giovedì 3 ottobre 2013

Che succede a Fukushima?

Ci sono notizie contradditorie che arrivano da Fukushima. Per alcuni, si parla addirittura di un "rischio apocalisse", per altri invece il problema è serio ma non va nemmeno esagerato. Su questa vicenda, conviene consultare il blog di Marco Casolino che vive in Giappone e che fornisce spesso informazioni aggiornate sulla vicenda. Per un riassunto della situazione, ecco un articolo della BBC apparso il mese scorso.


Il livello di radiazioni tocca un nuovo picco vicino alle cisterne d'acqua di Fukushima

Da “BBC News”. Traduzione di MR

La Tepco fa fronte a una grande sfida per stoccare in sicurezza l'acqua contaminata di Fukushima

I livelli di radiazione intorno alle cisterne che contengono l'acqua contaminata nella centrale nucleare danneggiata di Fukushima in Giappone, sono saliti di un quinto raggiungendo un nuovo massimo, dicono i funzionari.

Le letture di terra vicino ad un gruppo di cisterne si è attestato a 2.200 millisievert (mSv) martedì, hanno detto il responsabile dell'impianto e l'autorità nucleare giapponese. Le letture di sabato erano di 1.800 mSv. Il mese scorso, il responsabile dell'impianto, Tokyo Electric Power Company (Tepco), ha detto di aver trovato acqua fortemente contaminata che usciva da un cisterna di stoccaggio. Altre perdite sono state segnalate, spingendo martedì il governo giapponese a promettere 47 milioni di yen (473 milioni di dollari, 303 milioni di sterline) in fondi per affrontare il problema. Il picco dei livelli di radiazione riscontrati martedì erano nella stessa area dove erano stati riscontrati i 1.800 mSv sabato scorso, ha detto una portavoce di Tepco a Bloomberg. Si pensa che le letture siano sufficientemente alte da fornire una dose di radiazioni letale a chiunque si trovi vicino alle aree contaminate senza dispositivi di protezione in poche ore. Ma l'Autorità per la Regolamentazione Nucleare giapponese ha anche detto che le aree sono state facilmente contenute.



'Misure drastiche'

Il terremoto e lo tsunami del marzo 2011 hanno messo fuori uso i sistemi di raffreddamento dei reattori nella centrale di Fukushima, tre dei quali si sono fusi. Ora l'acqua viene pompata dentro per raffreddare i reattori, ma stoccare le grandi quantità di acqua radioattiva risultanti si è rivelata una sfida per Tepco. Il processo crea una quantità extra di acqua contaminata di 400 tonnellate ogni giorno, che dev'essere stoccata in cisterne temporanee. Ma le perdite di acqua contaminata, dalle cisterne, dai tbi e attraverso le strutture danneggiate, sono state un problema persistente. Anche l'acqua di falda scorre giù dalle colline circostanti fin dentro alle aree radioattive. Sotto il piano del governo annunciato martedì, verrà creato un muro di acqua congelata intorno ai reattori usando tubi pieni di refrigerante. Ciò mira ad evitare che l'acqua di falda venga a contatto con l'acqua contaminata che viene usata per raffreddare le barre di combustibile.

Anche il sistema di trattamento delle acqua verrebbe aggiornato per far fronte all'accumulo di acqua contaminata, dicono i funzionari. Mercoledì, il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe ha detto ai giornalisti a Tokyo che il governo era intenzionato a “prendere misure drastiche su grande scala” per risolvere il problema prima dei Giochi Olimpici dell'estate 2020. “Siamo consapevoli delle preoccupazioni riguardo al problema delle perdite d'acqua contaminata a Fukushima, il governo si farà carico e risolverà assolutamente il problema”, ha detto. Tokyo è candidata come nazione per ospitare le Olimpiadi e la decisione è attasa a giorni.


mercoledì 2 ottobre 2013

Gridi, ma non ti ascoltano.

Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR


di Antonio Turiel

Qualche giorno fa alcuni miei contatti Facebook mi hanno inviato il link al video che vi mostro qua sotto:


Niente di nuovo su questo tema: video fatto da magufo in cui un ragazzo parla senza avere idea dei concetti di Fisica e ci mostra l'ennesimo dispositivo di energia libera che produce elettricità gratuitamente o quasi. Il dispositivo in sé non potrebbe essere più assurdo, visto che si tratta del tipico “ladro” (ciabatta) con prese ed un interruttore, e l'elettricità si genera... collegando la presa di corrente direttamente ad una delle prese. Si “avvia” il dispositivo con un accendino e per giustificare la corrente osservata si evoca “l'intensissimo campo magnetico della terra”, le bobine... alla fine, tanto che manca solo di portare il povero Tesla in processione

Ma la cosa simpatica di questo caso è che non era altro che uno scherzo del ragazzo, che voleva mettere in evidenza la proliferazione di questo tipo di video spazzatura su internet. In un secondo video ci racconta come ha elaborato la messa in scena fraudolenta semplicemente per denunciare l'assurdità di tali costruzioni.


Tuttavia, analizzando la cosa a freddo, ciò che realmente preoccupa è il numero di visite del primo e del secondo video: 405.923 il primo e 47.000 il secondo (visti giovedì 5 settembre 2013 alle ore 16:37). Vale a dire, la maggioranza della gente ha visto soltanto la parte che sembra alimentare la bufala e non quella che la spiega, snaturando completamente il senso didattico di questi due video.

Poco importa che nel primo video si faccia di continuo riferimento al secondo nelle note: la maggioranza della gente che lo ha visualizzato non voleva sentire ciò che non quadrava coi propri desideri, così come in “Un futuro incerto”, la dichiarazione iniziale di Gianni Palermo non è stata ascoltata (n.d.t. : un personaggio di un racconto di Antonio Turiel) ma la sua promessa di energia assurdamente abbondante ha ricevuto la più grande delle ovazioni. Tanto è vero che il primo video è stato linkato da un difensore delle energie libere in una discussione online nata sul filo di un dibattito di parte fra difensori dell'abbondanza petrolifera e difensori delle energie libere su un network televisivo spagnolo (e così è giunto all'orecchio di coloro che me lo hanno comunicato, che si scandalizzavano del fatto che un dibattito tanto importante si tenesse in un contesto così poco serio). E' vero che quel dibattito è stato fatto in un programma sull'occultismo, il paranormale e gli ufo, ma non è meno grave che il 97% degli spettatori opinasse che sì, c'è una cospirazione per occultare fonti di energia gratuita (come se alla termodinamica interessassero i sondaggi di opinione). 

Riprendendo l'analogia dell'autobus che si dirige verso il ponte crollato che ho formulato qualche giorno fa, alcune persone fanno tutto il possibile per cercare di far capire che la direzione che abbiamo conduce solo al disastro, ma una gran parte degli interlocutori ignora il messaggio e dei pochi che lo ascoltano la maggioranza lo interpreta in modo del tutto sbagliato. Il tempo stringe, ma per quanto si facciano sforzi meritori, sembra che la società abbia troppa inerzia, troppo torpore, si è troppo adagiata su false speranze. 

Siamo troppo vicini all'abisso. Gridi, ma non ti ascoltano. 

Saluti.
AMT

Norilsk, per caso: qualcuno ha detto “antropocene”?

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR


Non se avete il mio stesso passatempo, ma io a volte gironzolo a caso su “Google Maps”. E' impressionante quello che ci puoi trovare. Per esempio, ecco un'immagine della città di Norilsk, nella Siberia Settentrionale, che non avevo idea che esistesse, ci sono arrivato solo per caso. Guardate il fumo: che diavolo stanno facendo lassù? (sembra anche che abbiano una centrale nucleare, guardate la parte alta a destra dell'immagine). 

Cercando su Wikipedia, ho scoperto diverse cose interessanti: Norilsk è una città mineraria nell'area settentrionale della regione di Krasnoyarsk. Probabilmente, il fumo viene da qualche fonderia di metalli. 

Apparentemente, l'inquinamento generato dalla fonderia è un disastro, lassù. Wikipedia dice che le piogge acide sono un tale disastro che non c'è un solo albero rimasto in piedi per 50 chilometri di raggio intorno alla città. Posso a malapena immaginare quello che succede ai polmoni della gente in queste condizioni atmosferiche. 

