Da "Qualenergia"
Renzi vuole trivellare per il bene del paese
"Raddoppiare la percentuale di petrolio e
del gas in Italia e dare lavoro a 40mila persone. Non lo si fa per paura
delle reazioni di tre o quattro comitatini”. Questa è la moderna
visione energetica del nostro premier, in perfetta sintonia con la
Ministra Guidi. E poi ci sorprendiamo se provano ad affossare le fonti
rinnovabili?
Riteniamo piuttosto noioso commentare le
ultime dichiarazioni del politico di turno. A volte è un’offesa al
lavoro giornalistico che dovrebbe basarsi sui fatti e non sulle parole
in libertà. Stavolta però non si può sottacere una critica a quanto
dichiara il presidente del Consiglio Matteo Renzi al Corriere della Sera:
“Nel
piano sblocca Italia c’è un progetto molto serio sullo sblocco
minerario. E’ impossibile andare a parlare di energia e ambiente in
Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in
Sicilia e Basilicata. Io mi vergogno di andare a parlare delle
interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South
Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale di petrolio e del gas
in Italia a dare lavoro a 40mila persone e non lo si fa per paura delle
reazioni di tre, quattro comitatini”.
Questo
sarebbe l’uomo del cambiamento? L’uomo che guarda agli interessi dei
cittadini? Cosa diavolo c’entra poi l’Europa con le trivellazioni sul
nostro territorio o nel nostro mare? E quale sarebbe questa "energia e
ambiente" (?) da sfruttare?
Sulla quantità di idrocarburi abbiamo
già detto e continuiamo a credere che questa propaganda pro-idrocarburi
nazionali sia ingannatrice e abbia un approccio di breve termine per il
paese. Ma naturalmente elevati profitti per il comparto coinvolto. Ad
esempio si è stimato che le riserve esistenti di petrolio nostrane
coprirebbero, qualora si riuscisse ad estrarle totalmente, poco meno di tre anni di consumi italiani di idrocarburi. Questa è la dimensione della questione di cui si sta discutendo.
Il problema è che i nostri governanti vecchi (vedi Prodi) e nuovi continuano
ad avere un’idea di sviluppo (loro la chiamano crescita), di
infrastrutture e di industrializzazione legata al passato e,
chiaramente, agli interessi di poche aziende italiane ed estere del
settore fossile. Le criticità ambientali e sanitarie
non vengono nemmeno valutate. Sono invece sistematicamente affossate le
opportunità di creare le condizioni migliori per nuovi investimenti in
rinnovabili ed efficienza energetica proprio da quando si è compreso che
questi settori avrebbero le potenzialità per modellare diversamente il
sistema energetico nazionale. E, non contenti, vengono pure colpiti gli
investimenti già realizzati, suscitando rabbia e apprensione da parte di
investitori nazionali ed esteri. Lo dimostrano gli atti di questo
governo, più di ogni altra fasulla dichiarazione di ministri e
viceministri, che non rinunciano mai ad appoggiare, a chiacchiere, le
rinnovabili. Sono credibili?
Uguale disprezzo per le popolazioni locali,
alla stregua di Renzi, viene dalla Ministra Guidi, una signora spinta
alla conduzione del Ministero dello sviluppo economico anche per la
pressione dei grandi gruppi energetici che ‘comandano’ in Confindustria.
Per lei la questione
dei rischi della perlustrazione e dell'estrazione di idrocarburi è
minima e se le popolazioni si preoccupano troppo vuol dire che sono male
informate. Lei e Renzi sanno forse che vivere tutti i giorni presso
aree di estrazione è qualcosa che mette a dura prova psiche e salute?
Sanno che in queste zone vengono rilasciati pericolosi composti organici
volatili, idrogeno solforato e altri elementi nocivi come quelli, ad
esempio, usati per la perforazione e l’estrazione contenenti materiali
cancerogeni, come toluene e benzene?
Per avere un quadro degli impatti sanitari, può essere utile dare uno sguardo ai dati del Registro dei tumori in Basilicata (Relazione di Attività IRCCS-CROB, 1997-2006), dove si può notare per la maggior parte delle aree della regione una notevole incidenza delle patologie tumorali.
Altri effetti sulla salute sono riscontrabili in patologie respiratorie
e cutanee. Alcune zone limitrofe ai centri petroliferi in Basilicata
sono invivibili per la puzza prodotta da impianti e raffinerie tanto da
dover restare sempre con le finestre serrate. Siamo di fronte alla
presenza di discariche non autorizzate, scarti tossici, falde acquifere
inquinate, con effetti devastanti su vigneti, frutteti e casi in cui si è
riscontrata addirittura la presenza di petrolio nel miele.
Per gli amministratori locali la questione dirimente riguarda per lo più solo la quantità di royalties
a titolo di compensazione ambientale o se sia il caso che queste
vengono escluse dal conteggio del Patto di Stabilità, come ha chiesto
recentemente Marcello Pittella, governatore della Basilicata. Peraltro,
come ha scritto nel suo documentatissimo libro “Trivelle d’Italia” Pietro Dommarco
(Altreconomia Edizioni), le royalties in Italia sono tra le più basse
del mondo: oltre alle tasse governative, le società che estraggono
cedono solo il 4% dei loro ricavi per le estrazioni in mare e il 10% per
quelle su terraferma. In Norvegia quasi l’80% del ricavato
dell’industria petrolifera viene riscosso dallo Stato. In Gran Bretagna
c’è una tassa aggiuntiva del 32%.
Sui danni in mare
più eclatanti riconducibili alle attività offshore (vedi piattaforma
Deepwater Horizon della BP nel Golfo del Messico) c’è solo una
presunzione di rischio (un evento simile sarebbe però disastroso), ma
basterebbe già considerare che questi impianti hanno dispersioni
quotidiane di elevatissime concentrazioni di mercurio per reputarli un
grave pericolo per un mare delicato come quello Mediterraneo.
Parliamo anche di impatti occupazionali. In realtà stiamo discutendo di poche centinaia di occupati a livello diretto e indiretto per azienda (vedi dati Total E&P Italia
per la Basilicata, ma lo stesso si potrebbe dire per Eni). Forse nel
complesso e per un periodo di tempo limitato potremmo toccare al massimo
un paio di migliaia di addetti locali per l’Italia. La storia delle
promesse occupazionali dei progetti di estrazione degli idrocarburi è
esagerata e smentita dai fatti.
Vogliamo migliorare seriamente e rapidamente la nostra bilancia energetica con l’estero? Investiamo in efficienza energetica a tutti i livelli, residenziale, industriale, nella PA, e puntiamo sulle rinnovabili.
Renzi non ci venga a raccontare che dobbiamo trivellare il nostro
territorio per il bene del paese e per renderlo credibile oltre confine.
E ci tolga quella, ormai profonda convinzione, di essere stato piazzato
lì per assecondare i ‘poteri forti’ di questo paese.
14 luglio 2014