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martedì 19 gennaio 2016

Gli scienziati dicono che secoli di fusione del ghiaccio polare sono ormai inevitabili

Da “Inside Climate News”. Traduzione di MR (via Skeptical Science/Climate Central)

“Se abbiamo un periodo di tempo prolungato a 2°C, probabilmente perderemo la Groenlandia e questo significa 7 metri di innalzamento del livello del mare”




Il villaggio di Ilulissat visto vicino agli iceberg che si sono staccati dal ghiacciaio Jakobshavn il 24 luglio 2013 a  Ilulissat, in Groenlandia. Un aumento del livello del mare significativamente maggiore si verificherà con la fusione delle calotte glaciali dell'Antartide Occidentale e della Groenlandia, gigantesche masse di ghiaccio che sono vulnerabili anche al minimo aumento della temperatura, dice un nuovo studio. Foto: Joe Raedle/Getty Images

Di Phil Mckenna

La fusione delle calotte di ghiaccio polare e dei ghiacciai di montagna probabilmente continuerà per migliaia di anni, causando un irreversibile innalzamento del livello del mare, anche se il riscaldamento globale venisse limitato a 2°C, secondo un nuovo rapporto pubblicato la scorsa settimana durante i negoziati sul clima di Parigi. I livelli del mare potrebbe salire da 4 a 10 metri o più a meno che non vengano intrapresi rapidamente passi di gran lunga più ambiziosi per ridurre le emissioni di gas serra, secondo il rapporto pubblicato dall'International Cryosphere Climate Initiative (ICCI), un'organizzazione di ricerca e politiche no profit con base a Burlington, nel Vermont. “Anche se fermassimo tutto il riscaldamento oggi e restassimo a questo livello, stiamo parlando di circa 1 metro  di innalzamento del livello del mare entro il 2300”, ha detto Pam Pearson, autrice principale del rapporto e direttrice del ICCI, che ha presentato le sue scoperte nelle attività collaterali dei colloqui di Parigi. “Le temperature che stiamo raggiungendo anche oggi, lasciando perdere ciò che accadrebbe fra due,tre o quattro decenni, potrebbero comportare cambiamenti che non saranno reversibili su una scala temporale umana”.

domenica 15 marzo 2015

L'aumento del livello del mare minaccia di affogare Miami,

DaMiamiNewTimes”. Traduzione di MR (h/t Maurizio Tron

Di Tim Elfrink


Foto di Bill Cooke
Un'alluvione lampo ha lasciato la Spiaggia Sud sott'acqua nel 2009.

Vivere a Miami nel 2015 e nutrire dubbi sull'aumento del livello del mare equivale più o meno ad essere un negazionista dei vulcani a Pompei nel 79 DC. La catastrofe sta avvenendo. La sola domanda è quanto in fretta il cambiamento climatico allagherà alcune parti della Florida. La risposta, secondo un nuovo lavoro di un ricercatore dell'Università di Miami: più velocemente di quanto pensiamo.

“Mi chiedono sempre: 'Quando accadrà? Quando cominceremo a vedere l'aumento del livello del mare?'”, dice Brian McNoldy, un associato di ricerca senior alla Scuola Rosentiel di Scienze Marine e Atmosferiche dell'Università di Miami. “Ci siamo già dentro. Sta accadendo”.

Per mettere su grafico questo aumento, McNoldy di recente si è digerito due decenni di dati di una stazione di monitoraggio delle maree sulla Virginia Key. Per prima cosa, ha verificato le altezze del livello del mare massime, minime e media misurate alla stazione dal 1996, quando è stata allestita, fino ad oggi.

Nella ricerca postata la settimana scorsa, ha riportato che nel 2014, la tendenza lineare di tutte e tre è stata più alta di più di tre pollici del 1996.

Ancor più preoccupante, però, è il fatto che i dati suggeriscono che la tendenza sta accelerando. Mettendo su grafico solo la marea più alta ogni giorno e suddividendo quell'informazione in periodi di 5 anni, McNoldy ha scoperto che il livello massimo dell'alta marea è salito di una media di 0,3 pollici all'anno complessivamente – ma un molto più alto 1,27 pollici all'anno negli ultimi 5 anni.


Per gentile concessione di Brian McNoldy
Suddiviso in periodi di 5 anni, il punto di marea più alto a Virginia Key sta salendo ad un tasso nettamente in accelerazione.

“E' stato sorprendente”, dice  McNoldy. “Non mi ero reso conto che in un tempo così breve, risalendo solo al 1996, si sarebbe vista una tendenza del genere”.

Una sfida del convincere le persone a prendere sul serio la minaccia dei mari in aumento è che il cambiamento è incrementale, non è un'eruzione pompeiana improvvisa ma un disastro alla moviola.

Ma McNoldy dice che spera che i suoi dati aggiungono più combustibile alla discussione crescente su cosa fare a Miami, dove i rischi comprendono non solo miliardi di dollari in proprietà lungo la costa, ma anche una falda acquifera – la fonte di acqua potabile per milioni di persone – che potrebbe presto venire infiltrata dalle acque marine in salita.

