giovedì 27 luglio 2023

L'Effetto Serra Spiegato dalla Madonna



La Madonna del Monte Amiata, ca. 1800 mt. s.l.m.


Buongiorno, Madonnina. 

Buongiorno.

Ah… ma tu parli?

Che ti aspettavi? Volevi che piangessi?

No, no…. Non dicevo questo. Però.... sono un po' sorpreso.

Sai, avrei anche tante ragioni per piangere. Guarda dove mi hanno messo. In cima a questa montagna, esposta a tutti i venti, al freddo, alla neve, grandine, eccetera. Per non parlare del fumo dei ristoranti che hanno messo poco più in basso. Ma mi sembrava gentile risponderti visto che ti sei inerpicato fin quassù. E’ una bella salita.

Ah, niente di particolare. Solo un po' ripido. Comunque, grazie, Madonnina.

Di niente.

Senti, Madonnina… visto che ci sono, ti volevo chiedere una cosa.

Beh, tutti mi chiedono cose. C'è chi sta male, chi ha problemi di soldi, di amori, e cose del genere. Mi dispiace che non posso fare miracoli per tutti, ma ci posso provare. Sai. anche Lui fa quello che può. Ma deve stare dietro a qualche miliardo di galassie. Per non parlare delle altre dimensioni del multiverso. Ma cosa mi volevi chiedere?

Lo so che tutti ti chiedono cose. Ma vedi, c'è un problema più grande. Non so se hai mai sentito parlare di questa cosa che si chiama "riscaldamento globale."

Ma certo. Vedi, me ne accorgo anche da quassù, in cima alla montagna. Non c'è quasi più neve in inverno, e fa molto meno freddo. E' l'effetto serra causato dal biossido di carbonio.....

Madonnina, ma tu ti intendi di queste cose?

Beh, la scienza del clima non è proprio il mio campo. Ma, sai, Lui, certe cose le sa molto bene e me le spiega. Sapessi quanto tempo ci ha messo al tempo della creazione per regolare i gas serra in modo che non facesse né troppo freddo né troppo caldo. Me ne ha parlato molto. E, a proposito di temperature, hai mai pensato al Paradiso?

In che senso, Madonnina?

Beh, in termini di effetto serra, intendo dire.

Ma, no, per la verità, no. Non pensavo che il Paradiso esistesse veramente.

Lo sai che ci sono più cose in cielo e in terra di quante tu ti possa immaginare con tutta la tua scienza.

Ah, si... certo. Ma dov'è il Paradiso, allora?

Si estende su molte dimensioni, ovviamente, ma si sovrappone anche con quella dove vivete voi, creature umane. Diciamo che in questo particolare universo il Paradiso sta nell'alta troposfera. Ed è una questione di profondità ottica dell'emissione di infrarossi. In altre parole, in Paradiso fa un freddo becco.

Beh, mi posso immaginare, dato che è così in alto. Però dicono che è un posto dove si sta bene. Tutti ci vorrebbero andare. Non è così?

Certamente ma, vedi, ci vivono le anime. E le anime sono creature diafane. Non sentono il freddo. Invece io...

Ah... Vero. E' la questione dell'assunzione, vero?

Eh, si. Mi trovo a essere l'unica ad avere un corpo umano in tutto il Paradiso. E' un grande onore, certo. Ma, come dicevo, è un freddo boia. Meno male che mio figlio, carino, ha messo su un po' di nuvole-termosifoni dove sto di solito. Anche dell'ossigeno in più. Le creature diafane non ne hanno bisogno, ma io si. E così sto un po' meglio. Poi, dopo il giudizio universale, dovranno pensare a qualcos'altro -- arriveranno tutti col corpo, e sarà un po' affollato. Ma ci penserò Lui. 

Ma quello che sta succedendo ora sulla Terra è il giudizio universale?

No. E' un altra cosa. E' un po' come quando Lui si era dimenticato il magma a bollire nel mantello e gli è scappata fuori una provincia magmatica gigantesca. E addio dinosauri! Sapessi come c'è rimasto male!

Ma tu, Madonnina, c'eri già al tempo dei dinosauri?

Ovviamente no. Ma Lui mi racconta molte cose. Gli è molto dispiaciuto dei dinosauri. Mi diceva che i tirannosauri gli erano venuti particolarmente bene. Erano un po' aggressivi, in effetti, ma erano degli animali magnifici. Ma così vanno le cose. Ogni tanto un ecosistema va fuori controllo. Lui ha tutte queste galassie da gestire. Miliardi di galassie, pensa. Onnipotente quanto vuoi, ma non ce la fa a star dietro a tutto.

Ah... capisco. Forse. Ma, allora, cosa succede adesso da noi, sulla Terra?

Hai mai sentito parlare dell'Inferno?

Si, certo.

Hai sentito dire che è un posto molto caldo, vero?

Si, si. Così dicono.

Beh, effetto serra.

Vuoi dire che...... ?

Esattamente questo. Riscaldamento causato dall'effetto serra. State andando tutti all'Inferno.

Madonnina, ma è possibile?

Perfettamente possibile. L'Inferno ve lo state creando da voi.

Ah...

Eh.... proprio così.

Ma non è che potresti mettere una buona parola con....

Posso provare. Ma con tutti i guai che avete combinato e state combinando.... Lo capisci perché la Madonna alle volte piange, vero?

Si, capisco. Credo di capire.

Ma non si sa mai. Lui è buono. Solo che alle volte, anche Lui non ne può più.

Eh, si. Immagino.

Ci provo. Magari lui decide di darvi una mano. Ma se non smettete di fare le cose che fate, l'inferno vi aspetta. 

Capisco.

