domenica 24 ottobre 2010

Le cassandre di Barcellona


Joseph Tainter parla al convegno "Advanced Energy Studies" di Barcellona. E' uno storico che ha un particolare interesse nello studio del collasso delle civilizzazioni, di cui ha parlato nel suo libro "The Collapse of Complex Societies" del 1990. Tainter parla con una voce profonda e un'estrema chiarezza - non ti lascia scampo. Quando hai cominciato a sentire le prime due frasi, sei catturato per tutta la presentazione; anche se il contenuto può non piacerti. In effetti, in questa occasione, dalla platea si sono levate alcune voci un po' angosciate, dicendo "un po' più di ottimismo, per favore!" Ma, purtroppo, il mondo va per la sua strada, indipendentemente dal fatto che uno sia ottimista o pessimista.


Normalmente, i convegni internazionali sulla sostenibilità soffrono di una contraddizione di fondo: centinaia di persone arrivano tutte in aereo per discutere su come risparmiare energia - non è proprio il massimo della coerenza. Quando mi invitano a una di queste conferenze, dico quasi sempre di no, ma ho fatto un'eccezione per questo convegno di Barcellona "Advances in Energy Studies (AES-2010)" perché è una cosa particolarmente interessante (qui trovate il link alla pagina del convegno).

Il convegno era destinato a studiare il "metabolismo della società" continuando l'approccio del maestro che è stato Howard Odum. E, invero, non capita spesso di vedere tutti insieme dei veri maestri della sostenibilità in tanti campi, come Charles Hall, Joseph Tainter, Mario Giampietro, Sergio Ulgiati e tanti altri, ma anche tanti giovani entusiasti che sono venuti da tanti paesi del mondo.

Devo dire che il convegno non ha deluso le mie aspettative. Molte presentazioni di alto livello, interessanti anche i poster dei giovani ricercatori entusiasti. Il problema, però, è sempre più o meno lo stesso: i tempi sono cambiati, non è più solo questione di parlarsi fra ricercatori. Tutti bravi, si, ma fuori da quei 200-300 partecipanti, cosa succede?

Da quando tengo il blog "Cassandra" mi sembra di essere sulla linea del fronte, a prendermi le cannonate delle forze dell'anti-scienza. E' una lotta durissima e non la si fa nei convegni fra scienziati. E questa cosa, purtroppo, molti colleghi non l'hanno ancora capita. Credono che basti fare quello che hanno sempre fatto: fai la tua ricerca, pubblica un articolo, presentalo al convegno, ripeti il ciclo. Non basta più.

Credo che ci stiamo rendendo conto tutti gradualmente dell'estrema urgenza della situazione; ma, ancora, un convegno di alto livello come "AES-2010" non aveva nessuna sezione di "policy" o di "comunicazione". Si presume, tuttora, che gli scienziati facciano il loro lavoro, si parlino fra di loro, e i "policy-makers" in qualche modo, ne tengano conto. Magari questo succede anche, col tempo. Ma è un processo lento e se c'è qualche lobby che lo vuole fermare lo può fare senza problemi con una campagna di PR come quella che stiamo vedendo per bloccare ogni tentativo di fare qualcosa contro il riscaldamento globale.


Alla fine dei conti, sembra che la presentazione di Joseph Tainter abbia perfettamente inquadrato il problema: le società non hanno nessuna struttura per gestire il cambiamento, soltanto ne hanno per impedirlo.

domenica 17 ottobre 2010

Tutte bufale..... oppure no? Telefonini, tumori e clima


La storia che si può cuocere un uovo con due telefonini è una classica bufala. Ma questo non vuol dire che i telefonini non facciano male. Ultimamente. mi sono capitati in mano un paio di studi (*) che dimostrano che non si può escludere un effetto dannoso dei telefonini sulla salute umana. Perciò, qui come per tante altre cose (incluso il cambiamento climatico) è bene essere prudenti. 


Girano talmente tante bufale su internet che certe volte fa l'impressione che tutto sia una bufala. Catene di sant'Antonio, falsi allunaggi, telefonini che fanno le uova sode e magnati africani che ti vogliono regalare qualche milione di euro... Insomma, abbiamo tutti sviluppato un discreto senso di diffidenza su qualunque cosa appaia su internet. Tutto è bufala, un atteggiamento che alcuni hanno preso come una vera filosofia di vita.

