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domenica 29 gennaio 2012

Centenario della teoria della deriva dei continenti di Alfred Wegener: l'inizio della scienza dei sistemi della Terra

Traduzione di Massimiliano Rupalti dall'originale su "Cassandra's Legacy"


Alfred Wegener (1880-1930) durante una spedizione scientifica in Groenlandia nel 1912. La sua teoria della “deriva dei continenti”, presentata la prima volta nel gennaio di quell'anno, ha dato inizio ad una rivoluzione scientifica in geologia che ha profondamente influenzato il modo in cui comprendiamo il funzionamento dei sistemi terrestri oggi.


Un secolo fa, nel gennaio 1921, Alfred Wegener ha presentato per la prima volta la sua teoria della “deriva dei continenti” ad un convegno tenuto a Francoforte, in Germania (*). Wegener aveva raccolto dati geologici e paleontologici che davano peso ad una vecchia osservazione, quella cioè, che i margini dei continenti ai lati opposti dell'Oceano Atlantico sembravano corrispondere, come in un gigantesco puzzle. Di conseguenza, Wegener ha proposto che gli attuali continenti fossero attaccati insieme un tempo, ma che siano andati alla deriva e lentamente allontanati l'uno dall'altro per cento milioni di anni. (fonte dell'immagine: J. Floor Anthony)


La storia della teoria della deriva dei continenti abbraccia diversi decenni. Inizialmente rifiutata dalla maggior parte dei geologi, ha gradualmente acquisito consenso fino a diventare la norma negli anni 1950. In seguito è diventata parte di quella che chiamiamo “tettonica a placche”, che è un pilastro di tutto quanto sappiamo della scienza dei sistemi terrestri.

Occasionalmente, la storia travagliata della teoria di Alfred Wegener è stata appropriata in modo perverso dai negazionisti climatici, per sostenere di essere discriminati dalle istituzioni scientifiche. Ma ciò mostra soltanto che i negazionisti climatici non capiscono come funziona la scienza. Tutte le nuove teorie scientifiche sono soggette ad esame attento e quella di Wegener non ha fatto eccezione. La sua accettazione ha avuto bisogno di tempo per diverse ragioni, compreso l'inizio della Prima Guerra Mondiale, subito dopo la sua presentazione. Tuttavia è stato principalmente perché al tempo di Wegener non c'era evidenza che i continenti potessero realmente muoversi e nessuna prova che lo facessero. Quando prove sperimentali soddisfacenti su questo punto sono diventate disponibili, la teoria è stata universalmente accettata. E' vero che il dibattito sulla deriva dei continenti è stato più aspro del consueto, ma non è stato diverso da qualsiasi dibattito scientifico, come potete leggere in dettaglio a
questo link. Wegener stesso inorridirebbe se vedesse il suo nome associato alla “scienza spazzatura” sul clima, come a volte accade (guardate qui, per esempio).

La rilevanza dell'idea della deriva dei continenti di Wegener (e del meccanismo sottostante: la tettonica a placche) non è solo questione di un vecchio dibatto scientifico. E' la base della moderna scienza dei sistemi terrestri che comprendono anche la scienza del clima. La deriva dei continenti è una manifestazione delle forze dinamiche esistenti sulla Terra, nella regione che chiamiamo “mantello”. E' a causa del flusso di materia dalla crosta al mantello e viceversa che il sistema mantiene una concentrazione di biossido di carbonio nell'atmosfera sufficiente per consentire la fotosintesi delle piante. Senza la tettonica a placche non potrebbe esserci vita sulla Terra. Infatti Venere e Marte non hanno alcuna tettonica a placche attiva e – a quanto ne sappiamo – nessuna vita organica.
 

Ma la tettonica a placche non conserva solo il biossido di carbonio nell'atmosfera. Ne regola anche la concentrazione e, di conseguenza, la temperatura della superficie della Terra. L'anidride carbonica è un gas serra che agisce come la “manopola del termostato” della Terra. Il meccanismo della tettonica a placche ha lentamente ridotto la sua concentrazione in modo da mantenere una temperatura media costante, nonostante il graduale aumento della radiazione solare attraverso tempi geologici (circa il 10% ogni miliardo di anni). Questa regolazione è lontana dall'essere perfetta: duranti gli Eoni passati la Terra ha visto ere glaciali e periodi molto caldi ma, in media, le temperature sono rimaste entro i confini necessari alla vita per esistere. Sfortunatamente questo meccanismo di regolazione è troppo lento per rimediare alle perturbazioni che stiamo causando oggi al clima con le nostre emissioni di biossido di carbonio. Tuttavia, quello che sappiamo sul meccanismo della tettonica a placche e le sue conseguenze sulla storia passata del nostro pianeta, ci rende più prudenti su quello che stiamo facendo agli ecosistemi. Questa conoscenza risale, in ultima analisi, al lavoro di Alfred Wegener: scienziato e pioniere della scienza dei sistemi della Terra.

