Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR
Nella narrativa è permesso estrapolare alle loro conseguenze finali gli effetti di fenomeni normali, esaminando ipotesi estreme di eventi che potrebbero accadere, a prescindere dal fatto che siano improbabili. Quindi, l'interesse per il concetto di “fantaclima" (climate fiction -- cli-fi-) come modo per esplorare le possibili conseguenze del cambiamento climatico in situazioni molto più estreme di quelle degli scenari, di solito molto sterilizzati, presentati dagli scienziati.
Sembra che, finora, solo poche delle possibili catastrofi collegate al clima siano state esaminate in dettaglio in film e racconti. Quindi, ho preparato qui un elenco di dieci scenari apocalittici, tutti collegati al cambiamento climatico. Non ho fatto alcun tentativo di stimare le probabilità di questi eventi, ma credo che nessuno di questi scenari sia fisicamente impossibile. Sono semplicemente un po' estremizzati (parecchio) per aumentarne gli effetti drammatici. L'elenco potrebbe servire come fonte di ispirazione per coloro che stanno cercando di cimentarsi nello scrivere racconti di fantaclima. Qui, sono organizzati in un ordine approssimato di crescenti conseguenze catastrofiche.
1. “La grande fiamma di carbone” (o “Saddam al quadrato”). Un
gigantesco fuoco di carbone che non può essere spento. Tutti sappiamo
come, nel 1991, le truppe irachene che si ritiravano dal Kuwait hanno
fatto saltare circa 700 pozzi di petrolio,
provocando enormi incendi. Il danno generato non è stato terribilmente catastrofico e gli incendi sono stati spenti in meno di un anno, strozzandoli
alla bocca del pozzo. Tuttavia, possiamo pensare a qualcosa di più
difficile da spegnere se immaginiamo che l'incendio potrebbe colpire un
grande deposito di carbone. Esistono già
fuochi di carbone sotterranei
che bruciano da decenni e
sembrano essere impossibili da spegnere.
Immaginiamo
qualcosa di molto più grande,
forse risultato
di un'arma
nucleare tattica
che ha colpito per errore (o
di proposito) una grande
miniera
di carbone. Il risultato sarebbe
un gigantesco incendio
che
ricopre un'area enorme; sarebbe probabilmente
molto più difficile da spegnere
degli incendi localizzati nei pozzi
di petrolio
del Kuwait
del 1991. Già adesso, gli incendi incontrollati di carbone
equivalgono a circa il 3% delle emissioni mondiali di CO2. Se una grande miniera
di carbone dovesse incendiarsiil disastro
che ne risulterebbe
potrebbe accelerare considerevolmente
il cambiamento climatico. Per non dire
niente dell'inquinamento
generato localmente in termini
di ceneri, ossidi
di zolfo, mercurio ed
altre sostanze chimiche velenose. Un disastro forse non globale, ma comunque notevole.
2. “Super Distacco” o "Il ritorno di Heinrich". Il rapido collasso in mare di grandi quantità di ghiaccio. Il “distacco” ("calving" in inglese) è un fenomeno ben conosciuto per il quale grande quantità di ghiaccio si staccano dalle calotte glaciali e creano iceberg. Di solito, il processo non causa danni agli esseri umani (eccetto in casi speciali, come quello del Titanic). Ma immaginate che dei pezzi di ghiaccio molto grandi venissero rilasciati ad un tasso molto più rapido di quello attuale. Questo è avvenuto nel rempoto passato in quegli eventi chiamati "
Eventi di Heinrich" che hanno visto interi eserciti di iceberg attraversare l'Oceano Atlantico. Se si verificasse oggi, il processo potrebbe interrompere la navigazione nelle aree intorno alle grandi calotte glaciali, come vicino alla Groenlandia, e potrebbe anche generare onde enormi – non tsunami, ma grandi abbastanza da fare danni a distanze considerevoli. Poi, la presenza di grandi quantità di ghiaccio galleggiante nell'oceano avrebbe effetti significativi sul clima e sulla circolazione oceanica termoalina. La combinazione di questi fenomeni interromperebbe il commercio e il trasporto in un'area vitale per l'economia mondiale.
3. “Ipertempeste!” Tempeste gigantesche che scatenano
disastri. Un aumento della frequenza e della dimensione degli uragani è
atteso come conseguenza del cambiamento climatico. In alcune condizioni,
gli uragani possono essere davvero enormi e in questo caso prenderebbero il nome di “Iperagani" ("hypercanes" in inglese), supertempeste
della dimensione di un continente che raggiungono la stratosfera, con
effetti collaterali come la distruzione dello strato protettivo di
ozono. A causa di questo effetto, è stato ipotizzato che alcune delle
mega-estinzioni del passato fossero state dovute ad iperagani. Si ritiene
che temperature
della superficie del mare
sufficientemente alte da creare un iperagano possano essere generate solo
da circostanze eccezionali, come
impatti di asteroidi. Tuttavia, non è
impossibile che una combinazione di fattori collegati al
riscaldamento globale possano generare tempeste sempre più
grandi. Già
nelle condizioni attuali gli uragani sono una grande
forza distruttrice sulle strutture costruite dall'uomo, immaginate qualcosa di molto più grande e d
anche più
distruttivo. Anche così,
il danno sarebbe più
che altro locale, a
meno che non
riusciamo a far
nascere un vero iperagano che va a
distruggere lo strato di ozono creando un disastro globale
4. “Il grande disastro dell'anello di ghiaccio”.