Un buon esempio di un campo pieno di bufale è quello dell'effetto dei telefonini che, secondo alcuni, provocherebbero tumori cerebrali.  Se cerchi di approfondire usando internet su questo argomento ti ritrovi davanti un'incredibile quantità di affermazioni e contro-affermazioni, molte delle quali palesemente false e inventate. Sulla faccenda del telefonino che cuoce  le uova, per esempio, ci è cascato anche Beppe Grillo e molta gente ci ha creduto.  Curiosamente, nessuno sembra aver molto interesse a domandarsi chi è che ha messo in giro questa storiella e perché. Un buontempone? Un pazzo? Uno che ha agito da solo, o qualcuno che fa esperimenti di comunicazione di massa? Comunque sia, qualsiasi fesseria colpisca la fantasia della gente rimbalza e si ingigantisce fino a diventare leggenda.  Le dinamiche della crezione e della diffusione delle false informazioni sul web sono incredibilmente complesse e poco studiate.

Eppure, l'internet è anche una sorgente di informazioni vere, se solo sappiamo filtrarle. E i filtri esistono, sono il buonsenso e quel tanto di buona volontà che ci vuole per andare a cercarsi l'origine delle notizie che ti arrivano. Quasi tutte le bufale su internet sono ampiamente sbufalate e basta poca fatica per accorgersi che la faccenda delle uova cotte dal telefonino è, appunto, una bufala di bassa lega.

Ciò detto, da internet possiamo appurare un certo numero di cose a proposito dell'effetto dei telefonini sulla salute umana

- Per prima cosa,  è facile dimostrare che l'energia coinvolta con la radiazione a bassa frequenza emessa dai telefonini non è sufficiente per rompere i legami chimici. Siccome sappiamo che i tumori sono causati da danni di questo tipo al DNA cellulare, questo esclude che la radiazione dei telefonini possa causare direttamente i tumori. (ma attenzione alla parola "direttamente"!)

- Tuttavia, ci sono gli studi epidemiologici che cercano una correlazione statistica. In questo caso, alcuni studi indicano che i telefonini, se usati continuativamente per oltre 10 anni, raddoppiano la probabilità di un tumore cerebrale (*). Non è una cosetta da scherzarci sopra: i tumori cerebrali rappresentano circa il 2% dell'incidenza di tutti i tumori nella popolazione adulta. Raddoppiare questa probabilità non è un pensiero piacevole. (ma attenzione all'incertezza di questi studi, il 2% è un valore significativo?)

Quindi,  non si può escludere che i telefonini abbiano qualche effetto indiretto che può generare tumori. Ne consegue che il problema non va esagerato, ma nemmeno ignorato. Si tratta di giudicare con un po' di buon senso e di moderazione e, nel dubbio, non trascurare gli avvertimenti che ci vengono dati.  Per quanto riguarda i telefonini, una buona strategia, che io cerco di seguire, è di usarli poco. Una strategia, fra le altre cose, che fa bene alla salute mentale evitandoti lo stress di telefonate in continuazione in tutti i momenti della giornata. (Non ho detto che ci riesco, ho detto che ci provo!)

Questo tipo di strategia può essere utilizzato in modo generale per tante cose che ci preoccupano in questo vasto e complicato mondo: da quello che mangiamo, a come curarsi, a come evitare danni da inquinamento. Si tratta di filtrare via le bufale, e poi giudicare con buonsenso quello che resta.

E' una strategia che possiamo applicare anche all'argomento del riscaldamento globale. Qui, non c'è dubbio che ci sono bufale a non finire a partire da quella del "Climategate" per non parlare delle fesserie che ci racconta il visconte stralunato Cristopher Monckton.

Una volta eliminate le sciocchezze, rimane la scienza del clima con le sue ovvie incertezze, ma anche i suoi avvertimenti su quello che sta succedendo.  In questo caso,  sappiamo enormemente di più su come i gas serra influenzano il clima di quanto non sappiamo su come le radiazioni elettromagnetiche dei telefonini possano generare dei meccanismi che provocano tumori. Quindi, gli avvertimenti che ci da la scienza del clima a proposito del riscaldamento globale sono ben più pesanti e preoccupanti di quelli che ci danno gli studi statistici sull'effetto dei telefonini.

