domenica 4 settembre 2011

Effetto Seneca: perchè il declino è più rapido della crescita


"Sarebbe una consolazione per la nostra debolezza e per i nostribeni se tutto andasse in rovina con la stessa lentezza con cui si produce e, invece,l'incremento è graduale, la rovina precipitosa.”
Lucio Anneo Seneca, Lettera a Lucilius, n. 91

Da "Cassandra's Legacy", Traduzione di Andrea Schenone e Massimiliano Rupalti



Non vi capita mai, di tanto in tanto, di trovare qualcosa che sembra avere molto senso ma non sapete dire esattamente perché? Per lungo tempo ho avuto in mente l'idea che quando le cose cominciano ad andar male, vanno male alla svelta. Potremmo chiamare questa tendenza “Effetto Seneca” o il “dirupo di Seneca”, dallo scritto di Lucio Anneo Seneca che scrisse che “l'incremento è graduale, la rovina precipitosa”.

Potrebbe essere che è proprio il dirupo di Seneca quello che stiamo affrontando ora? Se fosse così, saremmo davvero nei guai. Con il picco della produzione di petrolio arrivato (o vicino) è dura pensare che vedremo un dolce pendio in discesa dell'economia. Piuttosto, potremmo vedere un declino così rapido che potremo chiamarlo solamente “collasso”. I sintomi ci sono tutti, ma come provare che questo è quello che realmente ci aspetta? Non è abbastanza citare un filosofo romano vissuto duemila anni fa. Abbiamo bisogno di capire quali fattori potrebbero condurci a cadere più velocemente di quanto siamo cresciuti fino ad ora. Per questo, abbiamo bisogno di elaborare un modello e vedere come i vari elementi del sistema economico potrebbero interagire fra loro per generare il collasso.

Ho lavorato su questa idea per un bel po' e adesso penso di poter realizzare un modello del genere. Questo è ciò di cui tratterà il resto di questo post. Vedremo che un dirupo di Seneca può effettivamente essere parte del nostro futuro se continuiamo ad agire come abbiamo agito finora (e probabilmente lo faremo). Ma entriamo nei dettagli.


Modelli di crescita e declino

Il paradigma di tutti i modelli di crescita e declino è il modello di Hubbert. Qui è come apparve la prima volta in un saggio pubblicato da Marion King Hubbert nel 1956 dove mostrava le sue previsioni per il petrolio greggio nei 48 stati più meridionali degli Stati Uniti.


Se siete interessati a questo argomento, probabilmente avrete visto questa figura molte volte e saprete anche che funziona bene come predizione. La produzione di petrolio negli Stati Uniti raggiunse il picco quando Hubbert disse che lo avrebbe fatto, nel 1970. Il modello di Hubbert è mostrato qui perché è una buona descrizione di molti casi storici di regioni produttrici di petrolio, come riportato, per esempio da Adam Brandt nel suo saggio del 2007 "Testing Hubbert". Funziona non solo per il petrolio, ma anche per altre risorse minerali e per risorse biologiche lentamente rinnovabili come le balene (Bardi, 2007).

Possiamo prendere il modello di Hubbert come primo passo per la descrizione di un sistema economico basato sullo sfruttamento di risorse non rinnovabili. L'idea che c'è sotto il modello è che lo sfruttamento comincia con le risorse a più alto ritorno economico. Poi, l'esaurimento lentamente forza l'industria a spostarsi verso ritorni minori. I profitti crollano e la capacità dell'industria di investire in nuove estrazioni crollano di conseguenza. Questo rallenta la crescita e, alla fine, causa il declino della produzione (Bardi et al., 2010). Quindi è un modello molto generale che è in grado di descrivere non solo casi locali ma l'intera civiltà. La maggior parte delle civiltà agricole del passato erano basate su risorse esauribili e suolo fertile come ho scritto in un mio post nel 2009.

Tuttavia, il modello di Hubbert non genera l'effetto Seneca. Non solo la curva di produzione è normalmente ritenuta simmetrica, ma ci sono diversi casi storici nei quali è inclinata all'indiero; qualcosa che si potrebbe chiamare l'effetto “Anti-Seneca”. La prevalenza di questi casi nella produzione di petrolio portò Brandt (2007) a sostenere che (p. 27) ".... non esistono prove nei dati storici che i tassi di declino siano generalmente più evidenti dei tassi di crescita. Questo dovrebbe essere preso come una buona notizia per coloro che sono preoccupati da un veloce declino della produzione che causerebbe un'ulteriore rottura oltre a quella già anticipata per la transizione dal petrolio convenzionale ai sostituti del petrolio convenzionale”.

Bene, ma c'è un problema. I risultati riportati da Brandt sono tutti riferiti a casi regionali e non potrebbe essere altrimenti. Ma in un caso regionale, quando i costi di estrazione aumentano gli operatori si spostano semplicemente dove i costi sono più bassi. Cosa accade quando non ci sono nuove regioni verso cui spostarsi? Ovvero, cosa accade quando esaminiamo l'andamento globale? Si smette semplicemente di estrarre come implicitamente postulato nel modello di Hubbert o si prova a farlo più intensamente? E nel secondo caso, cosa succede?

Naturalmente, non abbiamo dati storici riferiti al ciclo completo della produzione di petrolio di tutto il mondo. Ma esistono modelli che sono più sofisticati di quello di Hubbert e che possono dirci di più sugli andamenti globali. Uno di questi è “World3”, il modello usato nello studio “I Limiti dello Sviluppo”, originariamente pubblicato nel 1972. Il modello è basato su ipotesi non dissimili da quelle che stanno alla base del modello di Hubbert (Vedete questo mio post dove confronto i due modelli), ma considera l'economia mondiale nel suo complesso. Qui sotto abbiamo i risultati per lo scenario “caso base” della versione del 2004.




Qui, vediamo chiaramente che le curve della produzione di cibo e della produzione industriale sono inclinate in avanti. E' l'effetto Seneca; qualcosa che sembra essere una tendenza generale di questi modelli. Per una visione ancora più chiara di questa tendenza, ecco un grafico proveniente dalla copertina principale dell'edizione del 2004 de “I Limiti dello Sviluppo”.





Ora, cos'è che crea l'effetto Seneca in un modello complesso come “World3” ma non in uno più semplice come quello di Hubbert? Per poter comprendere questo punto, proverò ora a costruire modelli del mondo semplici (“a portata di mente”) per vedere quali parametri siano la causa delle curve che pendono in avanti. Vedremo che l'asimmetria è causata principalmente da un fattore che possiamo chiamare “inquinamento”.


