giovedì 1 ottobre 2015

Mangio, quindi uccido: i limiti del vegetarianismo

Da “The Great Change”. Traduzione di MR

“Perché pensiamo di doverci appropriare di tutte le terre coltivabili del mondo per sfamare gli esseri umani?”

Cavalli islandesi
Di Albert Bates

Siamo tutto ciò che che pensiamo come “individui” in comunità viventi di fatto. Qui in Islanda abbiamo partecipanti a corsi di permacultura da questo paese e da Germania, Stati Uniti, Danimarca, Messico, Canada, Australia, Svizzera, Francia, Norvegia, Svezia, Indonesia, Bulgaria e Costa Rica. Ognuno di noi sta fertilizzando in modo incrociato tutti gli altri col proprio microbioma – le spore e i microbi che trasportiamo dalle nostre bioregioni e trasmettiamo liberamente per contatto attraverso la pelle, l'aria, i fluidi e varie superfici che tocchiamo. Ognuno di noi se ne va con un nuovo microbioma, leggermente alterato e più diversificato di quello con cui è arrivato.

Raccogliamo ed incorporiamo anche nuovi microbi dall'ambiente del luogo. Potremmo ingerire parti e pezzi che sono già passati attraverso il corpo di un antico vichingo, o del suo cavallo, prima che venissero interrate nel suolo per qualche tempo, per poi trovare la loro strada nel cibo e nell'acqua ed ora per venir via con noi per diventare parte del suolo da qualche altra parte. Alla fine, veniamo tutti dalla polvere di stelle e veniamo continuamente riciclati.

Il padre della Permacultura, Bill Mollison, amava canzonare i vegetariani per le loro scelte dietetiche perché pensava che ogni argomentazione per scendere più in basso nella catena alimentare fosse un po' sospetta. “Non ho passato diversi milioni di anni ad arrampicarmi con unghie e denti fino al vertice per poi mangiare tofu”, ci ha detto una volta a pranzo. Abbiamo guardato imbarazzati il nostro tofu.

In quel periodo stavamo partecipando ad un incontro sulla Permacultura a Perth, in Australia Occidentale e al personale della cucina è stato detto che ci si attendevano principalmente persone che mangiavano carne. Sfortunatamente c'erano tre volte più vegetariani fra i permacultori partecipanti, il che ha significato lunghe code per l'opzione vegetariana e che il personale che serviva i pasti ha vissuto una piccola crisi per mancanza di lungimiranza.

Islanda: campi di lava coperti da un leggero strato di erba da pascolo; vaste aree sono adatte soltanto ad allevare animali.

Robyn Francis, che è stata una delle prime studentesse di Bill e lo ha aiutato a compilare il Manuale di progettazione in Permacultura nei primi anni 80, fa a pezzi alcune delle argomentazioni etiche più comuni. “La carne è solo clorofilla concentrata su un bastoncino di calcio”, dice, prendendo a prestito un'intuizione unica nel suo genere da un ex studente.

La rotazione del pascolo dei maiali spezza le zolle e approfondisce il profilo del suolo, rendendolo coltivabile per verdure e cereali.

La banale frase vegana sul non mangiare cose che hanno occhi o che cercano di scappare potrebbe essere divertente, ma come sappiamo da studi sui meccanismi sensori e le “emozioni” delle piante, anche quelle hanno sentimenti, conoscono la paura, cercano di preservarsi la vita e preferirebbero non essere la vostra cena se fosse offerta loro una scelta. Inoltre, ognuna di loro ha un microbioma fatto di molti piccoli animali con occhi che cercano di scappare.

Zoocentrismo: il relegare le piante in fondo alla gerarchia della vita intelligente.

