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martedì 24 giugno 2014

Renzi continua a fare danni: spegnere le centrali fotovoltaiche per far posto al gas e al carbone




Lettera Aperta al presidente del Consiglio

Di Paolo Rocco Viscontini


Egr. Presidente del Consiglio,

il Suo governo rischia di distinguersi come il primo della Storia della Repubblica che è intervenuto con degli interventi retroattivi su delle leggi dello Stato. Mi riferisco ai tagli agli incentivi agli impianti fotovoltaici di potenza superiore a 200 kWp.

A parte il fatto che quando ci si muove all’interno delle leggi dello Stato bisognerebbe sentirsi tranquilli perché si considera impossibile che qualcosa cambi, ma anche entrando nello specifico si scopre che tutte le motivazioni usate dal Ministero dello Sviluppo Economico per giustificare questo provvedimento sono palesemente infondate.

Sono stati usati termini inappropriati, a cominciare dalla parola “speculatori”: speculatore è “chi consegue un vantaggio personale sfruttando senza scrupoli una situazione a scapito di altri”. Non dimentichiamoci che l’obiettivo del Conto Energia era incentivare le installazioni di impianti fotovoltaici, garantendo equi rendimenti a chi avesse deciso di installarli.

Ora si sta facendo di tutta l’erba un fascio: si dichiara che tutte le installazioni sopra i 200 kWp hanno rendimenti altissimi, tanto da intervenire dicendo “togliamo a chi ha avuto troppo per dare a chi ha avuto meno”. Si dimentica che dal 2005 a oggi si sono susseguite più leggi del Conto Energia (ben 5!) e nella maggior parte dei casi le tariffe d’incentivazione erano tali da creare le condizioni per ottenere un rendimento equo e non certamente eccessivo. Solo chi è riuscito a ottenere un prezzo d’impianto basso in momenti di tariffe alte è riuscito a guadagnare di più, ma si tratta di casi numericamente molto inferiori e non si può certamente incolparli di un comportamento scorretto, perché han fatto quello che tutti, Lei incluso, avrebbe fatto: credo sia naturale cercare sul mercato un buon prezzo. Se poi la tariffa in quel periodo era più alta, tanto da generare un rendimento più alto, era ed è un problema di chi ha fatto la legge. Inoltre, se speculazioni ci sono state, sono da ricondursi ai cosiddetti “sviluppatori”, che vendevano a prezzi alti le autorizzazioni, approfittando della complicazione della burocrazia italiana. Intervenire ora sui proprietari degli impianti è solo inutile e profondamente sbagliato.

Si vuole denigrare chi ha semplicemente creduto in una legge dello Stato, nata per indirizzare degli investimenti, mirati, come voleva fare lo Stato italiano, a sviluppare il settore fotovoltaico. Era pure stato stabilito un budget, per legge. Ora, a posteriori, si vuole ridurre il budget di spesa, nonostante ci siano dei contratti tra Stato italiano (tramite il GSE) per oltre 12 mila impianti. Tra l’altro una gran parte di questi 12 mila impianti sono di IMPRESE MANIFATTURIERE e di AZIENDE AGRICOLE che li hanno realizzati sui propri tetti o nelle aree limitrofe alle unità produttive! Quelle stesse imprese che Lei continua a dire che vuole aiutare.

Cambiare ora le condizioni significa mettere in ginocchio migliaia di aziende! Una gran parte di loro non riuscirà più a pagare le rate del leasing o del finanziamento. Ci saranno miliardi di Euro di ulteriori sofferenze per le banche italiane, che avranno ancora più difficoltà a dar credito alle aziende italiane. Ricordo infatti che gli oltre 18.000 megawatt installati son stati realizzati grazie a circa 50 miliardi di Euro di prestiti bancari.

E per moltissime aziende e imprenditori l’impianto fotovoltaico, realizzato sul tetto della fabbrica o su un terreno, rappresenta ora l’unica risorsa che li aiuta a stare in piedi in questo durissimo periodo di crisi.

