Nota del Traduttore
Ho
tradotto questo articolo perché ritengo che individui dei meccanismi
reali che sottostanno all'irrazionalità con la quale gli individui e la
società si confrontano con le sfide del nostro tempo, sfide che
necessitano della nostra capacità di raziocinio (in combinazione con una
sfera emotiva libera di esprimersi creativamente). Tuttavia, non ne
condivido il taglio psichiatrico. Il problema del disagio psichico, che
ormai è 'disagio diffuso', viene visto con il punto di vista
riduzionista della psicologia-psichiatria, mentre ci sono modi e
metodologie molto più avanzate di affrontarlo, molto più sistemiche (e
soprattutto più umane).
In
realtà, la 'psicosi' di cui parla l'autore è un elemento presente in
tutti noi ed è naturale nella nostra vita, ma che viene spesso
cronicizzato da episodi che ne bloccano il naturale flusso. In genere
questi episodi avvengono nella propria famiglia di origine, ma è tutto
il nostro stile di vita come società che favorisce potenzialmente il
disagio. Per questo motivo e per aver sperimentato di persona il
trattamento del disagio con altri strumenti (ed aver visto i risultati
del trattamento psichiatrico 'tradizionale'), ritengo molto parziale e
pericoloso l'approccio psichiatrico. Considerare l'individuo, e di
conseguenza la società, 'malati', oltre a scaricare le proprie
responsabilità attribuendo il problema a qualche fantomatico motivo
'genetico' o ad altri fattori sui quali non possiamo intervenire, non
tiene conto del processo nel quale l'individuo (ergo, la società) è
inserito e col quale interagisce. E si esplicita nella mera
somministrazione di 'camicie di forza chimiche': gli psicofarmaci.
Per non farla troppo lunga, a chi fosse interessato ad una diversa visione della 'malattia psichica', consiglio questo video o, per approfondire ancora di più, di visitare il sito Verso una Nuova Specie. E' il punto di riferimento del Progetto Nuova Specie del Dott. Mariano Loiacono, psichiatra, epistemologo, sperimentatore e ideatore, fra le altre cose, del “Metodo alla Salute”. E' uno dei metodi possibili, ce ne sono sicuramente altri. Vi indico questo perché lo conosco e ne conosco l'efficacia.
Detto
questo, gli effetti del disagio diffuso (ex malattia mentale)
individuati da Orlov sono, purtroppo, quelli qui descritti. Orlov ne
individua bene le conseguenze, ma ne da in qualche modo per scontate le origini, cosa dalla quale ho ritenuto di dovermi distinguere.
di Dmitry Orlov
L'ultima versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disordini Mentali (DSM) è arrivato a includere 297 disordini, ma sembra che sia sempre posto per altri.
Richard Heinberg ha recentemente pubblicato un articolo che affronta varie affermazioni recenti secondo le quali i Picco del Petrolio non è più una preoccupazione. Il termine che usa per il fenomeno è “picco dei negazionisti” (peak denial). Suona bene e si incastra bene col tema complessivo di Richard del “picco di tutto” (peak everything). E' un pezzo riflessivo che fa un lavoro approfondito di esposizione della natura surreale delle proiezioni degli ottimisti ed io non ho niente da obbiettare ai suoi argomenti.
Ho da obbiettare, tuttavia, qualcosa sulla terminologia. Primo, siccome pare che il negazionismo non sia una risorsa non rinnovabile con un profilo caratterizzabile di esaurimento, il suo picco, sempre che ne rileveremo uno, non è particolarmente significativo, perché potrebbe facilmente avere un altro picco domani e poi ancora il prossimo secolo. Secondo, sospetto che “negazionismo” non sia più la parola giusta per descrivere il fenomeno sociale che stiamo osservando attualmente. Penso che Ugo Bardi ci abbia indirizzato nella giusta direzione. Nel suo articolo in risposta alla affermazione di George Monbiot che “ci eravamo sbagliati sul picco del petrolio. Ce n'è abbastanza per friggerci tutti“, Ugo ha caratterizzato l'approccio di Monbiot al Picco del Petrolio usando un'altra parola: “illusione” ("delusion" in inglese).
