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mercoledì 30 luglio 2014

Il vero ostacolo alla diffusione dell'energia rinnovabile.



E' uscito di recente un rapporto del Wuppertal Institute sulla "rinnovabilità delle rinnovabili". Ovvero, se è vero che l'energia rinnovabile è rinnovabile per definizione, lo sono altrettanto le risorse minerali utilizzate negli impianti? Questo punto è oggetto di molto dibattito e ha generato anche tante leggende negative. Ma la risposta del Wuppertal Institute è sostanzialmente affermativa - come del resto ho sostenuto anch'io nel mio recente libro "Extracted". A parte alcune tecnologie particolari, nel complesso le energie rinnovabili - in particolare l'energia fotovoltaica - non sono limitate dal consumo di risorse minerali, supponendo, ovviamente, che queste vengano usate con cautela e riciclate. Insomma, nonostante le tante leggende che girano imperterrite per il Web, l'unico vero ostacolo alla diffusione dell'energia rinnovabile è la stupidità umana. 

Qui di seguito, il resoconto di "Qualenergia" sul rapporto del Wuppertal Institute. E' sostanzialmente corretto anche se forse un tantino ottimista se confrontato col più cauto riassunto dello studio (che trovate in Inglese in fondo a questo documento)



I minerali non sono un fattore limitante per lo sviluppo delle rinnovabili in Germania

Un progetto del Wuppertal Institut, realizzato per conto del Ministero degli affari economici ed energetici tedesco, analizza per la prima volta quali siano i minerali più critici per la diffusione di rinnovabili elettriche, termiche e biocarburanti al 2050 in Germania. Molte le variabili in gioco, ma per le tecnologie più importanti non ci dovrebbero essere grossi problemi.
Uno degli aspetti meno affrontati nello sviluppo delle rinnovabili e della transizione energetica è la disponibilità di risorse minerarie. Un tema che va trattato con molta cautela soprattutto quando le prospettive sono di lungo periodo, dove diverse variabili entrano in gioco. Un progetto tedesco, KRESS (Critical Resources and Material Flows during the Transformation of the German Energy Supply Systempdf in tedesco, 277 pp.), elaborato dal Wuppertal Institut e realizzato per conto del Ministero degli affari economici ed energetici, analizza per la prima volta quali siano i minerali più critici in una prospettiva di diffusione delle rinnovabili elettriche, termiche e biocarburanti al 2050 con un target di copertura dei fabbisogni energetici totali pari al 60% (80% per l’elettrico) secondo gli obiettivi governativi.

L’analisi (in allegato la sintesi in inglese), che non è una previsione in senso stretto, è stata condotta non solo sulla disponibilità di lungo termine delle risorse, ma in base ad altre valutazioni come le opzioni di riciclo dei materiali e gli aspetti ambientali legati alla loro estrazione. Le conclusioni del report mostrano che la disponibilità geologica dei minerali non rappresenta tuttavia un fattore limitante per la roadmap tedesca delle rinnovabili.

Tra le tecnologie oggetto di investigazione quelle che hanno dimostrato di essere, con molto probabilità, le “non critiche” riguardo all’offerta di minerali da utilizzare nei processi produttivi sono da annoverare soprattutto nell’ambito elettrico. Dunque, l’idroelettrico, le turbine eoliche che non utilizzano magneti rari, fotovoltaico a silicio cristallino, solare termodinamico. Tra le rinnovabili termiche, il solare e la geotermia a bassa entalpia non hanno particolari problemi. Nelle infrastrutture nessun impedimento di risorse si riscontra per le reti elettriche e per alcune tipologie di accumuli. Sulla tecnologie delle biomasse o biocarburanti, che comunque esulano dallo studio, l’aspetto critico è da ricercarsi soprattutto nell’uso competitivo della terra.

