domenica 14 ottobre 2012

Clima: siamo ad una situazione tipo 11 settembre?

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di Massimiliano Rupalti



Il Polo Nord non è mai stato libero dal ghiaccio negli ultimi 10 milioni di anni almeno, ma potrebbe diventarlo nei prossimi anni. Quello che abbiamo visto quest'estate è sufficientemente drammatico da spronare la gente ad agire per combattere il cambiamento climatico? Apparentemente no. 


Forse arriverà il momento in cui tutti si renderanno conto della drammaticità della situazione climatica. Qualcosa accadrà. Qualcosa di così grande, così orribile, così terrificante che la gente guarderà la televisione dicendosi: “sta accadendo ora, sta accadendo a noi!”. Quella potrebbe essere una situazione tipo "11 settembre” o, forse, tipo “Pearl Harbour”. A quel punto potremmo finalmente cominciare a fare qualcosa contro il cambiamento climatico. 

D'altra parte, il momento di shock sul clima potrebbe anche non arrivare mai. Sono già accadute un sacco di cose orribili e terrificanti e la maggior parte della gente le ha malapena notate. Pensate quello che è successo al Polo Nord quest'anno. Una tale riduzione del ghiaccio polare non era mai accaduta su questo pianeta negli ultimi 3 milioni di anni, forse nemmeno negli ultimi 13 milioni di anni. Non è una cosa abbastanza drammatica? Apparentemente no, perché la stampa ne ha parlato a malapena. 

Gran parte della gente sembra non essere in grado di unire i puntini, di vedere la relazione fra il cambiamento climatico e tutto quello che ci sta accadendo intorno. Bolliremo ogni estate un po' di più sempre aspettandoci che la successiva sia migliore? Finiremo il petrolio dando la colpa alla speculazione? Moriremo di fame dando la colpa alla crisi finanziaria? Abbiamo già cancellato le preoccupazioni ambientali dall'agenda politica, soppiantate da quelle per la crisi finanziaria, per il costo della benzina, per il lavoro, la sicurezza e tutto il resto. Quindi, come reagiremo alla crisi climatica in arrivo? Forse chiudendoci ancora di più nel negazionismo. 

Molti secoli fa, Rutilio Namaziano ci ha lasciato una testimonianza del tempo della caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Vedeva il disastro tutt'intorno: Roma saccheggiata, le strade distrutte, le legioni sconfitte, la gente che moriva. E tuttavia non riusciva a capire le ragioni di quello che stava vedendo. Vedeva tutti questi eventi come se fossero temporanei capovolgimenti di fortuna. Roma era stata in difficoltà in precedenza e Roma sarebbe stata di nuovo grande, diceva.  

Nessuno dei responsabili durante gli ultimi decenni dell'Impero capiva cosa stesse accadendo (forse con una eccezione). Potevano soltanto continuare a fare quello che facevano prima, sempre nella speranza che l'anno successivo sarebbe andata meglio di quello precedente. Forse questo sarà anche il nostro destino.




sabato 13 ottobre 2012

Picco del Petrolio: Neurosi o Psicosi?

Da Club Orlov. Traduzione di Massimiliano Rupalti


Nota del Traduttore

Ho tradotto questo articolo perché ritengo che individui dei meccanismi reali che sottostanno all'irrazionalità con la quale gli individui e la società si confrontano con le sfide del nostro tempo, sfide che necessitano della nostra capacità di raziocinio (in combinazione con una sfera emotiva libera di esprimersi creativamente). Tuttavia, non ne condivido il taglio psichiatrico. Il problema del disagio psichico, che ormai è 'disagio diffuso', viene visto con il punto di vista riduzionista della psicologia-psichiatria, mentre ci sono modi e metodologie molto più avanzate di affrontarlo, molto più sistemiche (e soprattutto più umane).

In realtà, la 'psicosi' di cui parla l'autore è un elemento presente in tutti noi ed è naturale nella nostra vita, ma che viene spesso cronicizzato da episodi che ne bloccano il naturale flusso. In genere questi episodi avvengono nella propria famiglia di origine, ma è tutto il nostro stile di vita come società che favorisce potenzialmente il disagio. Per questo motivo e per aver sperimentato di persona il trattamento del disagio con altri strumenti (ed aver visto i risultati del trattamento psichiatrico 'tradizionale'), ritengo molto parziale e pericoloso l'approccio psichiatrico. Considerare l'individuo, e di conseguenza la società, 'malati', oltre a scaricare le proprie responsabilità attribuendo il problema a qualche fantomatico motivo 'genetico' o ad altri fattori sui quali non possiamo intervenire, non tiene conto del processo nel quale l'individuo (ergo, la società) è inserito e col quale interagisce. E si esplicita nella mera somministrazione di 'camicie di forza chimiche': gli psicofarmaci.

Per non farla troppo lunga, a chi fosse interessato ad una diversa visione della 'malattia psichica', consiglio questo video o, per approfondire ancora di più, di visitare il sito Verso una Nuova Specie. E' il punto di riferimento del Progetto Nuova Specie del Dott. Mariano Loiacono, psichiatra, epistemologo, sperimentatore e ideatore, fra le altre cose, del “Metodo alla Salute”. E' uno dei metodi possibili, ce ne sono sicuramente altri. Vi indico questo perché lo conosco e ne conosco l'efficacia.

Detto questo, gli effetti del disagio diffuso (ex malattia mentale) individuati da Orlov sono, purtroppo, quelli qui descritti. Orlov ne individua bene le conseguenze, ma ne da in qualche modo per scontate le origini, cosa dalla quale ho ritenuto di dovermi distinguere.

 di Dmitry Orlov



L'ultima versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disordini Mentali (DSM) è arrivato a includere 297 disordini, ma sembra che sia sempre posto per altri.

Richard Heinberg ha recentemente pubblicato un articolo che affronta varie affermazioni recenti secondo le quali i Picco del Petrolio non è più una preoccupazione. Il termine che usa per il fenomeno è “picco dei negazionisti” (peak denial). Suona bene e si incastra bene col tema complessivo di Richard del “picco di tutto” (peak everything). E' un pezzo riflessivo che fa un lavoro approfondito di esposizione della natura surreale delle proiezioni degli ottimisti ed io non ho niente da obbiettare ai suoi argomenti.

Ho da obbiettare, tuttavia, qualcosa sulla terminologia. Primo, siccome pare che il negazionismo non sia una risorsa non rinnovabile con un profilo caratterizzabile di esaurimento, il suo picco, sempre che ne rileveremo uno, non è particolarmente significativo, perché potrebbe facilmente avere un altro picco domani e poi ancora il prossimo secolo. Secondo, sospetto che “negazionismo” non sia più la parola giusta per descrivere il fenomeno sociale che stiamo osservando attualmente. Penso che Ugo Bardi ci abbia indirizzato nella giusta direzione. Nel suo articolo in risposta alla affermazione di  George Monbiot che “ci eravamo sbagliati sul picco del petrolio. Ce n'è abbastanza per friggerci tutti“, Ugo ha caratterizzato l'approccio di Monbiot al Picco del Petrolio usando un'altra parola: “illusione” ("delusion" in inglese).