La Robyn ha fatto una slide prendendo spunto da uno studio sulla coltivazione di cereali in Australia che mostra quante cose viventi – rettili, uccelli, furetti, topi di campagna – vengono massacrati ogni anno per ettaro di cereali che viene raccolto dalle mietitrebbie. Nell'area di studio del Nuovo Galles del Sud, i raccoglitori di cereali uccidono 25 volte più animali per ettaro degli analoghi pascoli di mucche destinate al macello. Messa in un altro modo, il rapporto di bulbi oculari di cose che cercano di scappare è circa di 25:1 in sfavore del lato vegano della contabilità. In un'altra slide, la Robyn spiega che possedere un cane pastore consuma il costo di risorsa equivalente di possedere un SUV. Ed è meglio che non parliamo dei gatti domestici.

Diciamocelo. Se siamo vivi lo rimaniamo solo uccidendo qualcos'altro. E' così che circolano i nutrienti fra roccia, suolo, piante, materia in decomposizione, insetti, batteri, funghi ed animali. E' un processo di gruppo, ognuno di noi ha un ruolo, ad un certo punto, come predatore o come preda. Potrebbe non piacerci di mangiare vermi, ma alla fine loro sono più che felici di mangiare noi.

“In pratica, non esiste l'autonomia. In pratica, c'è solo una distinzione fra dipendenze responsabili ed irresponsabili”.

Wendell Berry, L'arte del luogo comune


Pubblicata su Facebook il 27 agosto, 

questa immagine ha 12.000 like e 2877 condivisioni, finora.
Considerate il più ampio problema della fornitura globale di cibo. Gli esseri umani ora sono 7 miliardi e continuano ad espandersi. Fornitura di energia, cibo ed acqua permettendo. Un terzo della massa terrestre della terra è adatta all'agricoltura ma solo un terzo di questa è realmente coltivabile a cereali, verdure, frutta o il tipo di cose che mangiano i vegani. Gli altri due terzi non sono in grado di far crescere vegetali e potrebbero non avere acqua sufficiente per la coltivazione di alberi, ma possono, con una gestione accurata e una giusta presenza di bestiame, sostenere animali commestibili. Infatti, se seguite la discussione di massa sulla rotazione dei pascoli iniziata da Allan Savory, potreste credere che solo le grandi mandrie di animali al pascolo, raggruppati ed in movimento, siano in grado di ripristinare ecologicamente quelle tipologie di terreni danneggiati, ri-sequestrando il carbonio che avevano un tempo e ripristinando i cicli idrologici e climatici del pre-Antropocene – il regime di acqua e suolo un tempo costruito e conservato da bufali, mammut, tigri e lupi.

Ecco un punto di contesa che portiamo con questa discussione, e diamo il benvenuto alla discussione. Per estensione, possiamo dire che se la terra coltivabile è il premio, allora la terra buona con molta acqua dev'essere dedicata ai cereali, alle verdure, alla frutta ed al tipo di cose che mangiano i vegani. Di gran lunga più persone possono essere nutrite con proteine di alta qualità, carboidrati e grassi da quella terra se mangiamo dalla parte bassa della catena alimentare, perché far passare i cereali attraverso gli animali ci fa perdere ritorni nutrizionali di grandi fattori, da 10:1 nel caso del pollame a 40:1 nel caso dei bovini. Secondo la logica usata dalla Robyn, dobbiamo allevare animali domestici esclusivamente sulle terre marginali che non possono sostenere nient'altro. Ciò elimina la fattoria di Joel Salatin in Virginia e molte delle operazioni con animali ad alto rendimento in Nord e Sud America, Europa, Africa, Asia ed Australia. Niente più Manzo di Kobe o Sauerbraten tedesco.

L'argomentazione per mangiare animali da allevamento assume che non possiamo nutrire il mondo se togliessimo l'allevamento di animali e ci concentrassimo sulle piante. Possiamo – solo sulla porzione di terra coltivabile primaria che ha una buona stagione agricola e un sacco di acqua. Un acro di soia biologica, coltivata senza arare, nutrito con biochar che fissa l'azoto e non OGM, non trasformato in mangime animale o plastiche, può fornire proteine di alta qualità come 40 o più acri di bovini. Eliminate l'allevamento di animali nei terreni agricoli migliori e non avrete bisogno di usare l'altro 60% delle terre coltivabili per animali da nutrimento.

