martedì 22 ottobre 2013

L'acidificazione degli oceani

Sovra-sfruttamento della pesca ed inquinamento sono parte del problema, dicono gli scienziati, avvertendo che un'estinzione di massa delle specie potrebbe essere inevitabile.

Da “The Guardian”. Traduzione di MR (Peak & Transition Translators Team)

Di Fiona Harvey


Il corallo è particolarmente a rischio a causa dell'acidificazione e dell'aumento delle temperature. Foto: Paul Jarrett/PA

Gli oceani sono più acidi ora di quanto lo siano stati per almeno 300 milioni di anni a causa delle emissioni di biossido di carbonio provocate dalla combustione di combustibili fossili e di conseguenza una estinzione di massa di specie chiave potrebbe essere già quasi inevitabile, hanno avvertito giovedì eminenti scienziati marini. Una revisione internazionale della salute degli oceani ha scoperto che il sovra-sfruttamento della pesca e l'inquinamento contribuiscono a loro volta alla crisi, in una combinazione mortale con altre forze distruttive che mettono in pericolo la vita marina, dalla quale dipende la vita di miliardi di persone per il nutrimento e i mezzi di sussistenza.

Nell'avvertimento più duro mai fatto sulla minaccia alla saluta dell'oceano, l'International Programme on the State of the Ocean -IPSO (Programma Internazionale sullo Stato degli Oceani) ha detto: “Questa [acidificazione] è senza precedenti nella storia conosciuta della Terra. Stiamo per entrare in un territorio sconosciuto di cambiamento dell'ecosistema marino e stiamo esponendo degli organismi ad una pressione evolutiva intollerabile. La prossima estinzione di massa potrebbe essere già iniziata”. L'IPSO ha pubblicato le sue scoperte nel rapporto sullo Stato degli Oceani, raccolto ogni due anni dal monitoraggio globale a da altri studi di ricerca.

Alex Rogers, professore di biologia all'Università di Oxford ha detto: “La salute dell'oceano si sta degradando vertiginosamente di gran lunga più rapidamente di quanto avessimo pensato. Stiamo assistendo a un cambiamento più ampio, che avviene rapidamente e gli effetti sono più imminenti di quanto previsto precedentemente. La situazione dovrebbe essere la preoccupazione più seria per ciascuno, visto che tutti saremo colpiti dai cambiamenti nella capacità dell'oceano di sostenere la vita sulla Terra”.

Il corallo è particolarmente a rischio. L'aumentata acidità scioglie gli scheletri di carbonato di calcio che danno forma alle strutture delle barriere coralline e le temperature in aumento portano allo sbiancamento dove i coralli perdono le proprie alghe simbiotiche dalle quali dipendono. Il rapporto che gli attuali impegni dei governi del mondo per il taglio delle emissioni di carbonio non andranno abbastanza lontano e abbastanza rapidamente per salvare molte delle specie delle barriere coralline del mondo. C'è un ritardo temporale di diversi decenni fra il carbonio emesso e gli effetti sui mari, il che significa che un ulteriore acidificazione ed un ulteriore riscaldamento degli oceani sono inevitabili, anche se riducessimo drasticamente e molto rapidamente le emissioni. Non c'è traccia di questo, con le emissioni di gas serra ancora in aumento.

I coralli sono vitali per la salute della pesca, perché agiscono come asili per i giovani pesci e le specie più piccole che forniscono cibo per quelle più grandi.

Il biossido di carbonio nell'atmosfera viene assorbito dai mari – almeno un terzo del carbonio che gli esseri umani hanno liberato si è dissolto in questo modo, secondo l'IPCC – e li rende più acidi. Ma l'IPSO ha scoperto che la situazione è ancora più terribile di quella prevista dai migliori climatologi nel loro rapporto di riferimento la settimana scorsa.

Assorbendo carbonio e calore dall'atmosfera, gli oceani del mondo hanno protetto gli esseri umani dagli effetti peggiori del riscaldamento globale, dicono gli scienziati marini. Ciò ha rallentato il tasso di cambiamento climatico sulla terraferma, ma i suoi effetti profondi sulla vita marina si stanno comprendendo solo adesso.

