venerdì 19 febbraio 2010

La non-leggenda dei vulcani artici


La graduale sparizione dei ghiacci artici è uno degli effetti più evidenti del riscaldamento globale. C'è stato però chi ha speculato che potrebbe essere dovuta alla presenza di vulcani sottomarini. Come vedremo qui di seguito, questa spiegazione è soltanto una leggenda; anzi, è talmente assurda che la possiamo definire una "non-leggenda".  (immagine da ecology.com)


Nessuno potrebbe proporre seriamente che il riscaldamento globale che osserviamo oggi sia causato dal calore geotermico che arriva dall'interno della Terra. Questo per una ragione semplicissima: il calore geotermico è infinitesimale (circa lo 0.01%) rispetto a quello che viene dal sole. Non che le eruzioni vulcaniche non abbiano effetto sul clima; anzi, hanno un ben osservabile effetto di raffreddamento per via dell'emissione di pulviscolo. Ma, il calore emesso è veramente troppo piccolo: una sua variazione, anche relativamente importante,  non potrebbe neanche lontanamente spiegare i fenomeni di riscaldamento globale che osserviamo.

Per la verità, cercando bene su internet, si trova anche qualcuno che riesce a sostenere in tutta serietà che il riscaldamento globale è causato da cambiamenti nel flusso del calore geotermico. Ma questo è un caso che possiamo definire di incompetenza addirittura patologica. Tuttavia, non è impossibile speculare che perlomeno certi effetti locali normalmente attribuiti al riscaldamento globale siano in realtà causati da fenomeni geotermici.. Questo à quanto ha sostenuto il Prof. Adriano Mazzarella, docente di Climatologia presso l'Università di Napoli a proposito della fusione dei ghiacci artici.

Sul quotidiano "Il Napoli" del 23 Gennaio 10 leggiamo un comunicato del Prof Mazzarella di cui riporto il paragrafo saliente.


Il colossale fornello geotermico si accende e si spegne sotto i ghiacciai dell'Artico in maniera del tutto naturale e questo giustifica pienamente la variabilità areale dei ghiacciai artici che da tempo i mass media imputano solo all'azione forsennata di produzione dell'anidride carbonica (CO2) da parte dell'uomo. I vari convegni internazionali che cercano di fissare un tetto alle emissioni di CO2 passeranno alla storia come la più inutile manifestazione di presunzione dell'uomo.

Ora, quella che fa Mazzarella è un'affermazione molto forte: "questo giustifica pienamente la variabilità areale dei ghiacciai artici" Per lanciarsi in un'interpretazione del genere occorrerebbero dati e studi o, perlomeno, delle stime quantitative. Ma non risulta che Mazzarella abbia pubblicato degli studi su questo argomento..

Forse Mazzarella si riferisce al lavoro di qualcun altro? Nel comunicato, cita un lavoro di Sohn e altri apparso su Nature nel 2008 ma, se andiamo a vedere questo articolo non ci troviamo niente a proposito dei vulcani come possibili responsabili della fusione dei ghiacci polari.

Su questo punto ho scritto direttamente a Robert Sohn, scopritore di questi vulcani, il quale mi ha risposto gentilmente dicendomi che:

... it is clear to me that these eruptions, impressive as they must have been, did not have enough heat content to melt significant amounts of sea ice. I also note that the melt off in 2007 was on the Western side of the Arctic Basin, while the volcanoes are thousands of km away beneath the Eastern Basin.

.... mi è chiaro che queste eruzioni, per quanto impressionanti possano essere state, non contenevano abbastanza calore per per fondere quantità significative di ghiaccio marino. Noto anche che la fusione del 2007 ere nel lato Ovest del bacino Artico, mentre i vulcani sono a migliaia di chilometri di distanza sotto il bacino Est. 

Molto chiaro, direi: non ci sono abbastanza vulcani e non sono nemmeno nel posto giusto. Se però, per caso, questo non vi basta, trovate la stessa opinione espressa anche da altri scienziati in questo articolo del NY times. L'idea che i vulcani sottomarini spiegano la fusione dei ghiacci polari il prof Mazzarella se l'è inventata senza uno straccio di dato o di prova in proposito.