Se pensate che questa distinzione fra negazione e illusione sia solo una differenza di termini di poca importanza e innocua – uno spaccare il capello in quattro da parte mia – allora perdonatemi mentre tiro fuori il Sigmund Freud che è in me: in "La perdita della realtà nella Neurosi e nella Psicosi" [1924] egli ha scritto quanto segue: “La Neurosi non disconosce la realtà, la ignora. La Psicosi la disconosce e cerca di rimpiazzarla” [p. 185]. La cosa con cui la psicosi sostituisce la realtà è l'illusione.

Prendiamo questa cosa un passo alla volta. Il negazionismo è quando si conosce pienamente una cosa (per esempio che c'è una quantità finita di petrolio economicamente recuperabile e che ne abbiamo già bruciato circa la metà) ma ci si rifiuta di considerarla importante. Negazionismo è un sintomo della neurosi. I neurotici non sono considerati particolarmente pericolosi; possono essere molto fastidiosi e possono a volte mettere sé stessi in pericolo, ma sono, in generale, non considerati come un pericolo per la società. Possono anche essere affascinanti: Woody Allen ha sfruttato la sua neurosi per una carriera di successo di attore/regista (in tedesco il titolo del suo film "Io e Annie" è "Stadtneurotiker", ovvero “Neurotico urbano”).

L'illusione, al contrario, è un sintomo della psicosi. Ora, quand'è stata l'ultima volta che vi siete imbattuti in uno psicotico affascinante, popolare, di successo e dai modi urbani? Tornando a Freud: il vecchio Sigmund distingue due tipi di pensiero: c'è un processo di pensiero secondario – il tipo buono – il dominio del sé ben regolato e socializzato, basato sulla realtà consensuale, la ragionevolezza, la razionalità e la logica. E c'è un processo primario, o arcaico, di pensiero – il tipo cattivo – il prodotto di ossessione, compulsione allucinazione e... eccoci qua... illusione. La strada che porta dalla neurosi alla psicosi è una regressione verso un sé più primitivo, arcaico e infantile. Prendete un neurotico tipico (rifiuta di affrontare il Picco del Petrolio, recita un blah-blah su di esso quando viene stressato), fategli attraversare una terribile crisi che gli distrugge l'ego e quell'individuo potrebbe regredire e scadere nella psicosi.

Ciò che accade agli individui accade anche a intere società. Prendete una civiltà industriale neurotica che nega il Picco del Petrolio, fatele attraversare una terribile crisi finanziaria globale, ditele che la crescita economica è finita per sempre e quello che ottenete è una civiltà industriale psicotica e delirante. In "Civiltà e il suo disagio" [1930], Freud ha scritto della capacità dell'illusione di alimentare un'intera cultura verso la disintegrazione in un turbine di violenza. In "Costruzioni e Analisi" [1937], ha osservato che una volta che il pensiero illusorio permea un'intera cultura, comprese la sua politica e la sua religione, quella cultura diventa inaccessibile ad argomenti logici. L'illusione è una specie di tirannia – interna nel caso di un individuo malato, esterna nel caso di una cultura malata – che intrappola la realtà dentro immagini specifiche, precludendo ogni possibilità di comprensione di sé o di obbiettività.

Questo è un punto particolarmente importante da fare proprio per coloro che continuano pazientemente a discutere di Picco del Petrolio: per uno psicotico, chiunque non concordi con lui è automaticamente il nemico e, siccome gli psicotici creano la loro propria realtà, è un passo molto breve per lui che è stato il movimento del Picco del Petrolio a causare il Picco del Petrolio ed è quindi da incolpare. E' proprio tipico per uno psicotico proiettare i deliri sugli altri, nel tentativo di farli agire come parti del suo stesso sé incazzato ed incontrollabile, perché identificare la minaccia in sé stessi porta a panico incontrollato. Questo tipo di proiezione è il mezzo principale di uno psicotico per esercitare il proprio potere sugli altri. Ora, teniamo in mente che affrontare la folla delirante non è come affrontare un paziente delirante in un reparto psichiatrico, dove c'è un pulsante rosso anti panico sulla parete che puoi premere ad ogni momento ed un'infermiere accorre per trattenere e sedare il paziente. Dobbiamo essere attenti: quando una società psicotica si muove, non c'è nessuno che la trattenga.

Guardiamo la progressione. Il coro “Drill, baby, drill!” (Scava, piccola, scava!) ai comizi politici di Sarah Palin era una risposta neurotica negazionista al Picco del Petrolio – una reazione ossessiva-compulsiva alla notizia che il petrolio sta per finire. I neurotici sviluppano spesso dei rituali che, anche se sono inefficaci in ogni senso, li confortano e riduce temporaneamente il loro livello di ansia. Uno tipico è lavarsi le mani in modo compulsivo in una persona che soffre di DOP (Disturbo Ossessivo-Compulsivo). E infatti siamo giunti a vedere una quantità ridicola di attività di perforazione, gran parte delle quali non particolarmente produttive. Ma poi sopraggiunge qualcosa di molto diverso: le successive dichiarazioni secondo le quali gli Stati Uniti stiano diventare energeticamente indipendenti sono di natura completamente diversa. Queste nascono dai deliri di onnipotenza che sono molto comuni nei pazienti psicotici. Inoltre, le ossessioni psicotiche hanno spesso mutilazioni fisiche come obbiettivo, usando il corpo fisico come superficie sulla quale esprimere l'ansia e il terrore. E' qualcosa di meno di una metafora dire che per una società il proprio corpo è la terra sulla quale vive.Il fracking (fratturazione idraulica), inefficace in ogni senso e che causa orribili danni finanziari ed ambientali, è proprio una tale automutilazione psicotica?

Ecco un altro esempio della stessa progressione: gli attacchi terroristici del 11 settembre hanno inizialmente provocato una reazione largamente neurotica. Un esempio di questa è quello che spesso viene descritto come “teatrino della sicurezza”, effettuato dalla Transportation Safety Administration negli aeroporti degli Stati Uniti. Il sistema di monitoraggio è sufficientemente permeabile, per chiunque sia interessato a farlo, per contrabbandare un'arma e persino una bomba, ma tutti vengono costretti ad un'umiliante farsa con allusioni sessuali (palpeggiamenti). L'intero processo è un meccanismo di copertura ossessivo-compulsivo istituzionalizzato, un tentativo di controllare il livello d'ansia della società attraverso rituali senza senso. Ma dopo pochi anni si è sviluppato un comportamento molto diverso: gli attacchi “chirurgici” senza fine in aree dell'Afghanistan e del Pakistan che si pensa siano controllati dai Talebani. L'idea è quella di sterminare il nemico attraverso l'eliminazione fisica. Da un punto di vista razionale, la strategia è un nonsense: i Talebani, che sono considerati il nemico, sono a prevalenza etnica Pashtun. Il codice d'onore dei Pashtun, il Pashtunwali, richiede ai membri della famiglia di vendicare tutti gli assassinii. Ogni volta che un drone uccide un Talebano, un altro Pashtun deve unirsi ai Talebani per uccidere un Americano. Se l'obbiettivo è di minimizzare le perdite americane, allora la strategia vincente è ovvia: gli americani dovrebbero smettere di uccidere Pashtun. Ma se il tuo paese ha cambiato marcia ed è passato dalla neurosi alla psicosi, allora le argomentazioni razionali non si applicano più, perché nella tua mente ora sei onnipotente e devi rimuovere chirurgicamente l'Altro o affrontare un panico incontrollabile.