Comunque la si voglia vedere, quindi, anche per quanto riguarda il clima è bene prendere le cose con prudenza e non trascurare gli avvertimenti.


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Bibliografia

* Se avete accesso a "sciencedirect.com" cercate questo articolo: Cell phones and brain tumors: a review including the long-term epidemiologic data, Vini G. Khurana, Charles Teo, Michael Kundi, Lennart Hardell, and Michael Carlberg, pubblicato su  Surgical Neurology  Volume 72, Issue 3, September 2009, Pages 205-214 

Vedi anche questo  rapporto recente (Agosto 2009) che non solo descrive i rischi, ma sostiene che alcuni degli studi fatti nel passato, e che non avevano trovato rischi, erano falsati, probabilmente un tentativo di disinformazione. 

Infine, questo articolo su Scientific American sembra decisamente molto "di parte" ma descrive correttamente il fatto che la radiazione elettromagnetica emessa dai telefonini non è sufficiente per rompere i legami chimici e quindi non causa direttamente tumori.

giovedì 14 ottobre 2010

L'effetto del sole sul clima potrebbe essere stato sovrastimato?



E' il sole che scalda la terra, non c'è dubbio. Ma potrebbero essere le variazioni dell'irradianza solare a causare il riscaldamento globale? Alcuni risultati recenti sembrano confermare che il ruolo del sole è molto limitato nei cambiamenti di temperatura che osserviamo e che potrebbe essere stato addirittura sovrastimato nelle stime fatte fino ad oggi.


L'irradiazione solare, ovvero la quantità di energia che raggiunge la terra, non è esattamente costante, ma varia leggermente negli anni e nei secoli. Il fattore di cambiamento più noto è quello del ciclo undecennale, quello che si manifesta con le macchie solari. (immagine da "windowstotheuniverse")




Le macchie appaiono scure all'osservazione ma, contrariamente a quanto sembrerebbe intuitivo, il sole emette più energia quante più macchie ci sono. Questo è dovuto al fatto che le zone limitrofe alle macchie emettono molto intensamente.

Nella figura seguente vediamo gli ultimi tre cicli (immagine da Wikipedia). Notate nella figura la corrispondenza fra il numero di macchie (sunspot) - linea blu - e l'irradianza - linea gialla/rossa.



Come si vede, le variazioni di intensità di irradiazione fra il massimo e il minimo del ciclo sono molto piccole, meno dello 0.1% del totale, circa. Anche fra ciclo e ciclo ci sono delle variazioni; anche queste molto piccole. Un effetto sul clima di queste variazioni esiste, ma è molto debole in rapporto ad altri fattori, come i gas serra. I dati disponibili sono riassunti in questa figura (dall'ultimo rapporto IPCC)



La figura si riferisce a circa due secoli di storia, ma è possibile che nel passato l'influenza del sole sul clima sia stata più importante. Per esempio, si fa corrispondere la "piccola era glaciale" che si è verificata a partire dal 1600, circa, con il cosiddetto "minimo di Maunder", un periodo plurisecolare durante il quale sembra che non ci fossero macchie sul sole e che, quindi, corrispondeva a un'irradiazione relativamente bassa. (immagine da Wikipedia)


Questa è la situazione nota fino ad oggi, ma alcuni risultati recentissimi apparsi su "Nature" in un articolo di Joanne Haigh e altri sembrano indicare che dovremmo ripensarci sopra. L'effetto del sole sulla temperatura della terra potrebbe essere l'opposto di quanto si ritenesse fino ad oggi.

Haigh e i suoi collaboratori hanno usato dati satellitari per misurare come l'irradianza totale si suddivide nelle varie lunghezze d'onda. Hanno trovato che negli ultimi anni, la riduzione di irradianza dovuta al normale ciclo undecennale è stata soprattutto nell'ultravioletto, mentre nel visibile è aumentata. Di seguito, trovate i risultati principali espressi come differenza di irradianza fra il 2004 e il 2007. Nella figura, il blu indica i dati satellitari dello strumento detto "Solar Irradiance Monitor" (SIM). Il rosso indica dati ottenuti con un altro strumento (SOLSTICE) mentre il nero indica dati più vecchi. Evidentemente, c'è un netto contrasto fra i nuovi dati e quelli vecchi, soprattutto per quanto riguarda la zona del visibile. Potrebbe essere dovuto alla maggior sensibilità dei nuovi strumenti, ma è una faccenda da approfondire e verificare.




