di Virginia Abernethy
Articolo tratto da "Overshoot n. 7" Bollettino dell'Associazione Rientrodolce
Copyright © 1994 di
Virginia Abernethy. Tutti i diritti sono riservati.
Originariamente
pubblicato su The Atlantic Monthly,Dicembre 1994.
Traduzione di Carpanix
Nota: Un articolo datato, ma al netto di qualche dettaglio perfettamente attuale, a dimostrazione dell'insipienza con cui questo argomento viene trattato da decenni.
La sovrappopolazione che affligge la maggior parte delle nazioni, rimane primariamente un problema locale — come questo articolo cercherà di spiegare. Anche il controllo della riproduzione (la soluzione) è primariamente locale…
Molti studiosi, antichi e moderni, hanno sempre saputo che le reali dimensioni della famiglia sono connesse strettamente al numero di figli che la gente desidera. Paul Demeny, del Population Council, è eccezionalmente chiaro a questo proposito, e l’economista della Banca Mondiale Lant Pritchett asserisce che l’85-90% dei tassi di fecondità reali possono essere spiegati dai desideri dei genitori — non dalla mera disponibilità di contraccettivi. Pritchett scrive che “l’imponente declino della fertilità osservato nel mondo contemporaneo è dovuto quasi interamente all'altrettanto imponente declino del desiderio di fecondità.”
Progresso e
Popolazione
Dati interculturali e storici suggeriscono che la gente ha solitamente limitato le proprie famiglie in maniera coerente con la possibilità di vivere comodamente in comunità stabili. Se lasciate indisturbate, le società tradizionali sopravvivono per lunghi periodi in equilibrio con le risorse locali. Ogni società dura quando si mantiene entro le capacità di carico del suo ambiente.
Ma la percezione dei limiti inerenti all'ambiente locale è facilmente neutralizzata da segnali che promettono prosperità. Cito l’ultimo Georg Borgstrom, riconosciuto pluridecorato specialista in economie del Terzo Mondo, morto nel 1989, che in una pubblicazione del Population Reference Bureau del 1971, spiega:
“Molte civiltà, incluse quelle dell’India e dell’Indonesia, avevano una chiara idea dei limiti dei loro villaggi o comunità prima che l’intervento straniero corrompesse gli schemi tradizionali. I programmi d’aiuto tecnologico li indussero a credere che l’adozione di certi avanzamenti tecnologici stesse per liberarli da questi vincoli e dalla dipendenza da queste restrizioni”.
L’espansione economica,
specialmente se introdotta dall'esterno su larga scala, incoraggia la
convinzione che i limiti prima riconosciuti possano essere trascurati, e che
ognuno possa progredire verso la prosperità e, come in casi recenti, che si possa
contare sull'Occidente come fornitore di assistenza, recupero e valvola di sfogo
per la popolazione in eccesso.
La percezione di nuove opportunità, sia dovuta ad avanzamento tecnologico, espansione dei mercati, cambiamenti politici, aiuti esterni, emigrazione verso una terra più ricca o la scomparsa di competitori, incoraggia il numero. Le famiglie riempiono avidamente ogni nicchia apparentemente più grande, e le nascite in sovrappiù che generano la conseguente crescita della popolazione, spesso vanno oltre le reali opportunità.
Crescere oltre il
numero sostenibile è una minaccia onnipresente, poiché gli esseri umani
prendono spunto dalle apparenti opportunità immediate, e sono facilmente ingannati
dai cambiamenti. Contando sul medio o
breve termine, difficilmente si calcola la crescita a lungo termine della
popolazione, i limiti all’avanzamento tecnologico futuro e la inesorabile
progressione dell’impoverimento delle risorse.
La percezione
dell’espansione di opportunità assume varie forme. Negli anni ‘50, la redistribuzione dei
terreni in Turchia condusse i contadini precedentemente senza terra ad
incrementare significativamente le dimensioni delle loro famiglie. Tra i pastori del Sahel Africano, i pozzi
profondi per la captazione dell’acqua, trivellati dai Paesi donatori negli anni
‘50 e ’60, permisero l’allevamento di più grandi mandrie di bovini e greggi di
capre, matrimoni più precoci (poiché i prezzi delle spose sono pagati in
animali…), e più elevata fecondità.
Allo stesso modo, la diffusione della coltivazione della patata in Irlanda nei primi anni del XVIII secolo, incrementò la produzione agricola e incoraggiò i contadini a suddividere le proprie fattorie in appezzamenti per i figli i quali, per parte loro, promossero matrimoni precoci e un incremento esplosivo delle nascite.
