martedì 12 novembre 2013

I ricercatori: l'ossigeno sul fondo del Mare del Giappone continua a diminuire

Da “The Asashi Shimbun”. Traduzione di MR

Una coppia si gode il tramonto sul Mare del Giappone sulla cosata di Aoyama a Niigata, il 2 maggio. Secondo i ricercatori, la quantità di ossigeno contenuta sul fondo del mare continua a diminuire. 
(Foto: Asahi Shimbun)

Di Tomoyuky Yamamoto

Tsukuba, Prefettura di Ibaraki – Il riscaldamento globale sta contribuendo alla diminuzione del livello di ossigeno sul fondo del Mare del Giappone, il che potrebbe implicare conseguenze terribili per l'ecosistema marino e per l'industria della pesca. “Il declino è attribuibile al fatto che l'acqua di mare di superficie non si raffredda abbastanza in inverno a causa del riscaldamento globale”, ha detto un gruppo di ricercatori dell'Istituto Nazionale di Studi Ambientali e dell'Agenzia Giapponese per le Scienze Marine-Terrestri e la Tecnologia. Se il declino continua, i punti più profondi potrebbero anche venire completamente deprivati di ossigeno in 100 anni, ha aggiunto.

Il Mare del Giappone supera i 3.500 metri di profondità nei punti più profondi. La forma del mare è simile a una coppa profonda. L'acqua di mare più calda e leggera, che è stata portata dal sud dalla Corrente di Tsushima, spesso si mescola con l'acqua di mare che si è accumulata nei punti più profondi del Mare del Giappone. Quindi, scorre via dal Mare del Giappone attraverso lo Stretto di Tsugaru o attraverso lo Stretto della Soia, entrambi vicini a Hokkaido. L'acqua di mare nei punti più profondi, che spesso si mescola con l'acqua di superficie, viene chiamata “acqua unica nel Mare del Giappone”. L'acqua unica nel Mare del Giappone viene prevalentemente accumulata in punti più profondi di 200 metri. La temperatura dell'acqua varia da zero a 1°C. Dell'acqua unica nel Mare del Giappone, lo strato inferiore dell'acqua di mare, che si è accumulato in sezioni più profonde di 2.000 metri, ora sta soffrendo di una diminuzione di ossigeno. L'Istituto Nazionale di Studi Ambientali, che ha sede a Tsukuba, nella Prefettura di Ibaraki, e l' Agenzia Giapponese per le Scienze Marine-Terrestri e la Tecnologia, il cui quartier generale si trova a Yokosuka, nella Prefettura di Kanawaga, hanno analizzato i cambiamenti dell'acqua di mare sul fondo che hanno avuto luogo nel periodo dal 1930 al 2012. Essi hanno condotto l'analisi combinando i dati delle osservazioni marine dell'Agenzia Meteorologica Giapponese coi risultati della propria ricerca.

Come risultato dell'analisi, essi hanno scoperto che la concentrazione di ossigeno disciolto sul fondo del mare al largo della Penisola di Noto, nella Prefettura di Ishikawa, è declinata dai 7,36 milligrammi per chilogrammo di acqua di mare degli anni 60 ai 6,24 milligrammi del 2012. Nel Mare del Giappone, un vento freddo stagionale soffia dal continente Eurasiatico durante l'inverno, raffreddando la superficie del mare. Quindi, la superficie raffreddata di acqua di mare sprofonda nei punti più bassi in quanto diventa più pesante. Di conseguenza, l'ossigeno contenuto nell'acqua di mare di superficie viene fornito all'acqua di mare del fondo. In un inverno estremamente freddo, in cui la temperatura diurna più bassa a Vladivostok, nell'estremo Oriente russo, scende al di sotto dei -20°C per più di 20 giorni, una grande quantità di acqua di mare di superficie sprofonda nei punti più profondi del Mare del Giappone. Un inverno così estremamente freddo si è verificato ogni due o tre anni durante il periodo dal 1930 al 1950. Durante il periodo dal 1969 al 2012, tuttavia, un tale inverno estremamente freddo si è verificato solo tre volte.

