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mercoledì 17 maggio 2023

Ha fatto bene la Germania a chiudere le centrali nucleari?







Dal "Fatto Quotidiano" 8 Maggio 2023

E così, ci siamo arrivati. Sia pure con quattro mesi di ritardo rispetto al previsto, la Germania ha chiuso le sue ultime tre centrali nucleari il mese scorso. La notizia ha generato critiche un po’ da tutte le parti. Un certo settore del movimento ambientalista (incluso Greta Thunberg) ha sostenuto che le centrali non dovevano essere spente perché questo causerà un aumento della produzione di carbone e si è parlato con orrore della necessità di “aprire nuove miniere di lignite”. I nuclearisti, sia italiani che tedeschi, hanno lanciato urla di orrore, parlando di errore strategico irrimediabile.

In realtà, la chiusura delle centrali non era una decisione affrettata. Era inevitabile. Erano antiquate e obsolete e tenerle in funzione avrebbe richiesto pesanti costi di manutenzione; era meglio mettere quei soldi in nuovi impianti rinnovabili che rendono di più per la stessa spesa. Per non parlare dei problemi di sicurezza inerenti a tenere in vita centrali progettate negli anni 1970. C’era poi anche un problema strategico non da poco. La Germania non produce uranio sul suo territorio, e neppure ha impianti di arricchimento dell’uranio. Sembra (ma i dati non sono chiari) che finora la Germania abbia importato uranio arricchito principalmente dalla Russia e, chiaramente, non era il caso di trovarsi di nuovo a rischio di ricatto come con il gas naturale, anche quello importato dalla Russia.

In ogni caso, le ultime tre centrali producevano solo il 6% dei consumi della Germania e la loro chiusura viene compensata dall’efficientamento dei consumi e da nuovi impianti rinnovabili. Le emissioni di gas serra in Germania sono in discesa continua dal 1990, e non c’è nessuna evidenza di una ripresa della produzione di carbone.

Così, quello che stiamo vedendo non è altro che è il risultato di un programma di transizione verso l’energia rinnovabile, detto “EnergieWende” in tedesco. E’ un idea che è in giro dagli anni 1990, ma che sta diventando una realtà, non più soltanto uno slogan. Il piano è di dimezzare (come minimo) le emissioni di gas serra in Germania entro il 2030, per poi portarle a zero entro il 2050. I tedeschi hanno i loro difetti, come tutti, ma non sono noti per non saper pianificare le cose a lunga scadenza. Visto lo sviluppo rapido, addirittura esplosivo, delle rinnovabili negli ultimi anni, l’obbiettivo di emissioni zero entro il 2050 è non solo raggiungibile, ma addirittura conservativo.

Paesi come la Svizzera, il Belgio, la Spagna e la Svezia, stanno seguendo l’esempio della Germania e hanno pianificato la chiusura delle loro centrali nei prossimi anni. Rimane la Francia, il paese più “nuclearizzato” d’Europa, ma anche loro stanno cercando di ridurre la loro dipendenza da un parco di reattori obsoleti. Altri paesi europei stanno producendo nuovi reattori o considerando la possibilità di costruirli; ma nel complesso il ciclo dell’energia nucleare in Europa Occidentale si avvia verso la sua conclusione entro un paio di decenni.

Per quanto riguarda l’Italia, le prospettive dell’energia nucleare non sono buone. L’Italia non ha risorse minerali di uranio e ha abbandonato la tecnologia nucleare da un pezzo. Se volessimo ripartire, come alcuni propongono, dovremmo ricominciare da zero, importando materiali, conoscenza, e combustibile dall’estero a dei costi insostenibili. E i risultati non arriverebbero prima di un decennio, come minimo.

L’International Atomic Energy Agency, parla di 7-10 anni necessari per costruire nuovi impianti in paesi che hanno ancora una filiera di produzione, ma almeno 15-20 anni per quelli che non ce l’hanno, come l’Italia. Senza poi nessuna garanzia che quando gli impianti saranno in grado di produrre qualcuno ci darebbe il combustibile necessario per farli funzionare. Insomma, un certo ciclo è finito, mettiamoci il cuore in pace.

Possiamo pensare a nuove tecnologie nucleari che cambierebbero le carte in tavola? Forse sì, ma bisogna parlare di cose serie, non di annunci mirabolanti sui media senza prove che dietro ci sia qualcosa di funzionante. E quindi, vista la situazione, teniamo i piedi per terra e andiamo avanti con la transizione energetica più adatta per il “paese del sole”. Forza con le rinnovabili.

mercoledì 7 agosto 2019

Forza Greta! Fagli Vedere chi Sei!