E grazie per la visita

E' stato un piacere, Madonnina. Grazie comunque. E mi dispiace per il fumo dei ristoranti, qui sotto.

Non ti preoccupare. Visto come vanno le cose, non dureranno a lungo. Non ci sono ristoranti all'Inferno.










sabato 22 luglio 2023

Finiremo tutti bolliti? Probabilmente si, ma forse ce lo meritiamo




Gira in rete un testo pubblicato su “Libero quotidiano” a firma di Fausto Gnesotto, professore all’Università di Trieste, dal titolo “Riscaldamento Globale, Perché i meteorologi sbagliano." Lo trovate a questo link 

Il testo di Gnesotto ha avuto un certo successo e si può capire anche perché. In un momento di smarrimento per una situazione climatica che si sta facendo drammatica, è un testo tranquillizzante che si basa su un'idea molto popolare: “il clima è sempre cambiato”. E’ anche scritto da qualcuno che, in linea di principio, potrebbe essere qualificato per parlare di certi argomenti. Va insieme ad altre esternazioni di persone sicuramente blasonate, anche se non esperti di clima. Per esempio, il premio nobel Carlo Rubbia ha parlato di clima in modo tranquillizzante sulla base di cose tipo gli elefanti di Annibale che attraversavano le Alpi.

Così, succede anche a persone intelligenti di veder passare il testo di Gnesotto sui social. A una rapida passata gli sembra interessante, e così cliccano su “condividi” e il testo si diffonde e va a far parte di quella nuvola di scetticismo che circonda la questione del clima oggi. 

Si, ma di cosa stiamo parlando? Lo so che ormai quando si cerca di spiegare certe cose si viene classificati immediatamente come parte del complotto globale ordito dal WEF, il World Economic Forum di Klaus Schwab, per farci mangiare insetti. Però, fatemi provare a ragionarci sopra un attimo.

Cosa dice Gnesotto? Beh, cose tipo, “Purtroppo i climatologi dell’Ipcc (che dettano legge) sono dei meteorologi che possono conoscere le temperature solo dal 1800 in poi, mentre gli unici scienziati idonei a tracciare una storia del clima sono i geologi”. Un attimo….. I climatologi sono dei meteorologi? Da quando? Senza dir male dei meteorologi, che hanno una loro specializzazione ben precisa, i climatologi NON sono meteorologi. Sono specializzazioni completamente diverse, che si sovrappongono solo parzialmente. 

Quanto poi a “conoscere le temperature solo dal 1800 in poi”, non si capisce nemmeno cosa voglia dire. Esiste un campo che si chiama “paleoclimatologia” dove lavorano scienziati con diverse specializzazioni – anche geologi, ma non solo. Ed è un campo che non parte certamente dal 1800. Spazia su miliardi di anni anche se, ovviamente, più si va indietro nel tempo, più le ricostruzioni di temperatura sono incerte.

Gnesotto dice anche che “gli unici scienziati idonei a tracciare una storia del clima sono i geologi ... coi loro carotaggi pollinici”. E, anche qui, onestamente non ci siamo proprio. Lo studio del polline è uno dei tanti strumenti usati per questi studi, ma solo uno. Senza troppo sforzarmi le meningi, ve ne posso elencare svariati altri, dalla dendrocronologia (lo studio degli anelli degli alberi) allo studio delle carote glaciali. E’ chiaro che Gnesotto è uno che a studiato pollini per tutta la vita, ma forse avrebbe dovuto o potuto prendere in considerazione che ci sono altri campi che vanno in parallelo col suo.

E qui arriviamo alla ricostruzione del clima che fa Gnesotto, parlando di “cicli di 400 anni” di caldo e di freddo. E’ “un fatto storico che il clima muta periodicamente ogni 400 anni circa.” Non è chiaro cosa intenda Gnesotto con “fatto storico” ma la sua ricostruzione è completamente sbagliata. Non esiste nessun ciclo di 400 anni nel clima terrestre, in particolare in Europa. Non vi sto a raccontare i dettagli, ma la storia che racconta Gnesotto, fra vichinghi in Groenlandia, la Peste di Giustiniano, e la piccola era glaciale, è un miscuglio di leggende raffazzonate che non hanno base quantitativa. 

Se volete capire qualcosa del clima del passato in Europa, potete consultare un articolo di Ulf Buentgen, che è un paleoclimatologo, fra le altre cose con qualifiche in geologia. Qui, trovate una ricostruzione delle temperature in Europa degli ultimi 2500 anni, e con tutta la buona volontà non ci troverete nessun ciclo di 400 anni. Se proprio vi volete divertire, potete dare un’occhiata a questo articolo del 2016 di Lüdecke e altri, che hanno fatto del loro meglio per analizzare i dati alla ricerca di cicli climatici. Forse c’è qualcosa con un periodo di 200 anni, ma niente a 400. La temperatura dell'Europa, durante questo periodo, è cambiata molto poco. Niente che abbia a che vedere con quello che sta succedendo adesso. 

Vedete quindi che con un po’ di buona volontà non è impossibile andare a capire se qualcuno parla sapendo di cosa parla, oppure no. Da notare che non sto mettendo in dubbio la competenza del Prof. Gnesotto nel suo campo, la palinologia, così come non mi azzarderei mai a mettere in dubbio la competenza di Carlo Rubbia nella fisica delle particelle. Mi sento però in grado di mettere in dubbio la competenza di Gnesotto nel campo generale della paleoclimatologia, come pure quella di Rubbia quando parla degli elefanti di Annibale.