Modelli del mondo a portata di mente (Mind sized)


"Mind Sized" è un termine inventato da Seymour Papert nel suo libro “Mind Storms” (Tempeste Mentali, 1980). L'idea è che, per convincersi che un certo fenomeno sia reale, o che potrebbe realmente accadere, c'è bisogno di capire cosa lo rende reale. A questo scopo, il modello deve essere abbastanza semplice da permettere che ce ne si possa fare una ragione all'interno delle nostre menti. Questo era uno dei problemi dello studio “I Limiti dello Sviluppo” nel 1972; il modello era così complesso che la gente tendeva a non credere ai suoi risultati, principalmente perché non capiva come funzionasse il modello, come analizzo nel mio libro su questo argomento (Bardi 2011). Così, vediamo se possiamo realizzare dei modelli del mondo a portata di mente, cercando di esplicitare le loro relazioni con la termodinamica. Questo era il nocciolo della conferenza che ho tenuto in Spagna quest'anno, Entropia, Picco del Petrolio e Filosofia Stoica.

Per costruire questi modelli, userò la “dinamica dei sistemi” (System dynamics), lo stesso metodo usato per lo studio de “I Limiti dello Sviluppo”. E' un metodo di simulazione basato sulla descrizione di sistemi composti come “riserve” collegate l'una con l'altra da “flussi” e controllate da “valvole”. L'esempio classico di questo tipo di sistemi è quello della vasca da bagno. La vasca è la riserva; la possiamo riempire per mezzo di un flusso d'acqua oppure la possiamo svuotare lasciando fuoriuscire l'acqua da dentro. E' chiamato “dinamica della vasca da bagno” ad è possibile leggere un bel saggio su questo tema di Linda Sweeney e John Sterman. Non dovrebbe essere necessario dire che una vasca da bagno deve obbedire alle leggi della fisica, ma a volte lo è. Bisogna ricordare che la massa dev'essere conservata in modo da capire come una vasca si riempia o si svuoti. Più in generale, l'energia deve essere conservata – questa è la prima legge della termodinamica. Bisogna anche ricordare la seconda legge della termodinamica che dice che qualsiasi cosa accada spontaneamente, l'entropia deve aumentare. In definitiva, il fatto che l'acqua fuoriesca dallo scarico di una vasca da bagno ha a che vedere con l'aumento dell'entropia dell'universo.

Così, proviamo a fare un modello semplice e a portata di mente che descriva come un sistema economico sfrutta una risorsa non rinnovabile. Cominciamo con una riserva che chiamiamo “Risorse”. Assumiamo che sia una riserva di energia sulla base dell'idea che l'energia può essere trasformata in altri tipi di risorse (come i metalli) ma non il contrario. La risorsa potrebbe essere, per esempio, “petrolio greggio”, che è la risorsa principale sulla quale si basa la nostra civiltà. Poi, abbiamo un altro contenitore che chiamiamo “Capitale” che rappresenta l'energia stoccata in forme utilizzabili. Potremmo dire che questa riserva è una sezione dell'economia; chiamarla “l'industria del petrolio” o che rappresenta un'intera civiltà. Poi disegniamo i flussi di energia dalla riserva di risorse alla riserva di capitale ed alle dissipazioni sotto forma di calore a bassa temperatura, come prevede la seconda legge della termodinamica. Ed ecco il modello.



Questo è lo stesso modello che ho mostrato in post precedenti (per esempio qui,) ma qui l'ho girato di 90 gradi in modo da enfatizzare il fatto che l'energia va "verso il basso" da potenziali termodinamici più alti verso potenziali termodinamici più bassi, proprio come fa l'acqua in una vasca da bagno o in una fontana. A differenza del caso di una fontana o una vasca da bagno, qui il flusso è governato dal feedback; le risorse si trasformano in capitale in proporzione all'ammontare sia delle risorse sia del capitale. Notate anche che la risorsa decade in parte senza produrre niente (Rate3). Questo è dovuto all'inefficienza del processo produttivo, immaginatevi come esempio le perdite di petrolio nel mare o il gas naturale bruciato alla bocca del pozzo.

Come vedete, la curva di produzione (Rate1 nella figura) è a campana e simmetrica. Infatti, questo modello è equivalente a quello di Hubbert (Bardi and Lavacchi 2009).Il problema è che potete giocherellare quanto volete con il modello, cambiando i valori delle tre costanti; ma le curve non mostreranno l'effetto Seneca; ovvero, la discesa non sarà più veloce della salita. Allora, ci manca qualcosa?


Sembra che, in effetti, ci manchi un elemento che, invece, è presente nei modelli di mondo dello studio "I limiti dello sviluppo". Ciò che ci manca è l'inquinamento o, per meglio dire, gli effetti dell'inquinamento. Nel modello semplice descritto sopra, l'energia degradata è dissipata nello spazio in modo innocuo: non ha alcun effetto sugli altri elementi del modello. Ma sappiamo che, nel mondo reale, questo non è vero. L'inquinamento ha un costo: devono essere spesi denaro e risorse per combatterlo, sia esso l'avvelenamento delle acque o dell'aria o siano effetti come il riscaldamento globale.

Al fine di simulare gli effetti dell'inquinamento, possiamo definirlo come un terzo blocco che drena energia dal capitale sociale in proporzione alle dimensioni sia del capitale sia della quantità di inquinamento. Si noti che, poiché ci sono diverse costanti, ho raggruppato con il nome di "l" (dal termine “loss" (perdita in inglese)), quelle che vanno direttamente da un blocco allo spazio esterno (l1, l2, l3). Ho usato la lettera "k" per i flussi che vanno da un blocco all'altro. Ecco il modello. Vi sto mostrando un esempio di output in cui ho scelto i parametriche mettono in risalto l'effetto Seneca.


I parametri per questo esempio sono k1=0.03. k2=0.3, l1=0, l2=0.01, l3=0.015, Risorse (t0)=1, Capitale(t0) =0.001, Inquinamento(t0)=0.001

Questa è la curva della produzione, per un altro esempio.


Quindi, il modello può generare una curva di produzione di “tipo Seneca” che mostra chiaramente il "dirupo di Seneca". Sale lentamente, poi crolla rapidamente. Come dice Seneca, "la via verso la rovina è rapida."

Ora, possiamo dire a parole ciò che genera il dirupo Seneca? Sì, possiamo. Funziona in questo modo: in primo luogo, considerate che l'effetto dell'inquinamento è quello di drenare capitale economico. In secondo luogo, considerate che il blocco dell'inquinamento cresce alimentandosi dal blocco dell'economia - quindi deve aspettare che l'economia sia cresciuta prima che possa crescere. E' questo ritardo che causa un aumento della quantità di energia sottratta all'economia quando il processo va avanti. Poiché la dimensione della riserva dell'economia determina il tasso di produzione, vediamo anche che il parametro scende rapidamente dopo il picco. Questa è l'essenza dell'effetto Seneca.