Un ulteriore sintomo: la condizione psicotica è spesso accompagnata da un senso di diritto illimitato e, abbastanza sicuramente, una cosa che sento sempre dagli americani è: “Tutto ciò che dobbiamo fare è continuare a stampare dollari perché nessuno ci può fermare”.

Freud non era certamente il primo a indicare la connessione fra il sé psicotico e la società psicotica. Platone, nel Libro 9 della Repubblica, ha descritto la connessione fra lo stato tirannico ed il sé tirannico come esistenti in una relazione reciproca dove uno rinforza l'altro in una simbiosi psicotica. Il delirio psicotico a livello personale diventa ideologia a livello di gruppo. Entrambi hanno il potere di annichilire l'Altro – che sia lo straniero o il sovversivo interno. “Comunichiamo con la parte psicotica del nostro sé localizzando quella comunicazione nella politica. Semplicemente nascondiamo, o reprimiamo, o scorporiamo la parte inaccessibile di chi siamo e proiettiamo all'esterno, come fantasie collettive, emozioni tossiche che prendono forma nei programmi politici, nelle azioni e nell'ideologia”. [James M. Glass, Psicosi e Potere, 1995, p. 169]

La Tragedia greca ha rappresentato la psicosi come commento della vita pubblica. Così come dovrebbe essere, penso: drammaturgia, letteratura e religione, offrono tutte modi potenti per canalizzare i nostri stimoli inconsci e gli impulsi psicotici, preservando il nostro sé comunitario dalla disintegrazione anche durante la peggior crisi immaginabile. E' meglio affrontare la psicosi come parte di un gruppo, perché la disintegrazione di un sé individuale è persino dolorosa da vedere. Se queste persone non stanno ululando, piangendo , tagliuzzando sé stesse con qualsiasi cosa abbiano a portata di mano, spalmando le loro feci sul muro, borbottando confusamente o bestemmiando ad alta voce,  se ne stanno a letto a fissare il soffitto... I sé frammentati non hanno il senso della comunità, della reciprocità e della realtà come esperienza storica continuativa ed hanno poco rispetto di sé stessi e dignità, sempre che ce l'abbiano”. [ibid., p. 155]

Secondo il Dott. Glass, una cultura di psicosi è incompatibile con la democrazia: “Un mondo personale di limitazione, rispetto, comprensione reciproca, cura del corpo e sensibilità verso gli altri, implica un mondo politico di tolleranza, rispetto dei diritti e riconoscimento del diritto dell'altro di vivere senza dominazione. [La psicosi], tuttavia, provoca dominazione e distruzione. E' tragica, come la follia di Edipo a Colono o il tormento di Medea, riflette la tragedia non solo della sua famiglia ma di un'intera società e cultura” [ibid., p. 130]. Infatti, i paralleli fra la psicosi e la tirannia si delineanono quasi da soli. Prendete la famosa espressione di Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda di Hitler: “Il nostro compito qui è chirurgico... incisioni drastiche, o un giorno l'Europa perirà della malattia dell'Ebraismo”. Quanto è diversa questa forma da un certo paziente schizofrenico descritto dal Dr. Glass che continuava ad insistere che le sue gambe stavano avvelenando il suo corpo e dovevano essere amputate e che, una volta che non ci fossero state più, era sicuro di essere in grado di vivere e rimanere in salute per un trilione di anni? (Avrebbe dovuto essere il suo Reich personale per un trilione di anni, mi chiedo?)

La capacità di una società di essere ricondotta alla ragione, a negoziare, a rispettare le differenze e così via si trova su un fondamento fragile costituito da illusioni come “vita, libertà e ricerca della felicità” o “il governo alla, della e per la gente” o libertà e giustizia per tutti” o un “sistema di pesi e contrappesi” e così via. “L'illusione è ciò che lega insieme le comunità, il delirio distrugge il processo e la funzione democratica”. [ibid., p. 184] Gran parte di queste, mentre non sono strettamente controfattuali, non sono intese come dichiarazioni di fatto e sono indifendibili come propositi, ma sono accettati come fede: (“Pesi e contrappesi” è un falso totale; la Corte Suprema statunitense ha i mano tutte le leggi federali). La più grande illusione si chiama “Il Sogno Americano”: “E' ancora reale?” si chiede una copia recente del Time Magazine in copertina. Credere in un sogno non è l'essenza dell'illusione? Quando le illusioni cadono, vengono rimpiazzate del delirio. “Il risultato, sia per sé stessi, sia per la comunità, è la tragedia”. [ibid., p. 176] La perdita del Sogno Americano potrebbe portare i singoli cittadini a perdita di identità, disintegrazione dell'ego, rabbia psicotica e automutilazione compulsiva e la nazione ad un'esplosione di razzismo, sciovinismo, xenofobia, ricerca di capri espiatori, caccia alle streghe... in breve, alla tirannia.

E questo ci porta alla questione della leadership politica. I leader politici mantengono o creano le nostre illusioni fondanti, principalmente indulgendo sulle nostre fantasie. Queste fantasie sono di due tipi: consce ed inconsce, e sono quelle inconsce che sono più potenti a livello politico. Le società tendono a scegliere i leader che le rappresentino e le società psicologicamente malate – quelle le cui fantasie inconsce sono in fiamme – tendono a scegliere gli individui più malati per rappresentare i loro particolari disordini.

Il capitalismo del libero mercato, con le sue giustificazioni hobbesiane della legge del mercato, col suo individualismo competitivo, preclusivo, brutale e possessivo, eleva il narcisismo patologico, concedendogli lo status di indiscussa ed inevitabile realtà economica. Facendo questo, esso sceglie dei sociopatici come leader: individui ai quali manca l'empatia o la coscienza. Sembrano esserci certi problemi di connessione nei loro cervelli: puoi scioccarli ripetutamente e loro ancora non si sottometteranno quando dici loro che stai per scioccarli ancora. Sembra che manchino loro le emozioni e la memoria emozionale, ma si sentono spesso emozionati dalla sofferenza altrui. “Più in alto ti spingi sulla scala, più alto sarà il numero di sociopatici che ci troverai”. Dice Martha Stout dell'Harvard Medical School, autrice di Lo Psicopatico della Porta accanto. Infatti, Robert Hare, autore di Lista delle sociopatie di Hare, ha stimato che la prevalenza di sociopatici fra gli amministratori delegati degli Stati Uniti è molto più alto che fra la popolazione, anche più alto che fra la popolazione carceraria. Coloro che non sono sociopatici fanno del loro meglio per emulare quelli che lo sono, ma raramente ci riescono, perché i loro tentativi di massimizzare il valore dei dividendi vengono ostacolati da scomodi e fastidiosi sentimenti di simpatia, pietà, rimorso e paura. (I termini “psicopatico” e “sociopatico” sono usati intercambiabilmente e significano la stessa cosa, ma se guardate la lista vi renderete conto che coloro che vi si trovano in alto sono molto diversi dalla varietà di stronzi che trovate nel vostro ambiente).