Di conseguenza, la quantità di acqua di mare di superficie che è sprofondata ai livelli più profondi è diminuita, portando al declino della quantità di ossigeno disciolto. Il gruppo di ricercatori ha detto che la diminuzione dell'ossigeno è stata causata dal fatto che l'acqua di mare di superficie non viene raffreddata a sufficienza in inverno a causa delle influenze del riscaldamento globale. “In futuro, quando il riscaldamento globale diventerà più serio, lo sprofondamento di acqua di mare di superficie che fornisce ossigeno al fondo potrebbe interrompersi nel Mare del Giappone. In quel caso, a causa del consumo di ossigeno da parte dei batteri ed altre creature, l'acqua di mare nei punti più bassi di 2.000 metri giungerà alla condizione di non contenere alcun ossigeno nel giro di un centinaio di anni, secondo i nostri calcoli”, ha detto Takafumi Aramaki, un ricercatore senior dell'Istituto Nazionale di Studi Ambientali. “Il cambiamento nell'ecosistema del mare potrebbe avere effetti sui pesci ed altri creature marine nel lungo termine”, ha aggiunto.


mercoledì 6 novembre 2013

Sconfitto Cuccinelli, il grande inquisitore della Virginia


Da "The Frog that Jumped Out"

 

Il grande inquisitore Cuccinelli vuol vedere la posta elettronica di Galileo


Ken Cuccinelli, ha ammesso la sua sconfitta nelle elezioni per il governatorato in Virginia. Una delle ragioni per il suo fallimento è certamente il suo atteggiamento negazionista sul clima. Fra le altre cose, come procuratore generale della Virginia, si era lanciato in una caccia alle streghe illegale contro lo scienziato Michael Mann dell'Università della University of Virginia. Ma Mann non si è fatto intimidire e ha resistito, raccontando poi la sua esperienza di bersaglio in una campagna propagandistica in un libro intitolato "The Hockey Stick and the Climate Wars." In un certo senso, la sconfitta di Cuccinelli è la vittoria di Mann.

Potete trovare un'analisi dettagliata delle ragioni della sconfitta di Cuccinelli su "thinkprogress." E' chiaro, in ogni caso, che prese di posizione estreme sul clima e su altre cose possono avere un effetto negativo e diventare un peso per i candidati, come è successo a Cuccinelli. Così, i risultati della campagna in Virginia si possono vedere come un'indicazione che qualcosa sta cambiando nel clima politico negli Stati Uniti. Il negazionismo climatico è ancora forte in molti settori, ma potrebbe essere in graduale declino. 



lunedì 4 novembre 2013

Eureka!

Post di Marco Sclarandis



 A volte un aggettivo può provocare una catastrofe o un miracolo.

Come pure la cecità emotiva di fronte ad una immagine talmente semplice da risultare enigmatica.Se non addirittura insignificante.

Chiunque pensi all’aggettivo “esponenziale”, se non è proprio ignorante fino al midollo, dovrebbe sapere che esiste una curva, anzi una famiglia infinita di curve che portano questo nome. La più celebre di queste curve è la parabola, che è anche una antichissima parola greca adoperata nel più celebre dei testi sacri, la Bibbia, compresa di Vangeli canonici.

Per vedere una parabola basta versare una caraffa d’acqua, e ancor meglio un filo d’olio da un’oliera.L’olio è un fluido più viscoso dell’acqua e fila, appunto, più liscio, e ciò permette di vedere una parabola in modo quasi perfetto.

La parabola, quindi permette di vedere la forma di qualcosa che cresce esponenzialmente verso l’infinito. Sia negativo che positivo. Come crescono le cose che lo fanno crescendo al quadrato, o al cubo o a all’ennesima potenza? Esattamente come lo fanno i cuccioli di tutto il mondo, sorprendentemente.

La parabola generata da x al quadrato, o se preferite alla seconda, quando x è 2, si mette in mostra a chiunque in tutta la sua sinuosa ed elegante potenza.

Uno, 2, quattro 9, sedici, 25, trentasei, 49, sessantaquattro, 81, cento...............diecimila
un milione....................(1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,100,1000, man mano elevati al quadrato)

Meno avvicinabile è la curva esponenziale,  2 elevato alla x

2, 4, 8, 16, 32, 64........1024.........(2 elevato alla 1,2,3,4,5,6...10....)

Ma già 2 elevato alla ventesima potenza dà oltre un milione e alla quarantesima, oltre 1000.000.000.000, mille miliardi. Quindi, 40 alla (2) seconda, che dà 1600, è un numero ancora abbordabile, d’uso praticamente quotidiano. Invece, 2 alla (40) quarantesima, oltre 1000.000.000.000, è cifra da banchieri.

