Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR
I miei genitori erano sposati da 58 anni quando è morta mia madre. E' stata una perdita terribile per mio padre, che allora aveva 86 anni ed io ero molto preoccupato per la sua salute. Ma mi sono sentito sollevato quando ho visto che, dopo pochi mesi, sembrava essersi ripreso dallo shock. E' rimasto attivo e poteva gestire la sua vita quotidiana senza un aiuto particolare. Poteva prendere l'autobus, da solo, e camminare da solo nel vicinato. Si era persino fatto dei nuovi amici e passava del tempo con loro. Tuttavia, c'era qualcosa di sbagliato in lui. Di terribilmente sbagliato.
Ricordo una conversazione che mio padre ha avuto, in quel periodo, con mio figlio riguardo ad alcune piante che stavano crescendo in un pendio ripido del giardino. Voleva tagliarli e mio figlio, che è un geologo, stava cercando di spiegargli che non era una buona idea; le radici di quelle piante stavano mantenendo stabile il terreno di quel pendio ripido. Ma mio padre non era d'accordo ed insisteva che voleva sbarazzarsi di quelle piante. Ho assistito alla conversazione, sempre più angosciato, mentre mio padre continuava a inventarsi argomentazioni di tutti i tipi per andare contro a quelle di mio figlio. Saltando da un soggetto all'altro, era in grado di portare la conversazione in un ciclo, non rispondendo mai realmente a nessuna argomentazione, ma passando sempre a qualcos'altro. E' andata avanti per circa un'ora, forse, ed è finita con mio padre che non si è spostato di un millimetro dalla sua posizione, lasciando me e mio figlio a guardarci l'un l'altro, sconcertati.
Quella conversazione è stata il primo segno dell'inizio dell'Alzheimer di mio padre. Allora non lo avevo capito davvero, principalmente perché non lo volevo capire. Ma i sintomi continuavano ad aumentare finché, qualche anno dopo, mio padre è morto a 92 anni, con la mente che se ne era andata molto prima. Ciononostante, per alcuni anni, è riuscito a nascondere molto bene i sintomi del suo declino mentale. Era intelligente e brillante ed aveva sviluppato ogni sorta di strategia per evitare di trovarsi intrappolato in una situazione che avrebbe mostrato il suo problema. Svicolava con una battuta, un commento spiritoso, una battuta umoristica o semplicemente cambiando argomento.
Ma mio padre poteva passarla liscia soltanto coi conoscenti. Per i membri della sua famiglia la sua condizione era evidente. Forse conoscete la metafora dello “spirito nella macchina”. Dice che c'è uno spiritello nel cervello, o da qualche altra parte, che controlla la macchina più grande che è il corpo umano. Quello spirito non era più dentro mio padre. Stava diventando gradualmente una cosa tipo una segreteria telefonica, una molto sofisticata, ma una macchina. Era come uno di quei programmi di computer che pretendono di stimolare l'intelligenza umana. Era in grado di parlare con le persone e persino di rispondere in modi che sembravano essere giusti, superficialmente. Ma, come una segreteria telefonica, non stava realmente ascoltando, lo spirito se ne era andato.
Questa storia di qualche anno fa mi è tornata in mente mentre stavo leggendo un articolo di David Dunning, intitolato “La bizzarria psicologica che spiega perché amate Donald Trump”. Probabilmente conoscete Dunning in relazione all'effetto “Dunning-Kruger”, una caratteristica della mente umana che rende le persone convinte di essere competenti su qualcosa e per il quale più sono ignoranti di quella cosa più sono convinti di essere competenti. Naturalmente, l'effetto Dunning-Kruger non è la stessa cosa dell'Alzheimer, ma nel suo articolo Dunning sottolinea il fatto che c'è un problema mentale in molte persone impegnate nel dibattito politico. Penso che sia vero. C'è un problema del genere.
Quando leggo o ascolto un'affermazione di Donald Trump, non riesco ad evitare di pensare a quella infausta conversazione descritta prima, quando mio padre discuteva con mio figlio per tagliare quelle piante in giardino. Era lo stesso tipo di scambio: sembra soltanto che le persone stiano facendo un dibattito, ma in realtà non si capiscono vicendevolmente. Nelle dichiarazioni politiche di Donald Trump, rivedo qualcosa del modo in cui mio padre reagiva durante le fasi iniziali della malattia. Le stesse affermazioni senza fondamento sparate a caso, la stessa certezza assoluta mostrata da uno che, in realtà, non aveva idea di che cosa stesse parlando.
Ciò non significa che si possa dire che Donald Trump abbia l'Alzheimer. Potrebbe, altri sembrano aver notato che c'è qualcosa di molto sbagliato nel modo in cui si comporta (h/t Clark Urbans). Ma non c'è modo di dirlo. Ma il problema non è specifico di Donald Trump. No, questa sensazione di discutere con un paziente che ha l'Alzheimer mi viene spesso quando seguo una discussione politica nei media o nei commenti di un blog o un social media. Il dibattito non sembra essere fra persone che si ascoltano. Piuttosto, sembra essere fra persone che lanciano dichiarazioni agli altri come se fossero palle da tennis. Pensate a dei tennisti: a loro non interessa il colore della palla con cui giocano, solo di rigettarla ai loro avversari il più rapidamente possibile. Così in questi dibattiti le persone non sembrano interessate al significato di quello che viene loro detto, ma solo a rigettare qualcosa indietro ai loro avversari il più rapidamente possibile.
