venerdì 15 giugno 2012

Il culto dello sportello


Trattare con la burocrazia ti da l'impressione di un impresa superumana; un po' come avere a che fare con degli alieni o dei vampiri. In questo post, ci ragiono un po' sopra parlando del "culto dello sportello" che consiste nel passare mattinate intere ad aspettare di avere udienza da qualcuno che ti chiede cose che dovrebbe già sapere. E' difficile quantificare i danni che il tempo e le risorse perse in questo culto ci stanno facendo ma, di certo, non sono trascurabili. Il tutto è probabilmente un sintomo di quei "rendimenti decrescenti della complessità" che Joseph Tainter descrive come la ragione principale del collasso delle civiltà. (Immagine da "festeallamenta").


L'edificio della motorizzazione civile sorge a una certa distanza dalla città. E' isolato nella piana; una specie di castello di Dracula trapiantato direttamente dalla Transilvania. Ci arrivo con la lettera che mi hanno spedito in cui mi minacciano di varie orrende pene e sanzioni se non gli fornisco prova che sono in possesso del libretto di circolazione della mia vecchia 500, datata 1965.

Nello stanzone dopo l'ingresso c'è una fila di sportelli, ognuno con la sua coda. Ci sono vari cartelli che descrivono cosa si fa a ciascuno sportello, ma nessuno che preveda l'esibizione di un vecchio libretto di circolazione. Non esiste un ufficio informazioni - tanto vale che mi faccia la coda di uno degli sportelli a caso. Scelgo quello dove si rinnova la patente. Arrivato finalmente allo sportello, l'impiegato mi dice che quello non è il posto giusto (grazie, lo sapevo!). Per fortuna, me ne è capitato uno gentile che fa una piccola ricerca chiedendo ai colleghi e poi mi dice di presentarmi all'ufficio xx al primo piano.

L'ufficio xx è attrezzato in modo interessante. Entrando dalla porta, ti trovi di fronte a una scrivania sopraelevata su un gradino in legno, che serve anche da barriera per impedire che il malcapitato utente violi il sacro spazio riservato agli impiegati. Mi fanno aspettare un po', per ribadire ancora di più la mia posizione di misero questuante. Poi arriva una signora che si siede alla scrivania sopraelevata, torreggiando su di me un po' come succedeva davanti ai banchi delle vecchie macellerie.

Le allungo il libretto della mia 500. Lei lo guarda e mi dice "mi deve fare una fotocopia". Mi azzardo a dire, flebilmente, "se fosse così gentile da......" Scuote la testa senza lasciarmi scampo. "C'è la macchina fotocopiatrice a pagamento al piano terra."

Al piano terra, giro a lungo per cercare di localizzare la fotocopiatrice, per la quale non sembra esistere nessuna indicazione. Finalmente, noto un tizio con dei fogli in mano che esce moccolando da una stanza. Dentro quella stanza, c'è una fotocopiatrice che sembra un reperto archeologico risalente ai palafitticoli che abitavano la piana in epoche remote. Mi provo ad utilizzarla e scopro subito il perché dei moccoli dell'utente precedente. Se metti 20 centesimi nella fessura apposita, la macchina emette alcuni pietosi rantoli ma non fa nessuna fotocopia.

Mi dedico per qualche minuto alla mia dose di moccoli, poi domando a un tale che passa di li'. Lui mi indirizza al bar, un chilometro più avanti, dove hanno una fotocopiatrice. Riprendo la macchina e mi ci fiondo - tanto vale a questo punto farsi un caffè. Mentre sorseggio, mi domando se il gestore del bar non si dedichi per caso al sabotaggio della fotocopiatrice della motorizzazione per lucrare sulle fotocopie. Se è così, oggi ha esagerato con i sabotaggi. Non funziona nemmeno la fotocopiatrice del bar.

Dopo ulteriori moccoli - ritorno alla fotocopiatrice paleolitica della motorizzazione. Lì, ci trovo altra gente che ha messo i 20 centesimi e stanno tutti moccolando in coro. Apro la maledetta macchina, tiro fuori i rulli, li libero dei pezzi di carta semi-bruciacchiati che li bloccavano. Richiudo il tutto, invoco brevemente gli Dei dei palafitticoli, premo un po' di bottoni a caso e - miracolo - funziona. Ricevo anche le lodi dei presenti per la mia azione di riparazione!

Porto la fotocopia all'ufficio al primo piano dove la tizia mi fa aspettare un altro po', poi arriva a torreggiare ancora sopra di me. Mi guarda forse un po' sorpresa che io sia sopravvissuto all'ordalia. Timbra qualcosa sul foglio ed è tutto finito. Una mattinata intera persa per una cosa che si poteva fare in 30 secondi via fax o via mail.

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Questa storia di una mattinata di ordinaria follia all'Ufficio della Motorizzazione civile è avvenuta l'anno scorso. E' una storia che direi tipica del "culto dello sportello" che ci sta affliggendo. Vi potrei raccontare altre storie di mattinate e mattinate perse stando in coda per avere udienza da un tale (o una tala) dietro uno sportello che ti chiede poi cose che dovrebbe già sapere (tipo il tuo codice fiscale) e che ti fa riempire moduli che potresti riempire tranquillamente a casa tua e mandare per posta.  (*)

Il tempo e le risorse perse in questa impresa assurda sono cose che non so quantificare; ma sono sicuramente ben oltre il ragionevole. Sembrerebbe che questo "culto dello sportello" sia un risultato necessario di quello che Joseph Tainter chiamava "i rendimenti decrescenti della complessità" che alla fine genera il collasso delle società umane. Se è così, è un'ulteriore indicazione di come ci stiamo distruggendo con le nostre stesse mani.




* Nonostante qualche lodevole tentativo da parte dei vari governi di semplificare la burocrazia, non sembra che si siano ottenuti risultati visibili. L'avvento di internet ha, se possibile, peggiorato le cose. Provate, per esempio, a cercare di far qualcosa con il sito dell'INPS - la procedura di identificazione è di una complessità spaventosa: più che di un ufficio al servizio del cittadino sembra degna del NORAD (il comando di difesa strategica degli Stati Uniti). Provateci con il sito dell'Agenzia delle Entrate, e vedrete che anche quello richiede una procedura di identificazione pazzesca, per poi spesso dirvi dopo un gran numero di passaggi che quello di cui avete bisogno lo potete fare soltanto - indovinate! - allo sportello. 

Vi faccio un esempio di una cosa che mi è capitata negli ultimi giorni. Per richiedere un duplicato di una tessera sanitaria on line, dovete fare una procedura di identificazione con l'agenzia delle entrate che sembra inventata da un comitato messo su dalla CIA e dall'FBI insieme. Alla fine vi prende lo scoramento e rinunciate. Se invece andate allo sportello della ASL, l'impiegata annoiatissima non vi chiede nemmeno chi siete. Preme un bottone e vi dice: "ti arriva a casa entro qualche giorno". Facilissimo, ma ha richiesto un'oretta di coda prima di arrivare allo sportello.

Tutto questo è un'azione di sabotaggio diretta appositamente contro l'uso di internet da parte del cittadino? Sarò complottista, ma ho qualche sospetto.



lunedì 11 giugno 2012

Il Metano ed il Ciclo del Carbonio: l' "Ipotesi del bacino di Kilda"


Uno sguardo agli studi recenti in scienza climatica


Da Cassandra's Legacy. Traduzione di Massimiliano Rupalti

Guest Post di Philip Harris
(una versione più lunga, in inglese, è disponibile qui)

Philip Harris è uno scienziato in pensione che vive vicino al confine scozzese, nel Regno Unito. Ha lavorato perle agenzie governative in campi come la sicurezza alimentare, quarantena degli impianti, diagnostica delle malattie e sull'identificazione e la valutazione del rischio. Dal 1997 al 2006 ha lavorato per l'Unione Europea sui progetti scientifici di 'capacità costruttiva' nei paesi ex comunisti europei. 



Il Bacino di Kilda, fra la Scozia e la Norvegia. Questo bacino potrebbe aver rilasciato improvvisamente una tale quantità di metano nell'atmosfera da generare ha generato il “Massimo Termico del Paleocene/Eocene” (MTPE), un episodio di rapido riscaldamento globale che ha avuto luogo circa 55 milioni di anni fa. Questo episodio potrebbe essere un modello di quello che potrebbe accadere nel prossimo futuro col rapido rilascio di metano osservato oggi? Questo aspetto è discusso da Philip Harris in questo post. (immagine sopra da Nisbet et al. 2009 - rif. (7))



Prefazione di Ugo Bardi

Pochi mesi fa ho pubblicato un post su “Cassandra's Legacy” intitolato "Methane Hydrates: the next communication bomb" (anche su Effetto Cassandra) dove argomentavo che la possibilità di un rilascio catastrofico di idrati (la cosiddetta “ipotesi della pistola a clatrati”) avrà un imponente effetto sul dibattito sul cambiamento climatico. In questo e in altri post, ho sostenuto che stiamo affrontando un compito che non possiamo lasciare ai soli scienziati climatici. Tutti noi dobbiamo affrontare il problema; capirlo e dare il nostro contributo per avvertire tutti di questo rischio che abbiamo di fronte. E' solo in questo modo che il problema può guadagnare l'attenzione del pubblico e dei politici insieme. Questi miei post hanno avuto una risposta di Philip Harris che era d'accordo sul fatto che abbiamo bisogno di lavorare su questo tema e che ha si è offerto di produrre un saggio dove riassume le sue ricerche personali sul tema. In particolare, Phil ha esaminato il “l'ipotesi del Bacino di Kilda”. Questo termine si riferisce a una regione nell'Oceano Atlantico, approssimativamente fra la Scozia e la Norvegia. L'idea è che il bacino potrebbe aver improvvisamente rilasciato grandi quantità di gas serra e forzato il disastroso episodio di riscaldamento globale conosciuto come  “Massimo Termico del Paleocene/Eocene” (MTPE). La storia è descritta da Nisbet et al. in un saggio del 2009 su “Nature Geoscience” (7). Ciò sta sta accadendo ora con il rilascio di gas serra di origine antropica potrebbe essere simile alle condizioni che hanno condotto all'evento del MTPE . Ciò che segue è una versione breve del lavoro di Phil Harris, una versione completa si può trovare sul sito di ASPO-Italia.