Perché pensiamo di doverci appropriare di tutte le terre coltivabili del mondo per sfamare gli esseri umani?

Produrre cibo per le popolazioni umane nei climi secchi o con suoli poveri importandolo da terre migliori è una proposta rischiosa, dato che il paradigma della globalizzazione ora è in vita ed è costruito su uno schema di debito Ponzi che è un vero furto nei confronti dei nostri figli. Il mondo è costretto dall'inesorabilità della fisica dell'energia fossile a rilocalizzare, e rapidamente. Continuare a seguire la curva esponenziale consumistica – di uso di acqua, perdita di suolo, esaurimento del petrolio, estinzione di pesci, popolazione e inquinamento – è pura follia. Al di là di ogni bugia, un Dirupo di Olduvai.

Cavallo islandese arrosto. Il cavallo era
la carne tradizionale del Sauerbraten tedesco. 
In un mondo localizzato, in assenza di un declino indotto catastroficamente, immaginiamo che la popolazione umana frenerà gradualmente verso qualcosa che si avvicina all'equilibrio di stato stazionario fra offerta e domanda in cui gli indigeni erano maestri. Quella era la vecchia normalità prima dell'ultima era Glaciale e andrà probabilmente in quel modo nell'Era delle Conseguenze.

Gli esseri umani delle società locali potrebbero scegliere di equilibrare le loro diete in qualsiasi modo sia più efficace per il loro clima e i loro costumi. Alcuni potrebbero essere vegani, molti probabilmente no.



23 commenti:

  1. ...C'è mischiato di tutto un pò qui...matenti però alle solite facili pulsioni morali delle masse che vogliono creare un potpurri : avremmo ritorni migliori riducendo gli allevamenti di bestiame in alcune regioni delle medie latitudini ? vero Mangiando meno carne la nostra salute ci guadagna ? vero Nello stesso post cmq si evince sia che non è possibile alimentare interi continenti( vedi africa) con importazioni di derrate alimentari da migliaia di km a tempo indefinito, e che l'autosufficienza alimentare con la permacoltura cmq non è possibile per 7 ( 7,3 per la precisione, o vogliamo sacrificare quei 300 milioni domani stesso ?!) miliardi di persone e probabilmente nemmeno per 4 ; ad ogni modo il veganesimo puro non ha ripercussioni sulla salute solo nelle nazioni più ricche dove si può scegliere il mix di amminoacidi vegetali ed è cmq molto pericoloso fino ai 18 anni ! Dal punto di vista della morale etologica è poi una emerita stronzata come ad esempio ricorda in molti saggi il famoso moralista etologo Mark Bekoff : piuttosto che non mangiare pesci, che non hanno emozioni, o preoccuparci per i polli, dobbiamo chiederci quante vite umane vale la sopravvivenza di intere specie intelligenti come i gorilla di montagna o il lupo dell'abissinia o le sofferenze impartite agli orsi in cina : gli animali non sono tutti uguali,così come le persone, ed i canidi, orsi, cetacei e grandi scimmie sono molto, molto molto più intelligenti degli altri : dimentico i maiali..Un veganesimo minimamente basta sull'evidenza scientifica invece che lottare allo stesso modo contro l'allevamento dei pesci, od anche dei bovini, dovrebbe concentrarsi su quello dei suini...Poi un po di equilibrio ci vuole: nelle vecchie case di campagna, ma anche adesso nei piccoli appezzamenti diffusi da terni in su ,gli scarti erano dati a quei 2-3 maiali di casa credo in maniera piu che sostenibile e che conducessero una vita dignitosa: alle medie latitudini mangiare carne di maiale una volta ogni 20 giorni credo sia molto piu sostenibile che mandare il riso in africa...E se dietro l'accettazione del veganesimo si nascondesse l'idea che c'è cibo per tutti , anche per 10 miliardi? Eh Eh, gli pisce vincere facile ai vegani...E se fossero invece degli apostoli di u finale alla soylent green ? Gli animali non sono tutti uguali, siamo in troppi, la permacoltura non può sfamare 7 miliardi di persone ( senza ricordare che i rendimenti massimi della permacoltura si raggiungono dopo 30-40 anni in suoli già ipersfruttati) e soprattutto la capacità di carico dei vari territori sono molte diverse: ergo i diritti inalienabili del singolo uomo sono molto pericolosi per le altre specie, per l'ecosistema e quindi anche le future generazioni cari vegani...