Nello specifico del fotovoltaico, ad esempio, si sono valutati i consumi di indio, gallio, selenio, argento, cadmio e tellururo. Per quanto concerne il fotovoltaico cristallino, che oggi copre quasi il  97% degli acquisti in Germania, nessun fattore critico è stato appurato. Nel caso dei film sottili non risulterebbe problematica la quantità di cadmio e tellururo richiesta fino al 2020; in seguito tuttavia la domanda di questa specifica tecnologia FV dovrebbe declinare. Per celle e moduli CIGS (rame, indio, gallio e diselenide) il discorso è leggermente diverso. Non ci sono garanzie, ad esempio, che nel lungo periodo la domanda di indio potrà essere soddisfatta vista la forte competizione con la produzione di LCD, in decisa crescita mondiale, e l’elevata dipendenza da un unico paese fornitore, la Cina. Secondo gli autori del report, anche se l’attuale mercato tedesco di celle CIGS non supera neanche il 3%, in futuro non sarà facile mantenere tale quota. L’utilizzo di alternativi substrati conduttori per le celle a film sottili, che dovrebbe comunque essere nei prossimi decenni una delle tecnologia FV con le migliori prospettive, potrebbe trovare maggiori sviluppi, ma si richiedono ulteriori ricerche nel campo. Una soluzione indicata per tutte le tecnologie fotovoltaiche, oltre al riciclo, è nel ridurre i materiali consumati integrando sempre di più celle e moduli in altre strutture o applicazioni, come facciate, tetti, pensiline, ecc.

Per lo storage diversi sono i minerali presi in considerazione, come litio, vanadio, potassio, lantanio, ittrio. Al momento, secondo lo studio, sembrano avere meno criticità in termini di disponibilità le batterie agli ioni di litio e gli impianti di stoccaggio ad aria compressa per l’accumulo di breve periodo. Più complessa è considerata la situazione per le batterie redox al vanadio, per gli accumuli su grande scala. Queste sfruttano la capacità del vanadio di esistere in soluzione in quattro diversi stati di ossidazione; si può realizzare così una batteria con un solo elemento elettroattivo anziché due. Il vantaggio principale è che si può ottenere una capacità pressoché illimitata semplicemente usando serbatoi molto grandi. Ma il vanadio è un elemento raro ed è fondamentale per le leghe soprattutto in metallurgia, quindi in forte competizione per il suo utilizzo.

In generale, anche se la disponibilità dei minerali per le tecnologie più importanti non è un problema, alcune criticità potrebbero presentarsi nei casi in cui i produttori siano concentrati in pochissimi paesi o nel caso di usi competitivi. Una delle raccomandazioni ‘politiche’ dello studio è ovviamente quella di focalizzarsi, almeno nel medio periodo, sul loro utilizzo efficiente e su strategie di riciclo, sfruttandone tutte le potenzialità, anche se non sempre è facile ai fini della qualità del prodotto finale o per gli alti consumi energetici. Prolungare il ciclo di vita dei sistemi energetici a fonti rinnovabili dovrebbe essere comunque considerato un altro aspetto chiave. Un approccio che richiederà una sempre più stretta cooperazione tra ricerca e industria.

La notizia che ci sembra però interessante sottolineare è proprio l’aver realizzato uno studio per conto del governo sulle possibili traiettorie delle risorse minerarie in una visione strategica e di lungo periodo in tema energetico. C’è chi guarda al prossimo mese, chi prova invece a vedere oltre di due o tre decenni.

lunedì 30 giugno 2014

Acqua fotovoltaica

DaResource crisis”. Traduzione di MR

di Ugo Bardi


Acqua prodotta condensando l'umidità dell'aria usando energia solare (nella foto: Francesco El Asmar) Foto di Ugo Bardi

Quando ho cominciato a lavorare alla produzione di acqua dall'umidità atmosferica, io stesso e il mio collega ed amico Toufic El Asmar pensavamo fosse un'idea folle. L'energia è costosa e la condensazione dell'acqua ne richiede molta. Tuttavia, continuando a lavorare al concetto, abbiamo capito che aveva senso. Certo, ci vuole energia ma, col progresso delle tecnologia, l'energia rinnovabile sta diventando sempre più a buon mercato. E in certi momenti, l'energia rinnovabile costa realmente zero. In quei momenti, si dovrebbe immagazzinare, ma l'immagazzinamento è la parte costosa dell'energia rinnovabile. Quindi, perché non trasformare l'energia solare in qualcosa che possiamo immagazzinare con un costo basso o senza costo, per esempio in acqua potabile pulita? Dopo tutto, l'acqua sta rapidamente diventando un bene costoso in molte regioni del mondo.

Così è nata l'idea di una “macchina solare per l'acqua” che usa energia elettrica da pannelli fotovoltaici per alimentare un condensatore d'acqua che raccoglie l'umidità dell'aria. L'acqua viene quindi filtrata e resa potabile aggiungendo una piccola quantità di sali naturali. La macchina è più complessa di così, raccoglie anche acqua piovana e può pulire e purificare acqua da quasi ogni sorgente, producendo fino a 200 litri di acqua pura al giorno. I suoi pannelli solari la rendono del tutto autosufficiente: può essere messa ovunque, non deve essere collegata alla rete (anche se potrebbe). E' quindi buona per luoghi remoti, per situazioni di emergenza e per diverse necessità. Ecco il sistema “Acqua dal Sole” il giorno della sua presentazione ufficiale a Capannori. Le persone coinvolte nel progetto sono allineate di fronte alla macchina (compreso il sottoscritto).


