Tu sei
Qui, Sara scrive un commento sulla situazione ormai incancrenita del dibattito in Italia. Se era e rimane corretto non fidarsi di quello che ci raccontano i teletromboni di stato che pretendono di rappresentare "La Scienza", è altrettanto sciocco affidarsi al primo rattoppato cerebrale che spiega su youtube che ha trovato grafene nei vaccini, il che prova che sono stati progettati come strumenti per un programma di sterminio dell'umanità. Purtroppo, non c'è nessun dialogo fra i due campi opposti. Cercare di ragionare razionalmente su qualunque cosa sembra essere diventato impossibile in un paese che si trova in uno stato di paralisi culturale che ormai definiresti come simile a un paziente con danni cerebrali irreversibili. (UB)
Capisco anche chi si fida sempre meno di medici, scienziati, istituzioni e teme di essere vittima di un grande esperimento sociale. Che ci siano grandi interessi economici, ma anche di potere, dietro a quello che è accaduto durante la pandemia, ma che accade ancora adesso, dalla guerra alle nuove politiche emergenziali, è indubbio.
La cosa però che mi fa rabbia è che sia così difficile creare spazi di discussione libera.
Se da una parte abbiamo i seguaci del burionismo, i terroristi del covid19, i sostenitori della scienza che diventa religione, per cui chi porta senso critico è necessariamente un pericoloso analfabeta funzionale, novax, negazionista...
Dall'altra abbiamo le comunità che cercano di ribellarsi ma finiscono per banalizzare ogni discussione sulla pandemia, e invece di stare su un livello politico, regolarmente arrivano a sostenere che i vaccini sarebbero il male assoluto, la causa di ogni malattia.
Così come mi sono arrabbiata quando le istituzioni si sono sottratte al convegno organizzato dal Politecnico di Torino, altrettanto non sopporto più chi invita a parlare solo chi aderisce perfettamente alla propria narrazione e sostiene il proprio schieramento. Anche chi parla di una medicina personalizzata e che rispetta le scelte dei singoli viene attaccata se non demonizza il vaccino, come è capitato più volte alla sottoscritta, perché per definizione tutti i medici e gli scienziati sarebbero corrotti e inaffidabili.
In entrambi i casi lo scambio tra posizioni differenti fa problema. L'altro viene ridotto regolarmente a nemico.
Ogni discussione viene ridotta a scontro e si ripetono le parole d'ordine del proprio schieramento, senza rendersi conto che questa contrapposizione è assolutamente funzionale a chi vuole impedire una seria discussione sulla pandemia, ma in generale su dove sta andando la nostra società.
Chi alimenta queste contrapposizioni ha una grande responsabilità anche perché tutto questo porta ad un infinito senso di impotenza a livello politico. E lo stiamo vedendo a ogni livello.
Rispecchiarsi nell'identico a sé alimenta il proprio narcisismo ma impedisce di camminare e di cambiare punto di osservazione, di allargare lo sguardo. Che è ciò di cui abbiamo bisogno.
Carmelina Salvatore
Provo.
Io mi sono vaccinata nell'estate 2021, non c'era pass etc. Con molti dubbi, con molta paura perché la sensazione era quella di giocare alla roulette russa, quando i giornali rilanciavano la notizia della ragazza deceduta in Liguria.
Non ho subito discriminazioni, non ho avuto limitazioni nella mia vita e nei miei diritti.
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Provo.
Io mi sono vaccinata nell'estate 2021, non c'era pass etc. Con molti dubbi, con molta paura perché la sensazione era quella di giocare alla roulette russa, quando i giornali rilanciavano la notizia della ragazza deceduta in Liguria.
Non ho subito discriminazioni, non ho avuto limitazioni nella mia vita e nei miei diritti.
Molti miei amici non si sono vaccinati. Loro sono stati discriminati, hanno avuto limitazioni nella vita e nei loro diritti. Alcuni erano padri di famiglia, a cui non è stato consentito neanche di vedere la recita di Natale a scuola del figlio, compagno di classe di mia figlia. Io e mio marito eravamo alla recita con un groppo in gola pensando a lui. Un dispiacere indimenticabile.