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    1. Inserisco questo articolo per la seconda volta. Vale la pena di leggerlo fino in fondo.
      http://www.lescienze.it/news/2014/11/13/news/dieta_globale_sviluppo_sostenibile-2375071/

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  2. Il 99% di noi, se lasciato a se stesso in un bosco, un un paio di settimane morirebbe di inedia.

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    1. Troppo pessimista. Persone giovani e relativamente giovani in buona salute, si adatterebbero a vivere alla meno peggio allo stato 'brado'. L'homo sapiens è un campione di adattamento.

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    2. Nel film di Wenders e Salgado figlio "Il sale della terra" Salgado padre documenta con estrema crudezza la guerra civile del '94 in Ruanda... delle migliaia di persone che si sono rifugiate nelle foreste, pochissimi sono sopravvissuti...

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    3. L'homo sapiens non è campione di adattamento, usa la tecnologia proprio per adattare il mondo a se stesso.

      La nostra specie si è evoluta in un ambiente subtropicale dove fa sempre caldo e quindi si trova sempre qualcosa da mangiare.

      Le migrazioni fuori dall'ambiente originario sono state possibili perché l'uomo ha imparato a contendere le carcasse agli animali spazzini, a cacciare grosse prede, ad allevare gli animali e infine a coltivare e a conservare il surplus alimentare. Non serve fare l'esempio di ambienti estremi come i deserti o le zone glaciali, nella foresta europea per la maggior parte dell'anno non c'è niente da mangiare e fa anche troppo freddo per sopravvivere senza indumenti pesanti e un riparo.

      Basta visitare uno di quei musei che conservano gli strumenti che adoperavano i nostri avi per capire che non sappiamo più fare tutte le cose da cui dipendeva la loro sopravvivenza. Parliamo di gente che comunque viveva già in un contesto completamente "antropizzato", figurarsi se dovessimo tornare all'epoca in cui l'Europa era una foresta sterminata con qualche tribù nomade che vagava di qui e di la e magari qualche villaggio nei posti particolarmente favorevoli per gli scambi e la coltivazione.

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  3. Ogni volta che sento parlare di rendimenti mi viene in mente il paradosso di jevons
    => Ritengo dannoso cercare di migliorare il rendimento della produzione di cibo finché non verrà universalmente accettata la necessità del controllo demografico.

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    1. Bates parla anche di quello, e senza peli sulla lingua: http://ugobardi.blogspot.it/2013/03/distrutti-dalla-matematica-la-scelta-e.html

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    2. Una visione razionale, etica, ecologica non può non considerare come positivo qualsiasi evento, dinamica o processo che comporti una diminuzione del numero di homo.
      Vale anche il viceversa, in questo momento è nefasto qualsiasi evento, dinamica o processo che agevoli o supporti un ulteriore aumento della specie ecocida. Aumento della produzione di cibo incluso.

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  4. Penso che nessuno sappia veramente cosa ci riserva il futuro.
    Meglio guardare al consumo di carne per quello che e' nel presente.
    http://www.scienzavegetariana.it/

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    1. "La Robyn ha fatto una slide prendendo spunto da uno studio sulla coltivazione di cereali in Australia che mostra quante cose viventi – rettili, uccelli, furetti, topi di campagna – vengono massacrati ogni anno per ettaro di cereali che viene raccolto dalle mietitrebbie"
      La metà dei cereali prodotti sono destinati a nutrire gli animali anziché gli esseri umani.
      Angelo

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    2. Non si può mettere sempre tutto in un articolo. La materia è talmente complessa che ci vorrebbero libri interi per farci entrare tutto. Albert Bates parla di pascoli, non di allevamenti intensivi. E' un permacultore, non un industriale della carne. E fa anche una affermazione precisa sull'opportunità di dedicare i terreni migliori alla coltivazione di cereali/verdure e dedicare i terreni marginali, di montagna, ecc. all'allevamento di animali.