Se pensate che questa distinzione fra negazione e illusione sia solo una differenza di termini di poca importanza e innocua – uno spaccare il capello in quattro da parte mia – allora perdonatemi mentre tiro fuori il Sigmund Freud che è in me: in "La perdita della realtà nella Neurosi e nella Psicosi" [1924] egli ha scritto quanto segue: “La Neurosi non disconosce la realtà, la ignora. La Psicosi la disconosce e cerca di rimpiazzarla” [p. 185]. La cosa con cui la psicosi sostituisce la realtà è l'illusione.
Prendiamo questa cosa un passo alla volta. Il negazionismo è quando si conosce pienamente una cosa (per esempio che c'è una quantità finita di petrolio economicamente recuperabile e che ne abbiamo già bruciato circa la metà) ma ci si rifiuta di considerarla importante. Negazionismo è un sintomo della neurosi. I neurotici non sono considerati particolarmente pericolosi; possono essere molto fastidiosi e possono a volte mettere sé stessi in pericolo, ma sono, in generale, non considerati come un pericolo per la società. Possono anche essere affascinanti: Woody Allen ha sfruttato la sua neurosi per una carriera di successo di attore/regista (in tedesco il titolo del suo film "Io e Annie" è "Stadtneurotiker", ovvero “Neurotico urbano”).
L'illusione, al contrario, è un sintomo della psicosi. Ora, quand'è stata l'ultima volta che vi siete imbattuti in uno psicotico affascinante, popolare, di successo e dai modi urbani? Tornando a Freud: il vecchio Sigmund distingue due tipi di pensiero: c'è un processo di pensiero secondario – il tipo buono – il dominio del sé ben regolato e socializzato, basato sulla realtà consensuale, la ragionevolezza, la razionalità e la logica. E c'è un processo primario, o arcaico, di pensiero – il tipo cattivo – il prodotto di ossessione, compulsione allucinazione e... eccoci qua... illusione. La strada che porta dalla neurosi alla psicosi è una regressione verso un sé più primitivo, arcaico e infantile. Prendete un neurotico tipico (rifiuta di affrontare il Picco del Petrolio, recita un blah-blah su di esso quando viene stressato), fategli attraversare una terribile crisi che gli distrugge l'ego e quell'individuo potrebbe regredire e scadere nella psicosi.
Ciò che accade agli individui accade anche a intere società. Prendete una civiltà industriale neurotica che nega il Picco del Petrolio, fatele attraversare una terribile crisi finanziaria globale, ditele che la crescita economica è finita per sempre e quello che ottenete è una civiltà industriale psicotica e delirante. In "Civiltà e il suo disagio" [1930], Freud ha scritto della capacità dell'illusione di alimentare un'intera cultura verso la disintegrazione in un turbine di violenza. In "Costruzioni e Analisi" [1937], ha osservato che una volta che il pensiero illusorio permea un'intera cultura, comprese la sua politica e la sua religione, quella cultura diventa inaccessibile ad argomenti logici. L'illusione è una specie di tirannia – interna nel caso di un individuo malato, esterna nel caso di una cultura malata – che intrappola la realtà dentro immagini specifiche, precludendo ogni possibilità di comprensione di sé o di obbiettività.
Questo è un punto particolarmente importante da fare proprio per coloro che continuano pazientemente a discutere di Picco del Petrolio: per uno psicotico, chiunque non concordi con lui è automaticamente il nemico e, siccome gli psicotici creano la loro propria realtà, è un passo molto breve per lui che è stato il movimento del Picco del Petrolio a causare il Picco del Petrolio ed è quindi da incolpare. E' proprio tipico per uno psicotico proiettare i deliri sugli altri, nel tentativo di farli agire come parti del suo stesso sé incazzato ed incontrollabile, perché identificare la minaccia in sé stessi porta a panico incontrollato. Questo tipo di proiezione è il mezzo principale di uno psicotico per esercitare il proprio potere sugli altri. Ora, teniamo in mente che affrontare la folla delirante non è come affrontare un paziente delirante in un reparto psichiatrico, dove c'è un pulsante rosso anti panico sulla parete che puoi premere ad ogni momento ed un'infermiere accorre per trattenere e sedare il paziente. Dobbiamo essere attenti: quando una società psicotica si muove, non c'è nessuno che la trattenga.
