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mercoledì 16 agosto 2023

Il Cambiamento Climatico secondo Tizio, Caio, e Sempronio

 

Immagine creata con Dezgo.com


Contributo di Fabio Vomiero



Tizio è un tipo piuttosto in gamba, ha studiato e si è laureato a pieni voti in filosofia. Ora si occupa di giornalismo, ma riveste prudentemente anche una comoda carica politica, non si sa mai con i tempi che corrono. Indubbiamente ci sa fare con le parole e anche con le persone.

I suoi scritti sono sempre ben architettati e trattano principalmente di argomenti di carattere politico e sociologico; il tono pertanto è spesso sarcastico e critico, difficilmente non condivisibile. Tizio è abituato ad avere sempre ragione, tanto sa benissimo che nessuno potrà mai dimostrare il contrario di quello che dice; è qui che prende origine la sua forza persuasiva e il suo successo.

Ogni tanto Tizio, in preda a delirio di onnipotenza, parla anche di scienza, mantenendo naturalmente quel suo irreprensibile ed immancabile piglio critico. Purtroppo non sa, o non si rende conto, che invece la scienza, per fortuna, non funziona come la politica e che generalmente gli scienziati parlano lingue e utilizzano metodi completamente diversi. Il riscaldamento globale antropico? Una bufala, quindi. Motivo? Perchè il clima è sempre cambiato e sempre cambierà, Annibale ha attravesato le Alpi con gli elefanti, i vichinghi hanno colonizzato la Groenlandia intorno all’anno 1000 d.C. quando era verde e quindi faceva più caldo e in Inghilterra, nello stesso periodo, si coltivava la vite. Inoltre è da qualche anno che gli inverni negli USA orientali e in Inghilterra sono particolarmente freddi e quindi, visto che la Corrente del Golfo si bloccherà e che l’attività solare si prenderà una pausa, entreremo presto in una nuova piccola era glaciale, altro che riscaldamento globale.

Quindi, caro uomo, tu non c’entri nulla, parola di politico, filosofo, poeta; stai pure tranquillo e goditela, pensa a cose più serie, magari alle scie chimiche, per esempio, o ai vaccini che causano l’autismo, quelle sì che sono cose di cui preoccuparsi.

Caio invece è laureato in fisica ed è oramai un po’ in là con gli anni, sa tutto di piani inclinati, cinematica, macchine di Carnot, particelle subnucleari e meccanica quantistica, se n’è occupato per tutta una vita. Dategli una leva e vi solleverà il mondo.

Purtroppo per lui, però, quel mondo nel frattempo è andato avanti e, come lui, è cambiata la scienza e il modo di fare scienza. L’era della fisica classica, del determinismo e del riduzionismo è stata in gran parte superata con il ventesimo secolo; ora il nuovo paradigma scientifico è rappresentato dalle scienze della vita in generale, non è più soltanto la fisica a farla da padrona. C’è ancora bisogno di Newton per carità, così come di ottica, di elettromagnetismo e di teoria quantistica dei campi, non si può certo farne a meno, ma ora il mondo si deve confrontare anche con una nuova forma della realtà, rappresentata dai sistemi complessi e servono pertanto nuove consapevolezze, nuove conoscenze, nuovi approcci, nuove teorie e nuovi metodi sperimentali.

Ma i tempi frastornati ed esigenti in cui viviamo, gli chiedono di esprimersi anche sul clima, nonostante la sua visione appaia evidentemente un po’ stantia, bloccata ancora allo studio della fluidodinamica e alla ricerca di equazioni e di algoritmi per tentare di spiegare ogni fenomeno naturale. Per lui non è semplice cambiare prospettiva e riuscire ad inquadrare un sistema complesso nella sua globalità e interdisciplinarità. Non è provato con assoluta certezza che la CO2 antropica sia il driver principale del riscaldamento globale, quindi… E quindi per lui il limite insuperabile diventa la conoscenza stessa del sistema, che ovviamente non potrà mai essere completa e definitiva, non esiste infatti l’equazione del clima.