Quindi, questa dei vulcani artici che scaldano la calotta polare è solo una delle tante leggende sul clima. E' una leggenda particolarmente poco efficace se la si vuole usare come prova che il riscaldamento globale antropogenico è tutta una bufala e un imbroglio. In effetti, basta chiedere come sta che - se i ghiacci polari si ritirano per via dei vulcani artici - allora cos'è che fa sparire i ghiacci alpini, il permafrost canadese, quello siberiano, eccetera? Ci sono sotto dei vulcani anche lì? Insomma. è una cosa che proprio non sta in piedi .

Nonostante l'assurdità di questa faccenda non possiamo escludere che la storia dei vulcani artici che sciolgono i ghiacci non si diffonda su internet insieme alla tante leggende climatiche che girano: dai pianeti che si scaldano al medioevo che era più caldo di oggi. Per ora la possiamo definire una "non leggenda," ma non ci sono limiti alla credulità umana.


mercoledì 17 febbraio 2010

Impazzimento globale


Vista l'ondata di follia che si sta abbattendo sul dibattito sul clima, un po' di buonsenso sembra essere una dote rara. Questo buon senso ce l'ha Thomas Friedman che sul New York times parla di "Impazzimento globale" (global weirding) e ci offre qualche ragionamento sensato, una volta tanto.

Dei festival di nonsenso che periodicamente travolgono la politica americana, sicuramente il più stupido è quello che vuole che il fatto che Washington ha avuto un inverno particolarmente nevoso prova che il cambiamento climatico è una bufala e che, di conseguenza, non dobbiamo preoccuparci di queste cose da donnette tipo l'energia rinnovabile, pannelli solari, e accise sul carbone. Basta che trivelli, ragazza, trivella!

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Dal New York Times del 17 Febbraio 2010


Global Weirding Is Here

Americans’ confusion about climate change makes the U.S. less inclined to move toward clean-tech and more certain to remain addicted to oil

By THOMAS L. FRIEDMAN


Of the festivals of nonsense that periodically overtake American politics, surely the silliest is the argument that because Washington is having a particularly snowy winter it proves that climate change is a hoax and, therefore, we need not bother with all this girly-man stuff like renewable energy, solar panels and carbon taxes. Just drill, baby, drill.


When you see lawmakers like Senator Jim DeMint of South Carolina tweeting that “it is going to keep snowing until Al Gore cries ‘uncle,’ ” or news that the grandchildren of Senator James Inhofe of Oklahoma are building an igloo next to the Capitol with a big sign that says “Al Gore’s New Home,” you really wonder if we can have a serious discussion about the climate-energy issue anymore. 

The climate-science community is not blameless. It knew it was up against formidable forces — from the oil and coal companies that finance the studies skeptical of climate change to conservatives who hate anything that will lead to more government regulations to the Chamber of Commerce that will resist any energy taxes. Therefore, climate experts can’t leave themselves vulnerable by citing non-peer-reviewed research or failing to respond to legitimate questions, some of which happened with both the Climatic Research Unit at the University of East Anglia and the United Nations Intergovernmental Panel on Climate Change.

Although there remains a mountain of research from multiple institutions about the reality of climate change, the public has grown uneasy. What’s real? In my view, the climate-science community should convene its top experts — from places like NASA, America’s national laboratories, the Massachusetts Institute of Technology, Stanford, the California Institute of Technology and the U.K. Met Office Hadley Centre — and produce a simple 50-page report. They could call it “What We Know,” summarizing everything we already know about climate change in language that a sixth grader could understand, with unimpeachable peer-reviewed footnotes.
At the same time, they should add a summary of all the errors and wild exaggerations made by the climate skeptics — and where they get their funding. It is time the climate scientists stopped just playing defense. The physicist Joseph Romm, a leading climate writer, is posting on his Web site, climateprogress.org, his own listing of the best scientific papers on every aspect of climate change for anyone who wants a quick summary now.
Here are the points I like to stress:

1) Avoid the term “global warming.” I prefer the term “global weirding,” because that is what actually happens as global temperatures rise and the climate changes. The weather gets weird. The hots are expected to get hotter, the wets wetter, the dries drier and the most violent storms more numerous.