Potete leggere quanto fosse moderna la visione della scienza dei sistemi della Terra di Alfred Wegener da
questo estratto dell'UCMP (University of California Museum of Technology):


"Gli scienziati sembrano non capire sufficientemente che la scienza della Terra deve contribuire con prove nella direzione di svelare lo stato del nostro pianeta alle sue origini e quella verità della materia può essere raggiunta solo mettendo insieme tutte queste prove...solo mettendo insieme le informazioni fornite da tutte le scienze della Terra possiamo sperare di determinare la “verità”, vale a dire, trovare il quadro che mostra tutti i fatti conosciuti nella migliore disposizione e che perciò ha il più alto grado di probabilità. Inoltre dobbiamo essere sempre pronti alla possibilità che ogni nuova scoperta, non importa quale scienza la fornisca, modifichi le conclusioni che abbiamo disegnato.”

* Wegener, Alfred (1912). "Die Herausbildung der Grossformen der Erdrinde (Kontinente und Ozeane), auf geophysikalischer Grundlage" (in tedesco). Petermanns Geographische Mitteilungen 63: 185–195, 253–256, 305–309. Presentato all'incontro annuale della German Geological Society, Francoforte sul Meno, 6 gennaio 1912.

venerdì 27 gennaio 2012

Il meteorologo inesistente, ovvero: gli avatar del nulla

L'internet è tutto un acceso dibattito: ma con chi stiamo esattamente dibattendo? Con persone reali o con avatar del nulla?


C'è un interessantissimo articolo di George Monbiot sul Guardian, dove racconta di come ha scuccato un imbroglione sul web. C'era il sito di una ditta specializzata in previsioni meteorologiche, "Positive Weather Solutions" (PWS) che lavorava per svariati quotidiani britannici. Il sito aveva un elenco di svariate persone, con tanto di faccia  nome, che lavoravano per la ditta. Alcuni avevano anche il loro blog personale.

Bene, Monbiot ha fatto una piccola ricerca e ha scoperto che sono tutti meteorologi inesistenti. Foto prese dal web, nomi inventati; insomma degli avatar del nulla.

Gianni Comoretto ha commentato su questa storia:

"Potenza di TinEye. Gli metti dentro la foto di un tuo contatto di Facebook con 'prominenti credenziali' che ti invita a cena e scopri che è contemporaneamente una meteorologa alternativa, una ragazza da appuntamenti ucraina, una modella svedese e una cantante dilettante islandese. Il mondo virtuale deve avere 15 miliardi di abitanti, in multitasking"

Questa storia è interessante perché dimostra cosa sta succedendo nel web: il mondo virtuale si sta espandendo e sta sommergendo il mondo reale.  Nel caso particolare di questa ditta PWS, era solo un imbroglio di bassa lega per far sembrare che una dittarella di una singola persona avesse molti dipendenti. Tuttavia, ci sono dei casi molto peggiori di false identità sul web. Io stesso ne ho scuccato uno in pieno che faceva propaganda anti-rinnovabili (e il perpetratore ha anche confessato!). Però è stato altrettanto ingenuo di questi PWS a farsi scuccare facilmente. Ce ne sono di molto peggiori e più furbi, specialmente fra i negazionisti climatici. Questi non sono per niente facili a identificare con certezza. Monbiot ne ha parlato più volte e io stesso ho pubblicato una serie di post sull'argomento, con il titolo "robot negazionisti" (uno, due e tre). Insomma, bisogna starci attenti, perché su internet non sai mai se quello con cui parli è una persona vera o un avatar del nulla. E la cosa peggiora sempre di più!

(a proposito di meteorologi inesistenti, mi è venuta in mente una cosa: ma i nostri meteorologi, non so, tipo Luca Mercalli o Luca Lombroso, non saranno mica virtuali anche loro? Sarebbe strano, perché mi ricordo di averli incontrati in carne ed ossa più di una volta. Ma, chissà, magari sono degli avatar in 3D!)