Certo, questo richiede un minimo di lavoro e di competenza spicciola; anche solo sapere la differenza fra “meteorologo” e “climatologo” aiuta molto. Ma non basta, bisogna sapersi districare un attimo nella letteratura scientifica: se leggete che qualcuno parla di una “periodicità di 400 anni nel clima” non è che dovete essere dei paleoclimatologi esperti per andare a verificare se esiste oppure no. Però dovete essere in grado di leggere un articolo scientifico in Inglese e, se necessario, tirarlo fuori dal “paywall” dietro il quale gli scienziati lo hanno nascosto. Come se se ne vergognassero, un altro autogol della “Scienza”-

Il problema è che ben pochi hanno questo tipo di competenza. E allora, si ritorna al solito punto. Il dibattito si basa su concetti come “il tale professore ha detto questo” ma “il talaltro professore ha detto esattamente il contrario”. E quando qualcuno ti dice, " ma se gli scienziati ci hanno imbrogliato sul virus, perché dovrei credere a quello che ci raccontano sul clima?" non gli posso in coscienza dare torto. In pochi anni, la scienza ha rovinato la reputazione che si era costruita in un paio di secoli di lavoro, non solo col Covid, ma con tante altre cose.

E allora come ne usciamo? Francamente, non ne ho idea. Mi sa che se il dibattito rimane quello che è oggi, finiremo tutti bolliti. E, forse, ce lo meritiamo.

martedì 18 luglio 2023

Protestanti, Cattolici, e Burionici



Immagine di Dezgo.com

Se avete una mezz'ora di tempo, vi suggerisco fortemente questo articolo di "Martymac"

https://martymac.substack.com/p/the-coming-crisis-of-protestantism

Non so chi sia questo Martymac, ma è chiaramente uno che ha una bella profondità di pensiero. Qui, non parla di covid, ma la correlazione è chiara se seguite il suo ragionamento di come il cattolicesimo e il protestantesimo si sono evoluti seguendo linee di pensiero separate. Il protestantesimo è (era) una religione basata sulla letteratura: i protestanti sono "uomini del libro" -- viceversa, il cattolicesimo si rivolgeva più che altro agli analfabeti. I protestanti incoraggiavano la lettura della Bibbia da parte dei fedeli, i Cattolici no.

Ora, il punto è che in pochi decenni abbiamo visto una rapida de-alfabetizzazione del mondo occidentale. Martymac fa dei punti interessantissimi su come il linguaggio si evolve per seguire il tipo di comunicazione prevalente. Non basta leggere testi sui social per essere letterati nel senso protestante. Anche quelli che sono ancora capaci di leggere non hanno più la capacità di seguire un discorso articolato e complesso come lo si può trovare in un libro di centinaia di pagine.

Ne consegue che la comunicazione oggi si è de-letterarizzata: in un certo senso siamo tutti cattolici.  Quello che vediamo adesso è che non si incoraggia il cittadino ad andarsi a leggere i testi originali sulla scienza del clima, sulle epidemie, e cose del genere. Abbiamo degli interpreti, tipo Roberto Burioni, che giocano il ruolo dei preti cattolici.

Il risultato, come lo vediamo tutti, è un "non-dibattito." La grande maggioranza non è in grado neanche di capire i termini dei problemi, non riesce a quantificare i rischi, non ha la capacità di seguire un discorso articolato, non riesce ad andare oltre una semplice scalatura di bianco o nero, si o no, buono o cattivo.

Il che non butta bene, direi. Leggendo questo articolo di Martymac, mi sono accorto di come io stesso sono rimasto a una visione "protestante" della scienza. Una scienza che si può e si deve spiegare al pubblico, del quale si suppone l'esistenza di strumenti intellettuali che lo mettono in grado di capire almeno i punti generali della scienza. Ma questo diventa sempre più difficile. 

In un certo senso, Burioni è anche l'equivalente scientifico dei Pentecostali americani: quelli che ballano in chiesa, parlano le lingue, robe del genere. E' un tipo di religione-spettacolo particolarmente adatto ai nostri tempi. E il covid è anche quello una nuova religione completa di rituali, sacramenti, preghiere, preti, vescovi e Papa Fauci.

E allora? Eh, beh, allora sarà quello che deve essere, Come è sempre stato.





giovedì 13 luglio 2023

Dodici Metodi per Risolvere il Problema Climatico.




L’esistenza del “riscaldamento globale” cominciò a essere chiara circa 50 anni fa. Negli anni 1990, cominciò a pensare che era un problema. Da allora, non sono mancate le proposte per risolverlo. Eccone alcune

