Zaki Yamani, ministro del petrolio dell'Arabia Saudita fino al 1986, è morto a Londra la settimana scorsa. In ricordo dello "sceicco del petrolio," riproduco qui un commento che era apparso sul blog di ASPO-Italia nel 2006. L'intervista che gli fece Oriana Fallaci in 1976 è un buon esempio delle tante bugie dette su di lui ma, nonostante tutte le accuse che gli arrivavano addosso, Yamani fu sempre un moderato che cercava il compromesso. Riuscì a evitare al suo paese, l'Arabia Saudita, i disastri che si abbatterono su tutti i paesi produttori di petrolio nel Medio Oriente. Purtroppo, la sua eredità si è un po' persa negli anni, come tutti sappiamo. Adesso, l'Arabia Saudita fronteggia un periodo terribilmente difficile e si può solo sperare che riesca a trovare le risorse per superarlo.
http://aspoitalia.blogspot.com/2006/11/fallaci-intervista-yamani.html
Fallaci intervista Yamani: trenta anni dopo
Di Ugo Bardi - Settembre 2006
Circa
trenta anni fa, Oriana Fallaci intervistava l'allora Ministro del
Petrolio dell'Arabia Saudita, lo sceicco Ahmed Zaki Yamani. Il testo
dell'intervista apparve sui giornali e lo si può trovare oggi nel libro
"intervista con la storia" (BUR 2001). E' un testo interessante perché
ripropone gli elementi che hanno caratterizzato il dibattito da allora
fino ad oggi. Da una parte, l'interpretazione "politica" della crisi,
come dovuta a un complotto, in questo caso interpretata dalla Fallaci.
Dall'altra parte l'interpretazione pragmatica della crisi, come dovuta
all'impossibilità della produzione di soddisfare la domanda, in questo
caso interpretata da Yamani. Purtroppo, il testo dell'intervista non si
trova su internet, ma provo a riassumervelo con qualche commento da
parte mia.
Questa con Yamani è soltanto una delle molte
interviste che Oriana Fallaci aveva ottenuto dai vari potenti della
terra (fra di loro Henri Kissinger) degli anni 1970. In qualche modo,
essere intervistati da lei era qualcosa che i potenti dell'epoca
apprezzavano, o forse non riuscivano a evitare. Secondo quanto la
Fallaci stessa ci racconta, Ahmed Yamani ci ha pensato sopra parecchio
prima di accettare di essere intervistato. Alla fine, però, ha invitato
la Fallaci a casa sua a Gedda, l'ha ricevuta con grande cortesia,
ospitata, e le ha fatto conoscere sua moglie Taman e le sue figlie.
Da
quello che scrive, non sembra che la Fallaci sia stata particolarmente
grata a Yamani per queste cose. Anzi, il testo della sua intervista è
tutta una serie di offese contro di lui. Lo definisce, per esempio, "L'uomo
che può riportarci ai tempi in cui si viaggiava a cavallo, che può far
chiudere le le nostre fabbriche, far fallire le nostre banche..." . L'antipatia della Fallaci verso Yamani è evidentissima e si manifesta in domande e commenti tipo "volevate il denaro e l'avete avuto, rovinandoci"; lo accusa di ricatto, di volersi comprare una bomba atomica, di essere "diabolico" e cose del genere. Più tardi, la Fallaci avrebbe accusato Yamani anche di aver tentato di sedurla, un' accusa che però non appare nell'intervista.
Ma
non è tanto questione di offese o accuse. Quello che colpisce di questa
intervista è il fatto che la Fallaci non si è minimamente preparata
sull'argomento "petrolio" e non è in grado di fare domande che non siano
semplicemente basate sulle varie leggende del tempo (le stesse di
oggi). Per dare un'idea del tono della faccenda, stile tipo cronaca rosa
da rotocalco, ecco alcune delle domande che la Fallaci ha posto a
Yamani
Volevate il denaro e
l'avete avuto: rovinandoci. Ma dove finiscono quelle migliaia di
miliardi? Dove? Io vedo molti orologi d'oro nelle vostre vetrine e
accendini d'oro, anelli d'oro, vedo grosse automobili per le vostre
strade, ma non vedo case, non vedo vere città.
Più avanti, sostterrà a proposito dei petrodollari.
