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venerdì 26 luglio 2019

Clima e Attività Solare - un post di wm




Mentre stiamo esaurendo gli aggettivi per descrivere l'ondata di calore che ci è arrivata addosso, c'è ancora qualche frastornato che disperatamente cerca di parare il colpo con le scuse che trova, per esempio dicendo "si, però, mah, forse, eppure, potrebbe essere, chissà mai, che è più colpa del sole che dell'uomo" Eh, si, mi ricorda la barzelletta di quel pugile suonato che chiedeva all'allenatore di tener d'occhio l'arbitro perché sul ring c'era qualcuno che lo stava menando. Per non parlare degli abbindolati che ancora straparlano di un'era glaciale imminente. Insomma, disperazione per disperazione, continuiamo a cercare di convincere questi stralunati. Qui, ci prova WM con questo post (UB)

Clima e Attività Solare

di wm










                                                        http://www.solen.info/solar/



Una delle molte giustificazioni dei negazionisti dei cambiamenti climatici è l'influenza dell'attività solare sul clima della terra, proviamo a fare chiarezza: il sole attuale è diventato progressivamente più luminoso di quanto fosse alcuni miliardi di anni fa ma l'alternarsi di glaciazioni e alte temperature intervallate da condizioni simili alle attuali sul nostro pianeta hanno caratterizzato le ere geologiche. Una cosa assai interessante è che se qualche miliardo di anni fa la radiazione solare era minore le condizioni adatte allo sviluppo delle vita sul pianeta erano comunque presenti, una delle ragioni la quantità di gas serra sicuramente elevatissime prima della comparsa dei cianobatteri con la fotosintesi e seguente consumo CO2 .

Il sole è una stella di classe G, è composta principalmente da H che a causa delle fortissime pressioni interne dovute alla enorme massa consentono la fusione nucleare, H → He + energia in estrema sintesi.

Questa energia viene emessa in un ampio spettro che ricalca abbastanza fedelmente il corpo nero a 5777 K. Prima di entrare in atmosfera è approssimativamente costituita da :

UV 7% (λ < 3800 Angstrom), Visibile 40% (λ da 3800 a 7000 Angstrom), IR 53% (λ > 7000 Angstrom)

L'indicatore principale dell'attività solare è la presenza di macchie sulla superficie, sono zone che appaiono scure a causa della temperatura inferiore con un intenso campo magnetico. La loro presenza non è costante ma segue un ciclo approssimativamente di 11 anni, da un minimo ad un massimo e un nuovo minimo. Ad ogni ciclo la polarizzazione del campo magnetico delle macchie si inverte. Le prime osservazioni risalgono all'anno 301 documentate da cinesi, ma anche in epoche successive da arabi (anno 840) e in Europa a Worcester nel 1128.

Le osservazioni sistematiche avvennero tuttavia dall'inizio del 1600 da Keplero, Galileo ed altri. La registrazione dei dati effettuata dal 1700 circa da vari osservatori, Zurigo e poi in Belgio. Dall'analisi di questi dati Edward Maunder verso la fine del 1800 rilevò che nella seconda metà del XVII secolo le macchie erano scomparse . Questo episodio aveva una corrispondenza con quella che è stata definita piccola era glaciale, ma per avvalorare la tesi si passò all'analisi della correlazione con i raggi cosmici che vengono deviati in base all'intensità del campo magnetico solare (eliosfera). Quando l'attività è minore le radiazioni cosmiche giungono facilmente in ionosfera e agiscono sulle componenti, in particolare si formano isotopi di 14C e 10Be, questi a giunti a terra sono rilevabili negli alberi e nei ghiacci polari.

Da queste analisi si è dedotto che sono esistiti altri periodi di minima attività negli ultimi 2000 anni, cicli che durano intorno a 100 anni.

Ora sembrerebbe facile trovare una correlazione tra attività della nostra stella e clima terrestre. Non voglio fare troppi calcoli (dovremmo scomodare la legge di Stefan-Boltzman) ma semplificando possiamo dire: energia che entra – energia che esce. Considerando l'energia solare in tutte le sue forme una parte giunge sulla Terra, il resto viene riflesso e/o rifratto, inoltre anche la Terra irradia a sua volta nello spazio. Il Sole è stato ben studiato e per molto tempo si è cercato di comprendere quanta energia irradia in tutte le frequenze, la Costante Solare. Nello spazio il valore oscilla intorno a 1367 W/m2 e varia per l'ellitticità dell'orbita terrestre di circa il 7% tra gennaio e luglio

Ebbene, la relazione tra attività solare e energia irradiata (irradianza) esiste ma l'analisi precisa del valore della Costante Solare in funzione dell'attività è dell'ordine dello 0,3%.

Evidente che ci sono altri meccanismi che entrano in gioco, variazioni dello scambio energetico tra troposfera e strati più alti nella stratosfera, dove vengono assorbite le radiazioni più energetiche, UV e X.

Aggiungiamo un altro dato a complicare le cose, negli ultimi 60 anni i cicli solari sono diminuiti costantemente come intensità e numero di macchie. L'ultimo che stiamo attraversando, il 24, è il più moderato del periodo considerato come evidenziato nel grafico.

Un metodo di analisi al quale faccio riferimento è la misura del flusso a 2,8 Ghz ( SF) che viene rilevato con appositi strumenti insieme ad altri dati geomagnetici che valutano la distorsione del campo magnetico terrestre. Il valore del Solar Flux (SF)   varia da 66-67 nei periodi minimi (come l'attuale) a oltre 250 nei periodi di altissima attività solare collegandosi anche a brillamenti (flares).

L'indice geomagnetico A  invece varia in funzione del vento solare costituito principalmente da protoni (ioni H) che vengono espulsi durante le tempeste solari, eruzioni ed esplosioni o buchi coronali che rilasciano materia nello spazio e che, se geoeffettivi, colpiscono la terra a velocità tra 300 e 900 Km/sec distorcendo il campo magnetico e determinando, tra le altre cose, le aurore alle alte latitudini ma anche sconvolgimenti nelle comunicazioni in onde corte e raramente alle alte frequenze.

In definitiva, faccio fatica a credere che l'influenza del Sole sul clima sia determinante, sono ben altre le forzanti climalteranti, al massimo la nostra stella da un piccolo aiuto ma trascurabile.

Se davvero fosse dovremmo assistere ad una riduzione della T in questa fase e non certamente all'aumento drastico cui stiamo assistendo.

wm











sabato 27 aprile 2019

Greta e dintorni

di Jacopo Simonetta

Greta aveva 15 anni quando cominciò il suo sciopero solitario; ne ha 16 adesso che è un personaggio famoso e conta molte migliaia di seguaci, soprattutto in Europa, USA e Canada (come al solito).

Qui vorrei accennare a due aspetti specifici di questa vicenda: l’attacco massiccio contro la ragazza e quanto c’è di vero in quel che dice.

L’attacco a Greta.

