Antonio Canova, Amore e Psiche, 1787 - 1793
Post di Bruno Sebastiani
Una delle caratteristiche
che differenzia la nostra specie da ogni altra (animale e vegetale) è il
sentimento di repulsione verso l’esibizione dell’atto sessuale e di tutto ciò
che gli ruota attorno.
Non è certo la
caratteristica principale, che rimane la superiorità intellettuale, ma
approfondirne le motivazioni e i singoli aspetti ci può aiutare in quell’opera
di conoscenza autentica di noi stessi che a mio avviso è ancora ben lontana
dall’essere realizzata.
Secondo il racconto biblico
ci saremmo vergognati della nostra nudità dopo il peccato originale, nel momento
in cui il creatore ci rimproverò l’atto di disobbedienza compiuto.
Ma, pur dando credito a tale
racconto, quale sarebbe la logica sottostante al medesimo? Va bene il faticare
per coltivare la terra, va bene il soffrire per mettere al mondo i figli, ma perché
vergognarsi della propria nudità?
O forse ci coprimmo per
ripararci dal freddo e l’occultamento degli attributi sessuali fu solo una
conseguenza di tale pratica?
Improbabile, dal momento
che anche nei climi caldi l’essere umano è solito nascondere pene e vagina, e questo
comportamento sembra essere correlato più al livello di “civiltà” raggiunto che
non alle condizioni climatiche di un determinato luogo.
A ognuno di voi sarà capitato
di vedere qualche documentario su popolazioni primitive che ostentano con
noncuranza la propria nudità.
Poi, con l’arrivo della
cosiddetta “civiltà”, insorge il pudore, il senso di vergogna della propria
nudità, o, meglio, della nudità dei propri apparati genitali.
Altra osservazione di un
certo rilievo. Gli organi sessuali sono intimamente congiunti a quelli preposti
all’evacuazione dei residui organici ingeriti per alimentarci. Guarda caso,
anche le funzioni di svuotamento della vescica e dell’intestino suscitano
repulsione, sono da eseguire di nascosto, chiusi a chiave in un apposito
locale. Persino il nome di tale locale e delle sue pertinenze provoca disgusto
(cesso, latrina, cloaca, fogna, e così via).
Che ci sia qualche
connessione tra i due tipi di ritegno (quello dell’esibizione dell’atto
sessuale e quello del mostrarsi durante la defecazione)? Da dove nasce
realmente questa negazione nei confronti di alcune parti del nostro corpo e
delle loro funzioni?
Prendo tempo e aggiungo
altra carne al fuoco.
Un aspetto del comportamento
sociale di Homo sapiens che mi ha sempre lasciato perplesso è che l’operazione
inversa di quella di cui tanto ci vergogniamo è invece lodata e glorificata.
Parlo dell’atto del cibarsi,
della convivialità, del mangiare e bere in compagnia. Le belle tavolate numerose
e rumorose sono sempre ben viste e danno un senso di allegria.
Ma l’ingurgitare cibo e
tracannare liquidi non sono atti altrettanto funzionali alle nostre attività
organiche quanto quelli di evacuarne i residui o di accoppiarsi?
Altra osservazione. Ognuna
di queste attività ha subìto da parte dell’essere umano ampie modificazioni
rispetto alle originali modalità di esecuzione.
Mangiamo seduti, tocchiamo
il cibo con forchetta e coltello ed è buona educazione non poggiare i gomiti
sulla tavola.
Evacuiamo pure seduti, su
apposita “tazza”, non più accovacciati sulla nuda terra.
Ma soprattutto facciamo l’amore
tutto l’anno e non più solo in determinate stagioni. Nascondiamo le nudità ma siamo
sempre in calore. Curiamo il nostro aspetto come non mai, facciamo intravedere
le nostre forme nascoste al fine di eccitare i potenziali partners. E poiché queste
pratiche inducono piacere e preludono al piacere, abbiamo pensato bene di estendere
le pratiche di corteggiamento / seduzione a tutti i mesi dell’anno. È anche
questa una delle cause della sovrappopolazione del pianeta?
Come si vede le modifiche “culturali”
da noi apportate alle funzioni espletate dal nostro organismo sono varie e tra
loro contraddittorie. Intere scienze sono nate per spiegarne le motivazioni,
prima tra tutte la psicanalisi, e io non intendo aggiungere nuove interpretazioni
alle tante già formulate per spiegare queste modifiche artificiose.
Mi limiterò a una
considerazione assai più semplice, basata unicamente sul buon senso e per tale
motivo forse più attendibile di altre.
Faccio infatti
sommessamente presente che tutte queste modifiche comportamentali sono gradualmente
intervenute via via che l’essere umano ha accresciuto le dimensioni del suo
encefalo (numero di neuroni, sinapsi, interconnessioni ecc.), da quando cioè è
stato in grado di contravvenire ai comportamenti istintuali per lui previsti ed
elaborati da madre natura.
Questo a livello di
specie.
Stessa considerazione vale
a livello di individuo. Nessuna vergogna nel bambino nei primi mesi / anni di
vita a mostrarsi nudo o a farsi vedere mentre fa pipì o pupù. L’avversione a
esibire certe funzioni insorge più avanti nell’età, quando il cervello si
sviluppa e acquisisce il raziocinio.
Dunque ancora una volta
dobbiamo prendere atto che tutti questi comportamenti “contro natura” sono
intimamente connessi alla crescita abnorme subìta dal nostro cervello, la quale
ci ha consentito di contravvenire agli istinti e di tenere atteggiamenti non previsti
dall’iter evolutivo della vita.
Sicuramente la biosfera
non subirà danni a causa del nostro andar vestiti o del fatto che ci accoppiamo
di nascosto in camera da letto o che espletiamo i bisogni corporali in gabinetto.
Il vero danno deriva dalle industrie che confezionano i nostri vestiti e da
quelle che edificano le nostre case.
Ma anche il “comune senso
del pudore” testimonia che siamo “animali anomali”. E poiché questo essere
anomali si sta traducendo in essere devastatori del pianeta, ogni tassello
della nostra anomalia va attentamente studiato.
Probabilmente si tratta di
particolari privi di spiegazione logica, ma l’insieme di tante trasgressioni (in
poche migliaia di anni) a regole maturate nel corso di un’evoluzione dipanatasi
nel corso di centinaia di milioni di anni, non può lasciare indifferenti.
Dobbiamo prendere
consapevolezza della nostra reale natura, che non è certo quella propostaci
dagli spot pubblicitari o dai programmi televisivi che ammorbano le nostre
case.
Sarebbe stato più
auspicabile vivere nudi in sintonia con la natura o è meglio vivere vestiti in quello
che diventerà un deserto senza alberi, tutto pietre e cemento?