Ora che vi ho raccontato l'essenziale, lasciate che vi racconti qualche dettaglio in più su questa idea. E' cominciato tutto qualche anno fa, quando io e Toufic El Asmar abbiamo preparato un progetto sull'uso dei collettori solari per produrre aria condizionata nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. L'idea è stata che quei paesi godono di un grande irraggiamento solare che potrebbe essere raccolta usando specchi parabolici per scaldare un sistema di aria condizionata ad assorbimento. Il progetto è stato approvato dalla Commissione Europea con nome di “REACT” ed ha portato alla fabbricazione di due prototipi, uno in Marocco e l'altro in Giordania.

Col passare del tempo, tuttavia, la rapida discesa del prezzo dei pannelli fotovoltaici ha reso obsoleti i collettori solari parabolici. Ma mentre lavoravamo al progetto REACT, abbiamo notato che la refrigerazione poteva produrre moltissima acqua per condensazione dall'aria. Questo ci ha portato a studiare il tema più in dettaglio e la Commissione Europea ha sponsorizzato un progetto denominato “Aqua Solis”. La nostra idea è stata di studiare un approccio completamente diverso rispetto agli impianti di desalinizzazione su larga scala che vengono comunemente usati oggigiorno per produrre acqua per i paese che non ne hanno. L'idea era quella di sviluppare sistemi “su scala di villaggio”, versioni migliorate della vecchia idea del “distillatore solare”. Economico, semplice e senza necessità di costosi sistemi di tubazioni necessari per gli impianti di desalinizzazione convenzionali. L'idea di fondo era quella di creare sistemi versatili che potessero usare energia fotovoltaica per produrre acqua , ma anche per qualsiasi uso in ogni particolare momento.

Col tempo, si studio si è evoluto in un brevetto depositato da me (Ugo Bardi) e da Toufic El Asmar e poi in un dispositivo funzionante: il sistema “Acqua dal Sole”, costruito dalle aziende italiane  al momento Sinapsi e Sinerlab, su un progetto di Archistudio. Il sistema “Acqua dal Sole” al momento si trova in un'area vicina all'aeroporto di Capannori (vicino a Lucca) dove una compagnia aeronautica ad alta tecnologia, la Zefiro, ha gentilmente offerto uno spazio di prova. L'acqua prodotta è gratuita per chiunque passi di lì, anche se per ragioni burocratiche leggerete sul rubinetto la scritta “non potabile”. Ma è del tutto potabile e molto buona, posso garantirvelo!

Stiamo cercando applicazioni pratiche e mercati per questo apparecchio. Naturalmente, ciò dipende dal costo ma, visto che i prezzi del fotovoltaico continuano a scendere, è probabile che l'acqua dall'aria possa essere una rivoluzione nel modo in cui si produce l'acqua nel mondo, specialmente in aree in cui è fortemente richiesta. Ed anche nel modo in cui viene immagazzinata l'energia rinnovabile. Una volta che avete visto il “cammello fotovoltaico” capirete quanto stia crescendo rapidamente la gamma di applicazioni dei pannelli fotovoltaici. Quella fotovoltaica è una tecnologia emergente che ha la possibilità di rimodellare il mondo in modi che, al momento, non possiamo nemmeno immaginare.




Le persone che hanno lavorato al progetto “Acqua dal Sole”

Ugo Bardi (Università di Firenze)
Eugenio Baronti (Zefiro s.r.l.)
Lorenzo Cardarella (Sinapsi s.r.l.)
Toufic El Asmar (Food and Agriculture Organization, FAO)
Filippo Niccolai (Sinerlab s.r.l.)
Francesco Niccolai (Sinerlab s.r.l.)
Michele Tosti (Sinapsi s.r.l.)


mercoledì 25 giugno 2014

Come il governo Renzi vuol distruggere l'energia rinnovabile in Italia


Fotovoltaico: la vera speculazione arriva adesso, grazie al governo

Oltre all'effetto nefasto sull'affidabilità economico finanziaria, lo spalma-incentivi ha altre conseguenze negative. Con lo spettro del default che si aggira nel settore del fotovoltaico italiano, questo governo che ha accusato le fonti rinnovabili di speculazione ora favorirà quella vera, di rapina, dei "vulture funds". 