L'articolo di Monbiot sul Guardian


Imaginary Friends
January 26, 2012

The weather forecasters used by the Daily Mail and other papers don’t appear to exist.

By George Monbiot, published on the Guardian’s website, 26th January 2012

Earlier this month, I questioned the credentials of the alternative weather forecasters being used by the Daily Mail, the Express, the Telegraph and the Sun. I suggested that their qualifications were inadequate, their methods inscrutable and their results unreliable. I highlighted the work of two of these companies: Exacta Weather and Positive Weather Solutions (PWS).

Now the story has become more interesting: do the people from Positive Weather Solutions, making its forecasts and quoted in news articles, exist?

A sharp-eyed reader has sent me a screenshot he took from the PWS website at the end of last year. As you can see, it shows eight people whom the company lists as its forecasters and experts. (Well, seven and a cup of tea, currently standing in for its chief assistant forecaster). Some of these pictures are of striking young women with, er, prominent credentials. They have, the website claims, been producing PWS’s forecasts and writing its blog posts. They have also been quoted in the Daily Mail.

So who are they? A picture search suggests an impressive range of talents. Take “Serena Skye”, for example, listed by PWS as a “contributing weather forecaster”. She also turns out to be a mail order bride, a hot Russian date and a hot Ukrainean date. How she finds time for it all we can only guess.

“Emma Pearson”, as well as working as PWS’s assistant weather forecaster, also features on 49,800 hairdressing sites, modelling the emo hairstyle. (Emo, m’lud, is said to be a form of music, popular with certain members of the younger generation).

“Kelly Smart” has a remarkably busy life: as an egg donor, a hot date, a sublet property broker in Sweden, a lawyer, an expert on snoring, eyebrow threading, safe sex, green cleaning products, spanking and air purification. Perhaps more pertinently, she’s also a model whose picture is available via a company called istockphoto.

“Charlotte Haines”, another assistant weather forecaster, has achieved rather less in life. She is listed only as a “pretty blonde woman”. But she does have a qualification that might have appealed to Positive Weather Solutions: her photo is labelled “royalty free”.

As well as their pictures, I have looked up the names of these people, alongside search terms such as “weather” and “forecasting”. Beyond the material generated by Positive Weather Solutions, I have so far found no further evidence of their existence. Yet PWS uses them to make its forecasts and write its blog posts. Charlotte Haines PBW, RF* writes a blog for the company called Charlotte’s Web. In it she predicts the weather, talks about her children and discusses her golfing skills. At the bottom of these posts is this disclaimer: “the opinions expressed by Charlotte Haines are not necessarily those of Positive Weather Solutions.” So whose are they?

(*Pretty Blonde Woman, Royalty Free)

Emma Pearson EMO also writes forecasts, using a similar style. Intriguingly, in August last year she claimed that she would be appearing at the Eisteddfod in Wrexham. “Come and say hello! Look for the young lady, that’s me, with a Positive Weather Solutions white t-shirt on!” But look for whom, exactly? The girl with the emo haircut?

Both Charlotte and Emma have been quoted in the Daily Mail and their forecasts have formed the basis of some prominent stories. In April last year, for example, their claims were all that justified an article titled “It’s sunshine all the way as forecasters predict 21c by Grand National weekend”. Citing both women as sources at different points in the report appeared to lend it weight. But are either of them real?

The Mail also used Emma Pearson to predict “a 20 per cent chance of rain for Prince William and Kate Middleton’s wedding at the end of the month.”

I phoned Jonathan Powell, who runs PWS, and asked him who these people are. He told me that a lot of contributors had been assisting his service. The photos

“were put up there just for holding or were avatars of people who were contributing. Or people who wanted to contribute. They came and went.”

He said he removed them from the site in mid-December.

“There was no intention of being misleading. We’re sorry if that was the case. But we’re trying to clean our act up.”

“But using other people’s pictures is a deception isn’t it?”, I asked.

“OK, you’ve got me on that.”

“Does Charlotte Haines exist?”

“Charlotte did.”

“Can I have her contact number?”

“I can fish that out for you no trouble at all. I’ll have to go back to the office to get it.”

“Could I have the other people’s numbers too?”

“OK I’ll get you all the details. No problem.”

Two hours later he sent me an email.