Guardiamo la progressione. Il coro “Drill, baby, drill!” (Scava, piccola, scava!) ai comizi politici di Sarah Palin era una risposta neurotica negazionista al Picco del Petrolio – una reazione ossessiva-compulsiva alla notizia che il petrolio sta per finire. I neurotici sviluppano spesso dei rituali che, anche se sono inefficaci in ogni senso, li confortano e riduce temporaneamente il loro livello di ansia. Uno tipico è lavarsi le mani in modo compulsivo in una persona che soffre di DOP (Disturbo Ossessivo-Compulsivo). E infatti siamo giunti a vedere una quantità ridicola di attività di perforazione, gran parte delle quali non particolarmente produttive. Ma poi sopraggiunge qualcosa di molto diverso: le successive dichiarazioni secondo le quali gli Stati Uniti stiano diventare energeticamente indipendenti sono di natura completamente diversa. Queste nascono dai deliri di onnipotenza che sono molto comuni nei pazienti psicotici. Inoltre, le ossessioni psicotiche hanno spesso mutilazioni fisiche come obbiettivo, usando il corpo fisico come superficie sulla quale esprimere l'ansia e il terrore. E' qualcosa di meno di una metafora dire che per una società il proprio corpo è la terra sulla quale vive.Il fracking (fratturazione idraulica), inefficace in ogni senso e che causa orribili danni finanziari ed ambientali, è proprio una tale automutilazione psicotica?
Ecco un altro esempio della stessa progressione: gli attacchi terroristici del 11 settembre hanno inizialmente provocato una reazione largamente neurotica. Un esempio di questa è quello che spesso viene descritto come “teatrino della sicurezza”, effettuato dalla Transportation Safety Administration negli aeroporti degli Stati Uniti. Il sistema di monitoraggio è sufficientemente permeabile, per chiunque sia interessato a farlo, per contrabbandare un'arma e persino una bomba, ma tutti vengono costretti ad un'umiliante farsa con allusioni sessuali (palpeggiamenti). L'intero processo è un meccanismo di copertura ossessivo-compulsivo istituzionalizzato, un tentativo di controllare il livello d'ansia della società attraverso rituali senza senso. Ma dopo pochi anni si è sviluppato un comportamento molto diverso: gli attacchi “chirurgici” senza fine in aree dell'Afghanistan e del Pakistan che si pensa siano controllati dai Talebani. L'idea è quella di sterminare il nemico attraverso l'eliminazione fisica. Da un punto di vista razionale, la strategia è un nonsense: i Talebani, che sono considerati il nemico, sono a prevalenza etnica Pashtun. Il codice d'onore dei Pashtun, il Pashtunwali, richiede ai membri della famiglia di vendicare tutti gli assassinii. Ogni volta che un drone uccide un Talebano, un altro Pashtun deve unirsi ai Talebani per uccidere un Americano. Se l'obbiettivo è di minimizzare le perdite americane, allora la strategia vincente è ovvia: gli americani dovrebbero smettere di uccidere Pashtun. Ma se il tuo paese ha cambiato marcia ed è passato dalla neurosi alla psicosi, allora le argomentazioni razionali non si applicano più, perché nella tua mente ora sei onnipotente e devi rimuovere chirurgicamente l'Altro o affrontare un panico incontrollabile.
Un ulteriore sintomo: la condizione psicotica è spesso accompagnata da un senso di diritto illimitato e, abbastanza sicuramente, una cosa che sento sempre dagli americani è: “Tutto ciò che dobbiamo fare è continuare a stampare dollari perché nessuno ci può fermare”.