Vediamo ora più in profondità il modello. Che cosa è esattamente questo "inquinamento" che causa così tanti problemi? E' quello che gli autori di "I limiti dello sviluppo" chiamarono "inquinamento persistente" per mostrare che si tratta di qualcosa di diverso dalla radiazione infrarossa che scompare innocua nello spazio. E' un concetto molto generale che comprende tutto ciò che è generato dal capitale e sottrarrà risorse dal capitale. Il disastro di Fukushima è un buon esempio di inquinamento che torna a colpire l'industria che lo ha prodotto. Potrebbe essere l'avvelenamento dell'aria o dell'acqua. Potrebbe essere il riscaldamento globale e potrebbero essere anche delle guerre. Le guerre sono grandi produttrici di inquinamento e una guerra nucleare produrrebbe un effetto di Seneca quasi istantaneo.

Ora che abbiamo capito come funziona il modello, possiamo tornare allo studio di Brandt e spiegare perché nella maggior parte dei casi storici le curve di produzione di petrolio sono simmetriche o mostrano forme "anti-Seneca". Abbiamo detto che l'effetto Seneca è generato dall'inquinamento; quindi, questo risultato significa che l'estrazione del petrolio non produce inquinamento? Niente affatto, naturalmente. Significa solo che coloro che estraggono il petrolio non devono pagare per l'inquinamento che producono. Per fare un esempio pratico, nel caso di estrazione del petrolio dai 48 stati meridionali degli USA, l'inquinamento persistente ha soprattutto preso la forma di CO2 e altri gas ad effetto serra aggiunti l'atmosfera. Questo è un fattore che non ci ha ancora colpito, ma, alla fine, qualcuno dovrà pagare per i danni fatti sotto forma di riscaldamento globale. Quando arriverà il conto - e sta arrivando il momento - potremmo scoprire che è più costoso di quello che possiamo permetterci di pagare.

Potrebbe il progresso tecnologico salvarci dal dirupo Seneca? Beh, non automaticamente. In realtà, potrebbe rendere la discesa più ripida! Un modo per simulare la tecnologia è di assumere che le costanti nel modello non siano costanti, ma che varino con il procedere del ciclo. Per esempio, un aumento del valore della costante "k1" corrisponde ai miglioramenti tecnologici nella capacità di sfruttare la risorsa. Questo aumenterà la quantità totale prodotta alla fine del ciclo, ma genererà anche una caduta più ripida dopo il picco, come ho discusso in un mio lavoro (Bardi 2005). Un'idea più interessante sarebbe quella di modificare il modello rendendo la costante "K2" gradualmente più piccola. Questo simulerebbe lo sviluppo di tecnologie che riducono la produzione di inquinamento. In altre parole, il modello ci dice che una "produzione pulita" è una buona idea, nel senso che tenderebbe a rendere il ciclo produttivo più simmetrico.

Si potrebbero provare altri modi per modificare il modello, per esempio aumentando la sua complessità con l'aggiunta di ulteriori blocchi. Che ne direste di un blocco "burocrazia" che si accumula e poi dissipa energia? Beh, si comporterà esattamente come la riserva dell'"inquinamento", forse potremmo dire che la burocrazia è una forma di inquinamento. Per inciso, comunque, con questo stock aggiunto il modello diventa più simile al modello di Tainter che dice che le civiltà declinano e collassano a causa di un aumento della complessità che porta più problemi che benefici. Se continuiamo ad aggiungere sempre più elementi al modello, alla fine si arriva a qualcosa che può essere simile al modello "World 3" utilizzato nello studio de "I limiti dello sviluppo". Abbiamo visto in precedenza che questo modello genera proprio curve inclinate in avanti.

Ci sono molti modi per modificare questi modelli e l'effetto Seneca non è l'unico risultato possibile. Giocherellando con le costanti si può anche generare il comportamento opposto, cioè la curva "anti-Seneca", con il declino più lento della crescita. Come ci si può aspettare, questo avviene utilizzando costanti che riducono al minimo l'accumulo di inquinamento persistente. Ma, in generale, l'effetto Seneca è una caratteristica "robusta" di questo tipo di modelli e viene fuori per una certa varietà di ipotesi. Si può ignorare il dirupo Seneca a proprio rischio.

Esempi storici

Abbiamo esempi storici dell'effetto Seneca? Si, molti, ma non molti per i quali abbiamo dati quantitativi. La civiltà romana, per esempio, ha richiesto circa sette secoli per arrivare al picco e quasi tre secoli per cadere, almeno nella sua parte occidentale (e Seneca stesso può avere percepito il declino romano a suo tempo). Tuttavia, i dati che abbiamo su parametri quali la popolazione romana non sono abbastanza buoni per vedere l'effetto nella forma di una curva inclinata in avanti. Sembra che abbiamo tali dati, invece, per la civiltà Maya. Ecco un immagine tratta da Dunning et al (1998) La scala orizzontale è molto lunga: 10000 anni dal confine tra Pleistocene e Olocene.


In questo caso, l'inquinamento prende la forma di erosione del suolo che drena risorse di capitale e genera il collasso della popolazione. Dobbiamo stare attenti a questa interpretazione, perché alcuni altri autori ritengono che il crollo Maya sia stato causato dai cambiamenti climatici. Ma il modello del mondo sviluppato qui sembra essere compatibile con i dati storici.

Per qualcosa di più vicino a noi, qui c'è una figura presa dall'articolo di Dmitry Orlov "Il Picco del Petrolio è Storia Passata". Qui si fa vedere la produzione russa di petrolio.



L'Unione Sovietica era un'economia quasi chiusa prima di crollare: un "mini-mondo" in sé. Notiamo come la produzione di petrolio russo sia scesa rapidamente dopo il picco; un classico dirupo Seneca. Si noti inoltre come la produzione ripresa in seguito. Ad un certo punto, l'Unione Sovietica cessò di esistere come un sistema isolato economico e entrò a far parte del sistema economico di tutto il mondo. A quel punto, il semplice modello che abbiamo usato non funziona più, probabilmente perché la riserva di capitale ha ricevuto un afflusso di risorse proveniente da una regione al di fuori del modello.

Conclusione: un banchetto di conseguenze

Molto spesso, non riusciamo a capire gli effetti ritardati delle nostre azioni. John Sterman ci ricorda questo punto in un intervento sul riscaldamento globale in cui cita Robert Louis Stevenson : "Tutti, prima o poi, si siedono a un banchetto di conseguenze". I modelli mostrati qui ci dicono che il dirupo Seneca è il risultato delle conseguenze ritardate delle nostre azioni.