Ora, ammesso che i nuovi dati siano quelli buoni, qui viene il bello: siccome l'ultravioletto viene assorbito nell'alta atmosfera, è solo il visibile che raggiunge la terra e la riscalda. Quindi, si arriva a una conclusione opposta a quella che l'intuizione vorrebbe. Ovvero, il contributo netto alla temperatura terrestre è maggiore nei periodi di bassa irradiazione totale.

E' ovvio che questi dati di Haigh vanno presi con estrema cautela, come fa giustamente notare anche  "Realclimate." Sono dati validi solo per qualche anno e non si sa se e quanto siano rappresentativi di una tendenza generale. Comunque, ammettendo per ipotesi che siano giusti, cosa cambia nella nostra percezione della situazione climatica?

Se questo è il caso, avremmo sovrastimato l'effetto delle variazioni dell'irradianza solare nel riscaldamento globale. Nella pratica, tuttavia, il ruolo del sole rimane marginale nel riscaldamento osservato negli ultimi anni. Semmai, se questi dati dovessero essere confermati come validi a lungo termine, dovremmo abbandonare l'ipotesi che la "piccola era glaciale" sia stata causata dal minimo di Maunder. In questo caso, potrebbe essere valida l'ipotesi di Ruddiman che vede questo e altri cambiamenti come dovuto alle attività umane di deforestazione e riforestazione. Per il futuro, sarebbe ancora meno probabile che un ipotetico nuovo minimo di Maunder potrebbe contrastare il riscaldamento dovuto ai gas serra (sarebbe comunque insufficiente, indipendentemente dalla validità dei dati di Joanna Haigh).

Tutte queste cose non possono essere considerate come provate ma, al momento questa vicenda ci da più che altro un'idea di quanto sia complessa e affascinante la scienza del clima. Scopriamo continuamente nuove cose e nuove sfaccettature che ci fanno avanzare nella nostra comprensione del clima terrestre: una macchina in marcia da miliardi di anni e che controlla l'esistenza della vita sulla Terra.

Peccato che tutto questo è accompagnato dal tentativo di svilire la scienza del clima e ridurla a una diatriba su messaggi vecchi di dieci anni o altre simili sciocchezze.

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L'articolo su “Nature” di Haigh et al si trova a questo link (scaricabile solo su abbonamento)

http://www.nature.com/nature/journal/v467/n7316/pdf/nature09426.pdf


Una versione divulgativa veramente ottima si trova sul sito della BBC


http://www.bbc.co.uk/news/science-environment-11480916


E' ben fatta anche questa sul "Guardian"

http://www.guardian.co.uk/science/2010/oct/06/sun-role-warming-planet


Per approfondire di più, potete leggere questo commento di Riccardo Reitano su "skeptical science" 

http://www.skepticalscience.com/news.php?n=418


E questo è il link alla discussione su “realclimate”(vale sempre la pena di leggersi anche i commenti - si imparano molte cose anche dalle risposte date ai contrariani)

http://www.realclimate.org/index.php/archives/2010/10/solar-spectral-stumper/


Per finire, se vi incuriosisce sapere che faccia ha Joanna Haigh, la trovate in un'intervista della BBC, qui:

http://www.open2.net/sciencetechnologynature/worldaroundus/two_warming4.html



martedì 12 ottobre 2010

Mentre noi chiaccheriamo, il riscaldamento continua: Settembre 2010 il più caldo della storia


Mentre c'è ancora chi si gratta la testa su messaggi di posta elettronica vecchi di 10 anni, continua la marcia inarrestabile del riscaldamento globale. 

Gli ultimi dati satellitari dell UAH ci dicono che questo settembre è stato il più caldo della storia, da quando si fanno misure di temperatura. 

Ma si, continuiamo pure a chiaccherare........



lunedì 11 ottobre 2010

Brutto Clima per il Nucleare



Veramente interessante l'articolo che appare oggi sul "New York Times" a proposito della situazione dell'energia nucleare negli Stati Uniti.

