
(riprodotto dal "Fatto Quotidiano" con leggere modifiche)
Il WWF ha recentemente comunicato che a Luglio c’è stato il “Fish Dependence Day,” ovvero, “il limite oltre il quale i consumatori europei terminano virtualmente il consumo di pesce pescato nei mari della regione.” Detto così, ha l’aria di una cosa preoccupante, ma non è che sia chiarissimo cosa sta succedendo. Allora vediamo di spiegare.
Il “Fish Dependence Day” è stato proposto nel 2010 da una fondazione chiamata “NEF” (New Economic Foundation). L’idea è abbastanza semplice: si misura la quantità di pesce pescato in “acque europee”, incluso l’acquacoltura, e la si rapporta al consumo di pesce in Europa. Ne viene fuori che il totale del pesce pescato nei mari Europei (o allevato in Europa) potrebbe soddisfare il consumo soltanto fino a una certa data, ovvero fino ai primi di Luglio – da allora in poi, possiamo considerare che mangiamo tutto pesce importato o pescato in acque internazionali. Per l’Italia, la data fatidica è ancora prima, ai primi di Aprile. E, come vi potete aspettare, la data si sposta all’indietro ogni anno. Il tempo in cui l’Europa produceva abbastanza pesce per il suo consumo interno è ormai remoto, parecchi decenni nel passato e la “forbice” fra consumi e produzione continua ad aumentare.
Ma è veramente un problema se produciamo meno pesce di quello che consumiamo? Che cosa ci impedisce di importarlo? E perché non potremmo semplicemente pescare di più? Ma le cose non sono così semplici. Il Fish Dependence Day è un indicazione di un profondo squilibrio in tutta la questione della pesca a livello mondiale.
Su questo argomento, io e la mia collaboratrice Ilaria Perissi abbiamo scritto un libro intero (“Il Mare Svuotato”, Editori Riuniti 2020), dove trovate descritto come stiamo letteralmente “svuotando il mare” di pesce. E’ per via del “sovrasfruttamento,” ovvero consumare una risorsa naturale a un ritmo superiore a quello con cui si riforma. Succede anche con i conti in banca: se uno preleva più di quanto non deposita, alla fine non rimane più niente. (A Firenze, diciamo, “Leva e non metti fa la spia”).
Questo è quello che sta succedendo col mare. Semplicemente, si sta pescando troppo ovunque e il risultato è che gli stock di pesce si stanno riducendo e tendono a collassare. Avete fatto caso a come sia diventato comune essere punti da una medusa mentre fate il bagno in mare? Ma se avete più di 50 anni, vi ricordate che, quando eravate bambini, il problema delle meduse era molto meno importante. Ma perché tante meduse, oggi? Semplice: i pesci si nutrono di meduse, ma con meno pesci in mare, le meduse hanno potuto riprodursi in tranquillità.
Ma come è possibile che siamo arrivati a questo punto? Governi, scienziati, le agenzie che si occupano di pesca, non avrebbero potuto evitare quello che è successo? In teoria si, ma i politici sono esseri umani e sono sensibili ai ritorni economici che vengono dall’industria della pesca. Il risultato è stato che, spesso, le risorse ittiche sono state sovrastimate, come pure le quote allocate ai pescatori. E’ il caso ben noto, per esempio, della distruzione del merluzzo di Terranova negli anni 1990. Per non parlare degli effetti disastrosi della pesca illegale, dell’inquinamento chimico, della plastica in mare, del riscaldamento globale, e molte altre cose.
E allora? Vuol dire che non dobbiamo mangiare più pesce? No, il pesce è un alimento importante che è stato parte della dieta umana fin dai nostri remoti antenati. Vuol dire però che dobbiamo gestire molto meglio le risorse marine. Già possiamo fare qualcosa di utile mangiando pesce locale, evitando pesce esotico e costoso che viene da lontano. Soprattutto, non dobbiamo dare retta a quelli che ci parlano dell’”Economia Blu” come se fosse un miracolo che risolverà tutti i problemi del mare in modo anche sostenibile. Il mondo reale non ammette miracoli e la crescita economica a tutti i costi non è una cosa buona. Il mare ha ancora grandi risorse, ma dobbiamo lasciarlo un po’ in pace se vogliamo che si riprenda dai danni che ha subito negli ultimi decenni.