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    3. Si puo' intendere il consumo di carne come necessita' (in un ipotetico mondo localizzato) oppure come lusso (situazione attuale).
      A me piace parlare del presente perche' e' dalle nostre attuali scelte che dipende il futuro.
      Angelo

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    4. Appunto, serve osservare cosa è possibile fare ognuno nel proprio territorio, più che ogni altra considerazione. E siccome le cose hanno bisogno di tempo per essere portate a compimento, è già tardi. Dobbiamo cominciare ieri. Sembra che se uno mangia carne sia uno che si dà al lusso, ogni vegetariano prima o poi lo sottolinea. E' invece una necessità, per vari motivi. Io la mangio un paio di volte alla settimana, circa, e la compro da un piccolo allevatore che ha pascoli sopra casa mia. E' evidente a tutti che l'allevamento intensivo non è affatto sostenibile, ma questo non significa che dobbiamo escludere la carne dalla dieta. Non c'è alcuna correlazione. In quanto a lussi, credo sia molto più un lusso mangiare a base di soia o riso (che non vengono certo dall'Europa) o, peggio ancora, mangiare frutta e verdura fuori stagione, con tutto quello che queste pratiche comportano come impronta complessiva. I miei nonni mangiavano maiale d'inverno, perché quello avevano. Andiamo un po' oltre la soglia dell'ideologia, se vogliamo discutere.

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    5. Per quanto riguarda il territorio mi piace immaginare l'intera popolazione milanese (1300000 persone circa) alla ricerca di un produttore locale di carne genuina.
      Ho fatto una veloce ricerca sul riso e a quanto pare l'Italia ne e' il primo produttore a livello europeo.
      Di soia ne sono state prodotte 600.000 tonnellate solo nel 2013 (in gran parte destinate all'alimentazione animale).
      Frutta e verdura fuori stagione non c'e' nessun vegetariano che si sogni di mangiarne.
      Per quello che riguarda il tuo simpatico nonno comprendo le sue ragioni in mancanza di alternative ma oggi le alternative ci sono eccome.
      Come vedi faccio riferimento a questioni pratiche e non a ideologie.
      E soprattutto non mi riferisco ne' al passato ne' al futuro ma al presente (ma questo l'ho gia' scritto).
      Angelo

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    6. > oppure come lusso

      Premesso che mangio con moderazione (mi limito a due volte la settimana) cerco di mangiarla di buona qualità e lo faccio con molto gusto e piacere.
      Non c'è alcun motivo per cui si debba tendere ad una visione quaresimale, pauperistica, penitenziale della vita per cui eliminare la carne dalla dieta. A quale scopo? Consentire che il numero di homo possa ulteriormente aumentare?!?!
      Che senso ha?

      Anzi, se vogliamo contrastare l'orribile crescita quantitativa della specie, paradossalmente sarebbe il caso di mangiare PIU' carne, in modo che ci sia meno cibo ovvero più difficoltà per la specie.

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    7. R maiale d'inverno : la famosa "pista" del maiale: sostenibile perchè ai 2-3 maiali si davano gli scarti dei 4-5 ettari di terreno coltivati in rotazione nella famiglia tipo con 4-5 minori, di cui solo 2 raggiungevano la maggiore età, 3-4 adulti ed 1 anziano..Questo nell'italia centrale fino ad 1 secolo fa...

