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martedì 20 aprile 2021

Il Medioevo Illuminato: Prepariamoci a un Nuovo Modo di Gestire la Società

 

Il concetto di "ritorno al Medio Evo" si sta facendo sempre più diffuso. Non per niente, da il titolo a questo blog: dobbiamo cominciare a pensare seriamente non tanto a un "ritorno" al Medio Evo ma a un "Nuovo Medio Evo" che prenda dal vecchio le sue caratteristiche migliori, in particolare la gestione della società basata sulla giustizia e non sulla violenza, la decentralizzazione delle strutture di governance, l'economia basata su risorse locali, e la stabilità economica. Qui, ne parla Luisella Chiavenuto in un post apparso su "Umanesimo e Scienza"

Di Luisella Chiavenuto


Nonostante il suo successo e potere, la credibilità e la dignità della Scienza sono ai minimi storici.

Non si tratta più di opporsi solamente ad una gestione della crisi covid, ma anche - e nel contempo - opporsi ad una tecnocrazia scientista e disumanizzante che in assenza di opposizione non farà passi indietro - a prescindere da covid e varianti.

In un quadro di evaporazione dei posti di lavoro, l'assetto sociale si baserà molto probabilmente su un reddito di cittadinanza esteso - e subordinato a determinati comportamenti sociali.

Questo per mantenere livelli minimi di consumo e consenso - e unito ad un ulteriore sviluppo e aggiornamento del modello economico attuale - che sta distruggendo ovunque la rete della vita.



PROSPETTIVE FUTURE : MEDIOEVO ILLUMINATO ?

La prospettiva è quindi di lungo respiro: resistenza ed elaborazione di nuovi modelli di pensiero e di organizzazione sociale, volti alla riscoperta delle radici culturali del passato, e nel contempo orientati verso un futuro dal volto umano - in cui saperi teorici e pratici si intreccino ed evolvano liberamente, senza preconcetti spazio-temporali.

E' anche importante sostenere la trasversalità politica di intenti, che in piccola o grande misura già esiste nelle persone, all'interno di ogni organizzazione. Questo per rallentare i crolli sistemici, dando così tempo all'emergere di organizzazioni radicalmente diverse da quelle attuali. E ricordando che questa trasversalità esiste soprattutto fuori dai partiti e dalle istituzioni - nella maggioranza dei "politicamente disperati".

Per consentire una massima flessibilità - e fiducia "ontologica" - nel rispondere ai crolli sistemici in atto, si può forse pensare ad una sorta di "medioevo illuminato" in cui - per citare A.Langer e prima di lui altri - si ricerca tutto ciò che è "lento, dolce e profondo" - in un quadro di povertà materiale che sarà per molti condizione obbligata e dolorosa, ma insieme opportunità di rinascita diversa.



SCONTRO TRA PARADIGMI CULTURALI E SCIENTIFICI DIVERSI

In sintesi, si potrebbe parlare di resistenza contro una Tecnoscienza votata alla riprogrammazione bio.informatica e bio.ingegneristica della natura, e della vita, in ogni sua forma - una tecnoscenza in preda a un delirio di onnipotenza ed esaltazione, nel suo fondo oscura e disperata, perchè volta alla distruzione della nostra stessa natura umana.

A questa Tecnoscienza Riduttivista, si può opporre un nuovo Umanesimo della Complessità, che includa anche il meglio del pensiero Scientifico - ma su un piano di pari dignità culturale e politica.

E con la consapevolezza sia della grandezza, sia del lato oscuro, e dei crimini, di cui sono intessuti tutte le culture e tutte le correnti culturali - comprese ovviamente tutte quelle contemporanee.

Un Umanesimo della Complessità, dunque, basato su una Saggezza che si può definire non-duale, in quanto orientata alla ricomposizione delle fratture che attraversano e frammentano la nostra vita, la nostra psiche, la realtà in tutti i suoi livelli interconnessi.



INCONTRO TRA BIO-DIVERSITA' COLLABORANTI

Quindi lo scontro tra paradigmi culturali opposti deve essere, nel contempo, anche incontro umano e intellettuale tra le persone là dove possibile - e oltre l'impossibile - per superare e ricomporre le lacerazioni.

Questo significa anche sostenere sia la libertà di spostamento di tutti in ogni luogo, sia la libertà di rimanere nella propria terra e cultura di origine.

In definitiva, significa tendere a superare radicalmente la dicotomia amico/nemico, e avere il coraggio di parlare di empatia e fraternità universale, come ideale etico e politico - in un orizzonte di bio-diversità collaboranti.

Ideale etico, ma anche acquisizione intellettuale, unificante e non ingenua - in grado di tentare risposte globali e locali, a problemi che sono affrontabili solo su entrambi i versanti interconnessi.

Siamo all'altezza di questi compiti? Ovviamente no, nessuno lo è, inutile insistere.... e allora possiamo essere - e fare - quello che riusciamo e possiamo, accettando i nostri limiti.

Ma considerando anche che siamo un mistero a noi stessi, e che quindi le nostre risorse individuali e collettive sono in definitiva insondabili, come la vita stessa.

Luisella Chiavenuto aprile 2021

lunedì 4 gennaio 2021

Spunti per una nuova rivoluzione culturale

 

Di Bruno Sebastiani

Non mi era nota fino a qualche tempo fa (e me ne rammarico) l’instancabile ed encomiabile attività di Maurizio Di Gregorio, sia come articolista sia come libraio on line.

Il 15 giugno di quest’anno ha pubblicato nel suo sito Fiorigialli.it un articolo dal titolo “Auspicio e urgenza di una internazionale ecologista”.

L’articolo è lungo e complesso. Gli elementi di maggior interesse, a mio avviso, sono contenuti negli ultimi tre paragrafi (“Auspicio di una Internazionale Ecologista”, “Un Movimento Planetario di Liberazione” e “Trasformazione interiore e Cambiamento esteriore”), dove viene prefigurata l’unificazione di tutti gli sforzi dei vari movimenti ecologisti in un grande movimento culturale per la salvezza della biosfera.

L’altra attività di Di Gregorio, quella libraria, è complementare a quella “ideologica”. Si sa che i libri sono i veicoli su cui viaggiano le idee e il sito Il Libraio delle Stelle offre uno dei cataloghi più ricchi “sulla cultura del naturale, le arti del benessere, l’impegno sociale e la ricerca spirituale”, come recita la didascalia del sito.

Molti altri siti e movimenti sono impegnati in modo altrettanto encomiabile nel promuovere idee e comportamenti virtuosi contro il nostro dilagante egoismo di specie. Basti citare i movimenti per la decrescita, per la difesa dei diritti degli animali, contro l’inquinamento e il riscaldamento globale ecc.

Nonostante tutte queste lodevoli iniziative, la vera Rivoluzione culturale è di là da venire. Elettoralmente i vari movimenti ecologisti hanno un peso irrilevante e sotto il profilo ideologico non riescono ancora ad imporsi all’attenzione della pubblica opinione. O meglio. Moltissimi hanno compreso che stiamo distruggendo l’ecosfera, ma ben pochi modificano concretamente i propri comportamenti.

Si tratta di un problema comune a livello mondiale. Alcuni popoli / nazioni devastano più di altri, ma tutti contribuiscono, chi più chi meno, all’opera di distruzione della natura.

Nel mio ultimo libro, “L’Impero del Cancro del Pianeta”, ho cercato di illustrare come questa opera nefasta sia conseguenza di un tipo di crescita tecnico – scientifico – industriale necessaria al mantenimento di quasi otto miliardi di esseri umani e di innumerevoli apparecchiature costruite per rendere più comoda la loro vita.

Questo è un punto molto importante per la comprensione della reale situazione in cui ci troviamo. Il livello raggiunto di deterioramento della biosfera non è addebitabile all’egoismo o alla cattiva volontà di una determinata categoria di persone (politici, industriali, finanzieri o altri rappresentanti delle élite dominanti). Su questo argomento si veda il mio articolo “Il vero responsabile”, nel quale ho cercato di chiarire come tutti noi, esponenti della specie umana, generazione dopo generazione, abbiamo contribuito con ritmi crescenti a determinare quello squilibrio ambientale che mette oggi a rischio la vita sul pianeta.

Credo che da qui si debba partire per cercare di costruire una ideologia credibile e largamente condivisa. Ogni altra ipotesi non può che scivolare inevitabilmente nel tanto deprecabile “complottismo”.

La barriera che si è frapposta tra la grande maggioranza della popolazione e un ridotto numero di “antagonisti ideologici” deriva dal fatto che questi ultimi non accettano la realtà per quella che è, ma si ostinano a vedere nemici da combattere ad ogni angolo di strada.

Così non si va da nessuna parte, si rimane imprigionati in un recinto ideologico ben delimitato, una sorta di riserva indiana dove un minuscolo manipolo di contestatori non disturba più di tanto i visi pallidi che costruiscono ferrovie e scavano miniere.

Vediamo dunque su quali basi si dovrebbe invece fondare il movimento unitario preconizzato da Di Gregorio, quella Internazionale Ecologista in grado di incidere realmente sui destini dell’umanità.

Per una nuova grande rivoluzione culturale” è il titolo della Conclusione del mio già citato libro, che riprende concetti espressi in un articolo pubblicato nel 2018 su Effetto Cassandra.

Qui la rivoluzione da attuare è vista come terza dopo altre due che hanno scosso dalle fondamenta i convincimenti su cui poggiavano le società del passato.

L’individuazione di queste due rivoluzioni è di per sé assai significativa rispetto a come si debba prospettare la terza in fase di gestazione.

Perché le prime due non sono né il pensiero socratico, né l’avvento dei monoteismi, né il Rinascimento o l’Umanesimo, e neppure le grandi rivoluzioni del XVIII secolo (quella industriale e quella francese). Men che meno il formarsi degli stati nazionali o le ideologie che hanno agitato il XX secolo. Tutti questi sommovimenti hanno semplicemente costituito altrettante tappe del cammino umano verso il baratro.

La prima vera grande rivoluzione culturale si avverò nel 1543, quando Niccolò Copernico pubblicò il suo trattato “Sulle rivoluzioni delle sfere celesti”.

D’un tratto la centralità cosmica della Terra, conseguente alla superiorità universale dell’essere umano, fu spazzata via a favore della corretta visione planetaria, secondo la quale il nostro corpo celeste è uno degli infiniti esistenti, e certamente non tra i maggiori.

La seconda grande rivoluzione culturale si produsse nel 1859 e fu anch’essa conseguenza della pubblicazione di un libro, “L’origine delle specie” di Charles Darwin.

Il mito dell’essere umano creato direttamente da Dio (e forgiato a sua immagine e somiglianza) crollò di colpo lasciando il posto alla più realistica e verificabile teoria evoluzionista.

Da notare che entrambi questi due ribaltamenti epocali avvennero silenziosamente, senza il clamore delle folle che di norma accompagna le pseudo-rivoluzioni che ribaltano le classi al potere senza modificare il corso della storia.

Questa constatazione deve farci capire come i veri cambiamenti non avvengano a furor di popolo e in vista di nuovi assetti politici, bensì siano conseguenza di idee destinate ad aprire gli occhi della gente (a iniziare dalle élite culturali) sulla nostra reale dimensione di piccoli abitanti di un piccolo pianeta.

Ma da questo punto di vista la seconda rivoluzione, quella darwiniana, è da considerarsi incompleta. Ha desacralizzato l’essere umano, svelando la sua discendenza da una famiglia di primati anziché da Dio onnipotente, ma lo ha mantenuto al vertice del regno animale in virtù della sua superiorità intellettuale.

Compito della nuova rivoluzione culturale deve quindi essere quello di rivelare all’uomo la nocività di questa sua indiscussa superiorità intellettuale al fine del mantenimento dell’equilibrio globale della biosfera.

Personalmente affido il Cancrismo all’attenzione di tutti coloro che intendono promuovere questo “terremoto” culturale e chiedo ai miei lettori di immaginare come si trasformerebbe la nostra società se tutti, classi dirigenti e non, si convincessero di essere cellule tumorali maligne di quell’ “[…] animale animato e intelligente […]” che, secondo Platone (Timeo, 30b), è il nostro mondo (e questo ben 2.500 anni prima dell’ipotesi Gaia di James Lovelock!).

Si tratta di semplici spunti per un progetto da approfondire collegialmente da parte di tutti coloro che hanno a cuore la sopravvivenza della vita sul pianeta. La rivelazione di realtà occulte ha consentito in passato di sfatare convincimenti erronei forieri di tanti danni alla biosfera (i nefasti miti sulla superiorità della razza umana). Una nuova decisiva rivelazione sulla limitatezza e nocività di tale superiorità potrà forse convincere una platea ancor più vasta di uditori a modificare i propri atteggiamenti predatori nei confronti della natura.