martedì 9 ottobre 2012

Guardare il Dito

Da “The Oil Crash”. Traduzione di Massimiliano Rupalti


Immagine da http://grupoeupsike.wordpress.com


Di Antonio Turiel 

Cari lettori,

Da qualche tempo difendo una teoria curiosa, e a quanto vedo poco ortodossa, che ha anche la virtù di far incavolare la gente mentre la espongo. Da quando è cominciata questa crisi che non finirà mai, si andato instaurando un sentimento di indignazione e di rabbia contro la classe dirigente, comprensibile data la sua incapacità di contribuire con soluzioni reali e, al contrario, con la sua capacita di contribuire con maggior sofferenza. Ciò che mi sembra sorprendente è che, con sempre maggior frequenza, molti dei miei interlocutori cadono in una curiosa trappola logica: dato che esiste un certo livello di corruzione nelle nostre istituzioni e fra i nostri politici, che si materializza in enormi somme di denaro pubblico dirottate verso fini falsi ed egoistici (quando non rubati direttamente), i problemi del paese si risolverebbero, o almeno si attenuerebbero, ponendo fine a questa corruzione. E' in quel momento, mentre formulo la mia teoria, che i miei interlocutori perdono la pazienza con me e devo fare parecchia fatica a formularla correttamente e concretamente. Dato che ora la formulero di nuovo, stavolta per iscritto, vi prego di avere pazienza nella lettura; non saltate le righe e leggete tutto ciò che ho da dire e solo dopo valutate. 

La corruzione e lo spreco (in genere unite, visto che si investe in cose superflue perché diano un ingiusto beneficio a qualcuno) sono senza dubbio immorali e ingiusti dal punto di vista distributivo ma, contrariamente a quello che pensa la maggioranza della gente, il denaro speso in cose stupide e quello rubato direttamente dai mangia pane a tradimento di turno, non scompare. Quel denaro continua a circolare nel sistema, solo che ora ce l'ha qualcuno che se ne è appropriato indebitamente e che lo spende a suo beneficio, che sia comprandosi uno yacht e una macchina nuova, che sia facendosi una casetta al mare o in investimenti che aumentino ulteriormente il suo patrimonio. Se faccio un aeroporto inutile ho dato denaro alla ditta costruttrice, ma anche agli operai che ci lavorano, alla fabbrica di mattoni, a quella di mattonelle, agli elettricisti, ai fabbricanti di componentistica elettronica, ecc. Queste spese generano attività economica ed è qui l'osservazione che sono solito fare, cioè che la corruzione e lo spreco non presuppongono un totale annullamento dell'attività economica associata al denaro “perduto”, ma che genera a sua volta attività (“crescita”, da una prospettiva pro-BAU). Vale a dire che il denaro non si perde e che la corruzione, al livello a cui la sopportiamo da queste parti, non giustifica la crisi attuale.

Non mi fraintendete. Sicuramente dal punto di vista del miglior sfruttamento dell'investimento, la corruzione genera Costi-Opportunità importanti (se costruisco un aeroporto dove non atterrano aerei, impedisco di costruire 5 ospedali o un centro di ricerca oncologica che sarebbe il più avanzato del mondo con lo stesso denaro) e in questo senso è un cattivo uso del denaro. Inoltre, un altissimo livello di corruzione, come quello che hanno alcuni paesi del Terzo Mondo, arreca evidentemente danno all'economia, visto che asfissia così tanto la società con il pagamento di “bustarelle” che alla fine distrugge la maggior parte dell'attività economica circostante. E alla fine, la corruzione è evidentemente un'ingiustizia dal punto di vista della distribuzione , visto che dà a pochi una quantità di denaro che la società percepisce come immeritata e lasciando altri con risorse insufficienti per vivere (anche se quello che la società percepisce come equo, come tale è piuttosto relativo da un punto di vista filosofico ed ideologico: un marxista ti dirà che anche il possesso di capitale da parte di un capitalista è ingiusto). In un certo modo, la disuguaglianza distributiva che comporta la corruzione è come se tutti partecipassimo ad una lotteria nella quale obbligatoriamente si dovesse comprare un biglietto da 20 euro e chi vincesse si prendesse i 20 euro di tutti. Anche questo genererebbe una grande disuguaglianza distributiva, anche se, curiosamente, non sarebbe percepita come qualcosa di (tanto) ingiusto quanto lo è la corruzione, dove il vincitore ha in realtà truccato le carte. E tuttavia, da un punto di vista economico, gli impatti di una concentrazione di capitale a causa di una lotteria o di un abuso sarebbero più o meno equivalenti. Ma, tornando all'idea centrale del post, la corruzione non spiega per quale motivo ci troviamo in questa crisi tanto profonda se, per esempio, l'economia ha funzionato per lungo tempo con le sue dosi di corruzione incluse. 

E' diventato abituale accampare il pretesto che di questi tempi il livello di corruzione sia maggiore in Spagna (ma il discorso è adatto anche alla situazione italiana ndT.) di quanto non lo sia mai stato storicamente in precedenza. Tenendo conto che abbiamo vissuto per 40 anni sotto una dittatura militare (Franco, ndT.), feroce e speculatrice e più corrotta di quanto non lo fosse la debole Seconda Repubblica e il regime bipartitico degli inizi del ventesimo secolo (per tacere sulla dittatura di Primo de Rivera), risulta complicato accampare il pretesto che la corruzione ora sia maggiore in cifre relative a quanto lo è stata allora (in cifre assolute sì, perché il paese ha più abitanti ed un genera un PIL maggiore, ma questo è un paragone assurdo al quale sono soliti ricorrere i giornali). In realtà, nel caso della Spagna, c'è stato un livello di corruzione abbastanza alto durante il tempo, ma dà fastidio soltanto nei momenti in cui, come ora, le risorse scarseggiano (pensate, per esempio, al Rigenerazionismo, che nasce durante il diciannovesimo secolo dopo una grave decadenza economica e morale, frutto dei tremendi sconvolgimenti politici e la perdita di potere coloniale durante tutto quel secolo, che arrivò al suo culmine con la perdita di Cuba e delle Filippine nel disastro del 98). Vale a dire che guardiamo alla corruzione soltanto quando rimane meno torta da spartire, perché è allora che la consideriamo odiosa (ma la ignoriamo quando ce n'è per tutti “quelli di qui”, anche se gli effetti di questa corruzione abbassano le condizioni di vita di altre persone in luoghi remoti).

Un'altra cosa che richiama la mia attenzione è l'egocentrismo degli opinionisti di professione spagnoli, che attribuiscono al problema della corruzione in questo paese una dimensione singolare. Forse perché sono persone che hanno viaggiato poco o sono poco informati, ignorano che casi importanti di corruzione e malversazione di fondi pubblici abbondano in tutti i paesi del mondo, compresi quelli che si considerano più avanzati. Io personalmente conosco abbastanza bene quelli del paese dove ho vissuto per il post-dottorato per tre anni e col quale conservo un forte legame: la Francia. Quando vivevo là, il presidente di turno (Jacques Chirac) era conosciuto pubblicamente e in modo molto diffuso come “l'escroc” (l'imbroglione), probabilmente per il fatto che lo aspettavano sette diverse cause per scandali di corruzione quando sarebbe uscito dall'Eliseo. E questo per non parlare del caso Clearstream (per citarne uno importante di quelli relativamente recenti; se prendete altre questioni minori e retrocedete nel tempo, troverete tanta merda da concimare tutti i campi agricoli di Francia). Ma, se vi prendente il disturbo di informarvi, pestilenze simili si trovano se attraversate il Canale della Manica o il Rodano, o attraversando l'Atlantico da nord a sud o attaraverso in Pacifico (non le elencherò qui, ma sono certo che alcuni lettori potranno fornire le loro preferite da Stati Uniti, Germania, Regno Unito o Giappone – stranamente manca l'Italia... ndT. - per esempio). Le persone più ragionevoli accettano che la corruzione sia estesa nel mondo in tutta la sua ampiezza, ma sono soliti obiettare che nelle nazioni meno avanzate la percentuale di corruzione sia più bassa che non in Spagna. Una cosa del genere è confusa in partenza, perché non c'è un'unità di misura uniforme per la corruzione. Come si misura? Come percentuale sul PIL? Ma abbiamo già detto che la corruzione genera anche una quantità non trascurabile di PIL. Come PIL perso per il cattivo investimento? Ma questo è molto difficile da stimare e abbastanza discutiile da definire. Inoltre, più grande è l'economia più  l'effetto della corruzione può, relativamente al PIL, essere inferiore, anche se in cifre assolute e pro-capite sia maggiore. Di nuovo, la mia impressione, omettendo di specificare ulteriormente, è che il livello di corruzione è significativamente alto in tutte le nazioni occidentali e ci rifiugiamo in quello solo quando le risorse cominciano a scarseggiare. 

A me sembra che la fissazione con la corruzione nei momenti di crisi (fissazione che, di sicuro, si ripete nella storia e nei paesi) ha molto a che vedere col desiderio di ripristinare uno status quo antico, per il quale si cerca un capro espiatorio, una vittima facile, l'immolazione della quale placherà il terribile Dio della Crisi. A volte la gente arriva a verbalizzarlo esplicitamente, come esprimeva genialmente la vignetta che apriva il post Rassegnazione: “Continuate a rubare, ma dateci lavoro!”. In fondo, non vogliamo fare alcun cambiamento e cerchiamo un modo facile, un nemico ben identificato sul quale riversiamo tutto il male di cui soffriamo. E una volta trovata la spiegazione semplice e populista, esplode la rabbia irrazionale, in questo caso contro tutti i politici o forme di governo organizzate. 

