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domenica 15 marzo 2015

L'aumento del livello del mare minaccia di affogare Miami,

DaMiamiNewTimes”. Traduzione di MR (h/t Maurizio Tron

Di Tim Elfrink


Foto di Bill Cooke
Un'alluvione lampo ha lasciato la Spiaggia Sud sott'acqua nel 2009.

Vivere a Miami nel 2015 e nutrire dubbi sull'aumento del livello del mare equivale più o meno ad essere un negazionista dei vulcani a Pompei nel 79 DC. La catastrofe sta avvenendo. La sola domanda è quanto in fretta il cambiamento climatico allagherà alcune parti della Florida. La risposta, secondo un nuovo lavoro di un ricercatore dell'Università di Miami: più velocemente di quanto pensiamo.

“Mi chiedono sempre: 'Quando accadrà? Quando cominceremo a vedere l'aumento del livello del mare?'”, dice Brian McNoldy, un associato di ricerca senior alla Scuola Rosentiel di Scienze Marine e Atmosferiche dell'Università di Miami. “Ci siamo già dentro. Sta accadendo”.

Per mettere su grafico questo aumento, McNoldy di recente si è digerito due decenni di dati di una stazione di monitoraggio delle maree sulla Virginia Key. Per prima cosa, ha verificato le altezze del livello del mare massime, minime e media misurate alla stazione dal 1996, quando è stata allestita, fino ad oggi.

Nella ricerca postata la settimana scorsa, ha riportato che nel 2014, la tendenza lineare di tutte e tre è stata più alta di più di tre pollici del 1996.

Ancor più preoccupante, però, è il fatto che i dati suggeriscono che la tendenza sta accelerando. Mettendo su grafico solo la marea più alta ogni giorno e suddividendo quell'informazione in periodi di 5 anni, McNoldy ha scoperto che il livello massimo dell'alta marea è salito di una media di 0,3 pollici all'anno complessivamente – ma un molto più alto 1,27 pollici all'anno negli ultimi 5 anni.


Per gentile concessione di Brian McNoldy
Suddiviso in periodi di 5 anni, il punto di marea più alto a Virginia Key sta salendo ad un tasso nettamente in accelerazione.

“E' stato sorprendente”, dice  McNoldy. “Non mi ero reso conto che in un tempo così breve, risalendo solo al 1996, si sarebbe vista una tendenza del genere”.

Una sfida del convincere le persone a prendere sul serio la minaccia dei mari in aumento è che il cambiamento è incrementale, non è un'eruzione pompeiana improvvisa ma un disastro alla moviola.

Ma McNoldy dice che spera che i suoi dati aggiungono più combustibile alla discussione crescente su cosa fare a Miami, dove i rischi comprendono non solo miliardi di dollari in proprietà lungo la costa, ma anche una falda acquifera – la fonte di acqua potabile per milioni di persone – che potrebbe presto venire infiltrata dalle acque marine in salita.

McNoldy non ha risposte su come affrontare questi problemi, ma è felice che ne parliamo. “E' una cosa buona per Miami”, dice. “Qui le persone riconoscono quello che sta succedendo e stanno cercando di fare delle cose, mentre in altre parti del nostro paese girano le spalle”.


giovedì 12 marzo 2015

Estinto – più estinto – ancora più estinto

Da “Club Orlov”. Traduzione di MR

David Herbert
Questo blog è dedicato all'idea di presentare il quadro complessivo – il più ampio possibile – di quello che sta succedendo nel mondo. Le rispettive aree di interesse che formano il quadro complessivo includono quanto segue:

1. La decomposizione terminale e il collasso finale della civiltà industriale man mano che i combustibili fossili che la alimentano diventano sempre più costosi da produrre nelle quantità che servono, di qualità delle risorse, dell'energia netta sempre più bassa e, alla fine, della disponibilità sempre minore.

La prima previsione di Hubbert secondo cui il picco della produzione di petrolio assoluto negli Stati Uniti sarebbe stato negli anni 70 era precisa, ma la previsione successiva di un picco globale, seguito da un collasso rapido, intorno al 2000 è stata piuttosto sbagliata, perché sono passati 15 anni e la produzione globale di petrolio non è mai stata più alta. I prezzi del petrolio, che sono stati alti per un periodo, si sono temporaneamente moderati. Tuttavia, zoomando appena un po' nel quadro petrolifero, vediamo che la produzione di petrolio convenzionale ha raggiunto il picco nel 2005 – solo 5 anni in ritardo – ed è in declino da allora, e che il deficit è stato compensato da petrolio più difficile e costoso da ottenere (di alto mare, fracking) e da cose che non sono esattamente petrolio (sabbie bituminose).

Gli attuali prezzi bassi non sono sufficienti per sostenere a lungo la nuova produzione di risorse costose e l'attuale abbondanza comincia a sembrare un banchetto seguito da una carestia. La causa diretta di questa carestia non sarà l'energia ma il debito, ma si può ancora ricondurre all'energia: un'economia industriale in crescita e di successo ha bisogno di energia a buon mercato; l'energia costosa causa l'arresto della sua crescita e la fa impantanare in un debito che non potrà mai essere ripagato. Una volta che la bolla del debito scoppia, non c'è abbastanza capitale da investire in un altro giro di produzione energetica costosa e si avvia la decomposizione terminale.

2. Il processo molto interessante degli USA che si trasformano nella nemesi di loro stessi: una USSR (URRS) 2.0 o, come li chiama qualcuno, gli USSA. (Union of Soviet States of America)

La miglior descrizione degli USA è quella di un cadavere di una nazione in decomposizione dove spadroneggia una cricca di oligarchi che controllano il gregge gestendo metodi Orwelliani di controllo mentale. La popolazione è arrivata ad un punto tale che la maggior parte di essa pensa che le cose siano fantastiche – c'è una ripresa economica, non lo sapete? - ma pochi si rendono conto che hanno tutti problemi personali con cose come la violenza, l'abuso di alcool e droga e l'ingordigia. Ma non chiamatela una nazione di violenti, di drogati e di ingordi, perché sarebbe insultare. In ogni caso, non potete dirgli niente, perché non ascoltano, perché sono troppo occupati a manovrare le loro unità di supporto vitale elettroniche alle quali sono diventati dipendenti. Grazie a Facebook e a cose simili, ora sono penetrati cosi in fondo alla caverna di Platone che anche le ombre che vedono non sono reali: sono simulazioni al computer di ombre di altre simulazioni al computer.