Su questo hai ragione, caro Caio, ma allora visto che non esiste nemmeno l’equazione del cancro, che facciamo, rinunciamo alla ricerca medico-biologica e quindi alla speranza di trovare delle cure sempre migliori e più efficaci? Esiste forse un’equazione dell’invecchiamento o di un qualche altro processo fisiologico tipo la digestione o la funzione renale?

Sempronio invece è il classico italiano medio, ceto sociale medio, cultura media, curiosità media, indottrinamento medio, stupidità media... Rappresenta la pancia della società, come si suol dire, e in genere è abbastanza conformista, nonostante lui non si consideri affatto tale. Se una cosa esiste, o se la gente ha determinati comportamenti stereotipati, allora vuol dire che quella cosa o quel comportamento sono leciti o quantomeno innocui.

Fumare, prendere il sole tutto il giorno, consumare regolarmente alcol, mangiare merendine e carne abbrustolita alla brace in compagnia, bere bibite zuccherate, credere nell’oroscopo e nel fato. Lo dice la pubblicità, lo dicono Tizio e Caio, lo dice il dottore, lo dice il prete e via dicendo. Anche l’omeopatia dovrà quindi necessariamente funzionare per il semplice fatto che esiste; Il classico modo di ragionare degli adepti del mercato e del consumismo, altro che anticonformismo.

Ma cosa vuoi che gliene freghi allora del riscaldamento globale o dell’ambiente, l’importante è andare a fare ore di fila per il concerto, la partita, l’Expo, o farsi dieci giorni a New York o a Sharm, visto che va di moda, e al diavolo la dissenteria... Sennò poi, cosa racconto in ufficio.

E poi c’è il mutuo da pagare, il lavoro che non va, il viaggio da fare, la Zumba, l’escursione a 3000 metri, battere il record personale di corsa sui 10 km. per scongiurare l’avanzamento dell’età e dimostrare a se stessi e agli altri di essere ancora fisicamente prestanti. E’ infatti il fisico che conta, non c’è più tempo per leggere qualche saggio scientifico. Cosa vuoi che sia quindi per un po’ di CO2 in più, o il limite delle risorse, lo sviluppo insostenibile, il degrado ambientale, umano ed etico.

Molte di queste persone non si sono nemmeno accorte che il clima è cambiato anche a casa loro, perchè tanto per loro è tutto lo stesso, non ci fanno caso, hanno altro a cui pensare. Poi, quando gli chiedi cosa pensano del clima ti rispondono che d’estate ha sempre fatto caldo (32°C o 38°C per loro sono la stessa cosa) e che d’inverno fa sempre freddo uguale, al massimo, che non esistono più le mezze stagioni. Magari ti sanno dire soltanto, peraltro con invidiabile saccenza, che se anche il clima dovesse cambiare poi tornerà tutto come prima perchè sono soltanto dei cicli naturali... Gliel’ha insegnato il babbo quando erano piccoli.

Poi però, quando vengono a sapere che i figli vanno male a scuola, che bevono o assumono sostanze stupefacenti, o che il loro partner li tradisce, cadono sempre dal pero. Ma va?

Bella pancia della società che ci ritroviamo.

giovedì 9 marzo 2023

La caduta del Leviatano: La fine del capitalismo.

 


Di  | Feb 24, 2023


‘LA CADUTA DEL DEL LEVIATANO’

ovvero

NASCITA, CRESCITA, DINAMICA E FATO DELLA CIVILTÀ’ INDUSTRIALE.

“LA CADUTA DEL LEVIATANO. Collasso del capitalismo e destino dell’umanità” è un libro che si propone di superare la consueta narrativa circa l’insostenibilità e l’iniquità del capitalismo contemporaneo. Non cova infatti, né intenti vendicativi, né assolutori e si astiene dal proporre soluzioni più o meno utopiche. Illustra invece come il Fato della civiltà globale abbia preso forma da una combinazione unica nella storia di ineludibili leggi naturali, imprevedibili incidenti storici e l’affermarsi di una potente mitologia, capace di orientare gradualmente l’intera umanità verso un unico scopo supremo: Crescere!

