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domenica 24 dicembre 2023

Natale 2023: Una Riflessione di Franco Cardini

(a parte questo post natalizio, questo blog rimane chiuso. Ne trovate un'altra versione su Substack)

Dal blog “Nessun Dorma

di Franco Cardini


SIGNORE, DIO DELLA VENDETTA, NON DIMENTICARE


Solo a Me appartiene la vendetta. Così è scritto, così dice il Signore il Figlio del quale, che sta per nascere, ci ha insegnato il perdono.

Ma noi, Signore, siamo dei miserabili: non chiederci quello che Tu solo puoi liberamente concedere a tutti. Noi, no. A noi non appartiene nemmeno la giustizia: ma il desiderio di essa, quello sì. E non vogliamo rinunziarvi, a costo – perdonaci – d’incorrere nel peccato.

È in atto una strage che non accenna a diminuire e sulla quale i nostri media glissano, minimizzano, guardano da un’altra parte, fanno la politica dello struzzo. Guerra tra Israele e Hamas, la chiamano. Ma una guerra che ormai ha fatto ventimila innocenti e più, tra i quali troppi minorenni (anche bambini), mentre non sappiamo nemmeno quanti militanti e miliziani di Hamas siano davvero stati eliminati e temiamo che i capi siano già al sicuro chissaddove, non è una guerra: è una strage, un massacro. Da questo sangue versato usciranno nuovi aspiranti al martirio, nuovi nemici d’Israele e dell’Occidente. Questa follìa, Signore, è perpetrata anche contro il Tuo Popolo Eletto (e io sono profondamente convinto che sia e resti tale), anche contro di noi che fingiamo di non capirlo e di non saperlo. Ma i nostri ipocriti e irresponsabili media e chi li guida (altro che democrazia!) sanno bene quel che fanno: e stanno difatti già farneticando di “una nuova ondata di antisemitismo” e di “ritorno al 2015” (leggi al tempo dell’ISIS), evocando le Due Torri e il Bataclan. Giacché, lo sanno tutti, è irrilevante che a Gaza muoiano innocenti fra i quali tanti bambini: l’importante è che questo trascurabile particolare scatenerà incomprensibili, ingiustificate, barbare reazioni. E già in anticipo si piangono altri innocenti, quelli di noi che verranno travolti da una vendetta che non ci sarebbe stata se i responsabili statunitensi non avessero posto in sede di Nazioni Unite il veto a una brevissima tregua umanitaria che sarebbe stata una breccia scavata nel muro della violenza, un colpo teso a spezzare la spirale del rancore. Invece, no. I signori di Washington hanno obbedito al sinistro Netanyahu e noi alla superpotenza che controlla i nostri politici e i nostri media.

E la follia dilaga. Pochi giorni fa, ne abbiamo avuto un atroce segno, un simbolo microscopico ma potentissimo. Questo mondo nel quale potenza e prepotenza dilagano, la ricchezza si concentra in un numero sempre minore di mani mentre al mondo aumentano esponenzialmente i senzatetto, i senzalavoro, gli ultimi degli ultimi, adesso può anche fregiarsi di un suo distintivo.

Un distintivo degno della nostra repellente miseria morale. Un povero mucchietto sanguinante, un gomitolo di carne martoriata. Quello che resta del gattino Leone, una bestiolina che viveva nel paese di Angri e sul quale qualche boia purtroppo senza nome e senza volto ha sfogato la sua rabbia, la sua frustrazione, la sua vigliacca e desolata volontà di potenza. Una creatura di Dio onnipotente torturata e massacrata per una lurida sete di godere delle sofferenze dei deboli.

Quell’immondo escremento dalle sembianze umane è degna immagine simbolica della sparuta ma potentissima feccia umana che siede sugli scranni del potere politico, economico, finanziario e tecnologico mondiale gestendo la “globalizzazione” e tollerando – anzi, disponendo senza batter ciglio – che milioni di esseri umani muoiano di fame, di malattia, di violenza: e tutto ciò per preservare comunque il suo impero.

Signore, io sono un povero cristiano, sono un vecchio che per decenni ha sperato in un mondo migliore nel quale tutti si dessero fra loro la mano e nel quale gli Ultimi della Terra trovassero alfine giustizia e consolazione. Ora, passate le ottanta primavere, so che non vedrò mai questo mondo. La mia fede m’impone di credere nella Tua Seconda Venuta. Mi sforzo di farlo, anche se Ti confesso che mi riesce difficile. Ma, come Martin Luther King e come Veltroni, I have a dream.


Io sogno, o Signore, che quando Tu tornerai nella gloria per giudicare il genere umano, ai Tuoi piedi sonnecchi sazio e felice il gattino Leone di Angri, con il suo mantello di pelo rosso tornato sano e sanza una macchia di sangue: e che Tu retribuisca il suo assassino come merita; e allo stesso modo Tu retribuisca tutti gli assassini della terra, anche quelli che per i loro crimini avrebbero meritato mille Norimberghe e mai ne hanno subìta nemmeno una.

E così sia. FC 

giovedì 24 dicembre 2020

lunedì 23 dicembre 2019

La Musica Polifonica e l'Occidente: Un Post Natalizio



Pierluigi da Palestrina, "Sicut Cervus" (1604)

Translated from "Cassandra's Legacy"


Verso gli ultimi secoli del Medioevo, l'Europa stava uscendo da un periodo terribile. Le crociate si erano concluse con una serie di sconfitte disastrose e il tremendo sforzo bellico si era ritorto contro gli Europei, generando carestie e epidemie di peste che uccisero più di 100 milioni di persone. Si stima che morì circa il 45-50% della popolazione, in alcune aree probabilmente arrivando al 75-80%.

