lunedì 12 gennaio 2015

Si incolpa la Russia e si mettono i contribuenti statunitensi alle corde, mentre il boom del fracking collassa

Da “Truthout”. Traduzione di MR

Di Ben Ptashnik 


Vladimir Putin all'incontro annuale del World Economic Forum di Davos nel 2009. (Foto: World Economic Forum)

Mentre il congresso rimuove le restrizioni sulla possibilità che i contribuenti salvino le banche “troppo grandi per fallire”, la destra incolpa gli ambientalisti e la Russia per la morte del boom del fracking. In realtà, i titoli spazzatura delle banche e i derivati hanno inondato Wall Street ed ora la bolla del fracking minaccia un'altra crisi finanziaria.

Il collasso dei prezzi del petrolio greggio dovuto all'eccesso di offerta stanno raggiungendo le proporzioni di uno tsunami, minacciando le banche di Wall Street, gli investitori e dozzine di paesi, principalmente Russia, Iran e Venezuela, dove le perdite di introiti hanno causato un grave degrado finanziario e le economie stanno per implodere. Mentre oggi gli americani si godono la benzina a 2 dollari a gallone, gli analisti di Wall Street prevedono che un collasso del mercato energetico imminente metterà in ginocchio le istituzioni finanziarie ancora una volta e i contribuenti sono candidati per un altro salvataggio obbligatorio. Al centro di questi movimenti tettonici nell'intero settore energetico c'è la recente espansione dell'industria della fratturazione idraulica (fracking), un ciclo di espansione che è iniziato sul serio quando il Congresso e l'amministrazione Bush hanno approvato la Legge sulla Politica Energetica del 2005, che ha esentato la nuova tecnologia della trivellazione orizzontale dalla Legge per l'Acqua Pulita, dalle Legge sull'Acqua Potabile Sicura e dalla Legge di Politica Ambientale Nazionale. Mettendo in produzione quantità considerevoli di nuove risorse di petrolio e gas dai depositi di scisto, il boom del fracking ha promesso l'indipendenza energetica degli Stati Uniti, ribaltando i paradigmi prevalenti a livello mondiale sull'energia rinnovabile e sulle aspettative relative al picco del petrolio. Gli ambientalisti hanno combattuto contro l'enorme infrastruttura dell'oleodotto di Keystone che consegnerebbe i combustibili fossili ai mercati esteri, temendo che estrarre quelle risorse minerebbe la lotta per frenare le emissioni di carbonio.

Il fracking ha anche minacciato il dominio della Russia e dell'arabia saudita come fornitori di combustibili fossili dell'Europa quando è divenuto evidente che gli Stati Uniti sarebbero presto diventati un esportatore netto. Negli Stati uniti, il fracking è stato pubblicizzato a Wall Street come un'opportunità per arricchirsi in fretta, attraendo enormi ingressi di capitale e creando una bolla di investimento. Bloomberg quest'anno ha riportato che il numero di obbligazioni emesse dalle società di petrolio e gas è cresciuto di un fattore di nove dal 2004. “In questo momento gli investitori si stanno ubriacando di Kool-Aid, ha detto a Bloomberg Tim Gramatovich, responsabile degli investimenti e fondatore della Peritus Asset Management LLC, in un articolo dell'aprile 2014. “Le persone smarriscono la propria disciplina. Smettono di fare i calcoli. Smettono di tenere la contabilità”, ha continuato. “Stanno solo vivendo il sogno ed è questo che sta accadendo col boom dello scisto”. Quando il gas da fracking si è affacciato per la prima volta sulla scena, sono state fatte dichiarazioni altisonanti sul fatto che gli Stati Uniti avevano 100 anni di fornitura di gas sotto forma di scisto, o 2.560 milioni di piedi cubici. E Wall Street ha cavalcato quella stima iniziale. Il solo lato negativo (oltre al disastro ambientale lasciato da questa industria tossica) era che, come la bolla dell'edilizia che dipendeva da un valore della case sempre in crescita per rimanere redditizia, i pozzi di gas di scisto dovevano distribuire fornire una produzione ed una redditività costante o crescente per ripagare il pesante debito in prestiti agevolati che grava sulle società di trivellazione: da 3 a 9 milioni di dollari per pozzo. I pozzi del fracking non richiedono solo la trivellazione, ma anche un'enorme iniezione di energia, acqua, sabbia e sostanze chimiche per fratturare le rocce che contengono i depositi di petrolio e gas.


Come la aumentata inefficienza spiega il crollo dei prezzi del petrolio

DaOur Finite World”. Traduzione di MR

Gail utilizza qui l'espressione "aumentata inefficienza", ma, come lei stessa spiega nel testo, è la stessa cosa del termine più comune "ritorni decrescenti." E' una manifestazione del fatto che il graduale esaurimento delle risorse ne rende sempre più costosa l'estrazione. (UB)


Di Gail Tverberg

Circa dal 2001, diversi settori dell'economia sono diventati sempre più inefficienti, nel senso che servono più risorse per ottenere una data produzione, come 1.000 barili di petrolio. Credo che questo aumento dell'inefficienza spieghi sia il rallentamento della crescita economica sia il netto calo recente dei prezzi di molti beni, compreso il petrolio. Il meccanismo in atto è ciò che chiamerei l'effetto di spiazzamento. Se servono più risorse per settori sempre più inefficienti dell'economia, sono disponibili meno risorse per il resto dell'economia. Di conseguenza, i salari ristagnano o declinano. Le banche centrali trovano necessario abbassare i tassi di interesse, per mantenere in piedi l'economia. Sfortunatamente, con salari stagnanti o più bassi, i consumatori trovano che i beni provenienti dai settori sempre meno efficienti siano sempre più inaccessibili, specialmente se i prezzi salgono per coprire le necessità di questi settori inefficienti. Per gran parte dei periodi passati, i prezzi dei beni sono rimasti prossimi ai costi di produzione (almeno per il “produttore marginale”). Ciò cui sembra che stiamo assistendo di recente è una diminuzione del prezzo di ciò che i consumatori possono permettersi rispetto ad alcuni di questi settori sempre più inaccessibili. A meno che la situazione non possa essere ribaltata rapidamente, l'intero sistema rischia di collassare.

Settori dell'economia sempre più inefficienti

Possiamo pensare a diversi settori dell'economia sempre più inefficienti:

Petrolio. Il problema del petrolio è che gran parte di quello facile (e quindi economico) da estrarre è finito. Sembra che ci sia molto petrolio costoso da estrarre disponibile. Una parte si trova in fondo al mare, anche sotto strati di sale. Una parte di questo petrolio è molto pesante e deve essere “vaporizzato”. Una parte richiede il “fracking”. I passi estrattivi in più richiedono l'uso di maggiore lavoro umano e di maggiori risorse fisiche (petrolio e gas, tubi di metallo, acqua dolce), ma la produzione aumenta di pochissimo. I liquidi estensioni del petrolio, come biocombustibili e operazioni di estrazione di liquidi dal carbone, tendono a loro volta ad essere forti consumatori di risorse, esacerbando ulteriormente il problema dell'aumento del costo di produzione dei combustibili liquidi. Ho descritto il problema che sta dietro ai costi come sempre maggiore inefficienza di produzione. Il nome tecnico del nostro problema è ritorni decrescenti. Questa situazione si verifica quando un aumento di investimento offre ritorni sempre minori. I ritorni decrescenti tendono a verificarsi in qualche misura ogni qualvolta risorse di ogni tipo vengono estratte dal sottosuolo. Se la portata dei ritorni decrescenti è sufficientemente piccola, i costi totali possono essere mantenuti piatti con progressi tecnologici. Il nostro problema ora è che i ritorni decrescenti sono cresciuti in misura tale che i progressi tecnologici non tengono più il passo. Di conseguenza, il costo di produzione di molti tipi di beni e servizi sta crescendo più rapidamente dei salari.

domenica 11 gennaio 2015

Nonostante tutto, esiste ancora un mondo reale: la manifestazione per i Nidiaci di Firenze





In un mondo dominato dalla televisione, c'è ancora modo di trovarsi tutti insieme in carne ed osssa e all'aria aperta in un quartiere per difendere gli spazi pubblici che rimangono. Questo è quello che è successo ieri nel quartiere di San Frediano, a Firenze - uno dei più antichi della città.