Da Wikipedia ho anche imparato che Norilsk è la sola grande città al mondo completamente costruita sul permafrost. Be', nel prossimo futuro avranno dei grossi problemi!

E guardate questo, a pochi chilometri a sud di Norilsk!


E' una gigantesca miniera a cielo aperto che molto probabilmente alimenta le fonderie in città. Gli edifici sembrano abbandonati, ma la miniera sembra ancora attiva: guardate gli escavatori in fondo al pozzo: sembrano formiche!


Allora, qualcuno ha parlato di Antropocene? Sì....

martedì 1 ottobre 2013

Le bufale sono tutte sorelle



Paolo Attivissimo ritorna ad occuparsi dell'auto ad aria compressa. E' un argomento dove mi sono esercitato forse per la prima volta a smontare una bufala con un articoletto che risale al 2005! Mi ricordo che arrivai alla conclusione che, per bene che andasse, la macchina ad aria compressa avrebbe potuto portare un paio di passeggeri piuttosto magri per qualche chilometro in pianura. Non esattamente il top per una rivoluzione nei trasporti.

Sono passati otto anni da quel primo articolo, che peraltro era a proposito di un annuncio che risaliva al 2001 - quindi la storia dell'aria compressa ha ben 12 anni - è impressionante notare come se ne continua a parlare come se fosse qualcosa di imminente!

Questo del continuo rimandare l'ingresso sul mercato è una delle tante caratteristiche ricorrenti delle varie storie di tecnologie miracolose. Ci sono altri esempi eclatanti e avete certamente capito a chi e a che cosa mi riferisco; ma scusate se non lo menziono esplicitamente (c'è gente in giro, là fuori,  più rognosa di un gatto abbandonato da 10 anni in una discarica).

Notate altri dettagli ricorrenti: queste proposte non si limitano al congegno miracoloso da solo; no, ti raccontano di rivoluzioni altrettanto miracolose nella produzione (anche qui, avrete capito a chi mi riferisco). Per l'auto ad aria compressa, si parla di "nanofabbriche" - costruiranno nano-automobili? Magari per formiche?

Ma il dettaglio che si ripete tipicamente in queste storie è il franchising. Chi ha un congegno che funziona, di solito trova la migliore strategia nel vendere il brevetto. Chi invece cerca di vendere un congegno che NON funziona non lo può brevettare e allora si deve ingegnare con il franchising. Vende licenze; intanto incassa l'anticipo. (anche qui, avete capito........)

In ogni caso, questa faccenda dimostra l'incredibile persistenza di certe cose. 12 anni dal primo annuncio; non si è visto niente e se ne parla ancora sui giornali. Insomma, dategli ancora qualche decennio e poi vedremo l'annuncio di una fabbrica che produce dischi volanti ad aria compressa.


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Ricordate Eolo/AirPod, l'auto ad aria? Se ne parla sempre come se fosse imminente. Dal 2001. La storia di questo veicolo è costellata di promesse e di fallimenti, non solo tecnici ma anche economici. Nel 2002 doveva essere costruita a Rieti: non è successo. Nel 2008 l'indiana Tata ha annunciato un accordo per la ricerca e la produzione, con vendite previste entro un anno: non s'è visto nulla. Nel 2009 Guy Negre, il progettista dell'auto, ha annunciato che il veicolo sarebbe stato in vendita nel Regno Unito entro tre anni: il 2012 è arrivato ed è passato senza che la promessa venisse mantenuta.

Adesso si parla dell'apertura imminente, entro la prossima estate, di uno stabilimento in Sardegn, nell’area industriale tra Ottana e Bolotana. La Nuova Sardegna ne parla in questo articolo, citando Pier Paolo Pisano, “responsabile della comunicazione di AirMobility, la società cagliaritana che da circa due anni ha contatti con Nègre per produrre la vettura”.

Pisano promette entro “dicembre, massimo gennaio 2014” la prima distribuzione dell'auto, costruita nello stabilimento francese della Mdi a Carros e annuncia che “a dicembre uscirà per il solo mercato indiano con un modello ad aria compressa, modificando un'auto che ha già in catalogo ma è a benzina”. Poi offre una descrizione dettagliata del “modello seriale” di fabbrica che “costituirà la base di future nano-fabbriche ‘clonate’ in tutto il mondo, secondo un modello economico simile al franchising”. Ma forse, prima di parlare di modelli economici e di clonazioni di nano-fabbriche, bisognerebbe avere un prodotto da fabbricare. Ed è qui il problema.

