sabato 13 febbraio 2021

Mentre Troia brucia, è inutile che Cassandra continui a profetizzare la sventura

 

 

Enea fugge da Troia mentre la città brucia. C'è vita dopo il collasso di Seneca

 

La mia proposta di chiudere il blog di Cassandra ha ricevuto diverse risposte. Alcune dicono che, si, ormai il blog ha esaurito la sua spinta propulsiva. Altre dicono che è un peccato che dopo 10 anni, Cassandra sparisca dal Web o perlomeno rimanga in silenzio. Ho anche ricevuto la gentile offerta di "Sampei" di tradurre in Italiano i post che appaiono su "The Seneca Effect" che rimpiazza il blog in inglese "Cassandra's Legacy."

Certo, si potrebbe dare una spinta positiva al blog in Italiano traducento i post dall'inglese. Ma credo che il problema sia un altro. In primo luogo, è ormai da tempo che la traduzione automatica ti permette di accedere a post in lingue diverse senza sforzo. Da tempo, Cassandra's Legacy -- e ora Seneca -- hanno un bottone in altro a destra che traduce i post in un italiano comprensibile, anche se non perfetto. 

E' che proprio il messaggio di Cassandra si è allontanato dal dibattito mainstream in Italia e ora risulta del tutto incomprensibile ai più. Per esempio, fino a qualche anno fa, i miei post in Inglese venivano spesso tradotti su Don Chisciotte, ma ora non più. 

E allora vedete qual'è il problema? Cassandra aveva cercato di allertare i troiani sul pericolo in vista, ma ora che tutti vedono che Troia brucia (anche se molti negano, perlomeno ufficialmente)  è inutile continuare a profetizzare "Troia brucerà." Troppo tardi. 

Cassandra è ormai fuori dal gioco. Non le resta che guardare il disastro scuotendo la testa. Poi, alla Cassandra dell'Iliade andò molto male, presa a colpi d'ascia dalla moglie di Agamennone, Clitemnestra. Ma questo è un dettaglio.   

Nel mondo di oggi, il dibattito si è frammentato in vari rivoli. La sinistra è arroccata una visione obsoleta che non vede la crisi delle risorse. E' un po' come se il partito socialdemocratico troiano sia impegnato nella difesa delle pensioni dei lavoratori troiani -- mentre Troia brucia. 

La destra, poi, ha scoperto una combinazione di sovranismo/razzismo che trova consensi negli strati meno acculturati, ma che nella situazione attuale fa solo danni. E' come se il partito "Fratelli di Troia" si impegnase nel "Troxit", ovvero l'uscita di Troia dall'Unione Anatolica con l'annessa sovranità monetaria ottenuta coniando moneta in rame placcato al posto delle monete d'oro dell'Unione Anatolica. E a cacciar via i lavoratori stranieri. Mentre Troia brucia. 

Infine, gli ambientalisti sono bloccati in quello che io chiamo la "sindrome del colibrì," ovvero pensare che l'incendio di Troia si possa spegnere buttandoci sopra qualche goccia d'acqua. Sono rimasti alle piste ciclabili, ai doppi vetri, alle lampadine a basso consumo e altre misure del tutto insufficienti, o peggio, controproducenti, come l'idrogeno. Allo stesso tempo, si oppongono a quella che poteva essere l'unica misura risolutiva della crisi: l'energia rinnovabile. Mentre Troia brucia, il partito ambientalista troiano discute di nuove corsie preferenziali per le bighe. 

Invece, i poteri forti si sono perfettamente resi conto della situazione e stanno manovrando per tirarsene fuori con il minimo di danni. Mentre Troia bruciava, Enea se ne scivolava via lasciando i fessi, come il figlio di Priamo, Deifobo, con l'acciarino in mano a farsi massacrare dagli Achei. 

E Cassandra? Poveraccia, secondo Virgilio aveva cercato di scappare con Enea, ma poi Enea l'aveva mollata con un bel calcio nel sedere. Probabilmente Enea si era messo d'accordo con Agamennone molto prima: tu ti prendi Cassandra e ne fai quello che vuoi, in cambio mi lasci sgattaiolare via con i miei. E così è andata.

A parte le reminiscenze dell'Iliade, è chiaro che il messaggio di Cassandra ormai non è più né capito né ascoltato. E' inutile profetizzare "Troia brucerà" mentre Troia sta già bruciando. Un messaggio più comprensibile sarebbe, "Brutti imbecilli, non vi accorgete che Troia sta bruciando?" Al che la risposta potrebbe essere: "Profetessa dei miei cojoni, e allora che dobbiamo fare?"

Ed questa è la domanda: che dobbiamo fare?