Introduzione: una ricerca personale

“Ugo …
Almeno dovrei provarci. Se capiamo sufficientemente la storia della scienza, dovremmo insegnare e incoraggiare gli altri a informarsi. L'importanza dei gas non-condensabili diventa chiara. Attraverso il nostro sforzo intellettuale di tanto in tanto troviamo una realtà nascente. L'atto mentale di aggiungere i numeri moderni di CO2 e CH4 su una figura di Hansen e Sato è stato uno di quei momenti per me. Mi ha anche preparato per il Bacino di Kilda – l'idea che il disastroso evento di riscaldamento chiamato “MTPE” fosse stato generato da un improvviso rilascio di gas serra dal Bacino di Kilda, nel Nord Atlantico”. Stiamo diventando di nuovo un Bacino di Kilda che emette? Questo ha provocato in me una 'reazione umana' che potrebbe essere trasmissibile”. 


Phil


Il Problema del Metano

Recentemente, Ugo Bardi ha sollevato la questione del metano e il fatto che, confrontato con la storia geologica, l'attuale livello nell'atmosfera di questo potente 'gas serra' è eccezionalmente alto. Vediamo il metano gorgogliare ai margini dell'artico. Sappiamo che il livello attuale è intorno alle 1.800 parti per miliardo (1,8 ppm). Più di 2,5 volte il livello preindustriale. Sappiamo che questo aumento è stato improvviso e che è avvenuto in gran parte nel ventesimo secolo fino a circa il 1990 e che curiosamente, a causa di molecole rapidamente ossidate, questo alto livello è stato sostenuto e ultimamente ha ripreso ad aumentare ancora. Dopo una breve discussione con Ugo, ho deciso di tentare un aggiornamento della mia conoscenza. Avevo bisogno anche di integrare la conoscenza del metano con la comprensione del ruolo della regina dei 'gas serra' non condensanti, l'anidride carbonica.

Ciò che ho sperimentato nelle ultime settimane non è stato proprio un fulmine sulla via di Damasco ma, come tutti sappiamo, se ci sforziamo abbastanza duramente a livello intellettuale, può sorgere una nuova consapevolezza della realtà. Oltre venti anni fa, avevo raccolto saggi scientifici che affrontavano l'importanza del metano atmosferico. Questo gas era già noto essere parte della più generale inflazione di forzatura radiativa del clima indotta dall'attività umana. Abbiamo drammaticamente aumentato i 'gas serra' non condensabili nell'atmosfera terrestre. E' un dato di fatto che stiamo sperimentando forzanti radiative extra (luce solare netta intrappolata) a causa di queste 'tracce' di gas rilasciati dall'industrializzazione e ne caso del metano proveniente anche dalla recente grande estensione dell'agricoltura. Siamo stati capaci per secoli di guardare l'aumento in corso di anidride carbonica (CO2) continuamente misurate dall'osservatorio del NOAA alle Hawaii. Il metano (CH4), il secondo più importante gas non condensabile era noto per essere aumentato drammaticamente dai livelli preindustriali. Tutto questo lo sapevamo già decenni fa. E, già venti anni fa le registrazioni di sedimenti e di ghiaccio cominciavano a raccontare le loro storie di climi passati.

Dove è arrivata la scienza durante i successivi 20 anni? Possono essere di tuo interesse, lettore, il mio recente viaggio di scoperta e particolarmente  quelli che per me sono stati i momenti più illuminanti e, spero, perspicaci?

Ho scritto un articolo più lungo per convincere me stesso di aver afferrato sufficientemente le ultime prove scientifiche e gli argomenti scientifici ed ho usato molte citazioni e riferimenti da saggi scientifici: questo articolo più lungo è disponibile sul sito di ASPO-Italia se volete impegnarvi di più nei dettagli. Gradirei aggiunte, commenti e correzioni.

Prima di tutto mi sono di nuovo familiarizzato con il ciclo del carbonio ('sorgenti e pozzi') e poi col modo in cui le cose sono cambiate durante i tempi geologici, in modo da poter porre meglio in questo contesto le vaste riserve meta-stabili di idrati di gas metano solido, altrimenti conosciuti come 'clatrati'. Questi, sono depositi di carbonio sequestrati ma potenzialmente gassosi che sono stati parte del ciclo del carbonio della Terra per centinaia di milioni di anni; conservatisi probabilmente in modo continuativo, anche se dinamicamente, durante questo lungo ed inimmaginabile tempo. Più di recente, i clatrati sono stati parte di un ciclo del carbonio e di un clima relativamente stabile, anche se oscillante (1). Questi cicli oscillanti sono stati 'normali' per milioni di anni o più. Quando il clima oscilla, il ciclo del carbonio fa la stessa cosa insieme al conseguente ciclo idrologico. La Terra, durante questo periodo, ha oscillato da un'era glaciale ad una parzialmente glaciale e in modo corrispondente il livello del mare è salito o sceso di circa 120-130 metri. Il genere umano si è abituato all'ultimo esteso periodo caldo da quando il livello del mare è salito di circa 120 metri, circa 10.000 anni fa.

Possiamo chiederci, tuttavia, come hanno interagito col cambiamento climatico i grandi depositi di metano, non solo negli ultimi milioni di anni, ma anche molto prima. Cosa sappiamo dalle registrazioni di tempi geologici più lunghi? I calcoli hanno rivelato che anche una piccola frazione delle probabili riserve, se fossero improvvisamente rilasciate nell'atmosfera, potrebbero distruggere la capacità di foto-ossidazione (OH') dell'atmosfera e quindi persistere abbastanza a lungo da causare un grande impulso di calore dalla luce solare intrappolata. Infatti, è stato molto tempo fa, circa 55 milioni di anni fa, ma qualcosa di simile sembra essere accaduto. Il risultato allora è stato l'inizio di un ciclo del carbonio disordinato che è durato 100.000 anni ed un clima da 'massimo termico' che non potremmo riconoscere: il MTPE (2).


Prima intuizione personale: comparabilità delle 'tracce' di gas di oggi con il lontano passato geologico

Durante il MTPE, CO2 e CH4 sono stati mantenuti per millenni a concentrazioni molto alte; il metano probabilmente a 5-10 volte quelle delle recenti concentrazioni pre industriali. I numeri contano. Per ricapitolare: i livelli di CH4 negli ultimi decenni sono 2,5 volte più alti delle concentrazioni preindustriali. Tornerò sul MTPE, ma lasciate che vi presenti un altro 'momento' che è stato per me di aumentata chiarezza.

Seconda intuizione personale: l'importanza delle 'tracce' di gas serra non condensanti diventa più chiara.

La Terra 'Palla di Neve' e i gas non condensabili

C'è stato molto tempo fa, un episodio di glaciazione planetaria detto "Terra palla di neve", un periodo che è finito circa 635 milioni di anni fa. Gli idrati di gas sono menzionati come un presunto meccanismo di retroazione positiva che ha portato a una conclusione questo fenomeno.

(3) Le ipotesi di conteggio per la repentinità della de-glaciazione includono la retroazione dell'albedo del ghiaccio, emissioni di metano dalle profondità oceaniche durante il capovolgimento oceanico post glaciale o destabilizzazione dell'idrato di metano.

La discussione scientifica su questo interessante periodo continua, ma per i nostri scopi vale la pena notare le ragioni per le quali non abbiamo una Terra palla di neve.

(4) Ampie prove fisiche mostrano che l'anidride carbonica (CO2) è il più importante e climaticamente rilevante gas serra nell'atmosfera terrestre. Questo perché la CO2, come ozono, N2O, CH4 e clorofluorocarburi, non condensa e precipita dall'atmosfera alle attuali temperature climatiche, mentre il vapore acqueo può e lo fa. I gas serra non condensabili, che contano per il 25% dell'effetto serra totale terrestre, servono così a fornire la struttura stabile della temperatura che sostiene i livelli attuali di vapoere acque atmosferico e di nuvole atraverso processi di retroazione che contano per il restante 75% dell'effetto serra. Senza la forzante radiativa fornita dalla CO2 ed altri gas serra non condensabili, la serra terrestre collasserebbe, facendo precipitare il clima e la Terra si troverebbe imprigionata nel ghiaccio [enfasi aggiunta].

Il metano è solo un gas 'traccia' transitorio, ma noi sappiamo che nei decenni recenti ha fornito circa il 20% della forzante radiativa extra che risulta dal 'nostro' gas serra extra in atmosfera. Un'aggiunta significativa all'effetto serra totale.