The fact that it has snowed like crazy in Washington — while it has rained at the Winter Olympics in Canada, while Australia is having a record 13-year drought — is right in line with what every major study on climate change predicts: The weather will get weird; some areas will get more precipitation than ever; others will become drier than ever.

2) Historically, we know that the climate has warmed and cooled slowly, going from Ice Ages to warming periods, driven, in part, by changes in the earth’s orbit and hence the amount of sunlight different parts of the earth get. What the current debate is about is whether humans — by emitting so much carbon and thickening the greenhouse-gas blanket around the earth so that it traps more heat — are now rapidly exacerbating nature’s natural warming cycles to a degree that could lead to dangerous disruptions.

3) Those who favor taking action are saying: “Because the warming that humans are doing is irreversible and potentially catastrophic, let’s buy some insurance — by investing in renewable energy, energy efficiency and mass transit — because this insurance will also actually make us richer and more secure.” We will import less oil, invent and export more clean-tech products, send fewer dollars overseas to buy oil and, most importantly, diminish the dollars that are sustaining the worst petro-dictators in the world who indirectly fund terrorists and the schools that nurture them.

4) Even if climate change proves less catastrophic than some fear, in a world that is forecast to grow from 6.7 billion to 9.2 billion people between now and 2050, more and more of whom will live like Americans, demand for renewable energy and clean water is going to soar. It is obviously going to be the next great global industry.

China, of course, understands that, which is why it is investing heavily in clean-tech, efficiency and high-speed rail. It sees the future trends and is betting on them. Indeed, I suspect China is quietly laughing at us right now. And Iran, Russia, Venezuela and the whole OPEC gang are high-fiving each other. Nothing better serves their interests than to see Americans becoming confused about climate change, and, therefore, less inclined to move toward clean-tech and, therefore, more certain to remain addicted to oil. Yes, sir, it is morning in Saudi Arabia. 

martedì 16 febbraio 2010

Gennaio 2010: temperature record!

Le anomalie termiche del mese di gennaio 2010 secondo il NOAA. Il Gennaio del 2010 è stato uno dei più caldi della storia. Tuttavia,  il riscaldamento è stato poco uniforme, come è normalmente. Questo ha dato origine a molte esternazioni assai scomposte di gente che vive in zone dove è stato più freddo della media e ha creduto che qualche nevicata volesse dire che sta arrivando l'era glaciale.


In questo momento sembra che ci sia gente talmente impressionata dalle nevicate dei primi mesi del 2010 che è pronta a giurare che siamo a un passo dall'era glaciale e che questo dimostra che il concetto di riscaldamento globale è tutta una bufala. Beh, se non altro è una buona illustrazione di quanto sia facile sbagliarsi se non ci si basa su misure precise invece che sul proprio naso.

Sono disponibili i dati delle temperature di Gennaio dal NOAA in una pagina molto esauriente. Ovviamente, Gennaio è un mese freddo se lo si confronta con gli altri mesi dell'anno, ma se lo confrontiamo con lo stesso mese degli anni passati, il Gennaio del 2010 è stato uno dei più caldi della storia.

E' stato un mese record su diversi indici. Per esempio, è stato il Gennaio più caldo da quando si fanno misure di temperatura per quanto riguarda le aree continentali dell'emisfero sud. Particolarmente impressionanti sono i dati satellitari che indicano che la temperatura della bassa troposfera segna i valori più caldi in assoluto misurati in Gennaio negli ultimi 32 anni. Altri indici non sono record storici; per esempio la temperatura media delle terre emerse nell'emisfero nord si classifica soltanto al diciottesimo posto. Ma, nella media di tutti gli indici, è stato il quarto Gennaio più caldo da oltre un secolo. Niente male per un mese che secondo alcuni dimostrerebbe che il mondo non si scalda.

