sabato 4 febbraio 2023

La Fine dell'Internazionalismo: e ora come la mettiamo con il cambiamento climatico?

 



L'Internazionale Comunista nasce al tempo della Comune di Parigi, verso il 1870. Una reazione contro la vittoria del nazionalismo Prussiano sopra l'internazionalismo che il secondo impero francese di Napoleone III ancora coltivava. Ma, nonostante l'internazionalismo di maniera del comunismo sovietico, il trionfo del nazionalismo è stato completo durante il ventesimo secolo. E oggi ci ritroviamo di fronte a un ritorno di fiamma del nazionalismo più esasperato sotto il nome di "sovranismo." 


Come possiamo affrontare problemi globali in una prospettiva nazionale? Sembra un'impresa persa in partenza, e probabilmente lo è. Di fronte ai problemi sempre più pressante del cambiamento climatico, del degrado dell'ecosistema, dell'esaurimento delle risorse, la società umana si sta rifugiando in un nazionalismo sempre più esasperato. Ma allora, cosa fare? 

Sono pochi che ci stanno ragionando sopra. Uno è Daniele Conversi che mette i problemi sul piatto con il suo recente libro "Cambiamenti Climatici, Antropocene e Politica", e non a caso, riparte dal Club di Roma per rivisitare la situazione attuale. Il Club era stato forse la prima entità che al tempo dello studio del 1972, "I Limiti dello sviluppo" che aveva cercato di affrontare problemi globali con un approccio globale. Era stato un fallimento, ma anche un punto di partenza che aveva generato molti tentativi paralleli di gestire le risorse globali per il bene di tutta l'umanità.

Sfortunatamente, dopo 50 anni di lavoro non abbiamo visto nessun progresso reale nel tentativo di costruire strutture globali per gestire i beni comuni del pianeta. Con i problemi globali che diventano sempre più pressanti, più il dibattito si rifugia in un nazionalismo esasperato che prende oggi il nome di "sovranismo." 

Quest'anno, abbiamo visto il crollo rapido e probabilmente irreversibile di certe entità che una volta sembravano una solida base sulla quale costruire delle azioni a livello planetario. La COP27 -- la conferenza delle parti sul cambiamento climatico -- si è svolta quest'anno a Sharm el Sheik, in Egitto, dando più che altro l'impressione di un viaggio-vacanze organizzato dal ClubMed, completo con la dimostrazione di un set di pentole in vendita a prezzi modici. Poi, l'incontro annuale del "World Economic Forum" a Davos ha visto la prudente assenza di molti dei leader mondiali, lasciando spazio a creature che sono ormai ridotte a caricature di se stessi, come Klaus Schwab che sembra sempre di più il fratello cattivo di Babbo Natale (quello che ti porta via i regali). Per non parlare dell'OMS, che sta suscitando l'ira funesta di tutti quanti cercando di imporre un trattato internazionale sulle emergenze pandemiche, senza neanche un briciolo di pudore per ammettere di aver completamente sballato la gestione di quella del Covid. E non dimentichiamoci dell'IPCC. Vi ricordate dell'IPCC? L'international panel sul cambiamento climatico. Sapete che ha tirato fuori uno dei suoi rapporti l'anno scorso? Un rapporto importantissimo. Certo... Ah... e poi l'Unione Europea.... Europea cosa?

Insomma, se ne è sciolto di ghiaccio in Groenlandia dal tempo in cui Peccei cercava di mettere insieme i leader mondiali per concordare azioni a livello internazionale che portassero a una miglior distribuzione e una miglior gestione dei beni comuni del pianeta. Non è detto che non si riesca ad arrivarci attraverso un "Nazionalismo Verde" come nota Conversi nel suo libro. Certamente, è un'impresa molto in salita, ma come dice lui a conclusione del libro "nulla dovrebbe essere escluso a priori." Parlarne non vuol dire che li si possano risolvere, ma perlomeno si può provare a parlarne in modo realistico, senza pensare che certi fantasmi del passato abbiano ancora rilevanza nel mondo attuale.