Gli americani dovrebbero sentirsi fortunati ad essere governati da sociopatici; essere governati da uno psicopatico è molto peggio. Le società psicotiche scelgono leader come Stalin, Hitler e Pol Pot. L'effetto è una società che viene efficacemente decapitata. Un corpo politico può continuare a funzionare, per un po', anche con la testa amputata. Il suo esercito e la sua burocrazia intatti, galoppa in tondo come un cavaliere senza testa, spinto a distruggere da impulsi atavici e primitivi. Il potere tremendo delle fantasie inconsce sfruttate a beneficio del potere statale da un leader psicotico infetta tutta la realtà circostante, anche se l'apparato dello stato rimane perfettamente razionale: legge ed ordine al servizio della dura e delirante follia. Come per gli antidepressivi e la depressione, è probabile che risulti che gli antipsicotici siano analogamente inefficaci nel trattamento della psicosi e che siano semplicemente dei sedativi con molti e brutti effetti collaterali. Ad ogni modo, vengono prescritti e la ragione per la quale vengono prescritti, mi avventurerei a indovinare, è perché milioni di persone negli Stati uniti, giovani e anziani, mostrano sintomi di psicosi e necessitano di essere sedati.

Mi avventurerei ulteriormente a indovinare che la prevalenza di sintomi psicotici fra la popolazione americana è in sé un sintomo – della psicosi della società americana nel complesso. Se il trattamento di individui psicotici è un difficile problema ma è l'obbiettivo di una enorme e redditizia industria, il trattamento della psicosi dilagante nella società americana non è nemmeno riconosciuto come problema.

Se hai pensato che il Picco del Petrolio riguardi l'energia, ripensaci. Potrebbe venir fuori che riguardi il delirio, risultando, a livello personale, nella morte dell'ego e, a livello nazionale, nella tirannia psicotica.


venerdì 12 ottobre 2012

Alti Livelli di Metano a Settembre 2012

Da “Artic News” (h/t Medo). Traduzione di Massimiliano Rupalti.

Un precedente post riportava misurazioni di 2.500 ppb (parti per miliardo) registrate a Barrow, Alaska. Purtroppo, difficilmente altre misurazioni in situ sono state rese pubbliche da barrow da allora, come dall'immagine sotto.


I flaconi delle misurazioni continuano ad essere disponibili e le cinque misurazioni più recenti mostrano livelli ben al di sopra dei 2.000 ppb.


L'immagine sotto mostra i livelli di metano su un periodo di tre anni, dal primo agosto 2008 al primo agosto 2011.


L'immagine sotto mostra i livelli di metano durante sul periodo dell'anno più recente dal primo agosto 2011 al primo agosto 2012. C'è un netto aumento del metano alle alte latitudini in confronto ai tre anni precedenti. 


L'immagine sotto mostra i livelli di metano nell'agosto 2012, con livelli alti che si segnalano in molti luoghi.




L'immagine sotto mostra la misurazione più recente dei livelli di metano disponibile, dal primo al 7 settembre 2012. Si segnalano alti livelli di metano in più luoghi ancora, come nella regione Artica e nel Nord America.


Più o meno in questo periodo dell'anno, ci sarà tipicamente molto metano in molte località nell'Emisfero Nord. L'immagine sotto una confronto del periodo del 2012 on quello dello scorso anno. All'inizio di settembre 2011 non c'era così tanto metano quanto ce n'è adesso nel nord dell'Alaska, i Groenlandia e lungo la costa siberiana. Tuttavia, c'era molto metano in Cina lo scorso anno in questo periodo nel 2011 e la situazione sembra essere migliorata in qualche modo quest'anno.

























Per confrontare ulteriormente, c'è un'immagine sotto che mostra i livelli di metano durante lo stesso periodo del 2010.

























Le immagini evidenziano alcune preoccupazioni:
1. I livelli di metano stanno aumentando nel corso degli anni;
2. I livelli di metano sono particolarmente alti nell'Artico;
3. Livelli molto alti di metano sono registrati nell'Artico nel mese di settembre, nello stesso momento in cui il ghiaccio artico si trova ai suoi minimi;
4. Misure sporadiche, come a Barrow, mostrano che i livelli possono aumentare bruscamente con quantità significative.
Il metano è un fattore di potenza più di 100 volte maggiore di gas serra come la CO2 per  20 anni e anche più potente su un periodi più brevi. Questo rende il metano un potente fattore riscaldante nell'Artico. Mentre l'Artico si sta già scaldando ad una velocità tre volte maggiore del resto del mondo, il ghiaccio marino agisce ancora come un tampone per prevenire un'accelerazione anche più rapida del riscaldamento nell'Artico, ma questa situazione deteriorerà drammaticamente quando il ghiaccio marino scomparirà, come ha descritto recentemente il Professor Peter Wadhams.

Il pericolo più grande è che il feroce riscaldamento nell'Artico innescherà il rilascio di metano dagli idrati e dal gas libero nei sedimenti, il che accelererà ulteriormente il riscaldamento nell'Artico e innescherà ulteriormente il rilascio di metano in un circolo vizioso a spirale verso un riscaldamento globale autosostenuto, a meno che non venga intrapresa un'azione per ridurre il pericolo.








mercoledì 10 ottobre 2012

I Pozzi Petroliferi sono dei Rivali Assetati per le Fattorie dell'Ovest


Di Jack Healy

Dal “New York Times”. Traduzione di Massimiliano Rupalti









Foto: Matthew Staver per The New York Times

Bob Bellis ha riempito la sua cisterna ad un idrante a Greeley, in Colorado, ad agosto, per rifornire un pozzo di perforazione. I contratti di cessione con le compagnie petrolifere sono degli introiti importanti per le città

Greeley, Colorado – Una nuova competizione per l'acqua sta emergendo in questa terra bruciata dalla siccità, una competizione che oppone gli agricoltori agli interessi del  petrolio e del gas, guidati dalle nuove tecniche di perforazione che usano potenti getti d'acqua , sabbia e sostanze chimiche per rompere il terreno e rilasciare riserve di petrolio e gas. Uno solo di questi pozzi può richiedere 5 milioni di galloni di acqua e le compagnie energetiche si stanno accalcando alle aste dell'acqua, ai laghetti di campagna, ai fossati di irrigazione e agli idranti antincendio pubblici per avere ciò che serve loro.