Non trovo più l'articolo ma ricordo bene uno studio che parlava delle "zone santuario" proprio per evitare il problema: zone definite in cui è bandita la pesca in ogni forma, il transito per navi sopra un determinato tonnellaggio ed ovviamente lo scarico di materiale.
RispondiEliminaUn effetto simile lo si potrebbe ottenere con una serie di zone offshore con un mix di eolico e parco marino, il divieto di transito e pesca tra le pale sarebbe logico (e vorrei vedere le reti dei pescatori e l'infrastruttura sommersa dopo un tentativo), con i dovuti accorgimenti anche il posare bariere crtificiali da lasciar colonizzare alla base e tra le turbine eoliche potrebbe essere una strategia complementare: da un lato una massa alla base aiuta ad ancorare i piloni e se suffucientemente alta può arrivare a smorzare i moti ondosi,dall'altro la biocolonizzazione tende a consolidare i materiali con il tempo permettendo l'uso di scarti inerti anche se di relativamente scarsa capacità strutturale.
Per il sovrasfruttamento lo posso dare per scontato ormai su qualsiasi risorsa (sfido chiunque a dirne una.... salvo l'intelligenza, quella manco la si usa più), d'altra parte mi piacerebbe sapere la percentuale del pesce che marcisce e viene buttato lungo la filiera. Sarà una mia impressione ma la distribuzione con i suoi mucchi di "roba" da tenere sempre in mostra, sempre freschissima, sempre perfetta dovrà creare dello scaro!
Qualsiasi provvedimento sarà inutile se la popolazione mondiale continua a crescere, e anche se non inizia a decrescere. E poichè questo argomento non viene affrontato soprattutto per non dare fastidio ai religiosi, beh, tanto peggio per tutti. Il "pensiero magico" a cui la maggior parte della popolazione è stata abituata da questi signori ci porterà al disastro. Purtroppo vale anche per le chiacchiere sui diritti fondamentali inalienabili eccetera, che in realtà esistono solo finchè ci sono i mezzi per soddisfarli, e poi diventano parole al vento. Perciò io continuo a farmi delle gran scorpacciate di pesce, finchè posso.
RispondiEliminaMi sembra molto egoistico considerare il cattivo comportamento degli altri come scusa per comportarsi male a propria volta.
EliminaIo, invece, il pesce non lo mangio proprio più. A parte che dicono che sia pieno di mercurio, ma non ritengo giusto per un mio piacere contribuire a un danno così enorme. Se e quando la situazione migliorerà, magari ci ripenserò. Tra l'altro l'uccisione dei pesci è più lenta e cruenta di quella sia degli animali d'allevamento che di quelli cacciati. Per non parlare delle malattie e del sovraffollamento degli allevamenti di pesce.
RispondiEliminaComunque, auguri a chi vuole fermare i pescherecci cinesi: https://www.theguardian.com/environment/2020/aug/06/chinese-fleet-fishing-galapagos-islands-environment
Mi piacerebbe che in Italia venisse fatta una legge che vietasse di servire zuppa di pinne di squalo. Si tratta di un cibo crudele (gli squali vengono mutilati vivi e ributtati in acqua), devastante dal punto di vista ambientale, e a quanto dicono quasi insipido.
Vorrei anche che fosse (come ho sentito è già in alcuni paesi) proibita l'uccisione delle aragoste bollendole vive. Un ragazzo che lavorava in un ristorante in cui le preparavano mi ha detto di essersi licenziato perché gli sembrava di sentirle urlare. Non scherzo.
Ho anche letto che in Sud America i pescatori stanno iniziando ad ammazzare i leoni marini perché concorrenti per le acciughe. Siamo a questo punto.
Attenzione che i prodotti della pesca non si trovano solo nei nostri piatti ma anche nei mangimi per animali, sia d'allevamento che domestici. Inutile essere vegani e poi consumare questi prodotti senza rendersene conto.
non si possono fermare i pescherecci cinesi, nè nessun altro che ha venduto l'anima al demone del denaro. E poi le cinesine degli empori sono così carine che è meglio andare andare all'inferno con loro, che da soli.