«Don't come knocking on my door». Non bussate alla mia porta. Si chiude così l'articolo pubblicato sul Wall Street Journal a firma di Bonte-Friedheim il CEO di NextEnergy Capital Group che commenta il provvedimento spalma-incentivi sul fotovoltaico varato dal Governo. Ma piuttosto che investitori esteri, saranno ben altri i soggetti attratti, come mosche al miele, in Italia dal default di parecchi impianti fotovoltaici che seguiranno i provvedimenti degli ultimi giorni e che potranno acquistarli a prezzi di saldo, mentre continueranno a ricevere incentivi, anche se ridotti o spalmati.

Si chiamano "Vulture funds" e sono i fondi "avvoltoio" specializzati nell'accaparrarsi, a prezzi da saldi, ciò che rimane della crisi una volta raschiato il fondo del barile, per poi magari rivendere, dopo poco tempo a prezzi migliori, o magari, come nel nostro caso a godersi gli incentivi ridotti o spalmati perché di una cosa siamo certi: gli 11 GW, su 17,7 (altro che una piccola parte che coinvolge 8.600 soggetti come sostenuto dal ministro Guidi) interessati dal provvedimento continueranno a produrre elettricità anche quando passeranno in mano alla speculazione, quella vera, a causa dei default indotti dallo spalma-incentivi che saranno più probabili di quanto non si pensi.

"I continui cambiamenti nel settore stanno spaventando gli investitori e saranno parecchi quelli che si tireranno indietro.- commenta GB Zorzoli, presidente del Coordinamento Free - E ci sarà anche lo spettro del rientro immediato richiesto dalle parte delle banche per il cambiamento delle posizioni". E le banche a loro volta dovranno rivendere, tentando di realizzare; ed ecco che con ogni probabilità saranno i raiders dei 'vulture founds' ad entrare in azione come sta succedendo in Spagna per le rinnovabili e in tutta l'Europa colpita dalla crisi, per quanto riguarda il mercato immobiliare, dove acquisiscono immobili al 20% del loro valore di dieci anni fa.

Ma è sul serio reale il rischio dei default a fronte di incentivi, come vuole la vulgata, 'ricchi'? Sì, perché una consistente parte degli impianti fotovoltaici della 'migliore generazione' sono già passati di mano, anche per via dell'incertezza italiana, nel cosiddetto mercato secondario, perdendo di valore, mentre sono più bassi i margini sulle ultime edizioni del Conto Energia. Per questa ragione se iniziamo a ragionare in termini squisitamente industriali, e non ideologici, ci si accorge che potrebbero essere non pochi i business plan a rischio.

"Con la struttura che si è impostata attraverso lo spalma-incentivi è abbastanza matematico il fatto che molti non potranno coprire le rate. - ci spiega Piero Pacchione, di Green Utility - E oltre a ciò c'è da dire che le banche non sono strutturate per gestire gli impianti e potrebbero rivenderli anche con ribassi del 50% al netto degli ammortamenti". Inoltre, c'è anche il fatto che: "far iniziare il periodo di decurtazione dell'8% al primo luglio 2014, in estate, periodo nel quale si concentra il 60% del fatturato annuo del fotovoltaico, significa voler provocare dei seri problemi fin da settembre". Secondo Pacchione il problema non riguarda investitori esteri oppure quelli italiani, ma gli investitori e basta.

E a una nostra domanda se ci sia stata volontà politica o incapacità, Pacchione risponde secco: "con lo spalma-incentivi forse c'è stata incapacità, ma sulla questione dei SEU (Sistemi efficienza d'utenza, ndr) la volontà politica di bloccarli è scientifica (si veda quanto scritto su questa pagine, ndr)». Il 5-10% di oneri di sistema sull'energia autconsumata, infatti, riduce la forbice di convenienza comune tra produttore e consumatore, ma soprattutto il fatto che siano previsti aumenti futuri della quota, peraltro solo a cairco dei nuovi impianti, aumenta l'incertezza, rendendo difficili investimenti in cui la stabilità del prezzo dell'energia elettrica è fondamentale.

"I contratti di project financing prevedono che il cambio tariffa possa essere un elemento per il default del progetto. - taglia corto Paolo Lugiato, consigliere di assoRinnovabili, responsabile per il settore fotovoltaico dell'associazione - Prima scatta il distribution lock, ossia il blocco dei dividendi per garantire il flusso di cassa verso gli istituti bancari, poi c'è il vero e proprio default del progetto che avviene quando il flusso di cassa è pari alla rata del mutuo". In pratica non è necessario "andare sotto" ma per gli istituti di credito il rischio diventa troppo grande anche quando si va alla pari.