Terza intuizione personale: l'enormità degli ultimi decenni 


I periodi glaciali ed interglaciali durante gli ultimi 800.000 anni

Prima del nostro Olocene interglaciale ci sono stati i precedenti e più caldi Eemiano (+1°C, 125.000 anni fa) e prima di di quello l'ancora più caldo Holsteiniano (400.000 anni fa). I gas serra in atmosfera sono cresciuti allora fino a livelli simili alla recente era pre industriale.


Figura: 800.000 anni di concentrazioni di CO2 e CH4 corrispondo coi tempi delle fluttuazioni delle temperature glaciali/interglaciali (da Hansen & Sato, 2011)


Personalmente, afferro l'enormità di quello che è accaduto negli ultimi decenni solo se sovrappongo le concentrazioni attuali di CO2 e CH4 (rispettivamente 392 ppm e circa 1,8 ppm (5) ) sulla parte finale della figura sopra (Hansen & Sato,2011 (6)). Il metano, subito dopo la fine dell'evento Younger Dryas, era a ~ 0,7 ppm; e sceso a ~ 0,6 ppm 5000 fa; è risalito a >0,7 ancora dal 1750. 

Vi esorto a riattivare il mio processo mentale e a sovrapporre la vostra visualizzazione. 

Quarta intuizione personale: i confronti su 5 milioni di anni sono sufficientemente validi

Solo 5 milioni di anni fa, nel Pliocene, l'oceano era 25 metri più alto di oggi ma le temperature non erano molto più alte di quelle dell'Eemiano interglaciale di 125.000 anni fa o quelle di adesso. Tuttavia, i livelli di CO2 nel Pliocene erano più alti che nel più recente milione di anni di periodo glaciale; per esempio più alti dei livelli dell'era per-industriale non nostro Holocene (280 ppm) ma, probabilmente, paragonabili a quelli degli ultimi 10 anni a 380 ppm. 

(Vedi discussione in Hansen & Sato, 2011 rif. 6). Citazione dall'articolo:

E a prescindere dalle temperature precise del Pliocene, l'estremo calore polare e la diminuzione delle calotte sono coerenti con il quadro che abbiamo dipinto sopra. La Terra oggi, con la temperatura che è tornata almeno al massimo dell'Olocene, sta per sperimentare forti retroazioni di amplificazione polare in risposta a un riscaldamento globale aggiuntivo medio anche modesto. 

Questo è il nostro mondo per come emerge. La 'nostra' CO2, tuttavia, ha il potenziale per arrivare molto più in alto dei livelli del Pliocene ed è accoppiata allo stesso tempo con un eccezionale e sostenuto livello di metano.

Ho raccolto un po' di studi aggiornati che si riferiscono ad eventi di caldo e freddo repentini (scala millennio) avvenuti entrambi durante ed alla fine dell'ultimo massimo glaciale. Questi studi considerano gli aumentati livelli di metano (vedi ancora la figura sopra) che hanno accompagnato sia le prime escursioni più calde, sia, alla fine, la fine della glaciazione. Gli studi includono una valutazione della stabilità dei clatrati marini e considerano se un rilascio improvviso di metano potrebbe aver dato inizio ai periodi di caldo. I dettagli si trovano nella versione più lunga del mio articolo qui.

Nonostante le congetture sulla “Pistola a Clatrati” (un'improvvisa instabilità di depositi di clatrati molti grandi) sul fatto che abbiano iniziato cambiamenti di retroazione positiva agendo così come causa immediata di eventi di rapido riscaldamento del clima, gli idrati marini sembrano essere stati generalmente stabili durante i periodi glaciale ed interglaciale del Pleistocene. Tuttavia, i clatrati durante questo periodo si sono comportati in modo dinamico, specialmente nell'Artico. Si sono sia formati che rilasciati in risposta al cambiamento di combinazione di pressione/temperatura mentre le temperature di oceano e terreno si adattavano alla tendenza prevalente di raffreddamento o riscaldamento e a seconda che i livelli del mare scendessero o salissero; 

… Cito dal mio articolo più lungo:

C'è molto interesse a discutere, ma il punto da portarsi a casa proprio adesso potrebbe essere che sebbene gli shock termici passati devono avere gradualmente de-stabilizzato alcuni idrati di gas metano, così incrementando sia il cronico rilascio di metano sia la sua aggiunta a eventi di riscaldamento durante le de-glaciazioni, questi shcok non hanno causato temperature in fuga sostenuta durante i successivi periodi interglaciali. Un ulteriore retroazione positiva indotta dal metano non è avvenuta. Vaste riserve di CH4 ed altro carbonio vicino alla superficie rimanevano ancora. Per esempio, il precedente periodo interglaciale Eemiano, 125.000 anni fa, raggiunse un calore globale più alto (circa +1° con riferimento all'anno 2000, secondo i nuclei oceanici, vedi Hansen & Sato sopra), sufficientemente alto da comportare un livello del mare più alto dell'attuale di 5 metri, ma non ha provocato un rilascio auto alimentato di metano/CO2 sufficiente a prevenire la più tarda ri-glaciazione. Negli ultimissimi decenni, tuttavia, l'umanità sta gestendo un potente shock termico a un livello interglaciale ancora caldo inducendo concentrazioni di gas serra non condensabili che sono più alte di un magine non osservato nei passati 2-5 milioni di anni o più.

Per quei lettori che sono interessati al metano dell'Artico e alle basi di studi futuri, nel mio articolo lungo c'è anche una discussione introduttiva di una pubblicazione molto recente: “Formazione di Gas Idrati e Storie di Dissipazione nel Margine Nord del Canada”, del 2012. Ho letto ancora più di recente questo saggio “Sul trasporto e il destino del carbonio nel sistema terra-banchisa-atmosfera della Siberia Artica dell'Est”, del 2012, che pone un caso molto forte per il monitoraggio futuro di questi processi. Da 'profano', approvo vivamente il caso sollevato dagli autori. Saggi precedenti di Nisbet, 2012, e Archer, 2007, valgono ugualmente la lettura e i link si trovano nel mio articolo più lungo.

Quinta intuizione personale: i livelli atmosferici di metano e i loro impatti dipendono dal tasso di rilascio, non dalle riserve

Nel mio articolo più lungo commento più nel dettaglio sui calcoli e le tesi che accompagnano la 'congettura di Kilda' pubblicata dall rivista Nature Geoscience; Nisbet, 2009 (7). Calcoli recenti hanno valutato le quantità ed i tassi di rilascio che sarebbero necessari per uno shock termico al clima sostenuto indotto dal metano, grande abbastanza da condurre ad un effetto furoi controllo. L'attuale dissipazione dei clatrati (o altre fonti organiche di metano vicine alla superficie) nell'aria è più probabile che rimanga cronica e contribuisca a sostenere gli alti livelli di metano atmosferico provocati dall'uomo, piuttosto che, in sé stessa, dar vita a 'retroazioni positive' (può essere preso come assunto che in assenza di sostenuti livelli 'naturali' molto alti i futuri livelli di CH4 atmosferici si ridurrebbero se il rilascio di metano da combustibili fossili venisse fermato). 

(7) Il periodo fra gli eventi di rilascio di gas (tempo ripetuto) ha bisogno di essere paragonabile al, o essere più corto del, tempo di residenza atmosferica del gas riscaldante, altrimenti l'effetto di riscaldamento di un evento di rilascio svanirà prima che avvenga quello successivo [Enfasi aggiunta]

L'intoppo, tuttavia, sembra siano i continui rilasci fatti dall'uomo di CO2 e CH4, in particolare dai combustibili fossili rimanenti, e le aumentate concentrazioni che continueranno a lungo dopo che gran parte dei combustibili fossili saranno stati bruciati.

Sesta intuizione personale: le condizione per un ciclo del carbonio interrotto ed un sostenuto disordine climatico possono essere descritti; per esempio, con l'ipotesi del Bacino di Kilda

Un grande impatto climatico, come l'inizio del disordine del ciclo del carbonio nell'ordine di grandezza del Massimo Termico del Paleocene/Eocene, MTPE, richiederebbe un rilascio di gas serra molto grande e sostenuto.

(7) un rilascio periodico di gas serra è quindi richiesto per spiegare il più lungo riscaldamento durante il MTPE.

