Guest post di Bruno Sebastiani
Nota: questo post è stato scritto prima della grande crisi del coronavirus, un tempo che sembra ormai preistorico. Tuttavia, molte delle considerazioni di Sebastiani sembrano particolarmente appropriate alla situazione attuale, non tanto per le accuse fatte al 5G di aver causato l'epidemia, ma per l'uso che si programma di farne per ottenere un controllo sempre più stretto di ognuno di noi (UB)
Ho assistito giorni fa a un dibattito dal titolo “5G, rischi o opportunità”. Il tema è stato introdotto da medici e fisici che hanno focalizzato la loro attenzione sull’aspetto “rischi per la salute”, mentre l’aspetto “opportunità” è stato sviluppato da Pietro Guindani, Presidente di Vodafone Italia e di Assotelecomunicazioni.
Nota: questo post è stato scritto prima della grande crisi del coronavirus, un tempo che sembra ormai preistorico. Tuttavia, molte delle considerazioni di Sebastiani sembrano particolarmente appropriate alla situazione attuale, non tanto per le accuse fatte al 5G di aver causato l'epidemia, ma per l'uso che si programma di farne per ottenere un controllo sempre più stretto di ognuno di noi (UB)
Ho assistito giorni fa a un dibattito dal titolo “5G, rischi o opportunità”. Il tema è stato introdotto da medici e fisici che hanno focalizzato la loro attenzione sull’aspetto “rischi per la salute”, mentre l’aspetto “opportunità” è stato sviluppato da Pietro Guindani, Presidente di Vodafone Italia e di Assotelecomunicazioni.
L’avvento ormai prossimo della
rete che consentirà lo sviluppo planetario di “Internet delle cose” (IoT) sta
suscitando molte polemiche.
Ma quasi tutte le critiche
e le perplessità sono connesse all’aspetto fisico delle infrastrutture necessarie
a consentire il funzionamento di questa rete di quinta generazione.
Lunghezze d’onda,
frequenze, numero di antenne e di satelliti: ecco i principali elementi che
destano preoccupazione, tutti con riguardo alla salute umana, solo secondariamente
ai danni che possono arrecare all’ambiente (taglio di alberi, inquinamento visivo
in cielo ecc.).
In un altro articolo ho
descritto come si dispiegherà in terra, sott’acqua e in cielo quella che ho
definito la Rete
Sinaptica Mondiale.
Qui vorrei soffermarmi sul
suo reale significato e sul suo effettivo pericolo per la biosfera, che è altra
cosa rispetto alla sua nocività per la salute umana.
È probabile, se non certo,
che tale nocività sussista, ma come quasi sempre accade verranno trovati rimedi
per contenerne gli effetti, secondo la solita tattica di rinviare il redde
rationem. Non è escluso che qualche casa farmaceutica possa anche trarre dei
vantaggi economici da tale situazione di nocività.
Ma, ripeto, non è questo
il punto.
Ho titolato il mio nuovo
libro di prossima pubblicazione “L’Impero del Cancro del Pianeta”. Con tale espressione
ho inteso definire l’organizzazione socio-economico-politica che sta divorando
gli ultimi tessuti sani del pianeta. È lo stadio più avanzato della malattia
che noi rappresentiamo per la biosfera. Quelle che erano masse tumorali più o
meno estese, attraverso il processo di metastatizzazione hanno raggiunto ogni
parte del globo e ora stanno agglomerandosi in una massa unica onnicomprensiva
e onnipervasiva.
Questa massa è l’impero
del cancro del pianeta, composto da miliardi di cellule “malate”, da un numero assai
più grande di cellule “alterate” (gli animali degli allevamenti intensivi, i
pesci delle aquafarm e le piante delle monocolture, tutti destinati all’alimentazione
delle cellule “malate”, ma che anch’essi richiedono nutrimento) e da un numero ancora
più grande di cellule “artificiali” (le macchine prodotte dalle cellule “malate”
per potenziare le proprie capacità e alleviare le proprie fatiche, che devono a
loro volta essere alimentate con ogni tipo di energia).