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    8. Una volta a super quark avevano detto che se tutti diventassero vegani si restituirebbe alla natura un'area grande quanto l'Africa e sinceramente mi sembra un'affermazione realistica

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  5. Il blog lo trovo molto interessante e ricco di spunti, vi faccio i mie complimenti. Questo articolo mi ha un po' sorpreso, per cui vorrei commentare alcune parti del testo:
    1) "vaste aree sono adatte soltanto ad allevare animali" (praticamente la tesi centrale dell'articolo: sinceramente mi sempra un po' esagerato qul 'soltanto': non possono essere lasciate a fauna e flora selvatica? Non è una visione un po' viziana quella della natura-risorsa-da-sfruttare?)
    2)“La carne è solo clorofilla concentrata su un bastoncino di calcio” (va bene épater le bourgeois, ma è un po' esagerata: da questa frase si potrebbe dire che Anders Breivik abbia compiuto atti di semi-giardinaggio)
    3) "La rotazione del pascolo dei maiali spezza le zolle e approfondisce il profilo del suolo, rendendolo coltivabile per verdure e cereali." (questo dice solo che maiali e, meglio, i cinghiali sono molto utili da vivi)
    4) "studi sui meccanismi sensori e le “emozioni” delle piante, anche quelle hanno sentimenti, conoscono la paura, cercano di preservarsi la vita e preferirebbero non essere la vostra cena se fosse offerta loro una scelta." (l'affascinante studio del mondo vegetale è all’inizio, arrivare a queste affermazioni mi pare un po’ forzato: già si fa fatica ad applicarlo al mondo animale di cui siamo parte...)
    5)" un microbioma fatto di molti piccoli animali con occhi che cercano di scappare" (addirittura con occhioni! Ma il microbioma non è fatto di microrganismi? Non è un po' teatrale questa scena?)
    6) "Zoocentrismo: il relegare le piante in fondo alla gerarchia della vita intelligente." (diciamo che è un po' diverso: le piante sono alla base della catena trofica essendo organismi autotrofi; L'intelligenza non c'entra nulla: è una 'gerarchia' trofica)
    7) "La Robyn ha fatto una slide prendendo spunto da uno studio sulla coltivazione di cereali in Australia che mostra quante cose viventi – rettili, uccelli, furetti, topi di campagna – vengono massacrati, in sfavore del lato vegano della contabilità" (ovviamente l’agricoltura è un'industria vegana…la quantità molto superiore di cibo agricolo prodotto per sfamare gli 'onnivori' e i loro animali d’allevamento non va menzionato. Per un motivo: per l'autore la lotta è tra vegani e 'carne che pascola': i vegetariani non c'entrano poiché farebbero pascolare per un po' di latte senza uccidere l'animale: uno spreco, penso, per l'autore).
    8) "un cane pastore consuma il costo di risorsa equivalente di possedere un SUV" ('interessante: si possono avere i dati?).
    9) Se siamo vivi lo rimaniamo solo uccidendo qualcos'altro ('Homo sapiens, licenza di uccidere' in verità semplice catena trofica, però mangiando un animale noi raddoppiamo queste uccisioni: l'animale 'uccide' l'erba e altre piante e noi uccidiamo l'animale)

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  6. 10) "vermi, ma alla fine loro sono più che felici di mangiare noi" (ma non istituiscono allevamenti di umani e macelli gestiti, mi pare... Poi la loro funzione è leggermente più 'vitale' della nostra)
    11) "Gli esseri umani ora sono 7 miliardi e continuano ad espandersi" (a questo numero non andrebbe aggiunto quello degli animali d’allevamento e domestici la cui vita è gestita dalla nostra specie e si aggira a più di 50 miliardi?)
    12) "animali commestibili" (possiamo dire anche semplicemente animali: non penso sia una condizione necessaria la commestibilità per l'uomo..)
    13) "la discussione di massa sulla rotazione dei pascoli iniziata da Allan Savory" (diciamo che la seguiamo con un po’ di scetticismo. Uno che prima fa da ‘mandante’ allo sterminio di 40.000 elefanti nello Zimbawe per impedire la desertificazione: scoprirono sulla loro pelle (degli elefanti) che era errata. Quindi propone una teoria opposta: gli animali rendono fertile la terra, viva l’allevamento e la carne!. Le sue teorie sono scientificamente dubbie come mostra George Monbiot, http://www.theguardian.com/environment/georgemonbiot/2014/aug/04/eat-more-meat-and-save-the-world-the-latest-implausible-farming-miracle)
    14) "il regime di acqua e suolo un tempo costruito e conservato da bufali, mammut, tigri e lupi" (che sarebbero animali selvatici, guidati da 'teorie' più efficienti sulla conservazione ecosistemica di quelle di homo)
    15) "dobbiamo allevare animali domestici esclusivamente sulle terre marginali che non possono sostenere nient'altro" (va bene le ‘terre marginale’ma lasciarlo agli animali selvatici no? O alla vegetazione?)
    16)"Continuare a seguire la curva esponenziale consumistica – di uso di acqua, perdita di suolo, esaurimento del petrolio, estinzione di pesci, popolazione e inquinamento – è pura follia" (penso sia condiviso da tutti i vegani questo: anzi è uno dei motivi della loro scelta)
    17) "gli indigeni erano maestri" (quelli dell'isola di Pasqua non molto :-) )