18 commenti:

  1. La mia proposta è di iniziare a riscrivere l'intera storia dell'umanità in ottica "distruttiva" anziché "costruttiva". Se è vero che sono le idee a muovere il mondo, interpretare le varie fasi della cosiddetta "civiltà" come altrettante fasi di una malattia planetaria può far aprire gli occhi a tante persone e indurle a modificare i propri stili di vita. Se un simile "movimento" riuscisse a coinvolgere anche gli intellettuali e gli artisti in buona fede, un barlume di speranza si potrebbe accendere (ricordiamo la frase di Dostojevski "La bellezza salverà il mondo"). Non dimentichiamo le migliaia e migliaia di giovani che hanno manifestato per la salvezza del Pianeta. Vogliamo lasciarli senza una speranza per il futuro? Il compito dell'intellettuale è molto importante, dobbiamo valorizzarlo cercando aggregazioni culturali. Da questo punto di vista a mio avviso il compito di Effetto Cassandra non è affatto concluso. Va forse ripensato cercando sinergie con altri blog analoghi.

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    1. Non c'è speranza senza un cambiamento culturale. Un nuovo "paradigma", come si dice. Altrimenti quando parli di decrescita, di diritti dei fiumi, di vivere bene con meno, la gente dice: "eh??" e non capisce.

      Guardo molti video dello storico Alessandro Barbero, ultimamente. Persino una persona intelligente come lui si illumina quando parla di Medioevo come periodo di crescita, di traffici, degli imperi multiculturali e della loro raffinatezza... non dico che sia sbagliato, ma se avessimo un riflesso condizionato per cui a ogni esultanza per l'espansione umana contrapponessimo almeno la consapevolezza del prezzo che pagavano l'ambiente e i popoli che vivevano in armonia con esso, sarebbe già una gran cosa.

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  2. Non so se i poteri forti, dal chiuso dei loro consigli di amministrazione, abbiano il polso di quello che covano le piazze. Da come ripropongono certi ministri sembrerebbe di no.

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  3. Dissento su alcune analisi ma concordo con l'idea di fondo.
    Stiamo vivendo un periodo di transizione ma non vedo i "lidi sicuri" dove i furbi possano scappare con i sacchi d'oro, nenache la paventata "colonia marziana" di Musk è più di un miraggio per illusi, dall'ultimo Davos il ritmo è cambiato: ormai siamo globali ma non possiamo più essere globalisti-neoliberisti, da un lato esportare l'inquinamento è ormai controproducente ancheeconomicamente e dall'altro l'EREI delle guerre per le risorse è negativo.
    Di soluzioni militari non ne vedo, già oggi la possibilità di una guerra tra medie potenze regionali è ridicolmente bassa perchè l'unico effetto sarebbe trovarsi logorati senza poter davvero ottenere qualcosa senza il consenso dell'avversario mentre uno scontro tra big è l'invito ad una guerra nucleare giocata con ICBM e salve di missili nucleari: in entrambe i casi si parla di tutto (così tanti da sovverchiare le difese) o nulla!
    Rimane la questione risorse energetiche, a memoria ho sentito un intervista con il CEO di ENI che faceva notare come con i pannelli moderni una frazione del deserto libico fosse sufficiente a alimentare l'Europa, l'idea di utilizzare sia la trasmissione diretta di elettricità che di applicare lo schema dell'idrogeno (anche se vedo meglio quello di Sabatier https://it.wikipedia.org/wiki/Reazione_di_Sabatier )non è così assurda: pa possibilità tecnica esiste ma si scontra con le intenzioni e gli interessi più che con i limiti pratici.
    Roma brucia, Nerone canta (fantastico mito), domani verrà ricostruita in marmo dove oggi le stamberghe di legno affollano i colli, oggi siamo tutti troiani ma anche achei, tutti sulla stessa barca chiamata Terra da cui nessuno può fuggire su una scialuppa verso un "porto di salvezza" a prescindere da quanti soldi e potere abbia!

    PS chi non credesse che la versione militare sia inapplicabile si riveda la guerra del Nagorno-Karabakh, nonostante gli interessi in gioco il miglior pareggio mai visto. Se vi appassiona ci ho fatto un articoletto (Nagorno-Karabakh ) nel quale la parte migliore è la citazione dei taiwanesi: anche nello scontro Cina-Taiwan la questione è aperta, guerra asimmetrica e sporcate varie consentirebbero alla piccola isola di risultare un boccone MOLTO costoso da mangiare!

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    1. Beh, hai centrato un punto: al momento, non ci sono posti sicuri dove i furbi (e i ricchi) possono scappare. Ma li si possono creare con metodi, diciamo, un tantinello drastici. E credo che sia proprio questo il piano.