Anche un grande rilascio da un singolo deposito di clatrati dell'oceano profondo, se fosse avvenuto a causa di un'azione vulcanica non in relazione al cambiamento climatico, non sarebbe sufficiente per prima interrompere e poi promuovere un disordine auto sostenuto del ciclo del carbonio. Cito dal mio articolo più lungo:

“In particolare, eventi singoli di rilascio di metano sono stati esaminati da [Nisbet et al. (7)] come eventi di innesco immediato per una cascata che porta ad alti livelli di gas non condensabili atmosferici. Singoli rilasci da fonti come gli idrati sul fondo degli oceani non  erano/sono, individualmente, sufficientemente grandi e nemmeno avvengono abbastanza frequentemente da agire come eventi di innesco per successive  auto sostenute alte concentrazioni atmosferiche, e queste fonti sono rifiutate come spiegazioni per 'l'innesco del PEMT'. Gli autori, tuttavia, identificano una possibile singola fonte di metano, il geologicamente breve Bacino di Kilda di 55 milioni di anni fa. Questo bacino non ha apparentemente nessun parallelo moderno sebbene alcune condizioni di “Rift Valley” forniscano paralleli qualitativi. L'antico Bacino di Kilda potrebbe aver fornito una singola sorgente sufficientemente grande per sopraffare improvvisamente il pozzo di ossidazione dell'OH' e prolungare così per molti decenni il tempo di residenza atmosferica di un massiccio rilascio di metano. Quindi, il rilascio potrebbe essere stato sufficientemente grande da provocare un successivo periodo molto prolungato di concentrazioni alte di CO2 e CH4 (E' possibile che il Bacino di Kilda possa aver prodotto esalazioni ricorrenti). Plausibilmente, la traiettoria verso l'inevitabile MTPE era iniziata in questo modo. Gli autori ipotizzano:

(7) Diversamente da altri inneschi suggeriti, l'esplosione del metano e dell'anidride carbonica dal Bacino di Kilda potrebbe essere stata abbastanza grande, e può essersi ripetuto sufficientemente di frequente, da dar inizio al persistente riscaldamento globale attraverso il MTPE. L'analoga iniezione moderna di emissioni antropogeniche, potrebbe provocare la stessa risposta da parte del pianeta? [Enfasi aggiunta]


Domande ulteriori:

Per adesso, così, la mia domanda ulteriore sarà: siamo 'noi' il moderno Bacino di Kilda? Siamo 'noi' un innesco iniziale analogo al Bacino di Kilda? Ci sono già segni di un ciclo del carbonio interrotto in quanto abbiamo abbassato il PH dell'oceano. I livelli moderni di CO2 stanno crescendo più rapidamente e stanno cambiando l'oceano più velocemente che non i lenti cambiamenti registrati per il Pliocene solo 5 milioni di anni fa, quando la CO2 è stata per l'ultima volta a 390 ppm in atmosfera [vedi riferimenti 8 e 9].

La configurazione di continenti, catene montuose e connessioni oceaniche sono diverse da quelle di 55 milioni di anni fa. Il MTPE ha impiegato diverse migliaia di anni per raggiungere il suo massimo. Possiamo sperare che i nostri discendenti ne siano risparmiati.

Personalmente non voglio nemmeno pensare ad un equivalente futuro del PEMT, anche se non fosse imminente per mille anni. L'attuale estinzione di massa di flora e fauna causata dell'uomo e l'emergere di un “Nuovo Clima” sono abbastanza brutti da contemplare, anche in presenza di ammonimenti scientifici sull'incertezza. C'è stato un simposio a Londra alla Royal Society of Chemistry, nella Burlington House, il 2-3 novembre 2010, i riassunti sono disponibili online (10). Le presentazioni passavano in rassegna le Escursioni dell'Isotopo di Carbonio del passato, le CIE, particolarmente quelli del Massimo Termico del Paleocene/Eocene (MTPE, 55 milioni di anni fa), quando la discussione si è centrata su questi 'mondi-serra' del passato e sugli eventi di estinzione di massa come analoghi per futuri eventi ed ecologie. Vi sottopongo il gruppo di riassunti del simposi (4) e vi lascio con le istruzioni di sicurezza della Burlington House riportati in modo ben visibile alla fine del volantino del programma


Se sentite suonare l'allarme

  • I Campanelli d'Allarme sono posti lungo tutto l'edificio e suoneranno continuamente per ogni evacuazione.
  • Non fermatevi a raccogliere i vostri effetti personali. 



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Note e riferimenti

1. In tempi geologici remoti, il carbonio è stato sequestrato in pozzi molto grandi e persistenti di roccia carbonica ed in depisiti di petrolio e gas. Agenti atmosferici, movimenti tettonici e attività vulcanica rilasciano carbonio dalla roccia e avvengono infiltrazioni dai “combustibili fossili” intrappolati e da materiale organico intrappolato, ma dagli ultimi 10 milioni di anni, i sequestri più vecchi hanno avuto l'effetto netto in corso di un ridotto livello di gas di carbonio conservato in atmosfera. Così, le era geologiche più recenti hanno avuto livelli di CO2 e CH4 liberi molto più bassi di quelle epoche remote quando le più grandi riserve di carbonio si sono formate.
2. MTPE Massimo Termico del Paleocene/Eocene. La configurazione di continenti, catene montuose ed oceani sono cambiati da allora e il mondo ora potrebbe avere reazioni diverse agli 'eventi di innesco'. 
3. La fine della Terra 'palla di neve' a causa della destabilizzazione dei clatrati del permafrost equatoriale; Kennedy M, Mrofka D, von der Borch C.Nature, 29 maggio 2008; 453(7195):642-5.
4. CO2 atmosferica: manopola di controllo principale che governa la temperatura della Terra; Lacis A.A. et al. Science. 15 ottobre 2010;330 (6002):356-9.
5. Metano atmosferico globale: budget, cambiamenti e pericoli; Dlugokencky EJ,et al. Philos Transact A Math Phys Eng Sci. 28 maggio 2011; 369(1943):2058-72.
6. Implicazioni Paleoclimatiche per il Cambiamento Climatico Antropogenico, Hansen & Sato, 2011, inviato per la pubblicazione. Saggio completo
7. Il calcio d'inizio dell'antico riscaldamento; E. G. Nisbet et al.; 2009, Nature Geoscience 2, 156 - 159 (2009)
8. Vi rimando alle recenti FAQs e programmi di ricerca sull'acidificazione degli oceani; qui.
9. Registrazione Geologica dell'Acidificazione Oceanica, Bärbel Hönisch et al, Science 2 marzo 2012: 335 no. 6072 pp. 1058-1063: Riassunto
10. CIEs passate ed ecologie future; Burlington House, Londra, 2-3 novembre 2010: Riassunti qui




mercoledì 6 giugno 2012

La Storia dell'Isola dei Conigli

Da Cassandra's Legacy. Traduzione di Massimiliano Rupalti.



Questo post era nato inizialmente come una recensione del libro "Too Smart for Our Own Good" di Craig Dilworth. Dopo averci lavorato per un po', tuttavia, mi sono reso conto di non poter aggiungere niente all'eccellente recensione fatta da George Mobus. Così, ho pensato che avrei potuto piuttosto esprimere le mie sensazioni attraverso una breve storia. Se avete studiato le dinamiche della popolazione, riconoscerete in quello che ho scritto una versione romanzata del modello di Lotka-Volterra dell'interazione di volpi e conigli. Non importa se sei una volpe, un coniglio o un essere umano: sei troppo intelligente per il tuo stesso bene. (Immagine sopra da Jokeroo)




La Storia dell'Isola dei Conigli
Di Ugo Bardi

Si racconta che le volpi arrivarono sull'Isola molto, molto tempo fa. Qualcuno dice che la prima coppia di volpi arrivò su una zattera da un luogo oltre l'orizzonte. Altri dicono, invece, che le volpi sono state create qui dal Dio-Volpe ed altri ancora che sono sempre state qui, dal giorno in cui gli Dei fecero emergere l'Isola dalle acque dell'oceano infinito.

Da qualsiasi posto provenissero, la prima coppia di volpi trovò l'Isola ricca di erba, alberi, acqua e molti, molti conigli. Le volpi erano furbe e forti e crebbero di numero cacciando i conigli ed uccidendoli in gran numero. Molte giovani volpi nacquero ed era così, dicevano alcune volpi, che le cose dovevano andare.

Nel tempo, le volpi crebbero ancora di più di numero ed alcune volpi cominciarono a dire che i conigli erano diventati difficili da trovare. Si racconta la storia di una vecchia volpe, che molti vedevano come più saggia di altre, che chiamò a raccolta l'intero popolo delle volpi e parlò loro. “Compagne volpi”, disse la vecchia volpe, “siamo cresciuti così tanto di numero che presto non ci saranno abbastanza conigli per sfamare la nostra gioventù. Che quindi morirà di fame. Non dovremmo uccidere così tanti conigli come abbiamo fatto finora e non dovremmo nemmeno avere così numerose cucciolate”.

Ma alcune volpi dicevano che non esisteva una cosa come l'uccidere troppi conigli. Dicevano che c'erano ancora un sacco di conigli in giro, era solo questione di cercare meglio. Se qualche giovane volpe moriva di fame, dicevano, era perché erano diventate pigre. Bisognava insegnare loro come essere più veloci e furbe. In questo modo, le volpi sarebbero ancora state in grado di cacciare tanti conigli quanti gliene erano necessari. E risero della vecchia volpe, tornando a cacciare conigli.

Poi arrivò la Grande Moria. Ho raccontato questa storia molte volte ed mi spaventa ancora, anche se sono il coniglio più vecchio dell'Isola. Ma dovevo raccontarvi questa storia, giovani conigli. L'ho sentita da mio padre, che l'ha sentita da suo padre, che l'ha sentita dal padre di suo padre e così via in una catena che arriva fino ad uno dei pochi sopravvissuti alla Grande Moria. E, credetemi, giovani conigli, era un tempo terribile, poiché l'isola era piena di volpi e i conigli morivano in gran numero e non c'era modo per loro di scappare. Si dice che solo pochi di loro si poterono nascondere nei più oscuri anfratti della foresta, fra cespugli spinosi e labirinti di radici di alberi, pregando il Dio-Coniglio di poter essere risparmiati dalla furia delle volpi.

E il Dio Coniglio deve aver ascoltato le loro preghiere perché non furono trovati delle volpi. Dopo qualche tempo, osarono uscire dalle loro tane e scoprirono che non c'erano volpi vive da nessuna parte sull'Isola. Rimanevano solo le loro ossa, disseminate sulle pianure. Un tempo ce n'erano molte, molte di più di queste ossa, ma voi giovani conigli potreste avere avuto la possibilità di vederne solo alcune delle poche rimaste.