Con le loro scelte, i funzionari del Ministero dello Sviluppo Economico responsabili per i temi energetici, stanno facendo un danno enorme al Suo Governo e quel che più conta all’Italia.

Non caschi infatti nel tranello di chi Le vuol far credere che in questo modo si colpiscono solo gli investitori, pure stranieri. Mi chiedo come sia possibile fare discorsi in giro per il mondo volti ad attrarre capitali dall’estero e poi distruggere investimenti di investitori che hanno pensato che l’Italia fosse un paese affidabile.

Le ricordo che i fondi d’investimento che hanno investito negli impianti fotovoltaici sono gli stessi che investono in infrastrutture e in aziende italiane garantendo capitali per la ripresa. Già diversi fondi d’investimento stranieri han dichiarato il loro sbigottimento e hanno detto che se una tale norma passerà bloccheranno ogni altro tipo di investimento per l’Italia. In realtà un gran danno è già stato fatto, anche perché il solo sentirne parlare ha fatto capire che l’Italia non è più un paese affidabile (vedere articolo sul Wall Street Journal). Non penso sia felice di sentirsi dire che prima di Lei ci si sentiva sicuri di investire in Italia e ora non più.

I suoi referenti al Ministero dello Sviluppo Economico l’hanno informata che già circa un mese fa addirittura le ambasciate degli Stati Uniti d’America e d’Inghilterra hanno inviato delle formali lettere di protesta al Ministero, spaventati dalle notizie che giravano circa questo paventato taglio retroattivo agli incentivi?

Le diranno che la legge è stata stilata in modo da dare la possibilità ai proprietari d’impianto di non soffrire particolari problemi (tariffe più basse per più anni per confermare il monte incentivi atteso). Non ci creda! I problemi sarebbero enormi. Non entro nei dettagli. Il panico che quello che state per fare sta creando dovrebbe bastare.

Non mancheranno i ricorsi contro questo cambio di regole, che è palesemente incostituzionale. Si avranno pertanto migliaia di cause che lo Stato perderà di certo, trovandosi a dover pagare i danni causati da un provvedimento fondamentalmente illegale, come sostiene il Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida: “Un simile provvedimento violerebbe sia le norme costituzionali in materia di retroattività e di tutela dell’affidamento, sia gli obblighi internazionali.” Purtroppo però i lunghi tempi della giustizia porteranno nel frattempo a default finanziari e conseguenti chiusure di aziende (non solo aziende del settore fotovoltaico).

Forse non sa che nell’ultimo anno si sono succeduti una serie di interventi che hanno già ridotto drasticamente i rendimenti degli impianti fotovoltaici.

Con la “rimodulazione” degli incentivi (che beffarda definizione) moltissimi impianti andranno in default finanziario, che vuol dire che non ci saranno neppure i soldi per garantirne la manutenzione. Risultato: non solo salteranno quelle poche aziende sopravvissute ai disastri causati dall’ex ministro Passera e dal suo Quinto Conto Energia, che si erano concentrate sulle manutenzioni degli impianti (perché purtroppo il settore del fotovoltaico era già stato colpito pesantemente portando alla chiusura migliaia di aziende e causando decine di migliaia di disoccupati, alla faccia delle belle parole sull’occupazione che sentiamo sempre alla televisione), ma addirittura molti impianti, a causa dell’assenza di assistenza tecnica, dovranno pure essere spenti!

Ma forse questo era proprio l’obiettivo finale: far spegnere gli impianti fotovoltaici per poter riaccendere le centrali a olio combustibile, carbone e gas che negli ultimi 2 anni hanno visto le loro ore di funzionamento crollare a causa dell’inaspettata e significativa crescita della produzione fotovoltaica.

Non penso possa essere orgoglioso di un simile risultato.

