venerdì 25 ottobre 2013

L'attacco alle persone nel dibattito sul cambiamento climatico




Mi è capitato fra le mani un testo interessante dalla rivista "Psicologia"; ve ne trascrivo un pezzetto che mi è parso particolarmente rilevante al dibattito sul clima.

Ci deve essere, evidentemente una qualche forma di vantaggio nel criticare gli avversari. Gli studi in questo ambito lo confermano e lo spiegano. E' il caso delle esperienze condotte dagli psicologi George Bizer e Richard Petty (2005) effettuate con due gruppi di volontari. Quelli del primo gruppo avevano visionato un messaggio elettorale che incitava a votare per X (personaggio fittizio). Quelli del secondo gruppo avevano visionato un messaggio dello stesso tipo sul candidato X che però, in più, criticava li programma e i comportamenti di Y, l'avversario. Dopo questa prima fase, la maggior parte dei soggetti di entrambi i gruppi scelsero di votare per X. .. (poi) Bizer e Petty mostrarono a tutti quanti un messaggio che criticava la politica di X. Il risultato soprendente fu che quelli del primo gruppo, che inizialmente avevano ricevuto soltanto messaggi a favore di X, dopo le critiche cambiarono parere e scelsero Y. I partecipanti del secondo gruppo, invece, che erano stati conquistati alla causa di X con degli argomenti anti Y, restarono favorevoli a X. (Bizer G., Petty, R (2005) Political Psychology 26(4) 553.)

Ora, quelli che attaccano la scienza del clima da una posizione anti-scientifica hanno chiaramente assimilato molto bene questi concetti. Tutta la questione del "climategate" è un attacco agli scienziati che mira a demonizzarli. Quello che è preoccupante è che il lavoro di Bizer e Petty sembra risultare valido anche in questo campo: demonizzare gli avversari è efficace. La questione del "climategate" ha fatto breccia nelle menti di molta gente - si discute e si discute di fisica dell'atmosfera e di dati ma, alla fine, viene sempre fuori, "si, è tutto vero, ma gli scienziati hanno confessato di aver alterato i dati....." Per non parlare poi dei violenti attacchi personali verso i climatologi più in vista, come Michael Mann e James Hansen. Insomma, il dibattito sul clima non è uno scontro con il fioretto ma, semmai, un duello medievale con lo spadone a due mani.

Questo vuol dire che nel dibattito sul clima dobbiamo fare la stessa cosa con i negazionisti climatici, ovvero insultarli personalmente? Personalmente, direi di no per varie ragioni. Una è che in queste cose vale anche il primo principio di John Wayne che dice che "se tiri fuori la pistola, aspettati che qualcuno ti spari". Partire con gli insulti vuol dire essere sicuri di essere insultati.

Vale anche il principio espresso dal maestro Zen Hofuso Lamoto che dice "non metterti a discutere con un imbecille, chi ti sta intorno potrebbe non capire la differenza". Per cui, continuiamo a discutere con calma. In ogni caso, qualsiasi cosa facciamo, la tattica dell'insulto continuerà a venire usata contro la scienza e gli scienziati.