Da “Siberian Times”. Traduzione di MR (via Maurizio Tron)
Di Maja Sojtaric
Avvisaglie di esplosioni di metano nel mare di Kara adiacente ai crateri di Yamal causati da eruzioni di gas associati alla fusione del permafrost dovuta al riscaldamento globale.
Un'enorme attenzione è stata posta sui grandi e misteriosi buchi apparsi improvvisamente nell'Artico siberiano di recente ed ora ci sono prove di un processo analogo sottomarino nelle aree meridionali del Mare di Kara. Sul fondo del mare, al largo della Penisola di Yamal, sono stati identificati grandi cumuli – descritti come “pingo” - e la loro formazione viene vista come dovuta allo scioglimento del permafrost sottomarino, che causa un 'forte accumulo' di gas metano. Questi cumuli 'stanno rilasciando metano' e il loro 'potenziale esplosivo' pone un 'pericolo geologico' significativo per l'esplorazione energetica nelle acque dell'Artico, secondo una nuova ricerca di scienziati del Centre for Arctic Gas Hydrate, Environment and Climate (CAGE) in Norvegia, sostenuto dall'Agenzia di Gestione delle Risorse del Sottosuolo russa. Per esempio, in un incidente di 20 anni fa che ha avuto poca visibilità, durante la 'trivellazione geo-tecnologica' da parte della nave russa Bavenit nel Mare di Pechora, è stato aperto un deposito di gas (pingo), minacciando la sicurezza della nave con un improvviso rilascio di metano, un processo che è stato identificato come la causa del triangolo delle Bermuda nell'Oceano Atlantico.
Il dottor Pavel Serov, autore principale della ricerca pubblicata nel Journal of Geophysical Research, ha detto: “Si discute intensamente dei pingo nella comunità scientifica, in particolare nel contesto degli scenari di riscaldamento globale del clima. Potrebbero costituire il passo precedente allo scoppio del metano”. I ricercatori si sono concentrati su 'due pingo sottomarini identificati al largo della stessa area dei misteriosi crateri della penisola di Yamal', ha scritto il sito web di CAGE. Il Siberian Times ha fatto strada nel portare l'attenzione sui crateri sulla terraferma, pubblicando i punti di vista degli scienziati sulla loro formazione e le foto spettacolari dei giganteschi buchi scattate durante le spedizioni ai nuovi fenomeni. Dopo i dubbi iniziali, gli scienziati ora credono che i crateri siano stati formati da pingo che eruttano sotto la pressione del gas metano rilasciato dalla fusione del permafrost causata dal riscaldamento globale. Ora lo studio norvegese 'mostra quanto sia importante l'accumulo di metano per la formazione dei pingo sottomarini'. Queste strutture 'trovate ora disseminate sui bassi fondali dell'oceano Artico', secondo la ricerca di CAGE, parte della UiT, L'università dell'Artico Norvegese. 'L'area di studio si trova nei bassi fondali meridionali del Mare di Kara, a circa 40 metri di profondità'.
I cumuli sottomarini erano fra i 70 e i 1.000 metri di diametro e sono stati originariamente individuati da uno studio sismico dell'area. Si innalzano fra i 5 e i 9 metri sul livelli del fondo marino sottostante. Come dimensione complessiva sono considerevolmente più grandi di quelli che si trovano sulla terraferma a Yamal. Il dottor Serov ha detto: 'La nostra domanda era: questi cumuli sono pingo terrestri sommersi? O sono qualcosa di diverso che si forma in condizioni marine? Uno dei pingo del Mare di Kara meridionale perdeva un sacco di metano, ma da dove proveniva quel metano?' 'Quando il permafrost si estende nell'oceano, la stessa cosa fanno i pingo', ha detto una sinossi della ricerca per CAGE scritto da Maja Sojtaric. 'Appaiono persino in prossimità geografica a quelli osservati sulla terraferma'.
Inizialmente si pensava che i pingo sottomarini fossero cimeli dell'Era Glaciale', ma l'innovativa nuova ricerca indica il contrario, ha indicato il direttore di CAGE, professor Jurgen Mienert, un coautore dell'articolo. ' Lo studio di CAGE mostra che questi pingo sottomarini recentemente scoperti potrebbero essere piuttosto recenti'. Cosa determinante, 'la perdita di gas da uno dei pingo del fondo dell'oceano al largo della Siberia mostra una specifica firma chimica che indica una moderna generazione di metano', affermano i ricercatori. 'Suggeriamo che il cumulo si sia formato più di recente, muovendo fisicamente i materiali verso l'alto'. Analogamente, i processi che portano alle eruzioni di metano nella penisola limitrofa sono considerati molto recenti.