I segni di questo stato avanzato di decomposizione ora sono inconfondibili ovunque si guardi, che sia nell'educazione, nella medicina, nella cultura o nello stato generale della società americana, dove ora per la metà piena degli uomini in età lavorativa la capacità di guadagnarsi una vita decente è compromessa. Ma ora è particolarmente ovvio nell'infinito sommarsi di errori che sono l'essenza della politica estera americana. Alcuni hanno iniziato a chiamarlo “l'impero del caos”, trascurando di menzionare il fatto che un impero del caos è per definizione ingovernabile.

Un esempio particolarmente convincente è il Califfato Islamico, che ora governa ampie aree di Siria ed Iraq. Originariamente è stato organizzato con l'aiuto americano per rovesciare il governo siriano, ma ora invece minaccia la stabilità dell'Arabia Saudita. Questo problema è stato peggiorato molto alienandosi la Russia che, con il suo lungo confine centro asiatico, è la nazione più grande ad essere interessata a combattere l'estremismo islamico. Il meglio che americani sono stati capaci di fare contro il Califfato è stata una campagna di bombardamenti costosa e inefficace. Precedenti campagne di bombardamenti inefficaci e costose, come quella in Cambogia, hanno prodotto conseguenze non volute come il regime genocida di Pol Pot, ma perché disturbarsi a imparare dagli errori quando li si può aggravare senza fine?

Un altro esempio è il caos militarizzato e il collasso economico conclamato che ha ingolfato l'Ucraina sulla scia del rovesciamento violento organizzato dagli americani del suo ultimo governo costituzionale un anno fa. La distruzione dell'Ucraina è stata dal calcolo semplicistico di Zbigniew Brzezinski per cui trasformare l'Ucraina in una zona occupata della NATO e anti Russia avrebbe contrastato efficacemente  le ambizioni imperiali russe. Un grande problema di questo calcolo è che la Russia non ha ambizioni imperiali: la Russia ha tutto il territorio che può desiderare, ma per svilupparlo ha bisogno di pace e libero commercio. Un altro piccolo problema della “scacchiera” di Zbiggy è che la Russia ha la preoccupazione principale di proteggere gli interessi dei russi ovunque vivano e, per ragioni politiche interne, agirà sempre per proteggerli, anche se tali azioni sono illegali e portano il rischio di un grande conflitto militare. Così, la destabilizzazione americana dell'Ucraina non ha ottenuto niente di positivo, ma ha aumentato le possibilità di un auto annullamento nucleare. Ma se gli USA riescono a scomparire dalla mappa politica del mondo senza innescare un olocausto nucleare, abbiamo comunque un problema, che è che...

3. Il clima della Terra, la nostra casa, è, per dirlo nel modo più gentile possibile, completamente fottuto. Ora, ci sono parecchie persone che pensano che alterare radicalmente la chimica e la fisica planetaria dell'atmosfera e dell'oceano, bruciando appena la metà degli idrocarburi fossilizzati estraibili usando metodi industriali, non significhi niente e che ciò che stiamo osservando è solo variabilità climatica naturale. Queste persone sono idioti. Cancellerò ogni singolo commento che faranno a questo post, ma nonostante la mia promessa di farlo, vi assicuro che ne faranno... perché sono idioti. [Aggiornamento: sì, infatti ne hanno fatti, CVD].

Ciò che stiamo vedendo è un episodio estintivo innescato dagli esseri umani che sarà sicuramente al di là di qualsiasi altra cosa nell'esperienza umana e che potrebbe rivaleggiare con il grande evento estintivo del Permiano-Triassico di 252 milioni di anni fa. C'è persino la possibilità che la Terra venga completamente sterilizzata, con un'atmosfera surriscaldata e tossica quanto quella di Venere. Che questi cambiamenti stiano avvenendo non richiede una previsione, solo osservazione. I soli parametri che restano da determinare sono questi:

1. Fino a dove arriverà questo processo

Ci sarà ancora un habitat in cui gli esseri umani possano sopravvivere? Gli esseri umani non possono sopravvivere senza molta acqua potabile e fonti di carboidrati, proteine e grassi, tutte cose che richiedono ecosistemi funzionanti. Gli esseri umani possono sopravvivere con quasi ogni tipo di dieta – persino con cortecce di alberi e insetti – ma se tutta la vegetazione è morta, lo siamo anche noi. Inoltre, non possiamo sopravvivere in qualsiasi ambiente in cui la temperatura di bulbo umido (che tiene conto della nostra capacità di raffreddarci sudando) supera la nostra temperatura corporea: nel momento in cui questo accade, moriamo di colpo di calore Infine, abbiamo bisogno d'aria che possiamo effettivamente respirare: se l'atmosfera diventa troppo carente di ossigeno (perché la vegetazione è morta) e troppo ricca di CO2 e metano (perché la vegetazione morta è bruciata, il permafrost si è scongelato e il metano intrappolato nei clatrati oceanici è stato rilasciato), tutti noi moriamo.

Sappiamo già che l'aumento della temperatura media globale è aumentata di 1°C dai tempi preindustriali e, sulla base della chimica dell'atmosfera alterata, si prevede che alla fine aumenterà di 2°C. Sappiamo anche che l'attività industriale, grazie agli aerosol che immette nell'atmosfera, produce un effetto conosciuto come attenuazione globale. Una volta scomparso questo effetto, la temperatura media farà un salto di almeno altri 1,1°C, Questo ci porrebbe nella gamma dei 3,5°C e nessun essere umano è mai stato vivo in una Terra di 3,5°C al di sopra della temperatura di riferimento. Ma, sapete, c'è una prima volta per tutto. Forse possiamo inventare qualche congegno... Forse se ci mettiamo tutti dei cappelli ad aria condizionata o qualcosa del genere... (Ne facciamo una competizione di design?)

