sabato 10 aprile 2010

I fatti non cessano di esistere per il fatto di essere ignorati


Maurizio Tron, che scrive a volte sotto lo pseudonimo di "David Addison," ci manda questo post che contiene una selezione di concetti interessanti presi da altri post. 



Limiti da non superare, limiti superati


Di Maurizio Tron

“So one may almost say that the theory of universal suffrage assumes that the Average Citizen is an active, instructed, intelligent ruler of his country. The facts contradict this assumption.”

—James Bryce (1909, 35)  da The Oil Drum - http://www.theoildrum.com/


Leggendo i due post che seguono, e i due successivi solo in apparenza slegati dai primi, sembra proprio che "quei catastrofisti di Aspo" avessero ragione già molti anni fa e che i veri stolti, che pensavano di potersela sfangare con disinvoltura sulla falsariga di Reagan ("il livello di vita dell’americano medio non è contrattabile") o di certi politici nostrani ("non posso pensare a un futuro diverso dall'attuale"; cito a memoria le parole di un esponente torinese della sinistra, ma avrebbe potuto essere di destra, di centro e di qualsiasi altra provenienza, dato che gli stupidi allignano ovunque), debbano rivedere decisamente le loro posizioni. Purtroppo a molti riesce difficile comprendere appieno la frase di Aldous Huxley "I fatti non cessano di esistere per il fatto di essere ignorati"


Buona lettura


Maurizio


P.S.: per chi vuole conoscere alcune risultanze interessanti sui cambiamenti climatici, tratte da un report commissionato anni fa dal Pentagono e subito messo in un cassetto, se ricordo bene quanto dettomi da Erika all'epoca dei fatti - 2003/2004 o giù di lì - (direi di sì: http://www.monthlyreview.org/0504editors.htm "The story behind the Pentagon report on abrupt climate change is almost as remarkable as the contents of the report itself. The National Academy study of this issue crossed the desk of Andrew Marshall, director of the Pentagon’s Office of Net Assessment. Marshall, who has worked for every secretary of defense since James Schlesinger in the 1970s, is a legendary “wise man,” known as “Yoda,” at the Pentagon. When they need someone to think about big things, the Department of Defense turns to Marshall. His most famous achievement was the promotion of missile defense. It was Marshall who authorized the $100,000 grant for Peter Schwartz and Doug Randall of the Global Business Network to analyze abrupt climate change for the Pentagon. The intent was obviously to have economic futurologists visualize the possible effects of such abrupt climate change, since they would be in the best position to speculate on the economic and social fallout of such a catastrophic development, and thus upgrade it to a major Pentagon concern"), suggerisco la lettura di questo documento:


http://www.climate.org/PDF/clim_change_scenario.pdf

Senza arrivare ai cambiamenti drammatici ivi descritti, basterebbero quelli che si prospettano nei prossimi anni

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http://petrolio.blogosfere.it/2010/04/sta-finendo-parola-di-pentagono.html "Per generare l'energia richiesta da qui al 2030, il mondo dovrà trovare altri 1,4 miliardi di barili all'anno per vent'anni. (...) Il ritmo di nuove scoperte seguito negli scorsi due decenni (escluso forse il Brasile) lascia poco spazio all'ottimismo di chi pensa che in futuro si troveranno nuovi giacimenti. Al presente, gli investimenti stanno appena aumentando, con il risultato che la produzione raggiungerà un prolungato plateau. (...) Nel 2012, la produzione in eccesso sparirà completamente, e nel 2015 mancherà un 10% di output per soddisfare la domanda"