Nella metafora di Hobbes, il Leviatano era formato da un intero popolo fedele ad un monarca assoluto. Nella nostra trattazione è invece una realtà fisica ben definita come “struttura dissipativa auto-organizzata evolutiva”. L’intero pianeta risulta oramai ricoperto dal suo corpo immane, costituito non solo da oltre 8 miliardi di esseri umani, ma anche da quasi 40.000 miliardi di tonnellate di catrame, metallo, cemento, colture e bestiame che costituiscono oramai un’unica mega-macchina globale di cui il sistema economico capitalista, nelle sue varie articolazioni, costituisce il metabolismo.

Una struttura estremamente efficiente in grado di evolvere con straordinaria rapidità, ma capace di fare un’unica cosa: assorbire sempre più energia e risorse per crescere perché, se la sua espansione si interrompe, muore. Tuttavia, anche la crescita continua lo condanna a un destino infausto, sebbene procrastinato nel tempo. Una condizione ben illustrata dal celebre aforisma: “Non puoi vincere, non puoi pareggiare, non puoi uscire dal gioco”; e neppure barare. La tecnologia assolve infatti a questa funzione fondamentale: barare al gioco della vita. Ha funzionato in passato e lo sta facendo tuttora, ma solo temporaneamente e con conseguenze penose inscindibili dai vantaggi che offre.

Attingendo alle più disparate discipline (dalla fisica alla mitologia, dall’economia alla filosofia, dalla storia all’ecologia) il discorso si dipana per oltre 400 pagine che si sforzano di descrivere fenomeni complessi nella maniera più semplice e divulgativa possibile. L’opera non consiste in un esercizio di esagerato determinismo, improntato a un morboso “tanto oramai non c’è più nulla da fare”; si propone invece di capire cosa sia possibile che accada e cosa no. Compito imprescindibile perché, con poche forze e ancora meno tempo a disposizione, sprecarli è disperante.



Un esempio molto semplice, ma utile per capire la natura del problema: immaginiamo un pietrone sferico su di un piano inclinato. Quali opzioni abbiamo al riguardo? Possiamo reggerlo, lasciarlo precipitare e scansarci oppure inventare un modo per bloccarlo il più a lungo possibile; possiamo pure spingerlo in salita o danzarci sopra mentre rotola a valle. In nessun caso, invece, il macigno tornerà verso l’alto da solo e smetterà di gravare verso il basso.

Sembra banale, ma forse non lo è, visto che l’intera politica mondiale si basa su presupposti altrettanto fantasiosi di un macigno che rotola da solo verso l’alto. Perfino molti premi Nobel dell’economia hanno avanzato teorie basate sulla presunta capacità dell’ingegno umano di violare la fisica e le leggi naturali. Ecco perché il libro si impegna a demistificare concetti tanto alla moda quanto antiscientifici, allo scopo di analizzare il Fato del Leviatano nel modo più realistico possibile.

Il Fato non stabilisce infatti ineluttabilmente il futuro, ma delimita un campo di probabilità decrescenti, fino a zero. Esiste dunque una gamma di opzioni possibili, ognuna delle quali provocherà ripercussioni immediate ed altre più o meno dilazionate nel tempo; talvolta utili e talaltra disastrose, comunque sempre difficili o impossibili da prevedere perché il sistema a cui apparteniamo è troppo complesso per comprenderlo nei dettagli, alcuni trascurabili altri invece cruciali. Malgrado un noto aforisma, ben difficilmente una farfalla scatena un uragano e, comunque, non potremo mai sapere se la tempesta in corso in Italia sia stata davvero innescata da una farfalla brasiliana che volava un secolo fa.

In compenso, conosciamo abbastanza bene alcune delle leggi che governano energia, materia ed informazione per capire che la forza inarrestabile del capitalismo si deve ad una peculiarità che lo differenzia da molti altri arrangiamenti socio-economici elaborati nella storia: quella di estremizzare la tendenza innata delle strutture dissipative, ossia distruggere il proprio “intorno” per crescere in dimensione e complessità. Così, il capitalismo ha letteralmente mangiato l’intero pianeta e con esso tutti i popoli che lo abitano, annientandoli o assorbendoli. Un’invenzione formidabile dunque, che ha prodotto la più grande civiltà di tutti i tempi e consentito all’uomo azioni un tempo ritenute prerogativa degli Dei, come volare e raggiungere la Luna. Ma ad un prezzo: accelerare una dinamica propria di tutte le strutture che assorbono e dissipano energia: l’invecchiamento e la morte. O, per meglio dire, il degrado ed il collasso.