Siamo realisti: la decadenza della Spagna nel diciannovesimo secolo aveva molto a che fare con la perdita di risorse che gli ha portato il suo crepuscolo coloniale e la decadenza della Spagna in questo inizio di ventunesimo secolo non è un fenomeno isolato ed ha a che fare con l'esaurimento delle risorse per tutte le nazioni della Terra, Spagna compresa, solo che la Spagna è collocata logicamente in posizione peggiore nella distribuzione delle ultime briciole rispetto ad altre nazioni più potenti (disgraziatamente quello che ho appena detto vale anche per la maggior parte delle nazioni dell'America Latina, nella quale vive una parte importante dei miei lettori). E anche se bruciassimo in effigie o di persona tutti i corrotti di questo ampio mondo, questa situazione non cambierà. L'unico modo di uscire da questa trappola mortale che è il debito è comprendere che il problema è fondamentalmente di risorse e che pertanto dobbiamo abbandonare un sistema economico perverso basato sullo spreco di ciò che in realtà è prezioso. Da lì l'importanza, ancora, di questo blog: quella di spiegare che non ci sono risposte semplici e che nessuna opzione energetica attualmente disponibile né prevedibilmente disponibile in un futuro prossimo, può evitare una decrescita forzata e, più importante, la fine di un sistema basato sulla crescita infinita

E tuttavia c'è chi sta forzando l'interpretazione secondo la quale la corruzione è il male primigenio e che, risolta questa, tutto tornerà a funzionare, come se con un'aspirina si curasse un cancro al cervello. E insisto per i più duri: io non giustifico la corruzione, che senza dubbio è immorale ed ingiusta. Semplicemente dico che non è l'origine del male di cui discutiamo, che questa crisi è impossibile da fermare. E' solo una malattia in più di questo sistema viziato ed irresponsabile che deve finire. E osservo con preoccupazione la quantità di sciocchezze che si dicono per giustificare la forza del sillogismo perverso (“se si pone fine alla corruzione, si pone fine alla crisi”): Un giorno si dice che i problemi delle imprese sono le libertà sindacali, un altro si ripete con ansia che in Spagna ci sono 445.000 politici (cosa assolutamente non vera), poco dopo ci si vuol dare da intendere che non solo si deve sopprimere lo spurio Senato spagnolo, ma che si deve ridurre il numero di deputati al Congresso (la Camera in Italia, ndT.). Un altro giorno si confrontano le cifre delle spese presumibilmente sontuose dei nostri rappresentanti con i tagli in certi settori (ignorando che i salvataggi bancari sono fra le 10 e le 100 volte maggiori), ecc. E a me non resta che sorprendere questa ansia e questo affanno per rivendicare un nuovo processo costituente per la Spagna (che è certamente necessario), senza menzionare la necessità di riformare il sistema economico allo stesso tempo, o meglio, in primo luogo. Perché l'impressione che tutto questo mi da è che, cambiando le regole del gioco politico e facendole diventare più restrittive con la scusa di porre fine alla corruzione e a tutti “coloro che succhiano dal bottino”, ciò che in realtà si sta preparando qui è un movimento di concentrazione del potere in poche mani, preludio di una vera dittatura. Lo vedremo.

Saluti
AMT


lunedì 8 ottobre 2012

Benvenuti ad Antropia


Di Carlos de Castro Carranza.

Da The Oil Crash. Traduzione di  Ugo Bardi e Massimiliano Rupalti.


Immagine da http://dreamstime.com




Biosfera III (Revisited)

Una dozzina di anni fa ho scritto (ne “La Rivoluzione Solidale”):

”Nel 1991, un progetto dello stato dell'Arizona era condannato al fallimento solo un paio di anni più tardi. Si chiamava Biosfera II e cercava di simulare in piccolo la nostra Biosfera (la I). 

In uno spazio di più o meno due campi di calcio, dovevano convivere con otto scienziati molti ecosistemi differenti. L'idea era che Biosfera II rimanesse isolata dalla Biosfera I salvo che per l'ingresso dell'energia proveniente dal Sole. 

Il progetto, sebbene costoso, era interessante per tre motivi:

Perché si sarebbe appreso molto su come funzionano gli ecosistemi. Perché se un giorno volessimo fare viaggi interstellari dovremmo costruire un ecosistema artificiale autosufficiente. E perché apprenderemmo a dare valore alle funzioni che gli ecosistemi svolgono per noi. 

Dal fallimento di tale esperimento, in effetti si è appreso molto degli ecosistemi e di quanto siamo lontani dal poter simulare la nostra Biosfera.

E, nonostante questo, ora ci siamo imbarcati in un nuovo progetto, Biosfera III. Consiste nel “Terraformare” (dall'inglese “Terraforming”) rendere abitabile per gli esseri umani un intero pianeta: Antropia

E' l'esperimento più grande e meno conosciuto dell'umanità: le cavie sono le persone e tutta la vita che necessiteremmo portare ad Antropia. Il pianeta scelto, naturalmente, è la Terra stessa. L'esperimento è già iniziato da alcuni decenni e durerà ancora per pochi altri.

Finora è consistito fondamentalmente nel cancellare il terreno di Biosfera I, eliminando più del 50% dei boschi, un 20% dei coralli, quasi tutti gli ecosistemi acquatici attraverso la pesca intensiva, ecc., e cominciare a sostituirlo con l'ecosistema di Antropia: città, strade, zone agricole e di allevamento, deserti, piantagioni e sfruttamento ittico...

Siccome stiamo ancora imparando (ricordiamo che Biosfera II è fallito), abbiamo alcuni problemini collaterali: effetto serra, pioggia acida, buco nello strato di ozono, salinizzazione e perdita di suoli fertili, inquinamento degli alvei fluviali, atmosfera inquinata in molte città, concentrazione di metalli pesanti (Hg, Cd, As, Pb…) mai vista prima su Biosfera I. E qualche altro effetto collaterale possibile: perdita di biodiversità, parassiti e uniformità del paesaggio.

Con qualche centinaia di specie, anziché milioni, suppliremo alle funzioni ecologiche che ora svolge Biosfera I. E dobbiamo imparare in fretta. Risulta che una piantagione di eucalipti non ha la stessa efficienza nel trattenere l'acqua, pulire l'atmosfera, l'acqua e il suolo, riciclare i nutrienti, ecc. del bosco che ha sostituito; risulta che i nostri pesticidi, anche se efficienti a breve termine portano molti problemi che invece non portavano i predatori che hanno sostituito; risulta che le nostre zone di acquacultura producono un pesce che Biosfera I non può continuare a produrre, e portano loro volta molti problemi che non portavano le zone di pesca che sono scomparse. Risulta che una strada assorbe risorse e non ne fornisce. 

Non so se ci sono elezioni fra Biosfera I e Biosfera III. Si può essere ottimisti e pensare che una alta tecnologia possa sopperire alle funzioni che svolgeva Biosfera i e risolvere tutti i problemi collaterali. E tenere in zoo-riserve un qualche migliaio di specie per il nostro diletto. 

Un mondo in cui il ciclo dell'acqua, dell'azoto, del carbonio, dei metalli, ecc., sia controllato dall'essere umano in modo efficiente. Un mondo umano che dovremmo chiamare Antropia. 

O forse essere un po' meno ottimisti e “conformarsi” a Biosfera I, pensando che anche così, una adeguata tecnologia ci fornirà un livello di vita degno. E poter andare in silenzio a vedere una balena azzurra che nuota libera in mare. 

Mi sembra meno utopica Biosfera I. E mi piace molto di più”

In questa dozzina di anni la “Terraformazione” del pianeta è continuata e si sono accumulati gli studi scientifici: anche i miei.

Oggi sappiamo che non c'è possibilità di scegliere fra Biosfera I e III (lo si sospettava già), non abbiamo né le conoscenze (più apprendiamo e più ci rendiamo conto dell'enorme complessità di Gaia, chiedetelo ai climatologi), né la tecnologia, né i materiali e l'energia necessari per costruire Antropia. E non li avremo mai, visto che Gaia ha impiegato milioni di anni per terraformare il pianeta e non è stupida quanto gli esseri umani.

Oggi sappiamo che gli effetti collaterali di quanto abbiamo messo in moto, principalmente il cambiamento climatico, la distruzione del ciclo dei materiali e la perdita di biodiversità hanno scatenato alcune inerzie molto importanti, inerzie che significano irreversibilità su scala umana. Oggi, sempre con più forza, sospetto che chi sta correndo un pericolo non è Antropia, quanto la Biosfera I, Gaia.

Per me, è ovvio che questa Civilizzazione è entrata in una fase di collasso. Credo che quanto più rapidamente estingueremo questa civiltà, tanto più opportunità avrà l'umanità di creare un qualche tipo di civilizzazione dopo. Se evitiamo un'estinzione rapida, Gaia lo farà in un secolo o due nella migliore delle ipotesi, ma Gaia si ritrova tanto malata che non ci sarà più nessuna opportunità per la nostra specie. In più, non si può scartare che in questa resistenza al collasso, la malattia di Gaia non sia mortale. E se muore Gaia, muore TUTTO, perlomeno tutto quello che vale qualcosa entro qualche anno luce tutt'intorno.