Le ragioni sono chiare. Le rinnovabili sono intermittenti e anche se hanno un rendimento annuo medio, ci sono periodi poco produttivi, come quelli piovosi o poco ventosi, durante i quali hanno bisogno di una provvista. "E bisogna tenere conto anche del contesto nel quale questo provvedimento si inserisce. - prosegue Lugiato - Abbiamo avuto l'abbassamento del prezzo dell'elettricità, la robin tax, l'abolizione del prezzo minimo garantito, tutti elementi che hanno eroso la redditività degli impianti". Insomma, anche per Lugiato lo spettro del default per molti impianti non è una possibilità remota, come invece sostengono dalle parti del MiSE, dove arrivano ad affermare che il provvedimento potrebbe portare a una migliore gestione di parecchi impianti che sarebbero mal gestiti.

"La vera botta la vedremo il 1° gennaio 2015 quando gli impianti che avranno scelto l'autoriduzione dell'8% a cui si aggiunge il 10% di trattenuta da parte del GSE, si ritroveranno con il 18% in meno di flusso di cassa. - afferma Giovanni Simoni, amministratore delegato di Kenergia - Si tratta di una riduzione importante che metterà a massimo rischio gli impianti del secondo e terzo Conto energia".

Su quali possano essere le potenziali quotazioni del watt fotovoltaico in default a fronte dell'aggressione speculativa dei "vulture funds" non si possono fare ipotesi visto che il fenomeno da noi non è ancora definito, ma si possono fare ipotesi diverse su ciò che sta accadendo nel contesto elettrico. Di sicuro la manovra del Governo ha una portata epocale sul fronte dell'affidabilità economico finanziaria del mercato dell'energia poiché introduce il concetto di retroattività, cosa che minerà l'affidabilità dell'Italia circa gli investimenti in tutto il settore energetico, non solo nelle rinnovabili. Non a caso il Wall Street Journal apre il proprio pezzo affermando «A quanto pare il governo italiano ha un rapporto difficile con i capitali privati», ossia tutti i capitali privati, non solo quelli legati alle rinnovabili. E lo fa, come abbiamo visto, favorendo la speculazione, quella vera e rapace fatta di rapina, dopo aver urlato ai quattro venti di voler colpire la "speculazione" nelle rinnovabili che tra parentesi, è bene sempre ricordarlo, hanno agito sempre e comunque sotto le leggi e i regolamenti dello Stato.

martedì 24 giugno 2014

Renzi continua a fare danni: spegnere le centrali fotovoltaiche per far posto al gas e al carbone




Lettera Aperta al presidente del Consiglio

Di Paolo Rocco Viscontini


Egr. Presidente del Consiglio,

il Suo governo rischia di distinguersi come il primo della Storia della Repubblica che è intervenuto con degli interventi retroattivi su delle leggi dello Stato. Mi riferisco ai tagli agli incentivi agli impianti fotovoltaici di potenza superiore a 200 kWp.

A parte il fatto che quando ci si muove all’interno delle leggi dello Stato bisognerebbe sentirsi tranquilli perché si considera impossibile che qualcosa cambi, ma anche entrando nello specifico si scopre che tutte le motivazioni usate dal Ministero dello Sviluppo Economico per giustificare questo provvedimento sono palesemente infondate.

Sono stati usati termini inappropriati, a cominciare dalla parola “speculatori”: speculatore è “chi consegue un vantaggio personale sfruttando senza scrupoli una situazione a scapito di altri”. Non dimentichiamoci che l’obiettivo del Conto Energia era incentivare le installazioni di impianti fotovoltaici, garantendo equi rendimenti a chi avesse deciso di installarli.

Ora si sta facendo di tutta l’erba un fascio: si dichiara che tutte le installazioni sopra i 200 kWp hanno rendimenti altissimi, tanto da intervenire dicendo “togliamo a chi ha avuto troppo per dare a chi ha avuto meno”. Si dimentica che dal 2005 a oggi si sono susseguite più leggi del Conto Energia (ben 5!) e nella maggior parte dei casi le tariffe d’incentivazione erano tali da creare le condizioni per ottenere un rendimento equo e non certamente eccessivo. Solo chi è riuscito a ottenere un prezzo d’impianto basso in momenti di tariffe alte è riuscito a guadagnare di più, ma si tratta di casi numericamente molto inferiori e non si può certamente incolparli di un comportamento scorretto, perché han fatto quello che tutti, Lei incluso, avrebbe fatto: credo sia naturale cercare sul mercato un buon prezzo. Se poi la tariffa in quel periodo era più alta, tanto da generare un rendimento più alto, era ed è un problema di chi ha fatto la legge. Inoltre, se speculazioni ci sono state, sono da ricondursi ai cosiddetti “sviluppatori”, che vendevano a prezzi alti le autorizzazioni, approfittando della complicazione della burocrazia italiana. Intervenire ora sui proprietari degli impianti è solo inutile e profondamente sbagliato.