Tuttavia, l'Europa sopravvisse al disastro, anzi ne venne fuori più forte. Come ho descritto in un precedente post, con il secolo XV la popolazione europea ha ricominciato a crescere, più velocemente di prima. Probabilmente fu perché riuscì a trovare risorse naturali intatte in termini di foreste e terreni fertili.

Il XV secolo fu  fu l'inizio dell'incredibile espansione che portò l'Europa occidentale a dominare la maggior parte del mondo dopo alcuni secoli di conquiste. Ma la tumultuosa espansione non fu senza lotta interna: ogni stato europeo voleva una fetta della nuova prosperità. Con l'andar del tempo, la competizione avrebbe generato le grandi lotte del secolo XVIII, con l'Europa che combatteva contro se stessa nella guerra dei 30 anni, l'età dei roghi delle streghe e altre catastrofi. Molto prima che ciò accadesse, la vecchia unità culturale europea andava perduta: il latino, la vecchia lingua universale che aveva unito l'Europa medievale, stava rapidamente perdendo terreno. Non serviva più.

Ma, prima di scomparire, il latino ha avuto un ultimo momento di gloria. Era la musica polifonica nell'Europa occidentale, una musica delicata, sofisticata, intricata, incredibilmente bella, mai vista prima al mondo. Non che la polifonia non esistesse prima, era forse il tipo di musica più antico della storia umana e ancora oggi sopravvive come musica religiosa nell'Europa dell'Est. Ma la versione dell'Europa occidentale che è durata circa dal 1400 al 1600, era qualcosa di diverso. In precedenza, la musica gregoriana - monofonica - era stata principalmente un abbellimento delle parole della Bibbia. Con la polifonia, la musica si affermò in un'epoca in cui il latino non era più compreso.

A dire il vero, la musica polifonica era ancora cantata in latino e spesso aveva argomenti religiosi, ma era qualcosa di completamente diverso. Era un'espressione della volontà europea di espandersi in nuove regioni. Proprio come i galeoni europei esploravano nuove terre, la musica polifonica europea stava esplorando nuove armonie e nuovi modi di comunicare: mancando di un linguaggio condiviso, la musica doveva venire in soccorso. La musica polifonica potrebbe essere religiosa, ma non lo era necessariamente. Poteva assumere la forma di un madrigale, un tipo di musica laica.

Per circa due secoli, una nuova armonia, mai sentita prima, risuonò in Europa. Poi, quando la lotta divenne più dura e più estesa, la polifonia lasciò il posto alla musica sinfonica, più adatta all'età tragica e violenta che iniziò con il grande massacro della guerra dei 30 anni e si estese fino alle catastrofi delle due guerre mondiali del secolo XX. Durò fino a quando l'inglese divenne la nuova lingua universale. Con l'inglese, la musica ritornò a essere legata alla voce umana e a parole comprensibili. Un genere moderno come il rap è, dopo tutto, un ritorno all'approccio gregoriano alla musica come abbellimento del linguaggio umano.

Oggi la musica polifonica esiste ancora come musica religiosa nell'Europa orientale, ma in Occidente  è una reliquia di un tempo passato. Tuttavia, possiamo ancora apprezzare la padronanza tecnica dei compositori di quel tempo, uno di questi era Pierluigi da Palestrina che componeva Sicut Cervus, dal Salmo 45 della Bibbia.

In realtà, il Sicut Cervus non è solo una bella armonia, è qualcosa di più. Il suo tema è un cervo assetato in cerca di acqua. Dice: "Sicut cervus desiderat ad fontes aquarum, ita desiderat anima mea ad te Deus". Che possiamo tradurre come: "Come un cervo brama una sorgente d'acqua, così la mia anima brama te, o Dio". E questo credo esprima bene il desiderio ardente dell'Occidente, l'angoscia per qualcosa che gli stessi occidentali non riescono a identificare ma che ma hanno cercato per secoli con un entusiasmo così smodato da incendiare mezzo mondo. E, qualunque cosa stessero cercando, sembra chiaro che non l'hanno trovato. Oggi, la parabola della dominazione mondiale occidentale sembra essere per lo più conclusa, anche se la lotta si riaccende ancora qua e là. Ma ci rimane qualcosa da così tanto ardore, la musica di un'epoca remota in cui i nostri antenati erano riusciti a creare qualcosa di profondo e di bello che possiamo ancora ammirare oggi: la musica polifonica.

Ho notato in un precedente post come tutte le culture umane hanno tesori che custodiscono e venerano. Questi tesori non sono di proprietà di nessuno ma doni per tutti. In quel post, ho citato Greta Thunberg, la giovane portatrice della fiaccola dei diritti del pianeta, come un dono che l'Occidente potrebbe essere in grado di offrire al mondo al giorno d'oggi. Ma anche un tesoro da donare al resto dell'umanità. Riusciremo mai ad arrivare a un mondo in cui le culture umane si scambiano doni e non bombe? Di certo, non ci siamo ancora, ma chissà mai? Nel frattempo, l'Occidente continua disperatamente a cercare qualcosa che nessuno sa esattamente cosa sia.






giovedì 25 dicembre 2014

Buon Natale petrolifero



Questo arnese viene comunemente chiamato "Albero di Natale". Serve per gestire gli ingressi e le uscite di un pozzo petrolifero. (immagine da Wikipedia)

Non è proprio un albero di Natale come lo si intende di solito ma, insomma, vista la strana situazione del mercato petrolifero, sembra appropriato per gli auguri di quest'anno.

Buon Natale a tutti!





martedì 22 dicembre 2009

Natale 2009



Immagine da "suicideblonde". E' del 2006 e si riferisce agli Stati Uniti, ma credo che abbia valore universale anche oggi. (se non ci sta tutta sul vostro schermo, cliccateci sopra per ingrandire)