A parte i fattori filosofici e morali, la discussione è sociale e politica. Viene fuori che la nostra civilizzazione globale e capitalista sta resistendo alla propria distruzione nel peggior modo possibile; sta morendo uccidendo. Come? Cercando più carbone e gas naturale per sostituire una parte della discesa del petrolio. Dedicando 50 milioni di ettari (un terzo dello spazio che occupa la coltivazione del riso) ai biocombustibili. Cercando di estrarre fino all'ultima goccia di petrolio dal sottosuolo, nonostante che questo aumenti l'impatto ecologico. Dimenticandosi della crisi ecologica e energetica - che si sono aggravate oggi - perché siamo in recessione economica. Aumentando la disuguaglianza mondiale (oggi i ricchi della Cina si uniscono ai ricchi dell'occidente, a spese della classe media e, come è sempre successo, a spese dei poveri). Aumentando la disinformazione, la diseducazione, eccetera (in Spagna riducendo le spese per l'educazione). E così via, reazioni nella direzione sbagliata. Radicalmente sbagliata.

Non avrei potuto credere a questa stupidità umana 12 anni fa. Non credevo a Einstein quando diceva che è infinita.

Quello che ci giochiamo non è solo il nostro futuro e quelllo dei nostri figli. E' TUTTO il futuro. Incrociare le braccia o disperarsi di fronte alla realtà, sono entrambe opzioni stupide.




venerdì 5 ottobre 2012

I prossimi 10 miliardi di anni

Di Ugo Bardi 
Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di Massimiliano Rupalti
























Non è una sorpresa che troviamo affascinante il futuro, dopotutto ci stiamo tutti andando. Ma il futuro non è mai quello che è stato prima e si dice che le previsioni sono sempre difficili, specialmente quelle che hanno a che fare col futuro. Ciononostante, è possibile studiare il futuro, che è qualcosa di diverso dal prevederlo. E' un esercizio chiamato “costruzione dello scenario”. Qui, lasciate che provi una carrellata telescopica di costruzione dello scenario che parte dal remoto passato e ci conduce al futuro remoto per un totale di 20 miliardi di anni. Mentre il passato è stato ciò che è stato, il nostro futuro si apre su due scenari: uno “buono” e un altro “cattivo”. Entrambi dipendenti da quanto faremo nei prossimi anni.

Nota: questo testo è una nuova versione di uno simile pubblicato nel 2008 


I 10 miliardi di anni passati

10 miliardi di anni fa. L'Universo è giovane, ha solo meno di 4 miliardi di anni. Ma si presenta già come sarà per molti miliardi di anni: galassie, stelle, pianeti, buchi neri e molto ancora.

1 miliardo di anni fa. Dai detriti di antiche stelle andate in supernova, il sistema solare si è formato intorno ad una stella di seconda generazione, il Sole, circa 4,5 miliardi di anni fa. I pianeti che formano il sistema non sono molto diversi da quelli che vediamo oggi. La Terra ha oceani blu, nuvole bianche e continenti marrone scuro. Ma non ci sono piante o animali sui continenti, né pesci nelle acque. La vita è tutta unicellulare negli oceani, ma la sua attività ha già cambiato molte cose: la presenza di ossigeno nell'atmosfera è una conseguenza dell'attività di fotosintesi in corso.

100 milioni di anni fa. Sono successe un sacco di cose sul pianeta Terra. A partire da 550 milioni di anni fa, forse come conseguenza dell'era glaciale conosciuta come “Terra a palla di neve”, sono apparse forme di vita multicellulari. All'inizio solo negli oceani, poi, circa 400 milioni di anni fa, la vita ha colonizzato la superficie dei continenti creando foreste lussureggianti e grandi animali che hanno popolato la Terra per centinaia di milioni di anni. Ciò non è avvenuto senza incidenti, tuttavia. La vita si è quasi estinta quando, 245 milioni di anni fa, una gigantesca eruzione vulcanica nella regione che oggi chiamiamo Siberia, ha generato l'estinzione più grande conosciuta nella storia della Terra. Ma la biosfera è riuscita a sopravvivere e ricrescere nel periodo cretaceo, l'era dei Dinosauri.

10 milioni di anni fa. I dinosauri sono scomparsi. Sono stati spazzati via da una nuova estinzione di massa, causata probabilmente da un grande asteroide che ha colpito la Terra 65 milioni di anni fa. Ancora una volta, la biosfera è sopravvissuta ed ora prospera di nuovo, popolata da mammiferi ed uccelli, compresi i primati. Siamo nel Miocene e la Terra si è raffreddata per un periodo di diversi milioni di anni, probabilmente come conseguenza del fatto che il subcontinente indiano ha colpito l'Asia creando la catena montuosa dell'Himalaya. Questo ha favorito la rimozione del CO2 dall'atmosfera da parte degli agenti atmosferici ed ha abbassato le temperature. Si sono formate calotte di ghiaccio ai poli Nord e Sud per la prima volta in diversi milioni di anni.

1 milione di anni fa. La Terra sì è raffreddata considerevolmente durante il periodo che chiamiamo “Pleistocene” ed ora sono in corso una serie di ere glaciali ed interglaciali. Le ere glaciali durano decine di migliaia di anni, mentre le interglaciali sono periodi caldi relativamente brevi di poche migliaia di anni. Queste oscillazioni climatiche sono forse l'elemento che stimola l'evoluzione di alcune specie primati che hanno sviluppato la locomozione bipede. Un milione di anni fa, l'homo erectus e l'homo abilis sanno usare il fuoco e fare piccoli utensili di pietra.

100.000 anni fa. Il ciclo glaciale/interglaciale continua. Il periodo caldo chiamato “Eemiano”, circa 110000 anni fa, è durato poco ed ha lasciato il posto ad una delle glaciazioni più dure della storia recente della Terra. Ma gli esseri umani possono sopravvivere a queste condizioni. In Europa dominano i Neanderthal, mentre la specie che chiamiamo “homo sapiens” esiste già in Africa.

10.000 anni fa. L'era glaciale finisce bruscamente per dar vita ad un nuovo periodo interglaciale. Il periodo che chiamiamo “Olocene”. I Neanderthal sono scomparsi, spinti al limite della sopravvivenza dai loro competitori “Sapiens”. Il clima si stabilizza abbastanza per gli esseri umani da permettere l'inizio dell'agricoltura nelle valli fertili lungo le regioni tropicali di Africa e Eurasia, dall'Egitto alla Cina.

1000 anni fa. L'era agricola ha dato vita all'era degli imperi che combattono per il dominio di ampie aree geografiche. La popolazione umana è cresciuta rapidamente con l'inizio di una serie di cicli di crescita e collasso che derivano dal sovrasfruttamento del suolo fertile. 1000 anni fa, il Mondo occidentale sta uscendo da uno di questi collassi periodici e si sta espandendo nuovamente durante il periodo che chiamiamo “medioevo”.

100 anni fa. L'era del carbone è iniziata ed è in corso da almeno due secoli. Con essa, è arrivata la rivoluzione industriale. Il carbone ed il petrolio greggio sono i combustibili che creano una enorme espansione dell'umanità in numeri e in potere. 100 anni fa, ci sono già più di un miliardo di esseri umani sul pianeta e la popolazione si sta rapidamente avviando verso i due miliardi. L'inquinamento è ancora un problema minore che viene largamente ignorato. La concentrazione di biossido di carbonio nell'atmosfera è aumentata fino a circa 300 ppm rispetto alle 270 dell'era preindustriale. Questo fatto viene notato da alcuni scienziati umani, ma le conseguenze a lungo termine non vengono comprese.

10 anni fa. I combustibili fossili che hanno creato l'era industriale stanno cominciando a mostrare segni di esaurimento e lo stesso vale per gran parte delle materie prime minerali. Il tentativo di rimpiazzare i combustibili fossili con l'uranio non ha avuto successo a causa delle difficoltà in gioco per controllarne la tecnologia. La produzione di energia sta ancora aumentando, ma mostra segni di rallentamento. La popolazione umana ha raggiunto i 6 miliardi e continua a crescere, ma a tassi di crescita ridotti. Il sistema agricolo della Terra è in pieno superamento delle proprie capacità e la popolazione può essere nutrita solo per mezzo di un complesso agro-industriale basato sui combustibili fossili. La concentrazione di CO2 nell'atmosfera è cresciuta rapidamente ed ora è di circa 370 ppm. Anche le temperature globali sono cresciute e il problema del riscaldamento globale è stato riconosciuto e si stanno facendo sforzi considerevoli per ridurre le emissioni di CO2 e di altri gas serra.

Oggi. Il sistema industriale mondiale sembra essere vicino ad arrestare la propria crescita ed il sistema finanziario è passato per una serie di collassi. La produzione di petrolio greggio è stata stabile durante gli anni passati, ma la produzione complessiva di energia sta ancora aumentando a causa della rapida crescita della produzione di carbone. La situazione politica è caotica e vede l'esplosione continua di piccole guerre. La popolazione umana ha raggiunto i 7 miliardi. Il sistema climatico sembra essere sull'orlo del collasso, con un rapido aumento di catastrofi naturali in tutto il mondo e la quasi scomparsa della calotta glaciale al Polo Nord. La concentrazione di CO2 nell'atmosfera è di quasi 400 ppm e continua a salire.