Tsunami generati dai movimenti tettonici causati dalla fusione delle calotte glaciali settentrionali. “
L'anello di ghiaccio” è una regione che comprende diverse faglie geologiche nell'Emisfero Settentrionale. Si tratta di una regione vulcanica già attiva, ma la fusione della calotta glaciale della Groenlandia genererebbe ulteriori instabilità. La Groenlandia “galleggia” al di sopra di un mantello semifluido e si solleverebbe se libera dalla massa di ghiaccio che la ricopre (viene chiamato “rimbalzo isostatico”). Il risultato sarebbe la destabilizzazione delle anomalie geologiche dell'area: un aumento dei fenomeni vulcanici, terremoti e grandi frane costiere. Il risultato più disastroso sarebbero gli tsunami atlantici, un fenomeno che
finora è stato molto raro, ma che verrebbe incrementato e reso sempre più comune dal cambiamento climatico. Gli tsunami che provengono dalla Groenlandia potrebbero colpire in modo particolarmente duro Scozia, Norvegia ed Irlanda, ma anche la costa nordoccidentale dell'Europa (in particolare l'Olanda) interrompendo o distruggendo un nodo industriale e commerciale fondamentale per l'intera Europa.
5. “Il Grande Gelo" (o: “Younger Dryas reloaded”).
Un rapido raffreddamento, qualcosa nell'ordine dei 5°C (23°F) dell'Emisfero Settentrionale. Il precipitare della calotta glaciale della Groenlandia nell'oceano potrebbe fermare la circolazione termoalina del Nord Atlantico. Come abbiamo visto nel film “The day after tomorrow”,
questo genererebbe un rapido raffreddamento dell'Emisfero Settentrionale. Si crede che qualcosa di simile sia già avvenuto durante il periodo denominato “
Younger Dryas”, circa 12.000 anni fa; probabilmente causato dal rilascio improvviso nell'Atlantico dell'acqua fredda di un lago (“Lago Agassiz”) quando la diga di ghiaccio che la teneva chiusa sul posto ha ceduto (sì, è la trama del secondo film della serie “Era Glaciale”, quello intitolato “La Fusione”). Nel caso di un Younger Dryas, il congelamento dell'emisferero settentrionale sembra aver avuto luogo in pochi anni. Immaginate se qualcosa di simile dovesse succedere oggi: le conseguenze non sarebbero nemmeno immaginabili, anche se dovessimo assumere che influirebbero soltanto sull'emisfero settentrionale.
6. “Il grande impeto del mare”.
L'aumento del livello mare generato dalla rapida fusione delle calotte glaciali
della Groenlandia e dell'Antartide Occidentale che spazza via la maggiorparte delle città e infrastrutture costiere. Questa non è tanto un'ipotesi
quanto una certezza virtuale, date le attuali tendenze. Ciò porterebbe
ad
un aumento del livello del mare
più o meno di 7 metri (24 piedi) dalla sola Groenlandia, più circa 3
metri da parte dell'Antartide Occidentale ed un ulteriore contributo da
parte della fusione più lenta di altre calotte glaciali. Tuttavia,
normalmente si crede che questo evento si scatenerebbe
in secoli o millenni e che gli esseri umani avrebbero tempo per
adattarsi (forse). Dopo tutto, come spesso si dice, ciò che viene
colpita dall'aumento del mare “è solo l'edilizia”. Ma immaginiamo che il
processo sia molto, molto più rapido – e che avvenga in pochi decenni o
anche meno. Non si vedrebbe l'impeto di onde gigantesche che sommergono
le città costiere, come nel film “2012”, ma l'aumento del livello del
mare sarebbe comunque così rapido che non ci sarebbe tempo per costruire
argini o per riposizionare
gli edifici e le strutture all'interno. Il risultato sarebbe una
frenetica fuga verso l'interno, mentre l'infrastruttura industriale e
dei trasporti vitale dovrebbe essere abbandonata.
7. “Solleticare la coda del drago” (o: "Spararsi con la pistola a clatrati”).