Freud non era certamente il primo a indicare la connessione fra il sé psicotico e la società psicotica. Platone, nel Libro 9 della Repubblica, ha descritto la connessione fra lo stato tirannico ed il sé tirannico come esistenti in una relazione reciproca dove uno rinforza l'altro in una simbiosi psicotica. Il delirio psicotico a livello personale diventa ideologia a livello di gruppo. Entrambi hanno il potere di annichilire l'Altro – che sia lo straniero o il sovversivo interno. “Comunichiamo con la parte psicotica del nostro sé localizzando quella comunicazione nella politica. Semplicemente nascondiamo, o reprimiamo, o scorporiamo la parte inaccessibile di chi siamo e proiettiamo all'esterno, come fantasie collettive, emozioni tossiche che prendono forma nei programmi politici, nelle azioni e nell'ideologia”. [James M. Glass, Psicosi e Potere, 1995, p. 169]
La Tragedia greca ha rappresentato la psicosi come commento della vita pubblica. Così come dovrebbe essere, penso: drammaturgia, letteratura e religione, offrono tutte modi potenti per canalizzare i nostri stimoli inconsci e gli impulsi psicotici, preservando il nostro sé comunitario dalla disintegrazione anche durante la peggior crisi immaginabile. E' meglio affrontare la psicosi come parte di un gruppo, perché la disintegrazione di un sé individuale è persino dolorosa da vedere. Se queste persone non stanno ululando, piangendo , tagliuzzando sé stesse con qualsiasi cosa abbiano a portata di mano, spalmando le loro feci sul muro, borbottando confusamente o bestemmiando ad alta voce, se ne stanno a letto a fissare il soffitto... I sé frammentati non hanno il senso della comunità, della reciprocità e della realtà come esperienza storica continuativa ed hanno poco rispetto di sé stessi e dignità, sempre che ce l'abbiano”. [ibid., p. 155]
Secondo il Dott. Glass, una cultura di psicosi è incompatibile con la democrazia: “Un mondo personale di limitazione, rispetto, comprensione reciproca, cura del corpo e sensibilità verso gli altri, implica un mondo politico di tolleranza, rispetto dei diritti e riconoscimento del diritto dell'altro di vivere senza dominazione. [La psicosi], tuttavia, provoca dominazione e distruzione. E' tragica, come la follia di Edipo a Colono o il tormento di Medea, riflette la tragedia non solo della sua famiglia ma di un'intera società e cultura” [ibid., p. 130]. Infatti, i paralleli fra la psicosi e la tirannia si delineanono quasi da soli. Prendete la famosa espressione di Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda di Hitler: “Il nostro compito qui è chirurgico... incisioni drastiche, o un giorno l'Europa perirà della malattia dell'Ebraismo”. Quanto è diversa questa forma da un certo paziente schizofrenico descritto dal Dr. Glass che continuava ad insistere che le sue gambe stavano avvelenando il suo corpo e dovevano essere amputate e che, una volta che non ci fossero state più, era sicuro di essere in grado di vivere e rimanere in salute per un trilione di anni? (Avrebbe dovuto essere il suo Reich personale per un trilione di anni, mi chiedo?)
La capacità di una società di essere ricondotta alla ragione, a negoziare, a rispettare le differenze e così via si trova su un fondamento fragile costituito da illusioni come “vita, libertà e ricerca della felicità” o “il governo alla, della e per la gente” o libertà e giustizia per tutti” o un “sistema di pesi e contrappesi” e così via. “L'illusione è ciò che lega insieme le comunità, il delirio distrugge il processo e la funzione democratica”. [ibid., p. 184] Gran parte di queste, mentre non sono strettamente controfattuali, non sono intese come dichiarazioni di fatto e sono indifendibili come propositi, ma sono accettati come fede: (“Pesi e contrappesi” è un falso totale; la Corte Suprema statunitense ha i mano tutte le leggi federali). La più grande illusione si chiama “Il Sogno Americano”: “E' ancora reale?” si chiede una copia recente del Time Magazine in copertina. Credere in un sogno non è l'essenza dell'illusione? Quando le illusioni cadono, vengono rimpiazzate del delirio. “Il risultato, sia per sé stessi, sia per la comunità, è la tragedia”. [ibid., p. 176] La perdita del Sogno Americano potrebbe portare i singoli cittadini a perdita di identità, disintegrazione dell'ego, rabbia psicotica e automutilazione compulsiva e la nazione ad un'esplosione di razzismo, sciovinismo, xenofobia, ricerca di capri espiatori, caccia alle streghe... in breve, alla tirannia.