2. Con quale velocità si verificherà questo processo?

La massa termica del pianeta è tale che c'è un ritardo di 40 anni fra quando la chimica atmosferica viene cambiata e quando vengono percepiti i suoi effetti nella temperatura media. Finora siamo stati protetti da alcuni degli effetti da due cose: la fusione del ghiaccio di Artico e Antartide e del permafrost e la capacità dell'oceano di assorbire il calore. La vostra bevanda ghiacciata rimane piacevole finché non si sia sciolto l'ultimo cubetto di ghiaccio, ma poi diventa tiepida e sgradevole piuttosto in fretta. Alcuni scienziati dicono che, all'esterno, ci vorranno 5000 anni perché finiamo i cubetti di ghiaccio, provocando la fine della festa, ma poi le dinamiche degli enormi ghiacciai che alimentano i cubetti di ghiaccio non sono state comprese così bene e ci sono state sorprese continue in termini di quanto rapidamente possano rimuovere gli iceberg, che poi galleggiano in acque più calde e fondono rapidamente.

Ma la sorpresa maggiore degli ultimi anni è stata il tasso di rilascio di metano artico. Forse voi no, ma io ho trovato impossibile ignorare tutti gli scienziati che hanno suonato l'allarme del rilascio del metano dell'Artico. Ciò che chiamano la pistola a clatrati – che può rilasciare circa 50 gigatonnellate di metano in un paio di decenni – sembra essere stata azionata nel 2007 ed ora, pochi anni dopo, la linea di tendenza delle concentrazioni di metano nell'Artico è diventata allarmente. Ma dovremo aspettare almeno altri due anni per avere una risposta autorevole. In generale, il metano contenuto nei clatrati è sufficiente a superare il potenziale di riscaldamento globale di tutti i combustibili fossili bruciati finora di un fattore fra 4 e 40. L'estremo massimo di questa gamma sembra posizionarci a un buon punto sulla strada di un'atmosfera tipo quella di Venere e le specie che sopravvivono potrebbero essere limitate a batteri termofili esotici, sempre che ce ne siano, e sicuramente non comprenderanno le specie che ci piace mangiare, né nessuno di noi.

Vedere tali numeri ha spinto molti ricercatori a proporre la possibilità di un'estinzione umana a breve termine. Le stima variano, ma, in generale, se la pistola a clatrati ha effettivamente sparato, allora la maggior parte di noi non dovrebbe pianificare di essere ancora qua oltre a circa metà secolo. Ma la cosa divertente è (l'umorismo non è mai di cattivo gusto, a prescindere da quanto sia terribile la situazione) che la maggior parte di noi non dovrebbe pianificare di essere ancora qua in ogni caso. L'attuale popolazione umana sovradimensionata è un prodotto della combustione di combustibili fossili e una volta che sono finiti, la popolazione umana collasserà. Si chiama scomparsa ed è una cosa che accade sempre: una popolazione (diciamo, il lievito in una vaschetta di liquido zuccherino) consuma il proprio cibo e poi scompare. Pochi individui più resistenti persistono e se ci buttate un po' di zucchero tornano in vita, cominciano a riprodursi e il processo decolla ancora.

Un altro aspetto divertente dell'estinzione a breve termine dell'umanità è che non può mai essere osservabile, perché nessuno scienziato sarà presente ad osservarlo, pertanto è un concetto non scientifico. Siccome non può essere usata per fare scienza, gli scienziati che la buttano là devono puntare ad un effetto emotivo. Ciò è insolito per gli scienziati, che generalmente sono orgogliosi dei essere razionali e preferiscono avere a che fare con l'osservabile e il misurabile. Allora perché gli scienziati inseguirebbero un effetto emotivo? Chiaramente perché percepiscono che si debba fare qualcosa. E percependo che si debba fare qualcosa, devono anche percepire che si possa fare qualcosa. Ma se è così, di cosa si tratta?

Il tentativo di fare lobby nei governi per limitare le emissioni di carbonio è sempre il primo della lista. Non è stato un successo. Come una delle molte ragioni di ciò, considerate i due punti sopra: gli USA sono uno dei più grandi colpevoli quando si tratta di emissioni di carbonio, ma il cadavere in decomposizione del sistema politico americano è incapace di qualsiasi azione costruttiva. E' troppo occupato a distruggere paesi: Iraq, Libia, Siria, Ucraina...

Seconda in lista è una cosa chiamata geoingegneria. Se non sapete cos'è, non preoccupatevi; è in gran parte un sinonimo di masturbazione mentale. L'idea è che si possano sistemare cose che non si capiscono usando tecnologie che non esistono. Ma data la credenza umana irrazionale secondo cui ogni problema deve avere una soluzione tecnologica, c'è sempre qualche folle disposto a buttarci dei soldi. I tentativi precedenti su questa linea comprendevano l'idea di inseminare gli oceani col ferro per promuovere la crescita del plancton, o di mettere pezzi di stagnola in orbita per riflettere un po' di luce solare, o dipingere il Sahara di bianco. Sono tutti progetti divertenti a cui pensare. Perché non usare armi nucleari per immettere polvere nell'atmosfera per bloccare un po' di luce solare? O perché non nuclearizzare qualche vulcano, per ottenere lo stesso effetto? Se questo è politicamente difficile, perché non fare qualcosa di politicamente facile: uno scambio nucleare limitato?Ciò oscurerebbe i cieli, portando a un mini inverno nucleare e ridurrebbe anche la popolazione, che ridurrebbe l'attività industriale. Ci sono armi nucleari sufficienti a mantenere il pianeta freddo per tutto il tempo che serve a tutti noi per morire di avvelenamento da radiazioni. Questa soluzione geoingegneristica, insieme a tutte le altre, è in linea col detto popolare “Se non puoi risolvere un problema, ingrandiscilo”

E quindi mi pare che tutto il parlare di estinzione umana a breve termine sia soltanto uno sbattere le mani emotivo progettato per motivare le persone a provare cose che non funzioneranno. Tuttavia, credo che valga la pena di ponderare l'argomento per una ragione semplice: e se non vogliamo estinguerci? Abbiamo già stabilito che l'estinzione umana (a prescindere da quando si dica che si verifichi) non sarà mai osservabile, perché nessun essere umano sarà in giro ad osservarla. Sappiamo anche che le scomparse di popolazioni avvengono in continuazione, ma non risultano sempre in estinzione. Quindi, chi e più probabile che morirà e chi potrebbe farcela?