McNoldy non ha risposte su come affrontare questi problemi, ma è felice che ne parliamo. “E' una cosa buona per Miami”, dice. “Qui le persone riconoscono quello che sta succedendo e stanno cercando di fare delle cose, mentre in altre parti del nostro paese girano le spalle”.


sabato 3 gennaio 2015

Clima: perché non si parla mai dell'Antartide?

C'è chi sostiene che i ghiacci antartici stanno aumentando e che questo è un argomento contro il concetto di riscaldamento globale. Non solo, ma sostengono che non se ne parla per evitare che vengano questi dubbi alla gente. Ma i ghiacci dell'antartide non stanno aumentando, stanno diminuendo sempre più in fretta. (UB)


Da “Nasa”. Traduzione di MR (h/t Maurizio Tron – Alexander Ač)

Il tasso di fusione dei ghiacci antartici è triplicato


Di Carol Rasmussen, del Team informativo sulle Scienze della Terra della NASA


I ghiacciai visti durante il volo per l'operazione di ricerca della NASA IceBridge sull'Antartide Occidentale il 29 ottobre 2014. Foto: NASA/Michael Studinger. Immagine più grande.

Un'analisi completa di 21 anni della regione dell'Antartide ha scoperto che il tasso di fusione dei ghiacciai è triplicato durante l'ultimo decennio. I ghiacciai nella Baia del Mare di Amundsen nell'Antartide Occidentale stanno perdendo ghiaccio più velocemente di ogni altra parte dell'Antartide e costituiscono il maggior contributo dell'Antartide all'aumento del livello del mare. Questo studio di scienziati dell'Università della California, ad Irvine (UCI), e della NASA è il primo che valuta e raccorda osservazioni provenienti da quattro diverse tecniche di misurazione per produrre una stima autorevole della quantità e del tasso di perdita durante gli ultimi due decenni. “La perdita di massa di questi ghiacciai sta aumentando ad un tasso impressionante”, ha detto la scienziata Isabella Velicogna, unitamente al UCI ed al Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, California. La Velicogna è una coautrice del  saggio sui risultati, che è stato accettato per la pubblicazione nella rivista Geophysical Research Letters.

La Baia del Mare di Amundsen 
nell'Antartide Occidentale
 Foto: NASA
L'autore principale Tyler Sutterley, un candidato al dottorato alla UCI e la sua squadra, hanno fatto l'analisi per verificare il fatto che la fusione in questa parte dell'Antartide stia accelerando. “Gli studi precedenti hanno suggerito che questa regione sta cominciando a cambiare molto drammaticamente dagli anni 90 e volevamo vedere come confrontare le varie tecniche”, ha detto Sutterley. “Il notevole accordo fra le tecniche ci ha dato la sicurezza che abbiamo capito bene”. I Ricercatori hanno raccordato le misurazioni del bilancio di massa dei ghiacciai che scivolano nella Baia del Mare di Amundsen. Il bilancio di massa è una misura di quanto ghiaccio, proveniente da neve accumulata o fusa, scarichi di ghiaccio ed iceberg ed altre cause, i ghiacciai acquisiscono o perdono nel tempo. Le misure provenienti da tutte e quattro le tecniche erano disponibili dal 2003 al 2009. Insieme, i quattro gruppi di dati coprono il lasso temporale dal 1992 al 2013.

I ghiacciai nella baia hanno perso massa durante l'intero periodo. I ricercatori hanno calcolato due quantità separate: la quantità totale di perdita e  i cambiamenti nel tasso di perdita. La quantità totale di perdita ha avuto una media di 83 gigatonnellate all'anno (91,5 miliardi di tonnellate statunitensi). In confronto, il monte Everest pesa circa 161 gigatonnellate, il che significa che i ghiacciai dell'Antartide hanno perso una quantità di peso in acqua equivalente al monte Everest ogni due anni per gli ultimi 21 anni. Il tasso di perdita ha accelerato in media di 6,1 gigatonnellate (6,7 miliardi di tonnellate statunitensi) all'anno dal 1992. Durante il periodo in cui le quattro tecniche di osservazione si sono sovrapposte, il tasso di fusione è aumentato in media di 16,3 gigatonnellate all'anno – quasi tre volte il tasso di aumento dell'intero periodo di 21 anni. La quantità totale di perdita è stata vicina alla media di 84 gigatonnellate. I quattro gruppi di osservazioni comprendono i satelliti della NASA 'Gravity Recovery' e 'Climate Experiment', l'altimetria laser della campagna aerea dell'Operazione IceBridge della NASA e l'analisi del bilancio della massa usando dei radar e il Modello Climatico Atmosferico regionale dell'Università di Utrecht. Gli scienziati hanno osservato che il comportamento dei ghiacciai e delle calotte glaciali in tutto il mondo è finora la più grande incertezza per prevedere  il futuro livello del mare. “Abbiamo un'eccellente rete di osservazione ora. E' cruciale che conserviamo questa rete per continuare a monitorare questi cambiamenti”, ha detto la Velicogna, “perché i cambiamenti stanno procedendo molto rapidamente”.


domenica 18 maggio 2014

La fusione dei ghiacci antartici è ormai irreversibile

Da “Mother Jones”. Traduzione di MR (h/t Claudio Della Volpe)

Secondo due nuovi studi, il collasso di gran parte della calotta glaciale dell'Antartide occidentale ora potrebbe essere irreversibile. Questo potrebbe significare un aumento del livello del mare di 3 metri.

