martedì 9 ottobre 2012

Guardare il Dito

Da “The Oil Crash”. Traduzione di Massimiliano Rupalti


Immagine da http://grupoeupsike.wordpress.com


Di Antonio Turiel 

Cari lettori,

Da qualche tempo difendo una teoria curiosa, e a quanto vedo poco ortodossa, che ha anche la virtù di far incavolare la gente mentre la espongo. Da quando è cominciata questa crisi che non finirà mai, si andato instaurando un sentimento di indignazione e di rabbia contro la classe dirigente, comprensibile data la sua incapacità di contribuire con soluzioni reali e, al contrario, con la sua capacita di contribuire con maggior sofferenza. Ciò che mi sembra sorprendente è che, con sempre maggior frequenza, molti dei miei interlocutori cadono in una curiosa trappola logica: dato che esiste un certo livello di corruzione nelle nostre istituzioni e fra i nostri politici, che si materializza in enormi somme di denaro pubblico dirottate verso fini falsi ed egoistici (quando non rubati direttamente), i problemi del paese si risolverebbero, o almeno si attenuerebbero, ponendo fine a questa corruzione. E' in quel momento, mentre formulo la mia teoria, che i miei interlocutori perdono la pazienza con me e devo fare parecchia fatica a formularla correttamente e concretamente. Dato che ora la formulero di nuovo, stavolta per iscritto, vi prego di avere pazienza nella lettura; non saltate le righe e leggete tutto ciò che ho da dire e solo dopo valutate. 

La corruzione e lo spreco (in genere unite, visto che si investe in cose superflue perché diano un ingiusto beneficio a qualcuno) sono senza dubbio immorali e ingiusti dal punto di vista distributivo ma, contrariamente a quello che pensa la maggioranza della gente, il denaro speso in cose stupide e quello rubato direttamente dai mangia pane a tradimento di turno, non scompare. Quel denaro continua a circolare nel sistema, solo che ora ce l'ha qualcuno che se ne è appropriato indebitamente e che lo spende a suo beneficio, che sia comprandosi uno yacht e una macchina nuova, che sia facendosi una casetta al mare o in investimenti che aumentino ulteriormente il suo patrimonio. Se faccio un aeroporto inutile ho dato denaro alla ditta costruttrice, ma anche agli operai che ci lavorano, alla fabbrica di mattoni, a quella di mattonelle, agli elettricisti, ai fabbricanti di componentistica elettronica, ecc. Queste spese generano attività economica ed è qui l'osservazione che sono solito fare, cioè che la corruzione e lo spreco non presuppongono un totale annullamento dell'attività economica associata al denaro “perduto”, ma che genera a sua volta attività (“crescita”, da una prospettiva pro-BAU). Vale a dire che il denaro non si perde e che la corruzione, al livello a cui la sopportiamo da queste parti, non giustifica la crisi attuale.

Non mi fraintendete. Sicuramente dal punto di vista del miglior sfruttamento dell'investimento, la corruzione genera Costi-Opportunità importanti (se costruisco un aeroporto dove non atterrano aerei, impedisco di costruire 5 ospedali o un centro di ricerca oncologica che sarebbe il più avanzato del mondo con lo stesso denaro) e in questo senso è un cattivo uso del denaro. Inoltre, un altissimo livello di corruzione, come quello che hanno alcuni paesi del Terzo Mondo, arreca evidentemente danno all'economia, visto che asfissia così tanto la società con il pagamento di “bustarelle” che alla fine distrugge la maggior parte dell'attività economica circostante. E alla fine, la corruzione è evidentemente un'ingiustizia dal punto di vista della distribuzione , visto che dà a pochi una quantità di denaro che la società percepisce come immeritata e lasciando altri con risorse insufficienti per vivere (anche se quello che la società percepisce come equo, come tale è piuttosto relativo da un punto di vista filosofico ed ideologico: un marxista ti dirà che anche il possesso di capitale da parte di un capitalista è ingiusto). In un certo modo, la disuguaglianza distributiva che comporta la corruzione è come se tutti partecipassimo ad una lotteria nella quale obbligatoriamente si dovesse comprare un biglietto da 20 euro e chi vincesse si prendesse i 20 euro di tutti. Anche questo genererebbe una grande disuguaglianza distributiva, anche se, curiosamente, non sarebbe percepita come qualcosa di (tanto) ingiusto quanto lo è la corruzione, dove il vincitore ha in realtà truccato le carte. E tuttavia, da un punto di vista economico, gli impatti di una concentrazione di capitale a causa di una lotteria o di un abuso sarebbero più o meno equivalenti. Ma, tornando all'idea centrale del post, la corruzione non spiega per quale motivo ci troviamo in questa crisi tanto profonda se, per esempio, l'economia ha funzionato per lungo tempo con le sue dosi di corruzione incluse. 