Ancor prima, tra il VI e il IX secolo, l’introduzione in Europa della staffa, dei finimenti a collare rigido e della ferratura dei cavalli potenziarono grandemente la produzione agricola delle pianure settentrionali dell’Europa. Una migliore alimentazione aiutò a condurre l’Europa verso la ripresa economica e quindi, tra il 1050 e il 1350 circa, a triplicare la popolazione in Paesi quali l’Inghilterra e la Francia.
L’India offre un altro esempio. La sua popolazione fu quasi stabile dal 400 a.C. a circa il 1600 d.C. Dopo la fine delle invasioni Mongole, e con l’avvento di nuove opportunità commerciali, la popolazione cominciò a crescere. Quando il commercio Europeo offrì all'India ulteriori opportunità, la crescita della popolazione accelerò ulteriormente. Nel 1947, dopo la liberazione dalla condizione coloniale, decollò letteralmente. L’assistenza dell’URSS, della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale potenziarono la percezione di un futuro prospero e il tasso di crescita della popolazione continuò ad accelerare fino al 1980 circa.
Movimenti
indipendentisti di successo e golpe populisti sono preminenti tra i cambiamenti
che annunciano tempi migliori. La Cina
cominciò il suo interludio euforico con l’espulsione dei Nazionalisti, nel
1949. La filosofia del Comunismo trionfante
sosteneva che una grande nazione richiedeva più gente. Il tasso di fecondità e la popolazione
aumentarono drammaticamente. La popolazione del territorio principale della
Cina , stimata a 559.000.000 nel 1949, crebbe fino a 654.000.000 nel 1959,
laddove nei precedenti 100 anni di agitazioni politiche e guerre, il tasso
medio di crescita della popolazione cinese era stato appena dello 0,3%
all'anno.
Judith Banister scrive in “La popolazione cinese che cambia”: “La fecondità cominciò a crescere verso la fine degli anni ‘40 ed era prossima o superiore alle 6 nascite per donna durante gli anni 1952-57.
Banister attribuisce l’esplosione demografica cinese alla fine della guerra e alla politica del governo che, con la riforma fondiaria del 1950-51, redistribuì la terra ai contadini ed ai fittavoli.
Cuba ebbe
un’esplosione demografica quando Fidel Castro spodestò Fulgencio Batista, nel
1959. Castro promise esplicitamente
una redistribuzione delle ricchezze e, secondo i demografi S. D’az-Briquets e
L. Perez, la fecondità crebbe.
D’az-Briquets e L. Perez scrivono: “Il fattore principale fu l’incremento delle entrate reali tra i gruppi più svantaggiati, favorito dalle misure di redistribuzione attuate dal governo rivoluzionario. La crescita della fecondità nell'ambito di quasi ogni fascia d’età suggerisce che le coppie videro il futuro come più promettente e sentirono che ora si sarebbero potuti permettere più figli”.
Le popolazioni
dell’Algeria, dello Zimbabwe e del Ruanda crebbero rapidamente quando le
potenze coloniali partirono. L’Algeria, per esempio, ottenne l’indipendenza nel
1962, e trent'anni dopo il 70% della sua popolazione aveva meno di 30 anni
d’età.
Lo Zimbabwe ottenne l’indipendenza nel 1980, e subito raggiunse uno dei maggiori tassi di crescita della popolazione del mondo. La crescita venne incoraggiata dal Ministro della Salute che attaccò la pianificazione familiare come una “congiura del colonialismo bianco” per limitare il potere nero.
I programmi di
sviluppo di grandi trasferimenti di tecnologia e di fondi verso il Terzo Mondo
hanno influito perniciosamente sulle dimensioni delle famiglie.
Questo tipo d’aiuto è inappropriato, poiché segnala che ricchezza e opportunità possono aumentare senza sforzo e senza limiti. …. L’Africa, che negli ultimi decenni ha ricevuto tre volte più aiuti pro-capite di qualsiasi altro continente, ha ora anche i più alti tassi di fecondità. Durante gli anni ‘50 e ’60, la fecondità in Africa crebbe — fino a quasi sette bambini per donna — nello stesso momento in cui veniva ridotta la mortalità infantile, cresceva la disponibilità di cure, si diffondeva l’istruzione e l’ottimismo economico pervadeva sempre più ampi settori della società. Tassi di crescita della popolazione straordinariamente elevati erano nuovi per l’Africa.