Si vuole denigrare chi ha semplicemente creduto in una legge dello Stato, nata per indirizzare degli investimenti, mirati, come voleva fare lo Stato italiano, a sviluppare il settore fotovoltaico. Era pure stato stabilito un budget, per legge. Ora, a posteriori, si vuole ridurre il budget di spesa, nonostante ci siano dei contratti tra Stato italiano (tramite il GSE) per oltre 12 mila impianti. Tra l’altro una gran parte di questi 12 mila impianti sono di IMPRESE MANIFATTURIERE e di AZIENDE AGRICOLE che li hanno realizzati sui propri tetti o nelle aree limitrofe alle unità produttive! Quelle stesse imprese che Lei continua a dire che vuole aiutare.

Cambiare ora le condizioni significa mettere in ginocchio migliaia di aziende! Una gran parte di loro non riuscirà più a pagare le rate del leasing o del finanziamento. Ci saranno miliardi di Euro di ulteriori sofferenze per le banche italiane, che avranno ancora più difficoltà a dar credito alle aziende italiane. Ricordo infatti che gli oltre 18.000 megawatt installati son stati realizzati grazie a circa 50 miliardi di Euro di prestiti bancari.

E per moltissime aziende e imprenditori l’impianto fotovoltaico, realizzato sul tetto della fabbrica o su un terreno, rappresenta ora l’unica risorsa che li aiuta a stare in piedi in questo durissimo periodo di crisi.

Con le loro scelte, i funzionari del Ministero dello Sviluppo Economico responsabili per i temi energetici, stanno facendo un danno enorme al Suo Governo e quel che più conta all’Italia.

Non caschi infatti nel tranello di chi Le vuol far credere che in questo modo si colpiscono solo gli investitori, pure stranieri. Mi chiedo come sia possibile fare discorsi in giro per il mondo volti ad attrarre capitali dall’estero e poi distruggere investimenti di investitori che hanno pensato che l’Italia fosse un paese affidabile.

Le ricordo che i fondi d’investimento che hanno investito negli impianti fotovoltaici sono gli stessi che investono in infrastrutture e in aziende italiane garantendo capitali per la ripresa. Già diversi fondi d’investimento stranieri han dichiarato il loro sbigottimento e hanno detto che se una tale norma passerà bloccheranno ogni altro tipo di investimento per l’Italia. In realtà un gran danno è già stato fatto, anche perché il solo sentirne parlare ha fatto capire che l’Italia non è più un paese affidabile (vedere articolo sul Wall Street Journal). Non penso sia felice di sentirsi dire che prima di Lei ci si sentiva sicuri di investire in Italia e ora non più.

I suoi referenti al Ministero dello Sviluppo Economico l’hanno informata che già circa un mese fa addirittura le ambasciate degli Stati Uniti d’America e d’Inghilterra hanno inviato delle formali lettere di protesta al Ministero, spaventati dalle notizie che giravano circa questo paventato taglio retroattivo agli incentivi?

Le diranno che la legge è stata stilata in modo da dare la possibilità ai proprietari d’impianto di non soffrire particolari problemi (tariffe più basse per più anni per confermare il monte incentivi atteso). Non ci creda! I problemi sarebbero enormi. Non entro nei dettagli. Il panico che quello che state per fare sta creando dovrebbe bastare.

Non mancheranno i ricorsi contro questo cambio di regole, che è palesemente incostituzionale. Si avranno pertanto migliaia di cause che lo Stato perderà di certo, trovandosi a dover pagare i danni causati da un provvedimento fondamentalmente illegale, come sostiene il Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida: “Un simile provvedimento violerebbe sia le norme costituzionali in materia di retroattività e di tutela dell’affidamento, sia gli obblighi internazionali.” Purtroppo però i lunghi tempi della giustizia porteranno nel frattempo a default finanziari e conseguenti chiusure di aziende (non solo aziende del settore fotovoltaico).

Forse non sa che nell’ultimo anno si sono succeduti una serie di interventi che hanno già ridotto drasticamente i rendimenti degli impianti fotovoltaici.