Insomma, dal comportamento di un mese non si può dire niente sull'andamento del riscaldamento globale, tuttavia questo Gennaio è stato in linea con quello che ci aspettiamo che succeda e che sta succedendo in termini di riscaldamento globale. E i dati disponibili per Febbraio indicano che la tendenza non è cambiata: finora è stato un febbraio molto caldo rispetto alle tendenze stagionali.

In sostanza il riscaldamento globale continua a camminare per conto suo e non da retta a quelli che pensano di farlo scomparire soltanto negando la sua esistenza.

(Fra le altre cose, i dati satellitari riportati dal NOAA sbugiardano completamente, semmai ce ne fosse bisogno, quelli che sostengono che le stazioni di misura a terra danno dati sbagliati per via delle "isole termiche" o che altro)

lunedì 15 febbraio 2010

I gravi errori dell'IPCC sul riscaldamento globale



I ghiacciai dell'Himalaya si stanno ritirando. Forse non così rapidamente come si trova scritto nell'ultimo rapporto dell'IPCC, ma comunque vanno a sparire. (fonte)




In un oscuro paragrafo delle migliaia di pagine dell'ultimo rapporto sul clima dell'IPCC, qualcuno ha trovato scritto che è "molto probabile" che i ghiacciai himalayani spariranno completamente entro il 2035.

Come si vede dalla foto più sopra, è vero che i ghiacciai himalayani si stanno ritirando. Tuttavia, il 2035 è una data un po' troppo vicina per vederli scomparire del tutto. Secondo alcuni, ci vorranno almeno 50 anni, e può darsi anche di più. E' probabile che la data del 2035 scritta nel rapporto IPCC sia stata un errore di stampa, o forse una svista. Ma c'è chi l'ha vista come prova sicura che il riscaldamento globale è un imbroglio ordito dai climatologi. Ovviamente sono una cricca di cospiratori che tramano nell'ombra per prenderci in giro e incassare i loro grassi contratti di ricerca.

Può darsi che qualcuno si sia decisamente lanciato un po' troppo in avanti in questa demolizione mediatica dell'IPCC, soprattutto considerando gli errori che l'altra parte nel dibattito ha fatto e sta facendo.

Vi faccio un esempio proprio sui ghiacciai: prendete David Bellamy - ex professore di botanica alle Università di Durham e Nottingham, in Inghilterra. Persona teoricamente qualificata per parlare con cognizione di causa di riscaldamento globale. Nel 2004 ha scritto sul Daily Mail che la teoria del global warming è "poppycock" (una sciocchezza). Orbene, su cosa basa il Prof. Bellamy questa sua opinione? Beh, fra le altre cose, su qualcosa che ha scritto sul New Scientist del 16 Aprile 2006, ovvero che "555 dei 625 ghiacciai mondiali sotto osservazione dal World Glacier Monitoring Service sono cresciuti dal 1980".

Questo è un dato che, se fosse vero, cambierebbe tutta la prospettiva che abbiamo del riscaldamento globale. In effetti, se i ghiacciai veramente non si sciolgono ma crescono, potremmo consegnare tutta la faccenda alle liste delle leggende urbane. Ma non è così. George Monbiot ha indagato sulla faccenda è ha scoperto che non è vero nulla. Bellamy ha fatto degli errori veramente clamorosi.

Per prma cosa, Bellamy ha sbagliato a leggere i dati da dove li ha presi. La fonte diceva il 55% di 625 NON 555 su 625. C'è una bella differenza fra il 55% e il rapporto fra 555 e 625 che è l'89%. Errore già di per se molto grave, ma non il peggiore di Bellamy.