Non mi interessano le posizioni, scontate e spesso triviali, di soggetti come Feltri ed altri, sostenitori da sempre di un anti-ambientalismo fanatico.   Mi intriga di più l’attacco, ben più studiato e subdolo, portato anche da ambientalisti dichiarati, ivi compresi alcuni che, magari, hanno lavorato per anni proprio su questi temi.

Certo, è legittimo chiedersi chi aiuta Greta e perché, ma chi davvero è interessato a questo fa attenzione a informarsi senza collaborare alla “macchina del fango”.   Sulle motivazioni di chi, invece, usa la calunnia e l’illazione come armi contro la ragazza ed il suo nascente movimento si possono fare parecchie ipotesi.  In attesa di delucidazioni dai diretti interessati, ne avanzo due: gelosia e vecchiaia.

Gelosia, perché persone che per anni, magari per decenni, hanno tentato di portare alla ribalta il tema del GW e delle sue conseguenze (o altri temi correlati), potrebbero vedere di malocchio l’essere “sorpassati a destra” da una ragazzina apparentemente qualunque (ma che evidentemente “qualunque” non è).  E’ comprensibile, ma non fa onore a nessuno.

Poi ci sono coloro che, in quanto adulti o anziani, si sentono offesi dalle dichiarazioni decisamente esplicite della ragazza svedese.   “Voi adulti dite di amare i vostri figli, ma state distruggendo il loro futuro” è, in sintesi, uno dei principali messaggi di Greta e, penso, quello che ha fatto maggiormente breccia nel cuore e nella mente di tanti suoi coetanei o quasi.   Beh, ha ragione. 

A livello individuale ognuno ha le sue colpe ed i suoi meriti, ma a livello generazionale è esattamente quello che è accaduto e siamo noi “babyboomers” i principali responsabili perché è gente della nostra generazione che ha ricoperto quasi tutti i ruoli di rilievo negli ultimi 30 anni; cioè nel periodo in cui l’emergenza climatica è diventata una certezza ed è stato deciso di ignorarla.

Personalmente, alla metà anni ’60 facevo collette scuola per il neonato WWF-Italia e da allora non ho mai smesso di occuparmi di ambiente sia come professionista che come attivista, ma proprio per questo dico che se i ragazzi di oggi sono incazzati con la nostra classe di età, hanno semplicemente ragione.

Cosa c’è di vero in quel che dice?

Molto e poco allo stesso tempo.   Lei e quelli che la aiutano conoscono bene i dati ufficiali e le dichiarazioni finali di rapporti o congressi, e ne fanno un estratto utile al tipo di comunicazione che usa Greta.  Dunque, qualcosa di approssimativo,ma sostanzialmente corretto, come è giusto che sia in questo contesto.  Semmai sono proprio i rapporti ufficiali che lasciano i punti essenziali fra le righe, e di questo Greta & co non si possono accorgere.

Mi spiego e, per cominciare: di chi è la colpa del Global Warming?   Se si fa un calcolo dello storico: Europa, Stati Uniti e Russia, in ordine decrescente.   Se si guarda la situazione attuale: soprattutto Cina, USA con distacco; Russia, Europa, Giappone, India molto dietro.   Se invece si guarda il dato tendenziale, Cina e India sono in crescita esponenziale, mentre USA, UE, Russia e Giappone sono in  flessione.

Questo significa che, se volessimo fare sul serio sulle emissioni, faremmo una convenzione a 6, lasciando perdere tutti gli altri che si dovrebbero occupare piuttosto di fermare la loro crescita demografica, la deforestazione, l’erosione ecc., mentre potrebbero aprire qualche centrale elettrica in più senza che muoia nessuno. Però non lo facciamo e si capisce bene anche perché.

Prendiamo ad esempio l’Europa che è il paese che ha maggiormente ridotto le sue emissioni:


Come si vede, negli anni ’90 e 2000 abbiamo ridotto principalmente spostando all'estero buona parte della nostra industria pesante e sostituendo alcune centrali a carbone con altre a metano. Poi siamo rimasti stazionari fino al 2008, quando abbiamo ripreso a ridurre, principalmente in conseguenza della crisi economica e dell’impoverimento delle classi medie e basse.  USA e Giappone presentano dinamiche simili e la Russia ha ridotto drasticamente le sue emissioni quando collassò l’Impero Sovietico. Il "disaccoppiamento" rimane in gran parte una leggenda basata più su trucchi contabili che sui fatti.

Vediamo ora consumi e fonti di energia primaria, ai tempi di Arrhenius ed ai tempi di Greta: la differenza sta nell'enorme crescita del carbone e nell'aggiunta di petrolio e gas. A tutt'oggi, solare ed eolico rappresentano una percentuale assolutamente trascurabile dei consumi energetici globali; molto, ma molto inferiore al legname che utilizziamo da prima ancora di essere veramente umani.

Ciò significa che incrementare le fonti davvero rinnovabili è certamente utile, ma l’unico modo per renderle una percentuale importante dei consumi globali sarebbe dimezzare (almeno) i consumi di carbone, petrolio e metano; che è esattamente quello che ci dicono bisognerebbe fare entro 10 o 20 anni per sperare di stabilizzare il clima entro il +2 C°.  Ma nessuno dice che l’unico modo per farlo è distruggere l’economia globale: un intervento da alcuni miliardi di morti perché tutte le filiere vitali di tutti i paesi del mondo sono fatte di capitalismo globalizzato.

E’ infatti molto vero che il capitalismo globale è esattamente ciò che sta distruggendo il Pianeta e che azzerare molto rapidamente  le emissioni probabilmente stabilizzerebbe (o quasi) il clima, ma significherebbe anche scatenare una situazione di tipo Venezuelano in tutti i paesi del mondo contemporaneamente.   Anche se lasciare che le cose procedano sul binario attuale apre scenari ancora peggiori, quale politico potrebbe proporre di farlo?   Chi potrebbe dire "saltiamo ora dal terzo piano, perché domani dovremo saltare dal quarto"?  E quanti sarebbero disposti a farlo?   Non coloro che ancora sognano una qualche variante di utopia eco-tecnologica, neo-primitivista o che, semplicemente, aspettano che "la scienza trovi la soluzione", trascurando il fatto che la scienza ha già da tempo trovato che la soluzione sarebbe stata fermare la crescita economica e demografica cinquanta anni or sono.

Come disse Curtis Moore (un membro del  “Committee on Environment and Public Works”) nell'ormai lontano 1986: il clima non è un problema politico perché non ha soluzioni politiche praticabili.

Alla fine, se qualcuno è da biasimare per la cattiva informazione, sono dunque gli scienziati, i governi e le grandi associazioni ben più di una cocciuta ragazza di 16 anni od i suoi genitori (che sono artisti e non climatologi).

Allora serve Greta?

