Questo video, prodotto da Walt Disney nel 1958, mostra il mitico boscaiolo americano Paul Bunyan, sconfitto dalla sega a vapore in un orgia di distruzione della foresta -- ovviamente i veri sconfitti sono gli alberi, ma a quel tempo a queste cose non si faceva caso.
Qui di seguito, la lettera che io e Ilaria Perissi stiamo sottomettendo al MIPAAF (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) per invitare a una maggiore cautela nel considerare le foreste soltanto come un "servizio ecosistemico" da sviluppare al massimo possibile. Mi veniva in mente di scrivere alla fine, "e in ogni caso i boschi non sono una risorsa economica ma un dono della Dea" -- ma forse è meglio che non lo faccia.
Non che ci daranno retta, è solo per farsi sentire. Se avete voglia di scrivere anche voi qualcosa, potete farlo a questo link. Non costa niente ed è una piccola soddisfazione che ci possiamo prendere. Fra i protestatori, anche il nostro Jacopo Simonetta (vi passerò le sue osservazioni nel prossimo post). Attenzione che la data di scadenza per presentare osservazioni è il 28 Maggio!
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Al Mipaaf
Oggetto: strategia forestale nazionale
Gentile ministro,
Non che ci daranno retta, è solo per farsi sentire. Se avete voglia di scrivere anche voi qualcosa, potete farlo a questo link. Non costa niente ed è una piccola soddisfazione che ci possiamo prendere. Fra i protestatori, anche il nostro Jacopo Simonetta (vi passerò le sue osservazioni nel prossimo post). Attenzione che la data di scadenza per presentare osservazioni è il 28 Maggio!
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Al Mipaaf
Oggetto: strategia forestale nazionale
Gentile ministro,
Ci permettiamo con queste osservazioni di far notare alcuni difetti di fondo
insiti nella struttura del documento sulla Strategia Forestale
Nazionale: quello di considerare la biomassa legnosa come una
significativa fonte di energia rinnovabile e di altri usi sostitutivi
del petrolio e degli idrocarburi fossili in generale
Questo
appare chiaro fin dall’inizio del documento, dove si dice per
esempio che si prevede (p. 6):
“un
aumento, a partire dai Paesi a più alto tasso di sviluppo, dei
consumi energetici per produzioni termiche, ma anche di energia
elettrica e di bio-fuel per il settore dei trasporti”
E,
come si legge nella stessa pagina, si prevede
….
un aumento correlato ai consumi di biomasse legnose conseguente alle
politiche di de-carbonizzazione e quindi all’affermazione di nuovi
impieghi di materie prime rinnovabili nella bio-economia:
bio-plastiche, bio-tessili, bio-medicinali, prodotti ingegnerizzati
per l’edilizia e tutti gli altri nuovi materiali in grado di
sostituire prodotti ricavati da fonti non rinnovabili. “
Questa
visione rappresenta un errore fondamentale nel contesto della
transizione energetica che il nostro paese sta affrontando, come pure
gli altri paesi definiti come ad “Alto tasso di Sviluppo” nel
documento. Un errore sottolineato dalla terminologia usata, con l’uso
di concetti quali “servizi ecosistemi” – non credo che ci sia
bisogno di sottolineare che il concetto che l’ecosistema è “al
servizio” dell’umanità è basato su una visione ottocentesca
dell’economia e che oggi è, quantomeno, fuori luogo.
Andando
nel dettaglio, va detto che è ancora diffusa l’idea che la
biomassa legnosa sia sfruttabile come fonte di energia rinnovabile e
sostenibile, un valido strumento per mitigare il problema del
riscaldamento globale. Ma anche questa si sta rivelando una visione
obsoleta. La ricerca più recente (vedi i riferimenti bibliografici)
ha evidenziato i limiti di questa idea.
Se
è vero che, in teoria, il biossido di carbonio immesso
nell’atmosfera dalla combustione delle biomasse verrà prima o poi
riassorbito dall’ecosistema, il processo è dinamico e ha un suo
ciclo la cui lunghezza decennale incompatibile con gli obbiettivi di
decarbonizzazione stabiliti dal trattato di Parigi del 2015.
In
aggiunta, i risultati dell’analisi di processo mediante LCA (life
cycle analysis) indicano come l’energia da biomassa sia un processo
sempre poco efficiente, che alle volte richiede un consumo di energia
fossile paragonabile o anche superiore a quello che produce. Ovvero,
il parametro noto come EROEI (energy return of energy invested) è
spesso vicino a 1 o anche inferiore.
Questo
basso ritorno energetico è particolarmente vero per i
biocombustibili, i quali sono in ogni caso una tecnologia perdente
per via della loro bassa efficienza di produzione (per non parlare
del loro uso in motori termici a bassa efficienza anche loro).
In
sostanza, bisogna dire con chiarezza che la biomassa NON è una forma
di energia rinnovabile e, in particolare, NON è una forma di energia
adatta al nostro paese, se non per applicazioni locali e marginali.
Sappiamo tutti molto bene che l’Italia non
è non un paese che possiede
ampie risorse sfruttabili di biomassa. Stabilire una strategia
nazionale basata sull’idea di una crescita dello sfruttamento delle
foreste rischia di sprecare
preziose risorse economiche e danneggiare seriamente l’ecosistema
boschivo anche di più di quanto non è danneggiato attualmente e in
modi che non sarebbero rimediabili se
non in tempi molto lunghi.
L’Italia,
come tutti sappiamo, è il paese del sole ed è dal sole che deve
trovare l’energia di cui ha bisogno per il futuro usando tecnologie
moderne e ad alta efficienza come per esempio, ma non solo, l’energia
fotovoltaica.
Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali (INSTM)
Prof. Ugo Bardi,
Dipartimento di Chimica, Università di Firenze
Bibliografia
CO2
emissions from biomass combustion for bioenergy: atmospheric decay
and contribution to global warming. F.
Cherubini, G.P. Peters, T. Berntsen, A. H. Stromman E. Hertwich
GCB
Bioenergy, Volume 3, Issue 5, 2011
Does
replacing coal with wood lower CO2 emissions? Dynamic lifecycle
analysis of wood bioenergy
John
D Sterman, Lori Siegel, and Juliette N Rooney-Varga3
Environmental
Research Letters, Volume 13, Number 1
The
Biofuel Delusion: The Fallacy of Large Scale Agro-Biofuels Production
Authors Mario
Giampietro, Kozo Mayumi, Earthscan,
2009