Dice, fra le altre cose, che:

"La prospettiva di una domanda in crescita di elettricità, probabili limiti alle emissioni di biossido di carbonio e garanzie di prestiti governativi avevano spinto le compagnie a dire alla Nuclear Regulatory Commission che prospettavano la costruzione di 28 nuovi reattori. La recessione economica, che ha ridotto la domanda, il prezzo di altre energie competitive e il fallimento del Congresso a passare misure legislative sul clima ha cambiato tutto, almeno per il momento."

In sostanza, senza misure che penalizzano le emissioni di CO2, l'industria nucleare non ce la fa a essere competitiva economicamente soprattutto, si evince, nei riguardi del carbone e del gas.

E' curioso pensare che l'industria nucleare è stata messa in ginocchio - in parte - dal Climategate. Il che mi fa pensare che sia vero che è stato un'operazione di PR da parte delle lobby dei fossili. 

E da noi, cosa ancora più curiosa, il governo spinge allo stesso tempo a favore del nucleare e contro i limiti alle emissioni. Certe cose, qualcuno glie le dovrebbe spiegare.

sabato 9 ottobre 2010

Rompere il vetro in caso di riscaldamento globale


Immagine dal blog "Only in for the Gold."  Non c' il link all'originale, comunque è di Tom Toles ed è stata pubblicata sul "Washington Post"


In caso di riscaldamento globale

1. Assicuratevi che tutte le persone nell'edificio siano daccordo che c'è un incendio
2. Chiamate qualcuno scettico dall'esterno e lasciatelo parlare per un bel po'
3. Considerate che potrebbe essere soltanto un piccolo incendio
4.Rendetevi conto che chiamare i pompieri non è gratis
5. Sollevate il martello
6.Rimettete il martello a posto e ripetete le azioni da 1 a 6.
7. Alzate il martello ancora una volta
8. Fermatevi a considerare come farete a ripulire i cocci di vetro


Altri suggerimenti interessanti si trovano sul blog di Michael Tobis, pppure ce li possiamo inventare da noi, per esempio

9. Considerate che un incendio potrebbe in effetti ridurre i costi del riscaldamento dell'edificio. Istituite una commissione di inchiesta

10. Gli incendi sono fenomeni naturali.

11. E' il sole che causa gli incendi

13. Il fumo contiene CO2, quindi fa bene alle piante

14. Esaminate i messaggi di posta elettronica di dieci anni prima di tutti i pompieri e accusateli di inventarsi gli incendi per guadagnarci sopra.

15. Dimostrate che il fuoco è impossibile sulla base della seconda legge della termodinamica. Infatti, se il calore può passare soltanto da un corpo caldo a un corpo freddo, è impossibile accendere un fiammifero.

16 Notate che non esiste una legge precisa che correli la quantità di fumo osservata e la temperatura. Concludete che la scienza non è ancora certa e che quindi bisogna aspettare nuovi dati e nuovi esperimenti prima di dare l'allarme

17. L'incendio è soltanto una teoria

18. Sono i soliti incendisti.

eccetera......

venerdì 8 ottobre 2010

I blog assassini



Un romanzo che ha come trama una serie di delitti compiuti fra i frequentatori di un blog che avevano un po' esagerato con il "flaming". Beh, vi potete immaginare perchè un amico me lo ha regalato.

Fra minacce di morte, filmini splatter e insulti vari, il dibattito sul clima certamente non manca di emozioni - speriamo solo che non si arrivi dal virtuale al reale!

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Il libro di Jeffery Deaver, francamente, non ve lo consiglio come romanzo. Personaggi ritagliati dal cartoncino bristol, scenari in cartapesta, una trama che sembra fatta con la manovella: un colpo di scena ogni 100 pagine; tutti talmente prevedibili che puoi saltare da uno all'altro senza leggere cosa passa nel mezzo. In più, errore odioso per un romanziere professionista, lo stile lento e pesante. In quei famosi libri dove ti dicono come si scrive un romanzo, la prima regola che ti dicono è quella "show, do not tell" - questo qui dovrebbe tornare a scuola di scrittura creativa. Difettucci non da poco, ma alla fine si fa leggere e la storia ha il merito di essere un tantino originale, con la sua enfasi sul mondo virtuale dei blog e dei giochi on line. Mi sembra di capire chè è una novità nel campo dei romanzi di questo tipo.