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    2. Egregio professore mi scusi se mi intrometto ma le devo chiedere se pensa che il covid abbia un nesso se non altro un modo per controllare le masse riottose di decrescere.

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    3. Carissimo professore posso credere che ci abbiano provato, non dubito di bunker sotterranei o isolate ville nella vergine Nuova Zelanda ma....
      L'esperimento Biosfera 2 c dimostra la difficile precaria condizione di un microcosmo chiuso (nonostante il buon lavoro di BIOS-3 https://en.wikipedia.org/wiki/BIOS-3 )legato all'eccessiva semplicità che non permette vie ridondanti di ammortizzazione delle fluttuazioni, i castelli invece soffrono della necessità di uomini fedeli che, pur avendo le armi, non defenestrino i "sovrani" pur avendone mezzi e convenienze.
      L'idea del "posto sicuro" è paradossalmente infantile, una reminiscenza dell'utero, più simile ad una favola consolatoria che ad un progetto..... Le consiglio un bell'articoletto: https://impattoreale.com/sopravvivenza-dei-ricchi/

      Viviamo un mondo di paradosso dove sono proprio le armi più terribili a garantire l'impossibilità del ripetersi di guerre globali di sterminio (dottrina MAD), dove ogni progresso bellico allontana la possibilità di guerra cinetica (https://realprospettive.blogspot.com/2021/02/nagorno-karabakh-una-guerra-che-cambia.html il mio modesto contributo), dove l'efficienza espande l'uso (Paradosso di Jevons) ed in generale dove la scarsità stimola l'abbondanza. Flussi e riflussi di maree che ci spingono un gradino alla volta verso il diventare adulti, superando le sfide si cresce, affrontando limiti ed errori si evolve, cadendo e rialzandosi si impara a camminare. Questa innegabile realtà logica è la base dell'archetipo dell'eroe, colui che affronta la sfida insormontabile e dopo lunghe epopee trionfa. Non vedo come questi volponi pensino di sfuggire alla logica, cercano di rimanere sempre identici a sè stessi, più immutabili della pietra, nonostante il dinamismo del mondo, gli faccio i miei migliori auguri ma mi risulta che l'unica soluzione efficace per il loro profondo desiderio sia la mummificazione!

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    4. òPasquale, mi pare che la tua domanda al prof non possa avere risposta nemmeno se il prof ce l'avesse davvero. Secondo Gail Tverberg i vari great reset, rinnovabili, idrogeni di tutti i colori non sono altro che il classico specchietto per le allodole o meglio per le locuste decerebrate:
      https://ourfiniteworld.com/2021/02/03/where-energy-modeling-goes-wrong/

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  4. Qualcuno di voi ha letto il romanzo RAIMBOW SIX di Tom Clancy ?
    Sembra il classico romanzo di spionaggio come tanti altri, ma alla base c'è l'idea di una via di salvezza planetaria valida soltanto per le elites che, soprattutto oggi in tempi di pandemia, non può essere del tutto ignorata.

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  5. beh , se il medioevo prossimo venturo (https://it.wikipedia.org/wiki/Il_medioevo_prossimo_venturo) è ineludibile , si potrebbe lavorare per cercare di ridurne la durata , le perdite umane.... che so , cercare comunque di aumentare la produzione di energie rinnovabile ... fare adattamento oltre che mitigazione insomma ... certo non fare niente non aiuta ,poi cosa fare esattamente non so, certo che quando l'impero romano è crollato comunque qualcosa della sua cultura negli scriptoria deimonasteri è sopravvissuto

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    1. Mi hai dato un'eccellente idea. "Il Medioevo Fotovoltaico." Potrebbe essere il titolo di un nuovo blog. (ne avevamo già uno chiamato "Rimedio Evo"

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    2. Rimedio Evo è bellissimo! E ha almeno due significati...

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  6. Anche se in teoria una comunità / nazione / coalizione di popoli volesse davvero cambiare stile di vita, ridurre i consumi, affidarsi solo alle rinnovabili, eliminare gli sprechi... FORSE potrebbe funzionare. Ma questa comunità nel giro di pochissimo si ritroverebbe debole, con una economia ai minimi termini, e - di conseguenza - indifesa verso altre nazioni che volessero approfittarne per depredare le risorse rimaste, nel caso peggiore, oppure invasa da immigrati da altre aree che invece non si sono preparate per tempo, e quindi tutti i sacrifici fatti sarebbero inutili in ogni caso. La realtà è che la specie umana, presa nel suo insieme, si comporta esattamente come le altre specie animali quando non hanno nemici naturali a controllarne il numero: cresce senza limiti finchè c'è cibo disponibile, fino alla catastrofe finale, con la riduzione forzata causata dalla fame e dalle carestie.