“Quite frankly, the filing system I have is a mess and I cannot put my hands of the information you require. … Your column which was understandably critical of us at Christmas made me face a few things about the company and where it was going, and now as I can’t find anything to back anyone up then quite frankly PWS is now more trouble than its worth and in debt. Therefore, I have taken the decision after 6 years to close the business forthwith.”

I wrote back:

“Thanks for letting me know. You never did use people with those names though, did you? And I’m guessing you wrote Charlotte’s blog and Emma’s forecasts yourself?”

I have not yet heard back from him.

Twenty minutes after Jonathan Powell sent me his email, the following statement appeared on its website:

“It is with regret that because of illness and the current economic climate, PWS has ceased trading.”

Will this make the Daily Mail, the Daily Express and other papers less inclined to use poorly qualified forecasters in the future? If I were Charlotte Haines or Emma Pearson, I might be able to make a firm prediction. But the most I can say is that I doubt it.

www.monbiot.com

venerdì 9 dicembre 2011

Climategate 2.0: mi puoi fregare una volta, ma non due.


Il numero di ricerche con il termine "Climategate" secondo Google Trends. La seconda uscita delle emails rubate, il mese scorso (“Climeategate 2.0”) non ha generato niente di paragonabile al picco di interesse della prima uscita (“Climategate”), nel 2009. (traduzione da "Cassandra's Legacy" di Massimiliano Rupalti)


Il cosiddetto caso del "Climategate" del 2009 rimarrà nella storia come un esempio di campagna propagandistica ("spin campaign") di grande successo. Ha avuto un forte effetto negativo sulle opinioni del pubblico riguardo al riscaldamento globale e sulla fiducia negli scienziati, oltre ad aver giocato un ruolo importante nel fallimento dei colloqui sul clima di Copenhagen. Tuttavia, il pubblico ha reagito con un grande sbadiglio al secondo gruppo di messaggi email pubblicati il mese scorso (“Climategate 2.0”). Possiamo vederlo usando “Google Trends” come mostrato sopra e sotto. Il modesto picco che corrisponde ai frenetici tentativi di infiammare l'interesse del pubblico sul Climategate 2.0, non è nulla di lontanamente paragonabile al gigantesco picco del primo Climategate.





Apparentemente, in queste cose vale un vecchio detto, “mi puoi fregare una volta, ma non due.” Ovvero, è molto difficile fregare la gente due volte con lo stesso trucco. Infatti il “Climategate 2.0” si sta rivelando un grande flop.

I sondaggi più recenti negli Stati Uniti indicano che la preoccupazione rispetto al riscaldamento globale sta risalendo di nuovo fra il pubblico, questo a riprova del fatto che non puoi ingannare la gente per sempre. Quindi, abbiamo ancora una possibilità di vincere questa battaglia. Dobbiamo continuare a combatterla.

venerdì 14 gennaio 2011

La fabbrica degli imbrogli: continua il riscaldamento degli oceani?

Ovvero: come continuano a prenderci per scemi.



L'industria automobilistica sovietica riusciva a produrre un gran numero di veicoli ma non a farli funzionare bene. Lo stesso vale per l'industria del negazionismo climatico che continua a produrre un gran numero di "prove" che il riscaldamento non esiste o che non è causato dall'uomo. Alla verifica pratica, nessuna di queste "prove" funziona - sono accrocchi sferraglianti e inutili peggio della Zaz o della Moskvitch.

I diversamente esperti di scienza del clima non sono particolarmente preparati e neppure intelligenti. Però, come attivismo danno dei punti a tutti. La quantità di scemenze che riescono a tirar fuori una dietro l'altra è incredibile - neanche se li pagassero (o forse è proprio per questo....)

Allora, ecco la novità del giorno che comincia a diffondersi in tutti i siti anti-scienza. Due tali di nome Knox e Douglass sono riusciti a farsi pubblicare un articolo su un'oscura rivista scientifica (*) (link all'articolo completo) dove "dimostrano" che gli oceani non si scaldano. Il nocciolo della loro "prova" è la figura seguente: 



Figura 1 dell'articolo di Knox e Douglass "Recent Energy Balance of Earth" International Journal of Geosciences, 2010, 1, 99-154 (link all'articolo completo).



Guardate la linea rossa: è una lisciatura dei dati e sembrerebbe che scenda leggermente. Quindi, concludono gli autori, gli oceani non si scaldano. E se gli oceani non si scaldano, ne consegue che la Terra non si scalda. E se la terra non si scalda, allora l'effetto serra non esiste e allora tutta la faccenda dell'AGW (riscaldamento globale antropogenico) è un imbroglio.