La Nuova Sardegna raccoglie le mie perplessità, basate su quelle dei tecnici, che sono le solite: la fisica indica che l'efficienza promessa avrebbe del prodigioso. Ma senza entrare in disquisizioni di fisica, c'è un fatto imbarazzante di fondo: a quanto mi risulta nessuno ha mai portato in giro una vettura ad aria compressa realizzata da Guy Negre per una prova estesa e indipendente, in condizioni realistiche, ed è riuscito a confermare l'autonomia e le prestazioni promesse. L'auto ad aria, per ora, è priva di qualunque riscontro.

Non è questione di malafede o di scetticismo ad oltranza. Si tratta semplicemente di chiedere quel che si chiede sempre di fronte a chi fa affermazioni straordinarie: dimostrate quello che dite, e ne saremo contenti insieme a voi. Fatecela provare. Ma fino a quel momento, visti i precedenti ampiamente documentati e visto che ci sono di mezzo soldi pubblici e privati e posti di lavoro, il dubbio è decisamente sensato. Tutto il resto è cortina fumogena. O forse, visto l'argomento, è aria fresca.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.

Ultima opportunità

Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR

Salvador Ferreiro, che cura il blog molto valido e coraggioso “Renovables sin límites” mi ha fatto arrivare questo post semplice e necessario. Lascio a lui la parola.

Saluti. AMT



QUESTA E' L'ULTIMA OPPORTUNITA' 

Non vi farò perder tempo.

E' tutto molto semplice da capire: 

Il NOSTRO conto in banca riflette senza menzogne il NOSTRO consumo.

1kg di prodotto fabbricato = una tonnellata di materie prime.

Più soldi = più consumo. Più prodotti a buon prezzo = più consumo.

LA TERRA sopporterà gli esseri umani-termiti per altri 25 anni?

LA GENTE è davvero consapevole?

ESISTE un modo per spiegarlo, a QUALSIASI TIPO di personalità, e fare in modo che questa lo ACCETTI veramente?

E' sempre necessario un MINIMO, ma siamo molto al di sopra di questo MINIMO.

Ti chiedo solo di ascoltare senza pregiudizi.

E' fatto col meglio del meglio ed è per te e i tuoi.

E' la nostra ultima opportunità.

(Purtroppo è sottotitolato solo in spagnolo, ndt.)

http://vimeo.com/72537831

http://vimeo.com/72092268

http://vimeo.com/72056098

Non sono io che posso dare l'esempio. Guardo me stesso e anch'io ho la TV, il portatile, il telefono e i DVD. Ma per favore non dimenticare questi video la settimana che viene.

Ti chiedo solo che consideri ogni nuovo acquisto futuro che farai. La sua frequenza. Il suo impatto. La sua durata. Fra 25 anni avremo poco da considerare. Poco come poche saranno le materie prime disponibili. Di ecosistema meglio non parlare.

E ti chiedo un ultimo favore. Se veramente ti è piaciuto, diffondi questo post, o postalo nei social network come Twitter o Facebook, basta solo il link al primo video di 9 minuti. Se alla gente piacerà, continuerà da sola. Altrimenti vuol dire che ha già deciso.

https://vimeo.com/72537831

Grazie

PROBLEMA:

Chi pensa che la crescita esponenziale possa continuare all'infinito in un pianeta finito, dev'essere un pazzo, o un economista.

Kenneth Boulding

SOLUZIONE:

La guerra del Vietnam non è finita perché Richard Nixon era pacifsta. Ha ritirato le nostre truppe solo dopo che i cittadini di tutto il paese esigerono la fine di un conflitto che sembrava del tutto inutile.

Il cambiamento è sempre partito da noi.