Le prime della lista sono le vittime invisibili della guerra. Ormai tante persone hanno visto foto dei mucchi di soldati ucraini morti lasciati a marcire dopo un altro attacco fallito, o i video dei residenti di Donetsk che muoiono sui marciapiedi dopo essere stati colpiti da colpi di artiglieria o di mortaio lanciati dal governo. Ma non sappiamo quanti bambini e donne stanno morendo nei reparti maternità perché il governo ha bombardato cliniche ed ospedali: tali casualità della guerra sono invisibili. Né ci verrà mostrato un video di tutti i pensionati che espirano prematuramente perché non possono più permettersi il cibo, le medicine o il riscaldamento, ma possiamo star sicuri che molti di loro non ci saranno più da qui a un anno. Quando si tratta di guerra, ci sono solo due strategie praticabili: rifiutarsi di prenderne parte e scappare. Infatti, il milione circa di ucraini che ora sono in Russia, o il milione di siriani che non sono più in Siria, sono quelli intelligenti. Sono gli ucraini che sono combattenti volontari gli idioti, quelli che stanno scappando in Russia per strsene fuori dalla guerra sono quelli intelligenti. “Tuttavia, i russi, che si offrono volontari per proteggere la loro terra e le loro famiglie da ciò che equivale ad un'invasione americana, chiaramente non sono degli idioti. Stanno anche vincendo). In questo senso, la guerra è un processo darwiniano, che porta all'estinzione degli stolti.

Il prossimo della lista degli episodi di estinzione da evitare avviene nelle grandi città durante un'ondata di calore. E' avvenuto in Europa nel 2003 ed ha portato a 70.000 casualità. Nel 2010, un'ondata di calore nella regione di Mosca (che è molto a nord) ha portato a 14.000 morti nella sola Mosca. L'effetto isola di calore urbano, che è causato dalla luce del sole assorbita dalla pavimentazione e dagli edifici, produce temperature locali molto più alte, portandole oltre la soglia del colpo di calore. Mentre l'economia dei combustibili fossili continua a funzionare, le città rimangono vivibili grazie alla disponibilità dell'aria condizionata. Una volta che questa chiude, gli episodi di estinzione da ondata di calore urbana diventeranno diffusi. Visto che il 50% della popolazione vive nelle città, metà della popolazione umana è a rischio di estinzione per colpo di calore. Pertanto, se non vi volete estinguere, non passate l'estate in una città.

La lista di luoghi in cui è meglio che non stiate se volete evitare l'estinzione diventa piuttosto lunga. E' meglio che non viviate in California, per esempio, o negli stati aridi del sudovest, perché è probabile che siano allagati dagli oceani che salgono (alla fine saliranno di oltre 100 metri, mettendo sott'acqua tutte le città costiere). E' meglio che non viviate nella metà est del Nord America, perché, paradossalmente, una regione artica drammaticamente più calda provoca l'andamento ondulato del jet stream, producendo inverni sempre più rigidi che, senza combustibili fossili, causeranno morte diffusa a causa dell'esposizione al freddo. Anche adesso, un po' più di neve, che è probabile che diventi la nuova normalità, ha causato la resa dell'intera infrastruttura dei trasporti del New England (dove, fortunatamente, non mi trovo). Ed è meglio che non viviate nemmeno dove la fonte d'acqua proviene dalla fusione dei ghiacciai, perché i ghiaccia presto non ci saranno più. Questo inclute gran parte del Pakistan, vaste aree dell'India, Bangladesh, Thailandia, Vietnam e così via. L'elenco di posti in cui è meglio non vivere se non ci si vuole estinguere per questa o quella ragione comincia a diventare piuttosto lungo.

Ma tutta le metà settentrionale dell'Eurasia sembra piuttosto bella per i prossimo futuro, quindi se non vi volete estinguere, è meglio che cominciate ad insegnare il Russo ai vostri figli.

Due gradi di riscaldamento sono più vicini di quanto si potrebbe pensare

DaArctic News”. Traduzione di MR (h/t Michael Mann)

Di David Spratt

Ci sono voluti cento anni di emissioni di gas serra antropogeniche per alzare la temperatura globale di circa un grado Celsius(1°C), quindi un altro grado è ancora lontano. Giusto? E sembra esserci stata una “pausa” del riscaldamento negli ultimi due decenni, quindi per arrivare a 2°C ci vorrà un bel po' e potremmo avere più tempo di quanto pensassimo. Sì?