Questa sete sta aiutando a condurre una esplosione di produzione di petrolio qui, ma sta anche complicando la lunga ed emozionante lotta fra chi beve e chi no nell'arido e in rapida espansione West. I contadini e gli attivisti ambientalisti dicono di essere preoccupati che le  ricche compagnie energetiche acquisiranno forniture d'acqua, sempre più scarsa, perforando sempre più in profondità nuovi pozzi dove viene usata la tecnica del fracking. E questa estate che ha battuto ogni record di siccità, e che ha prosciugato pozzi e rovinato i raccolti, non ha che amplificato tali preoccupazioni.

“Non è una guerra ad armi pari”, dice Peter V. Anderson, che coltiva alfa alfa nelle pianure riarse del Colorado orientale. “Non credo che nella realtà i contadini possano competere con le compagnie del petrolio e del gas per l'acqua. I loro guadagni sono dannatamente più alti dei nostri”. Ma i funzionari dell'industria dicono che i contestatori esagerano gli effetti sulle forniture idriche.

I produttori di energia non si accaparrano – non possono – i diritti ai corsi d'acqua ed ai pozzi a spese dei contadini o dei proprietari di case. Per riempire le loro autobotti, affittano l'acqua in eccesso delle città o comprano acque reflue trattate che sarebbero altrimenti ributtate nei fiumi. In altri casi, comprano i diritti direttamente dai contadini o da altri utenti – un processo che in Colorado richiede l'approvazione della Corte. “Questo è un uso importante della nostra acqua – produrre energia che è il fondamento di tutto quello che facciamo”, ha detto Tisha Schuller, presidente della Colorado Oil & Gas Association. “Pensate ai grandi utilizzatori di acqua: agricoltura, sviluppo industriale. Tutte queste cose richiedono energia”.

In anni normali, i contadini ed i rancher come il Sig. Anderson dicono di pagare 30 dollari per un “Acro piede” (Acre Foot) d'acqua, che corrisponde a circa 326.000 galloni, un prezzo che può arrivare a 100 dollari quando l'acqua è scarsa. Ora le compagnie del petrolio e del gas stanno pagando, in parte del Colorado, qualcosa come da 1.000 a 2000 dollari per la stessa quantità di acqua trattata proveniente dalle condutture cittadine.

Quei soldi possono essere una benedizione per i servizi pubblici locali allo stremo e per i dipartimenti dell'acqua, ma i contadini dicono che non c'è modo in cui possano permettersi tali cifre. “Non saremo in grado di coltivare il cibo di cui abbiamo bisogno”, ha detto Ben Rainbolt, direttore esecutivo della Rocky Mountain Farmers Union. “Come potremo produrlo con meno acqua?” In primavera, durante un'asta annuale per le eccedenze di acqua nel Colorado del nord, il Sig. Anderson ed un pugno di altri contadini sono stati battuti dai camionisti che fornivano i pozzi del fracking. Anche se il Sig. Anderson alla fine ha ottenuto l'acqua di cui aveva bisogno, come hanno stabilito le offerte alla fine dell'asta, la sola ombra dei produttori energetici all'asta ha dato un accenno della loro presenza crescente nella corsa all'acqua dell'Ovest.

“Le compagnie energetiche si stanno muovendo rapidamente per consolidare le forniture”, ha detto Reagan Waskom, direttrice dell'Istituto per l'Acqua del Colorado all'Università di Stato del Colorado. “La troveranno e la pagheranno quello che hanno bisogno di pagarla, e questo è di un'ordine di grandezza superiore a quanto i produttori agricoli possano permettersi di pagare. Ciò cambia tutta la questione”.

La compagnie del petrolio e del gas stimano che useranno circa 6,5 galloni di acqua in Colorado quest'anno e quella cifra costituisce solo lo 0,1% dell'uso complessivo di acqua, secondo i dati dello stato. Il loro consumo rappresenta più acqua di quanta se ne consumi per innevare artificialmente le piste da sci o per mantenere versi i campi da golf presenti nello stato. Ma ciò è irrisorio in confronto al diluvio necessario per l'irrigazione e l'agricoltura, che conta per l'85,5% dell'uso d'acqua del Colorado.

Tuttavia, l'industria sta crescendo rapidamente. La Commissione per il Petrolio ed il Gas del Colorado stima che il fabbisogno d'acqua per il petrolio ed il gas nello Stato crescerà del 16% nei prossimi 3 anni. “I soldi fanno scorrere l'acqua all'insù” ha detto Mike Chiropolos, un avvocato della Western Resource Advocates, un gruppo ambientalista che ha sede a Boulder. “Sta solo diventando più preziosa e più scarsa”.

In giugno, il gruppo ha pubblicato uno studio che il Colorado di sottostimare la quantità d'acqua usata per il la fratturazione idraulica, nota anche come fracking, dicendo che le cifre vere stanno fra i 7,2 e i 13 miliardi di galloni all'anno – abbastanza per approvvigionare 296.100 persone. Nonostante la siccità e le preoccupazioni circa le forniture idriche, diverse città – e persino contadini con disponibilità d'acqua – si stanno delineando come venditori ansiosi.

In luglio, dopo aver ricevuto proposte da diverse compagnie energetiche, Aurora, un sobborgo di Denver, ha approvato un accordo da 9,5 milioni di dollari per cedere 2,4 milioni di galloni d'acqua corrente alla Anadarko Petroluem Corporation in 5 anni. Questa non proveniva da forniture potabili. Era acqua in eccedenza che “non potevamo captare, immagazzinare, insomma non ne facevamo niente”, ha detto Greg Baker, un portavoce del dipartimento per l'acqua della città.

Ma l'accordo – il primo di questo tipo ad Aurora – ha provocato dure proteste da parte di chi si oppone al fracking. I contrari hanno detto che l'accordo con Anadarko dirotterebbe acqua che sarebbe giunta ad altri utenti lungo il fiume South Platte e l'avrebbe spedita lontana dalla comunità. Molly Markert, una consigliera della città che ha votato contro la cessione, ha detto che era a disagio nel vendere acqua pubblica alle compagnie energetiche.

“Non sono una sostenitrice del fracking”, ha detto la Sig.ra Markert. “Non voglio favorirli”. Per anni, Greeley ha ceduto le sue eccedenze d'acqua ai contadini, alle compagnie di costruzione e ad altri. Nel 2008, le compagnie del petrolio e del gas hanno iniziato a fare delle offerte, ha detto Jon Monson il direttore delle acque e delle fognature della città. Gran parte dell'acqua va ancora all'agricoltura, ma la città ha affittato 1.300 acri alle compagnie energetiche lo scorso anno e sta per affittarne altri 1.800 acri quast'anno, qualcosa come 586 milioni di galloni.