John Perkins





lunedì 30 settembre 2013

Il futuro dell'OPEC

Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR


di Antonio Turiel

Cari lettori,

come forse saprete, l'OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries) è un cartello di paesi esportatori di petrolio la cui funzione è quella di stabilire quoto di produzione di modo che il prezzo del petrolio si mantenga entro valori adeguati: né troppo ridotti da far sì che i proventi dei suoi membri siano troppo bassi, né troppo alti da far sì che crolli la domanda (o si diano incentivi per cercare alternative; anche se sembra ingenuo per il lettore assiduo di questo blog, a un certo punto si pensava che le energie alternative avrebbero potuto finire per rimpiazzare il petrolio).

Durante la mia infanzia si  parlava sempre dell'OPEC, sempre come i “cattivi del film”, come il negoziante disprezzabile che praticava l'usura sul pane che gli dovevamo comprare per forza, essendo lui l'unico negoziante del quartiere. L'arrivo del petrolio Brent estratto nel Mere del Nord e il fiorire di altri paesi esportatori al di fuori dell'infame cartello chiarì, nella percezione popolare, l'orizzonte del petrolio, dopo i turbolenti anni 70 durante i quali l'embargo arabo del 1973 e la guerra Iran-Iraq del 1979 fece sì che il prezzo del petrolio giungesse a livelli stratosferici. E, come si vede nel grafico seguente, effettivamente il 1973 e il 1979 hanno marcato due punti di flessione dopo dei quali sono venuti decenni di prezzi molto bassi (notate che i prezzi sono espressi in dollari costanti del 2011 – pertanto al netto dell'inflazione – e che la scala verticale è logaritmica):


Anche se nell'immaginario popolare è rimasta questa idea per cui l'OPEC sia composta da sanguisughe che manipolano il prezzo del petrolio per danneggiarci, in realtà nei decenni che sono seguiti al 1979, ciò che l'OPEC ha fatto è esattamente l'opposto: stabilizzare i prezzi entro una fascia di valori molto bassi, dai 20-30 dollari al barile del 2001 fino a che, a partire dal 2008, siamo entrati in una dinamica molto diversa e che commenteremo fra poco. Notate anche il picco dei prezzi del 1991 che poi commenteremo. Ma prima spieghiamo per quale motivo l'OPEC ha agito da meccanismo di contenimento del prezzo del petrolio e non il contrario, come pensa molta gente.

Gli Stati Uniti hanno una storia di decenni di collaborazione con l'Arabia Saudita, anche se punteggiata da gravi scontri. Un momento che risalta in questa storia è stata la fondazione della Dottrina Carter, secondo la quale gli Stati Uniti avrebbero attribuito a loro stessi il diritto di intervenire nella regione se ci fosse una minaccia importante lo giustificasse. Nella pratica, questo è servito a trasformare gli Stati Uniti nei garanti della continuità delle monarchie del Golfo e in particolare della più grande di esse, l'Arabia Saudita (importante non solo per il fatto di essere la prima esportatrice del mondo di petrolio, ma anche per essere la nazione che custodisce i luoghi più sacri dell'Islam).

Un dettaglio che molta gente di solito ignora è che nel 1985 il Kuwait ha scatenato una guerra sotterranea interna all'OPEC: i paesi dichiaravano di avere riserve di petrolio superiori a quelle reali perché allora la quota di produzione che veniva loro assegnata era proporzionale alle loro riserve. La tentazione di falsificare le riserve nazionali per poter vendere così più petrolio era molto grande e il Kuwait ha ceduto a questa tentazione nel 1985, trascinando nello stesso gioco molti altri paesi. Di conseguenza, i paesi aumentavano nottetempo le riserve dichiarate senza che ci fossero grandi scoperte di giacimenti che lo giustificassero. Ad aggravare la situazione, in seguito queste riserve non sarebbero diminuite col tempo, nonostante non si fosse nemmeno a conoscenza di scoperte che giustificassero questa stabilità. Guardate questa tabella con le riserve di petrolio dichiarate dai paesi dell'OPEC che esemplifica questa “guerra delle quote” dal 1985 al 1995:

Tabella estratta dal post
di The Oil Drum

Insomma, non ci sono cifre pubbliche affidabili sulla quantità di petrolio nelle riserve dell'OPEC, anche se sappiamo che sono inflazionatissime: David King le ha ridimensionate da 1,3 miliardi di barili a 0,9 miliardi nel 2010. Di conseguenza, il dirigente americano, nel momento in cui imposta la propria politica nella regione, brancola nel buio, perché crede, sbagliando, che la capacità dei paesi dell'OPEC di regolare la produzione e il prezzo del petrolio nei prossimi decenni sia maggiore di quella reale. Dall'altro lato, i paesi dell'OPEC ora non possono contraddirsi, ma corrono il rischio di contrariare i propri alleati se non fanno la loro nel patto.  