http://www.dirittiglobali.it/articolo.php?id_news=20708 "Di fronte a una crisi, qualunque essa sia, la maggioranza degli individui comincia con il negare la realtà. Purtroppo questo meccanismo si applica perfettamente anche alle imprese e alle nazioni. Finora i governi hanno adottato una strategia che fa finanziare dai futuri contribuenti gli errori dei banchieri di ieri e i bonus di quelli di oggi [....] Non bisogna farsi prendere né dall´ottimismo né dal pessimismo. Negli ultimi 650 milioni di anni, la vita è praticamente scomparsa sette volte dalla superficie della Terra. Oggi rischiamo che succeda un´altra volta. Ma qualsiasi minaccia è anche un´opportunità. Quando si arriva a un punto di rottura siamo costretti a riconsiderare il nostro posto nel mondo e a cercare un´etica dei comportamenti completamente nuova. Sopravviverà di noi solo chi avrà fiducia in se stesso, chi non si rassegnerà. [....] I miei principi sono sette, da attuare nell´ordine. Innanzitutto bisogna partire dal rispetto di sé, e quindi prendere consapevolezza della propria persona, e dall´intensità, ovvero vivere pienamente sapendo proiettarsi nel lungo periodo. Ci sono poi l´empatia, indispensabile per capire gli altri, avversari o potenziali alleati, la resilienza che ci permette di costruire le nostre difese e la creatività per trasformare le minacce e gli attacchi in opportunità. Se questi cinque principi non funzionano bisogna cambiare radicalmente, coltivando l´ambiguità o persino l´ubiquità, imparando a essere mobili nella propria identità"

http://aspoitalia.blogspot.com/2010/04/istruzioni-per-guidare-il-vostro.html#links "I sistemi complessi hanno la caratteristica di reagire spesso in modo inaspettato alle perturbazioni esterne. Non è detto che l'elefante sia contento di andare dove il conduttore vuole che vada e potrebbe anche reagire molto male. Questo tipo di reazione la vediamo bene quando si cerca di dirigere sistemi complessi come l'economia mondiale, in relazione sia all'esaurimento delle risorse sia al cambiamento climatico. C'è stato chi ha provato a proporre dei modi per sterzare il sistema verso direzioni che non portano alla catastrofe, ma la reazione è stata molto aggressiva. Lo abbiamo visto nel caso della storia dei "Limiti dello Sviluppo" e lo vediamo oggi in forma ancora più aggressiva nel caso dell'attacco alla scienza del clima"


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6934 "In poche parole la recessione ha causato un incremento grandissimo degli incagli e delle sofferenze: aziende, famiglie e singoli non restituiscono alle banche creditrici i debiti contratti"
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The party's over .... Well, sometimes it's there, sometimes it's not there anymore


David Addison

venerdì 9 aprile 2010

Come manovrare l'elefante climatico



Esce su "The Oil Drum" un post di Ugo Bardi che usa la metafora dell'elefante per discutere il problema del controllo dei sistemi complessi. L'idea dell'analogia con gli elefanti viene da un racconto di Kipling, "Toomai degli Elefanti", molto bello e ancora da leggere.

Il post su "The Oil Drum" è dedicato al concetto che i sistemi complessi sono dominati da relazioni interne di "feedback" e hanno la caratteristica di reagire spesso in modo inaspettato alle perturbazioni esterne. Non è detto che l'elefante sia contento di andare dove il conduttore vuole che vada e potrebbe anche reagire molto male.

Questo tipo di reazione la vediamo bene quando si cerca di dirigere sistemi complessi come l'economia mondiale, in relazione sia all'esaurimento delle risorse sia al cambiamento climatico. Il post su "The Oil Drum" accenna soltanto al problema del clima come sistema complesso. Però la questione andrebbe approfondita: il clima è complesso di per se ed è anche complesso perché è inestricabilmente legato all'attività umana.