  1. Il metodo “il climatologo sono io”. Il riscaldamento globale non non è causato dall'uomo, e questo è provato dagli elefanti di Annibale, dai sentieri alpini nel Medio Evo, dai vichinghi in Groenlandia, e da quello che ho sentito raccontare da mio cugino.
  2. Il metodo “Non mi fregate un'altra volta!” Dopo che gli scienziati ci hanno imbrogliato così pesantemente con la storia del Covid, non credo più a niente che abbia a che vedere con la “Scienzah”. Quindi, il problema climatico non esiste. E la Terra è piatta.
  3. Il metodo “la scienza ci salverà”. Basta aspettare che venga fuori la fusione nucleare, l’idrogeno, l’energia di punto zero, il buco nero tascabile, o qualcosa del genere. Io ci credo. Perché, voi no?
  4. Il metodo “Greta Thunberg”. Battere i piedi per terra e urlare “qualcuno faccia qualcosa.” Include slogan tipo “ci state rubando il futuro” e macchiare opere d’arte famose con vernice lavabile.
  5. Il metodo “decrescita”. Se tutti stiamo al buio e al freddo, andiamo a piedi, e mangiamo solo patate coltivate nell’orto, allora non solo risolveremo il problema, ma saremo anche molto felici.
  6. Il metodo “bisogna cambiare il modello di sviluppo”. Nessuno sa esattamente cosa vuol dire, ma in certi ambienti fa figo dirlo.
  7. Il metodo “fighetti verdi”. Compriamo solo prodotti certificati come ecologici, andiamo a piedi e in bicicletta, spegniamo la luce quando usciamo di casa. E’ vero che in estate ci facciamo la nostra vacanzina a Sciarm in aereo, ma ce la meritiamo.
  8. Il metodo “IPCC”. Facciamo delle grandi conferenze dove tutti arrivano in aereo per discutere piani dettagliatissimi su come ridurre le emissioni. Poi nessuno li segue, ma non è colpa nostra.
  9. Il metodo “Comune di Bugliano”. I pannelli fotovoltaici si possono installare liberamente sui tetti del nostro comune, ma devono essere rossi, non li si possono mettere sui tetti visibili dalla strada e, per evitare riflessi pericolosi, solo in zone dove non batte il sole.
  10. Il metodo "World Economic Forum" (WEF). Usiamo gli stessi metodi che abbiamo usato durante la pandemia. Per prima cosa, vi chiudiamo in casa tutti quanti (tanto abbiamo visto che non protestate), ma stavolta non vi facciamo più uscire. E poi vi daremo insetti da mangiare. 
  11. Il metodo Bill Gates. Spruzziamo gigantesche quantità di robaccia nell'atmosfera per schermare il sole. Tanto, cosa potrebbe andare storto?

Ovviamente, vi potete divertire ad aggiungere altre cose ma, a parte gli scherzi, diciamo che da ora in poi, sarà bene cominciare a pensare a qualcosa di più serio e di più incisivo, altrimenti non la sbarchiamo. Io propongo sempre la stessa cosa: massimo sforzo sulle energie rinnovabili, così almeno ci liberiamo della fonte principale del problema, i combustibili fossili. Può darsi che non basti, ma almeno ritardiamo il menu a base di insetti. 


giovedì 6 luglio 2023

Il nostro futuro fotovoltaico: le rivoluzioni metaboliche della storia della Terra.



Illustrazione tratta da un articolo di Olivia Judson su " Nature Ecology & Evolution (2017)  "The Energy Expansions of Evolution". 

Questo è un post che ho pubblicato su " Cassandra's Legacy " nel 2017. Penso abbia anticipato lo spirito del nuovo blog " The Sunflower Paradigm ", quindi vale la pena ripubblicarlo qui con alcune modifiche. 


Olivia Judson ha pubblicato un interessante articolo su " Nature Ecology & Evolution ". È una cavalcata lungo 4 miliardi di anni di storia della Terra, vista in termini di cinque "rivoluzioni metaboliche". Cioè, il sistema complesso che è l'ecosistema terrestre (il grande olobionte ) si è evoluto sfruttando e dissipando potenziali sempre più alti.

È un approccio che va in parallelo con un articolo che ho scritto qualche anno fa su BERQ; anche se mi sono concentrato sul futuro piuttosto che sul passato. Ma il mio articolo era più o meno sulla stessa linea, osservando come alcune delle principali discontinuità nella documentazione geologica della Terra siano causate da cambiamenti metabolici. Cioè, la Terra cambia man mano che la vita che la abita "impara" a sfruttare i potenziali gradienti offerti dall'ambiente: energia geochimica all'inizio e, successivamente, energia solare.

Visto in questi termini, il sistema Terra è una gigantesca reazione autocatalitica che si è innescata circa quattro miliardi di anni fa quando il pianeta è diventato abbastanza freddo da avere acqua liquida sulla sua superficie. Da allora, ha visto un'esplosione al rallentatore che è andata sempre più veloce per miliardi di anni, fino a inghiottire letteralmente l'intero pianeta, inviando propaggini ad altri pianeti del sistema solare e anche al di fuori di esso.

Partendo dalla debole energia geochimica nelle profondità degli oceani, l'ecosistema si è spostato in superficie per utilizzare la luce molto più energetica del sole. Ha intensificato la sua capacità di elaborare la luce solare sviluppando un metabolismo alimentato dall'ossigeno, quindi si è trasferito sulla superficie terrestre sotto forma di organismi complessi. Circa 500 milioni di anni fa apparve il fuoco, sebbene giocasse solo un ruolo marginale nella macchina metabolica dell'ecosistema. Solo nelle ultime decine di migliaia di anni, una specie, gli esseri umani, è riuscita a utilizzare il fuoco per integrare il proprio processo energetico metabolico.

Judson identifica correttamente la capacità di controllare il fuoco come l'ultima caratteristica di questa esplosione in corso. Il fuoco è un'abilità caratteristica degli esseri umani e si può sostenere che sia la caratteristica distintiva dell'ultima suddivisione temporale della storia del pianeta: l'Antropocene.

Judson si ferma al fuoco, definendolo "una fonte di energia" e proponendo che "La tecnologia del fuoco può anche, forse, segnare un punto di svolta per il Sistema Solare e oltre. I veicoli spaziali dalla Terra possono, intenzionalmente o meno, portare la vita terrestre a altri oggetti celesti." Qui, penso che l'articolo vada un po' fuori strada. Definire il fuoco una "fonte" di energia non è sbagliato, ma occorre distinguere se per fuoco si intende la combustione del legno, di cui l'uomo fa uso da più di un milione di anni, o la combustione di idrocarburi fossili, utilizzati solo durante la ultimi secoli. C'è una grande differenza: i fuochi di legna non potrebbero mai portare gli umani a contemplare l'idea di espandersi oltre i loro confini planetari. Ma l'energia fossile potrebbe alimentare questa espansione al massimo per qualche secolo, e questo grande incendio è già in via di esaurimento. Se l'Antropocene deve basarsi sui combustibili fossili, è destinato a svanire piuttosto rapidamente .