Il futuro in due scenari

1. Lo scenario “cattivo”

10 anni da adesso. Nel 2020, la produzione di petrolio greggio “convenzionale” ha iniziato una tendenza storica di declino, ma è stato fatto uno sforzo enorme per rimpiazzarlo con liquidi prodotti usando fonti non convenzionali. Le sabbie bituminose, il petrolio da scisti ed altre fonti “pesanti”, così come i biocombustibili vengono prodotti in quantità sufficienti per evitare il declino. La produzione di gas naturale è in declino, ma grandi investimenti nel “gas di scisti” ha finora evitato il collasso. Anche l'uranio è diventato scarso e diversi paesi che non hanno risorse nazionali sono state costrette a chiudere i propri impianti nucleari. Queste tendenze vengono parzialmente compensate dalla produzione di carbone ancora in crescita, che viene sempre di più impiegato per produrre combustibili liquidi ed altri prodotti chimici che un tempo venivano ottenuti dal petrolio. La crescita delle energie rinnovabili è in stallo: non ci sono più risorse da investire in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie ed i nuovi impianti, mentre una campagna propagandistica finanziata dai petrolieri ha convinto la gente che le rinnovabili non producono niente di utile e sono pericolose per l'ambiente. Un'altra campagna di propaganda finanziata dalla stessa lobby ha fermato tutti i tentativi di ridurre le emissioni di gas serra. Di conseguenza, l'agricoltura è stata devastata dal cambiamento climatico e dagli alti costi di fertilizzanti e meccanizzazione. La popolazione umana inizia una inversione epocale della sua tendenza alla crescita, decimata anche in ragione della aumentata frazione di terreno fertile dedicato ai biocombustibili.

100 anni da adesso. Nel 2100, il sistema economico umano è collassato e la dimensione dell'economia ora non è che una piccola frazione di quella che era all'inizio del ventunesimo secolo. L'esaurimento delle risorse ha distrutto gran parte del sistema industriale, mentre il cambiamento climatico e la relativa desertificazione – associata con la distruzione del suolo fertile – ha ridotto l'agricoltura ad una pallida ombra dell'impresa industriale che era diventata. Il collasso dell'agricoltura ha causato un corrispondente collasso della popolazione che ora è di meno di un miliardo di persone. Gran parte delle aree tropicali sono state abbandonate perché il riscaldamento globale le ha rese troppo calde per essere abitabili dagli esseri umani. L'aumento dei livelli dei mari causato dal riscaldamento globale ha spinto ad abbandonare un gran numero di città costiere, con danno economico incalcolabile. L'economia del pianeta è stata ulteriormente indebolita da grando tempeste e disastri climatici che hanno colpito praticamente ogni luogo abitato. Il petrolio greggio non viene più estratto in quantità significative e dove esistono ancora risorse di gas è impossibile trasportarle a lunghe distanze a causa del decadimento della rete dei gasdotti e dell'inondazione dei porti. Solo il carbone viene ancora estratto e gli impianti a carbone mantengono l'energia elettrica per una ridotta attività industriale in diverse aree del nord del pianeta. Labrador, Alaska, Scandinavia e Siberia del Nord vedono i resti della società industriale. Usando la liquefazione del carbone, è ancora possibile ottenere combustibili liquidi, prevalentemente usati per scopi militari.

1000 anni da adesso. La società industriale è una cosa del passato. Il riscaldamento globale provocato dall'uomo ha generato il rilascio degli idrati di metano, che hanno creato a loro volta ulteriore riscaldamento. L'arresto delle correnti termoaline oceaniche ha trasformato gran parte del pianeta in un deserto caldo. Quasi tutti i grandi mammiferi si sono estinti. Gli esseri umani sopravvivono solo nelle frange estreme di terra nel Nord del pianeta, Alaska e Siberia, e nel Sud, principalmente in Patagonia. Per la prima volta nella storia, piccole tribù di esseri umani vivono nelle frange del continente antartico in rapido scongelamento, vivendo principalmente di pesca. In alcune aree è ancora possibile estrarre carbone ed usarlo per la semplice metallurgia che sfrutta i resti dei metalli che civiltà del ventesimo secolo ha lasciato. Gli esseri umani sono ridotti a pochi milioni di individui che continuano a farsi guerra l'un l'altro usando vecchi moschetti e occasionalmente dei cannoni.

10.000 anni da adesso. Il Pianeta Terra è ancora avvolto dall'onda del riscaldamento globale che era cominciata migliaia di anni prima. L'atmosfera contiene ancora grandi quantità di gas serra generate dall'attività umana e dal rilascio degli idrati di metano. I continenti sono in gran parte deserti e la stessa cosa vale per gli oceani, ridotti a deserti marini dalla mancanza di correnti di ossigenazione. La Groenlandia è quasi senza ghiaccio e questo vale anche per l'Antartico che ha perso gran parte del suo ghiaccio. Gli esseri umani sono estinti. Sopravvivono solo cespugli e vertebrati terrestri di piccola dimensione, nelle frange remote del nord e del sud dei continenti.

100.000 da adesso. Il pianeta mostra segni di recupero. Le temperature si sono stabilizzate e l'erosione dei silicati ha rimosso gran parted del biossido di carbonio che si era accumulato nell'atmosfera. Le piante e gli alberi mostrano segni del loro ripresa.

1 milione di anni da adesso. Il pianeta si è parzialmente rimesso. I cicli tettonici planetari hanno riassorbito gran parte del CO2 che aveva creato la grande esplosione di riscaldamento di molto tempo fa. Le temperature sono scese rapidamente e le calotte polari di ghiaccio sono tornate. Il ritorno del ghiaccio ha fatto ripartire le correnti termoaline. Le acqua oceaniche si sono riossigenate. La vita – quelle specie che sono sopravvissute al disastro del riscaldamento – prospera di nuovo e ricolonizza i deserti tropicali, che spariscono rapidamente.

10 milioni di anni da adesso. La Terra è di nuovo il pianeta lussureggiante blu e verde che era una volta: pieno di vita, animali e foreste. Una nuova esplosione di vita è stata generata dalle specie sopravvissute al grande riscaldamento. Ci sono di nuovo grandi erbivori e carnivori, così come grandi alberi anche se nessuno di loro somiglia alle creature che popolavano la Terra prima della catastrofe. In Africa, alcune creature cominciano ad usare ossa scheggiate per la caccia. Nel tempo, sviluppano la capacità di creare il fuoco e di costruire strutture in pietra. Sviluppano l'agricoltura, imbarcazioni marine e modi per registrare i propri pensieri usando dei simboli. Ma non sviluppano mai una civiltà industriale per mancanza di combustibili fossili, tutti bruciati dagli esseri umani milioni di anni prima.

100 milioni di anni da adesso. Il Pianeta Terra è di nuovo sotto stress. L'aumento graduale dell'irradiazione solare sta spingendo il clima verso una nuova era calda. Lo stesso effetto è provocato dalla graduale formazione di un nuovo supercontinente generato dalla deriva dei continenti. Gran parte della terra diventa deserto – tutte le creature intelligenti spariscono. In questa fase, inizia un generale declino dei vertebrati, incapaci di sopravvivere i un pianeta progressivamente più caldo.

1 miliardo di anni da adesso. La Terra è stata sterilizzata dall'aumento del calore solare. Sopravvivono solo tracce di vita monocellulare nel sottosuolo.

10 miliardi di anni da adesso. Il Sole si è espanso ed è diventato così grande che ha assorbito e distrutto la Terra. Poi è collassato in una nana bianca. La galassia e l'intero Universo si muove lentamente verso l'estinzione con la diminuzione dll'energia generata dal big bang primordiale.

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2. Lo scenario “buono”

10 anni da adesso. Nel 2020, l'esaurimento dei combustibili fossili ha dato vita ad un declino globale della produzione. Questo, a sua volta, ha portato a trattati internazionali diretti a facilitare la sostituzione dei combustibili fossili con energie rinnovabili. Vengono anche messi in opera trattati che hanno lo scopo di minimizzare l'uso di carbone. La produzione e l'uso dei biocombustibili sono vietati ovunque e dei trattati impongono ai produttori di indirizzare la produzione agricola alla produzione di cibo per gli esseri umani. Gli impianti nucleari esistenti fanno pieno uso di testate accumulate durante la guerra fredda. La ricerca sulla fusione nucleare continua, con la speranza di fornirà energie utile in 50 anni. Anche con queste azioni, il riscaldamento globale continua e l'agricoltura è fortemente danneggiata dalle siccità e dall'erosione. La crescita della popolazione si arresta e ci sono carestie diffuse. I governi promulgano misure di riduzione della fertilità in modo da contenere la popolazione. Ciononostante, l'economia non mostra segni di collasso, stimolata dalla domanda di impianti di rinnovabili.

100 anni da adesso. Le misure prese all'inizio del ventunesimo secolo hanno dato i loro frutti. Ora, quasi l'1% della superficie del pianeta è coperta di pannelli solari dell'ultima generazione che producono energia con un'efficienza del 50%. Nel nord, viene usata energia eolica, così come l'energia delle correnti oceaniche, delle maree e delle onde. La produzione di energia elettrica rinnovabile continua a crescere ed ha superato qualsiasi cosa fosse stata fatta nel passato usando tecnologie primitive basate sui combustibili fossili. Questi combustibili non vengono più estratti e farlo è considerato un crimine punibile con la ri-educazione. L'economia industriale sta attraversando rapidi cambiamenti, muovendosi verso l'abbandono dello sfruttamento delle risorse in esaurimento dei metalli rari e usando l'abbondante energia disponibile per sfruttare gli elementi abbondanti sulla crosta terrestre. La società umana ora è basata completamente sull'energia elettrica, anche per i trasporti. I veicoli elettrici si muovono su strade e binari, navi elettriche solcano gli oceani e aeronavi elettriche i cieli. L'ultimo impianto nucleare a fissione è stato chiuso per mancanza di uranio intorno al 2050, in ogni caso, non serviva più. La ricerca sulla fusione nucleare continua con la speranza che possa fornire energia utile fra 50 anni. Nonostante le buone performance dell'economia, l'ecosistema è ancora sotto forte stress a causa delle grandi quantità di gas serra emessi in atmosfera durante i secoli scorsi. L'agricoltura è ancora danneggiata dal danno fatto dall'erosione e dal cambiamento climatico. La popolazione umana è in rapido declino, ma controllato dalle misure demografiche promulgate dai governi. Ora è di meno di 4 miliardi di esseri umani e le carestie sono cose del passato. Col ritorno della prosperità, gli esseri umani stanno riprendendo l'esplorazione dello spazio che sono stati costretti ad abbandonare all'inizio del ventunesimo secolo.