Anche
l’immigrazione può influire sulla popolazione mondiale complessiva. Studi relativi all'Inghilterra e al Galles
del XIX secolo e alle popolazioni Caraibiche moderne, evidenziano che in
comunità già nel pieno di una rapida crescita demografica, la fecondità rimane
elevata fino a quando esiste la possibilità di emigrare, mentre declina
rapidamente nelle comunità prive di questa valvola di sicurezza. E mentre i
tassi di fecondità si vanno riducendo nella maggior parte dei Paesi africani,
tale tasso resta alto in Ghana (6,2 nascite per donna nel 1993), forse perché
l’emigrazione (l’uno per 1.000 della popolazione) fornisce una valvola di
sicurezza per la quantità di popolazione in eccesso.
Questo effetto sulla fecondità è coerente con studi indipendenti secondo i quali l’emigrazione accresce le entrate sia tra coloro che emigrano sia tra coloro che rimangono.
In sostanza è vero, anche se imbarazzante dirlo, che gli sforzi per alleviare la povertà spesso stimolano la crescita della popolazione, così come il lasciare aperte le porte all'immigrazione.
I sussidi, le ricchezze inattese e la prospettiva di opportunità economiche rimuovono il bisogno di freni. I mantra della democrazia, della redistribuzione e dello sviluppo economico, innalzano le attese e i tassi di fecondità, incoraggiando la crescita della popolazione e quindi rendendo più rapida una spirale ambientale ed economica discendente.
Nonostante tutto,
alcuni esperti ed il pubblico che essi informano, credono che i tassi di
fecondità siano stati tradizionalmente alti nel mondo intero e si siano ridotti
solo nelle nazioni post-industriali o nei Paesi nei quali è disponibile la
moderna contraccezione.
La possibilità che
le maggiori dimensioni delle famiglie fossero il risultato del desiderio di
avere più figli continua ad essere negato.
I demografi negli anni ‘30 predirono un rapido declino della popolazione, poiché la bassa fecondità delle nazioni occidentali industrializzate veniva attribuita allo sviluppo e alla modernizzazione, più che al pessimismo endemico dovuto alla Grande Depressione. Continuando a non cogliere il punto, molti non riuscirono a vedere che gli alti tassi di fecondità che si ebbero dopo la Seconda Guerra Mondiale furono la risposta alla percezione dell’espansione delle possibilità economiche. L’esplosione demografica negli Stati Uniti (1947-1961) e la successiva esplosione demografica nell’Europa Occidentale colsero di sorpresa la maggior parte dei demografi.
Il messaggio della
penuria
Come succede, la penuria alla quale miliardi di persone sono costretti dai limiti naturali del loro ambiente, sta cominciando a correggere le conseguenze di decenni di percezioni errate. La retorica della modernizzazione, dello sviluppo internazionale e dell’uguaglianza sta perdendo il suo potere di inganno. Man mano che l’Europa si dimostra incapace di alleviare le sofferenze della ex-Iugoslavia, che i Paesi ricchi in generale si dimostrano impotenti nell'aiutare le innumerevoli moltitudini lontane, diviene difficile credere nel recupero.
Ora, com’è successo molte volte nella storia dell’umanità, la riscoperta dei limiti sta risvegliando le motivazioni a ridurre le dimensioni delle famiglie.
In Irlanda nei
primi anni del XIX secolo, quando i terreni divennero insufficienti lla
popolazione in rapida crescita, la fecondità cominciò ad abbassarsi ai livelli
dell’epoca precedente all'introduzione della patata.
Nel 1830 i due
terzi circa delle donne si sposavano prima dei venticinque anni d’età. Nel 1851 solo il 10% di esse si sposava così
giovane — un drastico rinvio del matrimonio fu la risposta alla carestia della
patata del 1846-1851.
Dopo una breve
ripresa, non più del 12% si sposava prima del venticinquesimo anno d’età. L’uso di contrarre matrimoni tardivi rersistette dal 1890 circa fino alla Seconda Guerra Mondiale.
Negli Stati Uniti
l’esplosione demografica terminò all'incirca nel momento in cui il mercato del
lavoro cominciò ad essere saturo. Dopo lo
shock petrolifero del 1973 il tasso di fecondità crollò al di sotto dei livelli
di sostituzione e molti dei redditi reali degli Americani cessarono di
crescere.