Infatti, malgrado sia nato poco più di quattro secoli or sono e sia giunto a compimento appena trent’anni fa, il Leviatano appare già vecchio e malandato. Il libro illustra quindi i principali malanni che lo affliggono, in ultima analisi tutti dipendenti dalla sua fisiologia perché la stessa dinamica che, in un pianeta ricco di risorse e di biosfera, ha causato la sua smisurata crescita, nel mondo attuale dove ormai abbondano solo gli umani e i relativi schiavi (animali, vegetali e meccanici) sta rapidamente portando al collasso ed alla disintegrazione del Leviatano e quindi del capitalismo, che ne è l’apparato digerente. Al punto che, per sopravvivere, sta ormai divorando non più solo la biosfera ed i poveri del mondo, ma anche buona parte dei capitalisti e dello stesso Capitale.

Normalmente, le opere che affrontano tematiche affini a quelle de La caduta del Leviatano si chiudono con una serie di consigli e buone pratiche per correggere la rotta e salvarsi. Qui non ne troverete perché il sistema non è correggibile, al massimo se ne possono mitigare in modo molto limitato alcune tendenze. E dunque?

Ognuno cercherà il modo di cavarsela il meno peggio possibile secondo le sue opportunità e possibilità, ma noi esortiamo i lettori affinché pensino anche a coloro che verranno dopo di noi. In fondo, l’unico evento capace di cancellare l’umanità sarebbe un collasso generalizzato della biosfera, innescato dall’estinzione di massa in corso e vivacemente sostenuta dalle autorità di ogni ordine e grado, in ogni angolo del mondo, al grido di “Rilanciamo la crescita!”. Non sappiamo se la Vita sulla Terra sopravvivrà, ma è possibile ed è pertanto legittimo sperarlo. In caso positivo, i nostri più o meno remoti discendenti dovranno creare nuove civiltà con il poco di utile che avremo lasciato loro. E di cosa ha bisogno una civiltà? Acqua dolce, cibo, biodiversità, un clima vivibile, ecc., ma non basta. Ha bisogno anche di un mito fondatore perché è la mitologia e non la scienza che guida l’umanità, ora più che mai e così sarà anche in futuro. Perciò, mentre vi preoccuperete di salvare i vostri risparmi, di imparare l’orticoltura e le pratiche agroecologiche o di contrastare le speculazioni dei palazzinari amici del sindaco, pensate ad un mito che possa dare un senso a quanto vi accade ed una speranza per un futuro che nessuno di noi vedrà. Contrariamente al pensiero comune, una nuova mitologia è più importante di una nuova tecnologia perché attribuire un senso a ciò che ci accade e nutrire una qualunque forma di speranza sono due bisogni assoluti per noi umani, senza i quali non riusciamo a sopravvivere a lungo.

Dunque è imperativo elaborare una “grande narrativa” in grado di sostituire il mito del Progresso che ci ha condotti nell’impasse i cui ci troviamo, consapevoli che i miti fondatori sono sempre opere collettive che maturano nel tempo. Nessuno ne è l’autore, ma molti vi partecipano.

SINOSSI

CAPITOLO 1 – Illustra la natura del Leviatano unitamente ai concetti di “struttura dissipativa” e di “superorganismo”, necessari per comprendere la dinamica interna del Leviatano, derivante in ultima analisi da leggi fisiche.

CAPITOLO 2 – Tratteggia la genesi storica del Leviatano. Partendo da alcune peculiarità che rendono unica la specie umana attuale e rappresentano i necessari presupposti per lo sviluppo del Leviatano. Si delineano quindi i passaggi storici fondamentali e alcuni dei soggetti che, ispirandosi a presupposti ideologici diversi, hanno storicamente contrastato il formarsi del Leviatano.

CAPITOLO 3 – Descrive sommariamente la tecnostruttura che non solo permette al Leviatano di esistere, ma che ne è parte integrante e sostanziale, assieme all’intera umanità con i suoi organismi simbionti, commensali e parassiti.