Ebbene questa unica massa,
ormai ovunque dilagante, per continuare a sopravvivere ha necessità di
coordinare al massimo tutte le sue componenti.
Immaginiamo cosa
succederebbe in una megalopoli di 5, 10, 20 milioni di abitanti se si
fermassero i trasporti pubblici o se gli addetti al rifornimento dei
supermercati non consegnassero più la loro merce o se l’acqua non fosse più
potabile o se mancasse l’energia elettrica.
Nessuno è più
autosufficiente; la vita di ognuno dipende dal corretto funzionamento della “Grande
Macchina” che abbiamo costruito intorno alle pareti delle nostre case e anche
dentro.
Ecco dunque che alla luce
di queste considerazioni appare chiaro come l’aumento della popolazione e della
complessità dell’organizzazione sociale imponga l’adozione di reti di
interconnessione sempre più efficienti ed onnipervasive.
Per soddisfare questa
esigenza sta nascendo la rete di quinta generazione e più avanti ne spunteranno
di ancor più performanti.
Ma il fatto che queste
reti siano necessarie per la gestione della macchina sociale equivale ad
approvarne l’introduzione e la diffusione? Equivale a darne un giudizio
positivo?
Qui si spalanca la porta
su un dilemma insolubile.
Da una parte abbiamo gradualmente
sostituito il mondo naturale con quello artificiale, e continuiamo imperterriti
a marciare in tale direzione.
Dall’altra parte abbiamo
iniziato a renderci conto che il mondo artificiale non è sostenibile oltre un
certo limite, che non sappiamo esattamente dove sia, se lo abbiamo già
oltrepassato o se dobbiamo ancora raggiungerlo, e in tal caso quando.
Quello che sappiamo è che
non possiamo tornare indietro, per tante ragioni, tra cui in primo luogo la
complessità dell’organizzazione sociale impiantata in tutto il mondo.
Quindi, alla domanda se il
5G è un bene o un male l’unica risposta corretta è che collettività sempre più
numerose richiedono sistemi di comunicazione sempre più sofisticati.
Il che non significa voler
aggirare il quesito.
Significa che l’intera
problematica va inquadrata in un discorso più ampio, quello relativo alla reale
natura di Homo sapiens e al suo ruolo su questo pianeta.
Se crediamo di essere i
padroni del mondo a buon diritto, allora tutto ciò che abbiamo realizzato è da
considerare positivo e la rete che ci sta per avvolgere, oltre che necessaria,
è da ritenere sommamente apprezzabile.
Se invece crediamo di
esserci trasformati, a causa di malaugurati eventi biologici, in cellule
distruttive dei tessuti sani del pianeta, allora non solo la rete 5G è da
considerare nefasta, ma anche tutto ciò che abbiamo realizzato in precedenza, tutti
gli infiniti dispositivi e congegni per collegare i quali oggi è necessario
avere collegamenti sempre più efficienti.
Posizioni intermedie?
Dobbiamo per forza considerarci i signori dell’Universo o, al contrario, il
cancro del pianeta? Non possiamo pensare che la nostra intelligenza ci dia
diritto a primeggiare nella biosfera ma che nel contempo ci imponga di
rispettare l’ambiente e tutti gli altri esseri viventi?
Sarebbe bello poter
aderire a una siffatta visione della realtà, ma ciò che vediamo in giro purtroppo
la smentisce quotidianamente.
A mio avviso è dunque solo
in questa ottica che si può e si deve dare un giudizio negativo sul 5G: esso rappresenta
il sistema di comunicazione che intende razionalizzare ed efficientare il
nostro dominio sulla biosfera, dominio che già si è rivelato distruttivo e che
con l’avvento di questa nuova tecnologia rischia di divenire letale.