Con la “rimodulazione” degli incentivi (che beffarda definizione) moltissimi impianti andranno in default finanziario, che vuol dire che non ci saranno neppure i soldi per garantirne la manutenzione. Risultato: non solo salteranno quelle poche aziende sopravvissute ai disastri causati dall’ex ministro Passera e dal suo Quinto Conto Energia, che si erano concentrate sulle manutenzioni degli impianti (perché purtroppo il settore del fotovoltaico era già stato colpito pesantemente portando alla chiusura migliaia di aziende e causando decine di migliaia di disoccupati, alla faccia delle belle parole sull’occupazione che sentiamo sempre alla televisione), ma addirittura molti impianti, a causa dell’assenza di assistenza tecnica, dovranno pure essere spenti!

Ma forse questo era proprio l’obiettivo finale: far spegnere gli impianti fotovoltaici per poter riaccendere le centrali a olio combustibile, carbone e gas che negli ultimi 2 anni hanno visto le loro ore di funzionamento crollare a causa dell’inaspettata e significativa crescita della produzione fotovoltaica.

Non penso possa essere orgoglioso di un simile risultato.

Infatti gli oltre 18 mila MWp di installazioni fotovoltaiche hanno permesso nel 2013 di coprire l’8% della produzione elettrica nazionale su base annuale e quote che vanno dal 20-25% nelle ore diurne dei giorni lavorativi a oltre il 50% nei giorni festivi. Sono risultati straordinari che hanno consentito di:
  • ridurre il prezzo dell’energia nella Borsa elettrica di quasi la metà, effetto positivo che però non passa all’utente finale! Il Ministero dello Sviluppo Economico dovrebbe concentrarsi su come risolvere questa questione invece che accanirsi contro il fotovoltaico. Qui sì che ci sono le vere speculazioni!
  • ridurre le spese di importazione PER combustibili fossili di diversi miliardi di euro all’anno (corrispondente miglioramento della bilancia dei pagamenti nazionale)
  • salvare centinaia se non migliaia di vite umane (meno emissioni dalle centrali a combustibile fossile significa molti meno tumori)
  • creare un’occupazione indotta importante e stabile grazie alle manutenzioni degli impianti
Il cambio retroattivo delle regole interessa ben 11 dei 18 mila MWp di impianti fotovoltaici installati in Italia. Vuol dire che si sta mettendo a rischio oltre il 60% della produzione di energia elettrica fotovoltaica italiana, pari a quasi il 5% della copertura della produzione elettrica nazionale. E ricordo che si tratta di una PRODUZIONE NAZIONALE, in quanto non dipende da alcuna fonte energetica estera. Mi sembra semplicemente assurdo sostituire questa produzione di energia PULITA e INESAURIBILE (ricordo che gli impianti funzionano ben oltre i 20 anni del Conto Energia) con energia FOSSILE inquinante e pure proveniente dall’estero.

Ora, stimato Presidente, ha forse ancora un’opportunità di correre ai ripari, dichiarando che non era stato correttamente informato e che non toccherà gli investimenti nel fotovoltaico.

E’ l’unico modo per uscire da questo impasse senza troppi danni. Mi creda, ci sono altri modi, più seri e onesti, per abbassare i costi dell’energia elettrica alle imprese italiane.

Cordiali saluti,
Ing. Paolo Rocco Viscontini (operatore del fotovoltaico)

venerdì 30 maggio 2014

Energia pulita: stiamo andando avanti nonostante tutto.

Da “Science blogs”. Traduzione di MR

Di Greg Laden


L'investimento nello sviluppo di energia pulita sembra essere in fase di transizione e questo si riflette in diversi articoli che  sono arrivati alla mia scrivania stamattina. Senza tentare nessuna analisi seria, ecco un breve riassunto.

Gli investimenti in energia pulita sono crollati negli ultimi due anni, portando alcuni a dichiarare che la transizione a fonti non fossili di energia sia in pericolo. Ma c'è un argomento eccellente, il fatto che sia vero l'esatto contrario. Quello che è veramente successo è che il costo di attuazione è crollato drammaticamente. Pertanto, il costo assoluto dell'investimento può diminuire, mentre il livello effettivo di investimento... in termini di unità di energia... sale.