E' un tornaconto favorevole per la città: i contadini pagano 30 dollari ad acro. Le compagnie del petrolio e del gas ne pagano 3.300, il che farà incamerare al dipartimento delle acque della città da 4 a 5 milioni di dollari quest'anno. Essendo l'acqua così preziosa,  Kreg Edrington, 26 anni, poche mattine fa, si è collegato con la sua autocisterna da una bocchetta antincendio a Greeley ed ha aperto la valvola. Come una mandria di elefanti assetati, le autocisterne hanno cominciato a mettersi in coda per riempire le loro pance d'acciaio. In meno di 15 minuti, l'autocisterna del Sig. Edrington ricolmo di acqua della città in cessione ed era pronto a fare il suo giro su strade sterrate verso un sito di perforazione, dove avrebbe svuotato la cisterna per poi tornare a prendere altra acqua.

“Questo è quanto”, ha detto “Ora me ne vado”.







martedì 9 ottobre 2012

Guardare il Dito

Da “The Oil Crash”. Traduzione di Massimiliano Rupalti


Immagine da http://grupoeupsike.wordpress.com


Di Antonio Turiel 

Cari lettori,

Da qualche tempo difendo una teoria curiosa, e a quanto vedo poco ortodossa, che ha anche la virtù di far incavolare la gente mentre la espongo. Da quando è cominciata questa crisi che non finirà mai, si andato instaurando un sentimento di indignazione e di rabbia contro la classe dirigente, comprensibile data la sua incapacità di contribuire con soluzioni reali e, al contrario, con la sua capacita di contribuire con maggior sofferenza. Ciò che mi sembra sorprendente è che, con sempre maggior frequenza, molti dei miei interlocutori cadono in una curiosa trappola logica: dato che esiste un certo livello di corruzione nelle nostre istituzioni e fra i nostri politici, che si materializza in enormi somme di denaro pubblico dirottate verso fini falsi ed egoistici (quando non rubati direttamente), i problemi del paese si risolverebbero, o almeno si attenuerebbero, ponendo fine a questa corruzione. E' in quel momento, mentre formulo la mia teoria, che i miei interlocutori perdono la pazienza con me e devo fare parecchia fatica a formularla correttamente e concretamente. Dato che ora la formulero di nuovo, stavolta per iscritto, vi prego di avere pazienza nella lettura; non saltate le righe e leggete tutto ciò che ho da dire e solo dopo valutate. 

La corruzione e lo spreco (in genere unite, visto che si investe in cose superflue perché diano un ingiusto beneficio a qualcuno) sono senza dubbio immorali e ingiusti dal punto di vista distributivo ma, contrariamente a quello che pensa la maggioranza della gente, il denaro speso in cose stupide e quello rubato direttamente dai mangia pane a tradimento di turno, non scompare. Quel denaro continua a circolare nel sistema, solo che ora ce l'ha qualcuno che se ne è appropriato indebitamente e che lo spende a suo beneficio, che sia comprandosi uno yacht e una macchina nuova, che sia facendosi una casetta al mare o in investimenti che aumentino ulteriormente il suo patrimonio. Se faccio un aeroporto inutile ho dato denaro alla ditta costruttrice, ma anche agli operai che ci lavorano, alla fabbrica di mattoni, a quella di mattonelle, agli elettricisti, ai fabbricanti di componentistica elettronica, ecc. Queste spese generano attività economica ed è qui l'osservazione che sono solito fare, cioè che la corruzione e lo spreco non presuppongono un totale annullamento dell'attività economica associata al denaro “perduto”, ma che genera a sua volta attività (“crescita”, da una prospettiva pro-BAU). Vale a dire che il denaro non si perde e che la corruzione, al livello a cui la sopportiamo da queste parti, non giustifica la crisi attuale.

Non mi fraintendete. Sicuramente dal punto di vista del miglior sfruttamento dell'investimento, la corruzione genera Costi-Opportunità importanti (se costruisco un aeroporto dove non atterrano aerei, impedisco di costruire 5 ospedali o un centro di ricerca oncologica che sarebbe il più avanzato del mondo con lo stesso denaro) e in questo senso è un cattivo uso del denaro. Inoltre, un altissimo livello di corruzione, come quello che hanno alcuni paesi del Terzo Mondo, arreca evidentemente danno all'economia, visto che asfissia così tanto la società con il pagamento di “bustarelle” che alla fine distrugge la maggior parte dell'attività economica circostante. E alla fine, la corruzione è evidentemente un'ingiustizia dal punto di vista della distribuzione , visto che dà a pochi una quantità di denaro che la società percepisce come immeritata e lasciando altri con risorse insufficienti per vivere (anche se quello che la società percepisce come equo, come tale è piuttosto relativo da un punto di vista filosofico ed ideologico: un marxista ti dirà che anche il possesso di capitale da parte di un capitalista è ingiusto). In un certo modo, la disuguaglianza distributiva che comporta la corruzione è come se tutti partecipassimo ad una lotteria nella quale obbligatoriamente si dovesse comprare un biglietto da 20 euro e chi vincesse si prendesse i 20 euro di tutti. Anche questo genererebbe una grande disuguaglianza distributiva, anche se, curiosamente, non sarebbe percepita come qualcosa di (tanto) ingiusto quanto lo è la corruzione, dove il vincitore ha in realtà truccato le carte. E tuttavia, da un punto di vista economico, gli impatti di una concentrazione di capitale a causa di una lotteria o di un abuso sarebbero più o meno equivalenti. Ma, tornando all'idea centrale del post, la corruzione non spiega per quale motivo ci troviamo in questa crisi tanto profonda se, per esempio, l'economia ha funzionato per lungo tempo con le sue dosi di corruzione incluse. 

E' diventato abituale accampare il pretesto che di questi tempi il livello di corruzione sia maggiore in Spagna (ma il discorso è adatto anche alla situazione italiana ndT.) di quanto non lo sia mai stato storicamente in precedenza. Tenendo conto che abbiamo vissuto per 40 anni sotto una dittatura militare (Franco, ndT.), feroce e speculatrice e più corrotta di quanto non lo fosse la debole Seconda Repubblica e il regime bipartitico degli inizi del ventesimo secolo (per tacere sulla dittatura di Primo de Rivera), risulta complicato accampare il pretesto che la corruzione ora sia maggiore in cifre relative a quanto lo è stata allora (in cifre assolute sì, perché il paese ha più abitanti ed un genera un PIL maggiore, ma questo è un paragone assurdo al quale sono soliti ricorrere i giornali). In realtà, nel caso della Spagna, c'è stato un livello di corruzione abbastanza alto durante il tempo, ma dà fastidio soltanto nei momenti in cui, come ora, le risorse scarseggiano (pensate, per esempio, al Rigenerazionismo, che nasce durante il diciannovesimo secolo dopo una grave decadenza economica e morale, frutto dei tremendi sconvolgimenti politici e la perdita di potere coloniale durante tutto quel secolo, che arrivò al suo culmine con la perdita di Cuba e delle Filippine nel disastro del 98). Vale a dire che guardiamo alla corruzione soltanto quando rimane meno torta da spartire, perché è allora che la consideriamo odiosa (ma la ignoriamo quando ce n'è per tutti “quelli di qui”, anche se gli effetti di questa corruzione abbassano le condizioni di vita di altre persone in luoghi remoti).

