domenica 13 luglio 2014

I pozzi di petrolio abbandonati emettono livelli significativi di metano: uno studio

Da “Resilience”. Traduzione di MR

Di Andrew Nikiforuk, pubblicato originariamente su The Tyee

Uno studio dell'Università di Princeton ha scoperto che le perdite dai pozzi di petrolio e gas abbandonati pongono non solo un rischio alle falde acquifere, ma rappresentano una minaccia crescente al clima. Fra 200.000 e 900.000 pozzi abbandonati nello stato della Pennsylvania è probabile che contribuiscano dal 4 al 7% delle emissioni antropogeniche di metano in quella giurisdizione, una fonte della quale prima non si teneva conto, dice lo studio. La Pennsylvania, come l'Alberta in Canada, è la più vecchia produttrice di petrolio e gas negli Stati Uniti e la scena di una forte controversia ambientale dovuta all'impatto della fratturazione idraulica sul suo panorama abbondantemente trivellato. Di conseguenza, le perdite dalle infrastrutture di gas di scisto e da quelle convenzionali potrebbe rendere questa industria più sporca di quella della produzione di carbone.

Gli scienziati del campo hanno coerentemente rilevato che i modelli usati dall'industria del petrolio e del gas e dai legislatori sottostimano significativamente le perdite di metano da valvole, pompe, gasdotti, impianti di gas e pozzi produttivi. Ora sono stati aggiunti all'elenco anche i pozzi abbandonati. L'esperto di metano ed ecologista dell'Università di Cornell Robert Howarth ha detto che il nuovo studio è importante perché illustra che le emissioni delle attività di petrolio e gas sono molto maggiori di quanto stimino il governo e l'industria. Il problema dei pozzi abbandonati che perdono “non è stato studiato bene nel passato e non viene considerato affatto dalla statunitense EPA nelle sue stime delle emissioni di gas serra, né viene considerato da altri studi accademici come il mio. E' un ulteriore esempio di quanto poco sappiamo in realtà sulle emissioni di metano da parte dell'industria del gas e del petrolio e una ragione in più per credere che l'EPA abbia gravemente sottostimato le emissioni totali”, ha detto.

Non c'è niente di terribilmente unico riguarda la Pennsylvania, ha aggiunto Howarth, “quindi mi aspetterei che questo sia un problema che colpisce gran parte se non tutti i giacimenti di gas e petrolio”. Il problema della perdita dei pozzi, tuttavia, è diffuso e globale e coinvolge milioni di pozzi di petrolio e gas. I guasti dei pozzi nei giacimenti in alto mare della Norvegia, per esempio, avevano una media del 24% in un'analisi, mentre i guasti dei pozzi appena fratturati in Pennsylvania hanno una media del 6,4%. Saskatchewan mostra i  tassi di guasti come corrispondenti al 20%. Perdite estese da pozzi di petrolio pesante (fino al 45%) sono risultate in contaminazione di acqua di falda documentate dell'area di Lloydminster al confine fra Alberta e Saskatchewan.

Fuga di gas

Le scoperte della Kang rafforzano le scoperte di uno studio dell'Università di Waterloo che ha chiamato i 500.000 pozzi che perdono della nazione una minaccia alla sicurezza pubblica e all'ambiente  a causa del “potenziale deterioramento della qualità dell'acqua di falda, dei contributi in emissioni di gas serra e ai rischi di esplosione se il gas metano si accumula in aree non adeguatamente ventilate”.

Lo studio di Waterloo ha anche fatto appello ai legislatori e all'industria perché monitorizzino e misurino immediatamente le emissioni da decine di migliaia di pozzi abbandonati nel Canada occidentale. Ha anche osservato che le emissioni di gas documentate dai pozzi rappresentano solo una parte di quello che sta uscendo sottoterra verso le acque di falda o verso altre formazioni. In Pennsylvania, la Kang ha scoperto che i pozzi abbandonati perdono in media circa 96 metri cubi all'anno, ma potrebbero esserci da 280.000 ai 970.000 di tali pozzi in quel solo stato. Circa il 16% di tutti i pozzi non perdevano piccole quantità, ma sembrano essere dei “super emettitori” o sputa metano. Il pozzo più inquinante emetteva 3,2 metri cubi di gas al giorno, o 1.168 metri cubi di gas all'anno. E' quasi il corrispettivo di 300 dollari all'anno. In confronto, secondo Enbridge, un residente tipico canadese usa 3.064 metri cubi di gas all'anno per riscaldare la propria casa e la propria acqua. Circa il 10% di tutti i pozzi nella Columbia Britannica  perdono, ma non viene fatto alcun monitoraggio sul tasso di perdite dai 10.000 pozzi inattivi o abbandonati della provincia. Alcuni pozzi di gas di scisto da fracking in produzione sono diventati super emettitori e perdono 3.000 metri cubi all'anno.

Altre scoperte sorprendenti

La Kang ha anche fatto diverse altre scoperte sorprendenti. Le perdite di metano dai pozzi chiusi, che vengono adeguatamente sigillati con cemento al momento del loro abbandono, avevano dei tassi alti quanto quelli non chiusi. I pozzi collegati alle formazioni di arenaria perdevano di più dei pozzi di altre formazioni. La Kang ha trovato anche etano, propano e n-butano mescolati al metano – tutti indicatori che il gas proveniva da zone mirate dall'industria anziché da paludi e fonti naturali. L'impulso di metano che finisce in atmosfera è anche cambiato nel tempo. Durante l'inverno le perdite diventavano minori, mentre durante l'estate usciva sempre più metano dai pozzi. Le scoperte drammatiche dello studio di Princeton illustra ancora una volta che i sigilli di cemento nei dei pozzi abbandonati ed attivi si spaccano, riducono e fratturano col tempo, permettendo al metano di fuoriuscire e trovare il percorso di minore resistenza, come le fratture naturali. Il gas vagante può percorrere distanze fino a 14 km di distanza e fuoriuscire in fiumi e case. Per fare in modo che i legislatori e l'industria affrontino il problema, la Kang ha suggerito nella sua tesi di dottorato che “I gas, compresi metano ed altri idrocarburi, emessi da pozzi di petrolio e gas” dovrebbero essere considerati “come una risorsa energetica alternativa”.

Più abbandonati che bonificati

L'inquinamento dell'acqua potabile col metano è stata documentata in Pennsylvania, Colorado e Texas, o dovunque la fratturazione idraulica e la trivellazione intensiva abbia avuto luogo. Ma in molti casi, i legislatori hanno messo da parte le prove scientifiche e concluso che il metano fuoriesce naturalmente. Il Legislatore Energetico dell'Alberta conserva un database delle perdite di 316.439 pozzi riportate dall'industria a a pertire dal 1910. Ma non è di pubblico dominio e il legislatore non ha alcuna politica per testare le perdite di gas dai pozzi una volta che vengono abbandonati. Attualmente, la responsabilità per l'abbandono e la bonifica dei pozzi, dei gasdotti e degli impianti inattivi assomma a 32 miliardi di dollari nell'Alberta. Eppure il legislatore ha 279 milioni di dollari in obbligazioni per ripulire il pasticcio. Le compagnie di petrolio e gas stanno abbandonando i pozzi ad un ritmo molto più veloce di quanto non li stiano bonificando, un processo che comprende una valutazione del cemento e il posizionamento di uno sfiato in cima al pozzo.


Concentrazione di pozzi attivi ed abbandonati in Nord America. Un numero fra l1,9 e il 75% di questi perde metano. Fonte: Richard Davies / Marine and Petroleum Geology Journal.