Da un articolo del blog del World Resources Institute di  Letha Tawney, Bharath Jairaj e Xuege (Cathy) Lu:

Il recente crollo degli investimenti in tecnologia pulita è in parte dovuto al fatto che la produzione di energia rinnovabile è diventata molto più economica negli ultimi anni. Si può comprare maggior produzione energetica per meno contante di quanto non si potesse due o quattro anni fa. Al Summit Futuro ed Energia del 2014 all'inizio di questo mese, Michael Liebreich, fondatore di Bloomberg New Energy Finance (BNEF), ha detto che circa l'80% della riduzione degli investimenti in energia pulita negli ultimi due anni sono dovuti a queste riduzioni del prezzo. I prezzi dei moduli fotovoltaici, per esempio, sono diminuiti di circa l'80% dal 2008. L'aumento della competizione fra fornitori di eolico ha a sua volta diminuito i prezzi. Un ricerca dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Rinnovabile (International Renewable Energy Agency - IRENA) scopre che i prezzi dell'energia eolica potrebbero diminuire ulteriormente  dal 10 al 30% nel medio-lungo termine.

Nel frattempo, da ClimateWire di Scientific American, apprendiamo che l'energia fotovoltaica cresce del 200% in soli 4 anni.

Guidato da un'esplosione del fotovoltaico, il settore solare statunitense è emerso “da contribuente relativamente piccolo alla capacità elettrica totale nazionale a uno di relativa importanza”, ha riportato la EIA questa settimana nel suo Aggionamento Elettrico Mensile.

Dal 2010, ha detto la EIA, la capacità solare statunitense è aumentata del 418% da 2.326 megawatt, che ammontava allo 0,2% della generazione elettrica totale degli Stati Uniti, ai 12,057 MW di oggi, l'1,13% della generazione statunitense. 

Oltre metà di questo aumento di capacità è avvenuto in abitazioni e aziende coinvolte nei programmi di scambio sul posto, per cui l'eccesso di produzione viene venduta alla utility a tassi ragionevoli. Buona parte di questo è avvenuto in California (il 38% del totale degli Stati Uniti).

Avrebbe senso per persone con tendenze libertarie, come quelle che hanno costituito il Tea Party, essere d'accordo con questo tipo di cose, perché si adatta così bene alla loro filosofia.  Ci si chiede, quindi, perché la destra si oppone così tanto persino a riconoscere l'importanza del cambiamento climatico, per non parlare di fare qualcosa per lo stesso. Ma risulta che la logica del produrre energia in casa non è andata completamente perduta in quel settore della società. Secondo un articolo su Slate di Josh Voorhees,

La scorsa settimana… i legislatori dell'Oklahoma hanno silenziosamente votato invertire una legge vecchia di quasi quattro decenni che aveva impedito alle compagnie di fornitura di chiedere più soldi ai clienti che installano pannelli solari sulle proprie case che a quelli che non lo fanno. Il conto... avrebbe efficacemente spianato la strada ai fornitori del Sooner State per costringere i possessori di case che installano pannelli solari a pagare sia per l'elettricità che comprano dalla rete sia per una parte dell'elettricità che rivendono alla rete stessa. Il voto ha segnato una rara vittoria per le compagnie elettriche nella loro ricerca di ostacolare la crescita dell'industria del solare da tetto. Ha anche rappresentato un netto allontanamento dall'ondata di tentativi ben pubblicizzati, ben finanziati a livello statale e federale attualmente mirati a rendere il costo dell'energia solare competitivo con le fonti energetiche più tradizionali come carbone e gas naturale...  

Quindi martedì, con la sorpresa praticamente di tutte le persone coinvolte, il governatore repubblicano dell'Oklahoma, Mary Fallin, ha emesso un ordine esecutivo che taglia largamente il provvedimento, portando una sconfitta inaspettata ai grandi fornitori e ai loro sostenitori dalle tasche profonde – un gruppo che comprende i fratelli Koch e l'American Legislative Exchange Council, un potente gruppo di appartenenza per i legislatori conservatori dello stato.

Ed eccoci qua.

venerdì 25 aprile 2014

Renzi continua a sbagliare tutto



Ovvero, danneggiare attività produttive per incrementare i consumi. In questo caso, il governo tassa la produzione di energia da impianti rinnovabili nelle aziende agricole. Esattamente il contrario di quello che dovremmo fare (immagine da EnergyTransition)



 

Il colpo alle rinnovabili nel decreto sul bonus Irpef

Per coprire i famosi 80 euro in busta paga ai dipendenti con reddito lordo tra 8.000 e 24.000 euro ci sarò anche un prelievo dalle fonti rinnovabili: si inasprisce la tassazione del reddito che le aziende agricole ricavano producendo energia pulita. Per gli agricoltori il provvedimento produrrà “effetti dirompenti per gli investimenti in rinnovabili”.