Come sempre, il futuro è qualcosa che noi costruiamo con le nostre azioni ed i modelli possono solo dirci che tipo di azioni ci porterà, alla fine, ad un certo risultato. Utilizzati in questo modo, i modelli possono essere estremamente utili e possono anche essere applicati a sistemi che sono molto più limitati di un'intera civiltà, ad esempio a una singola azienda o ai nostri rapporti personali con gli altri. In tutti i casi, l'effetto Seneca sarà il risultato del fatto che provare a mantenere con la forza le cose come stanno può esaurire rapidamente la risorsa che mantiene il sistema funzionante: sia che si tratti di una risorsa fisica sia di una riserva di buona volontà. Il modo per evitare questo esito potrebbe essere quello di consentire al sistema di andare dove vuole, senza tentare di forzarlo ad andare come vogliamo che vada. In altre parole, abbiamo bisogno di prendere le cose della vita con qualche stoicismo, come Seneca stesso avrebbe probabilmente detto.

Pensando alla situazione mondiale e ai problemi in questione, il riscaldamento globale e l'esaurimento delle risorse, ciò che i modelli ci dicono è che il dirupo Seneca può essere il risultato inevitabile del fatto di mettere troppa pressione su risorse naturali già gravemente impoverite. Dovremmo cercare, invece, di sviluppare riserve alternative di risorse come le energie rinnovabili (o l'energia nucleare). Allo stesso tempo, dovremmo evitare di sfruttare risorse altamente inquinanti e costose come le sabbie bituminose, gli scisti di petrolio, il petrolio in acque profonde, e, in generale, di applicare la filosofia "drill, baby, drill" (scava, baby, scava). Tutte queste strategie sono ricette per la rovina. Purtroppo, sono anche esempi di ciò che stiamo esattamente facendo.

Non so cosa direbbe Seneca se potesse vedere questo sforzo planetario che stiamo facendo per mettere in pratica l'idea che egli espresse nella sua lettera al suo amico Lucilio. Posso solo immaginare che la prenderebbe con abbastanza stoicismo. O, forse, commenterebbe con quello che ha detto nel suo "De Providentia " Lascia che la natura si accordi con la materia, che è sua, a suo piacimento; siamo allegri e coraggiosi di fronte a tutto, pensando che non c'è niente di nostro che perisce ".

Ringrazio Dmitry Orlov per essere stato la fonte di ispirazione di questo post con il suo articolo “Peak oil is history”.




Bibliografia


Bardi, U., 2007, Energy prices and resource depletion: Lessons from the case of whaling in the nineteenth century” Bardi U. Energy Sources, part B- Economics Planning and Policy Volume: 2 Issue: 3 Pages: 297-304

Bardi, U. and Lavacchi, A., 2009, "A Simple Interpretation of Hubbert’s Model of Resource Exploitation” Energies 2009, 2(3), 646-661; doi:10.3390/en20300646

Bardi, U. 2011 "The Limits to Growth Revisited", Springer, ISBN 978-1-4419-9415-8

Bardi, U., Lavacchi, A., Yaxley L., 2011 “Modelling EROEI and net energy in the exploitation of non renewable resources” Ecological Modelling, In Press.

Brandt, A.R. (2007). Testing Hubbert. Energy Policy, 35(May):3074-3088. DOI: 10.1016/j.enpol.2006.11.004

Dunning, N., D. Rue, T. Beach, A. Covich, A. Traverse, 1998, "Human - Environment Interactions in a Tropical Watershed: the Paleoecology of Laguna Tamarindito, Guatemala," Journal of Field Archaeology 25 (1998):139-151.




mercoledì 31 agosto 2011

Il messaggio in bottiglia di Antonio Turiel


Guest post di Antonio Turiel (da “The Oil crash” il 25 Agosto 2011) Traduzione dallo Spagnolo di Massimiliano Rupalti



Caro lettore,

Mi dispiace veramente che tu debba leggere queste righe. Sei arrivato qui perché disperato e perché hai bisogno di capire. Capire cos'è successo. Capire per quale motivo la tua vita è andata alla deriva e perché tutti sembrano impazzire. Probabilmente, oltre ad una spiegazione cerchi una consolazione e forse anche una soluzione. Io non potrò darti nessuna di queste cose o forse sì, però non nel modo che immagini. E comunque sono l'ultima cosa che ti resta. Sono la tua ultima speranza. Ma sono ben poca cosa in realtà.

Per prima cosa dovremmo capire cos'è successo. Perché il tuo mondo si è sbriciolato. Sì, già lo sappiamo, l'economia va male, la disoccupazione aumenta, c'è agitazione nelle strade e ci sono sempre più tagli e meno servizi da parte delle sempre più inefficaci e vuote istituzioni; ma questo è ciò che gli economisti chiamano “il quadro macroeconomico”. Siamo sinceri, a te quello che ti interessa è il quadro tuo: cosa ne sarà di te e della tua famiglia. Il quadro microeconomico. Ed hai ragione; tutte queste sciocchezze piene di sigle (PIL, MIB, MIB30...) e di espressioni strane (tipo di interesse, debito sovrano, fare default, sospensione dei pagamenti...) non hanno, in realtà, nessuna importanza. Sono nomi coi quali la gente importante ed i telegiornali vogliono fare la mappa del disastro.

Però, in realtà, per quanto riempiano il telegiornale di ripresa, avversione al rischio dell'investitore, riduzione del deficit, bilancio dei pagamenti o altre cose esoteriche, la cosa certa è che quelli che ne parlaono sono come te. Non hanno idea di quello che sta accadendo. Siamo tutti su una nave che affonda e il capitano è terrorizzato quanto lo siamo noi. Cosicché la prima cosa e la più giusta è quella di spiegarti perché sta accadendo quello che sta accadendo, con parole semplici, senza entrare in grandi spiegazioni teoriche né fare indigeste insalate di dati.

Non posso darti i dettagli esatti sull'evoluzione delle cose perché non le ho e non credo le si possa avere, però posso darti la linea generale di come sono andate ed andranno le cose e, credimi, fino a questo momento le previsioni che alcuni di noi avevano fatte si stanno avverando molto bene. In realtà il corso generale degli avvenimenti è molto semplice. E' tanto semplice che i bambini ed vecchi lo intendono con due o tre frasi. Il problema siamo noi, il resto della popolazione, noi che siamo nell'età adulta e con la responsabilità di farci carico della società; e siccome presumo che ti trovi lì, dovrò usare qualcosa di più di due o tre frasi. Alcune in più, di fatto.