Conoscete la tattica politica dal nome “Gish Gallop”? Consiste nell'annegare un avversario in un fiume di argomentazioni, ignorando le contro-argomentazioni. Può essere usata da persone del tutto sane ma, allo stesso tempo, è la strategia ideale per nascondere la propria malattia mentale. Descrive molto bene la strategia che mio padre ha usato a questo scopo. Quindi quelle persone che chiamiamo troll, sono semplicemente cattive o sono malate? Quante persone in posizioni di alto livello potrebbero essere affette dall'Alzheimer ed essere comunque sufficientemente intelligenti da nasconderne i primi sintomi? C'è già stato un presidente, Ronald Reagan, che avrebbe potuto essere nella fase iniziale dell'Alzheimer durante l'ultimo periodo della sua presidenza. Questo non sembra aver causato grossi problemi, ma non avete la sensazione che il mondo sia governato da persone affette da qualche forma di demenza?
Potrebbe essere che soffriamo di una malattia della civiltà simile all'Alzheimer? Ciò spiegherebbe il perché la civiltà non arriva mai a fare qualcosa di utile per le terribili minacce che ha di fronte, prima fra tutte il cambiamento climatico. Forse non c'è davvero nessuno spirito nella macchina che chiamiamo civiltà. E' una macchina gigantesca che avanza a tentoni mentre discute con se stessa in un battibecco senza fine, senza andare da nessuna parte.
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Mio padre, Giuliano Bardi (1922-2014) era un architetto ed un insegnate delle scuole superiori. Come architetto, non ha avuto la possibilità di costruire molte strutture, ma quelle che ha costruito mostrano la pulizia delle linee che erano tipiche della scuola modernista di architettura. Ha progettato e costruito la casa in cui ha vissuto fino alla sua morte e dove vive ancora oggi la sua famiglia. Lo ricordo per il suo acuto spirito di osservazione che lo ha reso capace di scoprire dettagli insospettabili in qualsiasi cosa. Era anche un insegnante brillante, molto amato dai suoi studenti. Tanto amato che molti di loro lo ricordavano sufficientemente bene che sono venuti al suo funerale a salutarlo per l'ultima volta.
Il cervello umano è la cosa più complessa conosciuta in tutto l'universo. Così complesso e così delicato e fragile! (fonte dell'immagine)
I miei genitori erano sposati da 58 anni quando è morta mia madre. E' stata una perdita terribile per mio padre, che allora aveva 86 anni ed io ero molto preoccupato per la sua salute. Ma mi sono sentito sollevato quando ho visto che, dopo pochi mesi, sembrava essersi ripreso dallo shock. E' rimasto attivo e poteva gestire la sua vita quotidiana senza un aiuto particolare. Poteva prendere l'autobus, da solo, e camminare da solo nel vicinato. Si era persino fatto dei nuovi amici e passava del tempo con loro. Tuttavia, c'era qualcosa di sbagliato in lui. Di terribilmente sbagliato.
Ricordo una conversazione che mio padre ha avuto, in quel periodo, con mio figlio riguardo ad alcune piante che stavano crescendo in un pendio ripido del giardino. Voleva tagliarli e mio figlio, che è un geologo, stava cercando di spiegargli che non era una buona idea; le radici di quelle piante stavano mantenendo stabile il terreno di quel pendio ripido. Ma mio padre non era d'accordo ed insisteva che voleva sbarazzarsi di quelle piante. Ho assistito alla conversazione, sempre più angosciato, mentre mio padre continuava a inventarsi argomentazioni di tutti i tipi per andare contro a quelle di mio figlio. Saltando da un soggetto all'altro, era in grado di portare la conversazione in un ciclo, non rispondendo mai realmente a nessuna argomentazione, ma passando sempre a qualcos'altro. E' andata avanti per circa un'ora, forse, ed è finita con mio padre che non si è spostato di un millimetro dalla sua posizione, lasciando me e mio figlio a guardarci l'un l'altro, sconcertati.
Quella conversazione è stata il primo segno dell'inizio dell'Alzheimer di mio padre. Allora non lo avevo capito davvero, principalmente perché non lo volevo capire. Ma i sintomi continuavano ad aumentare finché, qualche anno dopo, mio padre è morto a 92 anni, con la mente che se ne era andata molto prima. Ciononostante, per alcuni anni, è riuscito a nascondere molto bene i sintomi del suo declino mentale. Era intelligente e brillante ed aveva sviluppato ogni sorta di strategia per evitare di trovarsi intrappolato in una situazione che avrebbe mostrato il suo problema. Svicolava con una battuta, un commento spiritoso, una battuta umoristica o semplicemente cambiando argomento.