CAPITOLO 4 – Si analizza l’“economia-mondo” che struttura gerarchicamente il pianeta in regioni centrali e periferiche, organizzando i flussi di materia, energia ed informazione caratterizzanti l’economia e la società globalizzata. Viene quindi spiegata la dinamica interna del sistema economico che alimenta il Leviatano, evidenziando l’importanza degli incrementi nella disponibilità di cibo ed energia per costruire società sempre più complesse. Infine, si accenna all’impossibilità di un’economia effettivamente circolare e dunque all’inevitabile alterazione dei cicli bio-geo-chimici da cui dipende la continuità della vita sulla Terra.

CAPITOLO 5 – Si affrontano la mistica del Progresso e i correlati miti della Macchina, del Mercato e della Crescita economica infinita, che hanno plasmato i modelli di pensiero dominanti negli ultimi due secoli, servendo anche a legittimare sia le profonde ineguaglianze sociali e inter-generazionali (spacciate per temporanee), sia il degrado dell’ambiente (ritenuto un fatto inevitabile e marginale).

CAPITOLO 6 – Si elencano le principali dinamiche perverse che stanno minando la funzionalità del sistema socio-economico globale, con le relative ricadute ambientali e sociali. Fra queste, si richiama l’attenzione su fenomeni apparentemente paradossali come l’erosione del reddito da capitale e la pauperizzazione di parte crescente dei capitalisti per opera del capitalismo stesso.

CAPITOLO 7 – Si tenta una diagnosi spiegando perché le “patologie” che affliggono il Leviatano non sono contingenti e neppure reversibili, essendo dovute ai profondi danni inferti alla biosfera ed al degrado quali-quantitativo delle risorse.

CAPITOLO 8 – Disamina delle fosche prospettive dal punto di vista storico e sistemico con particolare attenzione al fatto che, al variare della disponibilità di risorse e della salute della biosfera, le medesime dinamiche che hanno creato il Leviatano lo stanno ora distruggendo.

CAPITOLO 9 – La “morte del Leviatano” appare quindi un fatto procrastinabile, ma inevitabile e le conseguenze saranno di portata tale da modificare irreversibilmente non solo la storia dell’umanità, ma anche quella della biosfera tutta. Del resto, le prime avvisaglie di un tale evento sono già evidenti sotto il profilo ecologico, energetico ed economico. Si tratteggiano poi brevemente i principali tentativi di reazione alla crisi globale, soprattutto in Occidente.

CAPITOLO 10 – Abbozza una proposta avulsa dagli aspetti tecnici e pratici della crisi, bensì concentrata sul modo più appropriato di pensare ad essa, alla ricerca degli elementi su cui costruire un nuovo Mito Fondatore che possa sostituire quello ormai defunto del Progresso, per sostenerci e orientarci nei prossimi decenni che saranno probabilmente fra i più difficili dell’intera storia umana.

L’opera è stata sottoposta a Richard Heinberg, noto giornalista e scientifico e senior fellow del Post Carbon Institute, che si è così espresso: “Questa e’ la panoramica piú completa ed accurata della condizione umana nel 21° secolo in cui mi sia mai imbattuto”.

PER DISCUTERNE

Esistono una pagina FB ed un profilo Instagram (la_caduta_del_leviatano) dedicati al libro che, al di là dall’intento promozionale, possono essere sede di discussione. Occasioni per parlare direttamente di questi argomenti ci saranno in occasione delle presentazioni pubbliche che saranno annunciate sui canali social, man mano che saranno organizzate.

Per ora sono state fissate le seguenti:

15 aprile, presso Comunità dell’Isolotto, Via degli Aceri, 1 – Firenze. Ore 21:00

18 aprile presso Conventino Caffé Letterario, Via Giano della Bella, 20 – Firenze. Ore 18:00

21 aprile presso Circolo Arci Via Vittorio Veneto, 54 – Pontasserchio, comune di San Giuliano Terme (PI). Ore 17:30

Il libro si può acquistare in libreria, sul sito Web della Albatros Il Filo Edizioni, su Amazon e i principali bookstore on line.