Non parliamo poi di x elevato alla x. Che spunta innocente con un 4 ma poi s’erge tronfio a 27 (tre alla terza) quindi  a 256 e prosegue con 3125 (5 elevato alla quinta).
Dieci diventa subito 10.000.000.000, dieci miliardi. (10 elevato alla decima)
Immaginiamoci che cosa diventa cento.Ricordandoci che cento è nient’altro che 10 x 10, quindi cento moltiplicato per sé stesso cento volte diventa:

100.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000
.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000
.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000
.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000
.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000

Un mostruoso numero di duecentouno cifre. ( 1 seguito da duecento zeri ).

Roba per iniziati della teoria dei numeri, la branca regina della matematica, dove si celano i misteri più insondabili dell’universo.

Noi, Homo Sapiens sapiens, insieme a molte bestie e piante, siamo tutti partiti con l’aiuto d’una funzione esponenziale, 2 alla x. Un ovocita, che in realtà è l’unione di due cellule decisamente asimmetriche, lo spermatozoo e l’ovulo, che si scinde in due, quattro, otto, sedici, trentadue.......

Ma, la suddivisione in realtà è una crescita, altrimenti rimarremmo piccoli come un granello di polline e per noi un’ape sarebbe un terrificante Ciclope. E non prosegue indefinitamente e meno che mai infinitamente.Altrimenti diverremmo Ciclopi noi.
Ad un certo punto inizia una decrescita, non felice, ma felicissima, tanto che porta al cosiddetto “lieto evento”. Sia maschio che femmina.

Decrescita che essa stessa decresce, altrimenti ritorneremmo in polline. Poetico, romantico destino, sarebbe molto pratico per qualunque cassa di previdenza sociale, ma in ogni caso non è ciò che avviene. Tutto, nell’universo conosciuto utilizza crescite esponenziali, che permettono di ottenere cose in tempi ragionevoli,  e non solo biblici e geologici, ma tutto ha bisogno della decrescita, per non invadere o impedire ad altre cose che è necessario, buono e giusto che esistano.

Di fatto, qualsiasi cosa prima o poi è destinata a scomparire.

E la decrescita è uno dei mezzi che serve alla sua scomparsa.

Ma in molti associano la decrescita alla morte.

Stranamente faticano ad associare alla morte la crescita, sebbene i tumori dimostrino che questo tipo d’associazione funziona benissimo.
 
Crescite e decrescite si alternano per creare curve, dette sigmoidi, delle quali quella chiamata “logistica” riassume con sublime bellezza l’andamento della vita d’innumerevoli creature.Le derivate della curva logistica sono poi come Tre Grazie
che insieme cantano la struggente, meravigliosa caducità dell’esistenza.

Un Sandro Botticelli ne sarebbe rimasto estasiato.

Ecco allora che proporrei di chiamare la Decrescita “felice” con un altro aggettivo:

                                                      Divertente

La decrescita divertente.

Sarebbe piaciuta ad un Lorenzo il Magnifico, principe del Rinascimento.

Post scriptum: qual è l’esatto inverso di divertente? noioso, antipatico......
Invece l’inverso di felice è presto fatto, infelice.

E infatti i denigratori della “Decrescita felice” ne hanno subito approfittato.

Marco Sclarandis



sabato 2 novembre 2013

Il convegno "Science and the Future" - una questione di buon senso


Commodity
Import (BEur)
Export (BEur)
Difference (BEur)
Year
Source
Fossil fuels
66
0
-66
2012
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/18/energia-record-della-spesa-nazionale-66-miliardi-di-euro-nel-2012/266972/
Crude Oil
22
0
-22
2012
http://www.martinbuber.eu/energia/documenti/Energia%20Italia%202012.pdf
Steel
14
12
-2
2012
http://trade.nosis.com/it/Comex/Importazione-Esportazione/Italia/Fundicion-hierro-acero/IT/72
Aluminum
1.7 million tons/ ca. 3 billion euros
0
-3
2010
Food and agricultural
40
30
-10
2011
http://www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/8%252F3%252F3%252FD.0a347d20d676c50506b1/P/BLOB%3AID%3D7419
Total commodities
140
27
-113
2011

Totale imports/exports
400
388
-12
2011
Totale bilancia commerciale


- 1-2
2013
ISTAT

fare emergere un dibattito concreto e sempre più necessario a tutti i livelli della scienza, della cultura e della politica. - See more at: http://scienceandthefuture.polito.it/homer/?q=node/2#sthash.v5MT2Oyz.dpuf
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Qui sopra, vedete una tabella con alcuni dati sulle importazioni di materie prime in Italia. E' una delle immagini che ho presentato la settimana scorsa al convegno "Science and the Future" a Torino. Notate che si parla di cifre ragguardevoli: 66 miliardi di soli combustibili fossili nel 2012, un totale di oltre 110 miliardi. A questo va aggiunto il deficit dell'agricoltura; che sono altri 10 miliardi di Euro buoni