Infatti gli oltre 18 mila MWp di installazioni fotovoltaiche hanno permesso nel 2013 di coprire l’8% della produzione elettrica nazionale su base annuale e quote che vanno dal 20-25% nelle ore diurne dei giorni lavorativi a oltre il 50% nei giorni festivi. Sono risultati straordinari che hanno consentito di:
  • ridurre il prezzo dell’energia nella Borsa elettrica di quasi la metà, effetto positivo che però non passa all’utente finale! Il Ministero dello Sviluppo Economico dovrebbe concentrarsi su come risolvere questa questione invece che accanirsi contro il fotovoltaico. Qui sì che ci sono le vere speculazioni!
  • ridurre le spese di importazione PER combustibili fossili di diversi miliardi di euro all’anno (corrispondente miglioramento della bilancia dei pagamenti nazionale)
  • salvare centinaia se non migliaia di vite umane (meno emissioni dalle centrali a combustibile fossile significa molti meno tumori)
  • creare un’occupazione indotta importante e stabile grazie alle manutenzioni degli impianti
Il cambio retroattivo delle regole interessa ben 11 dei 18 mila MWp di impianti fotovoltaici installati in Italia. Vuol dire che si sta mettendo a rischio oltre il 60% della produzione di energia elettrica fotovoltaica italiana, pari a quasi il 5% della copertura della produzione elettrica nazionale. E ricordo che si tratta di una PRODUZIONE NAZIONALE, in quanto non dipende da alcuna fonte energetica estera. Mi sembra semplicemente assurdo sostituire questa produzione di energia PULITA e INESAURIBILE (ricordo che gli impianti funzionano ben oltre i 20 anni del Conto Energia) con energia FOSSILE inquinante e pure proveniente dall’estero.

Ora, stimato Presidente, ha forse ancora un’opportunità di correre ai ripari, dichiarando che non era stato correttamente informato e che non toccherà gli investimenti nel fotovoltaico.

E’ l’unico modo per uscire da questo impasse senza troppi danni. Mi creda, ci sono altri modi, più seri e onesti, per abbassare i costi dell’energia elettrica alle imprese italiane.

Cordiali saluti,
Ing. Paolo Rocco Viscontini (operatore del fotovoltaico)

mercoledì 12 marzo 2014

Ritorno Energetico dall'Investimento (EROEI): la situazione

Da “The Rational Pessimist”. Traduzione di MR

di "Rational Pessimist"


Nel mio ultimo post, ho fatto riferimento al lavoro di Charles Hall sul Ritorno Energetico dall'Investimento (EROEI) e sull'economia biofisica. A seguito di uno scambio di e-mail col professor Hall, egli mi ha diretto ad una parte del suo recente lavoro, compreso un saggio del gennaio 2014 intitolato “l'EROEI dei diversi combustibili e le implicazioni per la società”, pubblicato su Energy Policy (ad accesso libero). Il saggio si occupa della questione cruciale dell'EROI: “Quante unità di energia si estraggono per ogni unita di energia che si investe”?

Il saggio è un vero e proprio festival di grafici di ogni cosa sull'EROEI, ma suzzicherò il vostro appetito con soltanto 3 di questi. Il primo è un confronto di EROEI fra diversi combustibili fossili e fonti di energia da biomassa:


La cattiva notizia qui, è che il carbone rimane il re dell'EROEI visto che si ottiene 40 volte l'energia che viene impiegata (40:1). Non buono per le traiettorie delle emissioni di CO2 e per il cambiamento climatico. Il secondo è il declino degli EROEI globali di petrolio e gas:


Il declino non sorprende, visto stiamo cercando di estrarre sempre di più fonti geologicamente marginali di petrolio e gas in modi sempre più non convenzionali. Infine, un grafico che mostra i combustibili fossili contro le rinnovabili:


Sono stato davvero sorpreso da questo grafico perché sia eolico sia fotovoltaico (FV) hanno si presentano migliori di quanto mi aspettassi. Hall segnala tutti i grandi problemi dell'eolico e del FV (necessità di carico di base e così via) ed anche i punti controversi nella disputa sulla metodologia per l'EROEI del FV. Ciononostante, ho sentito argomentazioni in passato secondo le quali il FV è quasi alla pari in termini di EROEI (*). Ma non sembra che sia così. C'è molto di più nel saggio, compresi numerori riferimenti interessanti. Quando avrò tempo, tornerò sull'EROEI delle rinnovabili, in quanto sembra un tema molto importante. 