Così, questa storia ha un lieto fine. Appena finita la Grande Moria, noi conigli abbiamo riavuto l'Isola solo per noi. E abbiamo avuto buona erba da mangiare e tanto tempo per crescere e moltiplicarci, il che, come qualcuno dice, è ciò che ci disse lo stesso Dio Coniglio. Tuttavia, a volte penso che questa storia potrebbe non avere un lieto fine, dopo tutto.

Sapete che ci sono molti, molti conigli che vivono sull'Isola, così tanti che i prati sembrano a volte essere bianchi e marroni piuttosto che verdi. E questo non può essere buono. Alcuni conigli saggi ci dicevano che non avremmo dovuto permettere che crescessimo così tanto di numero, perché l'erba non può ricrescere abbastanza velocemente per sfamarci in così tanti. Ma altri hanno detto che l'erba non è un problema. I giovani conigli sono diventati pigri, dicono, e sono solo capaci di lamentarsi così tanto perché non riescono sempre a trovare erba a portata di zampa. Questo non è come dovrebbe essere un buon coniglio: devono imparare a cercarsi il cibo, anche a costo di andare lontano, dove c'è ancora un sacco d'erba.

Potrebbe essere che ci sia ancora abbastanza erba per tutti noi, da qualche parte, anche se ne dubito. Ma quello che mi spaventa di più è ciò che ho sentito dire ultimamente. E' possibile che lo abbiate sentito dire anche voi. Alcuni conigli sono scomparsi e non si è saputo più niente di loro. Non sono state trovate nemmeno le loro ossa. E potreste aver sentito dire che qualcuno che ha raccontato di aver visto ombre grigie che si nascondono nella foresta. E alcuni hanno raccontato di aver visto, al calar della notte, occhi luminosi e gialli che li guardavano dall'oscurità. Potrebbe essere, Dio non voglia, che le volpi siano tornate?

Se questo è vero, nessuno può dirlo. Nessuno sa se qualche volpe sia sopravvissuta alla grande Moria o se alcune di loro siano tornate di nuovo su una zattera da oltre l'orizzonte. La sola cosa che posso dire è che forse non avremmo dovuto crescere così tanto di numero, perché i conigli sono un buon cibo per le volpi ed alcuni vecchi conigli ci avevano già avvisato di questo. Questo è avvenuto molto tempo fa, ma nessuno li ha ascoltati. Ed ora è troppo tardi. Sono un vecchio coniglio ormai, quindi non vedrò cosa ha in serbo il futuro. Ma voi sì, giovani conigli. Quindi è tempo che andiate a dormire. Dormite bene e non guardate la foresta.


lunedì 4 giugno 2012

La rivolta del popolo bue


Un video molto divertente, tradotto e commentato da Daniela ("Tetragono"). Purtroppo, ho l'impressione che le nostre possibilità nel mondo reale non siano molto migliori di quelle delle mucche del film

MUCCHE CON LA PISTOLA

Di "Daniela"



Questo video è molto interessante perché può far riflettere tutti noi, tontoloni, onesti e dotati di buon senso.

Noi che pazientiamo le altrui aggressività e irregolarità, noi che comprendiamo più di quanto siamo compresi, noi "cittadini comuni", come dicono i media, televisivi e non. Noi che siamo i bancomat e la ciccia di questo sistema che sta traballando vistosamente.

Per i pigri e non anglofili, traduco in sintesi il contenuto della bella canzoncina bovina.

Sebbene nessuno si aspettasse che da una razza così mansueta potesse nascere un grande guru, ecco che un vitellino magro si arrabbia della inanità dei suoi concittadini bovini placidi, dall'aspetto così stupido e che non si divertono mai, e dopo aver letto nel bosco Che Guevara e Mao Tse tongue (bellissimo calambeur), li incita alla rivolta, al non accettare il fatto di dover vivere solo per diventare hamburger.

Gli parla di Giustizia, ma loro non si smuovono. Si sente emarginato, fuori dal gregge, le mucche sono depresse.

Ma lui insiste che devono combattere, sfuggire o morire.

E allora cominciano ad ascoltarlo.

Ma viene catturato e rinchiuso e trasportato con un camion al suo destino fatale. Ma nessuno poteva sospettare che uno scheletrico vitello potesse nascondere un UZI.

Mucche con la pistola.

Arrivano i macellai con il pungolo elettrico da infilzargli nella coscia, ma lui reagisce, scalcia  e li acceca con la pipì, instaura un lotta, rimbalza su un trattore ed esce dalla porta. Del carburante infiammabile si riversa sul pavimento e scatena un incendio al macello e le mucche allora corrono fuori. Allora il guru prende un megafono e salta su un cumulo di fieno e comincia a urlare "noi siamo bovini errabondi e liberi di correre!".

Ed ecco formato un esercito di bovini che urlano "Dobbiamo combattere per la libertà dei bovini e tenere alta la nostra testona!" "Dobbiamo correre libere con il bufalo (la canzone è country) o morire!"

Escono alla rinfusa rompendo i cancelli, rovesciano un trasposto di latte e bruciano tutto il cibo.

LE MUCCHE ADESSO SI DIVERTONO. Sessanta auto della polizia vengono accumulate in una pila, completamente coperte dal letame. Fumo nero all'orizzonte oscuro il giorno, dodici Mac Donalds sono stati bruciati.

L'esercito bovino di liberazione avanza.

Ma il presidente (Bush) è stufo e si incazza.

"Questo UPPITY CATTLE (presuntuoso bestiame...noi insomma) mi ha stufato è tempo di maniere forti!"

I media gongolano, la gente tira sospiri di sollievo, il Presidente ha ordinato a 10.000 poliziotti di prendere e uccidere tutti i bovini vagabondi e di regalare hamburger ai bambini. E così accade.

Sembra tutto finito, ma all'orizzonte dei consumatori si sente un rombo assordante.

Gli elicotteri dei polli.


E qui aggiungo un link a questo post di Sergio Di Cori Modigliani, molto ben fatto secondo me e dal titolo significativo di " Meglio Beppe Grillo che il suicidio".

sabato 2 giugno 2012

Non ce la facciamo più a evitare il cambiamento climatico, allora cosa dobbiamo fare?


Di David Schlosberg, professore di Relazioni Governative e Internazionali all'Università di Sidney, e pubblicato su The Conversation. E' un'eccellente e franca panoramica delle sfide che affronteremo e con le quali dovremo venire a patti a causa della realtà del cambiamento climatico. (Traduzione di Massimiliano Rupalti)



Quando pensiamo alle sfide che dobbiamo affrontare per fronteggiare il cambiamento climatico, è il momento di ammettere che il nostro obbiettivo politico è stato piuttosto ristretto fino ad oggi: limitare le emissioni dei sistemi basati sul carbonio. Per trent'anni, la prevenzione è stata l'obbiettivo dichiarato di gran parte degli sforzi politici, dai negoziati dell'UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) alla carbon tax. Per chiunque sia attento all'argomento, è chiaro che questi sforzi non sono stati sufficienti. Ed ora siamo entrati in una nuova era nelle relazioni fra esseri umani e cambiamento climatico, con una varietà di sfide ampie e diverse.

La prima delle sfide è ammettere che non riusciremo a fermare il cambiamento climatico. La prevenzione non è più un'opzione valida. I sistemi naturali che regolano il clima sul pianeta stanno già cambiando e gli ecosistemi che ci sostengono stanno cambiando sotto i nostri occhi.

Saremo una società che dovrà convivere con la sfida del clima per il prossimo futuro, immersa in una lunga era di adattamento. Questo è quello che dovremo fronteggiare e sono tutte questioni aperte quelle che riguardano come potrebbe essere una società adattata e come possiamo progettare una strategia per arrivarci.

Uno dei segni di speranza è che, anche se molti governi nazionali non stanno facendo niente per prevenire il cambiamento climatico, c'è una crescente preoccupazione riguardo questo adattamento a livello locale. Il cambiamento climatico sfida l'intero progetto dell'illuminismo – il sogno che la ragione ci possa guidare a svelare le verità e che queste verità portino al miglioramento ed al progresso umano.

Immaginiamo di vivere in una società razionale ed illuminata. In una società del genere, gli esperti identificherebbero i problemi da affrontare e gli obbiettivi da raggiungere in risposta alla creazione da parte nostra del cambiamento climatico. La conoscenza scientifica sarebbe rispettata ed accettata (dopo una revisione fra pari, naturalmente) e la politica sarebbe plasmata per rispondere a questo.

La realtà è che di frequente abbiamo un intervento diretto progettato esplicitamente per rompere il collegamento fra la conoscenza e la politica; abbiamo visto quanto sia facile per il potere frammentare e corrompere la conoscenza su scala globale. Di fatto, i negazionisti climatici organizzati e le figure politiche che li sostengono, hanno fatto più danni alle idee dell'illuminismo di ogni cosiddetto teorico postmoderno.

La sfida chiave dell'adattamento è ricostruire una relazione costruttiva fra la competenza scientifica, il pubblico e lo sviluppo politico. Potrebbe succedere che l'impegno necessario della competenza scientifica con le conoscenza e gli interessi locali aiuterà a ricostituire un po' di speranza di progresso umano.

Come possiamo agire in modo onesto?