Se comparate questi valori al totale del PIL italiano (circa 1500 miliardi) può sembrare che non sia una cifra poi così grande. Ma considerate anche che i prezzi delle materie prime sono aumentati in media di un fattore fra 3 e 5 negli ultimi dieci anni. Questo vuol dire che oggi le importazioni pesano sulla nostra bilancia dei pagamenti per una buona ottantina di miliardi all'anno in più di quanto non facessero nel passato. E' una bella cifra se pensate che il gettito totale dall'IMU dell'anno passato (di cui si è tanto discusso) è stato di meno di 24 miliardi di Euro.  

E' solo una questione di buon senso che gli aumenti dei prezzi delle materie prime debbano avere un effetto sulla crisi in atto. Eppure, queste cose sono completamente al di fuori del dibattito politico e nessuno mai si azzarda mai a pronunciare la temuta parola "esaurimento delle risorse".

Perlomeno, a Torino abbiamo cominciato a parlarne seriamente; come pure a parlare seriamente del problema climatico. Chissà che non sia un inizio!





Sul convegno di Torino, vedi anche i commenti e le interviste su Ambiente Italia
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domenica 27 ottobre 2013

"Science and the Future" a Torino





Comincia domani, Lunedì 28 Ottobre 2013, "Science and the Future". Il convegno organizzato principalmente dal professor Angelo Tartaglia del Politecnico di Torino sul contributo della scienza per capire e programmare (per quanto possibile) il nostro futuro.

C'è un bel gruppo di oratori - incluso il ministro del lavoro Enrico Giovannini e il segretario generale del Club di Roma Ian Johnson, che parleranno entrambi Lunedì mattina. Una bella occasione di discutere di cose di cui, normalmente non si parla. Speriamo che abbia una buona risonanza sui media!

Qui il programma del convegno



venerdì 25 ottobre 2013

L'attacco alle persone nel dibattito sul cambiamento climatico




Mi è capitato fra le mani un testo interessante dalla rivista "Psicologia"; ve ne trascrivo un pezzetto che mi è parso particolarmente rilevante al dibattito sul clima.

Ci deve essere, evidentemente una qualche forma di vantaggio nel criticare gli avversari. Gli studi in questo ambito lo confermano e lo spiegano. E' il caso delle esperienze condotte dagli psicologi George Bizer e Richard Petty (2005) effettuate con due gruppi di volontari. Quelli del primo gruppo avevano visionato un messaggio elettorale che incitava a votare per X (personaggio fittizio). Quelli del secondo gruppo avevano visionato un messaggio dello stesso tipo sul candidato X che però, in più, criticava li programma e i comportamenti di Y, l'avversario. Dopo questa prima fase, la maggior parte dei soggetti di entrambi i gruppi scelsero di votare per X. .. (poi) Bizer e Petty mostrarono a tutti quanti un messaggio che criticava la politica di X. Il risultato soprendente fu che quelli del primo gruppo, che inizialmente avevano ricevuto soltanto messaggi a favore di X, dopo le critiche cambiarono parere e scelsero Y. I partecipanti del secondo gruppo, invece, che erano stati conquistati alla causa di X con degli argomenti anti Y, restarono favorevoli a X. (Bizer G., Petty, R (2005) Political Psychology 26(4) 553.)

Ora, quelli che attaccano la scienza del clima da una posizione anti-scientifica hanno chiaramente assimilato molto bene questi concetti. Tutta la questione del "climategate" è un attacco agli scienziati che mira a demonizzarli. Quello che è preoccupante è che il lavoro di Bizer e Petty sembra risultare valido anche in questo campo: demonizzare gli avversari è efficace. La questione del "climategate" ha fatto breccia nelle menti di molta gente - si discute e si discute di fisica dell'atmosfera e di dati ma, alla fine, viene sempre fuori, "si, è tutto vero, ma gli scienziati hanno confessato di aver alterato i dati....." Per non parlare poi dei violenti attacchi personali verso i climatologi più in vista, come Michael Mann e James Hansen. Insomma, il dibattito sul clima non è uno scontro con il fioretto ma, semmai, un duello medievale con lo spadone a due mani.