Sbagliati entrambi i conti.

domenica 1 febbraio 2015

La maggior parte delle riserve di combustibili fossili mondiali deve rimanere sepolta per evitare il cambiamento climatico, dice uno studio

Da “The Guardian”. Traduzione di MR

Una nuova ricerca è la prima ad identificare quali riserve non devono essere bruciate per mantenere l'aumento della temperatura al di sotto dei 2°C, compreso oltre il 90% del carbone statunitense ed australiano e quasi tutte le sabbie bituminose del Canada 



 Trilioni di dollari di carbone, petrolio e gas conosciuti ed estraibili non possono essere sfruttati se si vuol mantenere l'aumento della temperatura globale al di sotto del limite di sicurezza dei +2°C, dice un nuovo rapporto. Foto: Les Stone/Les Stone/Corbis 

Di Damian Carrington

Grandi quantità di petrolio in Medio oriente, di carbone negli Stati Uniti, in Australia ed in Cina e molte altre riserve di combustibili fossili dovranno essere lasciati nel sottosuolo per evitare un cambiamento climatico pericoloso, secondo la prima analisi che identifica quali riserve esistenti non possono essere bruciate. Il nuovo lavoro rivela le implicazioni geopolitiche ed economiche profonde del contrasto al riscaldamento globale sia per i paesi che per le grandi società che dipendono dalla ricchezza di combustibili fossili. Il lavoro mostra che trilioni di dollari di carbone, petrolio e gas conosciuti ed estraibili, comprese gran parte delle sabbie bituminose del Canada, tutto il petrolio e il gas dell'Artico e gran parte del gas di scisto potenziale, non possono essere sfruttati se si vuol mantenere l'aumento della temperatura globale al di sotto del limite di sicurezza dei +2°C stabilito dalle nazioni del mondo. Attualmente, il mondo si sta dirigendo verso un catastrofico riscaldamento di 5°C e la scadenza per siglare un accordo climatico globale si presenta a dicembre in un critico summit a Parigi. “Ora abbiamo cifre tangibili delle quantità e del posizionamento dei combustibili fossili che dovrebbero rimanere inutilizzati per cercare di restare entro il limite dei 2°C”, ha detto Christophe McGlade, presso la University College London (UCL), e che ha condotto la nuova ricerca pubblicata dalla rivista Nature. Il lavoro, che usa dati dettagliati e modelli economici consolidati, ipotizza che politiche climatiche convenienti userebbero i combustibili fossili più economici all'inizio, coi combustibili più costosi esclusi da un mondo in cui le emissioni di carbonio fossero fortemente limitate. Per esempio, il modello prevede che una quantità significativa di petrolio convenzionale economico da produrre verrebbe bruciato ma che il limite di carbonio verrebbe raggiunto prima che i più costoso petrolio da sabbie bituminose possa essere usato. Si sapeva già che ci sono circa tre volte più combustibili fossili nelle riserve che potrebbero essere sfruttate oggi di quelle compatibili coi +2°C e oltre dieci volte più risorse di combustibili fossili che potrebbero essere sfruttate in futuro. Ma il nuovo studio è il primo a rivelare quali combustibili e da quali paesi dovrebbero essere abbandonati. Lo studio mostra anche che la tecnologia per catturare e seppellire le emissioni di carbonio, propagandate da alcuni come un modo per continuare un uso sostanzioso di combustibili fossili nelle centrali elettriche, sorprendentemente fanno poca differenza rispetto alla quantità di carbone, petrolio e gas ritenuti non bruciabili.



Le grandi società di combustibili fossili sono di fronte al rischio che parti significative delle loro riserve diventeranno inutili, con Anglo American, BHP Billiton e Exxaro che possiedono enormi riserve di carbone e Lukoil, Exxon Mobil, BP, Gazprom e Chevron che possiedono massicce riserve di petrolio e gas. Se le nazioni del mondo mantengono le loro promesse di combattere il cambiamento climatico, l'analisi scopre che le prospettive sono più oscure per il carbone, il più inquinante dei combustibili fossili. Globalmente, l'82% delle riserve odierne devono essere lasciate nel sottosuolo. Nelle grandi nazioni produttrici di petrolio come Stati Uniti, Australia e Russia, più del 90% delle riserve di carbone non verrebbero utilizzate per soddisfare le promesse per i 2°C. In Cina e India, entrambe forti consumatori di carbone in crescita, il 66% delle riserve sono non bruciabili. Mentre per il gas le prospettive sono migliori, comunque lo studio ha scoperto che il 50% delle riserve globali deve rimanere incombusto. Ma ci sono forti variazioni regionali, coi giganti produttori di gas in Medio oriente e Russia che devono lasciarne quantità enormi nel sottosuolo, mentre gli Stati Uniti e L'Europa possono sfruttare il 90% o più delle loro riserve per sostituire il carbone e fornire elettricità alle loro grandi città. Un po di fracking per il gas di scisto è coerente con l'obbiettivo dei 2°C, secondo lo studio, ma è dominato dall'industria presente negli Stati Uniti, con Cina, India, Africa e Medio oriente che devono lasciare l'80% del loro potenziale gas di scisto incombusto. Il petrolio ha la quota più bassa di combustibile non bruciabile, con un terzo che rimane inutilizzato. Tuttavia, il Medio Oriente deve comunque lasciare 260 miliardi di barili di petrolio nel sottosuolo, una quantità equivalente al totale delle riserve petrolifere dell'Arabia saudita. La conclusione dello studio sullo sfruttamento delle sabbie bituminose canadesi è secca, rivelando che la produzione si dovrebbe ridurre a livelli “trascurabili” dopo il 2020 se si deve soddisfare lo scenario dei 2°C. La ricerca scopre anche che non c'è nessuno scenario compatibile con il clima nel caso in cui si trivelli per il petrolio o per il gas nell'Artico.


La miniera della Syncrude Canada Ltd nello Stato di Alberta, Canada. Il rapporto dice che le sabbie bituminose canadesi devono ridursi a livelli “trascurabili” dopo il 2020 se si deve soddisfare lo scenario dei 2°C. Foto: Ben Nelms/Getty Images

La nuova analisi mette in discussione le somme gigantesche di investimenti privati e governativi che vengono buttati nell'esplorazione di nuove riserve di combustibili fossili, secondo il professor Paul Ekins della UCL, che ha condotto la ricerca con McGlade. “Nel 2013, le società di combustibili fossili hanno speso circa 670 miliardi di dollari nell'esplorazione di nuove risorse di petrolio e gas. Ci si potrebbe chiedere perché lo stiano facendo quando nel sottosuolo ce ne sono già più di quelli che possiamo permetterci di bruciare”, ha detto. “Gli investitori in quelle società potrebbero percepire che i soldi siano spesi meglio nello sviluppo di fonti energetiche a basso tenore di carbonio e restituiti agli investitori sotto forma di dividendi”, ha detto Ekins. “Una lezione di questo lavoro è inequivocabilmente ovvia: quando ci si trova in un buco, smettere di scavare”, ha detto Bill McKibben, cofondatore di 350.org che sta cercando di portare gli investitori a lasciare le loro azioni di combustibili fossili. “Questi numeri mostrano che i combustibili fossili 'estremi' o non convenzionali – la sabbie bituminose del Canada, per esempio – devono semplicemente rimanere sottoterra”. “Dati questi numeri, non ha letteralmente senso che l'industria vada alla ricerca di altri combustibili fossili”, ha detto McKibben. “Abbiamo gozzovigliato sull'orlo della nostra stessa distruzione. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno ora è di trovare qualche negozio di liquori in più da saccheggiare”.