Ecco qualche immagine della manifestazione in favore del mantenimento dello spazio pubblico del giardino dei "Nidiaci", donato al quartiere un secolo fa dal benefattore Carlo Matteo Girard, e ora acquisito per una speculazione edilizia.

Ci vogliono queste cose per ricordarci che il mondo è fatto di cose reali e non solo di immagini viste in TV.

h/t Kelebek


(Nota: l'autore di questo post note non risiede al momento a San Frediano, ma è nato in quella zona e tuttora "ci sente" parecchio)

Gli alberi ci salveranno! O forse no......

Da “Scientific American”. Traduzione di MR (h/t Paul Chefurka)

Il biossido di carbonio cresce, gli alberi tropicali no







Gli scienziati avevano ipotizzato che gli alberi avrebbero utilizzato l'aumento delle concentrazioni di CO2 per crescere di più, ma la ricerca mostra che non è così

Di Elizabeth Harball e ClimateWire


Una nuova ricerca suggerisce che le foreste potrebbero non essere utili quanto avevamo sperato. Foto: A. Duarte/Flickr

Gli alberi sono assolutamente nostri alleati quando si tratta di catturare gas serra, aiutando così nella lotta contro il cambiamento climatico. Ma una nuova ricerca suggerisce che le foreste potrebbero non essere utili quanto avevamo sperato. I modelli computerizzati che prevedono come avverrà il cambiamento climatico ipotizzano che quando le concentrazioni di gas serra salgono, le foreste si avvantaggeranno del biossido di carbonio aggiuntivo e crescono un po' di più, aumentando la loro capacità di mitigare il riscaldamento globale. Ma dopo l'analisi di decine di migliaia di anelli degli alberi presi da foreste tropicali in Bolivia, Camerun e Thailandia, una squadra internazionale di scienziati sta mettendo in discussione questa ipotesi. La loro ricerca, pubblicata ieri nella rivista Nature Geoscience, non ha scoperto alcuna correlazione fra l'aumento delle concentrazioni di biossido di carbonio degli ultimi 150 anni e la crescita della foresta, come evidenziato dagli anelli degli alberi. Le foreste tropicali “sono riserve di cabonio molto importanti”, ha detto l'autore principale Peter van der Sleen Gruppo di Gestione ed Ecologia delle foreste dell'Università di Wageningen, in Olanda. Ma, ha detto van der Sleen, la sua ricerca mette in discussione la capacità delle foreste tropicali di mitigare il cambiamento climatico. Questa scoperta ha il potenziale di cambiare le nostre previsioni climatiche, ha spiegato Lucas Cernusak del College delle Scienze Marine ed Ambientali dell'Università James Cook a Cairns, in Australia. “Le attuali formulazioni del modello prevedono un aumento della biomassa tropicale in questo secolo”, ha scritto in una email Cernusak, che è stato coinvolto nello studio. “Se questo non avviene, il tasso di crescita del CO2 atmosferico aumenterà e il riscaldamento globale accelererà”.

Gli anelli degli alberi raccontano una storia 'sorprendente'

E' probabile che il nuovo studio sia giunto a conclusioni diverse a causa delle differenze nei metodi di ricerca. I primi studi erano basati sull'analisi della biomassa contenuta in piccoli lotti di foresta piuttosto che in una campionatura casuale di alberi sparsi in tutta una foresta come nello studio di van der Sleen. Inoltre, senza i dati a lungo termine forniti dagli anelli degli alberi, i primi esperimenti osservavano la crescita degli alberi su una scala temporale minore. Van der Sleen ed i suoi coautori hanno pensato che se gli alberi fossero effettivamente cresciuti di più con l'aumento del CO2 in atmosfera, i loro anelli si sarebbero ispessiti nel tempo. Ed hanno trovato prove che gli alberi hanno reagito al maggiore CO2 in atmosfera. Analizzando gli isotopi di carbonio nel legno, hanno scoperto che gli alberi avevano usato l'acqua in modo più efficiente e probabilmente sono diventati anche più efficienti nella fotosintesi, il processo in cui la luce viene trasformata in energia. Per una qualche ragione, però, nessuna di queste cose si è tradotta in anelli più spessi o alberi più grandi, come sospettano i ricercatori. “Un aumento nell'efficienza dell'uso dell'acqua è una delle risposte osservate più affidabili degli alberi all'aumento delle concentrazioni di CO2 in atmosfera”, ha scritto Cernusak a in un pezzo di accompagnamento allo studio di van der Sleen su “News and Views”, pubblicato anche sulla rivista Nature Geoscience. “Ma l'aumento dell'efficienza nell'uso di acqua osservato nelle foreste rende ancora più sorprendente il fatto che i tassi di crescita stagnassero”.

Potrebbero esserci più alberi?

Perché mai dovrebbe essere così? Lo studio offre tre spunti. Il primo è che è possibile che un altro fattore di stress collegato al cambiamento climatico, come l'aumento delle temperature, stia impedendo agli alberi di crescere di più. La seconda teoria è che altre parti dell'albero, come i frutti o le radici, siano cresciute di più, ma non gli anelli. La terza teoria, che sia van der Sleen sia Cernusak indicano come quella preferita, è che la crescita degli alberi sia limitata da altre risorse che non hanno a che fare con CO2 o acqua, come la quantità di nutrienti nel suolo. Ma non è ancora il momento di abbandonare l'idea che le foreste potrebbero compensare l'aumento delle emissioni – van der Sleen ha avvertito che i suoi risultati “non sono definitivi”. Ha detto che è possibile che anche se i singoli alberi non stanno crescendo di più, il numero di alberi potrebbe essere in aumento in reazione al maggior CO2 in atmosfera. “Si può pensare che forse il CO2 non stia aumentando la crescita degli alberi, ma la crescita degli alberi non è la sola cosa che determina la biomassa”, ha detto van der Sleen.

sabato 10 gennaio 2015

I finti tonti del cambiamento climatico

Da “New York Times”. Traduzione di MR (h/t Luca Pardi)

Oliver Munday 
Di Naomi Oreskes

Cambridge, Massachussets. -  Gli scienziati sono stati spesso accusati di esagerare la minaccia del cambiamento climatico, ma sta diventando sempre più chiaro che dovrebbero essere più enfatici sul rischio. L'anno appena conclusosi sta per essere dichiarato il più caldo mai registrato e in tutto il globo il cambiamento climatico sta avvenendo più rapidamente di quanto avessero previsto gli scienziati.

La scienza è conservativa e le nuove affermazioni di conoscenza vengono salutate con alti gradi di scetticismo. Quando Copernico ha detto che la Terra orbitava intorno al Sole, quando Wegener ha detto che i continenti andavano alla deriva e quando Darwin ha detto che le specie si sono evolute per selezione naturale, l'onere della prova è spettato a loro, per mostrare che fosse così. Nel 18° e 19° secolo, questo conservatorismo ha assunto la forma di una richiesta di grandi quantità di prove. Nel 20° secolo, ha assunto la forma della richiesta di significanza statistica. Abbiamo tutti sentito lo slogan “la correlazione non è causalità”, ma questo è un modo fuorviante di pensare il problema. Sarebbe meglio dire che la correlazione non è necessariamente causalità, perché dobbiamo escludere la possibilità che stiamo semplicemente osservando una coincidenza. Tipicamente, gli scienziati applicano un limite del 95% di sicurezza, il che significa che accetteranno una dichiarazione causale solo se possono mostrare che le possibilità che la relazione avvenga per caso non sono più di 1 su 20. Ma ciò significa anche se che c'è anche più di uno scarso 5% di possibilità che l'evento si è verificato per caso, gli scienziati rifiuteranno la dichiarazione di causalità. E' come non scommettere a Las Vegas anche se si avesse circa il 95% di possibilità di vincere.