    Conclusione: gli animali sono necessari alla salute dell’ecosistema, la dieta carnea della specie umana, no.

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  7. Mangio, quindi uccido: i limiti dell’ignoranza ecologica

    Un mio affezionato lettore mi ha segnalato l’articolo pubblicato sul blog “Effetto Risorse” dal titolo provocatorio “Mangio, quindi uccido: i limiti del vegetarianismo“. Chiedendo il mio parere in merito a quanto scritto, mi ha posto alcune domande alle quali ho ritenuto di dover dare una risposta pubblica, considerato l’interesse generale sull’argomento. Mi ha colpito molto una frase della sua lettera: “Per molti ambientalisti fare a meno della braciola è molto dura”. Ed effettivamente è così, non solo per ragioni di gola, ma anche per immotivate ideologie pseudoscientifiche. Il lettore mi chiede, inoltre, un parere su Allan Savory, “che sostiene il beneficio dell’allevamento di animali” e se la carne biologica sia ecologicamente sostenibile per tutti.
    Continua a leggere su:
    http://robertocazzollagatti.com/2015/11/06/mangio-quindi-uccido-i-limiti-dellignoranza-ecologica/

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  8. Mangio, quindi uccido: i limiti dell'ignoranza ecologica

    Un mio affezionato lettore mi ha segnalato l’articolo pubblicato sul blog “Effetto Risorse” dal titolo provocatorio “Mangio, quindi uccido: i limiti del vegetarianismo“. Chiedendo il mio parere in merito a quanto scritto, mi ha posto alcune domande alle quali ho ritenuto di dover dare una risposta pubblica, considerato l’interesse generale sull’argomento. Mi ha colpito molto una frase della sua lettera: “Per molti ambientalisti fare a meno della braciola è molto dura”. Ed effettivamente è così, non solo per ragioni di gola, ma anche per immotivate ideologie pseudoscientifiche. Il lettore mi chiede, inoltre, un parere su Allan Savory, “che sostiene il beneficio dell’allevamento di animali” e se la carne biologica sia ecologicamente sostenibile per tutti.

    Continua a leggere su: http://robertocazzollagatti.com/2015/11/06/mangio-quindi-uccido-i-limiti-dellignoranza-ecologica/

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    1. Leggo solo ora il tuo articolo (con commenti chiusi). Non hai parlato di un solo argomento di cui si parla nell'articolo, ti sei limitato a parlare di cose tue che, sebbene possano anche essere condivisibili, non rispondono affatto a ciò che ha proposto Bates nel suo articolo. Inoltre spari cifre che non stanno né in cielo né in terra (40% di gas serra dall'agricoltura animale? Ma se l'agricoltura nel suo complesso ne produce il 18%) e via dicendo. Dici che Savory distrugge praterie e savane, mentre le sue sperimentazioni sono state condotte in territori che si stavano desertificando. Insomma, l'ignoranza (non solo ecologica) non ha davvero limiti.

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