1000 anni da adesso. Nell'anno 3.000 dopo Cristo gli ecosistemi del pianeta hanno recuperato completamente dal danno fatto dalle attività umane durante il secondo millennio. Il clima del pianeta ora è completamente sotto il controllo umano. Un sofisticato sistema di controllo planetario gestisce l'irradiazione solare per mezzo di specchi spaziali e della concentrazione dei gas serra per mezzo di impianti di assorbimento/rilascio della CO2. Il pianeta è gestito come un enorme giardino, ottimizzando la sua produttività biologica. Il deserto del Sahara ora è una foresta e le correnti termoaline pompano ossigeno nelle regioni del nord, piene di vita di ogni tipo. Gli impianti solari ed eolici usati nel precedente millennio sono stati in gran parte smantellati, anche se vengono ancora tenuti come memoria dei vecchi tempi. Gran parte dell'energia usata dall'umanità ora è generata da stazioni spaziali che catturano l'energia solare e la convogliano  a terra in forme facilmente utilizzabili dagli esseri umani. La ricerca sulla fusione controllata continua con la speranza che produca energia utile in fra 500 anni. Gli esseri umani ora sono meno di un miliardo, hanno ottimizzato sia il proprio numero sia il loro uso di energia e serve loro enormemente meno energia di quella di cui avevano bisogno nelle ere più turbolente di mille anni prima. Lo sviluppo dell'intelligenza artificiale è in pieno svolgimento e praticamente tutti i compiti che prima erano in mani umane ora sono nelle “mani” di sofisticati sistemi robotici. Questi robot hanno colonizzato il sistema solare e gli esseri umani ora vivono in città sotterranee sulla Luna. La nuova intelligenza planetaria comincia a considerare l'idea di terraformare Marte e Venere. La prima nave spaziale ad antimateria ha cominciato il suo viaggio verso stelle lontane.

10.000 anni da adesso. Ora ci sono meno di un miliardo di esseri umani sulla Terra che vivono in splendide città immerse nella foresta lussureggiante che è diventata il pianeta. Alcuni di loro lavorano per hobby alla fusione nucleare controllata che sperano produrrà energia utile in poche migliaia di anni. La Nuova Intelligenza ha cominciato a terraformare Marte. Sono coinvolti metodi simili a quelli usati per controllare il clima terrestre: giganteschi specchi e impianti di produzione di CO2 che controllano l'atmosfera di marte, aumentandone la pressione e la temperatura. Enormi bobine ai poli del pianeta generano i campi magnetici necessari per schermare la superficie dai pericolosi raggi cosmici. E' iniziato anche il terraforming di Venere con metodi analoghi: schermi enormi che abbassano le temperature del pianeta ed immensi impianti sospesi che trasformano la CO2 in ossigeno e carbonio solido. Ci vorrà molto tempo, ma la Nuova intelligenza” è paziente. Sta anche creando nuove specie di esseri allo stato solido che vivono sugli asteroidi ed orbitano intorno al Sole. L'esplorazione della Galassia sta progredendo, con navi spaziali che dal sistema solare ormai raggiungono una “sfera” di circa un migliaio di anni luce dal Sole.

100.000 da adesso. Circa 500 milioni di esseri umani vivono sul pianeta Terra, prevalentemente impegnati nelle arti, nella contemplazione e a vivere vite umane piene. Nessuno sa più cosa significhi “fusione nucleare controllata”. Marte ora è colonizzato da piante terrestri, coperto di oceani e foreste lussureggianti. Diversi milioni di esseri umani ci vivono. La temperatura di Venere è stata abbassata considerevolmente, anche se non ancora a sufficienza per permettere la vita umana sulla sua superficie. L'esplorazione della galassia è in pieno svolgimento. Si entra in contatto con altre intelligenze galattiche.

Un milione di anni da adesso. Venere, la Terra e Marte sono ora lussureggianti e verdi, tutte e tre piene di vita. Mercurio è stato smantellato per fornire materiali per trasformare il sistema solare in una singolo sistema intelligente che colleghi una serie di creature. Ci sono statiti che orbitano intorno al Sole, creature a stato solido che vivono su asteroidi o lune lontane, creature ultra resistenti progettate per vivere nella spessa atmosfera di Giove e di altri pianeti giganti. Gli esseri umani, vivendo in pianeti verdi, sono diventati parte di questo enorme network solare. E' stato raggiunto l'altro capo della galassia da sonde partite dal nostro sistema solare.

10 milioni di anni da adesso. La Nuova Intelligenza si sta espandendo nella Galassia. I pianeti Verdi  ora sono luoghi di esperimenti evolutivi ed i Neanderthal ora vivono su Marte, mentre i dinosauri sono stati ricreati su una Venere dove sono state ricreate condizioni simili a quelle del Giurassico sulla Terra.

Fra 100 milioni di anni. Controllare le temperature sui tre pianeti verdi del sistema solare è diventato un compito complesso a causa dell'aumento della radiazione solare. Gli specchi non sono più sufficienti ed è stato necessario spostare i pianeti più lontano dal Sole. Cosa che adesso è il sistema preferito per il controllo del clima. Le statiti che formano la parte principale dell'intelligenza solare ora circondano il Sole quasi completamente in una serie di sfere concentriche.

Fra un miliardo di anni. La radiazione solare è aumentata così tanto che è stato necessario spostare i pianeti verdi molto lontano. Un anno ora dura come 50 di quelli “naturali” della Terra come erano originariamente. Ma questi non sono problemi per l'Intelligenza Solare, ora solo una piccola parte dell'Intelligenza Galattica. I tre pianeti verdi sono tre gioelli del Sistema Solare.

Fra 10 miliardi di anni. Il Sole è collassato in una debole nana bianca e tutti i pianeti che orbitano intorno ad esso ora sono mortalmente congelati. La Galassia ha perso gran parte dei suoi soli e l'Universo sta entrando nella sua ultima fase di espansione che lo porterà ad essere una gelida oscurità. L'Intelligenza Galattica sembra una galassia quasi buia. Ora è il momento. L'Intelligenza dice “Vi sia la luce".  E la luce fu.

martedì 2 ottobre 2012

Club di Roma: vedere l'elefante climatico

Da ”Cassandra's Legacy”. Traduzione di Massimiliano Rupalti


Una vista della sala dei congressi della Banca Nazionale Rumena, dove il Club di Roma sta tenendo l'incontro intitolato “Il Potere della Mente”. Sullo schermo, un ritratto di Aurelio Peccei, co-fondatore del Club (foto di Ugo Bardi).


Di Ugo Bardi

L'incontro di Bucharest del Club di Roma è in pieno svolgimento mentre sto scrivendo questo post. Sì, il Club di Roma, quello che ha sponsorizzato il primo studio de “I Limiti dello Sviluppo”, nel 1972. Lo studio è stato spesso vituperato e sempre ignorato dai decisori politici ma, 40 anni dopo, sta tornando all'attenzione. I suoi scenari e le sue e previsioni cominciano ad avverarsi, dandoci una nuova visione di quello che sarà il nostro futuro.

Oltre alla nuova consapevolezza dello studio dei LDS, è l'urgenza del problema climatico che permea l'incontro di Bucharest. Una volta considerato come problema minore, meno importante dell'esaurimento delle risorse, con i dati recenti sullo scioglimento del Polo Nord tutto è cambiato riguardo al Clima. Quello che pensavamo sarebbe accaduto alla fine del secolo sta accadendo ora. Stiamo vedendo l'elefante del clima che cammina nella stanza, proprio di fronte a noi.

L'accelerazione del problema climatico richiede misure d'emergenza. Dobbiamo agire adesso, altrimenti sarà troppo tardi. La situazione è spiegata in modo chiaro da Ian Dunlop nel discorso che ha fatto durante il primo giorno dell'incontro.

Da www.clubofrome.org

Cambiamento Climatico – Serve una Gestione di Emergenza, ora

Le prove più recenti sul cambiamento climatico richiedono una radicale rivalutazione del nostro approccio.

L'Artico si è riscaldato 2 o 3 volte più rapidamente del resto del mondo. Nelle ultime settimane lo scioglimento dei ghiacci dell'Artico ha drammaticamente accelerato, riducendo l'area ed il volume a livelli mai visti prima. Circo l'80% del ghiaccio marino estivo è stato perso dal 1979 ad oggi. Con le attuali tendenze, l'Artico sarà libero dai ghiacci nell'estate del 2015 e libero dai ghiacci tutto l'anno dal 2030, eventi che non era previsto accadessero entro i prossimi cento anni. Ancora più preoccupante, la calotta di ghiaccio della Groenlandia ha visto uno scioglimento ed uno spezzettamento senza precedenti, aggiungendosi ad una tendenza che aumenterà in modo sostanziale la salita del livello del mare.