Cambiamento climatico: come lo vedono gli scienziati?

Da “Is this how you feel?”. Traduzione di MR

Quelle che seguono sono le parole di veri scienziati. I ricercatori che capiscono il cambiamento climatico.

Professor Peter B. deMenocal,
Lamont-Doherty Earth Observatory,
Università della Columbia 


Cari lettori,

vorrei cominciare con un'analogia che spiega meglio come mi sento. Immaginate come si sente un medico che deve informare il suo paziente, un vecchio amico di una vita, di una diagnosi terribile, ma trattabile. L'amico rabbiosamente ignora quello che devi dire, per una serie di ragioni molto umane, e tu lo guardi sconsolatamente mentre il dolore e la malattia si rivelano sul resto della sua breve vita.

C'è una vicinanza simile fra gli scienziati del clima e il pianeta. C'è una sensazione di meraviglia e rispetto. Le nazioni e le economie non amano l'incertezza. Il cambiamento climatico destabilizza le istituzioni che abbiamo costruito in secoli di clima e livello del mare stabile.

Tornando al nostro paziente, mi sento frustrato per il fatto che il mio amico non mi ascolterà. Ma spero che ascolterà altri medici e giungerà ad accettare la diagnosi. Spero che, per ragioni molto umane, il paziente vedrà questo come una scelta positiva che afferma la vita.

Spero che vediamo noi stessi come il paziente.

Saluti,
Peter B. deMenocal


Dottor Jim Salinger
Associato onorario di ricerca in Scienza del Clima, Scuola Ambientale,
Università di Auckland


Caro Joe,

sono diventato uno scienziato del clima professionista nel 1976, ero appassionato dall'osservazione del clima e dal tracciare il clima della Nuova Zelanda dalle prime osservazioni.

Insieme agli altri gruppi climatici, ho installato la mia stazione climatica. Poi mi sono unito allo “Zio Tom Cobbly e tutti gli altri” (Tom Wigley, Phil Jones, Jean Palutikof, Mick Kelly, etc.) al CRU nel 1980 ed eravamo convinti che il riscaldamento globale fosse reale e che fosse attribuibile intorno al 2000.

Essendo nel viaggio ormai per il quinto decennio, è stato affascinante vederlo svilupparsi da uno studio accademico fino a diventare altamente politicizzato. I leader e i politici dei paesi “non lo capiscono”. Ora è il momento che tutti coloro che hanno a cuore la cosa farsi sentire per fare la differenza, in modo da cambiare i nostri comportamenti per indurre coloro che non possono ancora parlare.

Ora dipende da noi.

Se lo vogliamo, non sarà un sogno...

Così mentre ci sono abbastanza persone in gamba ed impegnate, possiamo cambiare il nostro percorso di riscaldamento. Sono sempre speranzoso – ma da 4 a 5°c in più saranno una sfida alla sopravvivenza.

Jim Salinger


Dottoressa Helen McGregor
Ricercatrice, Scuola di Ricerca di Scienze della Terra,
Università Nazionale Australiana 



Cari tutti,

ecco come mi sento:

mi sento come se nessuno stesse ascoltando. Va bene, certo, alcune persone stanno ascoltando, ma non abbastanza dei nostri capi stanno ascoltando – quelli che prendono le decisioni che influenzano tutte le nostre vite. E il cambiamento climatico sta alterando e continuerà ad alterare tutte le nostre vite.

Mi sento come se sarà la peggiore persona anziana - “Ve lo avevo detto” sarà il mio tormentone. Ma quando ci penso meglio e penso a cosa significa questo “a terra”, tanto per dire, per l'umanità, allora non voglio essere davvero una anziana scontrosa. Perché significherebbe che le temperature globali e i livelli del mare sono saliti. Che viviamo estremi meteo più estremi e più spesso. Che le persone stanno soffrendo per la siccità, gli incendi boschivi, le alluvioni e le inondazioni più spesso – chi vuole questo come mondo futuro?

Mi sento perplessa al perché molti dei nostri politici, capi d'azienda e membri del pubblico non capiscono che l'aumento del CO2 nell'atmosfera della Terra è un problema. La stessa premessa che il CO2 intrappola calore è basata sui fondamenti della fisica – la stessa fisica che è così tanto alla base della società moderna. La stessa fisica che ha visto un CO2 più alto collegato a peridi più caldi nel passato geologico. E certo, ci sono stati peridi caldi in passato e la Terra tempestato la tempesta (scusate il gioco di parole), ma allora non c'erano milioni di persone, infrastrutture inamovibili o intere comunità in pericolo.

Mi sento stupefatta che qualcuno mi accusi di far parte di una qualche cospirazione globale per prendere più soldi – se lo facessi per i soldi, sarei rimasta a lavorare come geologa nell'industria mineraria. No, faccio ricerca climatica perché trovo il clima molto interessante, riscaldamento globale o meno.

Sento esasperazione e disperazione in egual misura, perché forse non c'è proprio niente che possa fare. Mi sento vulnerabile, perché forse scrivendo questa lettera mi espongo ai troll e al vetriolo – forse avrei fatto meglio a stare zitta.

Ma come scienziata sono allenata a verificare e riverificare i dati, a mettere in discussione i dati e verificare le ipotesi integrate. I dati sono solidi e c'è tempo, solo per mettere sotto controllo i livelli di CO2.

Quindi sento il bisogno di continuare a parlare meglio che posso.


Dottoressa Helen McGregor


Professor Peter Cox
Theme Leader per il Cambiamento Climatico e i Futuri Sostenibili 
Università di Exeter


Sul cambiamento climatico ho sentimenti contrastanti.

Come scienziato del clima, mi sento privilegiato ad essere vivo mentre le cose cambiano così rapidamente. L'umanità sta attualmente portando avanti un esperimento non intenzionale sul sistema climatico, il che significa che vengono rigurgitate in continuazione nuove domande e la nostra conoscenza sta avanzando rapidamente. Come scienziato ricercatore tutto questo è emozionante!

Come essere uman, specialmente come genitore, mi sento preoccupato del fatto che danneggiamo il pianeta. Non voglio lasciare un casino da sistemare ai miei figli né a quelli di chiunque altro. Attualmente stiamo creando un problema per loro, ad un tasso allarmante – e questo è preoccupante.

In quanto ottimista, spero che possiamo risolvere il problema climatico. E' una sfida enorme perché richiede collaborazione internazionale e che la gente agisca per conto degli altri. Ma questo significa anche che affrontare il cambiamento climatico potrebbe essere un catalizzatore per sviluppare una relazione molto migliore fra esseri umani e ambiente ed un'umanità globale più giusta e connessa.


Entrano i cori celestiali...:-)


Professor James Byrne,
Professore di Geografia,
Università di Lethbridge



Come mi sento rispetto al cambiamento climatico?

Spaventato: per i miei nipoti, per la mia famiglia per le persone. Questo mi tiene sveglio la notte.

Arrabbiato: i combustibili fossili causano un inquinamento terribile e un riscaldamento del clima che porta milioni di morti ogni anno e molti milioni di ammalati. Abbiamo opzioni migliori.

Frustrato: per l'autocompiacimento. I genitori che si butterebbero fra un orso o un leone ed un bambino – vivono nell'ignoranza, nella confusione o, bene che vada, nella paura. Buttatevi nel dibattito sul clima, mamma e papà.

Tristezza: molti sono stati danneggiati, molti di più lo saranno. L'azione rapida sul clima salverà molte vite e preverrà enormi perdite di proprietà a livello globale e nella vostra città.


Sconcertato: quasi tutto gli estremi meteorologici stanno diventando più estremi a causa di un'atmosfera più calda. Perché mai ciò è difficile da capire?

In nervosa attesa: ascoltate la scienza, o la natura. La seconda parlerà con voce più alta, a caso e con terribile cattiveria – tempeste, ondate di calore, siccità, inondazioni, inquinamento – che causerà dolore e sofferenza.