C'è ben di più. Da dove ha preso Bellamy questo dato? Lui stesso ha dichiarato che li ha presi non da una pubblicazione scientifica ma da un articolo di una rivista chiamata "21st century science and technology" pubblicata dal noto demagogo folle, Lyndon Larouche (se non sapete chi è Lyndon Larouche, cercatelo su wikipedia. Rimarrete strabiliati.).

Ma dove arrivano questi dati che Larouche ha pubblicato? Non certo dal World Glacier Monitoring Service. Monbiot gli ha telefonato e gli hanno detto che questa cosa che ha scritto Bellamy è "bullshit" - letteralmente "cacca di toro", termine che credo renda l'idea.

Dopo lunghe ricerche, Monbiot ha trovato che il dato aveva origine in qualcosa scritta sul sito di Fred Singer, una volta uno scienziato ma da anni sul libro paga della Exxon. Interpellato su questo dato, Fred Singer ha tergiversato citando riferimenti inesistenti ma alla fine ha ammesso che il dato del 55% se lo era inventato di sana pianta sua moglie - che l'aveva messo sul sito. (questo lo racconta Jim Hoggan nel suo libro "Climate Cover-up" a pagina 162-164).

Insomma, c'è stata una serie di imbrogli impressionante in cui un dato completamente inventato ha trovato la sua strada in uno scritto di uno scienziato apparentemente "serio" ma che l'ha preso per buono senza preoccuparsi minimamente di controllarlo. Non solo, ma lo ha anche stravolto ulteriormente per dare più peso all'idea che i ghiacciai non si stanno ritirando.

Notate la differenza enorme fra la svista dell'IPCC e la manipolazione fatta da Bellamy e gli altri. Il nocciolo della questione del riscaldamento globale cambia poco o nulla se cambia la stima di quando esattamente i ghiacci Himalayani spariranno. Cambierebbe moltissimo, invece, se fosse stato vero che i ghiacciai, in generale, non si stanno ritirando, come hanno raccontato Bellamy è i suoi colleghi sulla base dei loro dati taroccati.

Se avevate qualche dubbio che vi stiano prendendo in giro sulla faccenda del riscaldamento globale, questa storia vi dovrebbe far capire che è vero. E anche vi dovrebbe far capire chi è che vi sta prendendo in giro.

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Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Luca, 6:41.

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L'articolo del 2006 di George Mombiot sulla storia di Bellamy e dei suoi dati taroccati è stato tradotto e commentato da Pierangela Magioncalda sul sito di ASPO-Italia

domenica 14 febbraio 2010

Avatar: il potere del sogno

 

Comunque la vogliate mettere, Avatar lo dovreste definire una scemenza.Personaggi creati con l'accetta, dialoghi di legno impiallacciato, buoni e cattivi da manuale di catechismo, alieni blu che fanno la ola davanti all'albero sacro. Per non parlare dell'assurdità di certi concetti, tipo la spina USB incorporata in tutte le creature viventi del pianeta (ce l'hanno anche le zanzare?).

Eppure, Avatar funziona.

Non so come è stato per voi, ma per me sono state due ore e mezzo di immersione totale in cui facevo il tifo per i buoni (gli alieni blu) contro i cattivi (i terrestri bianchi). Non mi capitava una cosa così da quando andavo a vedere i film western al cinema parrocchiale vicino a casa mia. 

Per capire come mai Avatar funziona bisogna considerare che un film, come tutte le opere letterarie, esiste in uno spazio onirico; il "dreamtime" degli aborigeni australiani, uno spazio in cui le leggi della fisica sono sospese o ignorate. Nella storia di Cenerentola una zucca si può trasformare in una carrozza e sul pianeta Pandora le montagne possono stare sospese in aria. Ma le leggi dell'etica sono conservate anche nel dreamtime - anzi, sono rinforzate. Non accetteremmo mai una storia in cui Cenerentola uccide a colpi d'ascia le sue sorellastre per accaparrarsi il principe azzurro, anche se cose del genere ogni tanto le leggiamo sui giornali. In Avatar, non accetteremmo che gli alieni fossero sterminati col napalm o con il fosforo bianco, come sarebbe il loro destino nel mondo reale.