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  7. sono sicuro che a Davos sanno come portare il cappello. Per me incentiveranno le rinnovabili, come paracadute per l'esaurimento fossile, del quale faranno in modo di diminuirne il consumo per prolungarne l'uso. Il dirupo non ci sarà, perchè il BAU non ci sarà. Abbiate pazienza, Roma non fu fatta in un giorno. D'altronde il problema vero non sono le risorse, ma l'entropia. Questo è un problema che non può essere risolto, perchè può solo aumentare o rimanere costante solo in determinate condizioni. I fossili fanno solo parte del problema. Abbiate fede, troveranno il sistema per rallentarne e fermarne l'aumento, se ne avranno il tempo. E di tempo ce n'è ancora abbastanza. Se poi il prof e noi riusciremo a fare i colibri, tanto meglio. Ci saranno meno locuste decerebrate in giro.

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  8. "gli ambientalisti allo stesso tempo, si oppongono a quella che poteva essere l'unica misura risolutiva della crisi: l'energia rinnovabile."

    Ma siamo sicuri? Dalle mie parti e' tutto foderato di pannelli fotovoltaici, il problema semmai e' che l'esito finale e' di alimentare i bimotori Tesla da due tonnellate e 600 cavalli. Quello che viene risparmiato da una parte, viene sprecato, moltiplicato per due, dall'altra. Il famoso, stracitato, paradosso di jevons.

    D'altra parte, sono ormai vent'anni che su tutti gli organi d'informazione di confindustria e associati si batte e si ribatte ossessivamente sull'economia green in cerca del nuovo "business as not usual", e non e' per niente vero neanche che non se ne parla sui media generalisti, sono anni che non si parla quasi d'altro che di ambiente, inquinamento, CO2 e riscaldamento globale, esagerando ogni nonnulla meteorologico, tranne adesso, comprensibilmente, che c'e' l'emergenza covid (e non si parla d'altro che di covid...).

    Gaia dice che ci vorrebbe un cambiamento culturale, di paradigma. Io non sarei cosi' ottimista, credo che la volonta' di potenza sia intrinseca alla natura neotenica, infantile, presuntuosa, competitiva, dell'essere umano. Per cambiargliela, bisognerebbe smontarlo e rimontarlo in modo diverso, togliendo dei pezzi e aggiungendone degli altri, ma non credo che poi funzionerebbe lo stesso. Anzi non credo proprio che funzionerebbe. Il cosiddetto male.

    In un certo senso la natura tendenzialmente immodesta e prevaricatrice dell'essere umano trasuda anche dai blog piu' pacifisti e ambientalisti (cosa che all'epoca mando' in profonda crisi esistenziale il povero Alex Langer, faccenda che venne subito spazzata sotto il tappeto piuttosto che ammettere di star sbagliando qualcosa di cosi' profondo: ne paghiamo ancora lo scotto).

    Comunque, appunto, un'idea potrebbe essere quella di riesaminare il percorso passato per trovare cosa e dove si e' sbagliato, magari per aver posto qualche accento sbagliato sull'argomento sbagliato al momento sbagliato, a meno che non si ritenga, come pare sia di moda oggi, che non si e' mai sbagliato nulla, e che e' tutta colpa degli altri che non capiscono niente, appunto uno dei modi in cui si manifesta la secondo me poco commendevole natura umana come accennata sopra.

    Se questo e' il problema, non credo che sia risolubile, se non trasformando non la cultura, ma l'emotivita' dell'essere umano, il che e' impossibile, se non forse col chip nel cervello di cui parla Miguel. E allora avanti anche col chip nel cervello, in nome dell'ambiente... o e' meglio di no?

    firmato winston

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  9. L'ambientalismo è arrivato ad un punto di non ritorno quando abbiamo compreso che il problema di fondo sono gli esseri umani. Problema non risolvibile se non attraverso l'estinzione della nostra specie. Giunti a quel punto non resta più nulla da fare se non attendere pazientemente l'inevitabile.
    P.s.: stamattina ad un tizio che domandava "ma allora dovremmo tornare all'età della pietra?" ho risposto che no, non basta, bisogna tornare a prima del pollice opponibile.

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  10. Win e Marcopie, in fondo basterebbe avere la coscienza e l'intelligenza di fermarsi davanti al male, ma nessuno ormai da secoli, forse millenni induce e insegna un tale comportamento a livello sociale. C'è rimasto giusto qualche santo vero e qualche mago fuor di testa, ma tanto non contano una mazza e non disturbano, quindi li lasciano in pace.

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