Eccitazione: possiamo sistemare tutto questo! Abbiamo i piani, le politiche e la tecnologia per farlo. Possiamo avere vite meravigliose con energia pulita, sicura e rinnovabile. Per favore dateci una mano! Impegnatevi. Richiedete azione sul clima a tutti i livelli politici.


Gratitudine: grazie per l'ascolto – e per l'azione. Chiedete come se ne avete bisogno.

James Byrne, PhD, Professore
Università di Lethbridge


Professoressa Gabi Hegerl
Professoressa di Scienza dei Sistemi Climatici,
Università di Edimburgo


Sono sia affascinata sia frustrata dal cambiamento climatico. Molto della mia vita lavorativa riguarda lo studio del cambiamento climatico e il modo in cui funziona il sistema climatico è molto affascinante per me. Capire un po' di più nel tempo è elettrizzante.

Poi guardo i miei bambini e penso a quello che so che sta arrivando per loro e mi preoccupa per come li condizionerà.

Gabi Hegerl


Dottor Kevin E Trenberth
Distinto Scienziato Senior
Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica




Non sono riuscito a ricevere una lettera scritta a mano dal Professor Trenberth, ma mi ha gentilmente fornito la copia digitata sopra. 

Il cambiamento climatico indotto dagli esseri umani sta avvenendo, su questo non c'è dubbio. Eppure ogni tanto c'è un barlume di speranza che lo possiamo affrontare in maniera sostanziale. Penso che ai combustibili fossili dovrebbe applicarsi un principio di “l'utente paga”, di modo che tutti i costi a valle dell'inquinamento dell'aria e del cambiamento climatico vengano incorporati nel prezzo attraverso una tassa o imposta sul carbonio, o un qualche meccanismo analogo. Cambiare l'economia dell'energia  ed anche sovvenzionare le rinnovabili mentre si tassano in modo appropriato i combustibili non rinnovabili potrebbe portare una grande rivoluzione condotta dal settore privato. Non fermerà il cambiamento climatico, ma non dobbiamo fermarlo del tutto, lo dobbiamo rallentare molto per permettere che l'adattamento avvenga in modo ragionevole. C'è speranza.


La popolazione che cresce rapidamente e la sua domanda di risorse è un problema più grande. Noi esseri umani danneggiamo gli altri, per così dire, in parte cambiando la composizione dell'atmosfera. Non era tanto un problema quando eravamo qualche miliardo – non molto tempo fa – ma ora ce ne sono oltre 7 miliardi che vivono in modo insostenibile. In generale mi sento piuttosto pessimista sul futuro e il tipo di pianeta che lasceremo alle future generazioni. Sembra probabile che continueremo ad espanderci e poi andare in rovina in un modo o nell'altro. Il modo principale in cui “affrontiamo” questo è facendo molte guerre e conflitti regionali. Cosa succede quando il regionale diventa intercontinentale? Facciamo un passo indietro dal nostro pianeta ed osserviamo la nostra specie e la sua (mancanza di) governance. Ora questo spaventa.

Dottor Kevin E Trenberth
Distinto Scienziato Senior
Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica,
Boulder, Colorado, USA


Distinto Professore Michael E. Mann
Direttore del Centro per la Scienza del Sistema Terrestre (Earth System Science Center – ESSC).
Università di Stato della Pennsylvania


Caro Joe

Come mi sento rispetto al cambiamento climatico?

Be', è una domanda difficile. Vedi, mi sento diverse emozioni contrastanti. Sento preoccupazione, disorientamento, frustrazione, disgusto, rabbia e speranza. Sì, più di tutto sento speranza. Ci tornerò dopo.

Perché sento preoccupazione? Sento la preoccupazione che ci lasceremo dietro un pianeta fondamentalmente degradato per i nostri figli. Sento preoccupazione che mia figlia di 8 anni, i suoi figli e nipoti potrebbero finire per chiedersi perché la mia generazione non ha agito in tempo per evitare una catastrofe. Le decisioni che prendiamo oggi avranno delle conseguenze profonde per quale tipo di pianeta ci lasciamo dietro per le future generazioni. Se continuiamo a bruciare combustibili fossili e ad aumentare le concentrazioni di gas serra nell'atmosfera, rischiamo di bloccarci in cambiamenti climatici pericolosi e potenzialmente irreversibili – cambiamenti che causeranno molta soffrenza a noi a alle future generazioni.

Perché sento disorientamento? Perché il caso scientifico è chiaro. Gli scienziati del mondo hanno raggiunto un consenso sul fatto che il cambiamento climatico è reale, causato da noi e una minaccia se non agiamo. Eppure, in gran parte dell'opinione pubblica, siamo ancora bloccati in un dibattito sostanzialmente in cattiva fede sul fatto che il problema esista.

Sento la frustrazione che i politici, nel complesso, non fanno nulla per il problema, anche se le prove scientifiche e i motivi per agire diventano sempre più chiari. Sento disgusto perché, mentre parte dell'ignoranza dei nostri rappresentanti eletti è reale, molta è caparbia. L'opposizione più vociante all'azione proviene da politici al soldo degli interessi particolari dei combustibili fossili. Questi interessi particolari e coloro che ne sono complici ipotecherebbero prontamente la salute del pianeta per le future generazioni nel nome del profitto a breve termine mi fa arrabbiare.

Infine, poi, com'è che sento speranza? Siamo ad una congiuntura cruciale: il tempo sta sfuggendo. Eppure c'è ancora tempo per fare i cambiamenti nel comportamento e le politiche necessarie per evitare gli impatti più pericolosi del cambiamento climatico. C'è un innalzato livello di consapevolezza fra le persone rispetto alla sfida che affrontiamo. Il recente successo della marcia popolare per il clima a New York City lo testimonia. Storicamente, quando ci siamo trovati su un precipizio – che fosse a causa della pioggia acida o dell'esaurimento dell'ozono, o di altre minacce ambientali – abbiamo agito in tempo. Ho fede che lo faremo anche stavolta.

Così, in fin dei conti, è proprio la speranza, fra tutte le mie emozioni contrastanti, che vince su di me.


Saluti,

Michael E. Mann
Distinto Professore
Direttore del Centro per la Scienza del Sistema Terrestre (Earth System Science Center – ESSC).


Professor Pramod Aggarwal
Capo Regionale di Programma (South Asia)
Programma di Ricerca sul cambiamento Cliamtico CGIAR, Sicurezza Agricole e Alimentare (CCAFS)


Caro Joe,

l'India, il mio paese natale, il paese natale di quasi il 20% della popolazione mondiale, compreso il 40% dei poveri del mondo. Una ragione chiave di questa povertà diffusa è che grandi parti del paese sono molto inclini agli estremi climatici, che colpiscono regolarmente la produzione agricola e il sostentamento dei contadini. E' doloroso vedere un così alto numero di persone, specialmente bambini, abdare a letto affamati per diversi giorni.

La cosa ironica è che anche se questa povera gente non sta contribuendo al cambiamento climatico, sono quelli che ne sono più colpiti. Il mondo deve agire rapidamente per controllare le emissioni di gas serra e ridurre il ritmo del cambiamento climatico per il nostro ambiente comune e per il futuro. Come ricercatori facciamo sforzi sinceri per sviluppare tecnologie adattate al clima per assicurare forniture di cibo costanti. Affrontare i problemi simultanei di povertà, capitale umano, istituzione e governance è ugualmente importante per assicurare la sicurezza alimentare e di conseguenza la felicità e la qualità della vita aumentano per tutti.

Pramod Aggarwal


Professor Mat Collins
Presidente Aggiunto  del Met Office,
Università di Exeter, Regno Unito



Caro Joe,

la mia ricerca si occupa di fare proiezioni del cambiamento climatico usando modelli climatici complessi.

Pensavo che questa ricerca fosse in qualche modo ipotetica. Stiamo rispondendo a domande come “Come sarà il clima della Terra se seguiamo questo scenario di emissioni di gas serra?” Scherzavo coi miei colleghi sul fatto che potremmo pubblicare i nostri risultati sulla “Rivista della scienza non verificabile”.