Lo spazio narrativo funziona finché le regole dell'etica sono rispettate.  Avatar sarà ingenuo quanto volete, ma queste regole le rispetta e quindi funziona.

In effetti, Avatar va a esaminare un problema etico che troviamo anche in un gran numero di altri film e opere narrative recenti. Fra i tanti, viene in mente "La Principessa Mononoke", di Miyazaki; ben superiore a Avatar sul piano narrativo ma che affronta sostanzialmente lo stesso tema: il conflitto fra foresta e città. Oppure il romanzo di Sabina Morandi, "Petrolio in Paradiso" che ci parla del conflitto fra gli indigeni dell'Amazzonia e le compagnie petrolifere.

Avatar ci parla dello stesso conflitto. Il punto chiave del film vediamo quando i bulldozer distruggono la foresta per farne una miniera. Siamo un popolo di minatori; ci sembra che sia nostro diritto scavare e tirar fuori quello che ci serve dalla terra. Ma  questo che ci pare un diritto si scontra con altri diritti. Non solo quello di chi occupa i boschi e le foreste ma anche, e forse soprattutto, il diritto di quelli che verranno che di quello che abbiamo scavato via non troveranno più niente, salvo i nostri rifiuti: quello che abbiamo buttato via quando non ci serviva più.

 E' un problema etico nella sua forma più difficile: un conflitto contro noi stessi. Non lo abbiamo ancora risolto e probabilmente non lo risolveremo mai finchè ci sarà qualcosa da scavare nel sottosuolo. Ma il problema c'è e Avatar ce lo pone correttamente.


Fate caso a quello che si dice quando si parla di esaurimento delle risorse; il petrolio per esempio. E' un coro immediato: scavare più in fondo! Se lo guardate come un problema pratico a breve termine, scavare più in fondo può essere una soluzione; qualcosa ancora forse la trovi. Ma se lo guardate come un problema etico, le cose cambiano enormemente. L'etica prescinde dalla scala temporale. Ed è giusto distruggere le risorse senza lasciare niente per i nostri discendenti? E' giusto spargere in giro i nostri rifiuti lasciando il probelma a chi verà dopo di noi?

Stiamo tirando fuori dalla terra risorse che hanno impiegato milioni di anni per formarsi. Non sappiamo fra quanto tempo ma, una volta che avremo estratto tutto il carbone, tutto il gas e tutto il petrolio, rimarremo senza niente in mano.Rimarremo con un mondo devastato; basta pensare al "mountaintop removal" dove intere montagne sono distrutte con la dinamite per accedere al carbone che contengono. E rimarremo con un mondo surriscaldato per via del biossido di carbonio che abbiamo scaricato nell'atmosfera che abbiamo preso per una pattumiera. Questo è il problema ed è, appunto, un problema etico

Diceva Martin Luther King "I have a dream"; ho un sogno. Il suo era un sogno di armonia sociale fra bianchi e neri e questo sogno era potentissimo. E' un sogno potente anche quello di Avatar: quello dell'armonia dell'uomo e la natura. Vale la pena di fare dei sogni così


venerdì 12 febbraio 2010

Ammazzare i climatologi

Vista l'intensità della campagna di odio in corso contro la scienza, mi stavo domandando quando avrebbero cominciato a dire che bisogna ammazzare i climatologi.

In effetti, ci siamo arrivati - diciamo non proprio a proporre di impiccarli agli alberi, ma quasi. Ecco qui Glenn Beck, di Fox News che ci spiega che i climatologi si sono così "disonorati" che dovrebbero "commettere suicidio" ma che "non ci sono abbastanza coltelli" per farlo.


