Il disastro delle alluvioni in Germania in questi giorni è stato spesso attribuito al cambiamento climatico. E' probabilmente vero che il cambiamento climatico c'entra qualcosa, ma bisogna stare attenti a correlare eventi singoli a fenomeni generali. Altrimenti facciamo quello che chiamo qui "L'errore di Bocelli"
Vi ricordate, forse, di come Andrea Bocelli sia stato pesantemente criticato l'anno scorso per le sue dichiarazioni sulla pandemia di Covid in Senato. Aveva dichiarato di "non aver conosciuto nessuno che fosse andato in terapia intensiva" a causa del covid.
Come succede spesso, Bocelli era stato più che altro frainteso. Sicuramente non aveva intenzione di dire che l'epidemia non esisteva o che non moriva nessuno. Ma si sa che una volta che la polemica comincia sui social, non si ferma più.
Ma, a parte la polemica, proviamo a esaminare le affermazioni di Bocelli da un punto di vista statisico. Cosa ne possiamo dire?
E' difficile trovare dati statistici per quante persone sono passate dalla terapia intensiva con il covid nel 2020, ma da qualche estrapolazione, sembra che il loro numero sia comparabile a quello dei deceduti. Vediamo allora di fare il ragionamento in termini di mortalità. Limitiamoci a un anno di dati, quelli del 2020. I dati per il 2021 non sono molto diversi anche se, ovviamente, non li conosciamo ancora.
Secondo ISTAT, nel 2020 abbiamo avuto 75.891 decessi di persone positive al test covid. Questo numero è probabilmente esagerato per vari motivi: sia per i falsi positivi, sia perché il fatto che molti dei morti definiti "da" covid sono di persone decedute per altri motivi. Ma prendiamo questo numero per buono. Questo vuol dire che la mortalità da Covid nel 2020 è stata circa dello 0,1% (0,13% per l'esattezza) della popolazione italiana (60 milioni). In altre parole, circa una persona su mille in Italia è morta da o con il covid nel 2020.
Ora, mettiamoci nei panni di Bocelli, o di chiunque di noi: qual'è la probabilità che una persona che conosciamo muoia con il covid? Questo ovviamente dipende da quante persone conosciamo, il che è molto variabile. Possiamo comunque stimarlo usando il "numero di Dunbar," le persone a cui siamo vicini, quelli che consideriamo amici, oppure i parenti abbastanza stretti. Si stima, grosso modo, che sia intorno a 150.
Qual'è la probabilità che un tuo amico (uno dei 150) muoia in un certo anno? Beh, il calcolo è presto fatto: ogni anno in Italia muoiono circa 600.000 persone, approssimativamente l'1% della popolazione. Vuol dire che dei tuoi amici ne dovrebbero morire, statisticamente, circa 1-2. Ovvero, ogni anno, in media, dovresti trovarti a essere presente a uno o due funerali.
Non so voi, ma per quanto riguarda me, il conto torna. Per esempio, l'anno scorso ho visto il funerale di tre miei amici (nessuno, incidentalmente, morto da o con il covid). Non è detto che sia così tutti gli anni: si sa che le statistiche sono solo delle probabilità. Ma se cominciassi a vedere decine di funerali di miei amici ogni anno, allora sarebbe giusto per me domandarmi cosa sta succedendo: peste nera, carestia, pulizia etnica o cosa? Per fortuna, non sta succedendo niente del genere (perlomeno al momento).
E adesso andiamo al punto: qual'è la probabilità che uno dei nostri 150 amici muoia di covid in un certo anno? Facile: è circa l'uno per mille di 150. Ovvero, circa il 15%. In altre parole, hai il 50% di probabilità in 4 anni che un tuo amico muoia di Covid.
Quindi, l'osservazione di Bocelli era statisticamente corretta. Per la maggior parte di noi è improbabile conoscere qualcuno che sia morto di covid in un certo anno. (attenzione che qui si parla di conoscenza personale diretta).
Ovviamente, l'errore di Bocelli era di partire dal particolare per andare al generale. Non si fa così nella statistica. Si fa esattamente il contrario. Le statistiche sulla mortalità ci possono dire varie cose sulla probabilità che abbiamo di morire, ma non se moriremo oppure no. Così, il fatto che uno abbia o non abbia degli amici che sono morti di covid non ci dice nulla sull'intensità della pandemia.
L'errore di Bocelli viene fatto spesso anche quando si parla di riscaldamento globale. E lo si fa da tutte e due le parti del dibattito. Quando si parla di temperature, trovi sempre quello che dice "ma qui da me oggi fa freddo. E allora dove sta questo riscaldamento globale?" Simmetricamente, c'è sempre qualcuno che dice, "Ha piovuto forte e mi si è allagata la cantina: è colpa del riscaldamento globale."
Stesso errore: partire dal particolare per andare al generale. Non funziona così. Il riscaldamento globale si manifesta come una media. Poi, la frequenza di certi eventi, tipo onde di calore, o altri fenomeni estremi, aumenta con l'aumentare delle temperature. Quindi è sensato dire che ci aspettiamo più ondate di calore e più eventi estremi, tipo le alluvioni in Germania in questi giorni. Ma non andate a tirar fuori conclusioni generali da singoli eventi: è l'errore di Bocelli.