Un'altra cosa che richiama la mia attenzione è l'egocentrismo degli opinionisti di professione spagnoli, che attribuiscono al problema della corruzione in questo paese una dimensione singolare. Forse perché sono persone che hanno viaggiato poco o sono poco informati, ignorano che casi importanti di corruzione e malversazione di fondi pubblici abbondano in tutti i paesi del mondo, compresi quelli che si considerano più avanzati. Io personalmente conosco abbastanza bene quelli del paese dove ho vissuto per il post-dottorato per tre anni e col quale conservo un forte legame: la Francia. Quando vivevo là, il presidente di turno (Jacques Chirac) era conosciuto pubblicamente e in modo molto diffuso come “l'escroc” (l'imbroglione), probabilmente per il fatto che lo aspettavano sette diverse cause per scandali di corruzione quando sarebbe uscito dall'Eliseo. E questo per non parlare del caso Clearstream (per citarne uno importante di quelli relativamente recenti; se prendete altre questioni minori e retrocedete nel tempo, troverete tanta merda da concimare tutti i campi agricoli di Francia). Ma, se vi prendente il disturbo di informarvi, pestilenze simili si trovano se attraversate il Canale della Manica o il Rodano, o attraversando l'Atlantico da nord a sud o attaraverso in Pacifico (non le elencherò qui, ma sono certo che alcuni lettori potranno fornire le loro preferite da Stati Uniti, Germania, Regno Unito o Giappone – stranamente manca l'Italia... ndT. - per esempio). Le persone più ragionevoli accettano che la corruzione sia estesa nel mondo in tutta la sua ampiezza, ma sono soliti obiettare che nelle nazioni meno avanzate la percentuale di corruzione sia più bassa che non in Spagna. Una cosa del genere è confusa in partenza, perché non c'è un'unità di misura uniforme per la corruzione. Come si misura? Come percentuale sul PIL? Ma abbiamo già detto che la corruzione genera anche una quantità non trascurabile di PIL. Come PIL perso per il cattivo investimento? Ma questo è molto difficile da stimare e abbastanza discutiile da definire. Inoltre, più grande è l'economia più  l'effetto della corruzione può, relativamente al PIL, essere inferiore, anche se in cifre assolute e pro-capite sia maggiore. Di nuovo, la mia impressione, omettendo di specificare ulteriormente, è che il livello di corruzione è significativamente alto in tutte le nazioni occidentali e ci rifiugiamo in quello solo quando le risorse cominciano a scarseggiare. 

A me sembra che la fissazione con la corruzione nei momenti di crisi (fissazione che, di sicuro, si ripete nella storia e nei paesi) ha molto a che vedere col desiderio di ripristinare uno status quo antico, per il quale si cerca un capro espiatorio, una vittima facile, l'immolazione della quale placherà il terribile Dio della Crisi. A volte la gente arriva a verbalizzarlo esplicitamente, come esprimeva genialmente la vignetta che apriva il post Rassegnazione: “Continuate a rubare, ma dateci lavoro!”. In fondo, non vogliamo fare alcun cambiamento e cerchiamo un modo facile, un nemico ben identificato sul quale riversiamo tutto il male di cui soffriamo. E una volta trovata la spiegazione semplice e populista, esplode la rabbia irrazionale, in questo caso contro tutti i politici o forme di governo organizzate. 

Siamo realisti: la decadenza della Spagna nel diciannovesimo secolo aveva molto a che fare con la perdita di risorse che gli ha portato il suo crepuscolo coloniale e la decadenza della Spagna in questo inizio di ventunesimo secolo non è un fenomeno isolato ed ha a che fare con l'esaurimento delle risorse per tutte le nazioni della Terra, Spagna compresa, solo che la Spagna è collocata logicamente in posizione peggiore nella distribuzione delle ultime briciole rispetto ad altre nazioni più potenti (disgraziatamente quello che ho appena detto vale anche per la maggior parte delle nazioni dell'America Latina, nella quale vive una parte importante dei miei lettori). E anche se bruciassimo in effigie o di persona tutti i corrotti di questo ampio mondo, questa situazione non cambierà. L'unico modo di uscire da questa trappola mortale che è il debito è comprendere che il problema è fondamentalmente di risorse e che pertanto dobbiamo abbandonare un sistema economico perverso basato sullo spreco di ciò che in realtà è prezioso. Da lì l'importanza, ancora, di questo blog: quella di spiegare che non ci sono risposte semplici e che nessuna opzione energetica attualmente disponibile né prevedibilmente disponibile in un futuro prossimo, può evitare una decrescita forzata e, più importante, la fine di un sistema basato sulla crescita infinita

E tuttavia c'è chi sta forzando l'interpretazione secondo la quale la corruzione è il male primigenio e che, risolta questa, tutto tornerà a funzionare, come se con un'aspirina si curasse un cancro al cervello. E insisto per i più duri: io non giustifico la corruzione, che senza dubbio è immorale ed ingiusta. Semplicemente dico che non è l'origine del male di cui discutiamo, che questa crisi è impossibile da fermare. E' solo una malattia in più di questo sistema viziato ed irresponsabile che deve finire. E osservo con preoccupazione la quantità di sciocchezze che si dicono per giustificare la forza del sillogismo perverso (“se si pone fine alla corruzione, si pone fine alla crisi”): Un giorno si dice che i problemi delle imprese sono le libertà sindacali, un altro si ripete con ansia che in Spagna ci sono 445.000 politici (cosa assolutamente non vera), poco dopo ci si vuol dare da intendere che non solo si deve sopprimere lo spurio Senato spagnolo, ma che si deve ridurre il numero di deputati al Congresso (la Camera in Italia, ndT.). Un altro giorno si confrontano le cifre delle spese presumibilmente sontuose dei nostri rappresentanti con i tagli in certi settori (ignorando che i salvataggi bancari sono fra le 10 e le 100 volte maggiori), ecc. E a me non resta che sorprendere questa ansia e questo affanno per rivendicare un nuovo processo costituente per la Spagna (che è certamente necessario), senza menzionare la necessità di riformare il sistema economico allo stesso tempo, o meglio, in primo luogo. Perché l'impressione che tutto questo mi da è che, cambiando le regole del gioco politico e facendole diventare più restrittive con la scusa di porre fine alla corruzione e a tutti “coloro che succhiano dal bottino”, ciò che in realtà si sta preparando qui è un movimento di concentrazione del potere in poche mani, preludio di una vera dittatura. Lo vedremo.

Saluti
AMT


lunedì 8 ottobre 2012

Benvenuti ad Antropia


Di Carlos de Castro Carranza.

Da The Oil Crash. Traduzione di  Ugo Bardi e Massimiliano Rupalti.


Immagine da http://dreamstime.com




Biosfera III (Revisited)

Una dozzina di anni fa ho scritto (ne “La Rivoluzione Solidale”):

”Nel 1991, un progetto dello stato dell'Arizona era condannato al fallimento solo un paio di anni più tardi. Si chiamava Biosfera II e cercava di simulare in piccolo la nostra Biosfera (la I). 