La cosa è evidente, però siamo stati educati in modo che il concetto sia inaccettabile, così come un computer che si blocca, ci riavviamo continuamente alla ricerca di un'altra spiegazione, di qualcosa che coincida con i nostri schemi mentali. Perché la pura e semplice verità è inaccettabile. E questa pura e semplice verità è che la crescita, la crescita in generale, dell'economia, della popolazione, del benessere, ecc non è più possibile. Non solo non è più possibile, ma siamo condannati a decrescere per un po', per una luuunga stagione. Non per elezione, non per coscienza e tutte queste cose che dicono i gruppi ecologisti, no. Decresciamo perché non c'è più alcun rimedio. Per forza. Obtorto collo.

Ti sei mai chiesto perché cresciamo? Perché l'economia cresceva – il PIL aumentava ogni anno, come dicevano? Perché la popolazione cresceva? Perché il nostro livello di vita migliorava? Tutto questo succedeva perché avevamo molte risorse; non solo molte, ma ogni anno di più. Abbiamo avuto più cibo, più acqua, più energia, più macchine, più elettrodomestici, … Non solo più, ma ogni volta migliori e sono apparse cose nuove e meravigliose: computer potentissimi che entrano in una valigia, telefoni intelligenti che stanno nelle nostre tasche e ci indicano con una mappa dove ci troviamo e dove andiamo, medicinali che curano malattie prima incurabili, aerei che ci trasportano da una parte all'altra del mondo, pomodori in inverno e arance d'estate... Bene, è vero che una parte dell'Umanità, la maggioranza di fatto, non ha mai avuto accesso a tali meraviglie, però per noi che siamo vissuti qui è stato un tempo glorioso. Un sogno di rapido e continuo progresso che è durato molti decenni, fino al punto che quasi è scomparsa la memoria di un mondo passato dove le cose andavano più lentamente e la vita era più difficile. Crescevamo, eravamo sempre più potenti, la gente aveva lavoro, si compravano case (a volte con piscina), due auto, vari computer e si andava alla Riviera Maya in estate e a Praga per la Settimana Santa. Arrivò un momento in cui abbiamo pensato che tutto questo fosse il frutto della nostra intelligenza e del nostro sforzo e pensavamo che ci fosse garantita la continuità di queste cose, che ne avessimo diritto.

Però non prestammo attenzione a un dettaglio fondamentale. Mentre il nostro progresso materiale accelerava, lo faceva anche il nostro consumo di materie prime, di tutte le materie prime: petrolio, carbone, gas, uranio, ferro, rame, alluminio, oro, argento, stagno, litio, cobalto, fosfati... Perché il nostro progresso era materiale e si basava sulla materia; avevamo bisogno di più materiali per costruire sempre più cose, sempre migliori. Eravamo tanto sicuri che avremmo sempre migliorato che costruimmo un sistema economico e finanziario basato sul credito.

Credito viene dal latino credere, (appunto) credere; chi concede credito crede che chi lo contrae potrà restituirlo. Non solo, ma che potrà restituirne di più di quanto riceve, che potrà restituire un interesse. Vale a dire che non solo potrà generare la ricchezza sufficiente in futuro, ma che addirittura lo farà a ritmo crescente, crescente in modo molto veloce (i matematici direbbero esponenziale), una percentuale ogni anno. Il problema è che quando il debito è molto grande, fino ad una piccola percentuale, implica di dover incrementare di molti milioni il debito totale. Però, alla fine, il nostro sistema economico ha funzionato così per più di un secolo e, occasionalmente, facendo tabula rasa – le crisi – per poi re-iniziare e tornare a funzionare. Ma questa volta no.

Cos'è mancato? Sono mancate le risorse. Il pianeta è finito; grande, però finito, cosi che la quantità di materiali che contiene è finita. Questo problema non è tanto grave rispetto ai metalli, se si usassero in modo da poterli riciclare (anche se non si può riciclare mai al 100% e ci saranno problemi a lungo termine), però è critico per le materie energetiche perché si bruciano usandole, si consumano e non si possono più utilizzare: restano solo ceneri. Questo significa che in questo modo si possono fare le cose solo per un tempo limitato, fino a che si esaurisca il petrolio, il gas, il carbone e l'uranio che forniscono più del 90% di tutta l'energia che si consuma nel pianeta Terra. Così, all'inizio del xxi secolo, con le riserve di questi combustibili per vari decenni, dicevano, dovevamo cominciare a pensare verde e passare a poco a poco alle energie rinnovabili.

Questo dicevano. Ma era una menzogna. Per ragioni profonde che hanno le loro radici nella Geologia e nella Fisica, risulta che non si possa estrarre il petrolio, il carbone, il gas e l'uranio alla velocità che desideriamo. Certo, si che si può, però facendo le cose in modo talmente brutale e sprecando tanta energia che alla fine il combustibile estratto non ci restituirebbe l'energia spesa e quindi non ha senso fare estrazioni di questo tipo. Pertanto, se vogliamo ottenere energia nell'estrazione, estrarre più energia di quella che impieghiamo nelle nostre miniere e perforazioni, dobbiamo accettare che non sempre ne uscirà lo stesso, non sempre avremo la stessa quantità di energia.

Un geologo molto stimato, tal Marion King Hubbert, studiò questo negli anni 50 del secolo scorso ed arrivò ad una conclusione: qualunque pozzo o miniera segue una certa curva di produzione; all'inizio si estrae poco ogni anno; poi negli anni va ad aumentare fino ad arrivare al suo massimo o picco; poi, inesorabilmente, diminuisce. Con più tecnologia si può migliorare l'efficienza ed aumentare il ritmo di salita per un po', però al prezzo di aumentare il ritmo della discesa in seguito.

Il fatto è che la produzione di materie prime non è costante. All'inizio sale e sale rapidamente, esponenzialmente, proprio come gli interessi del nostro debito, come il nostro PIL. Però prima o poi arriva al suo tetto, al suo massimo, al suo picco. E una cattiva notizia: anche se varia da un materiale all'altro, ciò accade tipicamente quando si raggiunge l'estrazione più o meno della metà della risorsa. A partire dal picco la produzione comincia a diminuire, all'inizio lentamente, fino al punto che la produzione sembra che, semplicemente, stia stagnando; in seguito però la caduta accelera e la produzione decade molto rapidamente, esponenzialmente. E sebbene non arrivi mai a scomparire del tutto, in pratica nel giro di pochi anni, pochi decenni al massimo, la produzione è tanto marginale che praticamente non ci possiamo contare, soprattutto se vogliamo conservare quello che abbiamo. La nostra economia che deve crescere esponenzialmente per poter pagare i nostri debiti che crescono esponenzialmente.