Nel campo del clima vediamo un gran numero di effetti di feedback al lavoro. Ci sono feedback positivi di tipo fisico: ovvero, per esempio, il possible rilascio degli idrati di metano dagli idrati che potrebbe portare a un riscaldamento globale rapido e incontrollato. E ci sono effetti di feedback di tipo socio-economico e anche psicologico. C'è stato chi ha provato a proporre dei modi per sterzare il sistema verso direzioni che non portano alla catastrofe, ma la reazione è stata molto aggressiva. Lo abbiamo visto nel caso della storia dei "Limiti dello Sviluppo" e lo vediamo oggi nel caso dell'attacco alla scienza del clima. La reazione. La reazione delle lobbies del petrolio e del carbone contro i tentativi di sterzare il sistema verso minori emissioni di CO2 è stata pari a quella di un elefante imbizzarrito che cerca di disarcionare il suo conduttore.

Quindi, dirigere i sistemi complessi (e anche gli elefanti) rimane una cosa molto difficile. Tuttavia, stiamo imparando molte cose dal tempo in cui Wiener aveva proposto la nuova scienza che lui aveva chiamato "cibernetica". Più tardi, Jay Forrester aveva sviluppato la sua idea dei "punti critici" o "punti leva" del sistema, dove si poteva intervenire con minimo sforzo per modificare il comportamente del sistema.

Qual'è il punto critico del sistema climatico? Certamente sono le emissioni di CO2 e di altri gas climalteranti. Agire su questo punto leva è fondamentale per controllare il sistema climatico. Purtroppo non stiamo riuscendo a ridurre le emissioni - al contrario stiamo immettendo sempre più gas climalteranti nel sistema. Il risultato è che il sistema climatico sta sterzando in direzioni che lo rendono sempre più incontrollabile. Probabilmente dovremmo cercare di agire in modo diverso rispetto al tentativo di imporre dei limiti alle emissioni potremmo intervenire in modo molto deciso promuovendo le energie rinnovabili in modo da far si che i combustibili fossili diventino anti-economici. Questo lo si potrebbe fare, per esempio, con una carbon tax che non fosse semplicemente simbolico (e che esistesse per davvero). Ma anche su questo punto c'è da aspettarsi una reazione piuttosto violenta dall'elefante socioeconomico.

Insomma, in questa fase possiamo solo sperare che l'evoluzione del clima renda la necessità di provvedimenti urgenti talmente evidenti che ci si metta daccordo per realizzarli. Sperando che non sia già troppo tardi.


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L'articolo completo di Ugo Bardi si trova a questo link.

Da leggere anche l'articolo di Donella Meadows sui punti critici dei sistemi a questo link

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Ringrazio il consorzio  Costellazione Apulia per avermi dato la possibilità di fare questa presentazione sugli elefanti in un ambiente amichevole e stimolante all'incontro "Raccontami una Storia" in Martina Franca, il 19 Marzo 2010.

giovedì 8 aprile 2010

Omicidio bianco di uno scienziato


Sembra che a fare lo scienziato non si corrano gli stessi rischi di uno che fa il muratore. Ma il trattamento che ha ricevuto Phil Jones dopo il caso delle email rubate lo ha ridotto in condizioni peggiori che se fosse caduto da un'impalcatura. E' un vero e proprio omicidio bianco a mezzo stampa questo descritto da "Der Spiegel". Un pezzo, questo, veramente disgustoso, privo com'è anche del minimo accenno di riprovazione per quelli che deridono Jones, lo minacciano di morte e gli scrivono "sappiamo dove vivi" per intimidirlo. Da leggere per capire come anche da noi si fa tesoro dell'esperienza sovietica di demolizione dei dissidenti.


da "Der Spiegel"

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Oggi, Jones, che è al centro dell'affare Climategate che coinvolge messaggi rubati al CRU, ha bisogno di medicine per addormentarsi. Sente una pressione costante al petto. Prende beta-bloccanti per aiutarsi ad arrivare in fondo alla giornata. E' magro e pallido. Ha 57 anni, ma sembra molto più vecchio. E' stato al centro di uno scandalo nella ricerca che lo ha colpito inaspettatamente, come se fosse un tamponamento sull'autostrada.

