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mercoledì 23 novembre 2016

Il picco del petrolio in un mondo privo di fatti: la nuova abbondanza petrolifera del Texas occidentale

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR


A volte ho la sensazione di vivere in un universo senza fatti dove le leggi della fisica valgono solo se ci credi. (Immagine)

Così, l'USGS se ne esce con un comunicato stampa che i media hanno immediatamente diffuso in termini di grande scoperta: 20 miliardi di barili, da qualche parte in Texas in un luogo chiamato "Wolfcamp”. Bloomberg moltiplica il numero per l'attuale prezzo del petrolio e se ne esce con un titolo che recita: “Un tesoro in petrolio da 900 miliardi di dollari”, in  un pezzo che parla di “abbondanza” e di “regalo che continua a regalare”. USA Today parla de “Il più grande giacimento di petrolio mai trovato negli Stati Uniti”. E che dire dei commenti? Solo alcuni esempi.

lunedì 4 maggio 2015

Arabia Saudita: il grande gioco del petrolio

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi




L'Arabia Saudita ha appena aumentato la produzione petrolifera a un livello record, mai raggiunto nella storia. Lo stanno facendo in un momento di prezzi del petrolio da record negativo. Cosa hanno in mente? (Immagine da Arthur Berman). 

Quando è cominciato il collasso dei prezzi del petrolio, nell'estate 2014, tutti hanno notato che l'Arabia Saudita non stava giocando il suo ruolo tradizionale di “produttrice tampone”, cioè di variare la propria produzione in modo tale da mantenere prezzi ragionevolmente costanti. Di fronte ad un crollo della domanda, dovrebbe ridurre la produzione, ma non lo ha fatto, almeno non abbastanza.

Inizialmente, ho pensato che i sauditi fossero stati presi semplicemente di sorpresa e che fossero lenti a reagire. Ma ora, col recente aumento della produzione saudita, è chiaro che hanno qualcosa in mente. Forse non hanno progettato il collasso del mercato, ma in qualche modo lo stanno cavalcando.

In questa pazzia, c'è del metodo. Ma quale metodo potrebbe esserci nell'aumentare la produzione proprio mentre i prezzi sono i più bassi? Qualsiasi testo di economia vi dirà che il mercato si deve adattare ai cambiamenti della domanda e dell'offerta in modi esattamente opposti: di fronte ad una riduzione della domanda, la produzione deve scendere a sua volta.

Naturalmente, come sappiamo tutti, ciò che si legge nei libri di testo di economia ha poco a che fare col mondo reale. E nel mondo reale c'è una strategia di mercato ben conosciuta che consiste nel far fallire i tuoi concorrenti vendendo sotto costo. L'idea è di creare un monopolio e ricuperare dopo ciò che il vincitore della lotta ha perso all'inizio. Naturalmente, è illegale, ma il fatto stesso che ci siano leggi per impedirlo significa che si fa.

Tuttavia, c'è un piccolo problema nell'applicazione di questa strategia al mercato del petrolio. Ha a che fare col fatto che il petrolio è una risorsa finita. Quindi, se i produttori riescono ad ottenere un monopolio, ciò significa che finiranno la risorsa prima degli altri. Immaginate di essere dei mercanti d'arte: vendereste i vostri Picasso a basso costo per tagliare fuori gli altri mercanti d'arte e ottenere un monopolio? Naturalmente no, ciò che otterreste è semplicemente di finire in fretta i vostri preziosi quadri di Picasso e poi di lasciare il mercato completamente aperto ad altri.

Per cui, cosa stanno facendo esattamente i sauditi? Art Berman suggerisce che stiano combattendo contro le banche che hanno reso possibile la bolla del tight oil. Dopo l'eliminazione della bolla, il mercato potrebbe ritornare a prezzi relativamente alti e massimizzare gli introiti della saudita Aramco.

L'interpretazione di Berman è certamente possibile ma, come in tutti questi casi, stiamo guardando i governi come se fossero delle “scatole nere” intenti a capire i meccanismi interni che li fanno muovere. Questo è molto rischioso: proprio come vediamo nelle nuvole delle facce che non esistono, potremmo vedere in un atto di governo un'intelligenza che non c'è. I sauditi stanno realmente pianificando un profitto a lungo termine? O stanno semplicemente valutando male l'estensione delle loro risorse?