Questo è quello che è successo, caro lettore. Il picco della produzione di petrolio è stato nel 2005, quello del carbone nel 2011, quello dell'uranio nel 2015 e quello del gas naturale nel 2025. Questo blog è pieno di dati e riferimenti che avallano quello che dico, non devi prendere le mie parole per certe. Verificalo. Probabilmente quando leggerai questo articolo saranno passati alcuni anni e se le informazioni saranno ancora accessibili potrai verificarlo. Forse le date finali variano di qualche anno, ma questo non cambia nulla. Quando ho scritto questo pezzo, il 25 agosto del 2011, le principali fonti di energia del pianeta stavano mostrando sintomi di esaurimento, di fine di un ciclo. Della fine della crescita.

In fin dei conti, lo smettere di crescere non è parte di un processo naturale? Quando siamo bambini cresciamo fino a diventare adulti e lì smettiamo di crescere. E questo è sano e salutare; che succederebbe se crescessimo per sempre? Nella nostra società succede la stessa cosa; di fatto è simile ad un essere vivente. All'inizio ci regolavamo con la legge del cowboy che davanti a sé vedeva solo estese praterie da attraversare e conquistare. Ma ora siamo molti, siamo 7 miliardi di abitanti in questo pianeta e ci resta un solo fazzoletto di terra coltivabile, un quadrato di 40 o 50 metri di lato a persona in questa pietra isolata in mezzo allo spazio. Non possiamo più avere l'economia del cowboy che non riesce a vedere i limiti con il suo sguardo, ma quella della nave spaziale Terra, in cui tutto si ricicla e si regola per garantire la sopravvivenza del suo equipaggio.

Lo abbiamo fatto? Abbiamo cambiato dal modo “verdi praterie” a quello “nave spaziale”? No, certo che no. Decenni di insegnamenti economici nelle grandi facoltà non hanno permesso che i nostri esperti economici, gli operatori delle grandi corporazioni ed i governi potessero capire un concetto di fondo tanto semplice ed evidente. Soprattutto, le complesse e grandi istituzioni che abbiamo creato hanno molta inerzia e c'erano, come dimenticarlo, questi debiti che avevamo, questi crediti che si basavano sul fatto che credevamo che potessimo generare ricchezza e, non solo, che potessimo crescere per poter pagare gli interessi. Così che, intorno al 2005, cominciò ad essere chiaro che nel nostro gigantismo stavamo cominciando comprimerci sotto la volta celeste del Pianeta Terra, stavamo barando e giocando a fare qualcosa mentre perdevamo il tempo fingendo di guadagnarlo. Nel 2008 la compressione fu talmente forte che il sistema giunse al crack e per un po' si parlò di rifondare il capitalismo, di cambiare le regole, di ripensare tutto; per un momento si ebbe paura che tutto sprofondasse e per questo si parlò di cambiare tutto. Però l'inerzia mentale, l'impossibilità di accettare che non potevamo continuare a crescere, la falsa identificazione della crescita economica con il proprio benessere, fece sì che creassimo ancora più debito per uscire dal buco del 2008. Vale a dire, credemmo che in futuro avremmo generato più ricchezza e la prendemmo in prestito per tappare i buchi di oggi. Senza renderci conto di rendere più grandi i buchi di domani.

Caro lettore, se sei arrivato sin qui probabilmente hai perso il tuo lavoro o hai paura di perderlo tra poco. Se lo conservi ancora con una certa sicurezza, di sicuro ti hanno ridotto lo stipendio; se è passato del tempo probabilmente te lo avranno abbassato varie volte mentre i prezzi salivano. Il fatto è che non stai passando un buon momento e nella tua famiglia le cose non sono messe meglio. Quando scrivo questo, nell'agosto del 2011, anticipo che questo autunno sarà complicato, sarà un autunno nero: si faranno ancora più tagli, vedremo ancora le borse in caduta, la recessione delle grandi economie sarà imminente e ci saranno più tensioni sulle strade. Stiamo aspettando la nuova tormenta e i danni che si lascerà dietro. Per te, caro lettore, questo forse sarà parte del tuo passato e tu già saprai com'è finito tutto quanto... se si può dire che sia mai finito. Perché la realtà è che questa crisi economica non può finire; cerca nel blog, leggi i dati. Non finirà, finché non troveremo un nuovo suolo fermo sul quale appoggiarci, potremo solo continuare a cadere e cadere.

Con questo voglio dire che non c'è speranza? No, ovviamente no. Però dobbiamo comprendere che dobbiamo cambiare. Tutta la società deve cambiare. Perché dobbiamo organizzarci in un altro modo, smetterla di vedere la coperta della nostra nave come la prateria senza fine che non è più da tempo. Ci sarà chi ti dirà che siamo condannati all'apocalisse ed alla distruzione totale. Non far loro caso. E' il tipico caso di profezia autorealizzata: se crediamo che tutto se ne andrà alla deriva, allora tutto se ne andrà alla deriva. Però se comprendiamo quello che succede, se capiamo che il problema non è il partito A o B, né il dirigente Pinco o Pallino, ma la concezione stessa del sistema economico, siamo in tempo ad invertire la situazione. Essenzialmente il nostro problema è di credenza, di credere in una determinata cosa. Molto bene, crediamo in un'altra, un'altra molto differente. Abbiamo i mezzi tecnici per fornire energia senza basarci sui combustibili fossili e l'uranio. Non potremo produrre tanta energia in modo sostenibile (le grandi installazioni da oggi in poi potranno mantenersi solo grazie ai combustibili fossili), sicuramente a lungo termine non potremo produrre nemmeno il 10% di tutto quello che consumiamo oggi, ma probabilmente questo è più che sufficiente. Però dobbiamo prepararci con ordine per questo, dobbiamo organizzarci.

E prima di pensare a produrre energia, pensa a quella di cui hai veramente bisogno tu e la tua famiglia, caro lettore. Intanto acqua, cibo e dove ripararti. Avere un lavoro, un lavoro degno col quale mantenerti e contribuire alla tua sussistenza ed a quella della tua comunità. E parlando della comunità, e del tuo stesso interesse in realtà, dobbiamo mantenere pulite le nostre strade e la nostra acqua per evitare che proliferino le infezioni. Dobbiamo essere capaci di produrre medicine semplici, come gli antibiotici, per poter curare le malattie più comuni; alcune le potremo ricavare direttamente dalle piante, come facevamo un tempo. Dobbiamo preservare l'energia in primo luogo per meccanizzare i campi ed aumentare la loro produttività, però dobbiamo coltivare in modo sostenibile, senza distruggere i terreni. Dobbiamo organizzare la produzione dei beni necessari ma senza sprecare nulla, né materiali né energia. Dobbiamo mantenere le case calde in inverno e fresche in estate però senza intossicarle di fumi tossici. Dobbiamo mandare i nostri figli a scuola perché imparino a vivere in un mondo diverso da quello attuale e ai nostri malati in ospedali più degni ed adeguati che possiamo.

Abbiamo molto lavoro da fare. Abbiamo bisogno di molte mani. Smetti di lamentarti per ciò che hai perduto e lavora per quello che abbiamo bisogno di ottenere insieme agli altri.

Forse ti chiederai cos'è stato di me in particolare. Se avremo fortuna, forse ci riusciremo, io insieme ad altri pazzi abbiamo provato a far prendere coscienza alla società che molta gente, quella sufficiente, leggerà questo messaggio, lo capirà ed agirà di conseguenza. So che è poco probabile, però è logico che ci provassi: per questo ho inviato questo messaggio in bottiglia. Forse non potevamo evitare che il degrado economico e sociale continuasse, ma nonostante questo ebbi fortuna, in questo caso specifico, e riuscii ad adattarmi al mio ambiente e sopravvivere. Forse no e sono morto da tempo; spero di no, veramente, perché vorrei conoscere i miei nipoti. In ogni caso poco importa quello che è successo o succederà a me. Ora si tratta di sapere cosa succederà a te, caro lettore, e alla tua famiglia.

Sii coraggioso e scrivi tu stesso la tua storia.

Antonio Turiel

(su “The Oil crash” il 25 Agosto 2011) Trad. Massimiliano Rupalti

lunedì 29 agosto 2011

Effetto Seneca: quando le cose vanno male, vanno male alla svelta


Vi siete mai chiesti come mai, quando le cose vanno male, vanno male così alla svelta? Beh, adesso potete attribuirlo all' "Effetto Seneca". E' tutto spiegato sulla base di modelli matematici che sviluppo in un post su "Cassandra's Legacy".

Cosa c'entra Seneca? Beh, era lui che aveva detto: "La crescita è lenta ma la rovina è rapida" in una delle sue lettere al suo amico Lucilio. Mi domando cosa penserebbe Seneca se potesse vedere come stiamo mettendo in pratica questa sua idea a livello planetario. Immagino che la prenderebbe con un certo stoicismo.


mercoledì 24 agosto 2011

Io e il Dr. Zarro


Il Dr. Zarro si costruisce in cantina un astronave per raggiungere il pianeta Mongo (dai fumetti di Flash Gordon di Alex Raymond). Va da se che la vita del ricercatore nel mondo reale non è esattamente così.


Una delle cose che fai come ricercatore è di fare il "referee" degli articoli degli altri. Funziona così; quando un ricercatore manda un articolo a una rivista scientifica, l'editore lo sottopone al giudizio di alcuni colleghi. Si chiama "peer review", ovvero "valutazione fra pari".

E' una cosa un po' noiosa e per la quale non si è pagati. Vi posso dire che certe volte è veramente noiosa; come l'ultima volta che mi è arrivato un lavoro scritto da dei cinesi in un inglese assolutamente misterioso che ho dovuto decifrare con grande fatica. Tuttavia, si fa; un po' per senso del dovere, un po' perché ci rendiamo tutti conto che è su questo tipo di cose che si basa la scienza. Il tuo mestiere è di trovare errori nel lavoro degli altri. Nel complesso, è un buon sistema; ha i suoi lati negativi, ma è un filtro che elimina la robaccia peggiore che altrimenti infesterebbe le riviste scientifiche.

In effetti, ci stavo pensando proprio in questi giorni: la scienza è costruita proprio intorno a un "servizio antibufala" tipo quello che fa Paolo Attivissimo sulle leggende che girano sul web e che, anch'io, nel mio piccolo, cerco di fare in questo blog e nel blog "Nuove Tecnologie Energetiche". Insomma, il mestiere del "debunker" i ricercatori ce l'hanno nel sangue.

Va da se che i criticati non sono mai troppo contenti di esserlo ma, nella scienza, vige un certo "gentlemen's agreement" su queste cose. Soprattutto, comunque, per evitare che qualcuno dei criticati abbia qualche caduta di stile, vige l'anonimità del referee. Ovvero, se fai il referee per una rivista scientifica, sei anonimo - puoi criticare senza che il criticato se la possa rifare con te. 

Se però uno si mette a fare il debunker sul web, c'è un piccolo problema: la situazione riguardo all'anonimità è esattamente opposta. Ovvero, ti trovi ad apparire con nome e cognome a criticare gente che, invece, appare soltanto con dei nick e non sai chi sono.

Da questo, deriva una situazione in cui far notare le fesserie che girano vuol dire tirarsi addosso insulti e maledizioni da parte di tutti quelli che si sentono offesi dalle tue deduzioni. L'ultima serie di accidenti che mi sono arrivati derivano dalla mia presa di posizione sulla storia dell "E-Cat" di Rossi e Focardi. Macchina che dovrebbe produrre energia dalla fusione nucleare ma che, a mio parere, si sta rivelando sempre di più una bella bufala.

Su questa faccenda della fusione E-Cat, c'è molta gente, evidentemente, che crede che gli scienziati siano un po' come il Dr. Zarro che, nei fumetti di Flash Gordon, si costruisce da solo un'astronave in cantina e poi ci viaggia fino al pianeta Mongo. Quando gli spieghi che non è proprio così, si arrabbiano come bambini ai quali hai rotto il giocattolo. Così, mi è arrivata addosso una scarica di insulti, in massima parte anonimi; alcuni anche molto fantasiosi. Ve ne passo soltanto uno: secondo un tale, io sono un "Barone d'Accademia con le labbra rigirate sotto le gengive" (non so cosa voglia dire, ma è curioso. Se cercate "E-Cat" e "Bardi" con google, ne trovate una bella serie).

Bene, a tutto ci si abitua; anche a pagare le tasse. Quindi, ci si abitua anche a essere insultati da anonimi sul web. Ma, certe volte, mi verrebbe voglia veramente di costruirmi un'astronave in cantina e partire per il pianeta Mongo.....


lunedì 22 agosto 2011

Caldo, caldo, caldo


Va bene che un'ondata di calore, di per se, non è la stessa cosa del cambiamento climatico, ma che i media continuino a parlare allegramente di "bel tempo" quando qui stiamo soffocando, ci vuole veramente un bel coraggio. Insomma, le paroline magiche "riscaldamento globale" proprio non c'è verso di farle venir fuori.

Il termometro sulla terrazza di casa mia segna 38.2 gradi. Sono le 18 del 22 Agosto 2011. Si toccano i massimi che avevo misurato l'anno scorso.  Ieri, l'osservatorio Ximeniano di Firenze aveva segnato 40.75 gradi, che è il record assoluto delle temperature di Agosto misurate a Firenze dal 1813.

Vi faccio anche vedere una foto di oggi di Lina, la mia gallina



Notate le ali semiaperte e il becco, anche quello semiaperto. La povera bestia sta malissimo per il caldo. Mi hanno detto dei miei amici che stanno in Texas che laggiù molte galline stanno morendo per crisi cardiaca - non sono abituate a certe temperature. Questa è un'ovaiola robusta ma, se questo caldo non finisce, ho paura per la sua sopravvivenza.

Data la situazione, attenzione agli incendi. Sono stato a spasso nel bosco, ieri. E' tutto secco; aghi di pino sparpagliati ovunque. Basta nulla per dar fuoco alle polveri. Per ora, si segnalano solo piccoli incendi, ma potrebbe andare peggio. Stateci attenti!!

Per finire, ogni volta che mi trovo a ragionare di queste cose, mi viene da pensare a quelli che continuano a parlare di era glaciale imminente. Mi verrebbe voglia di chiuderli tutti dentro un frigorifero per un po'; così perlomeno si potrebbero ripetere fra di loro "hai visto che è arrivata l'era glaciale!!!" Cosa che gli piace fare moltissimo, dato che lo fanno tutto il tempo.... mah....?




sabato 20 agosto 2011

Clima: responsabilità e conversione


E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda. »   (Atti 9,1-9)
(immagine: La conversione di San Paolo, di Caravaggio)


Il dibattito sul clima non è un dibattito. E' uno scontro di visioni del mondo. Non si può uscirne passo dopo passo, non c'è una posizione intermedia. O uno crede alla scienza, oppure crede che la scienza sia un imbroglio e gli scienziati dei criminali. E' possibile, però, "convertirsi," un po' come è successo a Paolo di Tarso, fulminato sulla via di Damasco. 

Negli ultimi tempi, ci sono state molteplici "conversioni" di persone abbastanza note che sono passate dallo scetticismo alla comprensione, fra gli altri Mitt Romney, possibile candidato repubblicano alle prossime elezioni presidenziali. Non pretendo di listarli tutti, vi cito solo un paio di esempi di persone che hanno descritto con qualche dettaglio il loro percorso per arrivare alla conversione.


Il primo esempio è D.R. Tucker, blogger repubblicano che ha descritta nel suo blog.

http://climatecrocks.com/2011/07/18/confessions-of-a-climate-change-convert/

e Michael Stafford, un altro blogger conservatore americano, che l'ha descritta qui.

http://www.townsquaredelaware.com/my-road-to-damascus-coming-to-terms-with-global-climate-change/

Tutti e due riferiscono di essere stati "sconfitti dai fatti", di essersi convinti leggendo il rapporto IPCC del 2007 (Tucker) e dal rapporto della NAS del 2010 (Stafford).

In realtà, questa è probabilmente una razionalizzazione a posteriori per entrambi. Nella maggior parte dei casi, i neghisti si chiudono a riccio nella loro visione e si rifiutano di considerare i fatti. Ma è anche vero che i fatti sono un po' come l'acqua che erode piano piano le fondamenta di un edificio; molte costruzioni anti-scientifiche sembrano solide viste dall'esterno, ma possono crollare all'improvviso.

Stafford, in effetti, menziona esplicitamente la conversione di San Paolo nel suo blog e parla del dovere morale di prendere una posizione a proposito del riscaldamento globale. Evidentemente una persona di fede, cita la posizione della chiesa cattolica sul problema e conclude dicendo:

Affrontare il riscaldamento globale antropogenico (AGW) oggi è un imperativo etico e morale. Non farlo vuol dire ripudiare le nostre responsabilità verso gli altri, verso i poveri e, soprattutto, verso le future generazioni. E' un fallimento di enorme portata della fede, della fiducia e del nostro dovere. 

Insomma, non è tanto una questione di dati, quanto una questione di responsabilità. E non c'è un uomo o una donna che sia così chiuso nella sua bolla di rifiuto della realtà da non riuscire a sentire questa responsabilità. Certo, è soffocata dall'infinito rumore delle sciocchezze che ci raccontano tutti i giorni. Ma, forse, basta stare in silenzio per un po' per ritrovare la strada giusta.

venerdì 19 agosto 2011

Heinberg sui "Limiti dello Sviluppo




Un video recente, sceneggiato e narrato da Richard Heinberg e basato sul suo libro "La fine della crescita"


La tesi di Heinberg è che la fine della crescita sia cominciata nel 2008 e che la cosiddetta "ripresa" sia solo un gioco di prestigio per mascherare, per un po', l'inevitabile declino. Tra le molte interessanti considerazioni, il video contiene un riferimento al libro del 1972 "I limiti dello sviluppo" (vedere al minuto 2.10) che viene definito essere stato "attaccato da economisti mainstream utilizzando sporchi trucchi retorici."

Sembra che, finalmente, stiamo assistendo alla graduale morte della vecchia leggenda che vuole che "I limiti dello sviluppo" sia stato solo un insieme di "predizioni sbagliate" inventate da un gruppo di scienziati pazzi. Stiamo cominciando a comprendere che lo studio non ha mai commesso gli errori che i critici gli attribuiscono; è solo il risultato di quegli "sporchi trucchi retorici" escogitati negli anni '70 e '80.

Ora, se la fine della crescita è iniziata nel 2008, come Heinberg dice, si tratta di un incredibile successo per lo studio de "I limiti dello sviluppo" e, in particolare, per lo scenario "caso base" che generò l'inizio del declino del sistema industriale entro i primi due decenni del 21 ° secolo. Le "predizioni" esatte non sono mai state l'obiettivo dello studio e la crisi in corso non deve necessariamente essere la fine del ciclo che iniziò con la rivoluzione industriale, più di due secoli fa. Nondimeno, è impressionante che gli autori dello studio avessero capito, già nel 1972, come una combinazione di esaurimento delle risorse e accumulo di inquinamento persistente stava per rallentare, e poi invertire, la crescita dell'economia mondiale. Si tratta, chiaramente, del fenomeno che stiamo vedendo oggi e che Heinberg descrive.

Su questo punto, si può anche vedere il mio libro" The Limits to Growth Revisited".


Traduzione dal post originale su "Cassandra's Legacy" di Alessandro Corradini