Questo significa che abbiamo raggiunto l'apice del grande ciclo metabolico del pianeta Terra? Non necessariamente così. Judson sembra non notare nel suo articolo che la prossima rivoluzione metabolica è già iniziata: si chiama conversione fotovoltaica, ed è un modo per trasformare l'energia solare in un potenziale elettrico unito alla capacità di controllare il moto degli elettroni nei conduttori a stato solido . È un grande passo oltre il fuoco e le macchine termiche (*). È, in ogni caso, una nuova forma di metabolismo (**). Sta generando una nuova ecologia di forme di vita basate sul silicio, come ho discusso in un post precedente che ho intitolato "Cinque miliardi di anni di energia fotovoltaica".





Quindi, stiamo vivendo in tempi interessanti, qualcosa che potremmo prendere come una maledizione. Ma non è una scelta quella che stiamo affrontando: stiamo entrando in una nuova era, non necessariamente una buona cosa per l'uomo, ma molto probabilmente un cambiamento inevitabile; che ci piaccia o meno può avere poca importanza. Si tratta di una nuova discontinuità nella storia lunga miliardi di anni del pianeta Terra che porterà ad una maggiore capacità di catturare e dissipare l'energia proveniente dal sole.

La grande reazione chimica sta ancora divampando, e la sua espansione ci porterà da qualche parte molto lontano, anche se, al momento, non possiamo dire dove. Una nuova forma di vita è appena apparsa nell'ecosistema terrestre: si chiama "cella fotovoltaica". Dove ci porterà, o qualunque cosa verrà dopo di noi, è impossibile dirlo, ma potrebbe portarci in regni che, in questo momento, non possiamo nemmeno immaginare.



(*) Gli ebrei discutono da circa un secolo se l'elettricità debba essere considerata una forma di fuoco e quindi proibita durante il sabato . È sicuramente una discussione teologica interessante, ma per quello che posso dire (la teologia non è il mio campo), il fuoco (un plasma caldo acceso nell'aria) non è la stessa cosa dell'elettricità (movimento controllato di elettroni nei solidi)

(**) I sostenitori dell'energia nucleare potrebbero obiettare che la prossima rivoluzione metabolica dovrebbe essere vista come la produzione di energia dalla fissione o fusione nucleare. Il problema è che le risorse di materiale fissile nell'intero sistema solare sono piccole e difficilmente potrebbero alimentare una vera nuova epoca geologica. Per quanto riguarda la fusione, non abbiamo trovato una tecnologia in grado di controllarla in modo tale da renderla una fonte di energia terrestre, e può benissimo essere che tale tecnologia non esista. Ma la fusione funziona molto bene se ci limitiamo a raccogliere l'energia che ci arriva dal sole, quindi perché preoccuparsi?

venerdì 30 giugno 2023

I Prossimi Cento Anni: una Storia in tre Scenari

Guardando indietro a come si vedeva il futuro mezzo secolo fa, è sorprendente vedere come le cose siano cambiate. Quando la conquista dello spazio sembrava essere la via ovvia per il futuro, nessuno avrebbe immaginato che, oggi, si sarebbe discusso delle probabilità di sopravvivenza dell'umanità, e che molti di noi l'avrebbero giudicata basse. 

Eppure, anche se il futuro rimane oscuro, segue ancora le leggi dell'universo. E una di queste leggi è che le civiltà esistono perché hanno una scorta di energia. Nessuna energia, nessuna civiltà. Quindi, l'elemento chiave del futuro è l'energia; l'idea che fosse economica e abbondante fece nascere negli anni '50 il sogno della conquista dello spazio. Oggi, l'idea che non sarà né l'una né l'altra cosa fa sorgere prospettive di sventura. 

Quindi, permettetemi di provare una semplice "analisi di scenario" di ciò che potrebbe accadere in futuro nel prossimo secolo o giù di lì in termini di scelte che determineranno l'infrastruttura energetica che potrebbe supportare una civiltà complessa (se ce ne sarà una che sopravviverà). Siamo in un momento di transizione e le scelte che verranno fatte nei prossimi anni (non decenni) determineranno il futuro dell'umanità. 

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Scenario #0: crollo . Lo chiamo "non scenario" nel senso che presuppone che non si faccia nulla o, comunque, troppo poco e troppo tardi. In questo caso le persone rimangono bloccate nei loro vecchi paradigmi, le risorse che tenevano in vita la società non vengono sostituite e diventa impossibile mantenere un grado di complessità paragonabile a quello attuale. Nel giro di qualche decennio, gli esseri umani torneranno a un'economia che potremmo descrivere come "medievale", se siamo fortunati. Ma potremmo anche tornare al livello di cacciatori e raccoglitori o addirittura, semplicemente, estinguerci. Personalmente, vedo questo scenario come il più probabile, ma non un esito obbligato della situazione attuale.