Le sue giornate sono oggi dominate dalle commissioni investigative dell'università e nel parlamento britannico. Siede sulla sua sedia alle sessioni, ha un aspetto miserabile, a volte persino trema. L'Internet è pieno di note derisorie nei sui riguardi, come pure di insulti e minacce di morte. "Sappiamo dove vivi", gli scrivono i suoi detrattori, minacciosi.

Jones è un uomo finito, emozionalmente, fisicamente e professionalmente. Ha contemplato molte volte il suicidio, di recente e dice che una delle poche cose che lo hanno trattenuto dal farlo è il desiderio di vedere crescere la sua nipotina di cinque anni.


Leggi l'originale (consigliato il sacchetto antivomito di scorta)

mercoledì 7 aprile 2010

Effetto Cassandra al contrario: le tossine che ti escono dai piedi


Quello che ho chiamato "Effetto Cassandra" è la nostra tendenza a non credere alle cose alle quali non ci fa piacere credere. Esiste anche, però, la versione opposta - quella di voler credere invece alle cose alle quali ci fa piacere credere. Qui, esamino una novità fra queste cose che sarebbe bello se funzionassero: "aqua-detox" il trattamento che ti toglie via le tossine dal corpo facendole uscire dai piedi.


Qualche settimana fa, a una cena fra amici, una signora ha raccontato della nuova cura che stava facendo: immergere i piedi in una vaschetta piena di una soluzione di qualcosa dove, per miracolo, si materializzano le "tossine" che escono dai piedi, purificando così l'organismo. Nessuno dei convenuti (me incluso) ha ritenuto di dover approfondire facendo domande forse imbarazzanti alla gentile signora. In ogni caso, l'impressione generale (incluso quella della signora) sul trattamento era - direi - di piacevole sorpresa. Mi è parso che i commenti si possano riassumere come, "Certo, è un arnese un po' strano, ma guarda che cosa non riescono a inventare oggi!"

Tornato a casa, ho ritrovato facilmente su internet l'arnese descritto dalla signora sotto il nome di "acqua detox"  (www.aquadetox.it). E' una cosa inventata in America, apparentemente nel 2004. Sembrerebbe essere una specie di elettrolizzatore che forma delle bolle nell'acqua.

Quelli che vendono aquadetox stanno abbastanza attenti a evitare di dire esattamente cosa si cura con il loro arnese. Però, non si peritano di raccontare le storie più strabilianti sul fatto che serve a "liberare il corpo dalle tossine" (qualunque cosa voglia dire). In uno dei siti che ho trovato ci viene raccontato di aquadetox che "il cambiamento delle tonalità presenti nell’acqua, generato dalle tossine espulse, è infatti la testimonianza delle diverse tipologie di residui rilasciati dalla terapia di purificazione. C’è il marrone che individua le scorie di fegato e tabacco, il verde intenso che riporta alla cistifellea e il rosso da abbinare al sistema circolatorio. Allo stesso tempo la schiuma bianca individua i grassi presenti nel corpo e i metalli pesanti vanno ritrovati nei granelli neri." (non do il link a questo sito, per carità di patria)

Allora, quando si va a criticare un oggetto commerciale come lo è aqua-detox bisogna stare attenti. Un mio collega, anni fa, aveva scritto la parola "imbroglio" a proposito di un trattamento industriale che era effettivamente un imbroglio. Come risultato, gli è arrivata una querela per diffamazione e si è dovuto presentare in tribunale a difendere le leggi della termodinamica. La causa l'ha vinta, ma la bega è stata notevole.