Ora mi sembra che stiamo seguendo questi scenari di aumento continuo di concentrazioni di gas serra. Le nostre proiezioni di scenari ipotetici potrebbero essere verificati nella realtà.

Da un punto di vista scientifico, è sembre un bene avere nuovi dati per verificare le proprie teorie. Ma temo che abbiamo ancora molto da imparare sui dettagli del cambiamento climatico in futuro.

Senza dubbio ci saranno sorprese nel mondo reale che non ci sono nei nostri modelli.

Auguri,

Mat Collins.


Professor Michael Raupach
Direttore dell'Istituto per il Cambiamento Climatico,
Università Nazionale Australiana

I miei sentimenti sul cambiamento climatico sono un misto di soggezione, speranza, disperazione, frustrazione e rabbia.

Soggezione: Il cambiamento climatico è parte del clima e il clima è parte del mondo naturale che ci sostiene. E' bello e maestoso.

Speranza: Gli esseri umani sono incredibilmente intelligenti. Abbiamo le capacità di sistemare il clima e di alleggerire la nostra impronta adattandola a quella che il pianeta può sostenere.

Disperazione: Gli esseri umani sono incredibilmente stupidi. Troviamo molto difficile pensare al di là di noi, oltre il qui ed ora. Eppure la nostra impresa è quella di mettere a posto una generazione di problemi che sono globali e centenari – imparare a condividere un pianeta finito.

Frustrazione: La situazione è chiara da decenni e non siamo andati avanti da allora.

Rabbia: Il cambiamento climatico è diventato il parafulmine di tutti, un percorso per portare grandi accuse. I contrari lo vogliono usare per colpire la sinistra; la sinistra lo vuole usare per colpire il capitalismo; i tossici disperati vogliono usarlo per colpire tutti.

La verità non ha scampo.

Michael Raupach
Direttore dell'Istituto per il Cambiamento Climatico.



Professor Corey Bradshaw
Direttore della Modellazione Ecologica,
Università di Adelaide



Caro Joe,

la mia emozione travolgente è la rabbia; rabbia alimentata non tanto dall'ignoranza quanto dall'avidità e dalla speculazione ai danni delle future generazioni. Non mi riferisco a qualche legame vago ed esistenziale alla razza umana futura. Piuttosto, parlo da padre di una bambina di 7 anni che ama gli animali e la natura in generale. Come biologo, vedo prove irrefutabili ogni giorno che la distruzione climatica alimentata dagli esseri umani si rivelerà essere uno dei motori principali dell'evento di estinzione di massa dell'Antropocene che già in corso. 

A parte l'indifferenza della gente e la visione a breve termine, sono furioso perché politici come Abbott e i suoi accoliti anti-ambiente stanno rubando il futuro di mia figlia e ridono di questo mentre si riempiono le tasche con l'oro figurato offerto dell'industria dei combustibili fossili. Che sia pura stupidità, avidità, deliberata disonestà o tutte e tre, il risultato è lo stesso – distruzione del sistema ambientale che sostiene la vita e che ci mantiene vivi e prosperosi. I climi cambiano, ma la rapidità con la quale stiamo distruggendo il clima attuale oltre alla già fortemente compromessa salute ambientale del pianeta, rende terribile la situazione. 

La mia frustrazione rispetto a questi bastardi avidi e bugiardi è personale. La distruzione climatica causata dall'uomo non è una credenza – è uno dei fenomeni meglio studiati sulla Terra. Persino un mezzo scemo lo può capire. Come farebbe ogni padre, qualsiasi persona che minacci la mia famiglia si troverà dalla parte di chi riceve la mia ira e vendetta. Questa rabbia è la manifestazione del mio amore profondo per mia figlia e la tristezza che provo dentro di me per il fatto che altri ne stanno minacciando il futuro. 

Segnatevi le mie parole, voi plutocrati, negazionisti, galoppini dei combustibili fossili e ciarlatani della scienza – verrà il tempo in cui sarete messi con le spalle al muro dall'ira di miliardi di persone che hanno sofferto per la vostra avidità e stupidità e io sarò in prima linea a mettervici.  

Professor Corey Bradshaw
Direttore della Modellazione Ecologica,
Università di Adelaide


Dottoressa Jennie Mallela
Scuola di Ricerca di Biologia e Scuola di Ricerca di Scienze della Terra,
Università Nazionale Australiana


Caro Joe,

durante l'ultimo anno sono diventata madre e mi sono ritrovata a guardare mio figlio e a chiedermi come giustificherò ai suoi occhi la perdita di così tanta bellezza e diversità. La mia generazione ha il potere di fermare e persino di invertire questa morte ambientale, eppure è la generazione successiva, quella di mio figlio, che porterà il peso delle nostre scelte e ne affronterà le conseguenze ambientali e sociali. 


Sono fortunata ad essere stata una biologa marina negli ultimi 20 anni. Guardo le mie foto subacquee di barriere coralline incredibili, pesci diversi e tartarughe marine che covano e mi sento molto triste che mio figlio, i suoi amici e i loro figli potrebbero non vedere mai le cose incredibili che ho visto io.Eppure quando guardo le foto della generazione precedente alla mia, mi rendo anche conto che le cose sono state in declino per diverso tempo. Le loro foto mostrano ancora più pesce, immensi coralli sani e acque cristalline in luoghi in cui ora fatico a vedere la mia mano davanti alla mia faccia, visto che l'acqua è così sporca. 

Tuttavia io sono un'ottimista, credo che le persone siano capaci di cose incredibili e credo che il cambiamento climatico possa essere fermato e persino invertito. Spero solo che accada durante la mia vita. Non voglio diventare la generazione di cui i bambini del futuro parlano come di quella che ha distrutto il pianeta. Mi piacerebbe essere la generazione che ha combattuto (e vinto) contro il cambiamento climatico antropogenico. La generazione che ha capito come vivere in armonia col pianeta – quella generazione!

Jennie


Professor David Griggs
Direttore dell'Istituto di Sostenibilità Monash, 
Università di Monash.


Caro Joe,

come mi sento rispetto al cambiamento climatico:


- Mi sento confuso dal fatto che molte persone sembrano incapaci di capire ciò che a me sembra ovvio, che abbiamo bisogno di agire urgentemente sul cambiamento climatico

- Mi sento frustrato del fatto che coloro che hanno il potere di condizionare la trasformazione di cui abbiamo bisogno sembrano incuranti della necessità di agire

- Di tanto in tanto mi sento ottimista quando vedo sviluppi nelle rinnovabili o delle società che abbracciano pratiche sostenibili

- Più spesso mi sneto depresso quando penso quanto dobbiamo fare e quanto poco tempo abbiamo per affrontare il cambiamento climatico

- Mi sento in colpa per il fatto di non ottenere di più per risolvere il problema e impotente nel non sapere che altro fare

- Sento un grande senso di perdita per le specie che si sono estinte mentre ne eravamo responsabili e le molte di più che stiamo per perdere

- Mi sento privilegiato per aver lavorato con così tanta gente intelligente, lavoratrice, etica e completamente bella che ha dedicato  la propria vita a rendere il mondo un posto migliore

- Ma più di tutto mi sento davvero dispiaciuto per la generazione i miei figli e i miei (ipotetici) nipoti per tutte le cose belle del mondo che non vedranno. 

Professor David Griggs,
Università di Monash.


Professor Steven Sherwood
Capo Ricercatore,
Centro di Eccellenza per la Scienza del Sistema Climatico ARC


Le cose principali che sento riguardo a questo sono profonda delusione e rabbia, anche se probabilmente dovrei cercare di non provarle. 

La gente ha sempre affrontato sfide e avversità. Quando queste vengono accettate ed affrontate insieme, ciò può far emergere il meglio di noi – credo che sia questo che permette alla gente del mondo che sopporta grandi difficoltà a rimanere felice nonostante tutto. 

Con questo problema sta succedendo il contrario. Affrontiamo un problema che potrebbe essere affrontato con sacrifici condivisi relativamente piccoli, invece c'è uno sforzo di massa per ignorare, rinviare, negare e mentire. Sapendo che questo ricadrà principalmente sui nostri figli e sui loro figli. Da parte della gente – di una generazione – che è più distante dalle difficoltà di quasi chiunque altro nella storia. 

Il riscaldamento globale non mi disturba quanto quello che sta rivelando degli esseri umani. Forse devo solo crescere e superare questa cosa!

Ma questo non aiuterà affatto i miei figli.

Steve Sherwood


Dottor Wenju Cai
Capo del Flusso di Caratterizzazione e Previsione del Clima Oceanico (CSIRO)


Ho studiato la variabilità e il cambiamento del clima per più di 20 anni. Un punto che dev'essere enfatizzato è che molti di noi vengono fuorviati da una piccolo aumento della temperatura globale finora di meno di 1°C da prima pagina. Gli impatti associati a un aumento di 2°C possono essere enormi su scala regionale, eppure i numeri più piccoli tendono a creare compiacimento. Gli impatti del cambiamento climatico tendono a manifestarsi sotto forma di eventi estremi. Gli incendi del Sabato Nero sono un esempio di tali estremi, quando le temperature di Melbourne sono salite a 46,4°C. 

La ricerca ha mostrato che se l'emissione di gas serra continua al tasso attuale, eventi estremi di El Nino, come è avvenuto nel 1982/83, che hanno contribuito alle severità dell'incendio del Mercoledì delle Ceneri, raddoppieranno in frequenza, gli estremi climatici indotti dai cambiamenti nell'Oceano indiano aumenteranno di un fattore di tre. Tali estremi sono stati responsabili delle alluvioni catastrofiche nei paesi dell'Africa Orientale, uccidendo molte migliaia di persone e costringendone diverse centinaia di migliaia a spostarsi. 

Ai nostri nipoti dobbiamo azioni concrete per ridurre l'emissione di gas serra, di modo che il loro mondo sia un posto più sicuro e meno colpito da estremi climatici. 


Professor Nathan Bindoff
Capo del programma di Ricerca  - Cambiamento Climatico e Processi Oceani,
Istituto di Studi Marini ed Antartici


Caro Joe,

Di tanto in tanto penso al futuro. Il mio sogno è che il quadro che dipingiamo così frequentemente sarà diverso. Non la catastrofe che viene così frequentemente prevista, ma un mondo dove i problemi stringenti vengono fermati, elusi con ingegno umano, consapevolezza e sforzo collaborativo di mobilitazione. 

Un mondo dove gli esseri umani decidono che il futuro sia sostenibile e trasformato, uno che si riconcili con successo il cambiamento climatico e le nostre necessità di cibo, energia e di tutta la vita. 

Questo è ciò che immagino possiamo raggiungere.

N Bindoff

Professore di Oceanografia Fisica


Professore Aggiunto Will Steffen
Scuola di Ambiente e Società Fenner,
Università Nazionale Australiana


In una recente visita alla Terra di Arnhem, sono rimasto colpito dalla bellezza del paesaggio e del panorama marino, la ricca varietà di specie e l'impressionante quantità di arte, che va indietro di 60.000 anni, che permea il paesaggio. I primi australiani avevano chiaramente imparato come vivere inarmonia con la terra, comprendendo e rispettando i grandi cicli del pianeta Terra che forniscono i beni ed i servizi che sostengono la vita umana. 

Noi pensiamo di essere andati lontano rispetto a loro ma – in un aspetto molto importante – siamo regrediti in modo significativo. I primi australiani erano intimamente connessi con la biosfera intorno a loro e si assicuravano che le future generazione avessero lo stesso sistema di supporto stabile che avevano avuto loro. Gli australiani di oggi, tuttavia, si sono allontanati sempre di più dalla biosfera, ignoranti del suo funzionamento ed ella sua importanza, erodendone rapidamente l'integrità. 

Il cambiamento climatico è uno dei molti cambiamenti globali che stanno destabilizzando il nostro sistema di supporto vitale planetario. Alla fine è una questione di valori fondamentali. Possiamo cambiare i nostri valori fondamentali abbastanza rapidamente – e con abbastanza decisione – da fermare la nostra scivolata verso il collasso? E' questa la domanda più importante per l'umanità del 21° secolo!

Will Steffen


Dottor Will Hobbs
Centro di Eccellenza per la Scienza del Sistema Climatico ARC
Instituto di Studi Marini ed Antartici


Viviamo in un mondo rumoroso. Chiunque viva in una nazione sviluppata è bombardato dall'informazione; notiziari 24 ore su 24, la blogosfera, twitter, facebook, tutti in competizione per pochi preziosi secondi dei nostri globi oculari. Sol le storie scandalose o semplicemente piccanti più spettacolari sono in grado di guadagnarsi attrattiva in mezzo al rumore.  

Il cambiamento climatico in quanto problema viene inevitabilmente inquadrato allo stesso mod, un problema di tutto-o-niente che compete per la nostra attenzione. Il cambiamento climatico deve essere un fenomeno assolutamente catastrofico de Giorno del Giudizio, altrimenti non è importante. Come scienziati, dobbiamo essere assolutamente, completamente certi, e se non lo siamo allora ovviamente non ne abbiamo idea; non c'è posto per le sfumature o il giudizio in una breve intervista di 30 secondi!

La realtà è che il cambiamento climatico, quasi certamente, non causerà un'apocalisse improvvisa in stile Hollywoodiano. E' meglio pensarlo come un processo onnipresente e insidioso che influenzerà quasi tutto, a volte in modi che non sono affatto ovvi. Il clima non ha creato le tensioni politiche che hanno portato alla “Primavera Araba”, ma la siccità ed i prezzi del cibo alti ne sono stati decisamente un fattore; la Grande Barriera Corallina affronta molte minacce ambientali, l'aumento dei livelli del mare costituiscono solo un fattore aggravante; l'aumento della diseguaglianza della ricchezza non è dovuta al cambiamento climatico, ma il fatto che le emissioni umane colpiscono in modo sproporzionato le nazioni con meno risorse per affrontarle non aiuta. 

Dobbiamo smettere di pensare al Giorno del Giudizio e pensare piuttosto a Tutti i Giorni

Will Hobbs



Dottoressa Elvira Poloczanska
Ecologa del Cambiamento Climatico
CSIRO


Stiamo cambiando il nostro clima. Sta accadendo, non è una storia di un libro di fantascienza, o un film di Hollywood. Mi sorprende che le persone mettano ancora in dubbio se noi, come specie, stiamo avendo un impatto sul nostro pianeta e sul clima. Siamo 7 miliardi di persone sul pianeta. 

Siamo 7.000.000.000

Sette miliardi di persone, tutte che hanno bisogno di cibo, acqua, energia e alloggio. Io sono uno dei sette miliardi, come lo sei tu. Abbiamo costruito città e strade, abbiamo arato la terra, addomesticato gli animali, pescato nei nostri oceani e costruito fabbriche che producono una miriade di beni. Ma nel corso di tutto questo, abbiamo creato problemi globali. Il cambiamento climatico è un problema globale che è considerato la più grande sfida ambientale, economica e sociale che affrontiamo. La scienza è stabilita, la decisione su come rispondere spetta a noi. 

Dottoressa Elvira Poloczanska
CSIRO


Dottor Roger Bodman
Borsista di Ricerca Postdottorato
Università di Victoria


Mi piace la mia ricerca, lavorare con puzzle e problemi, analizzando dati e sviluppando nuova conoscenza e visione. Astratto dal mondo reale è interessante ed avvincente.

Pensando alle implicazioni pratiche è molto più preoccupante. La scienza di base indica un mondo in rapido riscaldamento che condizionerà negativamente molte migliaia di persone. 

Ci sono soluzioni, ma la mancanza di progresso e di azioni positive genera una sensazione di disperazione. Agire con efficacia e presto, abbiamo ancora una possibilità di evitare le conseguenze peggiori. 

Ho un certo ottimismo sul fatto che ci riusciremo insieme, ma ci sono un sacco di ostacoli – e di opportunità. 

Borsista di Ricerca Postdottorato
Università di Victoria


Professore Associato Kevin Walsh
Scuola di Scienze della Terra
Università di Melbourne


Vorrei che il cambiamento climatico non fosse vero.

Questa può sembrare una cosa strana a dirsi per uno scienziato del clima, ma è vero. Se il cambiamento climatico non fosse reale, non ce ne dovremmo preoccupare. Non dovremmo preoccuparci del futuro delle nostre risorse idriche, già erose dalla sovrappopolazione. Non dovremmo preoccuparci del del livello del mare che aumenta le inondazioni delle nostre città costiere e delle aree basse e densamente popolate dei paesi poveri. Soprattutto, non dovremmo preoccuparci del fatto che il cambiamento climatico sia già fonte di conflitto in un mondo già in tensione. 

La vita sarebbe molto più semplice se il cambiamento climatico non esistesse. Ma come scienziati, non possiamo permetterci il lusso di fingere.

Kevin Walsh
Professore Associato e Relatore Kevin Walsh
Scuola di Scienze della Terra
Università di Melbourne


Anthony Richardson
Ecologista del Cambiamento Climatico,
Università del Queensland



Come mi fa sentire il cambiamento climatico.

Sento un vortice di emozioni

Sono esasperato. Esasperato perché nessuno ascolta.
Sono frustrato. Frustrato perché non risolviamo il problema.
Sono ansioso. Ansioso di cominciare ad agire adesso.
Sono perplesso. Perplesso che l'urgenza non venga colta.
Sono attonito. Attonito dalla nostra inazione.
Sono angosciato. Angosciato perché stiamo cambiando il nostro pianeta.
Sono irritato. Irritato per ciò che significherà la nostra inazione per la vita.
Sono infastidito. Infastidito da come i media rappresentano la scienza.
Sono arrabbiato. Arrabbiato perché gli interessi privati pregiudicano il dibattito. 
Sono infuriato. Infuriato perché stiamo distruggendo il pianeta. 

Ma più di tutto sono preoccupato. Preoccupato del futuro dei nostri bambini.

Professore Associato Anthony J. Richardson
Ecologista del Cambiamento Climatico


Dottoressa Ailie Gallant
Scuola della Terra, dell'Atmosfera e dell'Ambiente
Università di Monash


Caro Joe,

Mi sento nervosa. Mi preoccupo e mi innervosisco, ma mi incuriosisco anche un po'. La curiosità è strana, un sentimento paradossale del quale a volte mi sento in colpa. Dopotutto, si tratta del futuro delle persone che amo. 

Sono molto frustrata, dalle certezze, dalle incognite e dalla mancanza di azione. Mi arrabbio alle opinioni sbagliate che pervadono tutto in quest'era di informazione indiscriminata, in cui le prove sembrano giocare un ruolo di secondo piano rispetto a chi urla più forte. Spesso avrei voglia di gridare... 

Ma aiuterebbe realmente? Ho la sensazione che non ascolterebbero comunque. Dopotutto, abbiamo urlato per anni. 

Odio sentirmi impotente. Mi vergogno di dire che, a volte, la mia frustrazione mi porta all'apatia. Odio sentirmi apatica. 

Ma a volte leggo delle cose, o vedo delle cose, da parte di singoli individui, da parte di comunità come “Un milione di pannelli solari installati nelle case australiane” e l'ottimismo mi solletica. 

Continuerò a fare il mio lavoro. Continuerò ad urlare nel mio piccolo. Sarò ottimista sul fatto che faremo qualcosa per questo, in modo collettivo. Vivo nella speranza che il cambiamento climatico dei grafici che fisso tutti i giorni non sarà così grave come mi dicono i miei dati, perché avremo lavorato insieme per trovare una soluzione. Tutto quello che posso sperare è che le persone condividano il mio ottimismo e lo trasformino in Azione.

Cordiali Saluti,

Dottoressa Ailie Gallant
Scuola della Terra, dell'Atmosfera e dell'Ambiente,
Università di Monash.


Professor Andrew Pitman
Direttore del Centro di Eccellenza per la Scienza del Sistema Climatico ARC


Caro Joe,

Mi chiedi come mi fa sentire il cambiamento climatico.

Non ho una sola risposta.

In egual misura, il cambiamento climatico mi fa sentire frustrato perché la mia comunità non riesce a vincere l'ignoranza e l'apatia. Mi sento spaventato da quello che porta il futuro. Ma più di tutto, ad essere onesto, mi sento sfidato dalla scienza, mi sento rinvigorito dalla brillantezza del mio gruppo e mi sento molto fortunato che ogni giorno porti nuove sfide da affrontare e a volte da vincere. 

A.J. Pitman
Professor di Scienza del Clima presso UNSW.


Dottoressa Sarah Perkins
Scienziata del Clima, Specialista in Eventi Estremi
Università del Nuovo Galles del Sud.


Mio caro amico,

Da qualche tempo a questa parte sono terribilmente preoccupato. Avrei preferito non riconoscerlo, ma tutto ciò che temevo sta accadendo. Pensavo di essere paranoico, ma è vero. (La Terra) Ci sta scivolando via. Ci ha mostrato i segni di una malattia acuta molto a lungo, ma nessuno ha fatto veramente qualcosa. Il suo comportamento sempre più irregolare è una cosa che ho osservato in particolare. Alcuni comportamenti che erano solo comportamenti rari, stanno cominciando a verificarsi più spesso e con rabbia accresciuta. Ho cercato di evidenziare questi cambiamenti in continuazione, così come la loro velocità di aumento, ma nessuno ha prestato attenzione. 

Sembra quasi che mi abbiano ignorato completamente tutti e non ho capito bene perché. E' più facile far finta che non ci sia la malattia, sperando che se ne vada da sola? O perché non hanno mai dovuto vivere senza di lei (la Terra) per cui il pensiero della sua morte è impossibile? Forse non sono in grado di vedere che le hanno fatto questo. Lo abbiamo fatto tutti.

Per me questa è una logica falsa. Come si può ignorare la grave malattia di qualcuno col quale si è inestricabilmente connessi e dal quale dipendiamo? Come si può lasciare che il proprio egoismo e la propria avidità prendano il controllo e non protegga e nutra chi ne ha più bisogno? Come è possibile che nessuno senta una sensazione travolgente di cuara e responsabilità quando chi ci è così caro è così disperatamente malato? Come si può spingere tutto questo nei recessi della propria mente? Questa è una cosa che non capirò mai. Forse sono io quello strano, l'anomalia della razza umana. Quello che si prende cura, che ha compassione, da volerla aiutare a stare meglio. 

Il fatto è che noi possiamo farla stare meglio. Se lavoriamo insieme, possiamo curare questa tremenda malattia e riportarla (la Terra) com'era prima, prima che la sfruttassimo. Il tempo passa e dobbiamo agire adesso. 

Cordiali saluti,

Dottoressa Sarah Perkins
Scienziata del Clima, Specialista in Eventi Estremi
Università del Nuovo Galles del Sud.



Professore Emerito Tony McMichael
Centro Nazionale di Epidemiologia e salute della Popolazione
Università Nazionale Australiana, Collegio di Medicina, Biologia e Ambiente


Caro Joe,

è difficile immaginare che le persone stiano facendo così tanti danni al mondo naturale. E' triste quando una società come la nostra non riesce a vedere oltre al proprio conto in banca ed inciampa ciecamente in un futuro in cui i bambini non saranno in grado di godersi lo scorrere dei fiumi, la neve in montagna, gli uccelli colorati e gli animali del bosco. Non abbiamo nessuna responsabilità verso le altre creature, foreste e fiumi? Mi vergogno del nostro comportamento. 

Sembra così stupido continuare a comportarsi così – anche se, ascoltando i nostri politici che parlano, sembra che produrre e consumare di più sia il significato ultimo della vita. Di sicuro il caldo terribile che abbiamo sofferto a causa delle recenti ondate di calore e i terribili incendi che hanno terrorizzato le comunità rurali negli ultimi due anni ci stanno dicendo che qualcosa sta andando davvero per il verso sbagliato.

Gli amici scienziati dicono che probabilmente è perché stiamo rendendo il mondo più caldo aggiungendo “gas serra” nell'aria. Quindi stiamo seriamente danneggiando il mondo intorno a noi e sappiamo anche perché!

E' davvero triste che alcuni dei nostri bambini del posto sembrino piuttosto perplessi e preoccupati da quello che vedono in TV su questo e ascoltando ciò che dicono gli adulti. Spero che la mia famiglia e la nostra comunità possano provare ad aiutare a risolvere questi problemi spaventosi. 

Saluti.
Tony McMichael
Professore Emerito,  Università Nazionale Australiana.


Professoressa Associata Katrin Meissner
Centro di Ricerca sul Cambiamento Climatico,
Università del Nuovo Galles del Sud


So quello che c'è in gioco, so che sono una delle poche persone che capisce la dimensione delle conseguenze e che quindi si rende conto che la maggior parte delle persone intorno a me sono inconsapevoli. Alcune persone non sono solo inconsapevoli, non vogliono capire. Hanno deciso, forse sulla base dell'opinione di qualcuno di cui si fidano, qualcuno di famiglia, un amico, forse sulla base di una convinzione politica, ma di sicuro non sulla base dei fatti. 

Ma fa star male. Guardo miei figli e mi rendo conto che non avranno la stessa qualità di vita che abbiamo avuto noi. Nemmeno lontanamente. Che vivranno in un mondo che affronta gravi carenza di cibo ed acqua, un mondo segnato da guerre causate dalle conseguenze del cambiamento climatico.

Mi rattrista. E mi spaventa. Mi spaventa più di qualsiasi altra cosa. Vedo un gruppo di persone seduta su una nave che ondeggia allegramente, che fa foto, che non sa che quella nave sta navigando diretta verso delle potenti e mortali cascate. Siamo ancora in tempo a tirarli fuori dalla corrente. Potremmo perdere un po' di strumentazioni della nave, ma potremmo essere in grado di salvare le persone che ci sono sopra. Ma nessuno si muovi. E' il tempo sta per scadere. 

Professoressa Associata Katrin Meissner
Prossima Borsista ARC


Professoressa Lesley Hughes
Dipartimento di Scienze Biologiche, Università di Macquarie,
Membro Fondatore del Consiglio Australiano per il Clima


Sono diventata una biologa professionista perché amavo gli animali – guardarli, giocarci, studiarli. Era una bambina la cui stanza era piena di vasetti e scatole di cose che strisciavano, scivolavano e saltavano. L'idea che potessi realmente essere pagata per fare questo, da adulta, è stata davvero magnifica. 

Ma dove si può fare in futuro per la nostra specie? La nostra biodiversità è il nostro sistema di supporto vitale, ogni specie un prezioso sistema di supporto, ogni specie un elemento ereditario prezioso e insostituibile. Abbiamo raccolto, ripulito, saccheggiato e spogliato. Ogni anno il nostro capitale naturale declina un po' di più mentre sperperiamo la nostra eredità e la sottraiamo ai nostri discendenti.  

Ed ora abbiamo questa nuova minaccia, che è probabile che sia la più grande di tutte. 

E' probabile che il cambiamento climatico diventi il più grande killer di specie di sempre, impoverendo il nostro pianeta e la nostra razza. 

Abbiamo tanto da perdere. 

Professoressa Lesley Hughes


Dottor Alex Sen Gupta
Centro di Ricerca sul Cambiamento Climatico,
Università del Nuovo Galles del Sud



Come mi fa sentire?
Mi sento frustrato. Le prove scientifiche sono schiaccianti. Sappiamo cosa sta succedendo, sappiamo perché succede, sappiamo quanto diventeranno gravi le cose eppure, dopo tanti anni, non stiamo ancora facendo praticamente niente per fermarlo. 

Mi sento tradito dai nostri capi che non mostrano alcuna leadership e che pongono l'ideologia al di sopra delle prove, disposti a dire qualsiasi cosa per promuovere le proprie agende – capi che sono bene che vada negligenti e male che vada complici nel permettere che questo accada con consapevolezza delle possibili conseguenze. Mi sento perplesso. Perplesso del fatto che a scienziati che hanno passato anni o decenni a comprendere come funzioni tutto questo venga data la stessa credibilità dei politici, [sic], dei commentatori dei media e dei portavoce dell'industria con evidenti interessi privati e la cui sola credenziale è la loro capacità di leggere blog screditati. 

Mi sento preoccupato che se non mitigata, la nostra inazione causerà una terribile sofferenza a coloro che sono meno in grado di affrontare il cambiamento e che entro la durata della mia vita molti dei luoghi che rendono così speciale questo pianeta – le nevi del Kimimanjaro, la Grande Barriera Corallina, persino l'Artico ricoperto di ghiaccio, saranno degradati ed irriconoscibili – la nostra eredità per la prossima generazione.

Sento anche un barlume di speranza. La Cina e gli Stati Uniti stanno cominciando a muoversi nella giusta direzione e a mostrare un minimo di leadership globale su questo problema, anche se l'Australia sta indietreggiando verso una posizione di ritardo ed ostruzionismo. 

Alex Sen Gupta
Docente Senior (Oceanografia)
Centro di Ricerca sul Cambiamento Climatico,
Università del Nuovo Galles del Sud


Professor Brendan Mackey
Direttore del Programma di Risposta al Cambiamento Climatico Griffith,
Università di Griffith



Non sono riuscito a ricevere una lettera autografa dal professor Mackey, ma mi ha fornito gentilmente la copia digitata sopra.

Cara Terra,

solo una breve nota per ringraziarti tanto per gli ultimi 4 miliardi di anni o giù di lì. E' stato fantastico. I sistemi di supporto vitale planetari hanno funzionato molto bene, tutta la storia dell'evoluzione biologica è stata una bella sorpresa ed ha significato che gli esseri umani che sono apparsi ed io esisto!

Mi dispiace molto per gli ultimi duecento anni – abbiamo davvero incasinato le cose, non è vero?! Ho pensato che noi scienziati del clima potessimo essere in grado di salvare il salvabile ma, ahimè, nessuno ci ha presi davvero sul serio. Tutti vogliono continuare ad aprire nuove miniere di carbone e, per qualche ragione che mi sfugge, sono felici di ignorare il fatto che il gas naturale è un combustibile fossili. Be, nessuno può dire che non ci abbiamo provato! 

Tu sei probabilmente silenziosamente felice che il tempo del “picco degli esseri umani” si arrivato e andato e che ora il suo declino ci abbia presi, anche se immagino che tu sia piuttosto scocciata da quello che abbiamo fatto al tuo amabile ecosistema (le foreste e i coralli sono un tocco splendido, a proposito) e ancora scusa per le tigri, gli squali, ecc. 

In caso te lo stessi chiedendo, i nostri modelli suggeriscono che i tuoi cicli globali bio-geo-chimici (specialmente quello del carbonio) dovrebbero raggiungere un nuovo equilibrio dinamico in circa 100.000 anni. Immagino che sarà un percorso piuttosto accidentato fino a lì, be', nessuno ha detto che l'universo doveva essere stabile!

Tanti auguri e cerca di mantenere quell'atteggiamento “si può fare” che amiamo così tanto.

Professor Brendan G. Mackey, Dottorato di Ricerca,

30 luglio 2014

venerdì 9 gennaio 2015

Ma il 2015 sarà sicuramente l'anno della ripresa!




(immagine trovata su internet - scusate se non so l'attribuzione precisa. Qui sotto, l'andamento del PIL italiano insieme ai consumi di idrocarburi in Italia)