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martedì 30 dicembre 2014

Picco del petrolio: l'elefante nella stanza

DaResource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi


"Il paese degli elefanti" è un libro sul picco del petrolio di Luca Pardi. Il titolo fa riferimento al fatto che alcuni politici hanno definito l'Italia il “paese del petrolio” perché ne produce un po', ma è sbagliato tanto quanto lo sarebbe dire che l'Italia sia il “paese degli elefanti”, perché ce ne sono alcuni negli zoo.


Nel 2003, ho invitato Colin Campbell, il fondatore dell'associazione per lo studio del picco del petrolio (ASPO), a fare una conferenza a Firenze. Dopo la conferenza, un piccolo gruppo di cospiratori (*) si sono riuniti nel mio ufficio. Abbiamo bevuto insieme una cosa che curiosamente aveva l'aspetto del petrolio in quanto a colore (non in quanto a sapore, fortunatamente), un liquore forte che veniva dall'Ucraina e si chiamava “Balzam”. Dopo qualche bicchiere dei quella roba marrone, abbiamo deciso di formare il capitolo italiano di ASPO, ASPO-Italia. Uno dei cospiratori di quel giorno fatidico, Luca Pardi, ora presidente di ASPO-Italia, ha recentemente pubblicato un libro sul petrolio e sul gas dal titolo curioso di “Il paese degli elefanti”. E' un gioco di parole su alcune stupide considerazioni sul petrolio fatte da uno dei nostri politici più importanti, Romano Prodi, che ha detto che l'Italia “galleggia su un mare di petrolio”. Ma si può prendere il titolo del libro anche come un riferimento al vecchio detto su “l'elefante nella stanza”. Il picco del petrolio è il vero elefante nella stanza dei nostri tempi. E' lì, è grande, non puoi non vederlo, eppure non viene percepito, visto, è invisibile.

L'invisibilità del picco del petrolio è ancora più impressionante se confrontato a quanto di più sappiamo oggi rispetto a quanto ne sapessimo all'inizio. Lo si può vedere, chiaramente, nel libro di Pardi, che è un eccellente riassunto del lavoro fatto fino ad oggi sull'argomento. Confrontatelo al mio primo libro sul picco del petrolio, pubblicato nel 2003, e vedrete che, certamente, siamo andati molto lontano da allora. Oggi abbiamo modelli migliori, dati migliori e in generale una comprensione molto migliore dei concetti che riassumiamo sotto il nome di “picco del petrolio”. E' tutti i dati e i modelli sempre più raffinati ci confermano la nostra iniziale intuizione: il picco del petrolio è davanti a noi.

Eppure, il problema dell'elefante nella stanza rimane. Il picco del petrolio rimane un concetto marginale, quasi mai menzionato nei media ufficiali e nel dibattito politico. I politici e i loro consiglieri sembrano non averne mai sentito parlare e quando gli è capitato, lo fraintendono. La situazione è ancora più deludente se teniamo conto della quantità di capacità intellettuale è stata dedicata al soggetto. Pochi campi della scienza hanno visto un gruppo del genere di persone intelligenti, dedicate e competenti ottenere risultati così impressionanti, normalmente avvalendosi di un budget ristretto o nessun budget. Aggiungerei che questo gruppo ha avuto anche le credenziali appropriate per essere presi sul serio: ricercatori universitari, scienziati di primo livello, professionisti di primo livello. Non immaginereste che il consiglio di un gruppo del genere possa essere ignorato. Eppure, lo è stato.

Ripensando al lavoro degli ultimi 10 anni, quasi non riesco a credere quanto fossimo ingenui. Abbiamo davvero pensato che buoni dati e buoni modelli avrebbero fatto breccia, alla fine, nella consapevolezza dei decisori. E, quindi, qualcuno avrebbe fatto qualcosa per questo problema. Sì, eravamo così ingenui. Non pensavamo che viviamo in un tempo in cui gli elefanti popolano i soggiorni delle persone e vengono normalmente ignorati. Viviamo nel tempo in cui Karl Rove ha detto che, siccome siamo un impero, creiamo la nostra realtà”. Una realtà in cui esistono mari di petrolio perché un politico lo ha detto. Proprio quest'anno, ho visto un esempio impressionante di questo processo di creazione della realtà basato sulle pie illusioni e su dati falsificati al Parlamento Europeo a Brussels.

Sembra che siamo indirizzati a vedere il mondo attraverso i nostri filtri ideologici, cosa che funziona bene per tenere lontana la realtà. Il problema è che la realtà virtuale, a prescindere da quanto sia potente l'impero che l'ha creata, tende a cadere a pezzi quando entra in contatto con la vera realtà. I mari virtuali di petrolio tendono ad essere calpestati dagli elefanti virtuali che popolano il soggiorno, ma tendiamo ancora ad attaccarci ai nostri filtri più a lungo che possiamo. Il picco del petrolio semplicemente non può passare dal filtro. Così, l'attuale collasso del mercato petrolifero non passa inosservato, ma viene percepito come una cosa buona. E' probabile che più ci avviciniamo al picco globale meno lo percepiremo. E quando lo superiamo (e potremmo averlo già fatto) diventerà un elefante realmente invisibile nascosto dietro al divano nel soggiorno. Mentre scendiamo dal dirupo di Seneca, penseremo che sia solo un dosso sulla strada per la prosperità infinita.