Ma mio padre poteva passarla liscia soltanto coi conoscenti. Per i membri della sua famiglia la sua condizione era evidente. Forse conoscete la metafora dello “spirito nella macchina”. Dice che c'è uno spiritello nel cervello, o da qualche altra parte, che controlla la macchina più grande che è il corpo umano. Quello spirito non era più dentro mio padre. Stava diventando gradualmente una cosa tipo una segreteria telefonica, una molto sofisticata, ma una macchina. Era come uno di quei programmi di computer che pretendono di stimolare l'intelligenza umana. Era in grado di parlare con le persone e persino di rispondere in modi che sembravano essere giusti, superficialmente. Ma, come una segreteria telefonica, non stava realmente ascoltando, lo spirito se ne era andato.
Questa storia di qualche anno fa mi è tornata in mente mentre stavo leggendo un articolo di David Dunning, intitolato “La bizzarria psicologica che spiega perché amate Donald Trump”. Probabilmente conoscete Dunning in relazione all'effetto “Dunning-Kruger”, una caratteristica della mente umana che rende le persone convinte di essere competenti su qualcosa e per il quale più sono ignoranti di quella cosa più sono convinti di essere competenti. Naturalmente, l'effetto Dunning-Kruger non è la stessa cosa dell'Alzheimer, ma nel suo articolo Dunning sottolinea il fatto che c'è un problema mentale in molte persone impegnate nel dibattito politico. Penso che sia vero. C'è un problema del genere.
Quando leggo o ascolto un'affermazione di Donald Trump, non riesco ad evitare di pensare a quella infausta conversazione descritta prima, quando mio padre discuteva con mio figlio per tagliare quelle piante in giardino. Era lo stesso tipo di scambio: sembra soltanto che le persone stiano facendo un dibattito, ma in realtà non si capiscono vicendevolmente. Nelle dichiarazioni politiche di Donald Trump, rivedo qualcosa del modo in cui mio padre reagiva durante le fasi iniziali della malattia. Le stesse affermazioni senza fondamento sparate a caso, la stessa certezza assoluta mostrata da uno che, in realtà, non aveva idea di che cosa stesse parlando.
Ciò non significa che si possa dire che Donald Trump abbia l'Alzheimer. Potrebbe, altri sembrano aver notato che c'è qualcosa di molto sbagliato nel modo in cui si comporta (h/t Clark Urbans). Ma non c'è modo di dirlo. Ma il problema non è specifico di Donald Trump. No, questa sensazione di discutere con un paziente che ha l'Alzheimer mi viene spesso quando seguo una discussione politica nei media o nei commenti di un blog o un social media. Il dibattito non sembra essere fra persone che si ascoltano. Piuttosto, sembra essere fra persone che lanciano dichiarazioni agli altri come se fossero palle da tennis. Pensate a dei tennisti: a loro non interessa il colore della palla con cui giocano, solo di rigettarla ai loro avversari il più rapidamente possibile. Così in questi dibattiti le persone non sembrano interessate al significato di quello che viene loro detto, ma solo a rigettare qualcosa indietro ai loro avversari il più rapidamente possibile.
Conoscete la tattica politica dal nome “Gish Gallop”? Consiste nell'annegare un avversario in un fiume di argomentazioni, ignorando le contro-argomentazioni. Può essere usata da persone del tutto sane ma, allo stesso tempo, è la strategia ideale per nascondere la propria malattia mentale. Descrive molto bene la strategia che mio padre ha usato a questo scopo. Quindi quelle persone che chiamiamo troll, sono semplicemente cattive o sono malate? Quante persone in posizioni di alto livello potrebbero essere affette dall'Alzheimer ed essere comunque sufficientemente intelligenti da nasconderne i primi sintomi? C'è già stato un presidente, Ronald Reagan, che avrebbe potuto essere nella fase iniziale dell'Alzheimer durante l'ultimo periodo della sua presidenza. Questo non sembra aver causato grossi problemi, ma non avete la sensazione che il mondo sia governato da persone affette da qualche forma di demenza?
Potrebbe essere che soffriamo di una malattia della civiltà simile all'Alzheimer? Ciò spiegherebbe il perché la civiltà non arriva mai a fare qualcosa di utile per le terribili minacce che ha di fronte, prima fra tutte il cambiamento climatico. Forse non c'è davvero nessuno spirito nella macchina che chiamiamo civiltà. E' una macchina gigantesca che avanza a tentoni mentre discute con se stessa in un battibecco senza fine, senza andare da nessuna parte.
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Mio padre, Giuliano Bardi (1922-2014) era un architetto ed un insegnate delle scuole superiori. Come architetto, non ha avuto la possibilità di costruire molte strutture, ma quelle che ha costruito mostrano la pulizia delle linee che erano tipiche della scuola modernista di architettura. Ha progettato e costruito la casa in cui ha vissuto fino alla sua morte e dove vive ancora oggi la sua famiglia. Lo ricordo per il suo acuto spirito di osservazione che lo ha reso capace di scoprire dettagli insospettabili in qualsiasi cosa. Era anche un insegnante brillante, molto amato dai suoi studenti. Tanto amato che molti di loro lo ricordavano sufficientemente bene che sono venuti al suo funerale a salutarlo per l'ultima volta.