Il cambiamento climatico indebolirà molti dei fondamenti ecologici della nostra capacità di provvedere ai bisogni fondamentali. Chiaramente, una delle sfide chiave sarà capire come distribuire il peso del cambiamento e come risponderemo alla vulnerabilità della gente ai cambiamenti e agli aggiustamenti climatici – dalle siccità alle alluvioni, ai problemi sanitari che vanno dalle malattie agli attacchi di cuore, alla sicurezza alimentare, alle migrazioni ambientali.

Ancora più impegnativa, comunque, è la realtà che le nostre emissioni indeboliscono gli ambienti di persone vulnerabili in altri luoghi: Bangladesh, Corno d'Africa, piccole isole-stato, New Orleans.

E, naturalmente, le nostre azioni attuali – dato il ritardo fra le emissioni e l'impatto – nuoceranno alla gente in futuro. Quindi le nostre responsabilità di giustizia ora si estendono per vaste distese di geografia e tempo.

Sono parecchie le sfide etiche da affrontare. Quindi, come potremo cominciare ad affrontare le sfide della giustizia climatica? Soprattutto, le comunità locali potrebbero essere coinvolte a fondo sia nella mappatura delle proprie vulnerabilità, sia nel determinare le politiche di adattamento. Le percezioni sulla vulnerabilità saranno diverse a seconda dei gruppi di parti interessate – indigeni, agricoltori e agenti di turismo potrebbero avere una percezione diversa di cosa è reso vulnerabile dal cambiamento climatico.

La partecipazione e la deliberazione locale – diritti fondamentali di per sé – possono aiutarci a capire e determinare i diversi bisogni ambientali locali di varie comunità e pianificare così l'adattamento. Queste strategie di adattamento possono aiutare ad affrontare la giustizia climatica.

Governare la complessità

Per tutti i cospirazionisti che pensano che il cambiamento climatico sia un complotto di sinistra per sviluppare un governo mondiale basato sull'ONU – spero stiate scherzando. L'UNFCCC rappresenta un fallimento del governo globale su una scala mai vista prima.

Potremmo avere a che fare con un problema con un livello di complessità che gli esseri umani sono semplicemente incapaci di affrontare. Il cambiamento climatico sfiderà sicuramente le nostre capacità di adattamento più di ogni altra cosa la nostra specie abbia mai affrontato.

E' un diverso tipo di problema per i governi. Richiederà risposte multi-scala, largamente distribuite, collegate in rete, flessibili, anticipatrici ed adattabili da parte dei governi dal globale fino al locale. Il cambiamento climatico richiederà un ripensamento radicale della natura stessa del concetto di governo e l'adozione di nuove forme.

Abbiamo bisogno di dare un lungo e severo sguardo a noi stessi (e alla natura)

Ma la sfida più grande del cambiamento climatico, naturalmente, è se siamo o meno capaci di cambiare le nostre attuali relazioni distruttive col resto della natura. La chiave qui è la realtà che, portando su noi stessi il cambiamento climatico, abbiamo dimostrato che il concetto stesso di come ci immergiamo nel mondo naturale e come provvediamo ai nostri bisogni fondamentali, semplicemente non funziona. Infatti, la nostra relazione con la natura sta minacciando le vite che ci siamo costruiti. Ci immaginiamo separati dal sistema e dalla relazione che ci sostiene e causiamo così queste massicce distruzioni nei processi della vita intorno a noi. Il nostro rifiuto continuato di riconoscere noi stessi come animali facenti parte degli ecosistemi ha finito col minacciare questi sistemi che ci sostengono. Questo è il nostro problema chiave, la nostra sfida principale.

Per fortuna, ci sono sempre più esempi di alternative e modelli per adattarsi ad una società sfidata dal clima. Molti gruppi e movimenti stanno ripensando e ristrutturando i modi in cui interagiamo col mondo naturale mentre provvediamo ai nostri bisogni fondamentali – riguardo all'energia sostenibile, la sicurezza alimentare locale ed anche di lavorazione e manifattura. Questi nuovi movimenti materialisti offrono modi alternativi di relazionarsi ai sistemi non umani che ci sostengono ed illustrano la possibilità di riprogettare e ristrutturare le nostre vite quotidiane basandole sulla nostra immersione nei sistemi naturali. Dopo trent'anni di fallimenti nella nostra risposta al cambiamento climatico, possiamo ancora dimostrare che gli esseri umani hanno la capacità di adattarsi.

mercoledì 30 maggio 2012

Esplode il caso piezopoli -II


I ricercatori italiani sono in rivolta contro il malfinanziamento della ricerca nel caso dello scandalo detto "Piezopoli"


Effetto valanga per il "caso piezopoli" di cui vi parlavo nel post dell'altro giorno. La petizione di accademici contro il malfinanziamento della ricerca ha raggiunto quasi 500 nomi in pochi giorni, includendo anche nomi di spicco nella ricerca italiana.

E' una cosa che non si era mai vista prima e sicuramente inaspettata considerate certe tendenze che sembravano ormai inveterate nei finanziamenti scientifici in Italia. Segno evidente che certe cose non si possono e non si devono più tollerare. Ne va di mezzo il buon nome dell'intero paese e le risorse dello stato devono essere spese con la massima cautela in un momento così difficile.

Qui di seguito, vi passo un post sull'argomento, scritto da gvdr sul blog "il Corsaro"






Piezobufale: l'energia e la pseudoscienza

Scritto da gv piezo dr on


fabio cardoneUn gruppo di scienziati, imprenditori e faccendieri italiani da vari anni afferma d'avere per le mani la più grande rivoluzione scientifica dai tempi della pietra focaia. Energia: gratis, pulita, facile da produrre, per tutti. I nomi e le sigle sono tante: piezonucleare, e-cat, athanor… Le verifiche indipendenti nulle. Gli appoggi e gli interessi tanti e ramificati. Il giro di soldi, quello sì, molto importante.

Addentrarsi nell'intrico di personaggi che girano attorno a queste pretese rivoluzioni – sempre sul punto di avverarsi ma mai concrete, sempre in cerca di nuovi finanziatori mai sazie di quelli già spremuti – non è facile. È una giungla di interessi accademici, economici e politici non del tutto chiari. Cercando sul web senza le opportune precauzioni, ci si perde fra giornalisti scientifici seri, disinformatori interessati ed entusiasti innocenti ma dannosi.

Cercheremo di entrarci un passo alla volta. 

Da dove cominciare? Dall'ottimo post di Mazzetta sul suo blog, da quelli dell'OcaSapiens o dal tentativo di riassunto qui sotto.


Cardone e l'energia dal granito


Si potrebbe partire dall'articolo di Sylvie Coyaud uscito sul domenicale del Sole 24 Ore un paio di settimane fa, il 13 maggio 2012. La giornalista scientifica, raro caso di cervello importato in Italia, incuriosita dalle roboanti esternazioni del gruppo di ricercatori che lavorano sulla cosidetta "energia piezonucleare", decide di fare le pulci e di controllare le loro affermazioni. In particolare il prof. (ne siam sicuri?) Cardone afferma che esistano molte pubblicazioni internazionali che confermano indipendentemente il fenomeno studiato da lui e dai suoi colleghi, chiamato energia piezonucleare: in soldoni si tratterebbe di un picco di emissione di neutroni durante la frattura di mattonelle di granito. Per far tornare i conti, Cardone et al. sviluppano una intera teoria fisica alternativa a quella einsteiniana. A Sylvie, come a noi, risulta che la teoria generale sia stata completamente ignorata dalla comunità (nessuno la cita tranne gli autori stessi), mentre l'esperimento abbia scaturito solo critiche senza appello quando dei gruppi indipendenti hanno cercato di ripeterlo.
La domanda è: "Professore (ne siamo sicuri?), dove sono queste conferme indipendenti? E, se non esistono, perché ha mentito?".

In realtà saremmo potuti partire prima, almeno cinque anni prima, nel 2007. Già allora Marco Cattaneo s'era imbattuto in questi rivoluzionari scienziati, a seguito di una esilarante intervista di Antonio Socci a Cardone. Insospettito dalla superlativa scoperta, e infastidito dal vizio italiano per cui tutti devono essere esperti di tutto e si sentono in grado di sproloquiare di qualsiasi cosa (Socci, di fisica nucleare, non sa ovviamente niente), Cattaneo aveva guardato più da vicino e si era chiesto: dove sono queste numerose conferme indipendenti? L'articolo di Cattaneo permette anche di vedere come l'imminente rivoluzione sia, invece, ormai stantia, rimasta in sospeso da anni e anni.

Le critiche e la mancanza di risposte

G. Ericsson, S. Pomp, H. Sjöstrand, E. Traneus hanno avanzato critiche in due riprese al gruppo di ricerca. L'ultima non ha ricevuto nessuna risposta da parte dei tre italiani. Affermano di non volersi sprecare a rispondere, perché non ce n'è bisogno. Altrettanto orfana di risposte è la critica fatta da A. Spallone, O.M. Calamai e P. Tripodi secondo i quali "No gamma rays measurements associated with any nuclear reactions and no radioactive isotopes in fractured granite blocks are reported". Tradotto: non succede nulla, nessun miracoloso fenomeno.

Si dimenticano, forse, i rivoluzionari Cardone et al. che spetta a loro l'onere della prova?