Con Greta Thumberg in partenza per New York per partecipare ai negoziati sul clima, ripropongo un mio articolo di qualche mese fa sul "Fatto Quotidiano". Come diciamo a Firenze, "Greta, dagnene sode!!" (o anche, "dagnene secche!"). Alla faccia di tutti quelli che continuano a insultarti: sono vecchi in fondo all'anima. E a proposito della dea Gaia, ecco il link al mio ultimo post su "Cassandra's Legacy".



Greta Thunberg è una ragazza svedese di 16 anni con un messaggio chiaro: dobbiamo far qualcosa contro il cambiamento climatico, e farlo subito. Il successo che ha avuto è stato al di là di ogni aspettativa. In Italia, i politici che si danno anche vagamente una verniciatina da “progressisti” hanno fatto a gara per lodarla, sperando di guadagnarsi un po’ di visibilità.

Certamente, Greta Thumberg è stata aiutata da una campagna pubblicitaria intelligente, ma la ragione del suo successo è stata che c’era bisogno di un messaggio più efficace. Fino ad ora, il tentativo di far qualcosa di serio sul clima non aveva avuto gran successo, più che altro perché quando i politici si sono accorti che richiedeva sacrifici, tipo aumentare le tasse sui carburanti, si sono defilati (a parte qualche grande discorso). Ed è rimasta agli scienziati la bega di spiegare al pubblico come stanno le cose.

E qui sta uno dei problemi principali. Diciamocelo francamente: gli scienziati sono antipatici. Boriosi, supponenti, e vogliono sempre aver ragione. Ve lo posso dire per esperienza personale: all’università sono circondato da scienziati tutti i giorni e me ne trovo uno di fronte anche quando mi guardo allo specchio.

Ora, questo potrebbe non avere grande importanza. Come diceva Deng Xiaoping, non importa se il gatto è bianco o nero, basta che acchiappi i topi. Quindi, gli scienziati saranno anche antipatici, ma vanno bene a tutti finché fanno il loro mestiere di inventare cose utili. Il problema viene fuori quando cominciano a minaccare disastri climatici spaventosi e a dirti che devi fare dei sacrifici tipo buttar via la tua vecchia automobile diesel. Questo non va bene per niente: è un po’ come se Babbo Natale, invece di portarti i regali, ti lasciasse sotto l’albero la fattura della pulizia della canna fumaria.

Non che gli scienziati non abbiano fatto del loro meglio, ma i risultati sono stati scarsi, se non controproducenti. In primo luogo, non sono bravi a comunicare le cose. Anzi, ci si aspetta che uno scienziato parli ponderosamente di cose astruse e che nessuno capisca niente. Ma il problema vero è un altro: gli scienziati sono poco credibili come messaggeri di un disastro imminente. Se è vero che moriremo tutti per colpa del cambiamento climatico, come ci raccontano, come sta che loro continuano a occuparsi delle loro beghe accademiche, pubblicare cose che nessuno legge e andare in aereo ai loro convegni? Qualcosa non torna e non c’è da stupirsi se c’è stata una campagna denigratoria contro la scienza che è riuscita convincere molta gente che il cambiamento climatico è una cospirazione creata dagli scienziati per instaurare il socialismo a livello planetario.

Chiaramente, non si poteva andare avanti così: bisogna essere più efficaci di fronte a un disastro climatico in corso che ormai rischia di travolgerci tutti quanti. E il cambiamento lo vediamo con Greta Thunberg: non più i noiosi e supponenti scienziati ma una ragazza che non solo parla con chiarezza, ma è un messaggero credibile.

In queste cose, si sa che il messaggero viene creduto quando il suo comportamento è consistente con il messaggio. Ovvero, se qualcuno cerca di convincerti che la povertà è una cosa buona, è bene che sia povero lui stesso: nessuno avrebbe dato retta a San Francesco se non fosse andato in giro a piedi nudi e vestendo un saio. Greta Thunberg e i ragazzi che fanno sciopero per il clima stanno portando un messaggio consistente con la loro situazione. Sono loro quelli che avranno i maggiori danni dal cambiamento climatico: alluvioni, siccità, ondate di calore, e tutto il resto. Stanno lottando per il loro futuro ed è per questo che sono credibili.

Basterà Greta Thunberg a cambiare il mondo? O sarà assorbita anche lei dai poteri forti? Per il momento, è chiaro che ha fatto e detto tutto nel modo giusto per farsi sentire. Non sarà facile ottenere qualcosa di concreto, ma speriamo che Greta abbia successo e diamole una mano se possiamo.