'I pingo sulla terraferma si sono formati principalmente quando l'acqua si congela formando un nucleo di ghiaccio nel sottosuolo, a causa delle basse temperature del permafrost', afferma la sinossi sul sito. Tuttavia, i pingo sottomarini potrebbero essersi formati a causa della fusione del permafrost sottomarino rimasto e della dissociazione fra metano ed acqua. Si formano e rimangono stabili per una combinazione di bassa temperatura ed alta pressione. 'Nel permafrost le temperature sono molto basse e gli idrati di gas sono stabili anche sotto una pressione bassa, come quella dei bassi fondali del mare Artico. La fusione del permafrost porta ad aumenti della temperatura, che a loro volta portano alla fusione degli idrati di gas, che pertanto rilasciano il gas che vi era intrappolato'. 'Il metano crea la forza necessaria che spinge gli strati di sedimento congelato rimanente verso l'alto, formando i cumuli', ha detto il dottor Seroy. La ricerca indica che 'i pingo sottomarini potenzialmente possono esplodere' senza ricevere 'l'attenzione di massa' che ha salutato le eruzioni dei pingo sulla terraferma, che lasciano crateri visibili dallo spazio al loro passaggio. Eppure nel Mare di Kara ed in altri mari dell'Artico 'enormi espulsioni di metano' finiscono nell'oceano.
I ricercatori hanno avvertito: 'Per le società petrolifere queste aree possono costituire un pericolo geologico. Trivellare un buco su uno di questi pingo sottomarini può essere non solo costoso, ma catastrofico. Durante una trivellazione geotecnica nel vicino Mare di Pechora, una nave industriale ha trivellato inconsapevolmente un buco in uno di questi cumuli. Questo ha innescato un massiccio rilascio di gas che ha quasi fatto affondare la nave'. Si pensa che questo faccia riferimento ad un incidente del 1995 che ha coinvolto la Bavenit, ad ovest dell'Isola di Vaygach nel Mare di Pechora. Il dottor Seroy ha affermato: 'Non sappiamo se il metano espulso dai pingo sottomarini raggiunge l'atmosfera. Ma è fondamentale che osserviamo e capiamo questi processi meglio, specialmente nelle aree dei bassi fondali, dove la distanza fra il fondo dell'oceano e l'atmosfera è breve'. Il Siberian Times a settembre a portato un avvertimento da parte degli scienziati russi risguardo alla minaccia alla Penisola di Yamal – luogo in cui si trovano le più grandi riserve di gas naturale del mondo – di esplosioni di metano. Gli scienziati del Trofimuk Institute of Petroleum Geology and Geophysics hanno detto che il processo per cui una serie di crateri si è formata è stato causato dalla fusione degli idrati di gas e dall'emissione di metano.
Questo si accumula in un pingo – un cumulo di terra coperto di ghiaccio – che poi erutta causando la formazione dei buchi. Si pensa che un pingo di terraferma possa esplodere 'da un momento all'altro'. Ora viene monitorato costantemente da un satellite russo nel tentativo di cogliere il momento in cui avviene l'eruzione. Il dottor Igor Yeltsov, vice direttore del Trofimuk Institute, ha detto dei crateri sul terreno di recente formazione: 'Negli ultimi decenni, le temperature sono salite ed hanno causato il rilascio degli idrati di gas'. 'Questo somiglia ad una reazione nucleare. Lo scorso anno l'ho confrontato col Triangolo delle Bermuda, perché, secondo la nostra teoria, la causa di tutto questo è una produzione massiccia di metano. Il volume del metano durante la transizione da stato solido a stato gassoso aumenta di circa 150 volte'. Il più grande buco di Yamal 'è un oggetto unico per la scienza. Non abbiamo avuto alcuna possibilità di studiare un tale fenomeno prima. L'importanza dello studio aumenta se teniamo conto del fatto che a sei chilometri dal cratere c'è un grande gasdotto e a 36 chilometri c'è il deposito di gas di Bovanenkovo'. Tali eruzioni 'possono facilmente ripetersi', ha avvertito. 'Dobbiamo seguire da vicino i processi del permafrost e degli idrati di gas a Yamal', ha detto. 'Sottovalutiamo il pericolo che ci porta il metano'.
Di Maja Sojtaric
Avvisaglie di esplosioni di metano nel mare di Kara adiacente ai crateri di Yamal causati da eruzioni di gas associati alla fusione del permafrost dovuta al riscaldamento globale.