Nel tempo i ricercatori, e i loro entusiasti sostenitori (entusiasti ma refrattari al metodo scientifico), qualche risposta l'hanno tentata: hanno tirato fuori, ad esempio, la locandina di un'azienda che afferma di avere costruito un reattore a mattonelle rotte, cerca finanziamenti e conferma la teoria. Conferme terze ed indipendenti, comunque, ancora assenti.

Rossi e il bollitore

Saremmo dovuti, invece, partire da un altro gruppo, più famoso ed esposto pubblicamente? L'ingegner Rossi, il professor Focardi e la loro creatura: l'e-cat, "il reattore basato sulla fusione fredda che potrebbe rivoluzionare l'approvvigionamento di energia". Anche qui la querelle, la bufalona è ormai vecchia: fra dirottamenti fra una sponda e l'altra dell'oceano (Rossi afferma che sta costruendo, ma non può ovviamente dire dove), mancate convergenze con finanziatori e acquirenti, complotti di tutti e tutto contro i freddisti, si sta tirando avanti da anni. Anche qui: conferme internazionali indipendenti assenti. Anche qui, qualche azienda che cerca di farci sopra i soldi. La letteratura, critica e dettagliata, a riguardo è abbondante. La versione affermista, vorrebbe ora in funzione un impianto da 1MW di fabbricazione militare, la fonte è Andrea Rossi stesso.

Intanto A. Rossi, invece che cercare verifiche serie ed indipendenti, minaccia: attendiamo querela.

L'alchemico Abundo e il sophoide

Altro possibile punto di partenza è la vicenda, minore nei toni, dell'alchemico professore dell'IIS Pirelli di Roma Ugo Abundo. Questi, non pago di quello che scrive sul suo Opus Symbolicum (lunga, ma notevole per gli appassionati del genere, la teoria del sophoide: "Si è mostrato che l’equazione del sophoide [by Abundo] contiene – in nuce – tutti i principali aspetti noti di questo universo, da quello gravitazionale, al relativistico, al quantistico"…ha fatto costruire ai suoi allievi, e poi esposto in pompa magna, un fornetto "alchemico" detto Athanor, grazie al quale si realizzerebbero delle reazioni nucleari a bassa energia, o "fusione fredda". Ovviamente, di nuovo, mancano totalmente verifiche indipendenti dell'enunciato.

Mi permetto di aggiungere, a titolo personale, i forti dubbi circa la sensatezza di un intervento didattico simile in una scuola pubblica, la quale non dovrebbe esporre i ragazzi ai clamori della pseudoscienza quanto formarli al rigore della scienza – cosa che si può fare in modo moderno e coinvolgente, senza cedere al paranormale.

I quattro lettori che mi han seguito avranno notato un filo rosso: enormi affermazioni scientifiche (tali da far ribaltare Einstein e promettere un futuro diverso all'umanità) sorrette da flebili e dubbie prove (qualora ve ne siano).

Gli allegri politici

Altro elemento comune di queste tre vicende è la presenza di facili sostegni e riconoscimenti pubblici, da parte di politici e dirigenze scolastiche evidentemente sensibili ai temi della ricerca di confine in fisica nucleare. Evidentemente, ça va sans dire, in grado di valutare la portata e la veridicità delle affermazioni dei loro premiati ricercatori e docenti. Per tutti i riferimenti rimandiamo all'articolo sul Sole 24 Ore.

I sostegni al gruppo di Cardone (e del prof. Carpinteri, quotato professore di Scienza delle Costruzioni al Politecnico di Torino, di indubbia e solida fama nel ramo e, mi dicono, ottimo professore, ma apparentemente scoperto nei territori della fusione fredda) ce li racconta molto bene Coyaud nell'articolo citato, e di cui ad ora non sono note rettifiche. Gira tutto attorno ai due fratelli Aracu: l'uno, il colonnello Antonio, ha realizzato nel 2005 un reattore prototipo simile a quello voluto da Cardone (qualcuno ha notizie di questo reattore?); l'altro, il geometra Sabatino, imprenditore, presidente della Fédération internationale de roller sports e della Federazione italiana hockey e pattinaggio, vice presidente del gruppo del Popolo della Libertà alla Camera (grazie wikipedia), è primo firmatario di una decreto divenuto legge nel 2009 che, all'articolo 38, promette il finanziamento. 

Nel mentre il Consiglio regionale dell'Abruzzo affida al prof. Cardone un sito militare, a Monte San Cosimo, dove dovrebbe nascere un "centro di ricerca sulla trasmutazione delle scorie in energia pulita". Ah, Sabatino Aracu è stato eletto proprio nel collegio uninominale di Sulmona, Abruzzo.

Per intenderci, stiamo parlando di centinaia di milioni di euro. 800, secondo un preventivo disponibile in rete che fa riferimento a dati preliminari CNR/Ansaldo-Finmeccanica, non confermati ufficialmente.
A conclamare l'intervento politico va ad aggiungersi un articolo de La Repubblica che racconta di una scalata di "quota AN", spinta a livello politico, per il controllo dell'Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRIM). La scalata vede in testa il prof. Carpinteri, che ha già cominciato a spostare le attività dell'istituto verso le ricerche sul piezonucleare, già finanziate nel 2011 con 10 milioni di euro e che devono essere rafforzate, stando al piano programmatico.

L'appello

Sono già un centinaio (107 al nostro controllo) i firmatari di un appello accorato in cui s'invita il ministro competente a vigilare affinché l'INRIM non abbracci un settore di indagine dubbio e sicuramente fuori dal suo scopo, con grave detrimento dell'istituto stesso e dei ricercatori che vi lavorano (bene, ad ora).

I proponenti ritengono che [la ricerca sulle piezo] getterebbe discredito sull’intero sistema della ricerca e auspicano che si possa ricondurre la politica del nostro istituto metrologico nazionale entro i canoni della prassi scientifica unanimemente accettata in tutto il mondo.

Il danno è triplice: il dirottamento di soldi pubblici che potrebbero essere destinati a scopi più seri, e qui il problema è culturale; l'affidamento di centri di ricerca e siti militari a personaggi di non cristallino rigore scientifico; il tentativo di far passare per pazzi reazionari scienziati e giornalisti seri a cui sta veramente a cuore la scienza.

Per motivi di spazio rimandiamo a nuova puntata: la partecipazione di alcune associazioni cattoliche all'avventura dei sedicenti rivoluzionari; il ruolo di alcune ditte private e degli accennati faccendieri a cui fanno riferimento (cose da trattare con le pinze); le sbracate di alcuni innocenti entusiasti che si sono impegnati in una campagna denigratoria, sessista e violenta nei confronti di Sylvie; altri sbracati commentatori (passeriformi, per chi li conosce) che procedono a tentoni nel difendere i proprio paladini, facendo più male che bene…



lunedì 28 maggio 2012

Esplode il caso piezopoli

I ricercatori italiani sono in rivolta contro il malfinanziamento della ricerca nel caso dello scandalo detto "Piezopoli" (immagine h/t Daniele Passerini)


Nell'accademia, non capita spesso che si vada a sindacare sui fondi di ricerca ricevuti dai colleghi; non lo si considera buona educazione. Però, quando è troppo è troppo e il caso di "piezopoli" lo dimostra con la nascita, mai vista fino ad oggi, di un'intera petizione di accademici che si sono sentiti in dovere di scrivere un'allerta al governo per un caso di bufala che, oltre a sottrarre preziosi fondi alla ricerca, rischia di far fare alla ricerca italiana un'ulteriore brutta figura. Dopo il caso del tunnel dei neutrini, era proprio una cosa di cui non avevamo bisogno.

La storia è venuta fuori con un articolo di Sylvie Coyaud apparso sul "Sole 24 ore". Nell'articolo si racconta del caso "Piezopoli" ovvero di come sembra che il governo avesse decretato un massiccio finanziamento per la ricerca sulla cosiddetta "energia piezonucleare" sostenuta dal Prof. Carpinteri, attuale presidente dell'INRIM.  Peccato che l'energia piezonucleare non ha alcun riscontro di prova indipendente e che gli esperimenti del prof. Carpinteri sono risultati impossibili da riprodurre mediante test fatti da altri gruppi. Le promesse sono sempre cose poco verificabili, ma è significativo il fatto stesso che si parli di diverse centinaia di milioni per un programma di ricerca basato su esperimenti incerti e addirittura esplicitamente smentiti.

Quindi ha fatto bene Sylvie Coyaud a sollevare il problema. Se sono vere le cifre riportate, si tratta di uno scandalo gravissimo che rischia di fare danni immensi a tutta la ricerca Italiana. Sicuramente, il prof. Carpinteri troverà ampi spazi per difendere il suo lavoro e la sua posizione ma quello che è successo fino ad ora è che Sylvie Coyaud si è attirata i fulmini di individui inqualificabili che l'hanno accusata di essere una povera cretina, addirittura "fallofobica" (da non credersi, ma è il termine che hanno usato contro di lei).

Nel frattempo, lo scandalo che va sotto il nome di "Piezopoli" si sta diffondendo rapidamente su internet. Ecco un rapporto di Mazzetta che descrive la storia in un certo dettaglio.