Oltre l'Artico, il mondo si trova nel quinto anni di grave crisi alimentare, in gran parte determinata dal cambiamento climatico, che diventerà molto peggiore nel momento in cui l'impatto della recente ed estrema siccità sul paniere degli Stati Uniti, farà il suo corso nella catena alimentare globale, portando ad aumenti di prezzi sostanziali. La siccità nel Mediterraneo ha contribuito a questa crisi alimentare ad ha giocato un grande ruolo nell'innescare la Primavera Araba ed i conflitti in Siria. A livello globale, l'intensificazione del tempo meteorologico estremo continua.

La scienza sta collegando in modo chiaro questi eventi al cambiamento climatico, con le emissioni di carbonio di origine umana come causa principale.

Hanno importanza queste cose? Sì. E' il più grande problema che il mondo stia affrontando ora, perché le prove indicano che il cambiamento climatico è passato ad una fase nuova e altamente pericolosa. Le calotte di ghiaccio polari sono uno dei regolatori vitali del clima globale. Se il ghiaccio scompare, l'assorbimento di molta più radiazione solare accelera il riscaldamento dell'oceano, con rischi maggiori di rilascio su larga scale di anidride carbonica e  metano dallo scioglimento del Permafrost. Questo a sua volta potrebbe innescare un riscaldamento irreversibile autoalimentato. Energia, cibo e sicurezza dell'acqua sono a loro volta sul filo del rasoio sia nei paesi in via di sviluppo sia in quelli sviluppati.

Questi cambiamenti stanno avvenendo con un aumento di 0,8°C di aumento di temperatura, in relazione alle condizioni preindustriali, già avvenuto, figuriamoci con gli ulteriori 1,2°C che probabilmente risulteranno dalle nostre emissioni storiche. Lobbiettivo “ufficiale” di limitare cioè l'aumento di temperatura a non più di 2°C, è troppo alto. Le attuali politiche, proposte dai governi in tutto il mondo, sono molto peggiori e porterebbero ad un aumento di temperatura di 4°C  o più. Le panacee ufficiali, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio, non funzionano.

I leader politici e delle aziende parlano disinvoltamente di adattarsi ad un mondo con 4°C in più senza avere la minima idea di cosa significhi – che è un mondo con 1 miliardo di persone piuttosto che gli attuali 7 miliardi. Non è molto divertente per i 6 miliardi che se ne vanno.

Parafrasando Churchill: “L'epoca della procrastinazione, delle mezze misure, del mitigare, degli espedienti inutili e del differire sta giungendo alla fine. Ora stiamo entrando nell'epoca dove ogni azione causa conseguenze". Sappiamo come mettere costituire vere economie a basso tenore di carbonio e che allontanerebbero gli impatti peggiori del cambiamento climatico, ma abbiamo cominciato troppo tardi per un'implementazione graduale. Esse devono essere avviate con grande velocità, in emergenza, analogamente alla mobilitazione delle economie sul piede di guerra durante il periodo precedente alla Seconda Guerra Mondiale.

Tuttavia, non sentiamo niente del genere da parte delle istituzioni politiche, economiche e dalle ONG che dovrebbero guidare la nostra risposta. Perché?

Gli incentivi finanziari sono i principali responsabili, in particolare la cultura dei bonus che si è diffusa nel mondo anglosassone sin dai primi anni 90. Di recente  alcuni hanno riconosciuto che questo potrebbe essere un problema. Il presidente di Rio Tinto ha riconosciuto che “la spirale della remunerazione dei dirigenti degli ultimi due decenni non può semplicemente continuare”, e gli amministratori delegati stanno graziosamente decidendo di rinunciare ai loro bonus annuali alla luce delle cattive performance delle aziende. Molto meritevole, ma il danno causato da questa cultura è molto più insidioso di un dibattito sulla quantità. Minaccia i fondamenti stessi della società democratica.

La mentalità dei bonus porta inevitabilmente a pensare a breve termine – pochi direttori o amministratori delegati sono preparati per fare seriamente attenzione a problemi di lungo termine come il cambiamento climatico quando le loro ricompense sono quasi interamente basate sui risultati di breve termine. Come ha spiegato Upton Sinclair: “E' difficile far capire a un uomo qualcosa se il suo stipendio dipende dal non capirla”. Questo è un errore fondamentali di governo – i direttori hanno la responsabilità fiduciaria di valutare oggettivamente i rischi critici ai quali le loro aziende sono esposte e di intraprendere azioni per assicurare che questi rischi vengano adeguatamente gestiti. Ma se riconoscono il cambiamento climatico come serio rischio, sono costretti ad agire, il che richiede un radicale reindirizzamento dell'azienda lontano dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili, con forti interessi acquisiti che vengono persi nel processo. Meglio, quini, attenersi alla negazione assoluta, indipendentemente dalle conseguenze.

Questo è quello che passa ai politici, le ONG e le burocrazie, che sono soggette ad un'immensa pressione da parte del settore delle multinazionali di non agitare la barca del  “business-as-usual”. Il risultato di questo sono espedienti politici e politiche climatiche contraddittorie.

Per quanto eticamente e moralmente indifendibile possa essere, questo è ciò che il mercato deregolamentato ha deliberato e perché questo è così pericoloso per la democrazia.

Politiche avverse e miopia delle multinazionali sono incapaci di affrontare problemi che minacciano la vita come il cambiamento climatico. E' tempo che le comunità di aggirare queste barriere e richiedere una guida pronta ad intraprendere azioni urgenti, prima che il calice avvelenato che stiamo passando ai nostri nipoti diventi anche più tossico.


Ian Dunlop è un commentatore indipendente, membro del Centro per le Politiche di Sviluppo, Direttore di Australia 21 e Membro del Club di Roma. Ha presieduto l'Associazione Australiana per il Carbone del 1987 al 1988, l'  Australian Greenhouse Office Experts Group on Emissions Trading dal 1998 al 2000 ed è stato amministratore delegato dell'Australian Institute of Company Directors  dal 1997 al 2001.

lunedì 1 ottobre 2012

La Follia del Mais


Da “ClubOrlov”. Traduzione di Massimiliano Rupalti


[Pubblicato originariamente nel marzo 2010 come parte di una lunga serie, è risultato essere uno dei pezzi più letti]  

Di Dmitry Orlov

Un altro guest post. Tradotto dal russo dal Vostro Umile Narratore. E' una lettera speditami da un giovane russo, un tempo ottimista, che si trova abbandonato in qualche degradato sobborgo di Boston nel sud del New Hampshire.

Caro Dmitry,

spero non ti disturbi il fatto che ti scriva in russo. Penso che in questo modo potrò essere più pienamente genuino. Sono un laureato relativamente recente di una delle molte istituzioni senza volto ex-sovietiche di istruzione superiore, con una laurea in filosofia. Lo scorso anno mi sono trasferito negli Stati Uniti ed ho sposato una donna americana. 

La questione di quando il moderno sistema capitalista collasserà mi ha interessato sin dai miei anni da studente e mi ci sono avvicinato da diverse direzioni: dal luogo comune delle teorie della cospirazione fino ai lavori seri di Oswald Spengler e Noam Chomsky. Sfortunatamente, non riesco ancora a capire cos'è che sta mantenendo in piedi il sistema. 

Mia moglie è una donna molto bella, ma una tipica conservatrice americana bianca. Ogni qualvolta esce fuori un argomento politico, comincia a sbraitare di Costituzione e dichiararsi una libertaria conservatrice ed una costituzionalista. Pensavo che lei fosse ben educata e capisse quello di cui stava parlando. Di fatto, lei è colei che mi ha introdotto negli Stati Uniti e un tempo credevo ad ogni cosa che mi raccontava di loro. Ma, come ho scoperto più tardi, non capisce nulla di politica e ripete soltanto varie parti di sciocchezze populiste sparate da Severin, O'Reilly, Limbaugh ed altri pagliacci dei mass media. Be, non cercherò di provare a mia moglie che si sbaglia su un argomento che non capisco nemmeno io. Dopotutto, è una buona moglie. Così, provo a stare alla larga dai qualsiasi questione politica quando sono in famiglia, anche se non mi riesce sempre. Forse, se avessi una copia del tuo libro, mi aiuterebbe a spiegarmi meglio con lei, ma la nostra famiglia è stata una delle prime ad essere schiacciate dal collasso del mercato immobiliare. Mia moglie ha fatto bancarotta, perso il suo conto bancario, la casa, il lavoro ed il resto poco prima che io arrivassi, così non possiamo comprare niente su Internet.

Nella conferenza che hai fatto in Irlanda, hai detto che ci sono certe regioni degli Stati Uniti dove la gente comune mangia solo cibo-spazzatura comprato in posti come Walmart e che è composto da coloranti e sapori artificiali e mais, e che tale dieta li rende “un po' folli”. Con mia grande delusione, devo dichiararmi completamente d'accordo con te. Diversi arguti commentatori russi amano ridicolizzare “l'americano stupido” e gli Stati Uniti come un paese generalmente stupido. Ma se passassero un po' di tempo vivendo qui e facessero maggiore attenzione, si potrebbero rendere conto che non è il basso livello culturale che distingue gli americani dai russi, diciamo. Entrambi sono, in media, abbastanza bestiali. Ma anche quando sono stato qui in precedenza, come studente, la mia prima impressione è stata di un paese pieno di pazzi, a partire da quelli mentalmente competenti ai pazzi totali. E più viaggiavo a verso sud, più questo diveniva ovvio. Inizialmente mi sono persino meravigliato e pensavo a quanto potesse essere intossicante lo spirito della libertà! Ma ora capisco che questa è una catastrofe, che la società americana ha subito il lavaggio del cervello ed è alienata all'estremo e che tutto quello che resta da fare agli americani è di recitare fra loro la parte dei babbei che sono diventati. 