L'idrato di gas è conosciuto anche come il “ghiaccio che brucia”. Lo si può letteralmente incendiare. Immagine: CAGE
Un'enorme attenzione è stata posta sui grandi e misteriosi buchi apparsi improvvisamente nell'Artico siberiano di recente ed ora ci sono prove di un processo analogo sottomarino nelle aree meridionali del Mare di Kara. Sul fondo del mare, al largo della Penisola di Yamal, sono stati identificati grandi cumuli – descritti come “pingo” - e la loro formazione viene vista come dovuta allo scioglimento del permafrost sottomarino, che causa un 'forte accumulo' di gas metano. Questi cumuli 'stanno rilasciando metano' e il loro 'potenziale esplosivo' pone un 'pericolo geologico' significativo per l'esplorazione energetica nelle acque dell'Artico, secondo una nuova ricerca di scienziati del Centre for Arctic Gas Hydrate, Environment and Climate (CAGE) in Norvegia, sostenuto dall'Agenzia di Gestione delle Risorse del Sottosuolo russa. Per esempio, in un incidente di 20 anni fa che ha avuto poca visibilità, durante la 'trivellazione geo-tecnologica' da parte della nave russa Bavenit nel Mare di Pechora, è stato aperto un deposito di gas (pingo), minacciando la sicurezza della nave con un improvviso rilascio di metano, un processo che è stato identificato come la causa del triangolo delle Bermuda nell'Oceano Atlantico.
Due pingo sottomarini che sono stati identificati al largo della stessa area dei misteriosi crateri della penisola di Yamal. Immagine: Pavel Serov
Il dottor Pavel Serov, autore principale della ricerca pubblicata nel Journal of Geophysical Research, ha detto: “Si discute intensamente dei pingo nella comunità scientifica, in particolare nel contesto degli scenari di riscaldamento globale del clima. Potrebbero costituire il passo precedente allo scoppio del metano”. I ricercatori si sono concentrati su 'due pingo sottomarini identificati al largo della stessa area dei misteriosi crateri della penisola di Yamal', ha scritto il sito web di CAGE. Il Siberian Times ha fatto strada nel portare l'attenzione sui crateri sulla terraferma, pubblicando i punti di vista degli scienziati sulla loro formazione e le foto spettacolari dei giganteschi buchi scattate durante le spedizioni ai nuovi fenomeni. Dopo i dubbi iniziali, gli scienziati ora credono che i crateri siano stati formati da pingo che eruttano sotto la pressione del gas metano rilasciato dalla fusione del permafrost causata dal riscaldamento globale. Ora lo studio norvegese 'mostra quanto sia importante l'accumulo di metano per la formazione dei pingo sottomarini'. Queste strutture 'trovate ora disseminate sui bassi fondali dell'oceano Artico', secondo la ricerca di CAGE, parte della UiT, L'università dell'Artico Norvegese. 'L'area di studio si trova nei bassi fondali meridionali del Mare di Kara, a circa 40 metri di profondità'.
Ecco la vista delle caratteristiche dei pingo sottomarini come li vedono gli scienziati. Foto: Pavel Serov
I cumuli sottomarini erano fra i 70 e i 1.000 metri di diametro e sono stati originariamente individuati da uno studio sismico dell'area. Si innalzano fra i 5 e i 9 metri sul livelli del fondo marino sottostante. Come dimensione complessiva sono considerevolmente più grandi di quelli che si trovano sulla terraferma a Yamal. Il dottor Serov ha detto: 'La nostra domanda era: questi cumuli sono pingo terrestri sommersi? O sono qualcosa di diverso che si forma in condizioni marine? Uno dei pingo del Mare di Kara meridionale perdeva un sacco di metano, ma da dove proveniva quel metano?' 'Quando il permafrost si estende nell'oceano, la stessa cosa fanno i pingo', ha detto una sinossi della ricerca per CAGE scritto da Maja Sojtaric. 'Appaiono persino in prossimità geografica a quelli osservati sulla terraferma'.
Il dottor Pavel Serov, autore principale della ricerca pubblicata nel Journal of Geophysical Research. Foto: CAGE
Inizialmente si pensava che i pingo sottomarini fossero cimeli dell'Era Glaciale', ma l'innovativa nuova ricerca indica il contrario, ha indicato il direttore di CAGE, professor Jurgen Mienert, un coautore dell'articolo. ' Lo studio di CAGE mostra che questi pingo sottomarini recentemente scoperti potrebbero essere piuttosto recenti'. Cosa determinante, 'la perdita di gas da uno dei pingo del fondo dell'oceano al largo della Siberia mostra una specifica firma chimica che indica una moderna generazione di metano', affermano i ricercatori. 'Suggeriamo che il cumulo si sia formato più di recente, muovendo fisicamente i materiali verso l'alto'. Analogamente, i processi che portano alle eruzioni di metano nella penisola limitrofa sono considerati molto recenti.