Secondo me si; lei e gli altri movimenti nascenti come Extinction Rebellion.   Non potranno salvare la nostra civiltà, ma credo che fra i loro ranghi si formeranno i leader che dovranno guidare la gente attraverso “the mess” che gli lasciamo.  E credo che saranno più bravi di noi, perché nel mondo che viene gli incapaci non dureranno molto.

mercoledì 4 luglio 2018

La credenza pericolosa per cui una tecnologia estrema potrà risolvere il cambiamento climatico


Da “The Huffington Post”. Traduzione di MR

La faccenda si riduce alla negazione o alla messa in discussione di capitalismo, di civiltà e della nozione di progresso.

Di Aleszu Bajak 
MAYA MALACHOWSKI BAJAK
La geoingegneria – tentativi su larga scala di manipolare è contrastare il riscaldamento globale – deva ancora essere intrapresa, ma gli esperti dicono che è solo questione di tempo.
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Wake Smith immagina una flotta di aerei sperimentali, non molto più grandi di Boeing 757, che potrebbero salire a 18.000 metri, abbastanza in alto perché la gente a bordo possa vedere la curvatura della terra, e rilasciare gas nella bassa stratosfera.

Per assicurare una copertura globale del loro carico, gli aerei, che sembrano più degli aerei cisterna che dei normali aerei commerciali, decollerebbero da quattro diverse latitudini – diciamo da piste a Houston, Manila, Brasilia e Johannesburg. In missioni di 5 ore, disseminerebbero i cieli con una coperta di gas di biossido di zolfo, chiaro, puzzolente, e reso sotto forma di aerosol. Disperdendo 100.000 tonnellate di SO2 all’anno per diversi anni comincerebbe ad approssimarsi ai livelli di gas che seguono una grande eruzione vulcanica, bloccando il sole ed abbassando le temperature della terra.
Gli scienziati hanno proposto la gestione della radiazione solare, come viene chiamata, per decenni, come forma di geoingegneria su scala globale che possa combattere il riscaldamento globale. Ma pochi hanno fatto ciò che ha fatto Smith, un partner di una società di capitali privata ed ex dirigente di compagnia aerea – ha trasformato calcoli campati in aria o fatti su un foglio della spesa in uno studio di fattibilità a tutti gli effetti, completo di sviluppo e bilancio operativo per la sua flotta di aerei.
Incoraggiato dall’attenzione ricevuta da ricercatori ed istituzioni come Harvard, dove è stato invitato di recente a presentare il suo lavoro, Smith ha elaborato un piano operativo di 10 anni per aerei che comincerebbero a spruzzare SO2 nel 2023.
L’intera impresa, ha detto Smith, è di gran lunga più economica di quanto pensasse inizialmente. Non ci sono barriere reali, ha detto. Il costo totale del progetto? 3,5 miserabili miliardi di dollari, ha stimato.
HANDOUT . / REUTERS
Alcuni scienziati hanno proposto di buttare gas nei cieli terrestri per abbassarne la temperatura. “Penso sia una cattiva notizia quanto questo sia a buon mercato”, ha detto Smith ad un piccolo gruppo lo scorso mese in una conferenza al centro per l’Ambiente di Harvard. Per quella quantità di soldi, ha sostenuto Smith, è possibile che qualsiasi stato, oragnizzazione o individuo canaglia potrebbe cominciare a sperimentare col clima.

Gli impatti della geoingegneria su scala globale sono sconosciuti, in parte perché non è mai stato intrapreso alcun progetto massivo di geoingegneria – a parte il cambiamento climatico indotto dagli esseri umani. Ma i modelli sono potenzialmente preoccupanti. Alcuni suggeriscono che la geoingegneria sconvolgerà le precipitazioni in tutto il mondo e danneggerà lo strato protettivo di ozono della terra. Uno studio dell’Università di Rutgers pubblicato a gennaio suggeriva che fermare improvvisamente un grande progetto di geoingegneria, una volta che è stato fatto partire, potrebbe portare ad un riscaldamento rapido, spingendo le specie all’estinzione ed accelerando il cambiamento climatico. 
Man mano che le temperature globali aumentano, tuttavia, alcuni ricercatori dicono che la geoingegneria non dovrebbe essere scartata. Helene Muri, una ricercatrice al Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Oslo, ha detto che questa si presenta come un’idea promettente come modo di ridurre il pericolo dovuto al cambiamento climatico, ma che non è pronto. “Dobbiamo sapere di più sui rischi coinvolti, prima di ritenerlo sicuro da usare, se mai potremo”, ha detto. “La geoingegneria solare non è in ogni caso un sostituto del taglio delle emissioni di CO2”.
Eppure, con ogni anno e conferenza sul clima che passano, un progetto di geoingegneria su scala globale diventa sempre più fattibile. Non ci sono praticamente regole che fermino un paese o un individuo dal tentare di farlo, mi ha detto Michael Gerrard, direttore del Centro Sabin per la Legislazione sul Cambiamento Climatico all’Università della Columbia. Di fatto, da un punto di vista legale, è più facile seminare la stratosfera che ottenere un permesso per ristrutturare casa, ha aggiunto”.
“Penso che ci sia una tale opportunità talmente grande che qualcuno provi la geoingegneria che c’è davvero la necessità che sia governata”, ha detto Gerrard. Ecco perché, insieme a Tracy Hester alla Facoltà di legge dell’Università di Houston, ha appena pubblicato un libro. Ingegneria climatica nella legge, Intendeva aiutare i politici, i tecnologi e gli avvocati a capire meglio le attuali regole e la scienza che sta alla base dei grandi progetti di geoingegneria. Inizio modulo
La domanda è quando si potrebbe provare un progetto del genere, e da chi? Gerrard immagina uno scenario in cui alcuni paesi, sulla scia del disastro climatico, non vedano altra scelta.

“Si potrebbe immaginare che se qualche evento [climatico] catastrofico dovesse verificarsi in India e che loro si preoccupassero realmente del fatto che un altro potrebbe verificarsi, potrebbero voler lanciare, da soli, un tentativo di geoingegneria per proteggere sé stessi dall’evento successivo. Si tratta di uno scenario del tutto plausibile”, ha detto Gerrard. E’ per questo che un accordo globale sulla governance è necessario, ha detto, un accordo seguito da leggi paese per paese sulla geoingegneria. Non legiferare, ha avvertito, potrebbe portare ad una guerra a causa delle conseguenze climatiche dannose dei progetti frettolosi di un solo paese.
Per quanto potrebbe essere imminente un progetto su larga scala di geoingegneria, ciò che complica un dibattito serio sulla materia è la narrativa perpetuata, sui media e online, secondo la quale la geoingegneria sarebbe un modo per “risolvere”, “sistemare” o “fermare” il cambiamento climatico.
E’ probabile che i lettori trovino titoli come “Gli scienziati suggeriscono che un gigantesco scudo solare in cielo possa risolvere il riscaldamento globale” e “Soluzioni forzate per il cambiamento climatico, dagli scudi solari alla ripulitura dell’aria” su siti mainstream come CNN e The Guardian allo stesso modo in cui li possono trovare nei soliti blog di consapevolezza ambientale come Inhabitat (“5 modi folli di fermare il cambiamento climatico con la geoingeneria”). Anche comunicati stampa come “Il ‘cocktail di geoingegneria’ potrebbe salvare il clima?” sono amanti di questi termini salvifici.
Questa tendenza ha persistito per oltre un decennio. Secondo un articolo pubblicato nel 2014 su Environmental Humanities, ricercatori svedesi hanno analizzato centinaia di nuovi articoli e trovato che una delle trame più prevalenti riguardo la geoingegneria era “l’idea che la pura tecnologia sia la sola possibile soluzione e che si tratti di un sostituto adeguato alla politica”.
Questo potrebbe essere in parte a causa del modo in cui gli scienziati impostano la loro ricerca. “In questi tempi di click-bait e like sui social media, forse è una tentazione lanciare gli scenari di casi estremi”, ha detto la Muri. “penso che sia una nostra responsabilità come scienziati presentare le nostre scoperte in modo accurato e con sfumature”.
Washington ora ha colto l’errore della geoingegneria. Ironicamente, sono i politici che hanno messo a lungo in discussione – ed attaccato – la scienza che ora la stanno proclamando la soluzione facile al nostro enigma climatico.
TOM WILLIAMS VIA GETTY IMAGES
Lamar Smith (repubblicano del Texas), uno scettico del riscaldamento globale, è un sostenitore della tecnologia estrema.