Questo vuol dire che nel dibattito sul clima dobbiamo fare la stessa cosa con i negazionisti climatici, ovvero insultarli personalmente? Personalmente, direi di no per varie ragioni. Una è che in queste cose vale anche il primo principio di John Wayne che dice che "se tiri fuori la pistola, aspettati che qualcuno ti spari". Partire con gli insulti vuol dire essere sicuri di essere insultati.

Vale anche il principio espresso dal maestro Zen Hofuso Lamoto che dice "non metterti a discutere con un imbecille, chi ti sta intorno potrebbe non capire la differenza". Per cui, continuiamo a discutere con calma. In ogni caso, qualsiasi cosa facciamo, la tattica dell'insulto continuerà a venire usata contro la scienza e gli scienziati.








martedì 22 ottobre 2013

L'acidificazione degli oceani

Sovra-sfruttamento della pesca ed inquinamento sono parte del problema, dicono gli scienziati, avvertendo che un'estinzione di massa delle specie potrebbe essere inevitabile.

Da “The Guardian”. Traduzione di MR (Peak & Transition Translators Team)

Di Fiona Harvey


Il corallo è particolarmente a rischio a causa dell'acidificazione e dell'aumento delle temperature. Foto: Paul Jarrett/PA

Gli oceani sono più acidi ora di quanto lo siano stati per almeno 300 milioni di anni a causa delle emissioni di biossido di carbonio provocate dalla combustione di combustibili fossili e di conseguenza una estinzione di massa di specie chiave potrebbe essere già quasi inevitabile, hanno avvertito giovedì eminenti scienziati marini. Una revisione internazionale della salute degli oceani ha scoperto che il sovra-sfruttamento della pesca e l'inquinamento contribuiscono a loro volta alla crisi, in una combinazione mortale con altre forze distruttive che mettono in pericolo la vita marina, dalla quale dipende la vita di miliardi di persone per il nutrimento e i mezzi di sussistenza.

Nell'avvertimento più duro mai fatto sulla minaccia alla saluta dell'oceano, l'International Programme on the State of the Ocean -IPSO (Programma Internazionale sullo Stato degli Oceani) ha detto: “Questa [acidificazione] è senza precedenti nella storia conosciuta della Terra. Stiamo per entrare in un territorio sconosciuto di cambiamento dell'ecosistema marino e stiamo esponendo degli organismi ad una pressione evolutiva intollerabile. La prossima estinzione di massa potrebbe essere già iniziata”. L'IPSO ha pubblicato le sue scoperte nel rapporto sullo Stato degli Oceani, raccolto ogni due anni dal monitoraggio globale a da altri studi di ricerca.

Alex Rogers, professore di biologia all'Università di Oxford ha detto: “La salute dell'oceano si sta degradando vertiginosamente di gran lunga più rapidamente di quanto avessimo pensato. Stiamo assistendo a un cambiamento più ampio, che avviene rapidamente e gli effetti sono più imminenti di quanto previsto precedentemente. La situazione dovrebbe essere la preoccupazione più seria per ciascuno, visto che tutti saremo colpiti dai cambiamenti nella capacità dell'oceano di sostenere la vita sulla Terra”.

Il corallo è particolarmente a rischio. L'aumentata acidità scioglie gli scheletri di carbonato di calcio che danno forma alle strutture delle barriere coralline e le temperature in aumento portano allo sbiancamento dove i coralli perdono le proprie alghe simbiotiche dalle quali dipendono. Il rapporto che gli attuali impegni dei governi del mondo per il taglio delle emissioni di carbonio non andranno abbastanza lontano e abbastanza rapidamente per salvare molte delle specie delle barriere coralline del mondo. C'è un ritardo temporale di diversi decenni fra il carbonio emesso e gli effetti sui mari, il che significa che un ulteriore acidificazione ed un ulteriore riscaldamento degli oceani sono inevitabili, anche se riducessimo drasticamente e molto rapidamente le emissioni. Non c'è traccia di questo, con le emissioni di gas serra ancora in aumento.

I coralli sono vitali per la salute della pesca, perché agiscono come asili per i giovani pesci e le specie più piccole che forniscono cibo per quelle più grandi.

Il biossido di carbonio nell'atmosfera viene assorbito dai mari – almeno un terzo del carbonio che gli esseri umani hanno liberato si è dissolto in questo modo, secondo l'IPCC – e li rende più acidi. Ma l'IPSO ha scoperto che la situazione è ancora più terribile di quella prevista dai migliori climatologi nel loro rapporto di riferimento la settimana scorsa.