Quella discriminazione, quella umiliazione io l'ho sentita sulla mia pelle, benché non mi riguardasse direttamente. Mi ha spaventata, ha umiliato profondamente il mio personale senso sociale ed umano. È come se lo avessero fatto a me.
In questo, e nei mesi in cui tutto ciò è accaduto, non si può parlare di banalizzazione di posizioni perche la gravità assoluta di cio che è accaduto ci ha consegnato una società, un sistema di diritto, un sistema di regole troppo diversi da quelli di prima che conoscevamo tutti. Chi ha vissuto quelle discriminazioni in via diretta ha vissuto un vero e proprio trauma emotivo dal quale per molti di loro è molto difficile riprendersi. È questo trauma che impedisce il dialogo. Ed io lo capisco. È stato troppo, troppo per loro perfino perdere lo stipendio per campare la famiglia e i figli. Una umiliazione indicibile per le persone. Come si fa a dialogare per loro o chiedere a loro una posizione meno agguerrita?
È stato un trauma sociale, al pari di quello storico politico culturale sociale tra neri e bianchi ad esempio.
Perché è l'ideologia in sé della discriminazione che fa danno e lo fa in maniera molto profonda, non la singola o la specifica discriminazione in un dato momento storico o in uno specifico paese del mondo.
Sono stata prolissa, lo so.
Ma per me, anche come donna di legge, è una ferita che non rimargina. Figuriamoci per chi lo ha vissuto direttamente.
Credo che per questo noi riusciamo a conservare un equilibrio nelle valutazioni delle circostanze e dei fatti, ma tante altre persone no.
Quella discriminazione, quella umiliazione io l'ho sentita sulla mia pelle, benché non mi riguardasse direttamente. Mi ha spaventata, ha umiliato profondamente il mio personale senso sociale ed umano. È come se lo avessero fatto a me.
In questo, e nei mesi in cui tutto ciò è accaduto, non si può parlare di banalizzazione di posizioni perche la gravità assoluta di cio che è accaduto ci ha consegnato una società, un sistema di diritto, un sistema di regole troppo diversi da quelli di prima che conoscevamo tutti. Chi ha vissuto quelle discriminazioni in via diretta ha vissuto un vero e proprio trauma emotivo dal quale per molti di loro è molto difficile riprendersi. È questo trauma che impedisce il dialogo. Ed io lo capisco. È stato troppo, troppo per loro perfino perdere lo stipendio per campare la famiglia e i figli. Una umiliazione indicibile per le persone. Come si fa a dialogare per loro o chiedere a loro una posizione meno agguerrita?
È stato un trauma sociale, al pari di quello storico politico culturale sociale tra neri e bianchi ad esempio.
Perché è l'ideologia in sé della discriminazione che fa danno e lo fa in maniera molto profonda, non la singola o la specifica discriminazione in un dato momento storico o in uno specifico paese del mondo.
Sono stata prolissa, lo so.
Ma per me, anche come donna di legge, è una ferita che non rimargina. Figuriamoci per chi lo ha vissuto direttamente.
Credo che per questo noi riusciamo a conservare un equilibrio nelle valutazioni delle circostanze e dei fatti, ma tante altre persone no.
E questo vale per i vaccini e per il pass e per i medici. Per tutto ciò che riguarda questi tre anni.
(Scopro per esempio che si usa ora la parola vaccino per il cancro. Se lo chiamassimo "immunoterapia" la gente non sbarellerebbe. Invece sbarella e forse a buona ragione. Il cancro non nasce da un agente infettivo. Ma tant'è)
(Scopro per esempio che si usa ora la parola vaccino per il cancro. Se lo chiamassimo "immunoterapia" la gente non sbarellerebbe. Invece sbarella e forse a buona ragione. Il cancro non nasce da un agente infettivo. Ma tant'è)