Gli esperti finanziari, compresa la Banca d'Inghilterra e  Goldman Sachs, hanno iniziato a prendere seriamente il rischio che costosi progetti per combustibili fossili saranno resi inutili dall'azione climatica futura. James Leaton, direttore di ricerca della Carbon Tracker Initiative (CTI) ha detto: “Gli investitori stanno già utilizzando le curve dei costi delle CTI (Climate Technology Initiative) per iniziare ad identificare quanto in basso possano finire gli scenari delle domanda e del prezzo”. La ricerca evidenzia anche la contraddizione dei governi che perseguono la massimizzazione della loro estrazione di combustibili fossili nazionale, come nel Regno Unito, mentre allo stesso tempo promettono di limitare il riscaldamento a 2°C. Ekins ha detto che se i governi approvassero nove produzioni di combustibili fossili, bisognerebbe chiedere loro quali risorse non dovrebbero essere sfruttate altrove. “Se le risorse di gas di scisto del Regno Unito risultano essere economicamente sostenibili, e a patto che gli impatti ambientali locali possano essere resi accettabili, direi che li dovremmo usare”, ha detto. “Ma il problema è quali combustibili fossili dovrebbero a quel punto non essere usati da qualche altra parte, se ci terremo entro il bilancio del carbonio. Questa è una domanda che non ho mai sentito fare da un politico in questo paese”.

Se l'accordo globale per mantenere gran parte dei combustibili fossili nel sottosuolo viene firmato a dicembre, allora compensare i perdenti sarà cruciale, secondo Michael Jakob, un economista del cambiamento climatico all'istituto di Ricerca Mercator sui Beni Comuni Globali e il Cambiamento Climatico a Berlino. “Se si vuol davvero convincere i paesi in via di sviluppo a lasciare il proprio carbone nel sottosuolo, si deve offrire qualcos'altro e non penso che i sauditi lasceranno quel petrolio nel sottosuolo se non ottengono nulla in cambio”, ha detto, citando tecnologie verdi come il CCS (Carbon Capture & Storage), così come compensazioni finanziarie. Jakob ha detto che la sfida sarebbe enorme, ma fornirebbe dei benefici oltre a dei costi: “Ci sono somme enormi in gioco, non solo dal lato dei perdenti ma anche da quello dei vincitori. Alcuni beni perderanno valore, ma altri ne guadagneranno, come il solare e l'eolico e la terra per la produzione di biomassa”. NEL 2014, L'IPCC ha concluso che affrontare il riscaldamento globale dirottando centinaia di miliardi di dollari dai combustibili fossili alle energie rinnovabili e il taglio degli sprechi energetici richiederebbe solo lo 0,06% dei tassi di crescita economica annuali del 1,3-3%.


martedì 20 gennaio 2015

Il mostro del metano ruggisce

DaTruthout”. Traduzione di MR

Nota: questo articolo va preso con cautela, a partire dal titolo "il mostro del metano ruggisce", suggestivo, ma esagerato. L'autore ha intervistato alcuni ricercatori le cui opinioni sono piuttosto estreme rispetto alla media degli scienziati del clima, la maggioranza dei quali ritiene che il problema del metano non sia così imminente come descritto qui. D'altra parte, è anche vero che lo scenario della "bomba degli idrati" è fisicamente possibile, anche se la sua scala temporale è difficilmente stimabile. Per cui, ci è parso il caso di tradurre e pubblicare questo articolo, se non altro per dare voce a un'opinione minoritaria, ma non da trascurare. Poi, se qualche lettore si vuol mettere a urlare "dalli al catastrofista!" si diverta pure quanto vuole. (UB)

Di Dahr Jamail 






(Immagine: Acque gelate , vapore che fuoriesce, getti di gas via Shutterstock; Editing: JR/TO)


Durante una recente escursione al Parco Nazionale Olimpico dello Stato di Washington, mi sono meravigliato della delicata geometria delle felci ricoperte di ghiaccio. Strutture cristalline bianche sembrava che crescessero dalle foglie verdi, racchiudendole in una cornice ghiacciata di temporanea bellezza. Inoltrandomi ulteriormente fra le montagne, mi sono fermato a pranzare e a sorseggiare del caffè caldo da un thermos mentre fissavo un versante della montagna ricoperto di neve oltre la valle del fiume, scrutando una cascata ghiacciata per una possibile scalata sul ghiaccio in futuro. E mi sono ritrovato a chiedermi quanto altro ghiaccio invernale si sarebbe continuato a formare lì. La dissonanza fra la bellezza di fronte a me è i miei pensieri tormentati sul pianeta non ha trovato una riconciliazione. Ho raccolto dati e fatto interviste per articoli sui rilasci di metano nell'Artico per settimane e valutare le informazioni durante le vacanze mi ha solo portato alla depressione. Uscire fra le montagne mi ha aiutato, ma mi ha anche provocato gravi preoccupazioni per il nostro futuro collettivo.