Di Chris Mooney


Questo ghiacciaio antartico potrebbe essere storia, dice una nuova ricerca. Contiene quasi 60 centimetri di aumento di livello del mare ed è solo l'inizio. NASA

Se capisci realmente il riscaldamento globale, sai che si tratta soltanto di ghiaccio. E' questo ciò che conta. Il Pianeta Terra non ha sempre avuto grandi calotte glaciali ai poli, non del tipo di quelle che attualmente ricoprono la Groenlandia e l'Antartide. In altri periodo, gran parte dell'acqua era invece in forma liquida, negli oceani – e gli oceani erano molto più alti. Quanto più alti? Secondo l'Accademia Nazionale delle Scienze le grandi calotte glaciali del globo contengono acqua ghiacciata sufficiente ad aumentare i livelli del mere in tutto il mondo di più di 60 metri. Sono circa 200 piedi. E questo fa apparire l'aumento del livello del mare che abbiamo visto finora, dovuto al riscaldamento globale, trascurabile ed insignificante. E' per questo che gli scienziati hanno temuto a lungo che un giorno come questo sarebbe arrivato. Due nuovi saggi scientifici, nelle riviste Science e Geophysical Research Letters, riportano che i grandi ghiacciai della Calotta Glaciale dell'Antartide Occidentale sembrano essere diventati irrimediabilmente destabilizzati. Tutto il processo potrebbe ancora svilupparsi nell'arco di secoli, ma a causa delle particolari dinamiche di questa calotta glaciale, il collasso di questi grandi ghiacciai ora “sembra inarrestabile”, secondo la NASA (dietro uno dei due studi ci sono dei loro ricercatori).

Visualizzazione dei cambiamenti di temperatura
 in Antartide. NASA Earth Observatory  
Il primo studio, di ricercatori della NASA e dell'Università della California – Irvine, usa il radar satellitare per esaminare una schiera di grandi ghiacciai lungo il Mare di Amundsen nell'Antartide Occidentale, che collettivamente contengono l'equivalente di 1,2 metri di aumento del livello del mare. Il risultato è la documentazione di un “ritiro rapido e continuo” - per esempio, i ghiacciai Smith e Kohler si sono ritirati di 35km dal 1992 – e i ricercatori dicono che “non ci sono [grandi] ostacoli che impediscano che i ghiacciai si ritirino ulteriormente”. Nel comunicato stampa della NASA, i ricercatori sono ancora più loquaci ed uno di loro osserva che questi ghiacciai “hanno superato il punto di non ritorno”.

L'altro gruppo di ricercatori, di stanza all'Università di Washington, giungono a conclusioni simili col loro saggio su Science. Ma lo fanno usando un modello computerizzato di uno di questi ghiacciai in particolare: il Ghiacciaio Thwaites, raffigurato sopra, che contiene circa 60 cm di aumento del livello del mare e che si sta ritirando rapidamente. “La simulazione indica che sono iniziate le prime fasi di un collasso”, osserva il loro saggio. Di più c'è che il ghiacciaio Thwaites è un “fulcro” del resto della Calotta Glaciale dell'Antartide Occidentale; il suo rapido collasso “probabilmente si riverserebbe nei bacini adiacenti, minando gran parte dell'Antartide Occidentale”. E considerando che l'intera Calotta Glaciale dell'Antartide Occidentale contiene acqua sufficiente per aumentare il livello del mare da 3 a 4 metri, questa è una cosa molto grossa.

E' ancora una volta importante enfatizzare che solo perché questi ghiacciai possono aver superato il “punto di non ritorno” non significa che il drammatico aumento del livello del mare avvenga domani. C'è un limite alla velocità cui un ghiacciaio e una calotta glaciale possono spostarsi e il saggio di Science enfatizza il fatto che l'intero processo potrebbe impiegare diverse centinaia di anni e probabilmente anche un millennio.

Nel grande schema delle cose, però, la conseguenza sarebbe un pianeta molto diverso. E l'Antartide Occidentale è solo l'inizio. Secondo il glaciologo ed esperto della Groenlandia Jason Box, se si confronta dove ci troviamo ora a dove si trovavano i livelli di biossido di carbonio atmosferico nei passati periodo di riscaldamento della storia della Terra, se ne può dedurre che gli esseri umani hanno già messo in moto 21 metri di aumento del livello del mare.

https://www.youtube.com/watch?v=CInlWHIYqlY