Di conseguenza, non dirò in questa sede che "aquadetox" è un imbroglio, una bufala, una fesseria, una delle peggiori idiozie che mi sono capitata sotto gli occhi negli ultimi tempi. Lascio a voi il giudizio. Vi invito soltanto a consultare certi siti dove si sono fatti dei test come per esempio un articolo sul "Guardian" dove hanno fatto la prova sperimentale più ovvia: hanno fatto funzionare l'arnese senza nessun piede dentro e notato che la roba marrone nell'acqua si forma anche così. Ovvero, le famose "tossine" sono un risultato dell'ossidazione degli elettrodi; ruggine, insomma. Se poi date un'occhiata alla pagina della cosiddetta "ricerca" riportata dal produttore, forse vi potrebbe venire il dubbio che non ci sia proprio tanto supporto scientifico per questo arnese. Se cercate "aquadetox" e "scam" su google ne troverete di cose itnteressanti. Insomma, se ne venite alla conclusione che è proprio un imbroglio non vi posso dare tutti i torti (ma io non l'ho detto).


Pensando a questa storia dell'aquadetox non c'è da meravigliarsi se ci sono evidenti sintomi di rigetto verso la cosiddetta "medicina alternativa." Omeopatia, agopuntura, riflessologia plantare e tutto il resto. La medicina alternativa era partita come una buona idea per cercare di superare le limitazioni evidenti della medicina convenzionale. L'idea di curare il paziente come una persona intera (e non come un singolo organo) era e rimane buona. Il problema è che la medicina alternativa si sta autodistruggendo col tollerare che qualsiasi ciarlatano inventi qualche strano aggeggio e lo usi per abbindolare i gonzi. Il meglio che si può dire della maggior parte delle terapie alternative è che non fanno danni, ma quando vengono usate in sostituzione di una vera terapia, allora ne può fare; come nel caso della cura al bicarbonato contro il cancro.

In sostanza, il metodo scientifico è l'unico filtro possibile per eliminare le fesserie dalle cose buone. Nella medicina convenzionale, con tutti i suoi difetti, questo filtro c'è e perlomeno elimina le cose peggiori. In quella alternativa, manca totalmente; o almeno così mi sembra. Per esempio, una mia conoscenza che fa medicina alternativa per professione mi ha fatto inorridire non molto tempo fa dicendomi senza scomporsi: "Il cancro? Ora si cura con il bicarbonato". Ci sono sicuramente persone serie che fanno medicina alternativa, ma ho il dubbio che i ciarlatani abbondino.

Il problema è che il metodo scientifico non ha fatto breccia che in una minima frazione della popolazione. Anche fra gli intellettuali, sono pochi quelli che sono in grado di ragionare in termini di verifica sperimentale delle affermazioni che si fanno. Questa carenza di cultura scientifica si sente in tantissimi campi: dalla medicina alla questione climatica. Quando, per esempio, la gente ti dice in tutta serietà che i ghiacci polari si stanno espandendo e non contraendo mostra semplicemente la propria incapacità di valutare i correttamente i dati.

Non c'è un rimedio ovvio se non cercare di diffondere la cultura scientifica per quanto possibile. Però, perlomeno certe assurdità ce le potremmo risparmiare!

martedì 6 aprile 2010

I conservatori del clima: che cosa farebbe Reagan?


"Siete preoccupati a proposito di quello che l'uomo ha fatto e sta facendo a questo magico pianeta che il signore ci ha dato. E io sono preoccupato come voi. Che cos'è un conservatore se non uno che conserva? Uno che è dedicato a proteggere e tenersi vicine le cose che ci permettono di vivere..... Questo è quello che lasceremo ai nostri figli. E la nostra grande responsabilità morale è di lasciare loroil mondo o come lo abbiamo trovato oppure meglio di come lo abbiamo trovato." (Ronald Reagan, 1984)


Continua la reazione contro l'attacco mediatico alla scienza del clima. Nemmeno i conservatori Americani hanno gradito l'iniziativa delle lobby petrolifere che rischia di mettere in pericolo tutti quanti. Il fatto di essere politicamente conservatori non vuol dire essere contro la scienza del clima soltanto perché l'attacco contro alla scienza viene, in questo momento, principalmente da esponenti della destra estrema. Ci sono molti conservatori, evidentemente, che hanno capito come stanno le cose e non ci stanno ad essere presi per il posteriore.