E invece, l'imbroglio è proprio questo immondo accrocchio di Knox e Douglass. Dovrebbe uscire fra breve un post su "Skeptical Science" dove i due sono trattati come si meritano. Ma non c'è bisogno di scomodare gli esperti per sbufalarli. Lo può fare chiunque un minimo di attenzione e di spirito critico.

Guardate solo il set di dati che presentano: dal 2004 al 2008: perché proprio quell'intervallo? Beh, perché è esattamente il periodo che gli consente di dire che il calore immagazzinato negli oceani diminuisce.

Notate che la linea rossa fitta i dati solo fino all'inizio del 2008. Ma perché non hanno considerato il periodo posteriore? Eppure i dati ci sono fino a metà del 2008. Ma se avessero incluso anche quei dati non gli sarebbe venuto fuori un declino. E te li fanno anche vedere!!!

Ma veramente ci prendono per scemi? Prendete qualsiasi serie di dati climatici: troverete sempre un intervallo di qualche anno in cui la temperatura non sale. Troppo facile: basta scegliere un intervallo abbastanza breve e si ritorna al solito trucco. Che poi si riduce al ragionamento, "oggi fa freddo dalle mie parti, dunque il riscaldamento globale non esiste" Eh, già........

Date invece un occhiata alla serie dei dati completa, eccola qui, da un articolo di Trenberth su Nature (Vol 465, 20 May 2010)


Prendete l'intervallo fra il 2004 e il 2008, vedete che è una zona dove le temperaure non aumentano o aumentano di poco. Sono, più o meno, i dati presentati da Knox e Douglass.  Potevano divertirsi a prendere i dati dal 1995 al 1998 per "dimostrare" altrettanto bene che gli oceani non si scaldano. Basta prendere una zona abbastanza piccola di questo diagramma e poi mettersi a gridare che "gli oceani non si scaldano". Facile, no?

Il problema non è tanto che ci sia chi riesce farsi pubblicare questa roba in qualche modo - è il fatto che qualcuno ci crede!

Meglio detto, il problema è il fatto che qualcuno ci racconta queste storie come se ci credesse e se si aspettasse che noi ci crediamo. Alla fine, continuano a prenderci per scemi.

Nota aggiunta dopo la pubblicazione: E' uscito il 14 gennaio un articolo di John Cook su Skeptical Science che demolisce l'articolo di Knox e Douglass con argomentazioni molto simili alle mie, anche se più dettagliate.
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(*) Vi può incuriosire qualche dettaglio sulla cosiddetta "rivista scientifica" che ha pubblicato l'articolo di Knox e Douglass, ovvero l'International Journal of Geosciences. Rivista del tutto sconosciuta ai più e che era al suo primo volume quando ha pubblicato l'articolo in questione. E' pubblicata da un'entità chiamata "Scientific Research Publishing" che, fra le altre cose, pubblica una rivista intitolata "Journal of Modern Physics and Psychology" il cui titolo è tutto un programma. Apparentemente, l'editore ha sede in Cina, ma la rivista di geoscienze è uno spinoff, o è sponsorizzata, della Shakes Sazan Ltd, una ditta iraniana che si occupa - sembrerebbe - più che altro di costruzioni edili. Come sta che si sponsorizzano studi climatici... boh? Inoltre, hanno scuccato l'editore dalla rivista a copiare articoli di altre riviste come pure hanno trovato che aveva inserito dell'editorial board gente che non sapeva nemmeno di esserci. Insomma, un bell'imbroglio anche la rivista da sola. Questo ci dice qualcosa sulla qualità degli articoli che ci compaiono stampati dentro.

Vi può anche incuriosire sapere qualcosa del background scientifico degli autori dell'accrocchio di cui abbiamo parlato. Uno, Robert Knox è professore emerito all'università di Rochester e ha lavorato nel campo della biofisica. L'altro, David Douglass, è professore a Rochester con esperienza nel campo della fisica dello stato solido. Entrambi sembrerebbero persone con qualifiche più che rispettabili nei campi in cui sono competenti. Sembra incredibile che si siano ridotti a pubblicare robaccia come questa su una rivista indegna di persone serie.