E' diventato abituale accampare il pretesto che di questi tempi il livello di corruzione sia maggiore in Spagna (ma il discorso è adatto anche alla situazione italiana ndT.) di quanto non lo sia mai stato storicamente in precedenza. Tenendo conto che abbiamo vissuto per 40 anni sotto una dittatura militare (Franco, ndT.), feroce e speculatrice e più corrotta di quanto non lo fosse la debole Seconda Repubblica e il regime bipartitico degli inizi del ventesimo secolo (per tacere sulla dittatura di Primo de Rivera), risulta complicato accampare il pretesto che la corruzione ora sia maggiore in cifre relative a quanto lo è stata allora (in cifre assolute sì, perché il paese ha più abitanti ed un genera un PIL maggiore, ma questo è un paragone assurdo al quale sono soliti ricorrere i giornali). In realtà, nel caso della Spagna, c'è stato un livello di corruzione abbastanza alto durante il tempo, ma dà fastidio soltanto nei momenti in cui, come ora, le risorse scarseggiano (pensate, per esempio, al Rigenerazionismo, che nasce durante il diciannovesimo secolo dopo una grave decadenza economica e morale, frutto dei tremendi sconvolgimenti politici e la perdita di potere coloniale durante tutto quel secolo, che arrivò al suo culmine con la perdita di Cuba e delle Filippine nel disastro del 98). Vale a dire che guardiamo alla corruzione soltanto quando rimane meno torta da spartire, perché è allora che la consideriamo odiosa (ma la ignoriamo quando ce n'è per tutti “quelli di qui”, anche se gli effetti di questa corruzione abbassano le condizioni di vita di altre persone in luoghi remoti).

Un'altra cosa che richiama la mia attenzione è l'egocentrismo degli opinionisti di professione spagnoli, che attribuiscono al problema della corruzione in questo paese una dimensione singolare. Forse perché sono persone che hanno viaggiato poco o sono poco informati, ignorano che casi importanti di corruzione e malversazione di fondi pubblici abbondano in tutti i paesi del mondo, compresi quelli che si considerano più avanzati. Io personalmente conosco abbastanza bene quelli del paese dove ho vissuto per il post-dottorato per tre anni e col quale conservo un forte legame: la Francia. Quando vivevo là, il presidente di turno (Jacques Chirac) era conosciuto pubblicamente e in modo molto diffuso come “l'escroc” (l'imbroglione), probabilmente per il fatto che lo aspettavano sette diverse cause per scandali di corruzione quando sarebbe uscito dall'Eliseo. E questo per non parlare del caso Clearstream (per citarne uno importante di quelli relativamente recenti; se prendete altre questioni minori e retrocedete nel tempo, troverete tanta merda da concimare tutti i campi agricoli di Francia). Ma, se vi prendente il disturbo di informarvi, pestilenze simili si trovano se attraversate il Canale della Manica o il Rodano, o attraversando l'Atlantico da nord a sud o attaraverso in Pacifico (non le elencherò qui, ma sono certo che alcuni lettori potranno fornire le loro preferite da Stati Uniti, Germania, Regno Unito o Giappone – stranamente manca l'Italia... ndT. - per esempio). Le persone più ragionevoli accettano che la corruzione sia estesa nel mondo in tutta la sua ampiezza, ma sono soliti obiettare che nelle nazioni meno avanzate la percentuale di corruzione sia più bassa che non in Spagna. Una cosa del genere è confusa in partenza, perché non c'è un'unità di misura uniforme per la corruzione. Come si misura? Come percentuale sul PIL? Ma abbiamo già detto che la corruzione genera anche una quantità non trascurabile di PIL. Come PIL perso per il cattivo investimento? Ma questo è molto difficile da stimare e abbastanza discutiile da definire. Inoltre, più grande è l'economia più  l'effetto della corruzione può, relativamente al PIL, essere inferiore, anche se in cifre assolute e pro-capite sia maggiore. Di nuovo, la mia impressione, omettendo di specificare ulteriormente, è che il livello di corruzione è significativamente alto in tutte le nazioni occidentali e ci rifiugiamo in quello solo quando le risorse cominciano a scarseggiare. 

