domenica 14 febbraio 2010

Avatar: il potere del sogno

 

Comunque la vogliate mettere, Avatar lo dovreste definire una scemenza.Personaggi creati con l'accetta, dialoghi di legno impiallacciato, buoni e cattivi da manuale di catechismo, alieni blu che fanno la ola davanti all'albero sacro. Per non parlare dell'assurdità di certi concetti, tipo la spina USB incorporata in tutte le creature viventi del pianeta (ce l'hanno anche le zanzare?).

Eppure, Avatar funziona.

Non so come è stato per voi, ma per me sono state due ore e mezzo di immersione totale in cui facevo il tifo per i buoni (gli alieni blu) contro i cattivi (i terrestri bianchi). Non mi capitava una cosa così da quando andavo a vedere i film western al cinema parrocchiale vicino a casa mia. 

Per capire come mai Avatar funziona bisogna considerare che un film, come tutte le opere letterarie, esiste in uno spazio onirico; il "dreamtime" degli aborigeni australiani, uno spazio in cui le leggi della fisica sono sospese o ignorate. Nella storia di Cenerentola una zucca si può trasformare in una carrozza e sul pianeta Pandora le montagne possono stare sospese in aria. Ma le leggi dell'etica sono conservate anche nel dreamtime - anzi, sono rinforzate. Non accetteremmo mai una storia in cui Cenerentola uccide a colpi d'ascia le sue sorellastre per accaparrarsi il principe azzurro, anche se cose del genere ogni tanto le leggiamo sui giornali. In Avatar, non accetteremmo che gli alieni fossero sterminati col napalm o con il fosforo bianco, come sarebbe il loro destino nel mondo reale.

Lo spazio narrativo funziona finché le regole dell'etica sono rispettate.  Avatar sarà ingenuo quanto volete, ma queste regole le rispetta e quindi funziona.

In effetti, Avatar va a esaminare un problema etico che troviamo anche in un gran numero di altri film e opere narrative recenti. Fra i tanti, viene in mente "La Principessa Mononoke", di Miyazaki; ben superiore a Avatar sul piano narrativo ma che affronta sostanzialmente lo stesso tema: il conflitto fra foresta e città. Oppure il romanzo di Sabina Morandi, "Petrolio in Paradiso" che ci parla del conflitto fra gli indigeni dell'Amazzonia e le compagnie petrolifere.

Avatar ci parla dello stesso conflitto. Il punto chiave del film vediamo quando i bulldozer distruggono la foresta per farne una miniera. Siamo un popolo di minatori; ci sembra che sia nostro diritto scavare e tirar fuori quello che ci serve dalla terra. Ma  questo che ci pare un diritto si scontra con altri diritti. Non solo quello di chi occupa i boschi e le foreste ma anche, e forse soprattutto, il diritto di quelli che verranno che di quello che abbiamo scavato via non troveranno più niente, salvo i nostri rifiuti: quello che abbiamo buttato via quando non ci serviva più.

 E' un problema etico nella sua forma più difficile: un conflitto contro noi stessi. Non lo abbiamo ancora risolto e probabilmente non lo risolveremo mai finchè ci sarà qualcosa da scavare nel sottosuolo. Ma il problema c'è e Avatar ce lo pone correttamente.


Fate caso a quello che si dice quando si parla di esaurimento delle risorse; il petrolio per esempio. E' un coro immediato: scavare più in fondo! Se lo guardate come un problema pratico a breve termine, scavare più in fondo può essere una soluzione; qualcosa ancora forse la trovi. Ma se lo guardate come un problema etico, le cose cambiano enormemente. L'etica prescinde dalla scala temporale. Ed è giusto distruggere le risorse senza lasciare niente per i nostri discendenti? E' giusto spargere in giro i nostri rifiuti lasciando il probelma a chi verà dopo di noi?

Stiamo tirando fuori dalla terra risorse che hanno impiegato milioni di anni per formarsi. Non sappiamo fra quanto tempo ma, una volta che avremo estratto tutto il carbone, tutto il gas e tutto il petrolio, rimarremo senza niente in mano.Rimarremo con un mondo devastato; basta pensare al "mountaintop removal" dove intere montagne sono distrutte con la dinamite per accedere al carbone che contengono. E rimarremo con un mondo surriscaldato per via del biossido di carbonio che abbiamo scaricato nell'atmosfera che abbiamo preso per una pattumiera. Questo è il problema ed è, appunto, un problema etico

Diceva Martin Luther King "I have a dream"; ho un sogno. Il suo era un sogno di armonia sociale fra bianchi e neri e questo sogno era potentissimo. E' un sogno potente anche quello di Avatar: quello dell'armonia dell'uomo e la natura. Vale la pena di fare dei sogni così