E questo ci porta alla questione della leadership politica. I leader politici mantengono o creano le nostre illusioni fondanti, principalmente indulgendo sulle nostre fantasie. Queste fantasie sono di due tipi: consce ed inconsce, e sono quelle inconsce che sono più potenti a livello politico. Le società tendono a scegliere i leader che le rappresentino e le società psicologicamente malate – quelle le cui fantasie inconsce sono in fiamme – tendono a scegliere gli individui più malati per rappresentare i loro particolari disordini.
Il capitalismo del libero mercato, con le sue giustificazioni hobbesiane della legge del mercato, col suo individualismo competitivo, preclusivo, brutale e possessivo, eleva il narcisismo patologico, concedendogli lo status di indiscussa ed inevitabile realtà economica. Facendo questo, esso sceglie dei sociopatici come leader: individui ai quali manca l'empatia o la coscienza. Sembrano esserci certi problemi di connessione nei loro cervelli: puoi scioccarli ripetutamente e loro ancora non si sottometteranno quando dici loro che stai per scioccarli ancora. Sembra che manchino loro le emozioni e la memoria emozionale, ma si sentono spesso emozionati dalla sofferenza altrui. “Più in alto ti spingi sulla scala, più alto sarà il numero di sociopatici che ci troverai”. Dice Martha Stout dell'Harvard Medical School, autrice di Lo Psicopatico della Porta accanto. Infatti, Robert Hare, autore di Lista delle sociopatie di Hare, ha stimato che la prevalenza di sociopatici fra gli amministratori delegati degli Stati Uniti è molto più alto che fra la popolazione, anche più alto che fra la popolazione carceraria. Coloro che non sono sociopatici fanno del loro meglio per emulare quelli che lo sono, ma raramente ci riescono, perché i loro tentativi di massimizzare il valore dei dividendi vengono ostacolati da scomodi e fastidiosi sentimenti di simpatia, pietà, rimorso e paura. (I termini “psicopatico” e “sociopatico” sono usati intercambiabilmente e significano la stessa cosa, ma se guardate la lista vi renderete conto che coloro che vi si trovano in alto sono molto diversi dalla varietà di stronzi che trovate nel vostro ambiente).
Gli americani dovrebbero sentirsi fortunati ad essere governati da sociopatici; essere governati da uno psicopatico è molto peggio. Le società psicotiche scelgono leader come Stalin, Hitler e Pol Pot. L'effetto è una società che viene efficacemente decapitata. Un corpo politico può continuare a funzionare, per un po', anche con la testa amputata. Il suo esercito e la sua burocrazia intatti, galoppa in tondo come un cavaliere senza testa, spinto a distruggere da impulsi atavici e primitivi. Il potere tremendo delle fantasie inconsce sfruttate a beneficio del potere statale da un leader psicotico infetta tutta la realtà circostante, anche se l'apparato dello stato rimane perfettamente razionale: legge ed ordine al servizio della dura e delirante follia. Come per gli antidepressivi e la depressione, è probabile che risulti che gli antipsicotici siano analogamente inefficaci nel trattamento della psicosi e che siano semplicemente dei sedativi con molti e brutti effetti collaterali. Ad ogni modo, vengono prescritti e la ragione per la quale vengono prescritti, mi avventurerei a indovinare, è perché milioni di persone negli Stati uniti, giovani e anziani, mostrano sintomi di psicosi e necessitano di essere sedati.
Mi avventurerei ulteriormente a indovinare che la prevalenza di sintomi psicotici fra la popolazione americana è in sé un sintomo – della psicosi della società americana nel complesso. Se il trattamento di individui psicotici è un difficile problema ma è l'obbiettivo di una enorme e redditizia industria, il trattamento della psicosi dilagante nella società americana non è nemmeno riconosciuto come problema.
Se hai pensato che il Picco del Petrolio riguardi l'energia, ripensaci. Potrebbe venir fuori che riguardi il delirio, risultando, a livello personale, nella morte dell'ego e, a livello nazionale, nella tirannia psicotica.