Scenario n. 1: attaccarsi ai combustibili fossili . Qui si ripetono gli eventi che hanno portato ad arginare il declino della produzione petrolifera nei primi due decenni del XX secolo. È stato fatto riversando grandi quantità di risorse nel "fracking" dei depositi di tight oil (petrolio di scisto). Ha prodotto una risurrezione temporanea dell'industria petrolifera negli Stati Uniti, portando la produzione a livelli mai visti prima, anche se con enormi costi economici e ambientali. La stessa politica potrebbe essere continuata con sforzi rinnovati, per esempio, sfruttando depositi di tight oil al di fuori degli Stati Uniti, sabbie bituminose, o magari ricavando combustibili sintetici dal carbone. Ciò potrebbe mantenere la produzione di combustibili fossili a livelli simili a quelli attuali. Permetterebbe di mantenere in vita gli apparati militari dei principali stati, e almeno alcune delle attuali organizzazioni e strutture sociali. Ma il costo sarebbe enorme, e implicherebbe ridurre alla fame la maggior parte della popolazione mondiale, oltre a danni inimmaginabili all'ecosistema. Questa strategia potrebbe mantenere una parvenza dell'attuale civiltà in corso per alcuni decenni, poco più della fine del secolo. Poi, siamo allo scenario zero.

Scenario n. 2: passaggio al nucleareSostenere una società complessa sull'energia nucleare può essere forse possibile, ma è complicato da diversi fattori. Tra questi ci sono le limitate risorse di uranio, la necessità di risorse minerali rare per gli impianti ei problemi strategici coinvolti nella diffusione delle tecnologie nucleari e della conoscenza della lavorazione dell'uranio in tutto il mondo. A causa delle quantità limitate di uranio minerale, è ben noto che la tecnologia esistente dei reattori ad acqua leggera non sarebbe in grado di soddisfare l'attuale domanda globale di energia per più di qualche decennio, nel migliore dei casi per un secolo circa. Quindi il risultato sarebbe di nuovo lo scenario n. 0. La fornitura di carburante potrebbe essere notevolmente aumentata passando all'impegnativo compito di "creare" nuovi combustibili dal torio o dall'uranio non fissile. Se ciò fosse possibile, una civiltà complessa potrebbe continuare ad esistere per diversi secoli, o anche di più. In tutti i casi, una guerra che prendesse di mira le centrali nucleari manderebbe rapidamente una civiltà nucleare allo scenario zero.

Scenario #3: L'Era Solare . In questo caso si assiste alla continuazione del trend in atto che vede in rapida espansione le tecnologie per le energie rinnovabili, principalmente solare fotovoltaico ed eolico. Se questa espansione continua, può rendere obsoleti sia i combustibili fossili che l'energia nucleare. Le tecnologie rinnovabili hanno un buon ritorno energetico sugli investimenti energetici (EROEI) e scarso fabbisogno di minerali rari. Le rinnovabili non sono un problema strategico, non hanno un interesse militare diretto e possono essere utilizzate ovunque. Gli impianti possono essere riciclati e ci si aspetta che siano in grado di supportare una società complessa; anche se in una forma che, oggi, possiamo solo a malapena immaginare. Un'infrastruttura basata sull'energia solare è anche naturalmente costretta a raggiungere un certo grado di stabilità a causa del limitato flusso di energia solare disponibile. Quindi, una civiltà basata sul sole potrebbe raggiungere uno stato stabile che potrebbe durare almeno quanto hanno fatto le società agricole in passato, migliaia di anni o anche di più.

Scenari combinati #1, #2, #3: feudalizzazione.I tre scenari di cui sopra si basano sull'idea che la civiltà umana rimanga ragionevolmente "globale". In questo caso, la competizione tra diverse tecnologie si giocherebbe su scala globale e determinerebbe un vincitore che conquisterebbe l'intero mercato dell'energia. Ma non è necessariamente così se i sistemi economici del mondo si separano in sezioni indipendenti, come sembra stia accadendo in questo momento. In questo caso, alcune regioni potrebbero adottare strategie diverse, fossili, nucleare o rinnovabili, mentre altre verrebbero semplicemente tagliate fuori dal sistema di approvvigionamento energetico e andrebbero direttamente allo "Scenario zero". Con una minore domanda di energia, i problemi di esaurimento del nucleare e dei fossili sarebbero notevolmente alleviati, anche se, ovviamente, solo per una popolazione limitata. Si noti inoltre che queste regioni quasi indipendenti possono essere descritte come "feudali, 

I prossimi decenni decideranno quale direzione prenderà l'umanità. Nessuno ha le mani sul volante che muove l'oggetto gigantesco che chiamiamo "civiltà" e stiamo assistendo a sforzi per spingerla in uno dei tre scenari di cui sopra (alcune persone sembrano persino spingere attivamente per lo scenario n. 0, un'espressione di ciò che Sigmund Freud chiamava "istinto di morte"). 

Il problema, qui, è che il sistema di governance occidentale si è evoluto in modo tale che nessuna decisione può essere presa a meno che alcuni gruppi o settori della società non vengano demonizzati, e quindi si crei una narrazione che implichi la lotta contro un nemico comune. In altre parole, nessuna decisione può essere presa sulla base del bene comune, ma solo come risultato del confronto delle lobby impegnate a sostenere le diverse opzioni. (*)

Abbiamo visto operare il meccanismo decisionale basato sulla demonizzazione negli ultimi decenni. È una procedura ben affinata, e ci si può aspettare che venga applicata anche all'allocazione delle risorse per nuove strategie energetiche. Abbiamo già visto demonizzare una tecnologia energetica; è stato il caso dell'energia nucleare negli anni '70, bersaglio di una fortunata campagna propagandistica che l'ha presentata come nemica dell'umanità. Oggi le rinnovabili e tutto ciò che è "verde" potrebbero presto essere vittime di una nuova campagna di demonizzazione volta a promuovere l'energia nucleare. Lo stiamo vedendo nelle sue fasi iniziali ( vedi questo articolo di George Monbiot ), ma sta chiaramente crescendo e sta avendo un certo successo.

Nulla è ancora deciso, ma la scritta è sulle pale delle pale eoliche. La propaganda governa il mondo e continuerà a governarlo finché le persone si innamoreranno di essa. 