In uno spazio di più o meno due campi di calcio, dovevano convivere con otto scienziati molti ecosistemi differenti. L'idea era che Biosfera II rimanesse isolata dalla Biosfera I salvo che per l'ingresso dell'energia proveniente dal Sole. 

Il progetto, sebbene costoso, era interessante per tre motivi:

Perché si sarebbe appreso molto su come funzionano gli ecosistemi. Perché se un giorno volessimo fare viaggi interstellari dovremmo costruire un ecosistema artificiale autosufficiente. E perché apprenderemmo a dare valore alle funzioni che gli ecosistemi svolgono per noi. 

Dal fallimento di tale esperimento, in effetti si è appreso molto degli ecosistemi e di quanto siamo lontani dal poter simulare la nostra Biosfera.

E, nonostante questo, ora ci siamo imbarcati in un nuovo progetto, Biosfera III. Consiste nel “Terraformare” (dall'inglese “Terraforming”) rendere abitabile per gli esseri umani un intero pianeta: Antropia

E' l'esperimento più grande e meno conosciuto dell'umanità: le cavie sono le persone e tutta la vita che necessiteremmo portare ad Antropia. Il pianeta scelto, naturalmente, è la Terra stessa. L'esperimento è già iniziato da alcuni decenni e durerà ancora per pochi altri.

Finora è consistito fondamentalmente nel cancellare il terreno di Biosfera I, eliminando più del 50% dei boschi, un 20% dei coralli, quasi tutti gli ecosistemi acquatici attraverso la pesca intensiva, ecc., e cominciare a sostituirlo con l'ecosistema di Antropia: città, strade, zone agricole e di allevamento, deserti, piantagioni e sfruttamento ittico...

Siccome stiamo ancora imparando (ricordiamo che Biosfera II è fallito), abbiamo alcuni problemini collaterali: effetto serra, pioggia acida, buco nello strato di ozono, salinizzazione e perdita di suoli fertili, inquinamento degli alvei fluviali, atmosfera inquinata in molte città, concentrazione di metalli pesanti (Hg, Cd, As, Pb…) mai vista prima su Biosfera I. E qualche altro effetto collaterale possibile: perdita di biodiversità, parassiti e uniformità del paesaggio.

Con qualche centinaia di specie, anziché milioni, suppliremo alle funzioni ecologiche che ora svolge Biosfera I. E dobbiamo imparare in fretta. Risulta che una piantagione di eucalipti non ha la stessa efficienza nel trattenere l'acqua, pulire l'atmosfera, l'acqua e il suolo, riciclare i nutrienti, ecc. del bosco che ha sostituito; risulta che i nostri pesticidi, anche se efficienti a breve termine portano molti problemi che invece non portavano i predatori che hanno sostituito; risulta che le nostre zone di acquacultura producono un pesce che Biosfera I non può continuare a produrre, e portano loro volta molti problemi che non portavano le zone di pesca che sono scomparse. Risulta che una strada assorbe risorse e non ne fornisce. 

Non so se ci sono elezioni fra Biosfera I e Biosfera III. Si può essere ottimisti e pensare che una alta tecnologia possa sopperire alle funzioni che svolgeva Biosfera i e risolvere tutti i problemi collaterali. E tenere in zoo-riserve un qualche migliaio di specie per il nostro diletto. 

Un mondo in cui il ciclo dell'acqua, dell'azoto, del carbonio, dei metalli, ecc., sia controllato dall'essere umano in modo efficiente. Un mondo umano che dovremmo chiamare Antropia. 

O forse essere un po' meno ottimisti e “conformarsi” a Biosfera I, pensando che anche così, una adeguata tecnologia ci fornirà un livello di vita degno. E poter andare in silenzio a vedere una balena azzurra che nuota libera in mare. 

Mi sembra meno utopica Biosfera I. E mi piace molto di più”

In questa dozzina di anni la “Terraformazione” del pianeta è continuata e si sono accumulati gli studi scientifici: anche i miei.

Oggi sappiamo che non c'è possibilità di scegliere fra Biosfera I e III (lo si sospettava già), non abbiamo né le conoscenze (più apprendiamo e più ci rendiamo conto dell'enorme complessità di Gaia, chiedetelo ai climatologi), né la tecnologia, né i materiali e l'energia necessari per costruire Antropia. E non li avremo mai, visto che Gaia ha impiegato milioni di anni per terraformare il pianeta e non è stupida quanto gli esseri umani.

Oggi sappiamo che gli effetti collaterali di quanto abbiamo messo in moto, principalmente il cambiamento climatico, la distruzione del ciclo dei materiali e la perdita di biodiversità hanno scatenato alcune inerzie molto importanti, inerzie che significano irreversibilità su scala umana. Oggi, sempre con più forza, sospetto che chi sta correndo un pericolo non è Antropia, quanto la Biosfera I, Gaia.

Per me, è ovvio che questa Civilizzazione è entrata in una fase di collasso. Credo che quanto più rapidamente estingueremo questa civiltà, tanto più opportunità avrà l'umanità di creare un qualche tipo di civilizzazione dopo. Se evitiamo un'estinzione rapida, Gaia lo farà in un secolo o due nella migliore delle ipotesi, ma Gaia si ritrova tanto malata che non ci sarà più nessuna opportunità per la nostra specie. In più, non si può scartare che in questa resistenza al collasso, la malattia di Gaia non sia mortale. E se muore Gaia, muore TUTTO, perlomeno tutto quello che vale qualcosa entro qualche anno luce tutt'intorno.

A parte i fattori filosofici e morali, la discussione è sociale e politica. Viene fuori che la nostra civilizzazione globale e capitalista sta resistendo alla propria distruzione nel peggior modo possibile; sta morendo uccidendo. Come? Cercando più carbone e gas naturale per sostituire una parte della discesa del petrolio. Dedicando 50 milioni di ettari (un terzo dello spazio che occupa la coltivazione del riso) ai biocombustibili. Cercando di estrarre fino all'ultima goccia di petrolio dal sottosuolo, nonostante che questo aumenti l'impatto ecologico. Dimenticandosi della crisi ecologica e energetica - che si sono aggravate oggi - perché siamo in recessione economica. Aumentando la disuguaglianza mondiale (oggi i ricchi della Cina si uniscono ai ricchi dell'occidente, a spese della classe media e, come è sempre successo, a spese dei poveri). Aumentando la disinformazione, la diseducazione, eccetera (in Spagna riducendo le spese per l'educazione). E così via, reazioni nella direzione sbagliata. Radicalmente sbagliata.

Non avrei potuto credere a questa stupidità umana 12 anni fa. Non credevo a Einstein quando diceva che è infinita.

Quello che ci giochiamo non è solo il nostro futuro e quelllo dei nostri figli. E' TUTTO il futuro. Incrociare le braccia o disperarsi di fronte alla realtà, sono entrambe opzioni stupide.