Un gigantesco rilascio di metano causato dagli esseri umani e il conseguente rapido aumento della temperatura. Immaginiamo che qualcuno ben intenzionato cerchi di risolvere la crisi energetica
estraendo metano dagli idrati (o
clatrati) sepolti sul fondo dell'oceano. Ora, immaginate che trivellare queste riserve di clatrati inneschi un fenomeno auto-alimentato di rilascio. Proprio come la BP non sapeva come fermare la perdita nel pozzo di Macondo, le compagnie che trivellano – diciamo – nell'Oceano Artico scoprirebbero di non sapere come chiudere il buco che hanno trivellato e che, anche se potessero, appaiono comunque sempre altri buchi. Il risultato è un massiccio rilascio di metano nell'atmosfera, un gas serra molto più potente del biossido di carbonio. Di conseguenza si dispiegherebbe il “caso peggiore” fra gli scenari del IPCC in pochi anni anziché in un secolo. I
risultati? Be', probabilmente tutti i quattro scenari precedenti: collasso delle calotte glaciali, interruzione della corrente termoalina oceanica e tutte le sue terribili conseguenze. Ma anche un'estesa distruzione climatica e la desertificazione delle regioni temperate. Non si parlerebbe più di “siccità in California” per le stesse ragioni per cui non si parla di “siccità nel deserto del Sahara”. La California diventerebbe come il deserto del Sahara (e non solo la California).
8. “Troppa Grazia" o “Il grande contraccolpo del clima”. La geoingegneria si ritorce contro chi la usa . Possiamo immaginare multipli disastri che emergono da tentativi ben intenzionati ma mal concepiti di ridurre il riscaldamento globale. Spruzzare particolato nell'alta atmosfera, o forse specchi giganti in orbita, raffredderebbero la Terra, ma non sappiamo come condizionerebbero gli eventi meteorologici. Per esempio,
potrebbero indebolire i monsoni dell'Oceano Indiano e condannare almeno un miliardo di persone alla fame. Oppure potrebbero andare troppo nella direzione opposta (troppa grazia, Sant'Antonio), con effetti simili a quelli di un inverno nucleare. Infine, immaginate che una grande crisi economica sottragga i fondi al tentativo della geoingegneria. O, immaginate che una grande campagna pubblicitaria convinca la gente che era una truffa o era inutile (questo probabilmente è l'elemento più realistico di questo scenario). Poi, quando gli schermi solari cadono, la Terra
torna a scaldarsi più di prima e le temperature schizzano verso l'alto così rapidamente che, prima che si possano riprendere i controlli, è troppo tardi. E questo sarebbe un vero disastro globale.
9. “Il mondo come una gigantesca camera a gas”. E se il CO2 risultasse non essere così innoquo come normalmente si crede che sia? Il CO2
viene spesso definito come “il
cibo delle piante” e
si crede che non
possa condizionare negativamente la salute
umana finché non
raggiunge concentrazioni almeno 10 volte oltre i valori attuali. Tuttavia, è
anche vero che la
nostra specie
si è
evoluta in
condizioni di concentrazioni di CO2
atmosferico al
di sotto dei 300
ppm e
che le attuali concentrazioni di 400
ppm non
sono mai state
sperimentate dai nostri antenati. Man mano che
le concentrazioni di CO2
atmosferico continuano ad accumularsi, potremmo raggiungere
concentrazioni di quattro o cinque
volte maggiori
di quelle che sono state la regola negli ultimi milioni
di anni, più o meno. Il CO2 è una molecola reattiva che, fra le altre cose, condizionerebbe il pH del sangue e
qualcuno ha sostenuto che concentrazioni oltre i 425 ppm avrebbero già effetti negativi; per tacere di valori molto più alti.
Quindi, se
scoprissimo di aver trasformato
il pianeta in
una gigantesca camera a gas,
cosa faremmo?
10 “Venere, il disastro finale”. Le temperature potrebbero salire abbastanza da uccidere tutto e tutti. Lo scenario “Venere” è
una versione estrema dell'effetto serra fuori controllo. Mentre le temperature aumentano, sempre più vapore acqueo viene pompato in atmosfera. Siccome il vapore acqueo è un gas serra, esso causa ulteriore riscaldamento dell'atmosfera. Al suo limite estremo, il processo potrebbe auto-alimentarsi al punto che gli oceani evaporerebbero completamente. Le temperature potrebbero diventare così alte che i carbonati nella crosta terrestre si decomporrebbero, creando un'atmosfera densa e satura di CO2. Aggiungete un po' di acido solforico generato dai vulcani ed avrete trasformato la Terra in qualcosa di molto simile a Venere. Le temperature raggiungerebbero diverse centinaia di gradi Celsius in superficie; niente acqua allo stato liquido, niente vita. Oggi, si ritiene che la radiazione solare che arriva sulla Terra non sia sufficientemente intensa da generare il tipo di retroazione che trasformerebbe la Terra in una gemella di Venere. Ma ci sono sempre incertezze in questi calcoli e lo “scenario Venere” non può essere completamente escluso. La sola via di fuga dalla catastrofe di Venere sarebbe lasciare la Terra per un altro pianeta, sempre che gli esseri umani siano in grado di costruire astronavi in tempo. Si tratta, chiaramente, della catastrofe finale: la sterilizzazione dell'intero pianeta.
Si tratta di fantasia, solo di fantasia, ma...