Quindi, è partita negli Stati Uniti una contro-campagna del gruppo "Repubblicani per la Protezione Ambientale" (REP) che ha come titolo "Che cosa farebbe Reagan a proposito del cambiamento climatico?" e che riporta le parole in proposito del presidente Reagan, nel 1984. Ne trovate la descrizione, per esempio, su "Climate Progress." Prendendo come testimonial un'icona della destra americana, Ronald Reagan, il REP si è lanciato in un diretto contrattacco alle bordate che partono dalla destra estrema; da gente come Rush Limbaugh e Glenn Beck. Non per nulla, gli spot del REP vengono mandati in onda in contemporanea alle loro esternazioni.

Questa azione dei REP è un altro sintomo evidente che la campagna propagandistica volta alla distruzione della scienza del clima sta incontrando una fortissima resistenza, nonostante lo sforzo mediatico colossale iniziato subito dopo il furto delle email dell'università di East Anglia. Ci sono sintomi evidenti che l'impeto delle forze anti-scienza si sta esaurendo. Ci vorrà ancora tempo per arrestare l'attacco ma, a lungo andare, la verità deve finire per vincere.

lunedì 5 aprile 2010

Clima: chi semina vento.....



Quelli che hanno lanciato il recente attacco contro la scienza del clima cominciano a vedersi bersaglio di una reazione che usa i loro stessi metodi propagandistici. Qui, un manifesto che mostra i fratelli Koch, delle Koch industries, come ricercati per crimini climatici



Il recente rapporto di Greenpeace ha messo in luce diverse cosette che prima non erano note con precisione. Una di queste cose è il ruolo dei fratelli Koch, David e Charles, delle "Koch Industries" che opera nel settore petrolifero. Hanno speso decine di milioni di dollari per propagandare bugie e finanziare l'anti-scienza. La "Koch Industries" ha speso di più della Exxon per questo scopo, nonostante che sia molto più piccola.

Il vecchio proverbio "chi semina vento raccoglie tempesta" sembra particolarmente appropriato alla situazione attuale. I negazionisti climatici hanno montato una campagna di bugie e distorsioni dei fatti per infangare la scienza e gli scienziati. Adesso, stanno raccogliendo quello che hanno seminato: una contro-campagna dove troviamo, fra le altre cose, un manifesto stile "Far West" che mostra i fratelli Koch come criminali ricercati per crimini contro il clima.

Questo che sta succedendo non è una cosa bella, ma era inevitabile. La questione climatica è una cosa estremamente seria: ne va della nostra vita e di quella dei nostri discendenti. Chi ha pensato di poter seppellire il problema a furia di bugie non poteva aspettarsi che non ci fosse una reazione. Adesso il dibattito mediatico si sta radicalizzando e il bello deve ancora arrivare.

Alla fine dei conti, in ogni caso, quello che conta è la realtà; e sul confronto con la realtà i negazionisti climatici non hanno scampo. Saranno loro a finire seppelliti (*).
 


*non da intendersi in senso fisico.

domenica 4 aprile 2010

La scienza è la poesia della realtà

Hagar l'Orribile è un barbaro simpatico. Non lo sono quelli che stanno cercando di distruggere la scienza con una campagna di bugie sul clima


Per la serie "la scienza comincia a reagire contro la barbarie incombente", vi segnalo questo ottimo blog creato recentemente da Christian Polson-Brown, studente di biologia a Perth, Australia.

http://friendofreason.wordpress.com/

Il blog ha oggi on line un bel post che comincia citando le parole di Richard Dawkins "La scienza è la poesia della realtà"

C'è bisogno di uscire all'aperto e dire le cose che vanno dette sulla scienza. Nel mondo anglosassone stiamo vedendo un fiorire di iniziative del genere. In Italia, c'è qualche timido accenno. Se ci tenete alla scienza e alla ragione e non volete finire sommersi dalla barbarie avanzante, venite fuori anche voi!