(*) nota di UB: non è chiaro nel testo originale a cosa questa "parità" si riferisca

martedì 10 aprile 2012

Picco? Quale picco? Sta tornando Re Carbone!

Re Carbone potrebbe tornare per salvarci dal picco del petrolio, ma condannandoci ad un peggior destino in termini di riscaldamento globale (immagine dal National Media Museum).

Recentemente, Rembrandt Koppelaar ha pubblicato su the Oil Drum  un riassunto delle tendenze mondiali nella produzione di energia. La relazione ci dice che l'industria del petrolio sta lottando per mantenere l'attuale livello di produzione. Potrebbe non avere ancora raggiunto il picco, ma chiaramente non può riprendere le  passate tendenze ad incrementare. Ciò non sorprende, è stato previsto già nel 1998 da Colin Campbell e Jean Laherrere (link). Ciò che colpisce è il balzo in avanti del carbone. La produzione mondiale complessiva di energia non ha raggiunto il picco e questo a causa della rapida crescita del carbone, come potete vedere qui, dalla relazione di Koppelaar:



Il carbone sembrava aver raggiunto il proprio picco nel 1990, ma era un'illusione. La crescita della produzione di carbone durante il primo decennio del 21mo secolo è stata impressionante: mai vista prima nella storia. Quindi, Re Carbone sta tornando e potrebbe presto reclamare il titolo di sovrano del mondo dell'energia che aveva perso negli anni 60.

Non vediamo niente di simile ad una tendenza a raggiungere il picco per il carbone e questo, sfortunatamente, non è buono per il clima. Ciò è visibile “dall'altra parte” della reazione chimica, che vede i combustibili fossili trasformati in anidride carbonica, CO2, la cui concentrazione in atmosfera sta crescendo più rapidamente in tempi recenti (la figura sotto proviene da "think progress", vedete anche
questo post precedente).



Non possiamo dire se l'esplosione dell'anidride carbonica che stiamo osservando sia dovuta al carbone, ma collima con il picco della produzione di carbone ed è sicuramente ed esso collegato. La situazione del clima globale sembra andare rapidamente fuori controllo e questo rapido aumento delle concentrazioni di CO2 non promette nulla di buono per il futuro. Inchinarsi di nuovo a Re Carbone potrebbe rivelarsi essere la peggiore scelta che abbiamo fatto nella storia.

Traduzione da Cassandra's legacy di Massimiliano Rupalti


sabato 12 febbraio 2011

Attacco al pianeta Terra




"Mountaintop Removal", un film di "Ilovemountains.org." Vale la pena di guardare le prime scene, dove si vede la distruzione delle montagne degli Appalachi con alto esplosivo.


Non ci sono molti film in giro dove si vede la distruzione delle montagne ("mountaintop removal") per arrivare agli strati di carbone sottostanti. Ci sono solo alcuni brevi film amatoriali - come quello che vedete qui sopra. Evidentemente, le compagnie che estraggono il carbone non amano che si veda quello che fanno.

Sembra la guerra. Una una vera e propria guerra dove si bombardano le montagne con alto esplosivo. I risultati sono qualcosa del genere.


Ma a chi stiamo facendo la guerra esattamente? Al nostro stesso pianeta? Più probabilmente, a noi stessi. Abbiamo incontrato il nemico, e il nemico siamo noi.




mercoledì 9 febbraio 2011

Il treno del carbone



Un treno carico di carbone nel Maryland, USA. Da vedere solo per la pura sensazione fisica della massa immensa che trasporta. 


Un treno così porta circa 15.000-20.000 tonnellate su non so più quanti vagoni (di questo, ho provato a contarli, ma ho perso il conto). Tipicamente, una centrale a carbone si mangia un vagone come questo ogni venti minuti. Ed è solo una parte infinitesima del miliardo di tonnellate - circa - di carbone che si producono negli Stati Uniti tutti gli anni. 

Niente si crea e niente si distrugge. Tutte queste tonnellate, da qualche parte vanno a finire - vanno a finire nell'atmosfera. E quello che succede, lo sappiamo....




sabato 29 gennaio 2011