In risposta alla minaccia commerciale costituita dai nuovi giacimenti di petrolio del Mare del Nord e animata anche dagli Stati Uniti – che volevano petrolio a buon mercato – l'Arabia Saudita, col suo ruolo preponderante nella produzione dell'OPEC , ha contribuito a mantenere il prezzo del petrolio basso durante gli anni 80 del ventesimo secolo. In maniera voluta o accidentale, i prezzi bassi hanno contribuito alla caduta dell'Unione Sovietica, la cui produzione è crollata col suo collasso in quanto stato e non sarebbe mai tornata a recuperare fino ai livelli di allora. Effettivamente, nel 1991 c'è stato un periodo di crisi economica propiziata dagli alti prezzi del petrolio, spinti dalla scarsità di greggio, essendo praticamente scomparsa l'esportazione di greggio russa a causa del collasso dell'Unione Sovietica. Non appena si sono messi in moto nuovi giacimenti ed è stata recuperata lentamente la produzione russa si è potuta superare la crisi di quegli anni. In seguito, la Russia è diventata un paese capitalista e poco a poco è tornata la normalità nel mondo del petrolio. 

E cosa sta succedendo adesso? E' interessante studiare l'evoluzione della capacità inutilizzata dell'OPEC. La capacità inutilizzata è la produzione di petrolio che i paesi dell'OPEC potrebbero mettere in moto in tempi ragionevolmente brevi e in un periodo ragionevolmente lungo da avere un impatto sul mercato; fondamentalmente si tratta del materasso produttivo che l'OPEC ha per controllare i prezzi all'interno di una forbice desiderata. Come si può vedere nel seguente grafico, la capacità inutilizzata dell'OPEC, che con quasi 9 milioni di barili al giorno era giunta a rappresentare il 25% della produzione dell'OPEC del 2002, è crollata verso il 2003 e si è mantenuta abbastanza bassa fino all'inizio della fase acuta della crisi, alla fine del 2008, mostrando che l'OPEC non aveva la capacità di mettere in linea della nuova produzione per garantire che questo materasso fosse sufficientemente importante. 

Come è anche possibile vedere, fino al 2011 questo “materasso di produzione” si è mantenuto intorno ai 6 milioni di barili al giorno grazie al crollo della domanda a causa della crisi, ma la nuova ascesa dei prezzi ha forzato, più  che a mettere in linea della nuova produzione, a andare di nuovo a ridurre questa capacità inutilizzata. Pensate che la capacità inutilizzata reale è, secondo alcuni autori, gonfiata da 1 a 2 milioni di barili al giorno, per cui si potrebbe dire che l'OPEC sta grattando il fondo del barile. 

Ulteriori indizi del fatto che l'OPEC sta perdendo la capacità di controllare i prezzi si può vedere nell'analisi fatta da Peak Oil Barrel sull'ultimo rapporto dell'OPEC sulla propria attività e da dove ho preso i seguenti grafici, che sono abbastanza chiari. Da un lato vediamo che l'insieme dell'OPEC ha difficoltà ad aumentare la produzione di petrolio nonostante i prezzi alti (e questo problema comincia piuttosto prima dell'esplosione dell'attuale situazione in Egitto, che adesso si usa come scusa per spiegare l'impennata dei prezzi). 

Dall'altro lato, se si scorpora la produzione congiunta di Arabia Saudita, Emirati Arabi e Kuwait (i tre paesi che ancora sembrano avere un certo potenziale per far crescere la propria produzione) dal resto dei paesi dell'OPEC, si vede chiaramente che il resto dei paesi si trova in pieno declino produttivo, mentre il congiunto di Arabia Saudita, EAU e Kuwait stanno giungendo al proprio tetto produttivo. 