Considerare la possibilità che gli esseri umani abbiano alterato l'atmosfera della Terra in modo così drastico da mettere le nostre stesse vite in pericolo sembra, perlomeno emotivamente, imperscrutabile. Data la scala del pianeta, si penserebbe, logicamente, che non potrebbe nemmeno essere possibile. Eppure i picchi maestosi ricoperti di neve vicini a dove vivo potrebbero non avere più ghiacciai (o persino neve) entro l'arco della mia vita, secondo alcuni degli scienziati che ho intervistato. Paul Beckwith, un professore di climatologia e meteorologia all'Università di Ottawa, in Canada, è un ingegnere e fisico che fa ricerca sul cambiamento climatico improvviso sia nel presente sia nelle registrazioni paleoclimatiche del passato remoto. “E' mia opinione che il sistema climatico si trovi nelle fasi iniziali di un cambiamento climatico improvviso che, se non tenuto sotto controllo, porterà ad un aumento di temperatura di 5 o 6°C entro un decennio o due”, mi ha detto Beckwith. “Ovviamente, un cambiamento così grande del sistema climatico avrà effetti senza precedenti sulla salute e il benessere di ogni pianta ed animale sul nostro pianeta”.


domenica 18 gennaio 2015

L'Oceano Minacciato

Da “stateoftheocean.org”. Traduzione di MR (h/t Alexander Ač)

I principali fattori che distruggono la salute dell'oceano

La minaccia più grande alla salute dell'Oceano è il cambiamento climatico, coi i suoi super pericoli gemelli dell'aumento delle temperature del mare e dell'acidificazione. Se avessimo il potere e le risorse per affrontarle da soli, lo faremmo. Ma visto che non possiamo, il compito di IPSO (International Programme on the State of the Ocean) è quello di ridurre gli altri principali stress sull'Oceano – riassunti sotto – per dargli le migliori possibilità di affrontare il cambiamento climatico.

Cambiamento climatico


Sia l'aumento delle temperature del mare sia la sua acidificazione sono destinate a diventare sempre più estreme durante questo secolo, insieme ad altri impatti climatici come l'aumento dei livelli del mare e più frequenti – e più forti – tempeste. L'aumento delle temperature del mare sta già avendo una grande influenza sulla distribuzione delle specie marine e, come per l'aumento delle temperature sulla terraferma, sulla tempistica dei cicli della vita nell'Oceano. Sono anche parzialmente responsabili del fenomeno dello sbiancamento dei coralli, devastando grandi aree delle barriere coralline mondiali. L'acidificazione dell'oceano è un risultato diretto dell'assorbimento di biossido di carbonio da parte dell'oceano. Questo minaccia tutti gli animali e le piante marine che secernono carbonato di calcio come parte della loro struttura. Crediamo che ciò abbia già causato una riduzione della dimensione e dei tassi di crescita di alcuni animali marini.


Soluzione: Ridurre le emissioni di CO2

Sfruttamento eccessivo della pesca

A parte il cambiamento climatico, lo sfruttamento eccessivo della pesca rappresenta la minaccia più grande alla salute dell'Oceano. Stiamo prendendo circa 9.000-10.000 tonnellate di pesce dall'Oceano ogni ora (sulla base di una pesca di 80-90 milioni di tonnellate all'anno). I metodi di pesca usati – così come la vastità del saccheggio – stanno avendo effetti devastanti sia sul pesce cercato sia virtualmente su tutte le creature marine, dagli uccelli marini al corallo. In conseguenza di pratiche di pesca insostenibili, pesci che prima erano abbondanti – come il merluzzo dell'Atlantico nord occidentale – ora sono in grado di produrre solo una frazione del cibo reso in passato. Tuttavia, una recente ricerca ha mostrato che applicando pratiche di gestione preventiva, la pesca può essere sostenibile e fornire cibo alle future generazioni in modo redditizio. I nuovi metodi di gestione della cattura dei pesci marini riconosce che il ruolo della pesca deve essere visto come parte dell'ecosistema. Questo è cruciale, data la richiesta futura che verrà posta sulla catena alimentare da una popolazione mondiale in aumento. Le nuove pratiche sostenibili comprendono lo sviluppo di reti di aree marine protette e sistemi di proprietà della pesca da parte degli stessi pescatori.

Soluzione: Migliore gestione della pesca

Distruzione dell'habitat

Stiamo distruggendo gli habitat marini nell'Oceano e due modi significativi. In primo luogo, quando eliminiamo direttamente l'habitat in questione: distruggendo le comunità del fondo marino come le barriere coralline attraverso pratiche di pesca a strascico, per esempio. E in secondo luogo, quando cambiamo l'ambiente marino attraverso attività che alterano la qualità dell'acqua, rendendola inadatta per molti degli animali marini che hanno precisi requisiti ambientali. Il risultato in entrambi i casi è la perdita di habitat marini che sostengono le specie, le comunità e – alla fine – gli ecosistemi.

Soluzione: Riserve marine

Estrazione

Quando petrolio e gas vengono estratti dal fondo del mare, rilasciano idrocarburi ed altri inquinanti nell'oceano. In aggiunta agli effetti devastanti dell'inquinamento causato dalle perdite di petrolio, il processo stesso di estrazione del petrolio produce sedimenti sottili che vengono rilasciati sul fondo del mare e che possono essere contaminati da fanghi di trivellazione tossici. I sondaggi del fondo del mare che usano metodi acustici per la prospezione del petrolio potrebbero anche danneggiare gli ecosistemi marini tramite gli impatti del suono sui mammiferi marini e sui pesci. Al momento, le società minerarie stanno anche formulando piani per esplorare persino l'oceano profondo per le sue ricchezze minerarie. Ciò include gli habitat come le bocche idrotermali, che sono l'habitat di specie rare ed uniche.