L'acidificazione nuoce alle creature marine che dipendono dal carbonato di calcio per costruire le barriere coralline e le conchiglie, così come al plancton e ai pesci che dipendo da esso. Jane Lubchenco, ex direttrice del National Oceanic and Atmospheric – NOAA degli Stati Uniti e biologa marina, ha detto che gli effetti si sono già fatti sentire nella pesca di alcuni tipi di ostriche, dove le giovani larve non riuscivano a svilupparsi in modo appropriato dove i tassi di acidità sono maggiori, come sulla costa occidentale degli Stati Uniti. “Possiamo realmente vedere questo che accade”, ha detto. “Non è una cosa lontana nel futuro. E' davvero un problema molto grande”.

Ma i cambiamenti nella chimica dell'oceano vanno oltre, dice Rogers. Gli animali marini usano segnali chimici per percepire il proprio ambiente e localizzare prede e predatori e ci sono prove che la loro capacità di fare questo sia stata compromessa in alcune specie.

Trevor Manuel, un ministro del governo del Sud Africa e co-presidente della Commissione Oceanica Globale (Global Ocean Commission - GOC), ha chiamato il rapporto “un assordante campanello d'allarme sui grandi impatti dell'umanità sugli oceani globali”. “A meno che non ripristiniamo la salute degli oceani, vivremo le conseguenze sulla prosperità, il benessere e lo sviluppo. I governi devono rispondere in modo urgente come nei casi di minacce nazionali – a lungo termine, gli impatti sono altrettanto importanti”, ha detto.

Gli attuali tassi di rilascio di carbonio negli oceani sono 10 volte più rapidi di quelli che hanno preceduto l'ultima grande estinzione di specie, che è stata l'estinzione del Massimo Termico del Paleocene-Olocene, circa 55 milioni di anni fa. Gli scienziati dell''IPSO possono dire che l'attuale acidificazione dell'oceano è la più alta in 300 milioni di anni, secondo le registrazioni geologiche.

Essi hanno richiamato ad un'azione forte dei governi per limitare le concentrazioni di carbonio nell'atmosfera a non più di 450 ppm i biossido di carbonio equivalente. Ciò richiederebbe riduzioni urgenti e profonde nell'uso di combustibili fossili.

Nessun paese del mondo sta affrontando in modo proprio lo sfruttamento della pesca, ha scoperto il rapporto, e i quasi due terzi stanno miseramente fallendo. Almeno il 70% della popolazione mondiale di pesci viene pescata troppo. Dare alle comunità locali più controllo sulla propria pesca e favorire gli operatori di piccola scala rispetto ai grandi vascelli commerciali aiuterebbe a farlo, ha scoperto il rapporto. I sussidi che guidano la sovra capacità delle flotte di pescherecci dovrebbero essere a loro volta eliminati, istituite zone di conservazione marina e le attrezzature per la pesca distruttiva dovrebbero essere proibite.  Ci dovrebbe anche essere una gestione migliore delle zone di oceano che si trovano oltre in confini nazionali dei paesi.

Il rapporto dell'IPSO ha anche scoperto che gli oceani sono stati “deossigenati” - il loro contenuto medio di ossigeno è probabile che scenda del 7% per il 2100, in parte a causa del  defluire dei fertilizzanti e delle fognature nei mari ed anche come effetto collaterale del riscaldamento globale. La riduzione di ossigeno è una preoccupazione quando le aree di forte esaurimento diventano di fatto morte.

Rogers ha detto: “La gente semplicemente non sa dei ruoli importantissimi che gli oceani giocano nel sistema terrestre. Il fitoplancton produce il 40% dell'ossigeno dell'atmosfera, per esempio, e il 90% di tutta la vita negli oceani. Siccome gli oceani sono così vasti, ci sono ancora aree che non abbiamo mai visto veramente. Abbiamo una percezione molto limitata di alcuni dei processi biochimici del più grande ecosistema del mondo”.

I cinque capitoli del rapporto sullo Stato degli Oceani sono è un riassunto che è stato pubblicato sul Marine Pollution Bulletin, una rivista peer-review.