In realtà, nonostante tutta la retorica vuota che si vede sulla stampa specializzata e sui supplementi economici, ciò che si vede è che l'OPEC sta cominciando a perdere la sua capacità di controllo sui prezzi. Anche la IEA riconosce che l'Arabia Saudita sta già arrivando alla sua produzione massima di petrolio, ipotizzando che gli Stati Uniti potranno essere, nei prossimi anni, i primi produttori di petrolio al mondo (contando tutti i liquidi del petrolio) con una produzione molto simile a quella attuale dell'Arabia Saudita, che equivale a riconoscere che l'Arabia Saudita non potrà più aumentarla (abbiamo già commentato tutto questo per esteso). 

La cosa certa è che oggigiorno quasi nessuno commenta il ruolo dell'OPEC nel regolare i prezzi (e ciò che è stato il tema ricorrente per 40 anni). E' successa la stessa cosa al Texas nel 1972: per molti decenni, questo stato degli Stati Uniti ha controllato il prezzo del petrolio negli Stati Uniti, e nel mondo, ma giungendo al picco produttivo, che è stato anche quello degli Stati Uniti, ha perso la sua capacità di influenza. In questo momento l'OPEC non è già semplicemente in grado di regolare i prezzi. Questa situazione è del tutto nuova e terribilmente pericolosa. Da una parte, perché in realtà nessuno regola più i prezzi: nel 1972, l'influenza del Texas è stata sostituita da quella dell'OPEC, ma adesso nessuno raccoglierà il testimone, perché adesso si produce tutto ciò che si può produrre e punto. Dall'altra parte, perché in mezzo alle crescenti difficoltà potrebbe esplodere l'ira dei paesi occidentali contro i paesi dell'OPEC, con la percezione che per decenni è stata alimentata, cioè che essa controlli i prezzi a proprio beneficio e a nostro svantaggio. Adesso che non potranno evitare di restringere l'accesso al nostro petrolio, perché non potranno produrlo, è possibile che cresca il malcontento popolare contro quei paesi e anche che si prendano delle misure assurde (la situazione ricorda vagamente quella del rapporto di dipendenza dell'Italia pre-bellica dal carbone inglese, ndt.). Da ultimo, molti dei paesi chiave dell'OPEC sono essenzialmente instabili a causa di molti squilibri interni, fra i quali la possibilità che si scatenino Rivolte della Fame (come in Egitto) o Guerre della Fame (che forse sono più vicine di quanto sembri). 

Non è una situazione irrecuperabile; bisogna solo capire che il futuro post-OPEC non è un futuro di mercati regolati e riforniti, ma un futuro di limitazioni e necessità di adattamento. Si può fare, insistiamo: si può passare dall'idea all'azione. Ma la prima cosa è comprendere una realtà più complessa e caleidoscopica di quella che mostrano i mezzi di comunicazione di massa. 

Saluti.
AMT

domenica 29 settembre 2013

Viaggiare col Sole




La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 13 agosto 2013

di Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it 

Su strada, nel mare, in cielo: è in corso una sfida internazionale per la costruzione di mezzi di trasporto alimentati soltanto con l'energia solare, dotati di motori elettrici funzionanti con pannelli fotovoltaici. I pannelli che si stanno diffondendo sui tetti delle case e nei campi, sotto la spinta di incentivi statali, e che producono elettricità alternativa a quella delle centrali termoelettriche, possono muovere autoveicoli, battelli e aerei con tecnologie in continuo perfezionamento, destinate ad avere ricadute di pace e di miglioramento dell'ambiente.

Alla fine degli anni cinquanta del Novecento, sono diventati disponibili in commercio i pannelli fotovoltaici studiati e sviluppati originariamente per fornire energia ai veicoli spaziali. In quegli anni la tecnologia delle auto elettriche era già matura e sembrava che ci volesse poco per sostituire le pesanti e ingombranti batterie di accumulatori con i leggeri pannelli fotovoltaici, rendendo così le automobili del tutto indipendenti dalla ricarica delle batterie. Ricordo di avere visto, esposta ad una mostra del 1960, una automobile americana azionata con un pannello solare.