Nella Cina
post-rivoluzionaria, l’incremento della popolazione proseguì fino a quando la carestia. Impose un confronto con i limiti oggettivi. Nel
1979, consapevole delle gravi carenze alimentari, il governo istituì la
politica del “un-figlio-per famiglia”, riproponendo così i controlli delle
restrittive abitudini matrimoniali e riproduttive pre-comuniste.
A Cuba,
l’esplosione demografica ispirata da Castro, lasciò il posto a una fecondità al
di sotto del tasso di sostituzione, quando fu evidente che il comunismo non
forniva la prosperità.
Nei Paesi dell’Europa
Orientale, compresa la Russia, la ristrutturazione economica, lo svanire dei
sussidi governativi e la percezione pubblica di una mortalità infantile in
crescita, hanno portato a tassi di fecondità minori.
Nello Zimbabwe,
spinto dalla crisi economica dei tardi anni ‘80, il governo cominciò a
sostenere la pianificazione familiare. Secondo
The Economist, “l’elevato costo del mantenimento di una famiglia numerosa ha
aiutato a convincere alcuni uomini dell’importanza del limitarne le
dimensioni”.
Il tasso di
fecondità è in calo tra gli Yoruba in Nigeria, per una combinazione del ritardo
nei matrimoni e dell’accettazione della moderna contraccezione. Due terzi delle
donne che hanno risposto ad un
recente sondaggio hanno detto che “la principale causa della posposizione del
matrimonio e dell’uso della contraccezione era l’attuale difficile situazione
economica”.
Anche altrove, la
richiesta della moderna contraccezione è in crescita. La ragione sembra essere che le coppie
percepiscono che un matrimonio precoce e una famiglia numerosa sono
economicamente insostenibili.
Nel suo nuovo libro
“Masse critiche”, il giornalista George D. Moffett riporta che, in Messico, una
madre su due difese davanti al prete di un villaggio, il suo ricorso alla contraccezione
spiegando: “Le cose sono difficili, qui. La maggioranza della gente sta
attraversando tempi duri. Il lavoro è difficile da trovare”.
In modo simile, un lavoratore
giornaliero in Tailandia, secondo le parole di Moffett, “vorrebbe avere un
figlio in più, ma è consapevole che andrebbe al di là dei propri mezzi”.
Senza motivazione a
limitare le dimensioni della famiglia, la contraccezione moderna è pressoché
irrilevante.
Per sei anni, negli anni ‘50, un progetto condotto dal ricercatore inglese John Wyon fornì a diversi villaggi dell’India Settentrionale istruzione sulla pianificazione familiare, accesso alla contraccezione e cure mediche. Gli abitanti dei villaggi erano ben disposti nei confronti di chi forniva le cure mediche e la mortalità infantile si ridusse notevolmente. Ma il tasso di fecondità rimase invariato.
Per sei anni, negli anni ‘50, un progetto condotto dal ricercatore inglese John Wyon fornì a diversi villaggi dell’India Settentrionale istruzione sulla pianificazione familiare, accesso alla contraccezione e cure mediche. Gli abitanti dei villaggi erano ben disposti nei confronti di chi forniva le cure mediche e la mortalità infantile si ridusse notevolmente. Ma il tasso di fecondità rimase invariato.
Il gruppo di Wyon capì il motivo: gli abitanti dei villaggi apprezzavano le famiglie numerose. Essi erano entusiasti del fatto che ora, con una minore mortalità infantile, potevano avere i sei figli che avevano sempre desiderato. Il ben finanziato progetto di Wyon potrebbe anche avere rinforzato la predilezione per le famiglie numerose, avendo contribuito a rendere possibili quei figli in più.
Pensare localmente
L’errore
nell'individuare le cause dell’esplosione demografica, ha portato a strategie
poco efficaci o addirittura controproducenti, nel cercare di aiutare il Terzo
Mondo ad un equilibrio tra le dimensioni della popolazione e le risorse disponibili.
Nei tardi anni ‘40 e negli impetuosi decenni successivi, il commercio, i movimenti indipendentisti, le rivoluzioni populiste, gli aiuti stranieri e le nuove tecnologie portarono ovunque la gente a credere nell'abbondanza e nella fine dei limiti naturali imposti dagli ambienti famigliari.
Sarebbe un passo avanti se le nazioni industrializzate, che vedono la loro ricchezza diminuire, ricalibrassero e indirizzassero gli aiuti con maggiore oculatezza. La loro ricchezza residua non deve essere sprecata nell'armare fazioni guerriere, con assistenza avventata, o nel sostegno alle migrazioni internazionali che impoveriscono e alla fine incattiviscono — fino alla violenza — le popolazioni residenti.