In una recente op-ed per la pubblicazione conservatrice The Daily Center, il Presidente del Comitato Scientifico Lamar Smith (Repubblicano del Texas), uno scettico del clima dichiarato, ha definito la geoingegneria come “un’area di ricerca che è stata trascurata per troppo tempo”. Al posto di “regole generali, gravose ed inefficai” o promettere di soddisfare “obbiettivi climatici arbitrari”, ha scritto Smith, dovremmo usare la tecnologia per trovare le soluzioni. “Come in passato, lasciando che la tecnologia faccia strada, gli americani raccoglieranno i benefici e godranno di una migliore qualità della vita”, ha scritto.

Non sorprende che la geoingegneria sia così facile da vendere. Affidarsi a una soluzione tecnologica che sta appena oltre l’orizzonte evita lo spostamento della montagna necessario disabituarci dai combustibili fossili, portare centinaia di paesi ad accordarsi su come limitare e ripulire le emissioni e cambiare le abitudini di consumo di un’intera civiltà. Si tratta di complessità sistemiche radicate nelle nostre economie e culture. Puntellare i ghiacciai per limitare l’aumento del livello del mare, aspergere polvere di ferro negli oceani per stimolare la crescita del plancton per assorbire il carbonio, o spruzzare i cieli per riflettere il calore del sole sembra semplicemente più facile. E, come mostra Wake Smith, sempre più fattibile.
STRINGER ARGENTINA / REUTERS
Frammenti di ghiaccio che si staccano dal ghiacciaio Perito Moreno, nel sud dell’Argentina. I sostenitori della tecnologia estrema hanno suggerito di gettare polvere di ferro nei mari, di mettere fumo e specchi in cielo per attenuare il sole come risposte al cambiamento climatico. Ma il problema del modo in cui si parla di geoingegneria oggi, si è lamentato John Ehrenfeld, ex direttore del Programma Tecnologico, Economico ed Ambientale del MIT, è che non affronta prima i problemi sociali che ci hanno portati a questo casino.

“E’ la mancata accettazione la complessità del sistema; e il sistema comprende le persone”, mi ha detto recentemente Ehrenfeld mentre prendevamo un caffè. Per decenni, Ehrenfeld, che ora è in pensione, ha ricercato e promosso il concetto di sostenibilità. Ma per Ehrenfeld, dopo tutte le conferenze sul clima, tutte le tavole rotonde con le parti interessate, tutti i dibattiti sulle soluzioni alimentate dal mercato, le domande e le risposte di cui si è dibattuto non hanno mai messo in discussione il capitalismo, la civiltà e l’idea di progresso.
Affrontare un problema così profondamente radicato come il riscaldamento globale, ha detto Ehrenfeld, richiederà che l’umanità affronti una domanda esistenziale che la geoingegneria da sola non può affrontare: siamo disposti a sacrificare la crescita per garantire la sopravvivenza della nostra specie?
 “In mancanza di disaccoppiamento della crescita dal progresso”, ha detto Ehrenfeld, “non affronteremo il cuore del problema”.

domenica 28 maggio 2017

Non si combatte il cambiamento climatico con la Pepsi Cola

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR




Da "powertechnology.com", Un articolo di Julian Turner. Non è sbagliato, ma è possibile che non possiamo discutere più di niente senza trasformarlo in un “fatto rivoluzionario”, una “grande scoperta” e tutto il resto? Un po' meno clamore in questi rapporti aiuterebbe molto. 

Di Ugo Bardi

Qualche tempo fa, mi sono ritrovato a spiegare ad un giornalista il perché mi oppongo all'estrazione di CO2 in Toscana. Ho detto una cosa tipo “non ha senso che la regione spenda soldi per ridurre le emissioni di CO2 e, allo stesso tempo, permetta a questa azienda di estrarre CO2 che, altrimenti, rimarrebbe sottoterra”. “Ma”, ha detto il giornalista, “ho intervistato quelli dell'azienda e dicono che il CO2 che estraggono non viene disperso in atmosfera – viene immagazzinato”. “E dove viene immagazzinato?” ho chiesto. “Lo vendono alle società che fanno bibite gasate”. Ho cercato di spiegargli che produrre Coca Cola o Pepsi non è il modo di combattere il cambiamento climatico, ma non credo che abbia capito.

Questo è un esempio tipico di quanto sia difficile fare passare alcuni messaggi nel dibattito pubblico. Fra i tanti modi possibili di mitigare il riscaldamento globale, il carbon capture and sequestration (Cattura e sequestro del carbonio), o stoccaggio – CCS – è il meno compreso, più complicato ed è quello che più probabilmente porterà a pseudo soluzioni. Non sorprende, visto che è una storia complessa che coinvolge chimica, geologia, ingegneria ed economia.

Circa un mese fa, è apparso un post di Julian Turner su “Power Technology” dal titolo piuttosto ambizioso di “Finalmente ottenuta la cattura del carbonio”. Il post è pieno di enfasi su una grande scoperta nel processo che purifica il CO2 in uscita da un impianto a carbone – un processo chiamato “lavaggio del CO2”. Il nuovo processo, viene detto, è migliore, meno costoso, più rapido, efficiente e “cambia le regole del gioco”. Sharma, amministratore delegato della società che ha sviluppato il processo, ha dichiarato:

“Il TACL sarà in grado di catturare il CO2 dalle emissioni delle loro caldaie e quindi riusarlo”, conferma Sharma. “per l'utente finale, l'elettricità prodotta catturando il biossido di carbonio sarà elettricità pulita a il vapore prodotto sarà energia pulita. Per questa ragione, possiamo dire che è 'senza emissioni'”.