Eliminamettiamoci l'animaccia in pace, che il petrolio per sovrasfruttare il mare sarà tra gli ultimi utilizzi a mancare. Mangiare si dovrà, anche se in soylent dicevano che usavano il plancton per le famose gallette verdi. Grande Charlton Eston, gli attori d'oggi mezze figure al confronto. Un pò come i decerebrati odierni a confronto con gli uomini di prima del grande obnubilamento mediatico.
RispondiEliminaCharlton Heston era un gigante. Gia col Pianeta delle Scimmie aveva denunciato il pericolo di un conflitto nucleare
EliminaLa strada verso il mondo Soylent è tracciata
Eliminahttps://peakoil.com/production/india-plans-to-fell-ancient-forest-to-create-40-new-coalfields
Quant'è bello il consumismo
RispondiEliminache finirà, tuttavia,
chi vuol consumare, lieto sia,
che doman saran dolor...
Penso che una seconda ondata di contagi o qualunque altro sistema Madre Natura voglia escogitare (lo so che non è finalistica ma lasciatemi la licenza poetica) per limitare l'espansione della sua specie più invasiva e infestante, sia 'benedetta' se va a colpire al cuore il liberismo sfrenato che sta devastando il globo terracqueo.
RispondiEliminaCredo che aumento del pil e salvaguardia degli ecosistemi siano del tutto incompatibili e siccome homo sapiens non è capace di autolimitarsi, ben vengano crollo dei consumi e della produzione petrolifera, confinamenti vari, distanziamenti e tutto ciò che argina la crescita economica che invece è l'unica preoccupazione dei governi.
Per rimanere in ambito marino quello che ormai c'è in acqua fa rabbrividire
https://www.greenreport.it/news/inquinamenti/nei-delfini-e-nelle-balene-trovati-alti-livelli-di-nuovi-inquinanti-tossici/.
I cambiamenti climatici sono spariti dall'agenda politica mentre una poderosa ondata di calore invade mezza Europa e i poli si surriscaldano a ritmo impressionante, il tutto in un anno senza El Nino:
https://www.meteogiornale.it/news/2020/08/sta-iniziando-una-forte-ondata-di-caldo-40-gradi/amp/
http://www.thebigwobble.org/2020/08/the-last-fully-intact-ice-shelf-in.html?m=1
Un appunto, il PIL reale è in calo nel mondo occidentale da anni (in America da Bretton Woods, in Europa dallo SME), il tuo ragionamento vale solo per i paesi del terzo mondo in fuga dalla povertà con un paradosso allegato però : la transizione ha una relazione fortemente inversa tra benessere e numero dei figli.
EliminaTi consiglio per valutare di usare gli indicatori di valore reale dei salari, PIL e simili sono stra manipolati tramite trucchi contabili : davvero vogliamo credere che apple sia più importante dell'intero settore agricolo USA come indica il valore azionario?
http://www.translatetheweb.com/?ref=SERP&br=ro&mkt=it-IT&dl=it&lp=EN_IT&a=http%3a%2f%2fwww.thebigwobble.org%2f
Eliminase queste migliaia di trilioni di locuste riescono ad attraversare il mediterraneo e i caraibi, aiutati dal GW, mangeremo davvero la soylent.
Qual è la soluzione? Mangiare il pesce solo una o un paio di volte al mese? Si potrebbe fare anche per la carne e le uova, ad esempio.
RispondiEliminaIo sto pensando di avere un’alimentazione vegana il 95%, e mangiare una piccola quantità di carne, uova, latticini e derivati, e pesce solo 1 volta al mese. Perché se eliminare totalmente il consumo animale aiuterebbe di più la Terra, dall’altra parte il corpo umano alla lunga avrebbe carenze, quindi personalmente non eliminerei il loro consumo ma la ridurrei di molto.
Potrebbe aiutare, nel mio piccolo?
Voi che dite?
Preferirei decisamente pescare il mio pesce, allevare i miei animali, avere il mio latte e formaggio fatto da me, le mie uova fatte dalle mie galline, il miele fatto dalle mie api, il mio grano fatto da me, oltre ovviamente avere la mia frutta e verdura fatta da me, ma sfortunatamente non mi è possibile con la vita che faccio. Si fa quel che si può 🤷♀️