Ringrazio Paolo Marani per la segnalazione, come pure Michael Mann, Carlo Cacciamani, Claudio della Volpe e Riccardo Reitano per alcuni chiarimenti. 

martedì 11 gennaio 2011

Imbrogli, imbrogli, e ancora imbrogli: ne inventano sempre di nuovi.


Figura da Don Easterbrook su "What's up with that" da un articolo intitolato "2010-where does it fit in the warmest year list" Per il momento, questo grafico non è ancora apparso sui siti anti-scienza italiani, per cui mi pregio di anticiparli. Su questo grafico, sicuramente avranno di che auto-convincersi dell'imminente prossima era glaciale. Si divertono così, contenti loro....


Una cosa che va detta a proposito dei "diversamente esperti" della scienza del clima è che sono estremamente attivi a riciclare bugie e anche a inventarsene sempre di nuove.

L'ultima della lunghissima serie arriva da Don Easterbrook, che la pubblica su "WUWT" In sostanza, anche i paleo-anti-allarmisti si sono accorti che il fatto che record di caldo del 2010 deve ben voler dire qualcosa e che smentisce in pieno la bugia che hanno raccontato che "non c'è stato riscaldamento dal 1998 a oggi". Allora, devono correre ai ripari inventandosi qualche altra cosa.

Così, ci prova Don Easterbrook, professore emerito di geologia, che però non sa niente di clima e questo suo articolo lo prova in pieno. Come vedete dalla figura all'inizio del post, Easterbrook cerca di dimostrare che le variazioni climatiche del passato sono state molto più ampie - e più verso il caldo - di qualsiasi cosa stiamo vedendo oggi. E' sbagliato da cima a fondo per tanti motivi, come spiegano bene sia Michael Tobis come Gareth.

L'imbroglio fondamentale di Easterbrook è quello di prendere i dati da una singola stazione di misura, quella del GISP2 della Groenlandia centrale, e di presentarcelo come se fosse l'unica e vera ricostruzione del clima dei passati 5000 anni. In realtà, sappiamo benissimo che il riscaldamento globale varia molto in funzione della latitudine, per cui prendere dei dati così a Nord vuol dire amplificare di molto l'effetto che - se mediato globalmente - sarebbe molto minore.

Il secondo imbroglio (forse un errore, ma più probabilmente voluto) di Easterbrook è correlato al primo. Ovvero lo "zero" della scala dei dati, che lui prende come l'anno 2000, è invece è il 1950. I dati dalla carota di ghiaccio presentati da Easterbrook, in effetti, partono addirittura dal 1855!! Quelli posteriori sono da altre sorgenti.

Allora, sommando queste due distorsioni fondamentali, si ottiene il grafico di cui sopra dove sembra veramente che il riscaldamento globale del passato sia stato enormemente superiore a quello di adesso. Bello vero? Un vero gioco di prestigio.

E invece le cose non stanno per niente così, come fa vedere Gareth in un altro grafico dove i dati del GISP2 usati da Easterbrook sono calibrati con dati di temperatura recenti presi in una zona vicina (questa calibrazione appare come un "offset" nel grafico). Vedete allora come cambiano le cose quando si fanno vedere i dati in modo onesto. Fate caso alle crocette blu a destra in alto: vedete come la temperatura media del 2009 - nella stessa area geografica - sia stata superiore a qualsiasi temperatura media misurata nei passati 10.000 anni!!






Alla fine dei conti, in ogni caso, si sa bene - e non c'era bisogno di Easterbrook per dircelo con tanta fanfara - che si possono sempre trovare dei periodi nel remoto passato in cui la temperatura terrestre è stata più alta di oggi. Al limite, si arriva al Cambriano, quando era diversi gradi più alta, 500 milioni di anni fa. Ma il Cambriano era anche il tempo in cui vivevano i trilobiti, non gli esseri umani. E comunque questo ci dice ben poco sulla situazione attuale, dove vediamo la temperatura in crescita molto rapida senza sapere bene dove andremo a fermarci.

A furia di superare un record di temperatura dopo l'altro, anche certe teste dure dovranno rendersi conto che siamo nei guai. Ma gli ci vuole tempo, proprio perché sono teste dure - e anche, spesso, teste dure intellettualmente disoneste.

Adesso aspettiamo che il grafico menzognero di Easterbrook sia ripreso e glorificato dai soliti blog anti-realtà in Italia. Intanto, stavolta li ho preceduti.


(ringrazio Marisa Cohen per la segnalazione di questa storia)