Soluzione: Riserve marine

Inquinamento

Gran parte dell'inquinamento dell'oceano ha origine dall'industria, dall'agricoltura o dalle fonti domestiche sulla terraferma – o scaricate direttamente o che lo raggiungono tramite fiumi e correnti aeree. Il rilascio di liquami e rifiuti negli ecosistemi costieri aumenta direttamente l'attività microbica attraverso il rifornimento di materia organica. Questa a sua volta esaurisce l'ossigeno nella colonna d'acqua e può portare allo sviluppo di “zone morte” nelle acque costiere. In altri luoghi, questo arricchimento artificiale delle acqua costiere causa la diffusione di pericolose fioriture algali che avvelenano l'altra vita marina. In aggiunta, metalli pesanti, Inquinanti Organici Persistenti (IOP), plastica, petrolio e pesticidi hanno tutti effetti devastanti sulla vita marina e vengono trasferiti verso l'alto nella catena alimentare fino ad avere un impatto diretto sulla salute umana.

Soluzione: Riserve marine

Introduzione di specie aliene

Gli ecosistemi marini sono costituiti da specie che interagiscono fra loro, e coi loro ambienti, in modi che si sono evoluti in milioni di anni. Ora, noi trasportiamo le specie marine e le loro larve per enormi distanze e le introduciamo in ecosistemi alieni. Ciò può avvenire deliberatamente o accidentalmente (per esempio quando l'acqua di zavorra viene presa a bordo in una regione viene dispersa in un'altra). In entrambi i modi, questo può mettere sotto grave stress gli ecosistemi se le specie aliene crescono eccessivamente rispetto alle specie native o introducono malattie esotiche. Nei casi peggiori – specialmente se in combinazione con fattori di stress umani, come la pesca eccessiva – gli ecosistemi colpiti possono collassare completamente, come è accaduto nel Mar Nero negli anni 90.

Soluzione: Riserve marine


Temperature globali in aumento? Fosse solo quello il problema......

Da “The Guardian”. Traduzione di MR (h/t Luca Pardi)

Oceani sempre più acidi minacciano le popolazioni di mitili del mondo

Le conchiglie dei molluschi potrebbero diventare più fragili mentre il cambiamento climatico causa l'aumento dell'acidità degli oceani del mondo, hanno avvertito gli scienziati


Il biossido di carbonio in atmosfera provoca l'acidificazione degli oceani e riduce la concentrazione dei minerali di cui hanno bisogno i molluschi per costruire le loro conchiglie. Foto: Yoppy Pieter/Getty Images


La popolazione mondiale di mitili potrebbe essere minacciata se il cambiamento climatico rende gli oceani più acidi, hanno avvertito gli scienziati. Le conchiglie dei mitili diventano più fragili quando si formano in acqua più acide, ha riportato l'Università di Glasgow nella rivista della Royal Society Interface. Il biossido di carbonio nell'atmosfera è la causa per cui gli oceani diventano più acidi e riducono la concentrazione dei minerali che i mitili necessitano per generare le loro conchiglie, secondo gli scienziati. Tuttavia, hanno anche scoperto che potrebbero avere un meccanismo biologico di difesa intrinseco che aumenta lo spessore della conchiglia quando le temperature dell'acqua aumentano di 2°C.

Il dottor Fitzer ha detto: “Ciò che abbiamo scoperto in laboratorio è che gli aumentati livelli di acidificazione nei loro habitat hanno un impatto negativo sulla capacità dei mitili di creare le loro conchiglie. Abbiamo lavorato coi colleghi della nostra Scuola di Ingegneria per esaminare la durezza delle conchiglie dei mitili delle acque più acide rispetto a quelli in condizioni controllate. Ciò che abbiamo scoperto è stato che le conchiglie esterne di calcite dei mitili, superata una certa soglia di acidità erano più rigide e più dure, rendendole più fragili e soggette a rompersi sotto pressione e l'aragonite dell'interno delle conchiglie è diventata più morbida”.

L'industria dei crostacei vale più di 250 milioni di sterline all'anno nell'economia del Regno Unito e una larga parte è costituita dai mitili e dalle ostriche, ha riportato il Dipartimento per gli Affari Ambientali, Alimentari e Rurali del Regno Unito nel 2012. I mitili contribuiscono per circa 7 milioni di sterline alla sola economia scozzese, con alti crostacei che contribuiscono per 1,4 milioni di sterline, secondo l'atlante marino del governo scozzese pubblicato nel 2011.


sabato 10 gennaio 2015

I finti tonti del cambiamento climatico

Da “New York Times”. Traduzione di MR (h/t Luca Pardi)

Oliver Munday 
Di Naomi Oreskes

Cambridge, Massachussets. -  Gli scienziati sono stati spesso accusati di esagerare la minaccia del cambiamento climatico, ma sta diventando sempre più chiaro che dovrebbero essere più enfatici sul rischio. L'anno appena conclusosi sta per essere dichiarato il più caldo mai registrato e in tutto il globo il cambiamento climatico sta avvenendo più rapidamente di quanto avessero previsto gli scienziati.

La scienza è conservativa e le nuove affermazioni di conoscenza vengono salutate con alti gradi di scetticismo. Quando Copernico ha detto che la Terra orbitava intorno al Sole, quando Wegener ha detto che i continenti andavano alla deriva e quando Darwin ha detto che le specie si sono evolute per selezione naturale, l'onere della prova è spettato a loro, per mostrare che fosse così. Nel 18° e 19° secolo, questo conservatorismo ha assunto la forma di una richiesta di grandi quantità di prove. Nel 20° secolo, ha assunto la forma della richiesta di significanza statistica. Abbiamo tutti sentito lo slogan “la correlazione non è causalità”, ma questo è un modo fuorviante di pensare il problema. Sarebbe meglio dire che la correlazione non è necessariamente causalità, perché dobbiamo escludere la possibilità che stiamo semplicemente osservando una coincidenza. Tipicamente, gli scienziati applicano un limite del 95% di sicurezza, il che significa che accetteranno una dichiarazione causale solo se possono mostrare che le possibilità che la relazione avvenga per caso non sono più di 1 su 20. Ma ciò significa anche se che c'è anche più di uno scarso 5% di possibilità che l'evento si è verificato per caso, gli scienziati rifiuteranno la dichiarazione di causalità. E' come non scommettere a Las Vegas anche se si avesse circa il 95% di possibilità di vincere.