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Da Thinkprogress


Glenn Beck: ‘There aren’t enough knives’ for ‘dishonored’ climate scientists to kill themselves.
Glenn BeckOn his radio show yesterday, Fox News host Glenn Beck argued that the world’s climate scientists should commit suicide because they “have so dishonored themselves.” After repeating exaggerated and false smears about the work of the United Nations Intergovernment Panel on Climate Change (IPCC), the international scientific and governmental body tasked with assessing the threat of global warming, Beck said “there’s not enough knives on planet Earth for hara-kiri that should have occured,” referring to the form of ritual suicide used by Japanese samurai:

There’s not enough knives. If this, if the IPCC had been done by Japanese scientists, there’s not enough knives on planet Earth for hara-kiri that should have occurred. I mean, these guys have so dishonored themselves, so dishonored scientists.

giovedì 11 febbraio 2010

Quelli dell'IPCC sono una banda di nerd!

 

Il film "La Vendetta dei Nerd" (1984) ha reso popolare il concetto di "nerd". Occhialuto e goffo, bravo nelle sue cose scientifiche, il nerd è un disastro comunicativo, specialmente con le ragazze. In questo post sostengo che la maggior parte degli esperti sul cambiamento climatico hanno trascurato fino ad oggi il problema della comunicazione; in altre parole che si sono comportati come dei nerd.


In epoche ormai piuttosto remote, mi ricordo che una ragazza mi disse che non ero proprio il tipo per lei. Cosa avevo che non andava? Beh, non ero abbastanza deciso nelle mie azioni. Aveva notato che, una volta, mentre tentavo un sorpasso, avevo esitato e poi rallentato, rientrando da dove ero partito. Secondo lei, un vero uomo non doveva avere dubbi. Una volta che ha preso una decisione, la segue fino in fondo, costi quello che costi.

Ripensandoci oggi, mi sembra proprio che la tipa non meritasse il rischio di un bel frontale contro il bus della Sita che spuntava da dietro la curva. Però. all'epoca, ci rimasi piuttosto male. Essere rifiutato per un sorpasso mancato non mi sembrava giusto. E poi, se avessi tenuto l'accelleratore premuto, cosa sarebbe successo? Mi avrebbe sussurrato "ti amo" in mezzo alle lamiere contorte?

Ma non era questione di un sorpasso. Era proprio una questione di attitudine. Il problema era che, all'epoca, ero quello che oggi chiameremmo un "nerd." In effetti, se riguardo le mie foto di quando avevo 18 anni, con i miei occhiali con la montatura di tartaruga somigliavo spaventosamente ai personaggi del film "la vendetta dei nerd". E da buon nerd, tipo riflessivo e un po' indeciso, difficilmente avrei tenuto schiacciato l'accelleratore di fronte al bus in arrivo solo per dimostrare che ero un vero uomo.

La figura del nerd - occhialuto e goffo - è una deformazione del ricercatore professionale. Esagerata, certo, ma ne coglie alcune caratteristiche tipiche. Il ricercatore è bravo a fare quello che fa. Si chiude nel suo laboratorio, pasticcia con le sue provette, sta al computer tutta la notte. Spesso, però, trascura la comunicazione e i rapporti sociali; specialmente da giovane.

Con gli anni, il ricercatore perde gradualmente le sue caratteristiche di nerd "duro e puro" (e vi posso dire che anche con le ragazze comincia ad andare molto, ma molto meglio). Però, se fai ricerca come professione, qualcosina del nerd occhialuto ti rimane attaccato per tutta la vita. Non che ci sia niente di male nel concentrarsi sul proprio lavoro. Però, non bisogna esagerare. Soprattutto a un certo punto della tua carriera ti accorgi che non basta essere bravo a fare il tuo mestiere. Devi comunicare le cose che fai; devi interagire con altri.

Qui, c'è un grosso problema. Se nelle aziende e in politica si insegna e si pratica la comunicazione, gli scienziati (ovvero i nerd) la trascurano. Nelle facoltà scientifiche, ai ragazzi si riempie la testa di scienza; questo va bene, ma nessuno insegna loro nemmeno i rudimenti più elementari di comunicazione. Quando poi sei lanciato nella ricerca professionale, non solo devi imparare tutto da solo, ma ti accorgi anche che l'accademia non premia affatto le capacità comunicative dello scienziato.