Dopotutto, abbiamo diversi esempi di risorse non rinnovabili che sono state gestite come se fossero infinite. Considerate solo a come le risorse petrolifere del Mare del Nord sono state estratte al tasso più alto possibile quando il mercato petrolifero stava sperimentando prezzi bassi storici. Ciò ha lasciato i produttori con campi petroliferi in declino quando i prezzi di mercato hanno cominciato ad aumentare. Non è stata una strategia molto intelligente, a dir poco.

Nel caso del Mare del Nord, non c'è stata pianificazione a lungo termine, è stato solo che il problema dell'esaurimento a lungo termine non è stato capito. I sauditi sono quindi ciechi al concetto stesso di “esaurimento”? (*) E' impossibile dirlo al momento. Il solo fatto certo è che l'era dei combustibili fossili a buon mercato è finita, anche se qualche oscillazione selvaggia potrebbe farci credere che sono tornati i bei tempi – ma solo per un attimo.

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(*) Sul fatto di essere incapaci di percepire che una risorsa minerale è finita, un caso particolarmente tragico è quello dello Yemen. Per alcuni anni, ho seguito lo “Yemen Times” e, in tutto quel tempo, non sono stato in grado di leggere nessuna dichiarazione che indicasse che il problema dell'esaurimento del petrolio fosse stato capito. Ogni qualvolta veniva menzionato il declino della produzione, veniva attribuito al terrorismo, ai disordini sociali e ad altri problemi temporanei. Da ciò che ho potuto leggere, mi pare che la società yemenita fosse (ed è ancora) completamente e totalmente cieca rispetto al fatto che hanno gradualmente finito il petrolio e che l'esaurimento del petrolio è la causa principale di tutti i guai che hanno avuto e che stanno avendo ora (grafico da “our finite world”)


mercoledì 14 gennaio 2015

La vera causa dei prezzi bassi. Intervista ad Arthur Berman

Da “Energyskeptik”. Traduzione di MR

Di James Stafford

Con tutte le teorie della cospirazione che circondano la decisione dell'OPEC di novembre di non tagliare la produzione, davvero non potrebbe essere solo di un caso di semplici fattori economici? Il boom dello scisto statunitense ha avuto un'enorme propaganda, ma i numeri parlano da soli e un tale straripante ottimismo potrebbe essere stato ingiustificato. Quando si discutono dure realtà nel campo dell'energia, non c'è settore che abbia maggiore necessità di una verifica dell'energia rinnovabile. In una terza ed esclusiva intervista di James Stafford di Oilprice.com, l'esperto di energia Arthur Berman analizza:

  • Come si è verificata la situazione petrolifera e cosa c'è realmente dietro la decisione dell'OPEC
  • Cosa ha realmente in serbo il futuro per lo scisto statunitense
  • Perché le esportazioni statunitensi di petrolio sono insensate per molte ragioni
  • Quali lezioni possono essere apprese dal boom dello scisto statunitense
  • Perché la tecnologia non ha così tanta influenza sui prezzi del petrolio come si potrebbe pensare
  • Come il mix globale di energia è probabile che cambi ma non nel modo in cui molti potrebbero aver sperato

OilPrice: L'attuale situazione del petrolio – qual è la sua valutazione?

Arthur Berman: L'attuale situazione dei prezzi del petrolio è molto semplice. La domanda è bassa a causa di un prezzo alto del petrolio per troppo tempo. L'offerta è alta a causa del petrolio di scisto statunitense e del ritorno della produzione della Libia. Diminuzione della domanda e aumento dell'offerta uguale prezzo basso. In quanto all'Arabia Saudita e a suoi motivi, è a sua volta molto semplice. I sauditi sono bravi coi soldi e l'aritmetica. Di fronte alla dolorosa scelta fra perdere soldi mantenendo l'attuale produzione a 60 dollari al barile e togliere 2 milioni di barili dal mercato perdendo molti più soldi, la scelta è facile: prendere la strada meno dolorosa. Se ci sono ragioni recondite come danneggiare i produttori statunitensi di petrolio di scisto, l'Iran o la Russia, benissimo, ma si tratta solo di una questione di soldi. L'Arabia Saudita si è incontrata con la Russia prima dell'incontro di novembre dell'OPEC ed ha proposto che se la Russia avesse tagliato la produzione, l'Arabia Saudita avrebbe a sua volta tagliato e avrebbe portato almeno il Kuwait e gli Emirati a farlo con lei. La Russia ha detto “No”, quaindi l'Arabia Saudita ha detto “Bene, forse cambierete idea fra sei mesi”. Penso che la Russia e forse Iran, Venezuela, Nigeria ed Angola cambieranno idea al prossimo incontro dell'OPEC a giugno.