 Col passare degli anni la tecnologia dei pannelli a silicio e a sali di cadmio ha fatto grandi progressi e oggi sono disponibili su scala industriale, a prezzi abbastanza bassi, pannelli fotovoltaici capaci di produrre in media, per ogni metro quadrato di superficie, nel corso di un anno, 100 chilowattore di elettricità; 0,1 chilowattore di elettricità in ogni giorno di elevata insolazione, dal sorgere al tramonto del Sole. Se collegata con un motore elettrico, una adeguata superficie di pannelli solari è in grado di far girare le ruote di un veicolo.

Nell'ultimo mezzo secolo diecine di inventori, laboratori universitari, industrie, hanno prodotto degli autoveicoli alimentati con pannelli solari, spesso con notevole successo: nel 2004 l'inventore svizzero di origine ungherese Louis Palmer costruì una automobile solare, chiamata "Solartaxi", con la quale è riuscito a fare il giro del mondo, 54.000 chilometri, usando soltanto l'energia solare, mostrando in 40 paesi i vantaggi di questa fonte energetica rinnovabile e non inquinante. Da molti anni in Australia si corre, ogni due anni (la prossima gara nell'ottobre 2013), una "millemiglia" per automobili lungo 3000 chilometri in Australia, fra Canberra, nel nord dell'isola, e Darwin nel sud. A tale gara partecipano diecine di concorrenti di tutti i paesi (da qualche anno fortunatamente è presente anche un veicolo italiano, "Onda solare", costruito nell'Università di Bologna); altre simili corse si svolgono in America.

Queste gare permettono di verificare i continui progressi tecnici sia nel rendimento dei pannelli, sia nell'efficienza dei motori elettrici, sia nell'aerodinamica dei veicoli e nei materiali da costruzione delle carrozzerie. Sono ormai in funzione nel mondo vari battelli azionati con l'energia solare che aziona i motori collegati con le eliche. I battelli solari stanno trovando diffusione nei laghi e nei corsi di acqua in cui finora i motori tradizionali a combustibili fossili, sono stati fonti di inquinamento dell'aria e delle acque. Vari modelli di battelli solari, un perfezionamento rispetto ai battelli elettrici esistenti. sono stati costruiti e utilizzati anche in Italia.

La sfida più grande e affascinante riguarda però la possibilità di costruire aerei solari; a "volare col Sole" hanno pensato già molti anni fa, inventori e costruttori. Le ali offrono una vasta superficie su cui stendere i pannelli fotovoltaici che fanno ruotare le eliche; anche qui si tratta di impiegare materiali molto leggeri e di perfezionare la tecnologie delle eliche. I primi tentativi di successo sono stati fatti con aerei solari senza pilota. Il passo successivo è rappresentato dagli aerei solari con pilota, capaci di volare anche di notte, quando il Sole non è più in grado di fornire energia ed occorre utilizzare l'elettricità accumulata di giorno in speciali batterie.

 Il principale protagonista di questa sfida è lo svizzero Bertrand Piccard, figlio di Jacques (1922-2008), che era riuscito a scendere con il batiscafo "Trieste" nel punto più profondo degli oceani, a 11.000 metri nella fossa delle Marianne, e nipote di August Piccard (1884-1962), l'uomo che aveva stabilito il primato di altezza (17.000 metri) con un pallone aerostatico. Da alcuni anni Bertrand Piccard, discendente da questi primatisti, sta perfezionando l'aereo solare "Solar Impulse" con il quale sono già stati effettuati voli con pilota all'interno dell'Europa, fra l'Africa e l'Europa e, di recente, dalla costa del Pacifico a quella dell'Atlantico degli Stati Uniti.

Questi successi sono stati possibili grazie a radicali perfezionamenti nei materiali da costruzione, ma soprattutto nelle batterie di accumulazione dell'elettricità; le nuove batterie a base di litio hanno consentito un volo continuo di oltre 24 ore usando soltanto l'energia solare. I casi citati non rappresentino futili esercizi di bravura, ma sono i primi passi verso progressi tecnologici che hanno ricadute immediate in tutti i settori dell'uso dell'energia solare.

Ho un sogno: mi piacerebbe che l'Italia, magari con Università pugliese, fosse maggiormente attiva nel campo delle ricerche sui veicoli solari, i cui successi, con relativamente poca spesa, consentirebbero al nostro paese una presenza in una gara internazionale per un mondo meno inquinato.