A me sembra che la fissazione con la corruzione nei momenti di crisi (fissazione che, di sicuro, si ripete nella storia e nei paesi) ha molto a che vedere col desiderio di ripristinare uno status quo antico, per il quale si cerca un capro espiatorio, una vittima facile, l'immolazione della quale placherà il terribile Dio della Crisi. A volte la gente arriva a verbalizzarlo esplicitamente, come esprimeva genialmente la vignetta che apriva il post Rassegnazione: “Continuate a rubare, ma dateci lavoro!”. In fondo, non vogliamo fare alcun cambiamento e cerchiamo un modo facile, un nemico ben identificato sul quale riversiamo tutto il male di cui soffriamo. E una volta trovata la spiegazione semplice e populista, esplode la rabbia irrazionale, in questo caso contro tutti i politici o forme di governo organizzate. 

Siamo realisti: la decadenza della Spagna nel diciannovesimo secolo aveva molto a che fare con la perdita di risorse che gli ha portato il suo crepuscolo coloniale e la decadenza della Spagna in questo inizio di ventunesimo secolo non è un fenomeno isolato ed ha a che fare con l'esaurimento delle risorse per tutte le nazioni della Terra, Spagna compresa, solo che la Spagna è collocata logicamente in posizione peggiore nella distribuzione delle ultime briciole rispetto ad altre nazioni più potenti (disgraziatamente quello che ho appena detto vale anche per la maggior parte delle nazioni dell'America Latina, nella quale vive una parte importante dei miei lettori). E anche se bruciassimo in effigie o di persona tutti i corrotti di questo ampio mondo, questa situazione non cambierà. L'unico modo di uscire da questa trappola mortale che è il debito è comprendere che il problema è fondamentalmente di risorse e che pertanto dobbiamo abbandonare un sistema economico perverso basato sullo spreco di ciò che in realtà è prezioso. Da lì l'importanza, ancora, di questo blog: quella di spiegare che non ci sono risposte semplici e che nessuna opzione energetica attualmente disponibile né prevedibilmente disponibile in un futuro prossimo, può evitare una decrescita forzata e, più importante, la fine di un sistema basato sulla crescita infinita

E tuttavia c'è chi sta forzando l'interpretazione secondo la quale la corruzione è il male primigenio e che, risolta questa, tutto tornerà a funzionare, come se con un'aspirina si curasse un cancro al cervello. E insisto per i più duri: io non giustifico la corruzione, che senza dubbio è immorale ed ingiusta. Semplicemente dico che non è l'origine del male di cui discutiamo, che questa crisi è impossibile da fermare. E' solo una malattia in più di questo sistema viziato ed irresponsabile che deve finire. E osservo con preoccupazione la quantità di sciocchezze che si dicono per giustificare la forza del sillogismo perverso (“se si pone fine alla corruzione, si pone fine alla crisi”): Un giorno si dice che i problemi delle imprese sono le libertà sindacali, un altro si ripete con ansia che in Spagna ci sono 445.000 politici (cosa assolutamente non vera), poco dopo ci si vuol dare da intendere che non solo si deve sopprimere lo spurio Senato spagnolo, ma che si deve ridurre il numero di deputati al Congresso (la Camera in Italia, ndT.). Un altro giorno si confrontano le cifre delle spese presumibilmente sontuose dei nostri rappresentanti con i tagli in certi settori (ignorando che i salvataggi bancari sono fra le 10 e le 100 volte maggiori), ecc. E a me non resta che sorprendere questa ansia e questo affanno per rivendicare un nuovo processo costituente per la Spagna (che è certamente necessario), senza menzionare la necessità di riformare il sistema economico allo stesso tempo, o meglio, in primo luogo. Perché l'impressione che tutto questo mi da è che, cambiando le regole del gioco politico e facendole diventare più restrittive con la scusa di porre fine alla corruzione e a tutti “coloro che succhiano dal bottino”, ciò che in realtà si sta preparando qui è un movimento di concentrazione del potere in poche mani, preludio di una vera dittatura. Lo vedremo.

Saluti
AMT