Sfortunatamente, sento l'influenza perniciosa di tutto questo sulla mia famiglia qui e adesso. Non c'è bisogno di essere un geniale visionario per rendersi conto che nella situazione attuale tutti questi sobborghi senza fine, costruiti sul modello nord americano, si stanno lentamente ma sicuramente trasformando in tombe di massa per i milioni di ex membri della classe media. Quelli che non diventeranno tombe di massa diventeranno riserve naturali, riempite di animali selvatici che un tempo erano esseri umani. La mia famiglia sta diventando ferina sotto i miei stessi occhi. La mancanza di risorse ci ha costretti a vivere secondo il modello sovietico: tre generazioni sotto lo stesso tetto. Siamo in sei, dei quali solo uno lavora ed è, di conseguenza, esasperato ed amareggiato. Il resto della famiglia sta gradualmente impazzendo per l'ozio e la noia. La televisione non viene mai spenta. La parte femminile della famiglia è stata risucchiata nei social network e nei suoi relativi giochetti. Ognuno coltiva la propria psicosi e diventa periodicamente feroce. Nei sobborghi, una persona senza un macchina è come se fosse senza gambe e la disoccupazione non permette a nessuno di noi di guadagnare soldi per la benzina, quindi la casa è quasi completamente isolata dal mondo esterno. La sola informazione che filtra all'interno proviene dai mass media bugiardi. E capisco che milioni di famiglie in tutta l'America vivano in questo modo! Ecco come la gente si trasforma in “teabagger” mentre i loro figli si uniscono alle gang di strada. 

Per me, come per te, questo è il secondo collasso. Avevi lasciato l'URRS prima che accadesse, mentre io ero lì ad osservarlo con gli occhi del bambino. Ho visto cosa è successo quando è stato detto alla gente che era stata in ostaggio per oltre 70 anni e gli stata offerta una caramella come consolazione. Ora, dopo tutto questo, la società russa è finita. Mi addolora vedere le facce degli americani che ancora credono in qualcosa ed agitano la loro costituzione, mentre so che la stessa cosa sta per accadere a loro. Penso che il modello che hai proposto ci permetterà di confrontarci e di sopravvivere a questo collasso con dignità.

Yevgeny
New Hampshire

sabato 29 settembre 2012

La Pistola Fumante di Hansen

Da “EcoEquity”. Traduzione di Massimiliano Rupalti



di Tom Athanasiou

Ricordate quando il cambiamento climatico era qualcosa del quale avrebbero dovuto occuparsi i nostri nipoti? Così era una volta. Oggi, siamo in un mondo diverso. E' impossibile dire esattamente quando abbiamo fatto la transizione, anche se il senso comune è che sia accaduto fra, diciamo, il 2010 - un anno catastrofico con, ad esempio, il Pakistan (proprio il “Pakistan con armi nucleari”) ha sofferto di alluvioni così epiche e distruttive che hanno spinto la popolazione in fondo alla scala dello sviluppo – e, diciamo, il 2012, l'anno in cui la “dust-bowlificazione” del cuore dell'America è divenuta un fatto sul campo.

James Hansen usa un sistema di dati più scientifico. Nel suo nuovo saggio, Percezione Pubblica del Cambiamento Climatico ed il Nuovo Gioco ai Dadi col Clima, scritto con Makiko Sato e Reto Ruedy. Egli procede impostando una base formale e lo fa nei termini dei tre decenni dal 1951 al 1980. Sono stati gli ultimi della vecchia era. Da allora, non siamo più nell'Olocene, ma piuttosto ci siamo sempre di più cacciati nell'Antropocene. O, per usare la metafora preferita di Hansen, abbiamo tenacemente caricato il “gioco ai dadi col clima”. Tornando all'Olocene, due lati del dado erano (rossi) “caldi”, due erano (bianchi) “medi” e due erano (blu) “freddi”. Oggi,

  • “scopriamo che le anomalie delle reali temperature medie estive complessive sulla Terra, durante il decennio passato, sono state mediamente per il 75% nella “categoria caldo”, così fra i quattro e i cinque lati del dado erano rossi”.

Ma non è tutto.

  • “Un cambiamento più importante è l'emergere di un sottoinsieme della categoria caldo, valori estremamente caldi, definiti come anomalie superiori a 3 deviazioni standard. La frequenza di queste anomalie estreme è di circa lo 0,13% nella normale distribuzione e così un'estate tipica nel periodo della climatologia [nome usato da Hansen per il periodo base dal 1951 al 1980] avrebbe avuto solo circa lo 0,1-02% del globo colpito da tali caldi estremi. Mostriamo che durante gli ultimi anni, la porzione dell'area di terreno globale colpito da temperature estive anomale [3 deviazioni standard] ha avuto una media di circa il 10%. Così, un aumento di circa un fattore 50, paragonato al periodo della climatologia”.

Un fattore di 50 ed una pistola fumante statistica. Davvero? Hansen non esista:

  • “Esempi recenti di anomalie estreme nelle temperature estive [3 deviazioni standard] comprendono l'ondata di calore e la siccità in Oklahoma, Texas e Messico nel 2011 ed una regione più grande che comprende gran parte di Medio Oriente, Asia Occidentale ed Europa Orientale, compresa Mosca, nel 2010”.

Non siamo più in Kansas. O se ci siamo, è molto più asciutto di quanto non fosse prima. E Hansen sta violando le regole della “reticenza scientifica” indicandolo. Secondo The Economist, ciò ha “causato agitazione fra coloro che sentono che i saggi scientifici dovrebbero essere spassionati nel fornire delle prove”. Curiosamente, comunque, questo distinguo piuttosto rituale è seguito da un rapporto molto diretto, solo i fatti, sul saggio ed i suoi metodi.

Che non sono, bisognerebbe dirlo esplicitamente, basati su un modello climatico, ma piuttosto su un'analisi statistica lineare. Non c'è alcun negazionismo, neanche un accenno. Anche se dovremmo dire che The Economist, ai tempi di Yore, avrebbe insistito su questo. Ma questo è stato. Il punto ora è quello di “accettare che sia reale e di pensare alle conseguenze”.



venerdì 28 settembre 2012

Picco del Petrolio: due vicepresidenti di Total rispondono ad Oil Man

Da “Oil Man”. Traduzione di Massimiliano Rupalti 

Di Matthieu Auzennau

La direzione del gruppo Total ha accettato di presentare qui il suo scenario sull'avvenire del petrolio. Secondo loro, non si annuncia alcun declino del petrolio all'orizzonte... a condizione che da qui a 15 anni si sviluppi l'equivalente della metà dalla produzione mondiale attuale! Come riuscire in un tale tour de force? Sussistono vaste zone d'ombra in questo inedito scenario.

Mentre il nuovo governo francese non vede, non più del precedente, altre risposte al petrolio caro se non incoraggiarne il consumo, noi continuiamo qui a tentare di capire per quanto tempo ce ne resta (di petrolio non – troppo – caro). Stavolta sono andato a porre la domanda a due vice presidenti della industria petrolifera francese Total, Helle Kristoffersen e Guillaume Chalmin, responsabili della strategia prima società dell'Esagono.

Fra i grandi gruppi petroliferi, la Total è stata la sola finora a riconoscere che le estrazioni mondiali di greggio non potranno aumentare all'infinito. L'industria petrolifera francese lascia ad intendere un discorso prudente, a metà strada fra l'ottimismo dei suoi concorrenti e l'allarmismo di un buon numero di esperti indipendenti. Dopo i dettagli del nuovo scenario e della prospettiva presentate qui dalla Total in esclusiva, la compagnia petrolifera francese sembra ormai essersi allineata sull'ottimismo che predicano le altre major dell'industria del greggio. Al penultimo piano della torre della Total, ci sono Helle Kristoffersen, direttrice generale del gruppo e Guillaume Chalmin, incaricato più specificamente della strategia di esplorazione e di produzione, che mi hanno spiegato perché non c'è alcuna ragione di temere che il Picco del Petrolio (curioso che su wikipedia non ci sia la pagina in italiano... ndt.) arrivi a breve scadenza. Al fine di accrescere la produzione mondiale di petrolio fino al 2025-2030, per compensare il declino della produzione esistente, la Total punta sulla messa in produzione di non meno di 45 milioni di barili al giorno (Mb/g) di nuove capacità per l'insieme dell'industria.

45 Mb/g rappresentano un po' più di 4 Arabie Saudite, o più della metà dell'attuale produzione di petrolio greggio (83 Mb/g)!

Questa cifra, avanzata dalla Total, è compatibile con la diagnosi enunciata nel 2011 dal patron della Shell, Peter Voser: ”Servirebbe che il mondo aggiunga l'equivalente di 4 Arabie Saudite (sic) o di dieci Mari del Nord entro i prossimi dieci anni, nient'altro che per mantenere l'offerta al livello attuale” . Il tour de force sul quale contano la Total, la Shell e le altre major per mantenere a galla l'economia della crescita è in sé vertiginoso. Dove troviamo l'equivalente della produzione di quattro Arabie Saudite, nel momento in cui l'industria affronta una accelerazione del declino della produzione esistente e si trova in aggiunta a doversi dedicare a trovare e a produrre i nuovi giacimenti in condizioni sempre più estreme?