Non ho dubbi che ci sia qualcosa di buono nel nuovo processo. Pulire il CO2 usando solventi è una tecnologia nota e può certamente essere migliorata. La tecnologia è buona nel fare esattamente questo: migliorare processi noti. Il problema è un altro: si tratta davvero di un processo “senza emissioni”? E la risposta è, sfortunatamente, “niente affatto”, perlomeno nella forma in cui viene presentata l'idea. Il problema, qui, è che tutta l'enfasi è sulla cattura del carbonio, ma non c'è nulla in queste affermazioni sul sequestro del carbonio. Infatti l'articolo discute di “cattura ed utilizzo del carbonio” (CCU) e non di “cattura e sequestro del carbonio” (CCS). Ora, è la CCS che deve mitigare il riscaldamento globale, la CCU NON lo fa.

Torniamo ai concetti fondamentali: se si vuol capire cosa sia la CCS, un buon punto di partenza è il rapporto speciale del IPCC sulla materia (un documento massiccio di 443 pagine). Più di dieci anni dopo la sua pubblicazione, la situazione non è cambiata granché, come confermato da un rapporto più recente. L'idea di fondo rimane la stessa: trasformare il CO2 in qualcosa che sia stabile e non inquinante. E quando diciamo “stabile”, intendiamo qualcosa che rimanga stabile nell'ordine delle migliaia di anni, almeno. E' questo che chiamiamo “sequestro” o “stoccaggio”.

Un compito difficile, se ce ne è mai stato uno, ma non impossibile e, come è spesso il caso, il problema non è la fattibilità, ma il costo. Il modo più sicuro di stoccare il CO2 per tempi molto lunghi è quello di imitare il processo naturale di “degradazione dei silicati” e trasformare il CO2 in carbonati stabili di calcio e magnesio, per esempio. E' quello che fa un ecosistema per regolare la temperatura del pianeta. Ma il processo naturale è estremamente lento; parliamo di tempi nell'ordine delle centinaia di migliaia di anni, non proprio ciò di cui abbiamo bisogno ora. Possiamo, naturalmente, accelerare il processo di degradazione, ma ci vuole un sacco di energia, principalmente per schiacciare e polverizzare i silicati. Un metodo meno costoso è lo “stoccaggio geologico”, cioè pompare CO2 dentro un bacino sotterraneo. E sperare che se ne starà lì per decine di migliaia di anni. Ma è l'obbiettivo principale della CCS, oggigiorno.

Detto questo, il modo per valutare la fattibilità e l'opportunità dell'intero concetto di CCS è di esaminare il ciclo di vita di tutto il processo; vedere quanta energia richiede (il suo ritorno energetico sull'investimento, EROEI) e quindi confrontarlo coi dati di processi alternativi – per esempio investire le stesse risorse in energia rinnovabili piuttosto che in CCS (e l'energia rinnovabile potrebbe già essere meno costosa dell'elettricità prodotta col carbone). Ma sembra che questa analisi comparativa non sia stata fatta, finora, nonostante le diverse analisi dei costi delle CCS. Una cosa che possiamo desumere dal rapporto del 2005 (a pagina 338) è che, anche senza lavaggio, l'energia necessaria per l'intero processo potrebbe essere non lontana da valori che potrebbero renderlo un esercizio simile allo scavare buche per poi riempirle di nuovo, come pare abbia detto John Maynard Keynes. La situazione è migliore se consideriamo lo stoccaggio geologico, ma anche in questo caso il lavaggio è solo una frazione del costo totale.

A questo punto, potete capire cosa c'è di sbagliato nel definire il nuovo processo di lavaggio un “fatto rivoluzionario”. Non lo è. E' un processo che migliora una delle fasi della catena che porta allo stoccaggio del carbonio, ma che potrebbe avere poco valore per la CCS, a meno che uesta non sia valutata all'interno dell'intero ciclo di vita del processo.

Poi, in tutto l'articolo di Turner non c'è menzione alla CCS/stoccaggio. Parlano soltanto di cattura ed utilizzo del carbonio (CCU) e dicono che il CO2 verrà venduto ad un'altra azienda che lo trasformerà in carbonato di sodio (Na2CO3). Questo composto potrebbe quindi venire usato per fare il vetro, l'urea e scopi simili. Ma quasi tutti questi processi alla fine dei conti riporteranno il CO2 catturato nell'atmosfera!. Nessuno stoccaggio, nessuna mitigazione del riscaldamento globale. Potrebbero altrettanto bene vendere il CO2 all'industria delle bevande gassate. Non è questa la grande scoperta di cui abbiamo bisogno.

Così, che senso ha fare tutto questo baccano su “energia pulita”, “elettricità pulita” ed energia “senza emissioni”, quando il nuovo processo non mira a niente di quel genere? Non sorprende, fa tutto parte del dibattito “privo di fatti” in corso.

Per concludere, lasciatemi osservare che questo nuovo processo di lavaggio potrebbe essere solo uno di quei modi di “tirare le leve dalla parte sbagliata”, secondo la definizione di Jay Forrester. Cioè, potrebbe essere controproduttivo per gli stessi scopi per i quali è stato sviluppato. Il problema è che il CO2 puro è un prodotto industriale che ha un certo valore di mercato, come sanno molto bene le persone che lo estraggono dal sottosuolo in Toscana. Finora, il costo del lavaggio ha impedito che lo scarto delle centrali alimentate a combustibili fossili avesse un valore di mercato, ma un nuovo processo efficiente potrebbe rendere fattibile la sua trasformazione in un prodotto vendibile. Ciò renderebbe gli le centrali a carbone più redditizie ed incoraggerebbe le persone ad investire nella costruzione di altre centrali e questo non genererebbe riduzioni di emissioni di CO2! Sarebbe anche peggio se l'industria del carbone dovesse vendere ai governi il loro processo di lavaggio per sfuggire alle tasse sul carbonio. Vedete? Ancora una volta, il ruolo delle conseguenze impreviste si manifesta.

lunedì 1 agosto 2016

Quanto effetto serra genera un bambino in più?



Da“OSU”.Traduzione di MR (via Bodhi Paul Chefurka)
31/07/2009


CORVALLIS, Oregon. – Alcune persone che sono serie riguardo al voler ridurre la propria “impronta di carbonio” sulla Terra hanno a disposizione una scelta che potrebbe fruttare un beneficio a lungo termine – avere un figlio di meno.