"sappiamo bene che gli emiri se ne servono per comprare water-closet d'oro"
A un certo punto, ritira fuori addirittura la famosa leggenda che
"in Arabia Saudita si scava per cercare acqua e si trovava petrolio."
Per
tutta l'intervista, la Fallaci gira intorno al concetto che gli Arabi
complottavano contro l'Occidente usando il petrolio come arma. Più
volte cerca di fare ammettere a Yamani che, si, esiste un complotto
contro l'occidente per rovinarci e per instaurare la dittatura islamica
mondiale. Se possibile, vorrebbe fargli ammettere che è proprio lui,
Ahmed Zaki Yamani, il capo del complotto. A parziale discolpa della
Fallaci, va detto che in Occidente in quegli anni quasi tutti credevano
che la crisi degli anni '70 avesse origini politiche. Oggi, vediamo
chiaramente dai dati che la crisi fu causata invece dal picco di
produzione degli Stati Uniti che ebbe luogo nel 1970. Ma la veemenza con
cui la Fallaci attacca Yamani nell'intervista non sembra basarsi su
nessun dato o nessun riferimento preciso. La Fallaci, semplicemente,
riversa su Yamani tutte le leggende che si leggevano sulla stampa a
quell'epoca.
Yamani, da parte sua, ribatte sempre senza perdere
le staffe. E' chiaro da quello che la Fallaci ci racconta che la
considerava come una specie di bomba a orologeria, da trattare con
cautela e con i guanti. Ci deve essere voluta veramente molta pazienza
per Yamani per rispondere alla serie di domande che gli sono arrivate:
molte erano semplicemente sciocche, alcune offensive e altre indiscrete
come quella sulle sensazioni che aveva provato assistendo all'esecuzione
dell'assassino del re Feisal. Ma Yamani è sempre cortese e risponde
senza mai schivare la domanda anche se in cuor suo deve essersi
domandato più di una volta chi glie lo aveva fatto fare. La Fallaci,
invece di apprezzare, lo accusa in risposta dicendo che "si era proibita la spontaneità".
Ma,
alla fine dei conti, quello che rende interessante l'intervista è che
non è veramente la Fallaci a condurla, ma piuttosto Yamani. Nonostante
l'impreparazione di chi gli sta facendo le domande, Yamani riesce a dare
un quadro completo e organico della situazione petrolifera dell'epoca,
che già prefigurava esattamente il mondo di oggi. A quei tempi, l'Arabia
Saudita produceva tre milioni e mezzo di barili al giorno, ma Yamani
dice che ne avrebbe potuto produrre 11. In effetti l'Arabia Saudita è
riuscita a produrne quasi 11, in certi periodi. Yamani aveva
perfettamente chiara la strategia che sarebbe stata dell'Arabia Saudita
negli anni a venire; quella di "swing producer" ovvero ago della
bilancia che avrebbe stabilizzato la produzione e evitato ulteriori
crisi nel futuro. Yamani aveva perfettamente inquadrato la situazione
petrolifera mondiale come sarebbe stata per almeno tre decenni a venire.
La Fallaci non era in grado di apprezzare il valore di quello che le
veniva detto, ma leggendo l'intervista, si rimane impressionati dalla
chiarezza con la quale Yamani aveva previsto gli eventi dei successivi
trent'anni.
Valgono ancora oggi le considerazioni di Yamani?
Complessivamente, si, ma non continueranno a essere valide molto a
lungo. Oggi, l'Arabia Saudita come ago della bilancia ha di fronte un
futuro molto difficile. Si dice che potrà ancora aumentare la
produzione, ma si dice anche che i giacimenti attuali hanno raggiunto i
loro limiti e che il declino sta per iniziare. Prima o poi, l'Arabia
Saudita non potrà più essere l'ago della bilancia che è stata a partire
dai tempi di Yamani. L'esaurimento delle risorse è il vero problema e
non quello degli "emiri che si comprano i water closet d'oro" come diceva la Fallaci, forse credendoci veramente.
Oriana
Fallaci oggi non c'è più. Yamani non è più ministro del petrolio dal
1986, oggi è un anziano signore che vive a Londra e si occupa di studi
islamici. Il mondo va avanti, gli eventi di una volta si ripropongono
sempre uguali ma in forme sempre diverse. Una cosa cambia, però: di
petrolio ce n'è sempre meno.