Con una nuova,
informata comprensione delle risposte umane, certi tipi d’aiuto rimangono
appropriati: micro-prestiti che rafforzano l’imprenditoria di base, dove il
successo è sostanzialmente mirato allo sforzo; l’assistenza con servizi di pianificazione
familiare, non perché la contraccezione sia una soluzione di per sé, ma perché
la moderna contraccezione è un modo umano per ottenere una famiglia di ridotte
dimensioni, quando c’è questo desiderio.
Questa modesta lista di cose da fare è ancora nelle possibilità dei Paesi industrializzati, nel momento in cui essi devono prestare attenzione alle necessità dei sempre più numerosi propri poveri. E non inganna né danneggia involontariamente coloro che ne sarebbero i beneficiari.
La politica degli
aiuti internazionali degli ultimi cinquant'anni si basa sull'idea che lo
sviluppo economico sia la chiave per mettere un freno alla crescita della popolazione.
Tali presupposti non stanno in piedi di fronte ad un’analisi storica/antropologica
e le politiche che hanno prodotto hanno invece contribuito a potenziare la
crescita della popolazione. (corsivo mio JS)
La capacità umana
di avere una risposta di tipo adattivo si è evoluta nell'ambito d’interazioni
faccia-a-faccia. La forza dell’umanità è la sua capacità di
rapida reazione agli stimoli ambientali — una risposta che è più probabilmente appropriata
quando l’ambiente che conta è quello ravvicinato e locale. L’orizzonte mentale è qui ed ora. I nostri antenati si sono evoluti e hanno
dovuto trarre il loro successo tra i piccoli gruppi che si muovevano su
territori relativamente ristretti.
Essi dovevano riuscire a sopravvivere giorno per giorno — o non sarebbero divenuti i nostri antenati. Quindi non ci deve sorprendere se i segnali che vengono dall'ambiente locale siano fortemente motivanti. Mettiamo da parte la globalizzazione. Le soluzioni basate su un mondo unificato non funzionano. Le soluzioni locali, sì. Ovunque la gente agisce secondo la personale percezione dei propri interessi. Le persone sono portate a interpretare i segnali locali per la prossima mossa da fare.
In molti Paesi e
comunità di oggi, dove le condizioni sociali, economiche e ambientali stanno
indubbiamente peggiorando, la domanda per una moderna contraccezione è in
crescita, il matrimonio e l’iniziazione sessuale vengono posticipati e le
dimensioni della famiglia si stanno riducendo. Gli individui che reagiscono con una bassa
fecondità ai segni del raggiungimento dei limiti hanno trovato la soluzione
locale. C’è da pregare che i venditori di uno sviluppo inappropriato non
mettano sottosopra questa situazione.
Nota di U.B.: Virginia Abernethy (qui il suo sito) è professore emerito alla Vanderbilt University, in Tennessee (US). E' un personaggio molto controverso, fortemente criticato specialmente per certe sue posizioni politiche estreme sulla separazione etnica, sulle leggi sulle armi, e altro. Come esperta di demografia, tuttavia, ha il merito di aver perlomeno cercato una comprensione più approfondita e originale sulla questione della sovrappopolazione. In particolare, Abernethy ha criticato fortemente (come fa nell'articolo qui tradotto) l'idea semplicistica della "transizione demografica" che vuole che la crescita della popolazione si possa fermare sulla base dell'idea che "quando tutti saranno ricchi, non faranno più tanti figli." C'è un fondo di verità in questa idea; ma le cose non sono così semplici.
Nota di U.B.: Virginia Abernethy (qui il suo sito) è professore emerito alla Vanderbilt University, in Tennessee (US). E' un personaggio molto controverso, fortemente criticato specialmente per certe sue posizioni politiche estreme sulla separazione etnica, sulle leggi sulle armi, e altro. Come esperta di demografia, tuttavia, ha il merito di aver perlomeno cercato una comprensione più approfondita e originale sulla questione della sovrappopolazione. In particolare, Abernethy ha criticato fortemente (come fa nell'articolo qui tradotto) l'idea semplicistica della "transizione demografica" che vuole che la crescita della popolazione si possa fermare sulla base dell'idea che "quando tutti saranno ricchi, non faranno più tanti figli." C'è un fondo di verità in questa idea; ma le cose non sono così semplici.