(*) Per la cronaca, i fondatori di ASPO-Italia che si sono riuniti nell'ufficio di Ugo Bardi per qualche bicchierino di “Balzam” ucraino erano (oltre ad Ugo Bardi) Luca Pardi, Francesco Meneguzzo, Giovanni Marocchi e Renato Guseo (o perlomeno questi sono quelli che ricordo).

domenica 13 novembre 2011

ASPO-Italia 5: oltre il picco del petrolio




Toufic El Asmar, ricercatore presso la FAO e vicepresidente di Aspo Italia, parla al quinto convegno dell'associazione a Firenze. Cambiamento climatico ed agricoltura sono stati i principali argomenti del suo intervento.



Il Picco del petrolio è ormai alle nostre spalle. Questo è ciò che sembra essere chiaro da quanto è stato detto al quinto convegno della sezione italiana dell'associazione per lo studio del picco del petrolio (ASPO), tenutosi a Firenze il 28 Ottobre. Già nel primo intervento dell'incontro, quello tenuto da Ian Johnson, segretario del Club di Roma, l'enfasi non è stata sul petrolio, ma sui problemi finanziari che il mondo sta affrontando. Questo punto è stato trattato anche da Nicole Foss del blog "The Automatic Earth" che ha parlato del totale ed imminente collasso del sistema finanziario mondiale.

Un altro punto discusso in modo esteso al convegno è come il picco stia portando l'industria del petrolio ad estrarre e trasformare risorse inefficienti ed inquinanti e come ciò sia causa di un peggioramento del problema dei cambiamenti climatici. Questa era la ragione che ha portato ASPO-Italia ad organizzare questo convegno unitamente a "Climalteranti", un gruppo di scienziati del clima Italiani. Almeno la metà degli interventi al convegno erano specificamente dedicati al cambiamento climatico e la questione climatica era praticamente presente in ogni presentazione. Dati recenti indicano un notevole salto in avanti nella concentrazione di CO2 nell'atmosfera a conferma che questa tendenza è in corso.

Il picco del petrolio sta condizionando anche l'agricoltura, come riferito dal vicepresidente dell'associazione, il Dott.Toufic El Asmar, che è anche ricercatore presso la Food and Agricolture Organization (FAO) a Roma. Il problema non è ancora percepito dalla maggioranza delle persone che hanno a che fare con la sostenibilità, ma è chiaro che è enorme. L'agricoltura, per com'è strutturata oggi, non può sopravvivere senza combustibili fossili ed il danno causato dai cambiamenti climatici potrebbe essere devastante.

Un altro punto discusso ampiamente ad ASPO-Italia 5 è stato il problema della comunicazione. Come trasformare i nostri modelli in azioni concrete? Questo si rivela essere un problema estremamente complesso e difficile. Non che non ci abbiamo lavorato. Pietro Cambi, membro di Aspo-Italia, ha stimato nel suo intervento che una persona su tre in Italia è stata esposta almeno una volta ai messaggi sul picco del petrolio durante gli ultimi 5 anni, come risultato del lavoro di ASPO e di associazioni e persone ad essa vicine. E' un notevole risultato, considerando che ASPO-Italia è un'associazione di volontari che opera con risorse finanziarie minime. Tuttavia, l'impatto del nostro messaggio non si manifesta; non ancora, almeno.

Per esempio, i politici del Consiglio Regionale della Toscana hanno fatto di tutto per stare alla larga dal convegno di ASPO-Italia, nonostante il fatto che si tenesse vicino al palazzo principale della Regione Toscana e che fosse un convegno di alto livello internazionale che vedeva la presenza di diversi scienziati di alto livello. La sola eccezione è stata Mauro Romanelli, consigliere regionale per il partito dei Verdi, evidentemente più illuminato degli altri. In Italia, come ovunque, sembra che la parola magica che risolve tutti i problemi sia “crescita”. Essere visti in compagnia di Cassandre e catastrofisti dev'essere ancora considerato un buon modo per rovinarsi la carriera.

Alla fine dei conti, sembra che il picco del petrolio abbia generato una dura reazione da parte dei sistemi industriale, finanziario e politico. Ha causato un movimento contro l'esaurimento che investe più risorse nell'estrazione, nonostante i costi in aumento ed il risultante danno ambientale. Ian Johnson ha esposto molto chiaramente questo punto nel suo intervento. Anni fa, quando era vicepresidente della Banca Mondiale, era stata fatta una stima di quale fosse il prezzo del petrolio che, una volta raggiunto, avrebbe reso l'energia rinnovabile competitiva sul mercato. Ma, quando questo prezzo è stato raggiunto, quello che è accaduto è che le compagnie petrolifere hanno abbandonato i loro programmi per le energie rinnovabili per concentrarsi sulle nuove fonti petrolifere. Non importa quanto sporche e costose possano essere queste risorse, è ancora possibile ricavarne un profitto, a patto che l'industria non debba pagare per i costi dell'inquinamento. Come di fatto è il caso, sfortunatamente.

Quello che stiamo vedendo è uno sforzo tremendo per mantenere livelli di estrazione perlomeno costanti, anche a costo di demolire l'economia mondiale ed anche degli ecosistemi planetari. Sembra essere un classico esempio di ciò che chiamo “effetto Seneca”, che significa scambiare qualche anno ancora di relativa stabilità con un più rapido declino in seguito. Così, stiamo reagendo al picco del petrolio nel peggiore dei modi.

Il convegno è stato organizzato in gran parte da Luca Pardi, che è anche il nuovo presidente di ASPO-Italia. Ha preso il posto di Ugo Bardi che è stato presidente per otto anni. Il convegno è stato organizzato congiuntamente con il gruppo di Climalteranti e sponsorizzato dal Sig. Mauro Romanelli, consigliere regionale per il partito dei Verdi, che ha fornito la prestigiosa "Sala delle feste" di "Palazzo Bastogi" a Firenze, dove il convegno ha avuto luogo.

Traduzione a cura di Massimiliano Rupalti