Assorbendo carbonio e calore dall'atmosfera, gli oceani del mondo hanno protetto gli esseri umani dagli effetti peggiori del riscaldamento globale, dicono gli scienziati marini. Ciò ha rallentato il tasso di cambiamento climatico sulla terraferma, ma i suoi effetti profondi sulla vita marina si stanno comprendendo solo adesso.

L'acidificazione nuoce alle creature marine che dipendono dal carbonato di calcio per costruire le barriere coralline e le conchiglie, così come al plancton e ai pesci che dipendo da esso. Jane Lubchenco, ex direttrice del National Oceanic and Atmospheric – NOAA degli Stati Uniti e biologa marina, ha detto che gli effetti si sono già fatti sentire nella pesca di alcuni tipi di ostriche, dove le giovani larve non riuscivano a svilupparsi in modo appropriato dove i tassi di acidità sono maggiori, come sulla costa occidentale degli Stati Uniti. “Possiamo realmente vedere questo che accade”, ha detto. “Non è una cosa lontana nel futuro. E' davvero un problema molto grande”.

Ma i cambiamenti nella chimica dell'oceano vanno oltre, dice Rogers. Gli animali marini usano segnali chimici per percepire il proprio ambiente e localizzare prede e predatori e ci sono prove che la loro capacità di fare questo sia stata compromessa in alcune specie.

Trevor Manuel, un ministro del governo del Sud Africa e co-presidente della Commissione Oceanica Globale (Global Ocean Commission - GOC), ha chiamato il rapporto “un assordante campanello d'allarme sui grandi impatti dell'umanità sugli oceani globali”. “A meno che non ripristiniamo la salute degli oceani, vivremo le conseguenze sulla prosperità, il benessere e lo sviluppo. I governi devono rispondere in modo urgente come nei casi di minacce nazionali – a lungo termine, gli impatti sono altrettanto importanti”, ha detto.

Gli attuali tassi di rilascio di carbonio negli oceani sono 10 volte più rapidi di quelli che hanno preceduto l'ultima grande estinzione di specie, che è stata l'estinzione del Massimo Termico del Paleocene-Olocene, circa 55 milioni di anni fa. Gli scienziati dell''IPSO possono dire che l'attuale acidificazione dell'oceano è la più alta in 300 milioni di anni, secondo le registrazioni geologiche.

Essi hanno richiamato ad un'azione forte dei governi per limitare le concentrazioni di carbonio nell'atmosfera a non più di 450 ppm i biossido di carbonio equivalente. Ciò richiederebbe riduzioni urgenti e profonde nell'uso di combustibili fossili.

Nessun paese del mondo sta affrontando in modo proprio lo sfruttamento della pesca, ha scoperto il rapporto, e i quasi due terzi stanno miseramente fallendo. Almeno il 70% della popolazione mondiale di pesci viene pescata troppo. Dare alle comunità locali più controllo sulla propria pesca e favorire gli operatori di piccola scala rispetto ai grandi vascelli commerciali aiuterebbe a farlo, ha scoperto il rapporto. I sussidi che guidano la sovra capacità delle flotte di pescherecci dovrebbero essere a loro volta eliminati, istituite zone di conservazione marina e le attrezzature per la pesca distruttiva dovrebbero essere proibite.  Ci dovrebbe anche essere una gestione migliore delle zone di oceano che si trovano oltre in confini nazionali dei paesi.

Il rapporto dell'IPSO ha anche scoperto che gli oceani sono stati “deossigenati” - il loro contenuto medio di ossigeno è probabile che scenda del 7% per il 2100, in parte a causa del  defluire dei fertilizzanti e delle fognature nei mari ed anche come effetto collaterale del riscaldamento globale. La riduzione di ossigeno è una preoccupazione quando le aree di forte esaurimento diventano di fatto morte.

Rogers ha detto: “La gente semplicemente non sa dei ruoli importantissimi che gli oceani giocano nel sistema terrestre. Il fitoplancton produce il 40% dell'ossigeno dell'atmosfera, per esempio, e il 90% di tutta la vita negli oceani. Siccome gli oceani sono così vasti, ci sono ancora aree che non abbiamo mai visto veramente. Abbiamo una percezione molto limitata di alcuni dei processi biochimici del più grande ecosistema del mondo”.

I cinque capitoli del rapporto sullo Stato degli Oceani sono è un riassunto che è stato pubblicato sul Marine Pollution Bulletin, una rivista peer-review.