Theresa Watson, una ex legislatrice dell'Alberta, ha osservato in una presentazione del 2013 che un numero sempre maggiore di pozzi multi-livello fratturati idraulicamente stavano entrando in contatto con pozzi preesistenti col “potenziale di colpire i possedimenti (altre proprietà dell'industria) e le acqua di falda”. Ad oggi, ci sono stati più di 20 casi di industrie che eseguono lavori di fratturazione ad alta pressione che si sono congiunti a pozzi vicini, risultando in eruzioni di fluidi tossici in superficie. Alcuni cosiddetti “successi del fracking” hanno viaggiato per 2.400 metri attraverso fratture o anomalie naturali o provocate dall'uomo prima di giungere in superficie. Più di 30 eventi del genere sono accaduti nella Columbia Britannica. Tutte mettono a rischio le falde acquifere. “Gli scheletri stanno uscendo dall'armadio”, ha detto. La Winston nella sua presentazione. La Kang ha concluso che i governi devono fare un lavoro migliore nel riportare e monitorare i pozzi abbandonati, perché sembrano essere una fonte significativa ed inaspettata di emissioni di metano di cui non si tiene conto. “Servono misure supplementari per caratterizzare e determinare la distribuzione dei flussi di metano dai pozzi abbandonati di petrolio e gas in Pennsylvania ed in altre regioni”, ha scritto. Un grande studio del 2014 del ricercatore britannico Richard Davies su Marine and Petroleum Geology è giunto alla stessa conclusione ed ha richiesto un monitoraggio sistematico e a lungo termine si dei pozzi attivi si di quelli abbandonati.

sabato 12 luglio 2014

Il pensiero sistemico e il futuro delle città

Da “Post Carbon Institute”. Traduzione di MR

Di David Orr


Foto: Stuck in Customs / Flickr. Licenza Creative Commons 2.0. “Viviamo tutti in un mondo interconnesso”, sostiene l'autore.

In breve

L'idea che niente esista isolatamente – ma solo come parte di un sistema – è stata a lungo parte del folklore, delle scritture religiose e del senso comune. Tuttavia, le dinamiche dei sistemi come scienza deve ancora trasformare il modo in cui portiamo avanti gli affari pubblici. Questo articolo dapprima esplora brevemente la questione del perché i progressi nella teoria dei sistemi non sono riusciti a trasformare la politica pubblica. La seconda parte descrive i modi in cui la nostra comprensione dei sistemi stia crescendo – non tanto dalla teorizzazione, ma dalle applicazioni pratiche in agricoltura, progettazione degli edifici e scienza medica. La terza parte si concentra su se e come questa conoscenza e la scienza dei sistemi possano essere diffuse per migliorare la gestione urbana di fronte alla rapida destabilizzazione climatica di modo che la sostenibilità diventi la norma, non una storia di successo occasionale.

Concetti chiave


  • La riduzione degli interi a parti è il cuore della visione del mondo scientifica che abbiamo ereditato da Galileo, Bacone, Descartes e dei loro moderni accoliti nelle scienze economiche, nell'efficienza e nella gestione. 
  • I decenni fra il 1950 e il 1980 sono stati l'era d'oro della teoria dei sistemi. Tuttavia, nonostante un gran parlare di sistemi, continuiamo ad amministrare, organizzare, analizzare, gestire e governare sistemi ecologici complessi come se fossero una raccolta di parti isolate e non un'unione indissolubile di energia, acqua, suoli, terra, foreste, biota ed aria. 
  • Gran parte di ciò che abbiamo imparato gestendo i sistemi reali è cominciato con l'agricoltura. Una delle lezioni più importanti è stata che la terra è un organismo in evoluzione di parti collegate: suoli, idrologia, biota, natura selvaggia, piante, animali e persone. 
  • La sfida è quella di far transitare la complessità urbana organizzata costruita su un modello industriale e progettata per automobili, espansione e crescita economica in luoghi coerenti, civili e duraturi. 
  • Una prospettiva sistemica per la gestione urbana è una lente attraverso la quale potremmo vedere più chiaramente nella nebbia del cambiamento e gestire potenzialmente meglio le complesse relazioni di causa-effetto fra i fenomeni sociali ed ecologici. L'applicazione dei sistemi offre almeno sei possibilità di migliorare la gestione urbana.  


Un sistema è un insieme di elementi interconnessi che è organizzato coerentemente in un modo che ottenga qualcosa... deve consistere in tre tipi di cose: elementi, interconnessioni e una funzione o scopo. 
—Donella Meadows, Pensare sistemico (1)

Un sistema è (a) un insieme di unità o elementi interconnessi di modo che i cambiamenti di alcuni elementi o delle loro relazioni produca cambiamenti nelle altre parti del sistema e (b) l'intero sistema esibisce delle proprietà e dei comportamenti che sono diversi da quelli delle parti. 
—Robert Jervis, Effetti dei Sistemi (2)

Una delle idee più importanti della scienza moderna è quella di un sistema. Ed è quasi impossibile da definire.
—Garrett Hardin, La Cibernetica della Competizione (3)

Storia della Teoria dei Sistemi

I decenni post bellici fra il 1950 e il 1980 sono stati l'era d'oro della teoria dei sistemi. Sulla base dei progressi nelle comunicazioni, nelle oprazioni di ricerca e nella cibernetica dalla Seconda Guerra Mondiale, Kenneth Boulding, James G. Miller, Ludwig von Bertalanffy, C. West Churchman, Herbert A. Simon, Erwin Laszlo, Jay Forester, Dennis e Donella Meadows, Peter Senge ed altri hanno scritto in modo persuasivo del potere dell'analisi dei sistemi (4, 5). Si diceva che i benefici erano molti. Il pensiero sistemico ci avrebbe permesso di percepire gli schemi che connettevano cose altrimenti sparpagliate e di rilevare la logica contro-intuitiva che soggiace ad una realtà spesso ingannevole, creando pertanto diagnosi, politiche e piani più coerenti. I benefici reali della teoria dei sistemi, tuttavia, sono rimasti in gran parte nel regno dei computer e della tecnologia di comunicazione. Altrove, il business as usual ha proceduto tranquillamente imperturbato. Nonostante la logica intrinseca del pensiero sistemico, governi, multinazionali, fondazioni, università ed organizzazioni no-profit funzionano ancora in gran parte suddividendo temi e problemi nelle loro parti separate ed affrontandole separatamente.

 Agenzie, dipartimenti ed organizzazioni separate si specializzano in energia, terreno, cibo, aria, acqua, natura selvaggia, economia, finanza, regolamenti edilizi, politiche urbane, tecnologia, salute e trasporti – come se ognuno di questi temi non fosse collegato agli altri. Così, un'agenzia spinge forte per far crescere l'economia mentre un'altra è incaricata di ripulire il pasticcio risultante e così via, vale a dire che la mano sinistra e la mano destre raramente sanno – o si interessano a – ciò che sta facendo l'altra. I risultati sono spesso controproducenti, eccessivamente costosi, rischiosi, a volte disastrosi e quasi sempre ironici. La modellazione sistemica, per esempio, ci ha permesso di prevedere e capire la catastrofe incombente del cambiamento climatico rapido, mentre i fallimenti sistemici nel governo, nelle politiche e nell'economia hanno finora paralizzato la nostra capacità di fare qualcosa per questo. La teoria dei sistemi, in breve, deve ancora avere il suo momento copernicano e le ragioni sono ironicamente incorporate nella rivoluzione scientifica stessa.

Il ridurre interi a parti, vedi “riduzionismo”, è il cuore della visione del mondo scientifica che abbiamo ereditato da Galileo, Bacone, Descartes e dei loro moderni accoliti nelle scienze economiche, nell'efficienza e nella gestione. Per un periodo, il riduzionismo ha operato miracoli scientifici, tecnologici ed economici. Ma, quando abbiamo acquisito potere, ricchezza, velocità, convenienza, apparente controllo sulla natura e fiducia in noi stessi, abbiamo pagato un prezzo considerevole che Faust (quello di Marlowe, non quello di Goethe) avrebbe riconosciuto. Come Faust, abbiamo agito a breve termine, trascurando costi e rischi a lungo termine che potevano essere visti solo da una prospettiva sistemica. I risultati sono sconcertanti. A tempo di record, abbiamo stracciato interi ecosistemi, acidificato gli oceani, spazzato via specie intere, dilapidato il suolo fertile, abbattuto foreste e cambiato la chimica dell'atmosfera.