Di Mazzetta
Pubblicato il 26 maggio 2012


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Gli scienziati di un italianissimo “laboratorio cristiano a maggioranza cattolica” dicono di aver fatto la scoperta del secolo. Gli altri scienziati italiani gridano al pacco.
Lo confesso, ho colpevolmente trascurato la notizia della fondamentale scoperta e implementazione del nucleare piezoelettrico. Faccio ammenda per aver trascurato questo incredibile piccolo passo di audaci scienziati italiani che promette di diventare un grande passo per l’umanità. L’ho colpevolmente trascurata, ho creduto di più nel potenziale coinvolgente di altre trovate come l’E-cat di Rossi-Focardi e davvero mai avrei immaginato che all’ombra dei progressi degli scienziati piezonucleari si fosse già radunata una buona somma di denaro pubblico, com’è giusto per le ricerche scientifiche di valore.
 

E invece la storia del piezonucleare, pur se breve, è ricca di colore e di conseguenze, alcune delle quali molto sgradevoli per i contribuenti, tanto da spingere un gruppo di scienziati preoccupati per l’andazzo, ad aprire una petizione nella quale si chiede di avere pietà per lo stato della scienza nel nostro paese, che già ha subito l’umiliazione di veder affidate le sue istituzioni scolastiche e scientifiche alle cure di un bestiario che ha spaziato dal creazionista assurto ai vertici del CNR a quello del tunnel dei neutrini. Nel mezzo, a ruotare attorno a questa storia ci sono delle altre belle menti scientifiche, dai curricula incerti, ma dalle utili vicinanze politiche, le vera chiave di volta del progetto, che dalla ricerca pubblicata nel 2009 dal prof. Fabio Cardone e da Roberto Magnani (Insieme autori di un fondamentale testo storico nel quale hanno rivelato come la stagione d’oro dei ragazzi di via Panisperna sia stata merito della donna delle pulizie) , hanno già fatto molta strada, forse assecondati dalla “un’affabulazione scintillante” che già gli riconosceva allora chi recensì il libro:

Nel settembre scorso, il governo ha consegnato l’Inrim a Carpinteri “in quota PdL ex AN”, riferiva «La Repubblica». Stessa quota per il prof. Cardone, membro e presidente in pectore del Comitato scientifico dell’ente la cui ottima reputazione garantiva un afflusso di fondi. Non più. Il convegno mirava a procurarli attraverso “nuove alleanze”, diceva ai convenuti l’ing. Francesco Mazzuca. Ex presidente di Ansaldo nucleare, ora è commissario della Sogin, che da 20 anni dovrebbe provvedere alla bonifica ambientale degli impianti nucleari e sistemarne le scorie da qualche parte. (Fonte ilsole24ore.com)

L’INRIM è l’istituto di Metrologia e non si capisce perché dovrebbe occuparsi di energia nucleare e il prof. Cardone non è nemmeno un professore, la Sogin un buco nero che ingoia da anni miliardi a centinaia senza decontaminare niente degli avanzi del nostro pur modesto parco nucleare. In teoria il governo Berlusconi sembrava pronto a buttare quasi un miliardo di dollari sul piatto, unica garanzia gli amici degli amici, perché di evidenze scientifiche a sostegno dei proclami dei nostri Nobel in pectore non ce ne sono. A proposito dell’INRIM nell’appello si scrive:

Quanto sta accadendo all’INRIM è preoccupante perché si colloca al di fuori della tradizione del metodo scientifico e rischia di gettare discredito sull’intero sistema della ricerca italiana oltre a produrre un significativo spreco di risorse umane e finanziarie. L’INRIM è deputato alle ricerche di metrologia indispensabili alla comunità scientifica, e prima ancora alla tutela della salute e della sicurezza di tutti i cittadini. Esistono altre istituzioni deputate alle ricerce sulle reazioni nucleari quali l’INFN e l’ENEA. (Fonte La Repubblica)

Da parte della comunità scientifica ci sono state anzi numerose reazioni infastidite all’emergere dei primi annunci e ora un vero e proprio diluvio di prese di posizione, perché quei soldi il governo Berlusconi li aveva sottratti ai progetti che si sono fatti largo attraverso il vaglio della comunità scintifica, che ne riconosce il valore. Mentre questa che è sempre parsa un’orrida bufalaccia ha dalla sua parte solo il dubbio patronage politico e gli incredibili annnunci dei suoi promotori:

“Nel futuro prossimo e grazie a un brevetto chiesto dal prof. Cardone et al., la Startec Srl di Brugherio (Milano) costruirà un reattore simile a quello realizzato nel 2005 «sotto la direzione del col. Antonio Aracu», che risolverà la crisi economica italiana e quella energetica internazionale. Per le prove, nel 2010 il Consiglio regionale dell’Abruzzo ha messo a disposizione del prof. Cardone il sito militare di Monte San Cosimo, dove sorgerà un centro di ricerca sulla trasmutazione delle scorie in energia pulita.” (Fonte ilsole24ore.com)

Mica fichi, la scoperta delle reazioni piezonucleari promette non solo di risolvere il problema dell’energia pulita, abbondante e sicura, ma i nostri eroi sostengono che possa anche essere utilizzata per ridurre drasticamente e velocemente la radioattività delle scorie. 

Quello che non va è che gli studi iniziali sono stati contestati e i brevetti vantati non sono stati nemmeno rinnovati, senza che il team che aveva promosso la ricerca facesse altro che orecchie da mercante. C’è chi ora ha battezzato Piezopoli lo scandalo, che sembra prefigurare un bagno di sangue a carico delle tasche già vuote della scienza italiana, se qualcuno non vi porrà rimedio.
Cardone, che esordisce presentando i doni della divina provvidenza e ricordando che il suo si è sempre gloriato di essere “un laboratorio cristiano a maggioranza cattolica”, rende subito l’idea del livello, che poi mantiene sostenendo che i suoi hanno rischiato la vita perché non sapevano che facevano e non avevano grandi protezioni mentre sperimentavano. E non ci si crede, ma persino “l’esercito” avrebbe partecipato a questa impresa realizzando un componente fondamentale del “reattore ultrasonico”.

Ovviamente in mancanza di qualsivoglia evidenza scientifica minimamente credibile, questa storia non ha varcato i confini del paese. Analoghe richieste di fondi alla UE si sono risolte in gentili dinieghi e inviti a rivolgersi ad altre istituzioni e capitoli di bilancio. Nel mondo non ne parla nessuno, se non i critici per massacrare il lavoro che dovrebbe testimoniare la bontà dei dati alla base dei miracoli annunciati.


Ma poi è stato chiaro che un gruppo composto da quelli del “laboratorio cristiano a maggioranza cattolica“, qualche buonissimo cattolico dell’Ansaldo, qualche militare e il capo dell’istituto di metrologia, stava per mettere le mani su una parte significativa dei finanziamenti alla ricerca nel nostro paese. Gli scienziati promotori dell’appello hanno preferito tagliare corto e puntare l’indice sull’irrituale ruolo affidato all’INRIM e non solo perché affidare fondi per la ricerca nucleare alla gestione dell’istituto di metrologia farebbe ridere mezzo mondo.

Per quanto sopra esposto i firmatari invitano il ministero vigilante ad intervenire tempestivamente al fine di verificare se corrispondono al vero le affermazioni, più volte ripetute e riportate a mezzo stampa, che si intende porre tra le priorità dell’attività dell’INRIM lo studio delle reazioni piezonucleari. I proponenti ritengono che questo getterebbe discredito sull’intero sistema della ricerca e auspicano che si possa ricondurre la politica del nostro istituto metrologico nazionale entro i canoni della prassi scientifica unanimemente accettata in tutto il mondo.

Tra richiami al rispetto del “metodo scientifico” e perifrasi come ” Le novità però devono essere vagliate attentamente per evitare di incorrere in errori o, peggio, in vere e proprie frodi. Questo è un dovere morale specie quando le risorse da investire sono pubbliche. ” … è abbastanza chiaro che i firmatari dell’appello stiano lanciando una denuncia ben difficile da equivocare: i simpaticoni del piezonucleare potrebbero a breve incenerire centinaia di milioni di euro di denaro pubblico. E senza neppure usare i reattori ultrasonici.

Non resta che sperare in un’adesione massiccia all’appello e che l’attuale esecutivo di renda conto del fatto che, se si verifica quanto temuto e preannunciato, nessun componente del governo potrà dirsi innocente di tale disastro di fronte alla comunità scientifica italiana e internazionale. I sostenitori della scoperta hanno finora millantato meraviglie, e si può dire millantato perché nessuna seria prova è stata presentata a dimostrare che si possa ricavare energia in maniera conveniente, prevenire i terremoti, cambiare i “modelli attuali del ciclo del carbonio”, ridurre le radiazioni o (c’è anche questo) “produrre pieghe nel tempo e nello spazio” in prossimità di reazioni atomiche. Delle quali prima di tutto bisognerebbe confermare l’esistenza ripetendo gli esperimenti con tutti i crismi e invitando terzi tra i più qualificati che possano testimoniare quel che accade. Se non succede vuol dire che qualche problema c’è, un problema probabilmente simile a quello dell’E-cat di Rossi e Focardi, altro macchinario dalle virtù miracolose, ma dai risultati indimostrati. Che però per ora e fortunatamente, da quel che par di capire, tra le frecce al suo arco non ha ancora la capacità di mandare in fumo una tale mole di fondi pubblici.

Pubblicato in Giornalettismo

Aggiornamento: Tre pezzi di Silvia Bencivelli sul giornalismo scientifico, da leggere e ricordare. Particolarmente utili a quanti in queste ore mostrano stupore e immaginano un complotto dietro al fatto che l’appello degli scienziati sia stato rilanciato da più persone e fonti: