Di Bruno Sebastiani
Non mi era nota fino
a qualche tempo fa (e me ne rammarico) l’instancabile ed encomiabile attività di
Maurizio Di Gregorio, sia come articolista sia come libraio on line.
Il 15 giugno di quest’anno
ha pubblicato nel suo sito Fiorigialli.it
un articolo dal titolo “Auspicio
e urgenza di una internazionale ecologista”.
L’articolo è lungo e
complesso. Gli elementi di maggior interesse, a mio avviso, sono contenuti negli
ultimi tre paragrafi (“Auspicio di una Internazionale Ecologista”, “Un
Movimento Planetario di Liberazione” e “Trasformazione interiore e
Cambiamento esteriore”), dove viene prefigurata l’unificazione di tutti gli
sforzi dei vari movimenti ecologisti in un grande movimento culturale per la
salvezza della biosfera.
L’altra attività di
Di Gregorio, quella libraria, è complementare a quella “ideologica”. Si sa che
i libri sono i veicoli su cui viaggiano le idee e il sito Il Libraio delle Stelle offre
uno dei cataloghi più ricchi “sulla cultura del naturale, le arti del
benessere, l’impegno sociale e la ricerca spirituale”, come recita la didascalia
del sito.
Molti altri siti e
movimenti sono impegnati in modo altrettanto encomiabile nel promuovere idee e
comportamenti virtuosi contro il nostro dilagante egoismo di specie. Basti
citare i movimenti per la decrescita, per la difesa dei diritti degli animali, contro
l’inquinamento e il riscaldamento globale ecc.
Nonostante tutte
queste lodevoli iniziative, la vera Rivoluzione culturale è di là da venire. Elettoralmente
i vari movimenti ecologisti hanno un peso irrilevante e sotto il profilo
ideologico non riescono ancora ad imporsi all’attenzione della pubblica
opinione. O meglio. Moltissimi hanno compreso che stiamo distruggendo l’ecosfera,
ma ben pochi modificano concretamente i propri comportamenti.
Si tratta di un
problema comune a livello mondiale. Alcuni popoli / nazioni devastano più di
altri, ma tutti contribuiscono, chi più chi meno, all’opera di distruzione
della natura.
Nel mio ultimo libro,
“L’Impero
del Cancro del Pianeta”, ho cercato di illustrare come questa opera
nefasta sia conseguenza di un tipo di crescita tecnico – scientifico –
industriale necessaria al mantenimento di quasi otto miliardi di esseri umani e
di innumerevoli apparecchiature costruite per rendere più comoda la loro vita.
Questo è un punto
molto importante per la comprensione della reale situazione in cui ci troviamo.
Il livello raggiunto di deterioramento della biosfera non è addebitabile all’egoismo
o alla cattiva volontà di una determinata categoria di persone (politici, industriali,
finanzieri o altri rappresentanti delle élite dominanti). Su questo argomento
si veda il mio articolo “Il
vero responsabile”, nel quale ho cercato di chiarire come tutti noi,
esponenti della specie umana, generazione dopo generazione, abbiamo contribuito
con ritmi crescenti a determinare quello squilibrio ambientale che mette oggi a
rischio la vita sul pianeta.
Credo che da qui si
debba partire per cercare di costruire una ideologia credibile e largamente
condivisa. Ogni altra ipotesi non può che scivolare inevitabilmente nel tanto
deprecabile “complottismo”.
La barriera che si è
frapposta tra la grande maggioranza della popolazione e un ridotto numero di “antagonisti
ideologici” deriva dal fatto che questi ultimi non accettano la realtà per
quella che è, ma si ostinano a vedere nemici da combattere ad ogni angolo di
strada.
Così non si va da
nessuna parte, si rimane imprigionati in un recinto ideologico ben delimitato,
una sorta di riserva indiana dove un minuscolo manipolo di contestatori non
disturba più di tanto i visi pallidi che costruiscono ferrovie e scavano
miniere.
Vediamo dunque su
quali basi si dovrebbe invece fondare il movimento unitario preconizzato da Di
Gregorio, quella Internazionale Ecologista in grado di incidere realmente sui
destini dell’umanità.
“Per una nuova
grande rivoluzione culturale” è il titolo della Conclusione del mio già
citato libro, che riprende concetti espressi in un
articolo pubblicato nel 2018 su Effetto Cassandra.
Qui la rivoluzione da
attuare è vista come terza dopo altre due che hanno scosso dalle fondamenta i
convincimenti su cui poggiavano le società del passato.
L’individuazione di
queste due rivoluzioni è di per sé assai significativa rispetto a come si debba
prospettare la terza in fase di gestazione.
Perché le prime due
non sono né il pensiero socratico, né l’avvento dei monoteismi, né il Rinascimento
o l’Umanesimo, e neppure le grandi rivoluzioni del XVIII secolo (quella
industriale e quella francese). Men che meno il formarsi degli stati nazionali
o le ideologie che hanno agitato il XX secolo. Tutti questi sommovimenti hanno semplicemente
costituito altrettante tappe del cammino umano verso il baratro.
La prima vera grande
rivoluzione culturale si avverò nel 1543, quando Niccolò Copernico pubblicò il
suo trattato “Sulle rivoluzioni delle sfere celesti”.
D’un tratto la
centralità cosmica della Terra, conseguente alla superiorità universale dell’essere
umano, fu spazzata via a favore della corretta visione planetaria, secondo la
quale il nostro corpo celeste è uno degli infiniti esistenti, e certamente non
tra i maggiori.
La seconda grande
rivoluzione culturale si produsse nel 1859 e fu anch’essa conseguenza della
pubblicazione di un libro, “L’origine delle specie” di Charles Darwin.
Il mito dell’essere
umano creato direttamente da Dio (e forgiato a sua immagine e somiglianza)
crollò di colpo lasciando il posto alla più realistica e verificabile teoria
evoluzionista.
Da notare che entrambi
questi due ribaltamenti epocali avvennero silenziosamente, senza il clamore
delle folle che di norma accompagna le pseudo-rivoluzioni che ribaltano le
classi al potere senza modificare il corso della storia.
Questa constatazione
deve farci capire come i veri cambiamenti non avvengano a furor di popolo e in
vista di nuovi assetti politici, bensì siano conseguenza di idee destinate ad
aprire gli occhi della gente (a iniziare dalle élite culturali) sulla nostra
reale dimensione di piccoli abitanti di un piccolo pianeta.
Ma da questo punto di
vista la seconda rivoluzione, quella darwiniana, è da considerarsi incompleta.
Ha desacralizzato l’essere umano, svelando la sua discendenza da una famiglia
di primati anziché da Dio onnipotente, ma lo ha mantenuto al vertice del regno
animale in virtù della sua superiorità intellettuale.
Compito della nuova rivoluzione
culturale deve quindi essere quello di rivelare all’uomo la nocività di questa
sua indiscussa superiorità intellettuale al fine del mantenimento dell’equilibrio
globale della biosfera.
Personalmente affido
il Cancrismo all’attenzione di tutti coloro che intendono promuovere questo “terremoto”
culturale e chiedo ai miei lettori di immaginare come si trasformerebbe la
nostra società se tutti, classi dirigenti e non, si convincessero di essere
cellule tumorali maligne di quell’ “[…] animale animato e intelligente […]”
che, secondo Platone (Timeo, 30b), è il nostro mondo (e questo ben 2.500 anni
prima dell’ipotesi Gaia di James Lovelock!).
Si tratta di semplici
spunti per un progetto da approfondire collegialmente da parte di tutti coloro
che hanno a cuore la sopravvivenza della vita sul pianeta. La rivelazione di realtà
occulte ha consentito in passato di sfatare convincimenti erronei forieri di tanti
danni alla biosfera (i nefasti miti sulla superiorità della razza umana). Una
nuova decisiva rivelazione sulla limitatezza e nocività di tale superiorità
potrà forse convincere una platea ancor più vasta di uditori a modificare i
propri atteggiamenti predatori nei confronti della natura.