“Siamo”, nelle parole di Edward Hoagland, “ancora in parte scimpanzé con una doppia laurea in prove ed errori”. Nel mondo reale, le cose tornano a farsi sentire, ci sono punti di non ritorno, sorprese, proprietà emergenti, cambiamenti di passo, ritardi temporali e imprevedibili e catastrofici eventi di “cigno nero” con effetti globali che durano a lungo. Per prevedere ed evitare queste cose serve un atteggiamento mentale capace di vedere le connessioni, gli schemi e la struttura dei sistemi, così come una visuale ben oltre il bilancio trimestrale o le prossime elezioni. La saggezza comincia con la consapevolezza che viviamo in mezzo delle complessità che non possiamo mai comprendere pienamente, per non parlare di controllarle. Ma la prudenza non è stata parte dell'esuberanza a prova di pallottola scritta nella nostra idea di progresso, né nei documenti fondamentali dell'America.


Foto: lo staff di fotografi della Casa Bianca. Jimmy Carter, Gerald Ford e Richard Nixon alla Casa Bianca nel 1978. Gerald Ford ha giocato un ruolo importante nel far firmare la Legge Nazionale per l'Ambiente da Richard Nixon nel 1970. 

Concepita da uomini in gran parte influenzati dall'Illuminismo – ignoranti di ecologia e timorosi dell'eccessiva autorità – la Costituzione degli Stati Uniti, per esempio, non dà alcun “fondamento chiaro, non ambiguo e testuale per una legge di protezione federale dell'ambiente”, nelle parole dello studioso di diritto Richard Lazarus. Essa privilegia “la legislazione decentralizzata, frammentata e incrementale... che rende difficile affrontare problemi in modo complessivo e olistico”. Comitato delle giurisdizioni del Congresso basati sul fatto che la Costituzione frammenta la responsabilità e i risultati legislativi. La Costituzione dà troppo peso ai diritti privati al contrario dei beni pubblici. Non menzione né l'ambiente né la necessità di proteggere i suoli, l'aria, l'acqua, la natura selvaggia e il clima – e non offre quindi nessuna base inequivocabile per la protezione ambientale. La clausola del commercio – la fonte di grandi statuti ambientali – è una base legale ingombrante e scomoda per la protezione ambientale. Il risultato, osserva Lazarus, è che “le nostre istituzioni legislative sono particolarmente inadatte per il compito di considerare i problemi e di creare le soluzioni legali della dimensione spaziale e temporale necessaria per la legge ambientale. (9) In altre parole, il nostro modo di governare è spesso ecologicamente distruttivo.

La Legge di Politica Ambientale Nazionale (1970) puntava a rimediare a tali mancanze. Richiedeva a tutte le agenzie federali di “utilizzare un approccio sistematico ed interdisciplinare che assicurerà l'uso integrato delle scienze naturali e sociali e le arti di progettazione ambientale nella pianificazione e nel prendere decisioni”. La Legge richiedeva pianificazione sistemica, ma oltre ai requisiti per le valutazioni di impatto ambientale per i progetti finanziati a livello federale, non aveva potere. Con poche eccezioni, le cose sono andate avanti come prima. Il risultato è questo, nonostante il gran parlare di sistemi, continuiamo ad amministrare, organizzare, analizzare, gestire e governare sistemi ecologici complessi come se fossero una raccolta di parti isolate e non una unione indissolubile di energia, acqua, suoli, terra, foreste, biota ed aria. L'idea della sostenibilità sembrerebbe implicare che il rimedio sia un approccio sistemico alla gestione ambientale, ma la realtà è diversa. Gli sforzi in direzione della sostenibilità sono a loro volta negli argomenti specifici di energia, agricoltura, inquinamento dell'aria, inquinamento dell'acqua, silvicoltura, edilizia verde e così via, così che le parti non sostengono un intero più ampio. Tuttavia, la biosfera ed i suoi ecosistemi costituenti sono indifferenti alla mera convenienza umana e alle illusioni, spietata con la tracotanza e senza rimorsi nell'esigere ciò che le è dovuto. Coma qualcuno una volta ha detto, “Dio potrebbe perdonare i nostri peccati, ma la natura no”.

Come viene applicata oggi la teoria dei sistemi?

Gran parte di ciò che abbiamo imparato sulla gestione dei sistemi reali è cominciato con l'agricoltura, in particolare col lavoro dell'orticoltore Liberty Hyde Bailey, dell'agronomo Albert Howard in India, del forestale Aldo Leopold, degli agro-ecologi Miguel Altieri e Stephen Gliessman, del genetista delle piante Wes Jackson, dell'esperto di gestione Alan Savory e da agricoltori ecologicamente esperti come Joel Salatin. La lezione più importante che viene dal loro lavoro collettivo è che la terra è un organismo che si evolve composto della parti interconnesse di suoli, idrologia, biota, vita selvaggia, piante, animali e persone. Se la sostenibilità è l'obbiettivo, la terra non può essere gestita come una fabbrica né i profitti che genera essere misurati dai propri rendimenti a breve termine. Gestita come un organismo, la terra limita la dimensione e il tipo di pratiche di agricoltura e silvicoltura e alla fine delude tutte le aspettative che superano la sua capacità di carico. La buona gestione della terra richiede pazienza, una memoria affidabile a lungo termine, ampi margini altrimenti conosciuti come precauzione e, come ci ricorda Wendell Berry, amore.

E' vero che le redditività non può essere più alta del tasso al quale il Sole può essere trasformato in materiale vegetale e in carne animale senza diminuire la produttività futura. I termini rigorosi, una fattoria sostenibile è una tenuta in equilibrio da input naturali di luce solare, acqua, decomposizione di piante, letame animale ed una intelligenza osservatrice e competente sia dell'agricoltore sia della cultura rurale. Come i sistemi naturali che imita, una fattoria sostenibile è sempre una policoltura e dipende dalle sinergie fra le sue varie componenti, dai suoli ai microbi agli animali. L'agricoltura industriale, al contrario, è sussidiata da combustibili fossili, fertilità importata, gestione chimica degli infestanti e capitale preso in prestito. E' una parte dell'economia estrattiva che sfrutta suoli, minerali, geni e gente indifferentemente. Ed è sempre una monocoltura mirata a fare profitto sul breve termine. La differenza fra l'agricoltura industriale e quella ecologica le pone ai margini estremi di un continuum che definisce la resilienza.

L'edilizia ecologica è un'altra fonte di istruzione pratica sui sistemi. Fino all'avvento del movimento dell'edilizia verde, il processo avveniva in serie: gli architetti facevano il progetto di base e passavano i progetti agli ingegneri per scaldarlo, raffreddarlo, illuminarlo e sigillarlo. Questi, a loro volta, li passavano ai paesaggisti per far sì che sembrassero appartenere al luogo in cui la casualità dei prezzi dell'edilizia e spesso la cattiva pianificazione li avevano fatti cadere. Gli incentivi – finanziari, legali e di reputazione – richiedevano che la struttura fosse sovra-riscaldata, sovra-raffreddata e costruita in modo eccessivo – quindi eccessivamente costosa. Gran parte del profitto veniva fatto sull'eccessiva ridondanza, un po' come fare sedie con 8 gambe quando il carpentiere viene pagato per ogni gamba in più.


Foto: Stuck in Customs / Flickr. Cultivar di ‘Nastro Scarlatto' in Tasmania. Il termine “cultivar” è stato coniato la prima volta da Liberty Hyde Bailey, ed è definito come una pianta le cui origini o la cui selezione sono il frutto principalmente dell'attività umana. 

I primi progettisti ecologici come Sim van der Ryn, Bob Berkebile, Bill McDonough, Pliny Fisk e il Consiglio per l'Edilizia Verde degli Stati Uniti sono stati pionieri di un approccio diverso per progettare che ha ottimizzato l'intero edificio come un sistema, non come i suoi componenti separati. Un involucro dell'edificio più stretto e meglio isolato, per esempio, significava ridurre di dimensione i sistemi di aerazione, riscaldamento e di condizionamento d'aria e la riduzione dei costi di esercizio a lungo termine migliorando il comfort per gli esseri umani. Analogamente, l'illuminazione creativa della luce naturale ha migliorato l'estetica e la produttività degli occupanti, riducendo le bollette per l'illuminazione e, ancora una volta, i costi a lungo termine. Ma il beneficio più grande del “progettazione biofila” è stato il fatto umano stesso che siamo più felici, sani e più produttivi in luoghi accuratamente calibrati per i nostri cinque sensi. (10) Ci sono altre aree di applicazione della conoscenza sistemica, ma in confronto all'architettura, nessuna è così facile da afferrare o così persuasivamente istruttiva sui modi in cui possiamo migliorare la gestione di altri sistemi. Tuttavia, queste offrono intuizioni diverse.

Le fattorie ed i sistemi naturali operano ad una velocità d'orologio minore rispetto agli edifici. L'agricoltura richiede la pazienza appropriata per la stagione agricola e per i cicli che governano fertilità e fecondità. Possiamo manipolare alcune delle variabili inerenti all'agricoltura, ma gli schemi più ampi di suoli, idrologia, biota, natura selvaggia, meteo e così via hanno stagioni e cicli rispetto ai quali siamo stranieri e intrusi. Nella misura in cui possiamo gestire in assoluto, la prudenza ci imporrebbe di lasciare ampi margini per adattare la nostra ignoranza ed altre mancanze. Gli edifici, o ciò che goffamente chiamiamo “l'ambiente costruito”, dall'altra parte, sono creazioni umane. I progettisti sono protettivi dei propri misteri e dei funzionamenti interni in modi in cui non possiamo essere nei confronti dei sistemi naturali delle fattorie. Anche così, i costruttori vengono spesso sorpresi dal comportamento imprevisto dei sistemi meccanici, degli errori di progettazione e del comportamento umano in ciò che dovevano essere strutture ben progettate.

C'è una terza fonte di conoscenza dei sistemi disponibile nello studio del corpo. Walter Cannon in La Saggezza del Corpo (1932), per esempio, ha introdotto la nozione di “omeostasi” come modo di spiegare come “il materiale straordinariamente instabile” dei nostri corpi in “libero scambio col mondo esterno” persista miracolosamente per molti decenni. (11) Il professore di Yale e Fisico Sherwin Nuland, in un libro dallo stesso titolo, ha descritto in seguito (1977) il processo con queste parole: “Sempre in allarme per i pericoli onnipresenti all'esterno o all'interno, mandando incessantemente segnali mutualmente riconoscibili per tutta la sua immensità di tessuti, fluidi e cellule, il corpo animale è un dinamismo di consistenza responsabile. Con incalcolabili trilioni di agenzie di correttivi alimentati da energia, le alterazioni inappropriate vengono bilanciate e i cambiamenti sono o sistemati o messi nel modo giusto – tutto nell'interesse di quella stabilità equilibratrice che è la condizione necessaria dell'ordine e dell'armonia dei sitemi viventi complessi... La sua capacità di comunicare all'interno di sé stesso e con l'ambiente esterno è la base della sostenibilità di un animale di fronte alle molte forze incessanti che non smettono mai di minacciare la sua esistenza”. (12)

L'idea del corpo come sistema complesso potrebbe avere portato ad una visione sistemica della medicina e della cura, colmando il divario fra medicina occidentale ed orientale. Ma la pratica della medicina occidentale in quel momento era scrupolosamente riduzionistica ed immune all'insegnamento proveniente da altre culture. (13, 14) Immersi nella maniera occidentale della scienza, i fisici tendono ancora a diagnosticare le malattie senza cause profonde, a guarire malattie isolatamente come se il corpo fosse una macchina rotta e a prescrivere come se gli effetti dei medicinali non di propagassero in tutto il corpo. Il risultato è che le soluzioni spesso diventano la fonte di nuovi problemi e l'inizio di circoli viziosi. La stessa cosa, tuttavia, potrebbe essere detta di gran parte, se non di tutti, i campi di affari, economia, politica pubblica e tecnologia. Se applicato a fattorie, edifici o a corpi, il pensiero sistemico non è facile, ma l'essenza è l'interezza – vale a dire l'integrazione armoniosa delle varie componenti. E' evidente in diversi indicatori della salute: ecologico, sociale e umano. Così, cosa ci può insegnare il pensiero sistemico su come gestire meglio le aree urbane?

Città e pensiero sistemico

Per affrontare la domanda “che tipo di problema costituisce una città”, Jane Jacobs una volta ha scritto:

“Si dà il caso che le città siano dei problemi della complessità organizzata … presentando 'situazioni nelle quali una mezza dozzina o persino diverse dozzine di quantitativi variano tutti simultaneamente e in modi sottilmente interconnessi'. Le città, di nuovo come le scienze della vita, non mostrano un problema nella complessità organizzata, che se fosse capito spiegherebbe tutto. Possono essere analizzate in molti problemi o segmenti tali che, come nel caso delle scienze della vita, sono anche collegati fra di loro. Le variabili sono tante, ma non sono alla rinfusa. Sono 'interrelate in un intero organico”. (15)


Foto: cjuneau di Ottawa, CANADA / CC BY 2.0. Ciò che appare essere un campo di grano nel centro di Ottawa in realtà è un tetto verde in cima al Museo di Guerra Canadese.

La sfida, quindi, è quella di far transitare la complessità urbana costruita su un modello industriale e progettata per automobili, espansione e crescita economica verso luoghi coerenti, civili e duraturi. I governi urbani sono stati posti sotto stress in un mondo con più persone, più “cose” ed aspettative più alte – il tutto che si muove a velocità sempre maggiore. Nelle parole di Peter Senge, “la specie umana ha la capacità di creare di gran lunga più informazioni di quante chiunque ne possa assorbire, di favorire un'interdipendenza di gran lunga maggiore di quella che chiunque possa gestire e di accelerare il cambiamento in modo di gran lunga più veloce della capacità di chiunque di tenere il passo”. (16) Ai gestori dei sistemi urbani è richiesta la capacità di passare “dal vedere parti al vedere gli interi, dal vedere le persone come indifesi e reattivi al vederle come partecipanti attivi nel plasmare la loro realtà, dal reagire al presente al creare il futuro”. Tutto questo è più facile a dirsi che a farsi. Non giungerà come una sorpresa ai funzionari cittadini che le aree urbane, come ha scritto Donella Meadows, sono “sistemi di retroazione auto-organizzati, non lineari e sono intrinsecamente imprevedibili [quindi]... non possiamo mai capire pienamente il nostro mondo, non nel modo in cui la nostra scienza riduzionista ci ha portati ad aspettarci”. (1)

La gestione resiliente richiede la calibrazione di due tipi di sistemi non lineari: sociale ed economico, per esempio leggi, regolamenti, tassazione, politiche, elezioni e mercati coi sistemi ecologici, per esempio biologia, idrologia, geologia, natura selvaggia, climatologia ed uso della terra. Questi sistemi funzionano su scale temporali diverse e su processi diversi come parte di un intero che chiamiamo biosfera. Ma non sono uguali. Gli espedienti umani – economie, tecnologie, politiche e comportamento sociale – alla fine si devono adeguare alle realtà biofisiche o affrontare la disintegrazione. Le prospettive sistemiche e gli strumenti di gestione possono aiutarci ad affrontare meglio le complessità dei sistemi non lineari interattivi. Abbiamo progettato i sistemi dai quali siamo governati e riforniti e possiamo riprogettarli. Ma solo, nella parole della Meadows, se le persone che li gestiscono “fanno molta attenzione, partecipano a tutto spiano a rispondono alle retroazioni”. 

Una prospettiva sistemica alla gestione urbana è una lente attraverso la quale possiamo vedere più chiaramente nella nebbia del cambiamento e gestire potenzialmente meglio le complesse relazioni di causa-effetto fra i fenomeni sociali ed ecologici. Ciò aiuterebbe a compensare la nostra cronica incapacità di prevedere le conseguenze del nostro comportamento. La conoscenza della struttura del sistema e delle regole operative potrebbe aiutare a migliorare la resilienza in un modo che si scalda rapidamente disseminato di eventi di “cigno nero” e forse a prevedere conseguenze contro-intuitive che arriverebbero altrimenti come sorprese. L'applicazione dell'analisi sistemica non è una panacea, ma offre almeno sei possibilità di migliorare la gestione urbana. 

Per prima cosa, per affrontare un'opprimente cacofonia di dati grezzi, l'analisi sistemica può aiutare i governi ad organizzare le informazioni per distinguere i segnali ecologici dal rumore. Una città è una schiera complessa e confusa di input ed output: combustibili, cibo, materiali, acqua e così via entrano e biossido di carbonio, acque reflue, calore residuo, inquinanti, rifiuti e tutta una serie di altre cose escono. Se una città fosse posta sotto una cupola di vetro immaginaria con gli input e gli output che entrano ed escono in tubazioni chiaramente segnate, capiremmo questi flussi entropici e le loro interazioni in modo più diretto. E' possibile, tuttavia, capire meglio la città attraverso dei modelli che mostrano le transazioni ecologiche in modo tanto diligente quanto un contabile traccia i flussi di denaro. I modelli della città come sistema di input ed output ecologici sono uno strumento utile per mettere dati apparentemente sparpagliati e confusi nel loro contesto ecologico più ampio per migliorare le decisioni prese attraverso i settori, i dipartimenti e le agenzie. 

Secondo, i dati necessari per capire i flussi di risorse e il contesto ecologico allargato di una città possono essere diffusi per educare la cittadinanza a capire le relazioni fra il proprio comportamento e le proprie prospettivie ambientali ed ecologiche. L'uso di internet e la diffusione di schermi per il pubblico (lavagne) piazzate in edifici, chioschi cittadini, impianti sportivi, biblioteche, hotel e scuole per tracciare e mostrare i dati su flussi di risorse, emissioni di carbonio, investimento, modelli di uso del suolo, proprietà e atteggiamenti pubblici – e le loro interazioni – può essere uno strumento potente per educare i cittadini su retroazioni, contatti e ritardi fra azioni e risultati e per aumentare la comprensione dei problemi complessi. (17) Il risultato potrebbe essere un'educazione ampiamente accessibile e conveniente sulle dinamiche fondamentali delle interazioni biofisiche, sociali ed economiche. 

L'analisi sistemica può aiutare, per terza cosa, a migliorare la pianificazione e la previsione. I capi eletti in molte città post industriali come Detroit hanno dato per scontato che i bei tempi sarebbero durati per sempre e sono stati colti alla sprovvista quando sono finiti. L'uso di modelli che chiariscono gli assunti, identificano gli anelli di retroazione e monitorizzano il comportamento del sistema e le condizioni ecologiche, possono aiutare chi prende le decisioni ad prevedere meglio il cambiamento e a pianificare, tassare, fare il bilancio e fare politiche più intelligenti. Guardando avanti, le città in un mondo in rapido riscaldamento devono prepararsi a grandi tempeste, siccità più prolungate, interruzioni delle forniture e alla turbolenza economica. Queste, a loro volta, dovrebbero influenzare le decisioni su divisione in zone, uso della terra, locazione e tipologia di infrastruttura, codici di costruzione, fornitura di cibo, sviluppo economico, tassazione e preparazione alle emergenze. 

Quarto, gli strumenti dell'analisi sistemica possono aiutare a migliorare la qualità delle decisioni urbane. Per avere una patente di guida, per esempio, si deve fare un corso e passare un esame. Ma per i funzionari incaricati di gestire gli affari pubblici non è virtualmente richiesta alcuna prova di nessuna comprensione di base di come funziona il mondo come sistema fisico e delle dinamiche che governano le interazioni dei sistemi sociale e naturale. Saremmo giustificatamente intolleranti di fronte a funzionari che non fossero in grado di leggere o di contare, ma l'analfabetismo ecologico – un problema ugualmente grave – non causa nessuno sgomento di nessun genere. Come parte del loro orientamento di routine per il governo della città, ai funzionari – eletti e nominati – dovrebbe essere richiesto di superare un'esame di base in ecologia e dinamica dei sistemi. Se mai questo si dovesse realizzare, gli obbiettivi sarebbero (1) aumentare l'efficacia delle decisioni aumentando la consapevolezza di come funzionano le aree urbane come sistemi sociali ed economici che interagiscono con sistemi naturali e (2) di dotare i capi di strumenti di analisi e previsione migliori coi quali gestire gli affari pubblici. 

Quinto, l'analisi sistemica può aumentare il comportamento organizzativo. La capacità di rispondere alle retroazioni viene inibita da molti fattori. Può venire bloccata quando la paura, il pensiero di gruppo e la compiacenza paralizzano la presa di decisioni. Piuttosto che sopprimere il dissenso, l'analisi sistemica può aiutare a chiarire le differenze di opinione non prese in considerazione incorporate nei paradigmi competitivi e nei modelli mentali. David Cooperrider e Peter Senge hanno sviluppato delle tecniche per facilitare il pensiero sistemico a costruire una comunità organizzativa intorno a visioni comuni. Il loro obbiettivo è quello di permettere ai membri delle organizzazioni di vedere sé stessi come attori di un'impresa che prendono decisioni che comportano retroazioni, cambiamenti di passo, proprietà emergenti, riserve e flussi che aumentino la consapevolezza dell'agenzia nel causare una conseguenza piuttosto che un'altra. 

Infine, il pensiero sistemico può portare ad un maggiore realismo e a politiche pubbliche di precauzione per la semplice ragione che gran parte dei sistemi sono non lineari e pertanto intrinsecamente imprevedibili. Da una prospettiva sistemica, dovremmo progettare le politiche di tutti i tipi con ampi margini, previsioni coperte e ridondanza. Ogni soluzione specifica dovrebbe risolvere più di un problema senza causarne di nuovi. L'obbiettivo, in breve, è quello di costruire istituzioni ed organizzazioni più intelligenti e più adattabili, che siano in grado di imparare e prevedere, agenzie intelligenti e “resistenti all'errore”, nell'intersezione dell'azione umana e delle realtà biofisiche. Da una prospettiva sistemica, non esistono cose come gli “effetti collaterali”, solo le conseguenze logiche derivate da regole e comportamento del sistema. Cambiamento climatico, buchi nell'ozono, ammassi tumorali e vortici di rifiuti delle dimensioni del Texas che galleggiano nel mezzo dell'Oceano pacifico non sono effetti collaterali della crescita economica, la le conseguenze prevedibili di un sistema progettato per crescere a tutti i costi. Analogamente, da una prospettiva sistemica, esistono pochi incidenti – solo la mancanza di previsione istituzionalizzata è un errore nel modo in cui è organizzato un sistema specifico. Il punto, nelle parole di Senge, è che “tutti condividiamo la responsabilità dei problemi generati da un sistema”. 

Uno sguardo al futuro

L'obbiettivo dell'analisi sistemica e dell'apprendimento organizzativo non è solo di trovare un modo più intelligente perché le città ed altre organizzazioni facciano quello che hanno sempre fatto. Si tratta piuttosto di uno strumento per aiutare a riesaminare gli scopi e le prestazioni relative a circostanze complesse e in rapido cambiamento. Come ogni strumento, la sua efficacia dipende dall'abilità e dalla saggezza di chi lo usa. L'analisi sistemica non è magica, non può dirci cosa modellare o cosa vale la pena di fare e cosa non fare. Può aiutare a vendere più acqua zuccherata con caffeina nel mondo causando obesità, diabete e carie ai denti, oppure può aiutarci a capire perché queslla sia una brutta cosa da fare. Non renderà lo stupido e l'insensibile saggio e premuroso. Non ci dirà niente che si trovi al di fuori dei nostri paradigmi, delle nostre visioni del mondo e delle luci del nostro fuoco da campo personale. Si tratta, dopotutto, solo di uno strumento e non farà niente di più di quello che gli verrà chiesto e niente di più di quanto possa fare mai una qualsiasi tecnica culturalmente vincolata o temporalmente limitata. 

Dobbiamo fornire noi la compassione e il buon giudizio e interessarsi a sufficienza da voler sapere le conseguenze delle nostre azioni. Inoltre, non c'è niente di nuovo nel pensiero sistemico al di là del più alto livello di precisione e del potere analitico intrinseco della sofisticata modellazione computerizzata. Le prime società hanno creato modi complessi per prevedere e limitare certi comportamenti che potevano danneggiare le loro prospettive collettive. (18) Gli Amish ottengono molti degli stessi risultati mantenendo una cultura coerente e sobria (se non restrittiva). Alla fine, l'analisi sistemica applicata a livello di organizzazioni, città e governo regionale ci dà tempo finché il governi nazionali si si mettono al passo. Ad ogni livello, tuttavia, si tratta solo di uno strumento per chiarire le conseguenze delle nostre azioni, identificare le nostre opzioni e estendere un po' la nostra capacità di previsione. E non si tratta di piccoli vantaggi. 

Riferimenti

1. Meadows, Donella  Thinking in Systems 11 (Chelsea Green, White River Junction, VT, 2008).
2. Jervis, R. Effetti dei Sistemi 5 (Princeton University Press, Princeton, 1997).
3. Hardin, G. La Cibernetica della Competizione. Prospettive di biologia e medicina 7, 77 (autunno 1963).
4. Schultz, A. Raccolta di articoli privata per un corso all'Università della California, anni 70 e 80.
5. Buckley, W. Ricerca sui Sistemi Moderni per Scienziati Comportamentali (Aldine, Chicago, 1968).
6. Hoagland, E. Coas penserebbe Esopo di quello che facciamo al Pianeta. New York Times (24 marzo 2013).
7. Lazarus, RJ. Fare le Legi Ambientali 30, 33 (University of Chicago Press, Chicago, 2004).
8. Lazarus, RJ. Problemi super maligni e cambiamento climatico: limitare il presente per liberare il futuro. Cornell Law Review 94:1153, 1153-1234 (2009).
9. Lazarus, RJ. Problemi super maligni e cambiamento climatico: limitare il presente per liberare il futuro. Cornell Law Review 94:1153, 1153-1234 (2009).
10. Kellert, S. Progettazione biofila (John Wiley, New York, 2008).
11. Cannon, WB. La Saggezza del Corpo (Norton, New York, 1932, 1963).
12. Nuland, S. La Saggezza del Corpo 355-356 (Knopf, New York, 1977).
13. Kaptchuk, T. La ragnatela che non ha tessitore (Contemporary Books, New York, 2000).
14. Normile, D. La nuova faccia della medicina tradizionale cinese. Science 299, 188-190 (gennaio 2003).
15. Jacobs, J. La morte e la vita delle grandi città americane 433 (Vintage, New York, 1961).
16. Senge, P. La quinta disciplina 69 (Doubleday, New York, 1990, 2006).
17. vedi articolo di J. Petersen in questo numero.
18. Lansing, S e Clark, W. Preti e programmatori: tecnologie di potere in un panorama progettato (Princeton University Press, Princeton, 2007).

venerdì 11 luglio 2014

I fiaschi della politica estera americana

Da “Club Orlov”. Traduzione di MR

di Dmitri Orlov

Jon Shireman
Gli Stati Uniti sono stati molto occupati in questo secolo a distruggere sé stessi come potenza mondiale. Questo all'inizio è stato lento – dopotutto, i grandi imperi non tendono a collassare in una notte – ma dopo un decennio di sforzi assidui il ritmo ha cominciato a prendere velocità. Come gran parte dei collassi, i fiaschi che gli Stati Uniti hanno creato hanno avuto un passo lento all'inizio, poi tutto in una volta.

Prendete la “guerra” del 2008 alla ex Georgia Sovietica. Il Pentagono ha passato anni a cercare di far diventare la Georgia anti-russa, un burattino dominato dagli Stati Uniti. Poi, durante i Giochi Olimpici di Seul, il presidente della Georgia istruito dagli Stati Uniti ha deciso di compiacere i propri padroni iniziando bombardamenti di artiglieria di civili in una enclave contesa della Georgia abitata da cittadini russi. In risposta, i russi si sono riversati in Georgia, l'hanno ripulita, hanno annesso il territorio conteso (più un altro) e se ne sono andati. I media occidentali hanno diligentemente edulcorato i crimini della guerra georgiana e fatto del loro meglio per dipingere la Russia come l'aggressore. Ma i loro maestri non erano contenti e il suo presidente istruito dagli Stati Uniti è stato lasciato a girare nel vento come un cadavere politico.

Un fiasco simile ha cominciato a dispiegarsi in Ucraina nella primavera del 2014. Capite, la politica estera e le istituzioni militari statunitensi sono piuttosto compulsive nel loro incessante sforzo di minare la Russia. L'1% dei possessori del governo statunitense hanno anche una vendetta personale nei confronti di Putin. Non possono perdonargli ciò che ha fatto agli oligarchi russi che hanno fatto così tanto per minare la Russia sotto Yeltsin: li ha privati di denti e artigli, bandendoli dalla politica e privandoli di influenza politica. Durante i Giochi Olimpici invernali di Sochi, il presidente democraticamente eletto dell'Ucraina è stato rovesciato in un colpo di stato sostenuto da un'operazione sotto falsa bandiera in cui dei cecchini mercenari hanno ucciso decine di civili e poliziotti. Al suo posto gli Stati Uniti hanno insediato una giunta scelta di persona che comprendeva qualche elemento neo nazista. Questo fiasco si sta ancora svolgendo; ci tornerò fra un

Un altro fiasco che sta ancora fermentando è il ritorno al potere dei Talebani in Afghanistan. E' probabile che questo sia il risultato finale della più lunga occupazione militare degli Stati Uniti di tutti i tempi, che costa due trilioni di dollari ed è risultata in alcune migliaia di morti e decine di migliaia di feriti. Gli Stati Uniti hanno commesso un errore grossolano in Afghanistan cercando Osama Bin Laden che, come risultato in seguito, viveva tranquillamente vicino ad una base dell'esercito in Pakistan. Ops... paese sbagliato! A proposito di Pakistan, come bonus, gli Stati uniti sono riusciti a destabilizzare questa nazione armata di testate nucleari, come ha mostrato il recente attacco all'aeroporto di Karachi. Due fiaschi al prezzo di uno!

I fiaschi di politica estera in Ucraina e Afghanistan non sono proprio allo stadio di “tutto in una volta”. Ma la settimana scorsa siamo stati invitati ad uno spettacolo raro: 2 trilioni di dollari dell'investimento statunitense nell'esperimento di costruzione della nazione irachena, compresi 4000 morti e 50.000 soldati americani feriti sono andati in fumo. Un gruppo chiamato ISIS, che è ben più radicale di Al Qaeda, è emerso dalla Siria ed è rapidamente e violentemente penetrato nell'Iraq settentrionale ed ora sta bussando alle porte di Baghdad. In risposta, i membri della polizia, istruita e armata dagli Stati Uniti, e i militari si sono tolti le uniformi, e sono fuggiti abbandonando le loro armi. Gli sfollati dell'Iraq settentrionale ora si contano a milioni. Il fiasco in Iraq lavora in sinergia con quello in Siria, dove un tentativo degli Stati Uniti che dura da tempo di cambiare il regime ha prodotto una guerra civile che ha permesso a ISIS di organizzarsi ed armarsi. Il risultato finale potrebbe risultare essere un califfato ferocemente anti americano che coprirebbe gran parte di quella che era conosciuta come Siria e l'Iraq, oltre a un Iraq meridionale dominato dall'Iran: grande successo!

Nel frattempo, il tentativo degli Stati Uniti di gestire per fasi l'Ucraina è andato così bene che praticamente c'è un black out completo dei media occidentali su quello che sta accadendo lassù. Non è così in Russia: nonostante i giornalisti russi accreditati vengano vessati e rapiti da persone filo-governative, i media russi sono pieni di dettagli sulle marce neofasciste ucraine, sulle squadre della morte e sulle atrocità. Proprio la scorsa notte gli ucraini hanno bombardato un reparto maternità, uccidendo un'ostetrica. Questo rende i russi molto, molto arrabbiati – non tanto con gli ucraini, intendiamoci, nemmeno con le truppe ucraine che si stanno, come avrete immaginato, togliendo le divise e stanno abbandonando le loro armi ad ogni occasione che hanno. No, i russi sono arrabbiati con gli americani, i pupari che stanno dietro a questo casino.

I russi sembrano anche capire molto bene che sono stati provocati con l'idea di trascinare la Russia in un conflitto armato. Ecco una specie di elenco di provocazioni americane contro la Russia (un grande grazie a Saker per averlo messo insieme):


  • Riconoscimento di un regime illegale che è andato al potere con la violenza
  • Sostegno a un regime neonazista al confine con la Russia
  • Massiccia propaganda anti russa nei media occidentali (posseduti da oligarchi)
  • Rapimento di giornalisti russi pienamente accreditati
  • Copertura dei massacri di civili a Odessa e Mariupol
  • Uso illegale di bombe a grappolo proibite e di munizioni al fosforo bianco sui civili
  • Bombardamenti di artiglieria di intere città 
  • Attacco all'ambasciata russa di Kiev
  • Blocco della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che condannava l'attacco all'ambasciata russa di Kiev
  • Attentati con auto bombe a pubblici ufficiali nell'Ucraina orientale
  • Tentativi (falliti) di imporre sanzioni alla Russia
  • Importazione segreta in Ucraina di aerei ed elicotteri da parte di paesi della NATO da usare contro i civili
  • Uso segreto di diverse centinaia di mercenari occidentali da parte di Academi (ex Blackwater)
  • Massacri di soldati feriti negli ospedali
  • Violazioni sistematiche di tutti gli accordi raggiunti con la partecipazione della Russia
  • Bombardamento di chiese ed ospedali (questo è iniziato ad accadere nelle ultime 24 ore)
  • Rifiuto di fornire corridoi di fuga ai civili intrappolati


Queste sono solo alcune delle cose che è improbabile che sentirete parlare se vivete in occidente. Ciò di cui sentirete probabilmente parlare invece è che Putin ha invaso la Crimea. Non lo ha fatto; le truppe russe sono sempre state in Crimea, sulla base di un trattato internazionale di lunga data e i livelli delle truppe russe non hanno mai superato quelli concordati. E' anche probabile che sentirete che Putin ha annesso la Crime con la forza. Non lo ha fatto; la gente della Crimea ha votato in modo schiacciante per annullare la decisione sovietica di annetterla all'Ucraina e si è riunita alla Russia di loro spontanea volontà. Ma la Crimea ora è parte della Russia, pacifica e prosperosa, e accoglie i rifugiati russi che stanno fluendo attraverso il confine ucraino, e il nuovo mantra ripetuto senza sosta dai media occidentali è che le forze ucraine (i buoni) stanno combattendo i “separatisti filorussi” (i cattivi) che stanno provocando il caos nell'est del paese. Per prima cosa, non sono filorussi – sono russi, in nulla diversi da quelli al di là del confine in Russia. Secondo, non sono “separatisti” - vogliono riunirsi alla Russia, disconoscendo la decisione dell'era sovietica di annettere la loro parte di Russia all'Ucraina.

Quindi cosa stanno facendo questi valorosi difensori della sovranità ucraina e dell'integrità territoriale? I separatisti filo-ucraini sono più o meno in grado di occupare un aeroporto e una collina vicino a Slaviansk e Kramatorsk. Hanno preso Krasny Liman e commesso un massacro nel locale ospedale. E apparentemente hanno circa un migliaio di di soldati sparsi intorno all'aeroporto di Lugansk. Hanno mandato un IL-76 (il più grande aereo da trasporto del mondo) a salvarli e a rifornirli, ma è stato abbattuto. Non per mancanza di tentativi. Gli ucraini hanno dato inizio al loro regno di terrore ispirato dal nazismo con mazze da baseball, poi sono passati ai coltelli, poi alle pistole, alle armi d'assalto, mitragliatrici, mortai, artiglieria, lanciamissili, elicotteri d'attacco, aerei d'attacco, munizioni a grappolo ed ora persino fosforo bianco.

Nel frattempo, centinaia di soldati ucraini sono passati dall'altra parte – con le loro armi, compresi i loro comandi e carri armati. Un numero enorme dei loro coscritti sono stati uccisi. Alcune delle loro unità rimaste sono circondate e ci sono segni di un tentativo disperato di sfondare le loro linee, anche se alcuni di loro sono già passati dall'altra parte.

Come per le forze di autodifesa russe, sembrano stare sempre meglio. Hanno una buona rete di difesa aerea in funzione e presto potrebbero essere in una posizione per imporre la no-fly zone. Sono molto ben armati, in gran parte con armi prese agli ucraini. L'iniziale rivolo di volontari è diventato un flusso costante e comprende un sacco di volontari che fluiscono attraverso il permeabile confine russo (ricordate, ci sono russi su entrambi i lati del confine). Hanno anche qualche nuovo giocattolo di lusso che è sicuramente venuto dalla Russia, come guerra elettronica e sistemi avanzati di difesa aerea. E con tutto questo stanno cominciando ad impegnarsi in operazioni offensive contro i militari ucraini.

Tanto perché l'Ucraina sia una storia di successo. Ma lasciamo stare l'Ucraina, perché tutto questo è gestito da Washington, e Washington se ne frega dell'Ucraina – gli interessa solo di creare problemi alla Russia. Finora, nemmeno qui c'è un gran successo da riferire. Le sanzioni hanno spinto i russi a svendere i loro loro possedimenti in dollari e a rimpatriare i loro soldi dalla banche statunitensi. Il tentativo di liberare l'economia russa dal sistema del dollaro ha acquisito velocità e la Gazprom ha annunciato che non venderà più il suo gas naturale in dollari. La borsa russa è andata molto meglio da quando sono state imposte le sanzioni. La percentuale di approvazione dei russi per Putin è oltre l'80% (mentre Obama è al suo minimo storico). L'ovvio doppio standard e il gioco sporco di UE e Stati Uniti ha allontanato la popolazione russa dall'Europa facendola rivolgere verso oriente, dando un impulso al progetto di integrazione euroasiatico. (Cosa significa questo per gli stati uniti? Be' gli Stati Uniti non sono l'Eurasia, no? Hanno un sacco di basi militari in Eurasia, ma se volete sapere quanto siano utili, guardate sopra). Finora, il tentativo di usare l'Ucraina per creare problemi alla Russia si è ritorto contro alla grande: la Russia ha scelto la parte migliore della (ex) Ucraina – la Crimea – ed ora ha l'impulso politico per liberare sé stessa dall'influenza statunitense ed occidentale. La necessità di reinsediare il flusso di rifugiati russi dall'Ucraina dà ai funzionari russi qualcosa da fare. Sì, le notizie delle atrocità degli ucraini e delle squadre della morte tendono a radicalizzare la popolazione russa, ma poi le notizie dei volontari russi che si organizzano e collezionano o vittorie rende questo un problema minore.

E quindi, il tempo è assolutamente dalla parte della Russia.I militari russi non hanno bisogno di rispondere alle provocazioni americane invadendo l'Ucraina: le forze di autodifesa volontarie si prendono cura di sé stesse piuttosto bene. Nel frattempo, l'Ucraina rimane un non-stato disintegrato e in bancarotta. La Russia esternalizzava una buona parte della produzione industriale in Ucraina orientale, ma ora non più, mentre l'Ucraina occidentale (la parte dove alcune persone parlano realmente ucraino) è principalmente agricola e con tutte le distruzioni dei mesi recenti, il raccolto di cereali di quest'anno si profila essere un disastro.

Aggiungete questo all'imbroglio sul gas naturale. L'Europa prende un terzo del suo gas naturale dalla Russia e metà di questo passa per l'Ucraina. Qualche tempo fa, gli americani sono venuti fuori con un piano davvero delirante di rilevare la fornitura di gas naturale all'Europa, estromettendo la Russia. Il punto chiave è che il gas che serve non esiste. Gli Stati uniti sono un importatore netto di gas naturale e la sua produzione di gas convenzionale è in declino terminale. Ciò che prima permetteva agli Stati Uniti di fare dichiarazioni esagerate sulla propria produzione futura di gas naturale era l'idea che il loro gas di scisto sarebbe stato sufficientemente abbondante da soppiantare la Gazprom. Ma poi le riserve di gas di scisto negli stati uniti sono state ridimensionate del 96%. Fine della storia. Ma nel frattempo, i funzionari statunitensi hanno spinto per rendere più difficile alla Russia rifornire l'Europa. La Russia ha lavorato con diligenza su una nuova rete di gasdotti, chiamata South Stream, che aggira l'Ucraina, ma i funzionari americani hanno costretto la Bulgaria a fermare la costruzione del suo segmento perché l'azienda che lo realizzava è russa ed è stata unilateralmente sanzionata da Washington. Hanno anche istruito i loro fantocci ucraini a rifiutare di raggiungere un accordo con Gazprom. Gazprom ha chiesto all'Ucraina di saldare il suo debito per il gas che ha già bruciato (una richiesta non irragionevole) e di cominciare a fare i pagamenti in anticipo. Ha anche offerto all'Ucraina lo stesso prezzo del gas pagato dagli altri clienti europei. Gli ucraini hanno rifiutato, quindi stamattina è stato chiuso il rubinetto. Il gas che transita in ucraina verso occidente fluisce ancora, ma a a questo ritmo è questione di mesi prima che gli europei dovranno cominciare a sacrificarne un po' solo per tnere accese le luci a Kiev. Ricordate, l'Ucraina ha alcuni reattori nucleari tipo Chernobyl ancora ttivi e richiedono una rete elettrica funzionante per evitare la fusione se vengono chiuse – cosa che potrebbero benissimo fare se c'è una guerra in corso.

Come sappiamo tutti, è difficile fare previsioni (specie se riguardano il futuro), ma sembra abbastanza certo mettere già l'Ucraina fra gli altri fischi della politica estera americana. In questo momento è un fiasco che si muove lentamente, ma possiamo aspettarci che prenda velocità. Possiamo anche aspettarci che diventi più grande: arriva il prossimo inverno, se Kiev è buia, gran parte dell'Europa rabbrividisce al freddo e i reattori nucleari ucraini sono sul punto di fondere, gli europei potrebbero cominciare a pensare che forse gli americani non sono loro amici per niente, che far parte della NATO è una cattiva idea e che i cortigiani dell'America a Brussels dovrebbero essere presi a calci insieme all'UE e all'Euro. E questo renderebbe la primavera del 2015 molto interessante.

mercoledì 9 luglio 2014

Cronaca di un pianeta gravemente malato

DaThe Oil Crash”. Traduzione di MR



Di Antonio Turiel

Cari lettori,

cosa succederebbe se per un momento lasciassimo il nostro tran-tran quitidiano e gettassimo uno sguardo alla salute ecosistemica del nostro pianeta, del nostro habitat? Tutti sono consapevoli del fatto che ci sono molti problemi, ma probabilmente non tutti hanno un'idea chiara di quanti possano essere e della loro gravità, non dico tanto per le altre specie quanto per la nostra. Sono talmente tanti questi problemi, e tanto gravi, che dovrebbero occupare le prime pagine dei giornali, anziché rimanere relegati (e anche questo solo di tanto in tanto) in quelle di Scienza e Società. Forse pensate che non siano così gravi, che su questi temi si esageri. Con una certa conoscenza di alcuni dei problemi odierni chiave dell'Umanità, alcuni minuti di pazienza, un browser e selezionando solo le fonti più ragionevoli, di fronte a noi si disegna un panorama sicuramente desolante...

Il danno alla Grande Barriera Corallina è irreversibile se non si intraprendono azioni radicali.


Le stelle marine si sciolgono in una materia gelatinosa e nessuno sa il perché.



La grande moria di ostriche e smerli sulla costa nordoccidentale degli Stati Uniti – Milioni di frutti di mare muoiono – Non si era mai vista una cosa simile – In luglio la mortalità arriverà al 95%. 


La grande moria della vita marina lungo la costa orientale degli Stati Uniti, Radiazioni di Fukushima... o altro?




Le zone morte dell'oceano (zone povere di ossigeno dove non c'è vita) hanno incrementato la loro area di 10 volte durante l'ultimo secolo.



Il Mediterraneo si riscalda e si acidifica ad un ritmo senza precedenti.



Il cambiamento climatico e la quantità decrescente di pesci permettono di prevedere un livello di cattura stagnante.


L'inquinamento rende ermafroditi alcuni pesci nel Mediterraneo.


Il ghiaccio marino artico è inquinato da microplastiche.


Le microplastiche minacciano la salute degli ecosistemi e degli esseri umani nel Nordest dell'Ohio.


Come le microplastiche domestiche comuni minacciano la fertilità.


Le meduse stanno invadendo il mare e potrebbe essere troppo tardi per fermarle.


L'estensione massima annuale del ghiaccio artico è la quinta minore da quando si hanno rilevamenti.



L'esercito americano prevede un Artico senza ghiaccio nel 2016.


Segni evidenti nel Pacifico dell'avvicinarsi di un El Niño travolgente.


Allarme per un'estate più calda in conseguenza del fenomeno de 'El Niño'.


Stati Uniti, fra freddo estremo e siccità.


La Corrente a Getto Polare (Jet Stream) sta cambiando direzione? Un flusso di aria più ondulato potrebbe portarci inverni più lunghi e rigidi.



OMS: L'inquinamento atmosferico è il responsabile di un morto su otto su scala globale.


I livelli "sicuri" di inquinamento atmosferico possono ugualmente essere nocivi.



I biocombustibili possono aumentare l'inquinamento da ozono più della benzina, secondo uno studio.



Le morti per inquinamento aumentano del 10% a Dehli dal 1991.


I tubi di scarico delle macchine confondono le api fino ad ucciderle.


 L'inquinamento proveniente dall'Asia fa diventare più forti le tormente del Pacifico.


Una Scuola Medica del Cile avverte dell'alta presenza di metalli pesanti ad Antofagasta.


Il mercurio nel pesce ha portato l'inquinamento degli alimenti nel 2013.


Riso al cadmio: inquinamento da metalli pesanti delle coltivazioni di riso in Cina.



Preoccupa l'inquinamento da mercurio in Perù.


L'inquinamento da arsenico delle acque sotterranee potrebbe essere uno dei casi peggiori di avvelenamento di massa della storia dell'Umanità.


Il primo rapporto mondiale del OMS sulla resistenza agli antibiotici rende manifesta una grave minaccia per la salute pubblica in tutto il mondo.


La metà dei petti di pollo esaminati sono risultati positivi ad un superbatterio in un test negli Stati Uniti.


 La Banca Mondiale suona l'allarme per i prezzi crescenti degli alimenti.


Il grano aumenta di prezzo a causa del conflitto in Ucraina e della siccità negli Stati Uniti.


Gli Stati Uniti subiscono una grave crisi idrica a causa dell'estrazione di gas e petrolio.


Come le super erbe maligne Frankenstein hanno invaso 60 milioni di acri negli Stati uniti... e non si possono eliminare.


Parassiti divoratori di coltivazioni assediano i contadini sudafricani.


Un parassita misterioso minaccia le coltivazioni del Texas per un valore di migliaia di milioni di dollari.


I parassiti delle coltivazioni si stanno diffondendo a causa del cambiamento climatico.


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E non ho nemmeno cercato di essere esaustivo, ma già per i temi semplicemente enunciati in questo post servirebbero ore ed ore di discussione. Tutte queste notizie sono esclusivamente degli ultimi 12 mesi , ma anche così l'elenco e terribilmente lungo. Tuttavia, nessuno parla di questi temi, tutto si muove con una falsa apparenza di normalità, di effimera tranquillità, di fragile sicurezza... Mentre si parla di banalità, si distoglie la concentrazione dalla gravità della situazione globale, con l'obbiettivo di continuare con l'unico scopo socialmente accettabile: la crescita economica, la ripresa ad oltranza. Crescita economica che già sappiamo non essere possibile, ma nel cui nome stiamo minando sempre di più gli unici attivi reali e indispensabili alla nostra sopravvivenza come specie.

Saluti.
AMT