Uno studio degli statistici dell'Università di Stato dell'Oregon (USO) ha concluso che negli Stati Uniti, l'impatto e l'eredità di carbonio e gas serra di un figlio in più è quasi 20 volte più importante di alcune delle altre pratiche ambientali sensibili che le persone potrebbero impiegare per tutta la loro vita – cose come guidare una macchina che consuma poco, riciclare, o usare elettrodomestici energeticamente efficienti e lampadine a basso consumo.
La ricerca chiarisce anche che gli impatti potenziali del carbonio variano drammaticamente di paese in paese. L'impatto a lungo termine del carbonio di un bambino nato negli Stati uniti – insieme a tutti i suoi discendenti – è più di 160 colte l'impatto di un bambino nato in Bangladesh.
Nelle discussioni sul cambiamento climatico tendiamo a concentrarci sulle emissioni di carbonio individuali durante il suo ciclo di vita”, ha detto Paul Murtaugh, un professore di statistica della USO. “Quelli sono problemi importanti ed è essenziale che debbano essere considerate. Ma una sfida aggiuntiva di fronte a noi è la continua crescita della popolazione e l'aumento del consumo globale di risorse”.
In questo dibattito è stata prestata pochissima attenzione all'enorme importanza della scelta riproduttiva, ha detto Murtaugh said. Quando un individuo mette al mondo un bambino – e quel bambino potenzialmente metterà al mondo altri discendenti in futuro – l'effetto sull'ambiente può essere di molte volte l'impatto prodotto da una persona durante il proprio ciclo di vita.
Nelle condizioni attuali degli Stati uniti, per esempio, ogni bambino alla fine aggiunge 9.441 tonnellate di biossido di carbonio all'eredità di carbonio di un genitore medio – circa 5,7 volte le emissioni di un ciclo di vita di cui è responsabile, in media, una persona.

Ed anche se alcune nazioni in via di sviluppo hanno popolazioni molto maggiori e i tassi di crescita della popolazione maggiori di quelli degli Stati Uniti, il loro impatto complessivo sull'equazione globale viene spesso ridotto da aspettative di vita minori e da minore consumo. L'impatto a lungo termine di un bambino nato in una famiglia in Cina è meno di un quinto dell'impatto di un bambino nato negli Stati Uniti, ha scoperto lo studio.
Man mano che il mondo in via di sviluppo aumenta la sua popolazione e i suoi livelli di consumo, questo potrebbe cambiare.
La Cina e l'India ora stanno aumentando costantemente le loro emissioni di carbonio e lo sviluppo industriale ed altre nazioni in via di sviluppo potrebbero a loro volta continuare ad aumentare alla ricerca di standard di vita più alti”, ha detto Murtaugh.
Lo studio ha esaminato diversi scenari di cambiamento dei tassi di emissione, il più aggressivo dei quali è stato di una riduzione del 85% delle emissioni globali di carbonio da adesso al 2100. Ma le emissioni in Africa, che comprendono 34 dei 50 paesi meno sviluppati del mondo, stanno già più del doppio di quel livello.

I ricercatori chiariscono che non stanno sostenendo controlli governativi o l'intervento sui problemi della popolazione, ma dicono che vogliono semplicemente rendere le persone consapevoli delle conseguenze ambientali delle loro scelte riproduttive.
Molte persone sono inconsapevoli del potere della crescita esponenziale della popolazione”, ha detto Murtaugh. “La crescita futura amplifica le conseguenze delle scelte riproduttive dei oggi delle persone, allo stesso modo in cui l'interesse composto amplifica un saldo bancario”.
Murtaugh ha osservato che i loro calcoli sono rilevanti per altri impatti ambientali oltre alle emissioni di carbonio – per esempio, il consumo di acqua potabile, che molti credono stia già scarseggiando.


mercoledì 6 luglio 2016

Il grande complotto delle mucche sul cambiamento climatico



Da “Union of Concerned Scientists”. Traduzione di MR

Di Doug Boucher, consigliere scientifico su clima ed energia.

Serata cinematografica lo scorso fine settimana a casa mia, proiezione di Cowspiracy. Il nome dice tutto. Il film del 2014/2015 con quel nome - “Il film che le organizzazioni ambientali non vogliono che voi vediate”, secondo il suo sito web – ha scoperto un'immenso complotto ordito in combutta dai governi e le più grandi organizzazioni ambientali, per ingannare l'opinione pubblica sulla causa principale del riscaldamento globale. Ma la premessa del film è basata su interpretazioni gravemente viziate – e rifiutate quasi in modo unanime – della scienza. Lasciate che vi spieghi...

sabato 2 luglio 2016

Una spiegazione grado per grado di cosa succederà quando la Terra si riscalda





Da “Global warming, our future”. Traduzione di MR (via Bodhi Paul Chefurka)

Anche se le emissioni di gas serra si fermassero nottetempo, le concentrazioni già in atmosfera significherebbero ancora un aumento fra 0,1 e 1°C. Uno spostamento di un solo grado è a malapena percettibile per la pelle umana, ma non è della pelle umana che stiamo parlando. Parliamo del pianeta; ed un aumento medio di un grado su tutta la sua superficie significa cambiamenti enormi degli estremi climatici. 

Seimila anni fa, quando il mondo era di un grado più caldo di adesso, il centro agricolo americano intorno al Nebraska era deserto. Ha subito una breve ripresa durante gli anni del dustbowl, negli anni '30 del 900, quando il suolo superficiale è stato spazzato via e centinaia di migliaia di rifugiati si sono trascinati in mezzo alla polvere verso un'accoglienza incerta verso ovest. L'effetto di un grado di riscaldamento, pertanto, non richiede grande immaginazione. 

“Gli Stati Uniti occidentali soffrono di nuovo di siccità perenni, di gran lunga peggiori di quelle degli anni 30 del 900. I deserti riappariranno, specialmente in Nebraska, ma anche nel Montana orientale, in Wyoming ed Arizona, Texas settentrionale ed Oklahoma. Man mano che le tempeste di sabbia trasformano il giorno in notte per migliaia di miglia di ex prateria, cascine, strade e persino intere città verranno inghiottite dalla sabbia”. 

martedì 28 giugno 2016

La catastrofe climatica in arrivo verso il 2020

Da “Huffington Post”. Traduzione di MR

Di Eric Zuesse 

Il primo studio che integra tutta la ricerca scientifica precedente per proiettare approssimativamente quando il cambiamento climatico produrrà conseguenze catastrofiche permanenti è stato accettato e verrà presto pubblicato sulla rivista scientifica Nature. Scopre che le cose cominceranno ad andare molto male nei tropici intorno 2020 e nella nostra parte del mondo intorno al 2047.

Nature condivide con Science e PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) l'onore di essere considerate alla pari come le tre riviste scientifiche più prestigiose del mondo ed un articolo non viene pubblicato in queste riviste a meno che non abbia superato un peer-review estremamente rigoroso. Così i negazionisti climatici non avranno alcuna credibilità professionale nell'attaccare lo studio, come ci si aspetta che facciano i fratelli Koch ed i loro amici, visto che hanno un così grande profitto da ciò che causa il riscaldamento globale – la combustione di combustibili basati sul carbonio.

domenica 15 maggio 2016

E tanti saluti anche al ghiaccio artico.






Dall'Artico, arrivano notizie sempre peggiori., con il rischio che l'Oceano Artico si trasformi da bianco in completamente blu in un futuro non lontano. A commento di una situazione ormai fuori controllo, un articolo di Sam Carana.




