra specie non esisteva nemmeno. Anzi, possiamo star certi che senza tecnologia la nostra specie non sarebbe neppure mai esistita.

Dunque per valutare quanto veramente pesiamo sul Pianeta non basta considerare i nostri corpi, il nostro bestiame ed i nostri campi. Dobbiamo considerare anche l’insieme di tutti i manufatti che costituiscono l’infrastruttura ed i prodotti della nostra economia, senza i quali non saremmo quasi 400 milioni di tonnellate. Cioè dobbiamo prendere in conto quella che viene definita Tecnosfera.

Sommando costruzioni di ogni genere, macchine, oggetti vari e discariche si arriva a qualcosa come 18 Teratonnellate (18×10^12 t), vale a dire che ci sono oggi sulla terra più chili di costruzioni, macchine e discariche che chili di materia vivente (alberi, alghe, insetti e batteri compresi).

Per la precisione, si dovrebbero considerare come parte della tecnosfera anche le colture, i suoli agricoli eccetera, ma qui non li prendiamo in conto perché già valutati (v. sopra).

Tiriamo le somme

A rigore, noi stessi, i nostri manufatti e gli ambienti totalmente artificiali in cui viviamo costituiamo un unico sistema altamente integrato. Dunque, riassumiamo:

Biomassa umana 4×10^8 t

Bestiame 15×10^8 t

Suoli e piante 17,5x 10^12 t

Manufatti e discariche 18×10^12 t

Totale indicativo 36x10^12 t

Significa che per far vivere qualcosa come 400 milioni di tonnellate di carne umana, sono necessarie quasi 40.000 miliardi di tonnellate di strutture di supporto (comprese piante ed animali domestici). Ossia qualcosa come 4.000 tonnellate di cemento, metallo, plastica, piante ed animali domestici per ognuno di noi (bambini compresi). Molto indicativamente, si capisce.

Ma torniamo all’inizio e ricordiamoci che la Biosfera selvatica ammonta a forse 25-30 teratonnellate, secondo una stima ottimistica. Vuol dire che noi soli occupiamo oggi uno spazio ecologico maggiore di tutte le forme di vita e di tutti gli ecosistemi selvatici superstiti messi insieme. Probabilmente il 20-30% di più di tutto il resto messo insieme.

Significa che ecosistemi propriamente “naturali” non esistono più, come non esistono più i biomi, cioè i grandi sistemi ecologici in cui si articolava la Biosfera. Significa che tutti i cicli bio-geo-chimici sono stati pesantemente ed irreversibilmente alterati; cioè sono cambiati la struttura ed i flussi di materia ed energia che danno forma e sostanza alla “pelle vivente del pianeta” di cui si diceva all’inizio.

Continuare a pensare al nostro Pianeta come uno spazio naturale all’interno del quale si svolgono delle attività umane è come dire che il Generale Grievous è umano perché ha alcuni organi umani impiantati all’interno di una macchina.

Di fronte a dati di questo genere, molti parlano con orgoglio di un ‘era in cui le forze brute della natura sono state finalmente piegate alla volontà ed al genio di un’umanità lanciata verso sempre più grandi conquiste. Alcuni vedono in questo addirittura il compimento della volontà divina espressa nella Genesi (testo parimenti fondativo per tutte le chiese e le sette ebraiche, cristiane e mussulmane).

Un sentimento molto radicato e diffuso, che traspare spessissimo anche quando viene abbigliato con discorsi apparentemente scientifici; oppure quando alcuni capi religiosi tentano in qualche modo di mitigarlo.

Io credo che una persona religiosa potrebbe invece considerare questo atteggiamento come il cacumine della Hybris. Vale a dire un atto di superbia tale da scatenare l’ira di Dio (o degli Dei, a scelta).

Vedremo chi ha ragione, basta aspettare.



Per approfondire e divagare: Picco per Capre.


domenica 15 luglio 2018

I Paperi e l'Ambiente - Come i Fumetti Riflettono la Nostra Visione del Mondo




I fumetti sono una infinita sorgente di interesse per come riflettono la nostra visione del mondo. Qui, Elena Corna ci racconta di una striscia dedicata all'inquinamento dell'acqua che uscì nel 1972 - non si può dire che i paperi di Walt Disney non fossero all'avanguardia in tante cose. Qui sopra, una delle mezze tavole proposte dal Carl Barks, con i paperini che si buttano nel lago indossando tute e maschere antigas. Fonte: Luca Boschi, Quante storie per un lago!, in La grande dinastia dei paperi, Corriere della Sera 45. Grazie anche a Franco Bagnoli per la segnalazione.



Di Elena Corna


La storia Be leery of lake Eerie (questo il titolo originale) si deve a Carl Barks, l’Uomo dei paperi, ed esce nel 1972; approda in Italia nel 1973 con il titolo Le Giovani Marmotte e il drago di Baicalà (dal nome del lago russo Bajkal). Successivamente, data la fama raggiunta da Barks e gli studi sul suo lavoro, vengono “riscoperti” gli storyboard originali.

Fu Luca Boschi a proporre di dare visibilità alla versione immaginata da Barks, che esce quindi nel 1992 ridisegnata da Giovan Battista Carpi e ritradotta dallo stesso Luca Boschi, che recuperano la sceneggiatura originaria (ricevendo l’apprezzamento di Barks) e anche la paronomasia del titolo. Be leery of lake Eerie significa infatti “Sta attento al lago fosco (o “raccapricciante”) e, pur non potendo mantenere l’allusione all’inquinamento del lago, il nuovo titolo Sta’ in guardia dal lago di Guarda mantiene il gioco di parole. L’aspetto più interessante è che la storia riprende il finale voluto da Barks, che non è ottimistico come quello con cui la storia uscì nel 1972; fu la casa editrice Western a giudicare la storia troppo deprimente e a chiedere un finale rassicurante, che non era però “nelle corde” di Barks.

Qui di seguito, il racconto completo, divertente ma anche amaro. Grazie a Elena Corna per la scansione delle tavole