Christophe de Margerie, Amministratore delegato di Total. Soprannominato “Big Moustache” (Baffone), ha  messo in guardia, in dicembre a Doha, sul fatto che la produzione di greggio raggiungerà il suo picco nel corso del prossimo decennio. Al di là di questa data, c'è il “punto interrogativo”, ha avvertito. E se fosse stato prima? 

Helle Kristoffersen e Guillaume Chalmin hanno accettato di fornirci qui la lista delle spese necessarie all'industria petrolifera per arrivare a pompare questi famigerati 45 Mb/g supllementari.

Queste nuove e attese capacità produttive sono, da un lato da giacimenti petroliferi completamente nuovi, e dall'altro lato da giacimenti già in produzione dei quali la Total ritiene possibile un rilancio dell'estrazione.  Dal versante dei nuovi giacimenti, ecco cosa offre in aggiunta il pianeta secondo quanto sottoposto dalla direzione della Total: 

- Sabbie bituminose, essenzialmente in Canada, dove la Total è azionista di maggioranza: + 7 Mb/g (!)
- Iraq: + 5 Mb/g
- Offshore di grande profondità al largo del Brasile: da + 3 a  +4 Mb/g
- Giacimenti “compatti” in Nord America (sicsti petroliferi, essenzialmente) : da + 2 a +4 Mb/g
- La direzione di Total cita anche diverse nuove risorse in corso di prospezione in Africa, nel grande Nord o al largo della Guyana, la cui produzione futura è riconosciuta come più incerta; in seguito alle cifre anticipate, l'insieme di queste risorse rappresentano a priori un potenziale di produzione supplementare da + 2 a +5 Mb/g.

Nel migliore dei casi, la Total ottiene dunque un totale di circa 25 Mb/g di capacità d'estrazione da pozzi che non esistono ancora.

Dove troviamo i 20 o 25 Mb/g che mancano per arrivare all'obbiettivo di 45 Mb/g supplementari? La direzione della Total non ha fornito una risposta diretta a questa domanda decisiva...

I due alti dirigenti della Total che ho interrogato non hanno voluto fornire un elenco, seppur approssimativo, delle principali aree petrolifere esistenti grazie alle quali essi giudicano che sarà possibile fermare, o almeno di rallentare, l'emorragia (vale a dire l'esaurimento inesorabile delle riserve ed il declino in corso o imminente delle estrazioni di un numero sempre più importante di vecchi giacimenti). Solo il caso degli Stati Uniti è stato evocato, in termini leggermente ottimistici, come vedremo. 

La Signora Kristoffersen e i Signor Chalmin si sono soprattutto rifiutati di anticipare delle figure chiave riguardo ai paesi dell'OPEC e della Russia, giustificandosi, e senza dubbio in modo un po' frettoloso, con l'opacità dei dati disponibili. Peccato, poiché l'OPEC e la Russia controllano l'essenza delle riserve provate di oro nero ancora disponibili, ma fanno ugualmente parte dei produttori di più lungo corso...

Anche per i paesi produttori più chiusi, i dati sono ovviamente disponibili. I vecchi giacimenti declinano anche in modo nettamente più rapido del tasso mondiale comunemente riconosciuto, situato fra il 2 e il 5% per anno. Il direttore scientifico di Total, Jean-François Minster, mi ha indicato in aprile che “nei paesi dell'OPEC o in Russia, il tasso di declino [di certi giacimenti] può raggiungere dal 6 al 9% per anno”. 

Per rispondere (indirettamente, quindi) alle mie domande sui 20-25 Mb/g mancanti al conto totale delle nuove capacità previste dalla Total, Helle Kristoffersen, direttrice delle strategie e dell'intelligence economica del gruppo, ha evocato la colossale somma di in nuovi investimenti realizzati dall'industria petrolifera un poì ovunque nel mondo: 600 miliardi di dollari, nulla nel 2011, sono quasi un quarto del PIL della Francia! Tuttavia, il ritardo molto forte subito da Total ed i suoi partner nello sviluppo del giacimento gigante ma difficile nel Mar Caspio, o ancora i contrattempi tecnici riscontrati nel grande Nord, specialmente dalla BP, mostrano che investire miliardi non è più sufficiente per garantire la produzione.

Helle Kristoffersen, vice-presidente di Total, incaricata della strategia del gruppo: i petroli da scisti necessitano “da 10 a 100 volte più pozzi”.

Guillaume Chalmin, incaricato della strategia di produzione della Total, da parte sua ha insistito sui progressi della sismologia e delle tecniche di recupero. Tuttavia riconosce senza problemi che, una volta messe in opera, non garantiscono in nulla un aumento della produzione dei vecchi giacimenti. Al contrario, la direzione della Total esprime il suo scetticismo riguardo al “miracolo" del petrolio da scisti promesso da certuni da oltre Atlantico. Helle Kristoffersen sottolinea che l'estrazione da quei bacini compatti necessita la perforazione “da dieci a cento volte tanto di pozzi” che non il petrolio convenzionale. Gli Stati Uniti non torneranno mai autosufficienti grazie a quelli, precisa. 

Al 46° piano della torre della Total alla Defence (dalla quale il mondo potrebbe sembrare malleabile), danno l'impressione di essere risoluti a dare per scontati interrogativi enormi.

Lo scenario 'dei buchi' che presenta la Total può essere paragonato con la previsione considerata oggi come la più ottimista, quella pubblicata in giugno da Leonardo Maugeri, vecchio dirigente della compagnia petrolifera italiana ENI. Questo paragone può lasciare perplessi.

L'analisi di Leonardo Maugeri, in particolare la sua stima di un ritmo lento di declino della produzione esistente, è stata giudicata totalmente irrealistica da numerosi esperti indipendenti di primo piano, sul forum pubblico di "oil man”, sul sito del Financial Times, o ancora sul principale sito americano dedicato al picco del petrolio, TheOilDrum. Sul versante delle nuove capacità di produzione previste, la direzione della Total si mostra molto più ottimista di Maugeri stesso. 

Maugeri inizia il suo rapporto affermando che queste nuove capacità di produzione possono, in assoluto, raggiungere i 49 Mb/g dal 2020. ma egli riduce immediatamente questa cifra a 29 Mb/g – il che è già oltre quanto l'industria petrolifera sia mai riuscita a fare in un lasso di tempo così breve – senza tenere in conto, dece lui, dei “rischi” e delle “restrizioni” di natura sia tecnica sia politica. E' ben al di sotto dei 45 Mb/g supplementari per l'orizzonte del 2025 previsto dalla Total (i cinque anni che separano le scadenze dei due pronostici sono relativamente poco significative, nella misura in cui bisogna contare da 7 a 10 anni per mettere in produzione tutti i nuovi giacimenti). Le nuove capacità di produzione attese dalla Total appaiono dunque molto più massicce di quelle considerate dal più ottimista degli esperti petroliferi. 

Come possiamo concludere? Almeno questo: alla Total o da altre parti, l'incertezza nella quale è immersa ormai l'industria più vitale dell'economia mondiale sembra raggiungere un livello impressionante. 

La difficoltà di rinnovare le riserve esaurite ormai è una realtà centrale per questa industria, dal gigante americano Exxon, che non è riuscito a ricostituire che il 95% delle sue riserve nel corso degli ultimi 10 anni, alla 'piccola' compagnia petrolifera franco-britannica Perenco, che si è trovata di fronte a un crollo delle sue prospettive di produzione. L'amministratore delegatodella Total, Christophe de Margerie, ha parlato in modo diverso successivamente alla grande fiera annuale dell'industria dell'oro nero. In Qatar, a dicembre, ha affrontato apertamente il problema del picco del petrolio, un tabu per i dirigenti della altre major. Secondo “Baffone”, la produzione mondiale raggiungerà il suo massimo nel corso degli anni 20 del 2000, a 95 Mb/g contro gli 83 di oggi. Oltre c'è il “punto interrogativo”, ha riconosciuto Christophe De Margerie, aggiungendo tuttavia immediatamente :

“Disponiamo di enormi risorse. Il problema non sono le risorse, è sapere come estrarle in modo accettabile”. 

Guillaume Chalmin insiste: i 45 Mb/g di capacità supplementari che devono essere messe in opera imperativamente per raggiungere il livello mondiale di 95 Mb/g promesso dall'Amministratore delegato della Total; “non è della pubblicità”. Tuttavia, questa previsione fantastica non ha la minima possibilità di realizzarsi se i banchieri e gli assicuratori non dovessero mai convincersi del suo realismo (la banca multinazionale HSBC così come le compagnie di assicurazione più vecchie, i Lloyd's, hanno già espresso dubbi profondi). Si può temere che l'esistenza di una tale e necessaria condizione autorealizzatrice pesi sulla credibilità dell'insieme della previsione qui difesa dalla Total. Detto altrimenti, è decisamente plausibile che il “punto interrogativo” identificato dalla Total da qualche parte nel  terzo decennio del 2000, si sia verificato in effetti molto prima.

E' possibile che il re del petrolio sia nudo?

[Lo sviluppo di greggi sporchi ha bisogno di investimenti molto importanti e solleva delle grandi sfide ambientali]

Questo grafico è tratto dall'ultima previsione pubblicata dalla Total, nel 2008. Il picco del petrolio allora era stato posto intorno al 2020. La Total ha ormai ridimensionato questa data fatidica. Ma questo recupero di speranza della grande compagnia petrolifera francese è fondato?