Da “Arctic News”. Traduzione di MR (via Sam Carana)

Creato da Sam Carana, parte del poster di AGU 2011

La situazione pericolosa nell'Artico è descritta dall'immagine sulla destra che mostra che l'Artico è colpito da tre grandi sviluppi, leggi tre tipi di riscaldamento:

- Riscaldamento Globale
- Riscaldamento accelerato dell'Artico
- Riscaldamento globale fuori controllo

I rettangoli blu descrivono gli eventi che alimentano questi sviluppi, in alcuni casi su su diversi altri eventi. Dove gli sviluppi e gli eventi si alimentano a vicenda, queste interazioni sono descritte da linee con la direzione dell'alimentazione indicata dalla freccia. Tali alimentazioni possono trasformarsi in anelli di retroazione positivi (auto rinforzanti), per esempio uno sviluppo o evento che alimenta sé stesso, o direttamente o attraverso una serie di altri eventi.

Due anelli di retroazione positiva di questo genere sono descritti nell'immagine sopra e sono anche sottolineati nell'immagine sulla destra.


L'anello di retroazione #1 si verifica dove la perdita di ghiaccio marino porta a cambiamenti dell'albedo che accelerano il riscaldamento nell'Artico, chiudendo l'anello causando ulteriore perdita di ghiaccio.

L'anello di retroazione #2 si verifica quando il riscaldamento accelerato dell'Artico indebolisce i depositi di metano, portando a rilasci di metano che accelerano ulteriormente il riscaldamento nell'Artico.

giovedì 28 aprile 2016

Già troppo vicini alle soglie climatiche pericolose

Troppo vicini alle soglie climatiche pericolose – L'Agenzia Meteorologica Giapponese mostra che tre mesi del 2016 sono stati di circa 1,5°C al di sopra della linea di base preindustriale dell'IPCC

Da “Robert Scribbler”. Traduzione di MR (via Alexander Ač)

Dovremmo dedicare un momento a renderci conto di quanto sia stato realmente caldo finora nel 2016. Per pensare cosa significhi vivere in un mondo che è già dannatamente caldo. Per pensare a quanto siamo messi male nel rispondere al cambiamento climatico spinto dagli esseri umani. E per considerare quanto sia urgente smettere rapidamente di bruciare carbone, petrolio e gas. Per smettere di mettere più combustibile in un incendio globale che sta già infuriando.

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I decisori politici globali, gli scienziati e molti ambientalisti hanno identificato che una media annuale di 1,5°C al di sopra del livello preindustriale segna un livello di calore che dovremmo cercare di evitare. Il summit sul clima di Parigi ha preso un impegno verbale di cercare almeno di evitare delle gamme di temperatura così estreme. Ma anche gli impegni per le più forti riduzioni delle emissioni da parte delle nazioni del mondo, ora non si attengono all'impegno. Ed è discutibile il fatto che avrebbero mai potuto eliminare l'enorme sovraccarico in quantità di gas serra che si è già accumulato e sta già rapidamente riscaldando l'aria, l'acqua, il ghiaccio e le riserve di carbonio del pianeta.

Gli attuali impegni per la riduzione delle emissioni, anche se significative se prese nel contesto della dimensione e del potenziale di crescita di tutte le industrie che sputano carbonio, non vanno neanche vicino all'obbiettivo dichiarato degli 1,5°C. Secondo la nostra comprensione attuale della sensibilità climatica, e ad eccezione di qualsiasi risposta da parte delle riserve globali di carbonio non previste dalla scienza, le riduzioni promesse nell'uso dei combustibili fossili da parte delle nazioni del mondo secondo Parigi limiterebbero il riscaldamento intorno ai 3°C per la fine di questo secolo. I tassi di riduzione delle emissioni di carbonio dovrebbero necessariamente essere accelerati oltre gli impegni degli obbiettivi di Parigi per restare al di sotto dei 3°C nel 2100 – molto di più per evitare i 2°C.

In quanto agli 1,5°C al di sopra delle medie preindustriali – sembra già che quest'anno, il 2016, vedrà temperature scomodamente vicine ad un livello che gli scienziati mainstream hanno identificato come pericoloso.

giovedì 21 aprile 2016

Nel frattempo, in Groenlandia......

Da “The Washington Post”. Traduzione di MR (via Skeptical Science)


Di Chris Mooney

In questa foto del 19 luglio 2011 si formano pozze di ghiaccio fuso sopra il ghiacciaio Jakobshavn, vicino al bordo della vasta calotta glaciale della Groenlandia. (AP Photo/Brennan Linsley)

Un nuovo studio scientifico pubblicato giovedì ha dato l'ennesima botta di cattive notizie sulla Groenlandia – la grande calotta glaciale settentrionale che contiene 6 metri di potenziale aumento del livello del mare. La calotta glaciale si sta “scurendo”, ovvero sta perdendo la sua capacità di riflettere sia la radiazione visibile sia quelle invisibile, man mano che fonde sempre di più, scopre la ricerca. Ciò significa che sta assorbendo maggiore energia solare, cosa che poi alimenta ulteriore fusione. “Lo chiamo cannibalismo di fusione. La fusione alimenta se stessa”, dice Marco Tedesco, l'autore principale dello studio, che è un ricercatore dell'Osservatorio Terrestre Lamont Doherty dell'Università della Columbia. La ricerca è stata pubblicata su The Cryosphere da Tedesco e cinque altri autori di università statunitensi e belghe. Gli scienziati hanno a lungo temuto che, per quanto riguarda la fusione della calotta glaciale della Groenlandia, ci sono numerose delle cosiddette “retroazioni positive”, o processi di auto amplificazione, che possono renderla peggiore.

mercoledì 23 marzo 2016

Male, molto male, sempre peggio. Temperature planetarie oltre la soglia dei 2°C

Da “Usted no se lo cree”. Traduzione di MR (via Ugo Bardi)


Stato di allarme climatico: sono stati superati i 2°C



Di Ferran P. Vilar

Non avrei mai voluto pubblicare questo post. Non avrei mai pensato che, dovendolo fare, sarebbe successo così presto. Sono del tutto costernato.