(*) Simon Sheridan fornisce un'interessante discussione sui meccanismi decisionali interni della società moderna, definiti "esoterici" nel senso di essere nascosti, a differenza dell'"exoterico", ad esempio il meccanismo decisionale pubblico, che è solo un riflesso del processo esoterico . 

(**) Per scenari molto più a lungo termine, vedi il mio post: " I prossimi dieci miliardi di anni " 

domenica 25 giugno 2023

Scienziati contro la Guerra



Appello per fermare la guerra in Ucraina


Siamo un gruppo di scienziati, ricercatori, medici e cittadini preoccupati per la salvaguardia della salute umana come pure dell'ecosistema terrestre. Vediamo che, dopo oltre un anno dal suo inizio, la guerra in Ucraina non dà evidenza di arrivare a una conclusione. In aggiunta all’impatto diretto sulla popolazione in termini di sofferenza umana e infrastrutture sociali ed economiche, cui bisogna far fronte con la solidarietà internazionale ed evitando di alimentare ulteriormente il conflitto, la guerra sta facendo enormi danni sociali e ambientali. Alcuni dei principali effetti negativi comprendono:

1.   Inquinamento dell'aria: durante le operazioni militari, l'uso di armi convenzionali (bombe, missili e proiettili) genera inquinamento atmosferico come risultato dalla combustione di carburanti, esplosioni e incendi che rilasciano particolato, gas tossici e altre sostanze inquinanti..
2.   Contaminazione del suolo: l'impiego di armi convenzionali contamina il suolo a causa delle esplosioni, delle sostanze chimiche presenti negli ordigni o dei rilasci di materiali pericolosi. La contaminazione del suolo danneggia l'ecosistema locale e ha effetti a lungo termine sulla salute umana, sull’agricoltura e sulla biodiversità.
3.   Inquinamento delle acque: gli scontri militari causano l'inquinamento delle risorse idriche. Le esplosioni possono contaminare i fiumi, i laghi e le falde acquifere con sostanze chimiche, metalli pesanti e altre sostanze nocive. Tutto questo ha un impatto negativo sulla fauna acquatica, sulla flora e sulla qualità dell'acqua potabile.

 4.    Distruzione degli ecosistemi: le operazioni militari coinvolgono la distruzione diretta degli habitat naturali, come foreste, fiumi e laghi, zone umide e aree protette. La perdita di habitat può portare all'estinzione di specie animali e vegetali, interrompere le catene alimentari e compromettere l'equilibrio ecologico di intere regioni. Il risultato è la compromissione della stabilità degli ecosistemi e un’influenza negativa sulle reti alimentari e sull'equilibrio naturale.
5.   Effetti a lungo termine sulla salute umana: l'uso di armi convenzionali causa danni alla salute umana sia direttamente che indirettamente, attraverso l'esposizione a sostanze chimiche tossiche e all'inquinamento ambientale. Le conseguenze a lungo termine includono malattie respiratorie, problemi neurologici, disturbi genetici e aumenti del rischio di cancro.


Questi gravissimi danni ambientali e umanitari, che ricadono in primis e in maniera drammatica sul territorio Ucraino e sulla popolazione locale, hanno inevitabilmente effetti in tutta Europa e nel mondo intero. In aggiunta, il gran numero di mine sparpagliate nelle zone di combattimento, sia pure regolato da alcuni trattati internazionali, rischia di rimanere una minaccia per la popolazione civile locale per molti anni. Per non parlare dei danni alla salute che deriverebbero dall'uso di munizioni all'uranio impoverito. La distruzione della diga di Nova Kakhovka ha messo a rischio il sistema di raffreddamento degli impianti nucleari di Zaporizhzhya. Secondo l’Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA) si tratta di una “situazione potenzialmente pericolosa." Ricordiamo che i sei impianti della centrale di  Zaporizhzhya formano una delle centrali nucleari più grandi del mondo e i danni che potrebbero derivare dalla mancanza di raffreddamento, come pure da un attacco militare diretto, sono spaventosi. Per non parlare della possibilità di un'ulteriore espansione del conflitto con l'uso di armi nucleari.


Secondo l’ultimo rapporto Sipri, la spesa militare mondiale è stata nel 2022 di oltre duemila miliardi di dollari, più grande dell’intero PIL Italiano. Questo significa che oltre l’equivalente di tutta la ricchezza prodotta dall’Italia, una delle nazioni “ricche” del mondo, viene dilapidata in spese militari. Le stime sui costi della guerra in Ucraina sono incerte, ma sono certamente una frazione importante di questa cifra.  E questo non include i costi futuri per ricostruire e bonificare le zone interessate dalla guerra. Non possiamo permetterci di sprecare queste risorse preziose in una guerra quando ne abbiamo bisogno per sostenere la transizione ecologica e gli obiettivi dello sviluppo sostenibile (SDG). Questo è vero specialmente in un momento in cui assistiamo ad un'accelerazione del riscaldamento globale, come pure del degrado degli ecosistemi che sostengono la vita terrestre. Abbiamo bisogno di tutte le risorse disponibili per affrontare questa situazione che sta mettendo a rischio la sopravvivenza del genere umano


Invitiamo pertanto il governo italiano ad adoperarsi con decisione per una soluzione diplomatica del conflitto, in particolare per una tregua immediata che fermi l'uso delle armi, ponga fine al conflitto, garantisca tutto il supporto umanitario possibile alle popolazioni coinvolte, permetta di bonificare le zone contaminate e consenta di mettere in sicurezza gli impianti nucleari vicini alla zona del fronte.



 Firmato


  1. Simona Agger, architetto,  Member of the Board of  SIAIS  (Italian Society of Architecture and Engineering for Healthcare), HCWH-EU  (Health Care Without Harm- Europe), EuHPN  (European Health Property Network), IFHE International  (International  Federation of Health Engineering).

  2. Nicola Armaroli, Research Director – Istituto ISOF-CNR,  PHEEL Unit. Bologna

  3. Marino Badiale, Dipartimento di Matematica, Università di Torino

  4. Vincenzo Balzani, già professore Ordinario, Università di Bologna

  5. Ugo Bardi, Club di Roma,  già Docente Dipartimento di Chimica, Università di Firenze

  6. Antonio Bonaldi, medico di Sanità Pubblica già direttore sanitario di Aziende Ospedaliere-Universitarie

  7. Carlo Cacciamani, dirigente presso arpa-simc, Università di Bologna.

  8. Marco Cervino, fisico, ricercatore in ISAC-CNR, Bologna

  9. Mario Cirillo, ingegnere, già direttore del Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale di ISPRA.

  10. Paolo Crosignani, già primario di epidemiologia ambientale, istituto tumori, MIlano.

  11. Daniela Danna,Ricercatore Universitario, Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Università del Salento. 

  12. Roberto Danovaro, ecologo, Università Politecnica delle Marche

  13. Aldo Di Benedetto già Dirigente medico Ministero della Salute

  14. Andrea Di Vita, fisico, Visiting Scientist al Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica e Ambientale,Università di Genova

  15. Rosella Ferraris Franceschi già prof. Ordinario nel Dipartimento di Economia Aziendale Università di Pisa, Già Preside della Facoltà di Economia, Uni. Pisa, Già Membro eletto del CUN (consiglio universitario nazionale) presso Ministero dell'Università.

  16. Carlotta Fontana, architetto, Professore ordinario di Tecnologia dell’Architettura, Politecnico di Milano

  17. Francesco Forastiere, medico epidemiologo. Direttore scientifico della rivista Epidemiologia e Prevenzione.

  18. Andrea Gardini, medico

  19. Emilio Gianicolo, Dr. Rer. phsyik reasearch associate at Universitätsmedizin der Johannes Gutenberg-Universität Mainz, Germany

  20. Anna Gigli, già ricercatrice presso l'Istituto di Ricerche della Popolazione e le Politiche Sociali del CNR, Roma.

  21. Francesco Giorgelli, biologo Vicepresidente CUG UNIPI Formatore Qualificato Salute & Sicurezza

  22. Francesco Gonella, Professore ordinario di Fisica, Università Ca' Foscari Venezia.

  23. Paolo Lauriola, medico epidemiologo, " Coordinatore Rete Italiana Medici Sentinella (RIMSA)".

  24. Tommaso Luzzati, docente di Economia Ecologica e Sustainable development Dipartimento di Economia e Management, Università di Pisa.

  25. Cristina Mangia, Ricercatrice Ambientale. CNR, Lecce

  26. Alberto Mantovani, medico veterinario, tossicologo già direttore di ricerca ISS.

  27. Giulio Marchesini R.Professore “Alma Mater” di Scienze Tecniche Dietetiche, Università di Bologna. Honorary Professor, Aarhus University, Denmark

  28. Maria Teresa Maurello, medico di Sanità pubblica. Già direttore UOC Igiene e Sanità Pubblica Az.USL Toscana Sud-Est.

  29. Daniele Menniti, ingegnere, Ordinario di Sistemi Elettrici per l'Energia Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale Università della Calabria

  30. Eduardo Missoni, medico specialista in medicina tropicale, docente di salute globale e sviluppo presso SDA Bocconi, Università Milano-Bicocca e Università Statale di Milano.

  31. Walter Moladi, studioso temi climatici e energia. Torino

  32. Vitalia Murgia, medico pediatra, Docente al Master inter-ateneo in Clinical Pharmacy Università Milano, Cagliari e Granada.

  33. Lorenzo Pagliano, fisico, professore Associato di Advanced Building Physics al Politecnico di Milano, Direttore di end-use Efficiency Research Group.

  34. Maria Grazia Petronio, medico di Sanità pubblica. Già direttore UOC Igiene e Sanità Pubblica Az.USL Toscana Centro e membro CT VIA-VAS Ministero Ambiente.

  35. vanes poluzzi - dirigente - ARPA Emilia Romagna, Università di Bologna

  36. Paolo Rognini, docente di Ambiente e Comportamento Umano,  Università di Pisa.

  37. Francesco Romizi, giornalista ambientale

  38. Roberto Romizi, medico di medicina generale, Arezzo.

  39. Tiziana Sampietro, medico, già direttrice centro dislipimie ereditarie, Fondazione Monasterio, Pisa.

  40. Rosa Tavella, medico ospedaliero internista, Lamezia Terme.

  41. Micol Todesco, Direttrice della Sezione di Bologna, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

  42. Mauro Valiani, medico del lavoro, già direttore del Dipartimento di Prevenzione Az.USL di Empoli.

  43. Margherita Venturi, Dipartimento di Chimica "G. Ciamician," Bologna 

  44. Sandra Vernero, medico, cofondatore e past president di Slow Medicine ETS, coordinatore di Choosing Wisely Italy.

  45. Monica Zoppè, biologa all’Istituto di BioFisica CNR, Milano. Esperta di comunicazione scientifica e di rischi legati alle sperimentazioni biologiche


Nota: Le firme di questo appello sono individuali e non implicano il coinvolgimento delle rispettive istituzioni di appartenenza. Se volete firmarlo, inviate una mail a ugo.bardi(aggegginostrano)unifi.it specificando il vostro nome, cognome, qualifica, e istituzione di appartenenza