I pingo nel Mare di Kara sono stati scoperti durante spedizioni organizzate da VNII Okeangeologia nel 2012 - 2013. Foto: VNII Okeangeologia
'I pingo sulla terraferma si sono formati principalmente quando l'acqua si congela formando un nucleo di ghiaccio nel sottosuolo, a causa delle basse temperature del permafrost', afferma la sinossi sul sito. Tuttavia, i pingo sottomarini potrebbero essersi formati a causa della fusione del permafrost sottomarino rimasto e della dissociazione fra metano ed acqua. Si formano e rimangono stabili per una combinazione di bassa temperatura ed alta pressione. 'Nel permafrost le temperature sono molto basse e gli idrati di gas sono stabili anche sotto una pressione bassa, come quella dei bassi fondali del mare Artico. La fusione del permafrost porta ad aumenti della temperatura, che a loro volta portano alla fusione degli idrati di gas, che pertanto rilasciano il gas che vi era intrappolato'. 'Il metano crea la forza necessaria che spinge gli strati di sedimento congelato rimanente verso l'alto, formando i cumuli', ha detto il dottor Seroy. La ricerca indica che 'i pingo sottomarini potenzialmente possono esplodere' senza ricevere 'l'attenzione di massa' che ha salutato le eruzioni dei pingo sulla terraferma, che lasciano crateri visibili dallo spazio al loro passaggio. Eppure nel Mare di Kara ed in altri mari dell'Artico 'enormi espulsioni di metano' finiscono nell'oceano.
La nave russa Bavenit nel Mare di Pechora e piattaforme petrolifere nel mare di Kara. Foto: sam7, Rosneft
I ricercatori hanno avvertito: 'Per le società petrolifere queste aree possono costituire un pericolo geologico. Trivellare un buco su uno di questi pingo sottomarini può essere non solo costoso, ma catastrofico. Durante una trivellazione geotecnica nel vicino Mare di Pechora, una nave industriale ha trivellato inconsapevolmente un buco in uno di questi cumuli. Questo ha innescato un massiccio rilascio di gas che ha quasi fatto affondare la nave'. Si pensa che questo faccia riferimento ad un incidente del 1995 che ha coinvolto la Bavenit, ad ovest dell'Isola di Vaygach nel Mare di Pechora. Il dottor Seroy ha affermato: 'Non sappiamo se il metano espulso dai pingo sottomarini raggiunge l'atmosfera. Ma è fondamentale che osserviamo e capiamo questi processi meglio, specialmente nelle aree dei bassi fondali, dove la distanza fra il fondo dell'oceano e l'atmosfera è breve'. Il Siberian Times a settembre a portato un avvertimento da parte degli scienziati russi risguardo alla minaccia alla Penisola di Yamal – luogo in cui si trovano le più grandi riserve di gas naturale del mondo – di esplosioni di metano. Gli scienziati del Trofimuk Institute of Petroleum Geology and Geophysics hanno detto che il processo per cui una serie di crateri si è formata è stato causato dalla fusione degli idrati di gas e dall'emissione di metano.
Il Siberian Times ha fatto strada nel portare l'attenzione sui crateri sulla terraferma, pubblicando i punti di vista degli scienziati sulla loro formazione e le foto spettacolari dei giganteschi buchi scattate durante le spedizioni ai nuovi fenomeni. Foto: Vasily Bogoyavlensky, Vladimir Pushkarev
Questo si accumula in un pingo – un cumulo di terra coperto di ghiaccio – che poi erutta causando la formazione dei buchi. Si pensa che un pingo di terraferma possa esplodere 'da un momento all'altro'. Ora viene monitorato costantemente da un satellite russo nel tentativo di cogliere il momento in cui avviene l'eruzione. Il dottor Igor Yeltsov, vice direttore del Trofimuk Institute, ha detto dei crateri sul terreno di recente formazione: 'Negli ultimi decenni, le temperature sono salite ed hanno causato il rilascio degli idrati di gas'. 'Questo somiglia ad una reazione nucleare. Lo scorso anno l'ho confrontato col Triangolo delle Bermuda, perché, secondo la nostra teoria, la causa di tutto questo è una produzione massiccia di metano. Il volume del metano durante la transizione da stato solido a stato gassoso aumenta di circa 150 volte'. Il più grande buco di Yamal 'è un oggetto unico per la scienza. Non abbiamo avuto alcuna possibilità di studiare un tale fenomeno prima. L'importanza dello studio aumenta se teniamo conto del fatto che a sei chilometri dal cratere c'è un grande gasdotto e a 36 chilometri c'è il deposito di gas di Bovanenkovo'. Tali eruzioni 'possono facilmente ripetersi', ha avvertito. 'Dobbiamo seguire da vicino i processi del permafrost e degli idrati di gas a Yamal', ha detto. 'Sottovalutiamo il pericolo che ci porta il metano'.