Prima di tutto, una notizia in qualche modo “buona”. Negli ultimi due anni le emissioni non sono aumentate. Alcuni credono che le emissioni siano giunte al massimo, che stiamo superando il “picco delle emissioni”. E' possibile che stiamo entrando in un territorio sconosciuto: nemmeno un economista aveva previsto questa situazione negli scenari di futuro l'IPCC aveva loro richiesto ai suoi tempi. Tranquilli, le emissioni, ossia la crescita economica, non avrebbero smesso di aumentare... dicevano. Ora le cattive notizie. Le concentrazioni di CO2 nell'atmosfera hanno visto l'aumento più grande mai registrato: 3,76 ppm da febbraio 2015 a febbraio 2016. Su questo punto bisogna essere cauti nel non confondere i flussi con gli accumuli e credere che una riduzione delle emissioni equivalga ad una minore forzante climatica. Non è così. Ciò che forza il clima è la concentrazione, non le emissioni. Ed è logico che la concentrazione atmosferica di CO2 continui ad aumentare a questo livello di emissioni. Per quanto le emissioni diminuiscano, la concentrazione continuerà ad aumentare, a meno che non siano tanto infime che la biosfera e gli oceani possano assorbirle tutte. Per questo si dice che dovrebbero essere zero... nel 2050!

martedì 15 marzo 2016

Notize dall'Antartide: male, molto male, sempre peggio

Da “NASA Earth Observatory”. Traduzione di MR

La piattaforma glaciale Nansen in Antartide si sta spaccando




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Una piattaforma galleggiante di ghiaccio attaccata alla costa dell'Antartide sembra pronta a riversare un iceberg nell'Oceano Meridionale. Nel corso di due anni, una piccola frattura è diventata sufficientemente grande da diffondersi per quasi tutta la profondità della piattaforma glaciale Nansen. L'Operational Land Imager (OLI) sul satellite Landsat 8 ha acquisito l'immagine in alto il 26 dicembre del 2013. OLI ha catturato la seconda immagine il 16 dicembre del 2015. Le piattaforme glaciali fiancheggiano il perimetro dell'Antartide e si presentano in ogni forma e dimensione. La Nansen misura circa 35 km di profondità e 50 km di lunghezza. La vicina Lingua di Ghiaccio Drygalski, subito a sud della Nansen, si allunga per 80 km nel mare. Queste piattaforme galleggianti sono importanti per trattenere il flusso di ghiaccio dall'interno del continente verso il mare. Il ghiaccio che si stacca da una piattaforma galleggiante non aumenta il livello del mare. Ma perde parte della piattaforma glaciale e i flusso verso il mare del ghiaccio di terra può accelerare – un fenomeno che contribuisce all'aumento del livello del mare.
 

domenica 6 marzo 2016

“La vecchia normalità è finita”: febbraio 2016 frantuma il record di temperatura globale

Da “Future Tense/Slate”. Traduzione di MR (via Skeptical Science)


Di Eric Holthaus


A febbraio le temperature globali hanno toccato un nuovo record assoluto, frantumando il vecchio record stabilito solo il mese scorso nel bel mezzo di un El Niño da record. Ryan Maue/Weatherbell Analytics

I dati preliminari della temperatura di febbraio sono arrivati ed ora è abbondantemente chiaro: il Riscaldamento Globale sta mettendo la quinta. Ci sono dozzine di serie di dati della temperatura globale e di solito io (e i miei colleghi giornalisti che si occupano di clima) aspetto finché non vengono pubblicati quelli ufficiali, circa a metà del mese successivo, per annunciare un mese di caldo record a livello globale. Ma i dati di questo mese sono così straordinari che non c'è bisogno di aspettare: febbraio ha cancellato il record di temperatura assoluto stabilito il mese scorso.
Usando i dati ufficiosi ed adattandoli a diverse linee di base di temperature, sembra che febbraio 2016 sia stato probabilmente far gli 1,15 e gli 1,4°C più caldo della media a lungo termine e circa 0,2°C al di sopra del mese scorso – niente male per il mese più al di sopra della media mai misurato. (Visto che il globo si era già riscaldato di circa +0,45° gradi al di sopra dei livelli preindustriali durante la linea di base 1981-2010 comunemente usata dai meteorologi, quella quantità è stata aggiunta ai dati pubblicati oggi). Tenete in mente che c'è voluto dall'alba dell'era industriale fino allo scorso ottobre per raggiungere il primo grado Celsius e siamo giunti fino ad altri 0,4°C in più solo negli ultimi cinque mesi. Anche tenendo conto del margine di errore associato a queste serie di dati preliminari, ciò significa che è virtualmente sicuro che febbraio batte comodamente il record stabilito solo il mese scorso come mese più anomalamente caldo mai registrato. E' impressionante.

sabato 26 dicembre 2015

La grande bufala delle scie chimiche

Da “The Guardian”. Traduzione di MR (via Cristiano Bottone)

Di George Monbiot

Il vero problema – il riscaldamento causato dalle emissioni degli aerei – ci richiede di agire. Ma concentrarsi sulle “scie chimiche” assolve le persone dalla responsabilità di farlo.



Un aereo di linea vola dall'aeroporto di Heathrow a Londra mentre il cielo è solcato da scie di condensazione. Foto: Toby Melville/Reuters 

Passi anni a cercare di portare le persone ad interessarsi alle emissioni degli aerei. Poi alla fine il problema viene colto – ma nel modo più perverso possibile. Gli inquinanti diffusi dagli aerei sono un grande problema. Danno un contributo significativo al riscaldamento globale, eppure sono esclusi dai negoziati internazionali, come la conferenza che si sta svolgendo a Parigi. Di conseguenza, l'espansione dell'aviazione è scevra da preoccupazioni sul cambiamento climatico. Questa esclusione è ridicola, se non altro perché le emissioni degli aerei hanno un ruolo particolare nel riscaldare il pianeta, a causa dell'altitudine alla quale vengono rilasciate e degli impatti moltiplicatori del vapore acqueo ed altri gas prodotti dagli aerei. Gas che a volte formano scie di condensazione nel cielo.

venerdì 27 novembre 2015

Pericolo di esplosioni di metano nella Penisola di Yamal

Da “The Siberian Times”. Traduzione di MR (via Maurizio Tron)

Di Anna Liesowska

Ci si aspetta che si formino altri crateri a causa di tali eruzioni, man mano che il permafrost fonde – e SONO causate dal riscaldamento globale che rilascia gas metano.


Gli scienziati del rispettato Istituto di Geologia e Geofisica Petrolifera Trofimuk insistono che il processo per cui si sono formati una serie di crateri è stato causato dalla fusione di idrati di gas e dalle emissioni di metano. Immagine: Vladimir Olenchenko/Trofimuk Institute of Petroleum Geology and Geophysics

Una nuova spedizione ad uno dei misteriosi buchi giganti siberiani scoperti negli ultimi anni ha concluso che è un segno di avvertimento di una minaccia mortale per le regioni settentrionali man mano che il clima si scalda. Gli scienziati del rispettato Istituto di Geologia e Geofisica Petrolifera Trofimuk insistono che il processo per cui si sono formati una serie di crateri è stato causato dalla fusione di idrati di gas e dalle emissioni di metano. Questo si accumula in un pingo – un tumulo di ghiaccio coperto di terra – che poi erutta causando la formazione di strani buchi che sono apparsi lungo i margini dell'Artico russo. Un pingo che si crede possa esplodere 'da un momento all'altro' ora viene costantemente monitorato da un satellite spaziale russo nel tentativo di cogliere il momento in cui avviene l'eruzione. Si crede che il processo sia simile al fenomeno del Triangolo delle Bermuda che ha visto la scomparsa di navi ed aerei. Questo è stato causato da una grande eruzione di metano al di sotto dell'Oceano Atlantico. Gli scienziati avvertono anche di una terribile minaccia alle città ed ai paesi nell'estremo nord, ed agli impianti di esplorazione del gas e relativi gasdotti.