La carriera di un ricercatore dipende quasi esclusivamente dalla capacità di produrre articoli su riviste scientifiche internazionali. Questi articoli possono essere benissimo incomprensibili ai più; financo agli stessi tuoi colleghi nello stesso campo. L'oscurità espositiva non viene considerata un grave difetto; anzi, occasionalmente viene lodata come segno di profondità.

In Italia, la divulgazione scientifica viene considerata a livello accademico un'attività leggermente più apprezzabile della pedofilia, ma non poi così tanto. All'estero, la situazione è migliore, ma la "comunicazione", intesa come trasferire al pubblico e ai politici i risultati del lavoro di ricerca, conta comunque zero ai fini della carriera.  Anzi, il fatto di comunicare bene viene guardato con un certo sospetto.

Il risultato di questa situazione è che gli scienziati, nella maggior parte dei casi, sono degli eccellenti professionisti nel loro campo, ma dei dilettanti quando si tratta di comunicazione. Insomma, molti di loro rimangono dei nerd per tutta la vita.

Finchè si parla di campi molto specializzati, non c'è grave danno. Ma le cose sono ben diverse quando la scienza si trova a dover raccomandare politiche riguardo a cose come la gestione del pianeta e di noi stessi: l'esaurimento delle risorse, l'inquinamento, il riscaldamento globale, la prevenzione delle malattie e tante altre cose. Bisogna convincere politici e pubblico che è necessario fare certe cose; anche non necessariamente piacevoli. E qui, le cose vanno male; anzi, malissimo.

Comunicare con il pubblico su cose come il cambiamento climatico non è cosa da nerd. Ci sono delle tecniche che vanno imparate e assimilate - esiste una vera scienza della comunicazione pubblica che va sotto il nome di "public relations". Include quello che chiamiamo pubblicità ma è molto di più. E' l'arte di dire e presentare le proprie ragioni in un modo che sia comprensibile e accettabile. La verità non vince da sola - bisogna sapere come presentarla. Questo lo sa bene chiunque abbia avuto bisogno di un avvocato per far valere le proprie ragioni in tribunale.

Ma queste cose gli scienziati non le sanno; non ne hanno la minima idea. I limiti degli scienziati in questo campo si sono visti pesantemente con la questione del cambiamento climatico. Si sono trovati del tutto impreparati a fronteggiare un attacco mediatico condotto da professionisti del mestiere.

Guardate un qualsiasi dibattito sul clima sulle pagine dei commenti dei blog. Gli scienziati non capiscono con chi hanno a che fare. Quasi sempre, trattano il negazionista di turno come se fosse uno di loro; cercando di spiegare pazientemente come stanno le cose. Quando si accorgono di essere presi in giro, tipicamente, perdono le staffe e cominciano a dire "siamo noi gli esperti e sappiamo noi come stanno le cose." il che ha un effetto mediatico assolutamente disastroso.

Fra i tanti esempi di fallimento mediatico degli scienziati, forse il più clamoroso è stato il caso delle email rubate all'università di East Anglia. E' stato un esempio così brillante di cosa NON fare che lo si ricorderà per decenni e sarà studiato dagli strateghi mediatici come la sconfitta di Napoleone a Waterloo lo è da quelli militari. Per la verità, non è stato nemmeno un fallimento - è stato proprio non rendersi conto che c'era un problema. Immaginatevi Napoleone che arriva a Waterloo da solo, dimenticandosi l'esercito a Parigi. Ooops.....

Allora, bisogna cominciare a pensare che la comunicazione è parte integrante del processo della scienza. Che se non riusciamo a comunicare quello che facciamo non possiamo aspettarci che la società continui a supportare la scienza, meno che mai che segua le raccomandazioni che arrivano dagli scienziati. Certo, non spetta agli scienziati fare il lavoro dello specialista di public relations ma, se vogliamo evitare ulteriori disastri mediatici, dobbiamo comunque imparare come si comunica e investirci delle risorse.

Insomma, bisogna smetterla di fare i nerd.